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Il viaggio di Desnos a Cuba

DESNOS E CARPENTIER TRA SURREALISMO E IMPEGNO

III.1. Il viaggio di Desnos a Cuba

Il 6 marzo 1928 fu un giorno importante per Robert Desnos e per Alejo Carpentier poiché questa data fu testimone del loro incontro e segnò l’inizio della loro amicizia. Desnos si recò a La Habana in occasione del settimo Congrès de la

Presse latine. Il poeta francese ebbe la possibilità di recarsi a Cuba grazie all’amico

León Pacheco, il quale, impossibilitato a partecipare al Congrès, offrì il suo posto a Desnos. Quest’ultimo non disponeva di molte risorse economiche, ma anche in questo caso ricevette l’aiuto di un altro suo amico, Mariano de Vedia y Mitre, vecchio direttore del prestigioso giornale argentino La Nación, in pensione in Francia. Grazie al suo intervento, Desnos organizzò il viaggio e ottenne i documenti per occupare il ruolo di inviato del giornale argentino La Razón; inoltre Mariano de Vedia y Mitre fece conoscere il poeta, attraverso una lettera di presentazione, al giovane redattore capo della rivista Carteles, Alejo Carpentier.

Il 21 febbraio 1928, Robert Desnos salì a bordo della nave España a Saint- Nazaire con poche valige, poco denaro e con un disgusto per le mondanità e per i ricevimenti, ma con un profondo interesse per ciò che sentiva raccontare circa l’altro lato dell’oceano Atlantico. Arrivò al porto di La Habana il 6 marzo 1928. Ad attenderlo c’erano molti giornalisti e con sua grande sorpresa gli fecero molte domande sulle sue opere e sulle attività surrealiste in Francia. Tra questi giornalisti c’era anche Alejo Carpentier, uscito da poco dalla prigione politica del Prado, dopo una carcerazione di cinque mesi per aver firmato il manifesto Nuestra protesta contro il prolungamento dei poteri presidenziali di Gerardo Machado.

Il Congrès era stato organizzato dal governo di Gerardo Machado e le sue attività ufficiali ed extra-ufficiali erano per la maggior parte di carattere mondano. Lo scopo era quello di mostrare ai visitatori un paese pieno di ottimismo e di prosperità, una Cuba stabile politicamente ed economicamente, in modo da nascondere un regime oppressivo, repressivo e sanguinario. Machado approfittò di questa

opportunità per instaurare le relazioni pubbliche di cui aveva bisogno e per occultare la sua reputazione di tiranno che si era creato sia in America latina sia in Europa1. A Desnos, però, le attività mondane non interessavano, non vi partecipò, ma la conoscenza di Alejo Carpentier gli permise di scoprire la vera realtà di Cuba. Desnos trovò nel giornalista cubano oltre che una guida anche un amico.

Nell’introduzione che Desnos scrisse per l’articolo di Carpentier, La musique

cubaine, pubblicato nel sesto numero di Documents del novembre 1929, rievoca le

serate trascorse nel paese latinoamericano in compagnia del suo nuovo amico. Nella sua memoria erano ancora vive e nitide le immagini del piccolo villaggio in cui sorseggiò rum e ascoltò della musica. Descrive brevemente, ma in modo poetico, i sentimenti provati, ricorda le sensazioni scaturite dal vedere e ascoltare gli abitanti del luogo suonare musiche mai sentite prima, con strumenti altrettanto sconosciuti, i quali sembravano dare vita a una sorta di scontro, di lotta. Le belle donne e gli uomini ballavano su questi ritmi danze oscene che sedussero il poeta straniero. I cinque sensi erano attivi, pronti a captare dettagli e aspetti che Desnos avrebbe fatto propri e che avrebbe portato, da quel momento, sempre con sé. La musica nuova, i suoni diversi stimolarono particolarmente l’udito del poeta, ossessionarono la sua mente, mentre il suo olfatto fu inebriato da odori che invadevano le tenebre.

Je n’oublierai jamais cet humble village près de La Havane que l’on nomme parfois las Fritas et plus souvent le Playa.

C’est là que me conduisit, le soir même de mon arrivée, Alejo Carpentier que je voyais pour la première fois. Le rhum blanc étincelait dans les petits verres sur les comptoirs de bois blanc dressés en plein air.

Deux orchestres inouïs combattaient à grand vacarme. Des instruments étranges s’entrechoquaient et, sur tout cela, passaient l’immense plainte des cornets à pistons et celles de la mer.

Je n’oublierai jamais ces musiciens noirs que je devais revoir, débardeurs le jour, sur le port et la nuit, danseurs magnifiques et obscènes.

Je n’oublierai jamais les belles négresses, ni le ciel précieux, ni l’odeur des ténèbres.

Et moins encore je n’oublierai la plainte fraternelle de ces chants nouveaux, à l’accent neuf mais qui, d’être plus humains qu’aucun autre, parlaient une langue qui m’était familière.

1 C. Vásquez, Robert Desnos et Cuba. Un carrefour du monde, L’Harmattan, «Histoire des Antilles

Si familière que pour l’avoir entendue voici de longs mois j’en reste encore obsédé et bouleversé. Et que je garde à Alejo Carpentier la plus vive reconnaissance d’un tel cadeau et d’un accueil si fastueux2.

Desnos scopriva un mondo nuovo. Carpentier gli parlava, gli spiegava la politica nelle Antille, in America centrale, la situazione dei giovani sotto la dittatura di Machado, le loro inquietudini, le loro attività intellettuali e artistiche oltre che rivoluzionarie. Visitarono alcune zone della città: l’antica città, il Malecón, il Vedado, il quartiere cinese. Durante il breve soggiorno a Cuba, Desnos, invece di partecipare alle attività organizzate dal presidente Machado, conobbe i membri del

Grupo Minorista e trascorse con loro piacevoli serate nei diversi locali di La Habana.