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Visibilità, rappresentanza e accompagnamento: le parole chiave per l’imprenditorialità femminile

ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE Introduzione

5.2 Visibilità, rappresentanza e accompagnamento: le parole chiave per l’imprenditorialità femminile

Le difficoltà delle imprese femminili a consolidarsi nel tempo come realtà imprenditoriali vitali si riconducono per lo più a problematiche e fabbisogni comuni al sistema imprenditoriale nel suo complesso ma che nei confronti delle donne as- sumono, rispetto ai colleghi uomini, un peso differente poiché su di esse gravano in particolar modo:

- la poca conoscenza del loro operato e, di conseguenza, la scarsa visibilità delle loro professionalità e capacità imprenditoriale e gestionale;

- il permanere, in un settore fortemente a connotazione maschile, di un orien- tamento culturale che tende ancora a considerare la donna come soggetto “debole” da tutelare;

- la scarsa presenza delle donne nei luoghi decisionali sia nella rappresen- tanza di categoria sia nelle istituzioni pubbliche (NoiDonne, 201363);

- la scarsa qualità o difficoltà di accesso ai servizi di prossimità nelle aree ru- rali che influisce negativamente sulla conciliazione della vita familiare con quella lavorativa.

L’approfondimento di tali dinamiche di natura socio-economica costituisce

la base per l’avvio di una riflessione che consenta di definire interventi e strategie opportune per sostenere le imprese femminili.

L’imprenditoria agricola femminile, come è emerso nel corso dell’indagine, è un fenomeno tutt’altro che conosciuto tant’è che esiste una scarsa letteratura scientifica riguardo alle imprenditrici agricole e le condizioni di vita e lavoro delle donne nelle aree rurali a vocazione agricola nel nostro Paese, assenza che, di fat- to, ha condizionato, e tuttora condiziona, la definizione di efficienti interventi a loro sostegno.

Il fattore che principalmente influisce su questa condizione è da ricondurre al permanere, in agricoltura, di una cultura ancora orientata verso una visione tra- dizionale del ruolo di donna moglie e madre. Si tratta, in realtà, di un fenomeno che riguarda il ruolo della donna nella società nel suo complesso, ma in agricoltura si presenta con una dimensione più accentuata, riconducibile, con molta probabilità, sia al permanere di un basso livello di istruzione riscontrato sia al carattere “intro- verso” delle aree rurali, in gran parte caratterizzate da una minore apertura alle innovazioni di carattere economico e sociale.

L’azione delle politiche verso il nuovo insediamento di giovani agricolto- ri, mediamente più istruiti e aperti ai cambiamenti, è un primo passo verso il superamento di questo ostacolo ma, ovviamente, non è sufficiente. È necessa- rio che le capacità innovative e gestionali così come le condizioni di vita delle donne siano comprese attraverso specifiche analisi quali-quantitative, condot- te a livello regionale e nazionale, in grado di offrire la base conoscitiva per la realizzazione di appropriati interventi e, al tempo stesso, la giusta visibilità al ruolo da loro svolto a sostegno del settore produttivo e allo sviluppo locale, che ancora oggi è scarsamente percepibile.

Le indagini, per essere attendibili, devono essere supportate da dati in grado di “fotografare” a pieno la dimensione imprenditoriale femminile in agricoltura e le sue caratteristiche. È necessario, quindi, che i sistemi statistici disponibili con- sentano un’analisi approfondita del fenomeno tenendo conto delle sue peculia- rità e che siano strutturati in modo da poter consentire, attraverso le tecniche di matching tra dati di diverse fonti, maggiori approfondimenti su campioni estesi e rappresentativi.

La seconda questione che si pone all’attenzione è insieme conseguenza e causa di quanto appena descritto rispetto alla scarsa visibilità che il persistere di certi fattori culturali determina. Essa riguarda la scarsa presenza delle donne nei luoghi decisionali che, in qualche modo, determina una limitata tutela della categoria.

Il gender gap nella rappresentanza politica trova in gran parte origine nel fatto- re culturale, che come accennato in precedenza, caratterizza la cultura italiana. Tut- tavia, il rispetto del principio di gender equality richiama l’attenzione dei policy maker a intervenire non solo sul divario esistente tra gli uomini e le donne ma anche sulla generale difficoltà nel riconoscere alla dimensione di genere un’influenza nelle deci- sioni politiche.

Su questo aspetto pesa anche la diffusa tendenza a trattare la questione della rappresentanza femminile nei luoghi decisionali più come un dato “empirico” che non come un problema di carattere socio-politico e culturale nonostante la questione sia al centro di numerosi dibattiti pubblici in cui si sostiene da un lato l’aspetto formale della presenza femminile nei ruoli decisionali e dall’altro il significato sostanziale e simboli- co della rappresentanza dei bisogni di genere (Cedroni e Calloni, 2011).

Questi elementi, associati al permanere di una conoscenza non approfondita del fenomeno e delle cause alla base della sotto-rappresentanza femminile nei luoghi di decisione, tendono a favorire il permanere di una situazione di limitata partecipazio- ne e azione delle donne nel ruolo di decision maker.

È necessario, quindi, al fine di sostenere e fortificare le donne nello svolgimento del loro ruolo decisionale, avviare una riflessione mirata a individuare le modalità più opportune a far comprendere innanzitutto che il ruolo di decision making delle donne è strumentale non solo per il sostegno alla categoria femminile, ma anche, e soprat- tutto, per gli interessi dell’intera collettività.

Ciò nonostante, come abbiamo visto, le donne contribuiscono a sostenere il set- tore produttivo e lo sviluppo delle aree rurali creando nuove imprese e mantenendole in vita con maggiore capacità rispetto agli uomini. Alla luce dei fatti, sembra una natu- rale conseguenza mettere in campo interventi specifici volti a riconoscere, affermare e sostenere il ruolo delle imprenditrici che finora hanno svolto in una condizione di “invisibilità” sociale e politica.

Sulla base di quanto detto, un efficiente sostegno dell’imprenditoria agricola femminile non può prescindere dalle criticità che, di fatto, limitano alle donne l’eser- cizio dell’attività d’impresa. Si rende quindi necessario mettere in campo una doppia tipologia di interventi che siano in grado, da un lato, di incidere sugli ostacoli di ca- rattere socio-culturale che impediscono alle donne di esprimere interamente il loro potenziale e acquisire a pieno titolo il ruolo imprenditoriale e dall’altro, di sostenere lo sviluppo dell’imprenditoria agricola femminile nell’ambito di una strategia di sistema di sviluppo settoriale e locale.

Il sostegno all’imprenditoria agricola femminile trova il suo spazio nell’am- bito della Politica di sviluppo rurale che propone misure d’intervento a sostegno

dell’attività d’impresa e della competitività, alcune delle quali consentono di ri- spondere ai generali fabbisogni espressi dalle imprenditrici agricole.

Tuttavia, l’analisi effettuata ha evidenziato, in assenza di interventi specifici di genere, un “timido” ricorso delle donne alle opportunità offerte, dovuto alla pre- senza sia di fattori socio culturali che ne condizionano l’accesso, sia di un compor- tamento eccessivamente diffidente e prudente che le porta a gestire imprese che sopravvivono esprimendo spesso un potenziale inferiore.

La volontà dei policy maker di investire sulle capacità delle donne dovrà ne- cessariamente andare a operare su due fronti: il primo incoraggiando la loro parte- cipazione ai bandi e il secondo agevolando lo svolgimento dell’attività imprendito- riale e supportando la gestione aziendale.

Conoscere, informare e sensibilizzare le Autorità locali, l’opinione pubblica e le donne stesse sul ruolo che svolgono e possono svolgere a sostegno dello svi- luppo del settore e delle aree rurali è un passo quanto mai necessario per favorire l’implementazione di processi di sviluppo locale basati anche sulla partecipazione femminile64.

L’indagine condotta ha permesso di evidenziare la difficoltà delle donne a mantenere in vita le loro imprese a partire dalla fascia di età a cui si associa l’as- sunzione delle responsabilità familiari. Investire per un miglioramento delle con- dizioni di contesto che facilitino e migliorino la conciliazione tra vita familiare e professionale (miglioramento dell’accesso alle strutture e ai servizi legati alla vita quotidiana, diffusione della banda larga per lo sviluppo e l’accesso a servizi a so- stegno all’impresa e alla famiglia, miglioramento della viabilità rurale, ecc.) diviene una condizione necessaria per un effettivo sostegno all’esercizio dell’attività im- prenditoriale.

Infine, come per i giovani, anche per le donne l’intervento pubblico dovrebbe mettere in campo azioni di accompagnamento alla gestione delle imprese nella fase successiva a quella di start up che si esplicitano nella possibilità di accedere a una formazione adeguata e a un’assistenza tecnica in grado di supportare la realiz- zazione di un progetto imprenditoriale competitivo e sostenibile nel tempo.

La realizzazione di un pacchetto di misure studiato ad hoc per le imprese femminili consentirebbe alle donne di accedere a un canale dedicato di risorse e interventi integrati e intervenire in maniera organica e funzionale sulla gestione dell’impresa.

64 A titolo di esempio, nell’ambito delle attività svolte dall’Approccio Leader nel corso della program- mazione 2007-2013, si citano i progetti “Donne rurali” realizzato dal Gruppo di Azione Locale (GAL) OltrePo Mantovano e “Mi piace(rebbe) lavorare” del GAL Meridaunia.

La nuova Politica di sviluppo rurale, per la prima volta, introduce uno stru- mento dedicato alle donne: il sottoprogramma nazionale “donne nelle aree rura- li”. L’attivazione del sottoprogramma, per il quale il Regolamento si limita solo a indicare misure ritenute di particolare interesse per le donne, richiede, di contro, un forte impegno amministrativo in quanto, per essere efficace nei suoi effetti, dovrebbe non solo finalizzare risorse e interventi a sostegno delle donne ma anche mettere questi in relazione con le altre politiche di genere di settore e non, trovare nuovi strumenti di sostegno e individuare azioni di sistema capaci di agire sulle condizioni di contesto. L’assenza di questa visione sistemica potrebbe portare alla redazione di un documento programmatorio avulso da un contesto d’interventi in- tegrati che può rilevarsi un’inutile complicazione della gestione del PSR.

Il sottoprogramma, al di là della sua attivazione, costituisce un’occasione per avviare una riflessione sull’opportunità di definire a livello nazionale strumenti e interventi a sostegno della donna nelle aree rurali e della competitività delle aziende femminili (quali ad esempio le agevolazioni tributarie, i crediti d’imposta per gli investimenti, i servizi di sostituzione, ecc.) che da un lato rafforzino l’inter- vento comunitario e dall’altro possano garantire continuità all’azione di sostegno nell’ambito di un quadro strategico ampio di sviluppo locale.

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