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Volti giganti modern

Nel documento Scevà: Parasemiotiche (pagine 54-58)

Pareidolia: il senso nascosto delle figure

2.3. Volti giganti modern

Oggi i laureandi italiani consegnano le loro tesi con banali frontespizi ste- reotipati, ma nel diciassettesimo secolo li utilizzavano per ringraziare er-

5. Nato verso la fine del secolo IV a.C.

6. Pella, Macedonia, Grecia antica, 20 o 21 luglio del 356 a.C.–Babilonia, 10 o 13 giugno del 323 a.C. Sulla storia e la filologia del progetto, si consultino Schama 1995 (cap. 7: «Dinocrates and the Shaman: Altitude, Beatitude, Magnitude»; p. 385–446); Desideri 2001; Speake 2002 (cap. 1, “Athos BC”: p. 12–16); Cagnazzi 2005; Della Dora 2005.

meticamente i loro benefattori. Nel frontespizio delle Conclusioni difese dallo studente spagnolo Cristoforo Lozano nel 1666 per ottenere il titolo di dottore presso l’Università “Sapienza” di Roma compariva un’immagi- ne disegnata da Pietro da Cortona8 e incisa da François Spierre9 (Fig. 1). Rappresenta l’artista italiano che, in ginocchio, presenta al Pontefice l’in- cisione stessa, mentre un terzo personaggio, l’anziano architetto e urba- nista Dinocrate, indica coi gesti, la postura, e l’espressione del viso la cor- rispondenza tra l’immagine offerta e l’incisione. Il messaggio visivo del frontespizio, un caso esemplare di mise en abyme, gioca con l’omonimia tra l’imperatore macedone e il Papa Alessandro VII10, incoraggiando il secondo a riconoscersi nel glorioso omonimo attraverso una serie di segni sibillini, come le querce ai piedi della montagna, riferimento a quelle che comparivano nello stemma del pontefice.

Forse lo studente spagnolo Cristoforo Lozano aveva letto il libro che un suo connazionale, il diplomatico e letterato Diego de Saavedra Fajar- do11, aveva pubblicato alcuni anni prima, nel 1640, con grande successo internazionale: Idea de un Príncipe Político Christiano representada en cien empresas. In questa versione cristianizzata di Machiavelli, l’impresa 40, in- titolata “Pese la liberalidad con el poder. Quae tribuunt, tribuit”, si riferiva in modo velato ma significativo alla concezione del potere incarnata dal progetto di Dinocrate:

A los príncipes llaman montes las divinas Letras, y a los demás, collados y valles. Esta com- paración comprende en sí muchas semejanzas entre ellos; porque los montes son príncipes de la tierra, por ser inmediatos al cielo y superiores a las demás obras de la Naturaleza, y también por la liberalidad con que sus generosas entrañas satisfacen con fuentes continuas a la sed de los campos y valles, vistiéndolos de hojas y flores, porque esta virtud es propia de los príncipes. Con ella, más que con las demás, es el príncipe parecido a Dios, que siem- pre está dando a todos abundantemente. Con ella la obediencia es más pronta, porque la dádiva en el que puede mandar hace necesidad, o fuerza la obligación. El vasallaje es

agradable al que recibe.12

8. Pietro Berettini; Cortona, Italia, 1 novembre 1596–Roma, Italia, 16 maggio 1669. 9. Nancy, 12 novembre 1639–Marsiglia, 6 agosto 1681.

10. Fabio Chigi; Siena, Italia, 13 febbraio 1599–Roma, 22 maggio 1667; papa dal 7 aprile 1655. 11. Algezares, Murcia, 6 maggio 1584–Madrid, 24 agosto 1648.

12. «Le divine Scritture chiamano i prìncipi “montagne”, e tutti gli altri “colline” e “valli”.

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Nella storia visiva dell’Occidente, il ricorso all’immagine del potere come montagna trasformata in gigante non esalta solo il dominio di monarchi e pontefici assoluti ma anche quello dello Stato, come nel famoso frontespizio ideato da Abraham Bosse13, nel 1651, per il Leviatano di Thomas Hobbes14: in questa incisione, il potere assoluto viene rappresentato insieme come una

perché sono immediatamente vicini al cielo e superiori alle altre opere della Natura, ma anche per la liberalità con la quale le loro viscere generose spengono con fonti continue la sete dei campi e delle valli, rivestendoli di foglie e fiori, perché questa virtù è propria dei prìncipi. Grazie a essa, più che alle altre, il principe è simile a Dio, il quale dà sempre a tutti abbondantemente. Grazie a questa virtù, l’obbedienza è più immediata, giacché il dono, in colui che può esercitare il comando, rende questo necessario e spinge all’obbligo. Il vassallaggio è gradevole per coloro che ricevono.» (trad. nostra).

13. Tours, Francia; c. 1602–1604–14 febbraio 1676.

14. Westport, presso Malmesbury, 5 aprile 1588–Derbyshire, 4 dicembre 1679.

Figura 1. Frontespizio della tesi di Cristoforo Lozano (1666), stampa da disegno di Pietro da Cortona; incisione di François Spierre. Incisa a Roma. 37,2 x 27,1 cm. Wellcome Col- lection. Attribution 4.0 International (Creative Commons BY 4.0).

montagna più alta delle altre, come l’effigie di un sovrano, e come corpo di gigante creato da quelli di una moltitudine (Fig. 2).

Anche nella Francia repubblicana, nel 1796, Pierre–Henri de Valen- ciennes15 dipinse un Monte Athos trasformato in monumento per Alessandro (Fig. 3). In molti lo hanno interpretato come rappresentazione allegorica del potere repubblicano, e tuttavia non si può escludere che l’intenzione del pittore francese fosse invece quella di alludere alla sua propria estetica della pittura di paesaggio, poi teoricamente descritta nell’opera Elements de perspective pratique à l’usage des artistes, suivis de reflexions et conseils à un élève sur la peinture et particulièrement sur le genre du paysage (1799)16. In essa

15. Tolosa, 6 dicembre 1750–Parigi, 16 febbraio 1819. 16. Parigi: Desenne–Duprat.

Figura 2. Abraham Bosse (1651) Frontespizio del Leviatano di Thomas Hobbes, Andrew Crooke, Londra. Copia posseduta dall’autore.

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si sottolineava l’esigenza di considerare la pittura di paesaggio come se si trattasse di quella di un ritratto, esattamente come il volto di Alessandro, nella pittura di Valenciennes, pareva scaturire naturalmente dal Monte Athos (Wilson–Chevalier 1997).

In effetti, ciò che né l’architettura di Dinocrate di Rodi né la scultura di Michelangelo erano riusciti ad ottenere, vale a dire la trasformazione di una montagna intera nel corpo di un gigante possente, s’incarnava invece come simulacro visivo nell’immaginario politico e visivo dell’Occidente. Pietro da Cortona e il suo cliente laureando lo usarono per lodare Papa Alessandro VII; Diego de Saavedra Fajardo per delineare le virtù del prin- cipe cristiano; Thomas Hobbes per alludere al potere dello Stato assoluto e Pierre–Henri de Valenciennes per enfatizzare la superiorità della Repub- blica, nonché la dignità della pittura di paesaggio.

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