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E-voting parlamentare e cybersecurity

Nel documento I P ’ : UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA (pagine 95-103)

92 unità nazionale che, attraverso una serie di decreti legge, ha minato di nuovo l’indipendenza del parlamento e del potere legislativo, creando nuove crepe nel sistema costituzionale israeliano: uno di questi prevede l'entrata in vigore immediata dei regolamenti governativi per combattere il covid-19, anche prima che vengano discussi nelle commissioni della Knesset e richiede solo l’approvazione parlamentare ex post.

Ulteriori tensioni si sono create tra il premier di allora Netanyahu e il presidente, del suo stesso partito, del comitato speciale parlamentare di supervisione sulla gestione dell’emergenza Covid-19, nel momento in cui quest’ultimo chiedeva al governo delle spiegazioni in merito ad alcune misure prese dall’esecutivo sulle chiusure di palestre e piscine che non trovavano alcun sostegno e prova nella comunità scientifica essendo esse non veicolo del contagio da Covid-19 .A seguito di tale decisione il presidente è stato minacciato di venire sospeso dal partito e rimosso dal suo incarico, per avere aderito alle pressioni esercitate dal Governo, a danno dell’indipendenza del comitato e della Knesset stessa300.

93 tecnologicamente avanzata consente la migrazione di tutte le attività parlamentari nel cyberspazio, con possibilità di garantire la partecipazione e la votazione da remoto a tutti i membri, sia nelle sessioni plenarie, sia nelle commissioni302

Sotto un secondo profilo, è possibile individuare un modello caratterizzato da forme di ibridazione degli spazi virtuali che, al momento, sembra essere il più diffuso. In tal caso, il ricorso alla tecnologia per lavorare da remoto può essere limitato solamente per svolgere le riunioni in commissione o in plenaria303. Tale modello è stato sperimentato da paesi quali Norvegia, Finlandia, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Estonia, Romania, Polonia, Ecuador Cile e prevede una partecipazione limitata da remoto con la maggior parte dei parlamentari presenti in aula.

Analizzando gli esiti delle prime sedute virtuali o ibride è possibile tracciare un primo bilancio, individuando le principali criticità. I problemi più rilevanti sono derivati da problemi di connessione e di collegamento e poca affidabilità della rete internet in molti paesi, ma anche dal forte limite dell’ambiente virtuale per il dibattito che fa mancare quell’agorà in cui è fondamentale incontrarsi non solo per decidere ma anche per individuare ciò che deve essere deciso. E il dibattito online, così come il voto a distanza, consentirebbe di “decidere” sulle questioni meno controverse, ma potrebbe presentare limiti dinanzi a questioni tecnicamente complesse o politicamente divisive. Se i membri non sono fisicamente presenti, è improbabile che riescano a determinare sia ciò che deve essere approvato, sia la sostanza della legislazione “non controversa”. A ciò inoltre si sommano i problemi di sicurezza, di affidabilità delle piattaforme su cui si svolgono dibattiti e votazioni online con sempre un margine di vulnerabilità che crea preoccupazione agli addetti ai lavori. Oltre le criticità ci sono anche i vantaggi che il voto a distanza ha comportato, quali la migliore accessibilità da parte dei cittadini ai lavori parlamentari, il miglioramento nello svolgimento dei lavori delle assemblee e una maggiore trasparenza del processo decisionale. Si tratta sicuramente di uno stimolo a cambiamenti auspicabili da tempo. La disponibilità di incontri e votazioni a distanza potrebbe migliorare l’accessibilità ai lavori parlamentari, oltre a facilitare e migliorare i lavori nelle commissioni parlamentari o nei comitati tecnici. In aggiunta, l’introduzione della tecnologia nelle pratiche parlamentari potrebbe aiutare a migliorare i

302 Ibidem ,2518.

303 Ibidem,2519.

94 rapporti tra eletti ed elettori. L’era digitale ha sostanzialmente trasformato il funzionamento della società, ma le istituzioni democratiche sono finora rimaste impenetrabili a qualsiasi trasformazione tecnologica, subendo negativamente gli effetti di un attivismo politico sempre più condizionato dalle dinamiche delle piattaforme social304 un mutamento di prospettiva che è suscettibile di trasformare il concetto di rappresentanza in una tappa finale di sintesi di un percorso partecipato di elaborazione degli atti normativi che viene a fondarsi su un diverso registro di partecipazione e di relazione, di cui i Parlamenti potrebbero sicuramente beneficiare al fine di riconquistare una centralità nel dibattito politico.

Il voto a distanza ha rappresentato un utile salvagente nelle fasi più acute della pandemia nella primavera e nell’autunno del 2020, in un numero variegato di paesi che hanno deciso di aderirvi per garantire la sopravvivenza della democrazia parlamentare e del controllo delle Assemblee rappresentative sull’operato del governo. Non sono mancate le difficoltà, ma se un bilancio va fatto non può che essere positivo anche se la scarsa durata dell’esperimento non può ancora consentire giudizi definitivi.

Il tema più delicato legato al voto da remoto continua ad apparire quello sul cyber sicurezza e sulla affidabilità delle applicazioni tecnologiche. La stessa Unione Europea si è attivata con un pacchetto normativo legato al tema sicurezza informatica denominato

“Un’Europa pronta per l’era digitale”. L’UE “dovrebbe guidare le norme per soluzioni e standard di sicurezza informatica di livello mondiale per i servizi essenziali e le infrastrutture critiche, oltre a guidare lo sviluppo e l'applicazione di nuove tecnologie. I governi, le imprese e i cittadini condivideranno tutti la responsabilità di garantire una trasformazione digitale sicura dal punto di vista informatico”305. Inoltre, “la sovranità tecnologica dell'UE deve essere fondata sulla resilienza di tutti i servizi e prodotti connessi. Tutte e quattro le comunità che si occupano di sicurezza informatica– quelle interessate al mercato interno, alle forze dell'ordine, alla diplomazia e alla difesa – devono lavorare più da vicino verso una consapevolezza condivisa delle minacce. Dovrebbero essere pronti a rispondere collettivamente quando si verifica un attacco, in modo che l'UE possa essere maggiore della somma delle sue parti”306. Particolarmente elevati sono gli

304 Ibidem,2548.

305 Dal sito della Commissione Europea sezione Strategia, sezione Priorities 2019-2024, Un’Europa pronta per l’era digitale.

306 Ibidem.

95 standard che l’Unione impone per le applicazioni che operano sul mercato. Inoltre, con lo svilupparsi della pandemia da Covid-19 sono sempre più presenti forme di “Parlamento virtuale”307 con un forte sviluppo dell’infrastruttura digitale, che però crea problemi a livello normativo mancando completamente una copertura costituzionale, a causa di uno sviluppo tecnologico tutto sommato piuttosto recente. Le attività parlamentari su rete internet “devono fondarsi su piattaforme tecnologiche affidabili e sicure, corredate da norme di autenticazione, di trasparenza e di accountability che ne legittimano l’utilizzo in un processo decisionale pubblico. In particolare, nell’ambiente digitale, le preoccupazioni di sicurezza e tecniche richiedono notevole attenzione”308. Molte assemblee parlamentari, non avendo una propria rete già sperimentata (ad eccezione del Brasile, che già si è servito da tempo di strumenti basati su tecnologie IT309), si sono affidate a tecnologie esterne appartenenti a società private come Zoom.

Ciò determina una serie di problemi, fra i quali quelli relativi alla privacy e al livello di sicurezza ancora insufficiente restano i principali, “visto che non utilizzano una crittografia “end-to-end” ma ricorrono al sistema, più blando, che offre la “comune”

crittografia di trasporto “TLS”, la stessa utilizzata dai server Web per proteggere i siti HTTPS9”310. Il rischio hackeraggio in tal modo risulta molto forte: la piattaforma Zoom è stata infatti ripetutamente oggetto di “Zoombombing”, con l’accesso di hacker alle

307 “Assemblee parlamentari che stanno sfruttando l’infrastruttura digitale e la rete di Internet per svolgere le proprie attività da remoto, senza la necessaria presenza fisica dei componenti nelle varie sessioni di lavoro dell’organo” definizione fornita da L. SCIANNELLA in La crisi pandemica da Covid 19 e la trasformazione digitale dei parlamenti. Un’analisi comparata,2509-2549,2510.

308 L. G SCIANELLA La crisi pandemica da Covid-19 e la “trasformazione digitale” dei Parlamenti.

Un’analisi comparata DPCE online 2/2020 Saggi,2509-2549,2547.

309 La tecnologia dell'informazione, in acronimo TI (in inglese information technology, in acronimo IT), è l'insieme dei metodi e delle tecnologie che vengono utilizzate in ambito pubblico, privato o aziendale per l'archiviazione, la trasmissione e l'elaborazione di dati e informazioni[1] attraverso l'uso di reti (reti aziendali, internet ecc.), elaboratori (PC, server, mainframe ecc.) e attrezzature di telecomunicazione (datacenter, router, smartphone, tablet, GPS ecc.). In generale hardware, software, e comunicazione digitale (ICT) sono i 3 settori su cui vengono sviluppate le tecnologie IT che oggi sono impiegate in modo diffuso nei contesti sociali, commerciali ed economici[2] di tutto il mondo, da Wikipedia

310 Affinché una riunione di Zoom sia crittografata “end-to-end”, i contenuti audio e video dovrebbero essere codificati in modo tale che solo i partecipanti alla riunione siano in grado di interrompere la crittografia stessa. In tal modo, la società potrebbe avere accesso al

contenuto crittografato della riunione, ma non avrebbe le “chiavi” necessarie per interrompere la crittografia (in quanto solo i partecipanti avrebbero quelle “chiavi”) e, quindi, non avrebbe tecnicamente la possibilità di “spiare” riunioni private. Ma, in mancanza della crittografia

“end-to-end”, Zoom è tecnicamente in grado di spiare riunioni e video riservati e potrebbe essere tenuto a consegnare le registrazioni delle riunioni a Governi o autorità di sicurezza a seguito dell’intervento dell’autorità giudiziaria.

96 riunioni, dopo aver individuato gli ID dei meetings, com’è accaduto il 7 maggio nell’assemblea sudafricana311. Un altro problema riguarda la conservazione dei dati.

Le opzioni basate su Cloud possono includere soluzioni come “Microsoft Office 365”, nonché piattaforme come “SharePoint” èMicrosoft Teams”. In tal caso, se si utilizzano soluzioni cloud, “i Parlamenti devono capire dove vengono archiviati i dati; se è al di fuori del cloud parlamentare o istituzionale e, soprattutto, al di fuori dei confini nazionali, bisogna attentamente considerare tutte le implicazioni giuridiche e di sicurezza”312. La sicurezza può essere garantita solo mediante approfonditi controlli con responsabili adeguatamente formati e certificati dallo stesso Ufficio di presidenza della stessa Assemblea parlamentare. Inoltre, appare necessario “adottare una piattaforma unica certificata che preveda sistemi di chiavi di sicurezza con codici crittografati di identificazione per ogni sessione, in modo tale che i relativi codici di accesso vengano comunicati personalmente e riservatamente al parlamentare”313. Se c’è partecipazione in tempo reale va garantito l’espressione del voto da remoto o in modalità anticipata o attendere un certo tempo dopo il dibattito per poter affermare la propria volontà e indicazione di voto. È opportuno inoltre che la piattaforma utilizzata per la partecipazione da remoto assicuri ai membri la possibilità di esercitare il proprio mandato in piena autonomia e libertà, al riparo da indebite pressioni esterne. Infine, il sistema deve essere adeguatamente trasparente e accessibile, in modo da permettere ai cittadini di avere completa cognizione di ciò che accade durante la sessione parlamentare314.

311L. G SCIANNELLA La crisi pandemica da Covid-19 e la “trasformazione digitale” dei Parlamenti.

Un’analisi comparata DPCE online 2/2020 Saggi,2509-2549,2512.

312 Ibidem,2512.

313 Ibidem,2512.

314 Ibidem,2513.

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