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VULNERABILITÀ SOCIALE E MATERIALE

3.1 Le dinamiche evolutive del disagio sociale a partire dagli anni Settanta

In questo paragrafo si descrive l’evoluzione territoriale della Calabria in un’ottica di vulnerabilità sociale e materiale, intesa come fenomeno multidimensionale determinato dal combinarsi di situazione economica, relazionale e sociale. A tal fine sono stati selezionati alcuni indicatori9 in grado di evidenziare l’esposizione di alcune fasce di popolazione a situazioni di rischio, inteso come incertezza e insicurezza della propria condizione sociale ed economica. Le principali dimensioni prese in considerazione, sulla base dei fattori che possono determinare maggiormente una condizione di vulnerabilità, sono le strutture fami-liari, le condizioni abitative, il livello di istruzione, la partecipazione al mercato del lavoro e le condizioni economiche.

Nell’arco di tempo che va dal 1971 al 2011 i valori degli indicatori osservati (Tavola 3.1) subiscono una contrazione più o meno rilevante.

La consistenza delle famiglie numerose (con 6 componenti e più) e della popolazione in condizione di affollamento registra una drastica riduzione, sino a convergere nel 2011 su valori prossimi alla media nazionale (1,5 per cento). La riduzione più significativa riguarda, in particolare, l’indice di affollamento che all’inizio del periodo registrava un valore pari al 28,7 per cento, superando notevolmente la media italiana.

Anche la vulnerabilità dei giovani riguardo all’istruzione, alla formazione e alla parteci-pazione al mercato del lavoro registra significativi miglioramenti.

Con riferimento al periodo 1991-2011, si osserva un dimezzamento della quota di individui 15-24 anni che escono precocemente dal sistema di istruzione e formazione, il cui tasso, infatti, passa dal 34,5 al 16,7 per cento, in linea con l’obiettivo fissato dalla strategia Europea 2020 (16 per cento).

9 La maggior parte degli indicatori utilizzati in questo paragrafo sono costruiti rielaborando i microdati censuari, disponibili a partire solo dal censimento del 1971.

Tavola 3.1 - Indicatori di vulnerabilità sociale e materiale - Calabria - Censimenti 1971-2011

Fonte: Istat 8milaCensus

(a) Per le definizioni delle variabili in serie storica si rimanda all’Elenco e definizione degli indicatori.

INDICATORI (a) 1971 1981 1991 2001 2011 Incidenza delle famiglie numerose 16,7 10,2 6,2 3,0 1,6 Incidenza popolazione in condizione di affollamento 28,7 14,6 4,7 2,2 1,5 Incidenza di anziani 85 anni e più che vivono da soli 21,5 32,1 41,5 46,2 50,1 Incidenza delle famiglie in potenziale disagio di assistenza .... .... 1,9 2,3 3,0 Incidenza di giovani fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione 28,3 22,0 17,2 22,3 17,6 Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione .... 29,7 34,5 20,2 16,7 Incidenza delle famiglie con potenziale disagio economico .... .... 7,7 5,7 5,1 Tasso di disoccupazione .... 27,4 35,8 24,5 19,5 Tasso di disoccupazione giovanile .... 59,6 74,4 61,3 49,6

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Calabria

Diminuiscono pure, in modo consistente, nello stesso intervallo temporale, il tasso di disoccupazione e il tasso di disoccupazione giovanile10.

Considerando l’ampiezza demografica, sia l’abbandono scolastico che la tendenza dei giovani a restare fuori dal mercato del lavoro e della formazione risultano sempre media-mente più elevati nei comuni di minore dimensione: probabilmedia-mente la riuscita dei percorsi scolastici e formativi dei giovani potrebbe risultare influenzata da un retroterra socio-cultu-rale ed economico meno avanzato in cui essi vivono (Figura 3.2).

Riguardo all’incidenza di famiglie con potenziale disagio economico, quelle cioè com-poste da giovani ed adulti con figli dove nessun componente è occupato o ritirato dal lavo-ro, si registra nel periodo 1991-2011 una netta flessione dal 7,7 al 5,1 per cento.

Anche l’incidenza dei giovani che non lavorano, non cercano né partecipano a percorsi di istruzione o formazione, che aveva registrato un progressivo arretramento nei precedenti censimenti, si attesta, dopo un aumento nel 2001, su valori pressoché simili nel 1991 e nel 2011 (rispettivamente 17,2 e 17,6 per cento).

Alcuni importanti elementi di criticità sono poi collegati al forte invecchiamento della popolazione. Nel periodo 1971-2011, infatti, aumenta notevolmente l’incidenza di anziani di 85 anni ed oltre che vivono da soli che passa dal 21,5 al 50,1 per cento (Tavola 3.1).

Cresce sensibilmente anche la quota di famiglie composte da persone con oltre 65 anni che vivono insieme a componenti di 80 anni ad oltre, che passa dall’1,9 del 1991 al 3,0 per cento del 2011.

10 Nonostante il confronto dei dati del 1981 e del 1991 con quelli dei successivi censimenti debba essere fatto con la necessaria cautela – considerato il diverso sistema di rilevazione delle medesime variabili – la tendenza nell’arco di tempo è chiara e rileva, in entrambi i fenomeni, un forte ridimensionamento.

3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0 1,2 1,7 2,2 2,7 3,2 3,7 4,2 1991 2001 2011 In ciden za di fam igl ie in disagio econo m ic o

Incidenza di famiglie in disagio di assistenza Oltre 50 mila abitanti 5-20 mila abitanti

20-50 mila abitanti Meno di 5 mila abitanti

Figura 3.1 - Incidenza delle famiglie con potenziale disagio economico e potenziale disagio di assistenza, per ampiezza demografica del comune - Calabria - Censimenti 1991-2011

I modelli demografici precedentemente descritti, caratterizzati da elevato invecchia-mento e bassa fecondità, specie in presenza di scarsi servizi, attribuiscono alle famiglie un forte carico di compiti connessi non soltanto alla cura dei figli, ma anche a quella degli anziani, con conseguente impoverimento delle loro reti relazionali. A motivo del rischio crescente di malattie croniche e di limitazioni funzionali, collegate alle età più anziane, que-sto dato denota peraltro da solo il potenziale di vulnerabilità della regione in entrambi le accezioni, materiale e sociale.

La Figura 3.1 si riferisce al periodo 1991-2011 e mette in relazione i due indicatori descrittivi del disagio di assistenza e di quello economico, in funzione della diversa dimen-sione demografica dei comuni. Con riferimento a tutte le classi di ampiezza considerate, il primo indicatore aumenta costantemente per l’intero periodo, mentre il secondo diminui-sce nel primo decennio e crediminui-sce in quello successivo solo nei comuni oltre 50 mila abitanti. Le famiglie che risiedono nei comuni più piccoli, quelli cioè che hanno subito il più forte invecchiamento, come precedentemente descritto, soffrono maggiori disagi sul piano dell’assistenza ma difficoltà più contenute sul piano economico. Al contrario di quanto av-viene, invece, presso le famiglie che dimorano nei comuni di maggiori dimensioni.

10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 20,0 22,0 24,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 1991 2001 2011 In ciden za di gio vani fuori dal m erca to del la vo ro e f orm az ione

Oltre 50 mila abitanti 5-20 mila abitanti

20-50 mila abitanti Meno di 5 mila abitanti

Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione

Figura 3.2 - Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione ed incidenza di giovani fuori dal mercato del lavoro e formazione per ampiezza demografica dei comuni - Calabria - Censimenti 1991-2011

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Calabria

3.2 L’indice di vulnerabilità sociale e materiale

L’indice di vulnerabilità sociale e materiale11, calcolato a livello comunale assumendo come riferimenti le medie regionali nei tre anni 1991, 2001 e 2011, mette a disposizione una sintesi di alcuni indicatori capaci di mettere in evidenza condizioni potenzialmente criti-che degli individui e delle famiglie, già in parte trattati nel precedente paragrafo12.

11 Per gli approfondimenti sulla metodologia di costruzione dell’indice si rimanda al paragrafo dedicato nell’Appendice metodologica.

12 Gli indicatori utilizzati per la costruzione sono: l’Incidenza di famiglie monogenitoriali giovani ed adulte, l’incidenza di famiglie in disagio economico, l’incidenza di famiglie in disagio assistenziale, l’Incidenza di famiglie con 6 e più componenti, l’incidenza di giovani 15-29 anni fuori dal mercato del lavoro e della formazione, l’incidenza di popolazione 25-64 anni senza titolo di studio, l’incidenza di popolazione in condizione di affollamento abitativo.

Figura 3.3 - Indice di vulnerabilità sociale e materiale - Calabria - Censimenti 1991-2011

Fonte: Elaborazione su dati Istat 8milaCensus

1991 2011

L’analisi storica dell’indicatore a livello territoriale, rappresentato nei tre cartogrammi della Figura 3.3, rivela un deciso miglioramento.

Nel 1991 i territori ricadenti nell’area critica (soglia pari a 103,6), rappresentata dall’ul-timo quartile della distribuzione dell’indicatore (l’area più scura nel cartogramma), si lo-calizzano nel versante orientale della regione, in particolare nel crotonese (Isola di Capo Rizzuto, Cutro, Umbriatico) e nell’alto ionio cosentino (Paludi, Tarsia, Albidona). La popo-lazione residente in queste aree rappresenta circa il 23 per cento del totale, ed è collocata interamente nei comuni a bassa (84 per cento) e media urbanizzazione13 (14 per cento).

Il miglioramento del valore dell’indice a livello regionale, che nel 2001 si assesta su 96,1 rispetto al valore base 1991 posto uguale a 100, si accompagna ad una conferma nella localizzazione dell’area critica, e mostra un lieve alleggerimento nel cosentino pur con un certo aggravamento nelle aree reggine e vibonesi.

Nel 2011 il valore regionale dell’indicatore raggiunge quota 94,9. La distribuzione dell’area critica interessa una quota meno consistente di popolazione (14,6 per cento) e risulta molto più frammentata, coinvolgendo zone diverse da quelle osservate negli anni precedenti, soprattutto alcuni comuni confinanti con la Basilicata (p.e.: Nocara, Rocca Im-periale, Montegiordano), mentre migliora la situazione di taluni centri del vibonese (fra questi Spilinga, Drapia, Zaccanopoli).

Tra i cinque capoluoghi di provincia, Crotone, nonostante un netto miglioramento nell’ultimo ventennio, si conferma il più vulnerabile con un valore (95,6) non molto distante dalla soglia critica. Nel suo profilo si riscontrano incidenze decisamente più alte degli in-dicatori descrittivi di un rischio di “deprivazione materiale”; è invece più contenuto il peso delle famiglie in disagio di assistenza (2,2 per cento contro una media regionale del 3,0 per cento).

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