Nonostante l'insuccesso avuto con La cantatrice, Ionesco si dedica negli anni successivi alla composizione di una seconda opera teatrale, Le sedie, rappresentata per la prima volta al Théâtre du Nouveau Lancry di Parigi nell'aprile del 1952 dalla compagnia di Sylvain Dhomme143.
L'autore definisce la sua opera come “farsa tragica”144, che al pari dell'attributo di
anticommedia dato alla Cantatrice calva, rivela da subito la contraddizione che verrà poi portata alle estreme conseguenze durante la rappresentazione, dal momento che il genere della farsa, tipicamente comico, non dovrebbe poter essere definito tragico. In realtà questa descrizione sarà estremamente esatta per riassumere ciò che l'opera è.
Già nell'elenco delle persone che saranno presenti sulla scena c'è un'incongruenza:
140 Serge Doubrovsky, Le rire de Ionesco, in La Nouvelle Revue française, 1° febbraio 1960, n° 86, pp. 320-321.
141 Ibidem.
142 Cfr. Antonietta Sanna, La lingua insolita di Eugène Ionesco, p. 110. 143 Gian Luigi Falabrino, Ionesco, cit., p. 27.
144 Eugène Ionesco, Le sedie, in Teatro, trad. di Gian Renzo Morteo, cit.. [Ed. orig., Eugène Ionesco, Théâtre, cit.,] p. 89.
Persone
Il vecchio, 95 anni La vecchia, 94 anni L'Oratore, 45-50 anni
Molti altri personaggi invisibili145.
Paradossalmente saranno proprio i personaggi invisibili a costituire il corpo principale di attori sul palco.
Nella scena iniziale Ionesco dà voce ad alcuni aspetti fondamentali della sua scrittura, presenti già nella Cantatrice:
La vecchia Su, tesoro, chiudi la finestra. L'acqua stagnante fa cattivo odore, e poi entrano le zanzare.
Il vecchio Non seccarmi.
La vecchia Su, su tesorino mio, vieni a sedere. Non sporgerti, potresti cadere nell'acqua. Ricorda cos'è successo a Francesco I. Bisogna fare attenzione.
Il vecchio E dagliela con gli esempi storici! Lo sai, cocca, che ho le tasche piene della tua storia di Francia. Io voglio guardare. Le barche sull'acqua fanno delle chiazze al sole.
La vecchia Ma non puoi vederle! Non c'è il sole, è notte, tesoro mio. Il vecchio Ne restano le ombre. (Si sporge molto).
[…]
La vecchia Sei fantastico, tesoro mio; a me guardare giù dà le vertigini. Ah! Questa casa, quest'isola: non riesco ad abituarmici. Acqua tutt'intorno...acqua sotto le finestre, acqua fino all'orizzonte...
La vecchia trascina il vecchio; si dirigono verso le due sedie che si trovano a proscenio; il vecchio, con la massima naturalezza, si siede sulle ginocchia della vecchia.
Il vecchio Sono le sei del pomeriggio...fa già buio. Ti ricordi? Una volta non era così, era ancora chiaro alle nove di sera, alle dieci, a mezzanotte146.
Vengono presentati i personaggi principali, due persone anziane, marito e moglie, 145 Ivi, p. 91.
che vivono su un'isola. Al contrario di ciò che avviene nella Cantatrice, i due coniugi sembrano, ad una prima lettura, portare avanti un dialogo reale. Tuttavia, approfondendo, sono presenti alcune contraddizioni e illogicità tipiche di Ionesco: il vecchio è affacciato ad una finestra per guardare le barche al sole, ma essendo in quel momento notte, rivela di ammirarne piuttosto le ombre che sono rimaste impresse sull'acqua, fatto impossibile. La temporalità è nuovamente sconvolta anche successivamente, quando viene affermato che nei tempi passati il giorno durava fino alle nove di sera o addirittura fino a mezzanotte.
Strano appare anche il rapporto che lega la coppia di anziani, la vecchia infatti si rivolge al suo consorte più come una madre farebbe con il figlio, chiamandolo “tesoro mio”147 e “piccino mio”148, tantoché nella didascalia finale della citazione, l'uomo va con
naturalezza a sedersi sulle ginocchia della vecchia signora, gesto inusuale tra moglie e marito. Nelle battute successive il protagonista si definirà addirittura un orfanello e la consorte, per consolarlo dal pianto, cercherà di sostituirsi a pieno titolo alla figura materna che è in Paradiso. Soltanto nella parte finale l'autore rivela il motivo di questo comportamento del vecchio, dovuto ad un profondo sentimento di rimorso e nostalgia per aver lasciato morire la madre dentro un fossato, non curandosi minimamente di lei, ma lasciandola sola al suo destino. La tematica autobiografica che affronta il rapporto tra Ionesco e i propri genitori torna frequentemente anche in altre opere. In Viaggi tra i morti, interamente concentrata sull'indagine del rapporto che l'autore ha avuto con la famiglia e i parenti, dà voce ad alcuni dei suoi più profondi rimorsi che lo tormentano nel sonno. Nei sogni sono presenti l'amata madre e il padre con cui Eugène litiga e il litigio si prolunga oltre la morte. Talvolta sogna anche gli zii e prova un profondo rimorso nel non averli aiutati economicamente quando ne avevano più bisogno149. Il rapporto con la famiglia è
una costante della drammaturgia dell'autore sia che lo sviluppi in un'intera opera, sia che decida di darne soltanto qualche accenno, come accade in Le sedie.
Successivamente l'uomo viene presentato come “Maresciallo d'Alloggio”150, carica
inventata dalla moglie per non sminuire il valore del marito che svolge il lavoro di portinaio. La conversazione prosegue senza giungere ad una conclusione, finché la vecchia chiede al marito di raccontare nuovamente la sua storia preferita, provocando l'ira dell'uomo che per 75 anni del loro matrimonio, non ha fatto altro che ripetere incessantemente quell' episodio:
147 Ivi, p. 94. 148 Ibidem.
149 Gian Renzo Morteo, Introduzione, in Eugène Ionesco, Viaggi tra i morti, Einaudi, Torino, 1983, [Eugène Ionesco, Voyages chez les morts, Gallimard, Parigi, 1981] pp. 5-6.
La vecchia Raccontami la storia, sai? Quella : «Allora si arri...»
Il vecchio Ancora?!... Adesso ne ho abbastanza... «Allora si arri...»? Ancora quella?... Mi domandi sempre la stessa cosa! […]. È una musica troppo vecchia ormai, parliamo d'altro... […]
La vecchia Per me è come se dimenticassi sempre tutto... Ho lo spirito nuovo tutte le sere... Ma sì vedi, lo faccio apposta, prendo delle purghe... ridivento nuova per te, mio tesoro, tutte le sere... Su, comincia, te ne supplico.
[…]
Il vecchio Allora si arrivò presso un grande cancello. Eravamo tutti bagnati, gelati fino all'osso, da parecchie ore, giorni, notti, settimane,151...
La narrazione prosegue tra dimenticanze varie e lo sprofondamento, senza ragione, della città di Parigi, fino ad arrivare ad una immotivata risata frenetica della vecchia che coglie anche il marito, interrotta da pezzi di frasi senza alcun senso logico: “Allora ha ri...ha ri...ha riso: a...a...aveva mal di pancia, tanto ha...ha...ha riso, quando a... arrivò il buffone con il pancione a... a terra. A...a...aveva un valigione pi...pi...pieno di riso di serra. Il ri... riso si rovesciò per terra e il buffone col pancione sul valigione tra il riso, pum! Per terra”152. Risaltano nuovamente le fitte ripetizioni, assonanze e giochi di parole che
contribuiscono alla confusione creata dalla risata improvvisa.
In seguito viene presentato il fine ultimo della vita degli anziani signori: il vecchio ha un messaggio estremamente importante da rivelare all'umanità per la sua salvezza e per questo motivo ha invitato presso la loro abitazione tutti i più importanti esponenti della società, gli amici e un oratore specializzato che ha il preciso compito di divulgare nel modo più consono e corretto possibile la grande verità153.
Gli ospiti si rivelano molto particolari dal momento che sono tutti invisibili, come già annunciato dall'autore nella didascalia iniziale di presentazione dei personaggi. Nonostante questa invisibilità, la coppia di sposi si adopera in modo che tutti abbiano una sedia e possano accomodarsi per ascoltare l'oratore che sarà l'ultimo ad arrivare. I gesti e le battute sono pensate affinché il pubblico percepisca realmente la presenza di una gran folla di gente che riempie la casa del vecchio, soprattutto grazie all'azione che diventa sempre più frenetica e caotica:
151 Ivi, pp. 95-96. 152 Ivi, p. 97. 153 Ivi, p. 101.
La vecchia Chi è questa gente, tesoro? Il vecchio Va' a prendere le sedie, anima mia. La vecchia Non posso fare tutto io!...
Uscirà, continuando a brontolare, dalla porta n. 6 e rientrerà dalla porta n. 7, mentre il vecchio andrà con i nuovi venuti verso il proscenio.
Il vecchio Badi a non far cadere il suo apparecchio cinematografico...
Altre presentazioni
Il colonnello... La Signora.... La signora Bella... Il fotografico marito... Sono giornalisti, venuti anche loro per ascoltare il conferenziere, che arriverà tra pochi istanti... Un po' di pazienza... Non vi annoierete... Siete in molti...
La vecchia appare con due sedie dalla porta n. 7.
Cocca più svelta, spicciati tu e le tue sedie...ce ne vole ancora una.
La vecchia, sempre brontolando, va a prendere un'altra sedia, esce dalla porta n. 3 e rientra quella n. 8.
La vecchia Arrivo, arrivo... faccio quel che posso... Son mica una locomotiva... Chi è quella gente?
Il vecchio Seduti! Seduti! Le signore da una parte, gli uomini dall'altra, o viceversa, se preferite... Non abbiamo sedie migliori... Tutto è stato fatto alla buona... Scusate... Prenda quella di mezzo... Vuole una stilografica?... Telefoni a Maillot, risponderà Monica... Claudio è una grazia del cielo... Non ho la radio... Ricevo tutti i giornali... Ciò dipende da un mucchio di cose; amministro questo alloggio, ma non ho personale... Bisogna fare delle economie... Per carità, niente interviste per il momento... dopo, caso mai... Le troveremo subito un posto a sedere... Ma che cosa combina quella benedetta donna? …
Muoviti Semiramide...
La vecchia Faccio il possibile... Chi è tutta questa gente? […]
La vecchia Signori e signore...con permesso...
nel momento in cui la vecchia si affaccerà alla porta n. 3 154.
E ancora, in una lunga didascalia, vengono descritti dettagliatamente i movimenti, le espressioni e l'atteggiamento dei due vecchi, affinché attraverso la molta mimica degli attori e il rumore delle sedie e delle porte che si spostano, si arrivi a percepire una grande folla di persone che ingombra la stanza:
I due vecchi dovranno dare l''impressione di non fermarsi, pur restando pressoché sempre allo stesso posto; le mani, il busto, la testa, gli occhi si agiteranno, tracciando magari dei piccoli cerchi. Infine, rallentamento graduale dell'azione: scampanellate meno forti, […]. Quando le porte avranno cessato del tutto di aprirsi e di chiudersi, il campanello di farsi udire, si dovrà aver l'impressione che il palcoscenico sia strapieno di gente155.
Oltre alla pressante presenza di persone che si affollano nella stanza, questa citazione mette in evidenza la particolare costruzione della scena, costituita da un disegno abbastanza complesso, che si articola in varie porte e molte sedie, che sono attraversate e occupate dai personaggi. Tutto ciò è reso necessario dalla volontà di evidenziare l'ingresso delle molte persone in sala e la corsa frenetica della vecchia per prendere quante più sedie possibile:
Una lunga pausa. Si odono le onde, le barche, le scampanellate. Il movimento raggiunge la sua massima intensità. Le porte si aprono e si chiudono senza alcuna sosta. Solo la grande porta del fondo resta chiusa. Va' e vieni dei vecchi, silenziosi, da una parte all'altra; essi dànno l'impressione di muoversi su rotelle. Il vecchio riceve gli ospiti, li accompagna, ma non per molto, si limita ad indicar loro il posto dopo aver fatto due o tre passi; non ha il tempo di fare di più. La vecchia porta sedie. Il vecchio e la vecchia si incontrano e si urtano, uno o due volte, senza per questo fermarsi. Poi, in fondo, al centro della scena, il vecchio comincerà a girare su se stesso, da sinistra a destra, da destra a sinistra ecc... in direzione di tutte le porte e indicando i posti con il braccio. Il braccio muoverà velocissimo. A sua volta la vecchia si fermerà, con una sedia in mano, la poserà, la riprenderà, la poserà ancora, facendo l'atto di voler andare anche lei da una parte all'altra, da destra a sinistra, muovendo molto rapidamente il collo e la testa. Questa mimica non dovrà affatto permettere che l'azione si afflosci156.
154 Ivi, pp. 118-120. 155 Ivi, p. 123. 156 Ibidem.
Questo è il disegno scenico e la disposizione di sedie e porte sul palco:
1. Grande porta sul fondo, a due battenti. 2, 3, 4, 5. Porte sul lato destro.
6,7,8. Porte sul lato sinistro.
9,10. Porte minori nascoste nel vano in fondo. 11. Pedana e lavagna.
12, 13. Finestre (e sgabelli) di sinistra e destra. 14. Sedie vuote157.
La freneticità del momento di arrivo della folla viene portata all'estreme conseguenze con l'ingresso dell'Imperatore, a cui il vecchio si rivolge insistentemente. Più degli altri dialoghi avuti con le altre persone, questo appare come un monologo senza alcun fine, in cui l'uomo si dilunga troppo nel seguire le sue idee. Il nonsenso è il protagonista della scena che ingombra sempre di più il palcoscenico, grazie alla “presenza di questa assenza158” di personaggi a cui i vecchi si rivolgono costantemente e quindi
alimentano sempre più.
Tutto questo caos termina con l'arrivo dell'oratore, il quale viene annunciato da una serie di ripetizioni che sembrano avere un vero e proprio ritmo musicale, interrotte dall'ingresso del conferenziere e dal conseguente silenzio assoluto:
La vecchia L'Oratore deve arrivare, Maestà... Il vecchio L'Oratore arriverà.
La vecchia Arriverà.
157 Ivi, p. 92.
Il vecchio Arriverà. La vecchia Arriverà. Il vecchio Arriverà. La vecchia Arriverà. Il vecchio Arriverà, arriverà. La vecchia Arriverà, arriverà. Il vecchio Arriverà.
La vecchia Arriva. Il vecchio Arriva. La vecchia Arriva, è qui. Il vecchio Arriva, è qui. La vecchia Arriva, è qui. I due vecchi È qui... La vecchia Eccolo!...
Silenzio, immobilità assoluta. Pietrificati, i due vecchi fissano la porta n. 4; le scena immobile dura a lungo, mezzo minuto circa; lentissimamente, la porta si apre senza alcun rumore: e appare l'Oratore; è un personaggio reale. Deve essere il tipo del pittore o del poeta del secolo scorso: feltro nero a larghe tese, cravatta a fiocco, casacca, baffetti, barbetta, aria disinvolta, sufficiente; se i personaggi invisibili debbono avere la maggiore realtà possibile, l'Oratore per contro dovrà sembrare irreale159.
Finalmente il tanto atteso oratore appare sulla scena e verrà svelata la verità del vecchio che salverà l'umanità. Per quanto il conferenziere sia una persona in carne ed ossa, Ionesco specifica, nella didascalia appena citata, come debba apparire una figura di così poco spessore e così canonica da sembrare irreale, più irreale delle persone invisibili
che affollano la scena. I gesti che l'oratore compie dopo il suo ingresso sono assai prevedibili: si toglie il cappello, s'inchina in silenzio, saluta l'Imperatore “un po' come un moschettiere, un po' come un automa160” e in modo solenne sale sulla pedana. Immobile,
in modo automatico, firma gli autografi a tutti coloro che ne fanno richiesta, mentre il vecchio si dilunga in ringraziamenti verso tutti quelli che hanno reso possibile quella riunione, includendo anche figure non necessarie: i proprietari dello stabile dove si trovano, l'architetto che lo ha costruito, coloro che hanno scavato le fondamenta, i falegnami,...161
Il discorso del vecchio si conclude con l'ammissione del desiderio di essere ricordato dai posteri, dal momento che i suoi contemporanei lo hanno sempre sottovalutato e misconosciuto. L'oratore ha l'importante compito di preservare quindi la sua memoria, tramite la rivelazione della tanto attesa verità162.
I due coniugi ammettono in seguito la volontà di togliersi la vita, dal momento che il loro fine ultimo sta per essere compiuto:
Il vecchio […]. Quanto a me e alla mia fedele compagna, dopo lunghi anni spesi per il progresso dell'umanità, durante i quali noi fummo i soldati della giusta causa, non ci rimane che ritirarci... subito, al fine di compiere il sacrificio supremo, sacrificio che nessuno ci domanda, ma che noi compieremo ugualmente...
La vecchia (singhiozzando) Sì sì, moriamo al sommo della gloria, moriamo per entrare nella leggenda... Almeno così ci dedicheranno una strada...
Il vecchio Tu, oh mia fedele compagna!... tu che hai creduto in me, senza una sola esitazione durante mezzo secolo, tu che non mi hai abbandonato, mai... ahimè, oggi, in quest'ora suprema, la folla ci separa senza pietà...
[…]
Il vecchio Cerchiamo di essere uniti nel tempo e nell'eternità anche se non possiamo esserlo nello spazio, come lo fummo nelle avversità: moriamo nel medesimo istante... (All'Oratore impassibile e immobile) Per l'ultima volta... faccio affidamente su di te... conto su di te... Dirai tutto... Ti delego il messaggio... (All'Imperatore) Che vostra Maestà mi scusi...Addio a tutti, addio Semiramide.
[…]
Il vecchio e la vecchia si gettano nel medesimo istante dalla finestra gridando « Viva l'Imperatore». Bruscamente, silenzio, e, scomparsi i fuochi di artificio, si ode un «ah!» dai 160 Ivi, p. 136.
161 Ivi, p. 137-138. 162 Ivi, p. 139.
due lati del palcoscenico e il tonfo dei corpi che cadono in acqua. La luce che veniva dalle finestre e dalla grande porta è scomparsa; non rimane che la debole luce del principio; le finestre, buie, restano spalancate e le tende dondolano al vento163.
Il momento tanto atteso è finalmente arrivato, l'oratore, dopo il suicidio dei coniugi, impassibile, inizia a parlare. Paradossalmente, colui che ha il preciso compito di dar voce alla grande verità per cui il vecchio ha sacrificato la propria vita, si rivela sordo e muto. Compie sforzi disperati per cercare di farsi capire, perdendo l'impassibilità che ha mantenuto fino a quel momento, ma tutto ciò che riesce a pronunciare sono una serie di versi senza alcun significato: “Mm, mmm, mmm. Crr, crr, crr. Ggg, ggg, guerr.”164, finchè
vede la lavagna e cerca di scrivere qualcosa di comprensibile: “ANGEPAIN. NNAA NNM NWNWNWV”165. Cerca di spiegare a parole cosa ha appena scritto, ma risulta
comunque impossibile da capire. Dopo un ultimo tentativo di scrittura, l'oratore:
Di nuovo si rivolge alla sala, sorride, interrogativo, nella speranza di essere stato capito, di aver detto qualcosa; indica col dito alle sedie vuote quanto ha scritto; aspetta immobile per qualche istante, con aria soddisfatta e un po' solenne, poi, di fronte alla mancata reazione che si attendeva, a poco a poco il suo sorriso scompare, il suo volto s'incupisce; egli aspetta ancora un momento, poi, tutto d'un tratto, saluta bruscamente, di malumore, scende dal podio e se ne va verso la porta del fondo, con andatura da fantasma; prima di uscire saluta cerimoniosamente ancora una volta le file di sedie vuote, l'Imperatore invisibile.
La scena rimane deserta, con le sedie, il podio, il pavimento copertodi stelle filanti e coriandoli. La porta del fondo è spalancata sul buio totale.
Si odono adesso per la prima volta i rumori umani della folla invisibile: sono scoppi di risa, mormorii, zittii, colpi di tosse ironici; deboli al principio, questi rumori vanno crescendo; poi, di nuovo, progressivamente decrescono. Tutto ciò deve durare abbastanza a lungo, affinché il pubblico – quello vero e visibile – se ne vada con questa conclusione ben impressa in mente. Il sipario si chiude lentamente166.
L'opera si fonda sulla contraddizione tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Grazie alla presenza fisica di 3 personaggi e all'invisibilità della grande folla, il fine ultimo di Ionesco non è portare alle estreme conseguenze il contrasto tra il reale e l'irreale, ma attenuare così tanto il confine da non riuscire più a far capire ciò che esiste veramente e ciò che è pura immaginazione. L'autore cerca così di dar voce, come scrive in Note e 163 Ivi, pp. 139-140.
164 Ivi, p. 141. 165 Ibidem.
contronote, all'assenza di significato del mondo e della realtà che a volte sembra irreale.
Esprime tramite questi personaggi, che vagano nell'incoerenza, con i loro rimorsi, i loro sogni e le loro sconfitte, la vanità della vita, che è generalizzabile all'esistenza di ogni essere umano.
“Il mondo è incomprensibile: aspetto che qualcuno me lo spieghi...”167: la
spiegazione dovrebbe arrivare dall'importante messaggio che il vecchio vuole far annunciare all'Oratore, ma è una verità inafferrabile, inesprimibile o forse, più semplicemente, inesistente.
Dopo la rappresentazione delle prime opere e soprattutto dopo la reazione dei critici, Ionesco è ben consapevole dei problemi del teatro contemporaneo e della sua posizione nei confronti di questi. Da ciò nasce, nel settembre del 1952, Vittime del dovere,