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L’apparato repressivo tedesco nell’OZAK

3.1 La Wehrmacht nell’OZAK

Il primo elemento responsabile del controllo e della sicurezza del territorio fu proprio la Wehrmacht, più precisamente l’Heeresgruppe B5 di Rommel. I primi giorni dopo l’occupazione furono proprio i diversi comandanti di piazza ad assumere il controllo del territorio e ad emanare le prime ordinanze per la sicurezza.

Il 12 settembre 1943 l’OKW incaricò il Feldmaresciallo Rommel di costituire una rete di comandi territoriali nell’Italia settentrionale, con il compito di garantire la sicurezza e l’ordine. Nel territorio del futuro OZAK, subordinate all’Heeresgruppe B, furono create due Militär-Kommandantur6: la Militär-Kommandantur 1001 di Trieste, con le rispettive Platzkommandantur provinciali di Trieste, Pola, Fiume e Lubiana; la Militär-Kommandantur 1002 di Gorizia, con le due Platzkommandantur provinciali di Gorizia e Udine.

L’OKW, sin dal 24 settembre del 1943, dispose all’interno delle zone di operazione la costituzione di Befehlshaber in Sicherungsgebiet (comandi dei territori di sicurezza), ai quali dovevano sottostare tutte le formazioni militari dell’esercito tedesco presenti nella zona d’operazione e più tardi anche le unità militari della RSI7; per quanto concerne l’OKAK la carica di Befehlshaber in Sicherungsgebiet Adriatisches Küstenland fu assegnata al Generale Ludwig Kübler8.

La nomina effettiva avvenne il 10 ottobre ’43 con una ordinanza emessa da Hitler che confermava la creazione di questi comandi militari nelle Zone d’Operazione, alle dipendenze del Comandante supremo dell’Heeresgruppe B.

5 Gruppo d’Armata.

6 Le Militär-Kommandantur erano i «Comandi militari territoriali». Compiti di tali comandi

erano essenzialmente di natura militare-amministrativa: erano responsabili della sicurezza del territorio, dell’organizzazione di Alarm-Einheiten (Unità di emergenza), del reperimento di forza lavoro per la Wehrmacht, del controllo della disciplina militare, della difesa delle strutture e degli edifici militari, delle requisizioni ecc. Le Militär-Kommandantur controllavano le diverse Platzkommandantur ( i comandi di presidio), che si trovavano nelle città principali della regione. Infine al di sotto di queste ultime si trovavano le Ortskommandantur ovvero i Comandi di presidio locali, responsabili della sicurezza locale.

7 I reparti della Marina erano subordinati al See-Kdt. Istrien, mentre quelli della Luftwaffe erano

dipendenti del Comando supremo della Luftwaffe in Italia.

Nell’ordinanza si anticipava che un Oberster Kommissar sarebbe stato affiancato ad ognuno di questi comandi militari, come consigliere civile. Il territorio di competenza di Kübler corrispondeva al territorio della zona d’operazione; la Militärkommandatur 1001 di Trieste e la Militärkommandatur 1002 di Gorizia, passarono sotto la sua autorità. Lo Stab del generale, denominato General- Kommando Kübler9 e composto da circa 35 ufficiali, inizialmente ad Abbazia si trasferì a Spessa il 25 novembre del 1943; forse per la fine delle operazioni di rastrellamento o perché si ritenesse più opportuno attestarsi in una zona più arretrata e sicura10. Kübler assunse i poteri nell’OZAK solo il 4 dicembre del 1943, dopo la

conclusione del primo grande ciclo di operazioni antipartigiane nel territorio.

L’ultimo cambiamento che subì il comando di Kübler fu il 28 settembre del 1944, quando l’OKW trasformò il General-Kommando Kübler in General- Kommando LXXXXVII. Armee-Korps z.b.V. per riaffermare e rafforzare la figura del Generale Kübler quale «comandante delle truppe» militari nell’OZAK11.

3.1.2 Il General der Gebirgstruppen Ludwig Kübler

Ludwig Kübler12 nacque a Unterdill presso Monaco il 2 settembre 1889. Entrato nell’esercito nel 1908, fu uno dei tanti generali anziani in congedo, che la Wehrmacht richiamò per motivi di guerra. Descritto dai suoi commilitoni come un uomo gelido, si distinse per le sue qualità di comando, la grande risolutezza e l’intrepido coraggio.

9 Secondo Di Giusto, sembra che esistesse una differenza tra i due ruoli di Kübler: Befehlshaber

im Sicherungsgebiet Adriatisches Küstenland e General-Kommando Kübler. Il primo incarico derivava dall’ordinanza di Hitler del 10 settembre, ed era legato all’incarico di garantire la sicurezza delle regione, incluso il controllo delle vie di comunicazione; il secondo incarico sembra fosse responsabile per la difesa costiera. In ogni caso le due entità coincisero sempre e spesso furono usate indifferentemente: S. Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland cit., p. 276. Il 9 gennaio 1944 l’Heeresgruppe C cambierà la dicitura da Befehlshaber im Sicherungsgebiet Adriatisches Küstenland in Befehlshaber in der Operationszone Adriatisches Küstenland.

10 KTB III/2, 25.11.43, p. 1309. 11 KTB, IV/I, p. 563.

12 Su Kübler cfr. la sua biografia di R. Kaltenegger, Ludwig Kübler. General der Gebirgstruppe,

Molto severo con se stesso e i suoi subordinati, interessato esclusivamente a questioni militari, non fu mai molto amato dai suoi uomini, che ne temevano la severità e il carattere spesso lunatico. Durante il periodo nell’OZAK venne soprannominato dai suoi uomini «Adriaschreck», ovvero il «terrore dell’Adriatico»13.

Durante il primo conflitto mondiale si distinse, come ufficiale di fanteria, sul fronte Francese dove venne però ferito al volto, rimanendo sfigurato per il resto della sua vita. Alla fine del 1915, diventato ufficiale di professione, fu assegnato alle truppe di montagna. All’inizio della Seconda guerra mondiale, con il grado di Generalmajor, prese parte con successo alla campagna in Polonia, al comando del 1. Gebirgs Division, ottenendo la Croce di ferro. Dopo la marcia trionfale attraverso la Francia nel 1940, fu incaricato di costituire il XLIX Gebirgs-Armee-Korps (Corpo d’armata alpino) e di guidarlo nell’anno di guerra 1941. In questo periodo passò di vittoria in vittoria, prima la breve campagna in Jugoslavia poi la campagna di Russia. In quest’ultima impresa si deve ricordare lo sfondamento della linea Stalin, la battaglia di Winniza e quella della sacca di Uman-Podwyssokoje dove le sue unità fecero circa 60.000 prigionieri dell’armata rossa.

Nell’inverno 1941-1942, la situazione per le forze tedesche diventava sempre più critica, gli fu assegnato il comando della 4. Armee, bloccata alle porte di Mosca. Il suo incarico durò solo sei settimane, il suo atteggiamento «disfattista» in un momento così difficile e la sua indecisione gli costarono la fiducia dei suoi superiori e dello stesso Hitler, venne destituito e messo da parte. Nel luglio del 1943 ottenne un nuovo incarico come Kommandierender General der Sicherungstruppen und Befehlshaber im Heeresgebiet Mitte (generale comandante delle truppe di sicurezza e comandante nell’area di retrovia dell’Heeresgruppe Mitte, nel settore centrale del fronte russo). Il suo compito consisteva nella sicurezza delle retrovie e nella lotta contro i partigiani sovietici. Dopo soli due mesi fu trasferito nell’OZAK, con un incarico, come si vedrà, molto simile a quello svolto nelle retrovie in Russia: la sicurezza e la lotta contro le bande.

Il Generale si arrese con tutto il suo comando nel maggio del 1945 all’esercito jugoslavo titino, come Rainer fu processato a Lubiana. Subirà la stessa pena capitale del Supremo Commissario.

3.1.3 I compiti del Befehlshaber

Nel mese di ottobre del ’43 emerse, presso i comandi militari tedeschi in Italia, la necessità di una nuova regolamentazione del sistema di comando; occorreva, secondo loro, unificare la direzione bellica sul territorio per semplificare l’impiego e la collaborazione tra le forze presenti. Si decise così di scindere i due Comandi Supremi in Italia, l’Heeresgruppe C di Kesselring e quello B di Rommel, mediante l’ordinanza del 6 novembre 1943 con il nome di OB sudovest (Oberbefehlshaber südwest), mantenendo definizione anche di Heeresgruppe C. Tra i compiti che gli furono affidati quelli rilevanti per il territorio qui trattato furono i seguenti:

Occuparsi della pacificazione delle zone dell’Italia settentrionale ancora occupate dagli insorti; assumere la difesa della ferrovia e della linea telegrafica Villaco – Tarvisio – Udine – Trieste, nonché della linea ferroviaria Lubiana – Fiume, per garantire un sicuro approvvigionamento dell’OB sudest. Dovrà inoltre impedire il passaggio di bande armate nel territorio del Reich14.

Comandante fu nominato il Feldmareschall Kesselring, l’assunzione dell’incarico fu ordinata per il 18 novembre 1943, alle ore 24.00. Da questo momento anche il General-Kommando Kübler rientrava nella zona di potere di Kesselring. Per gli aspetti tattici, territoriali e di approvvigionamento, il Comando di Kübler fu sottoposto al A.O.K. 14 ( Armee Oberkommando 14) – gruppo d’armata 14 – del Generaloberst (generale maggiore) von Mackesen, che indicò quali dovessero essere i compiti del Befehlshaber im Sicherungsgebiet Adriatisches Küstenland:

a) sicurezza dei tratti di costa tra la foce del Tagliamento – Trieste – Pola – Fiume – Novi, con priorità ai porti di Trieste, Pola e Fiume;

b) sicurezza delle linee ferroviarie Villach – Tarvisio – Udine – Trieste e Lubiana – Fiume e del cavo telefonico Udine – Cividale – San Pietro – Pulfero – Caporetto – Plezzo – Villach;

c) sorveglianza del confine italo-croato e prevenzione della penetrazione delle bande dall’area croata verso ovest e dall’Istria [ intesa come tutta la zona dell’OZAK ] verso il Reich;

d) costante pacificazione dell’Istria e delle parti della Slovenia facenti parte dell’area di competenza;

e) sicurezza delle isole di Krk, Cherso, Lussino e Unie, e occupazione di Rab

f) sbarramento della linea Novi – Crikvenica – Fuzine – Delnice al fine di prevenire una nuova penetrazione delle bande nella zona di Fiume.15

Uno degli incarichi principali fu la difesa delle coste, per contrastare un eventuale sbarco nell’alto Adriatico. Scorrendo i documenti della A.O.K. 14 si può notare la forte preoccupazione che destava l’eventualità di uno sbarco (la cosa diventerà ancora più preoccupante dopo lo sbarco ad Anzio del 22 gennaio 1944) tra i comandi tedeschi. Continui sono i rapporti delle varie unità esploratrici e gli ordini per la costruzione di strutture difensive costiere. L’8 dicembre 1943 l’A.O.K. 14 assegnò a tutti i comandi generali a lui sottoposti i loro ambiti d’impiego e i loro incarichi; tra questi troviamo il Comando di Kübler:

Compito del Comando generale Kübler accanto al suo incarico come Comandante della zona d’operazione Adriatisches Küstenland è di assicurare la zona costiera del Korps da sbarchi nemici dal mare o dall’aria; inoltre Trieste, Pola e Fiume rappresentano punti nevralgici difensivi, che sono da difendere. In caso di una azione nemica bisognerebbe rallentare l’avanzata nemica nella penisola dell’Istria sotto la difesa di Pola (ordine di evacuazione è riservato al Comando d’Armata)16; sempre a

questo scopo sono importanti le posizioni del Carso tra Trieste e Fiume. I restanti settori costieri sono da sorvegliare e bloccare. In questo settore sono da edificare strutture difensive nelle seguenti modalità:

a) il settore difensivo Trieste – Pola – Fiume come una fortezza b) il restante settore costiero come massiccio terreno

15 BA-MA, RH 20-14/15, Anlage 15; la traduzione è in S. Di Giusto, Operationszone

Adriatisches Küstenland cit., p. 277.

16 Non si hanno precise informazioni ma questa nota indica che in caso di sbarco nemico tutta la

c) la postazione carsica Trieste – Fiume comprendendo se possibile l’altopiano Pirano – Pinguente in un primo momento come terreno massiccio poi in fortezza

d) il blocco di Muggia come fortezza17.

Il Comando supremo sudovest (OB Südwest) predispose, nel gennaio del 1944, 5 operazioni per respingere eventuali sbarchi nelle seguenti zone: Roma, Livorno, Genova, Rimini e Istria. Il nome in codice per l’operazione di difesa del territorio dell’OZAK era: Fall “IDA”18.

Secondo quanto si legge nel Piano in caso di uno sbarco in Istria il Befehlshaber in der Operationszone Adriatisches Küstenland sarebbe diventato responsabile unico della difesa territoriale. A lui sarebbero state immediatamente subordinate, tutte le forze militari e tutte quelle di polizia e delle SS presenti nel territorio19. Nel testo si trova poi l’elenco dei rinforzi che avrebbero dovuto confluire dagli altri settori con le rispettive zone di controllo e i compiti. Con l’aggravarsi della situazione Kübler arrivò sino a chiedere nel 1943 l’evacuazione della zona costiera per questioni di sicurezza. La risposta di Rainer fu però dura quanto la richiesta del generale:

La completa evacuazione della popolazione civile da una zona dai 5 ai 10 km. è stata respinta di principio dall’Oberste Kommissar per i seguenti motivi:

a) Non è da temere nel caso di un attacco nemico la fuga o il panico della popolazione civile b) In una distanza di 80 km. dietro la costa non è disponibile un territorio per l’accoglienza dei

profughi; la sistemazione è quindi impossibile

c) Il cannoneggiamento delle grosse città è da escludere, poiché il nemico non farebbe altro che compromettersi politicamente

d) Attacchi aerei sono da attendersi solo sui porti e su altri obiettivi militari.

17 BA-MA RH 20-14/16, Kampfweisung O.K. der 14. Armee 8.12.43.

18 Gli incartamenti del Fall Ida (Piano Ida) sono state ritrovati da me all’interno della raccolta di

documenti dell’ A.O.K. 14 assieme a tutti gli altri Piani preparati: BA-MA RH 20-14/16, Fall Ida 17.1.44, A.O.K. 14 Kommando Chef.

19 Questo punto fu modificato dall’OKW dopo forti pressioni di Rainer. Il 12 settembre 1944

Keitel stabilì che in caso di combattimenti nel territorio contro alleati, tutte le prerogative del Supremo Commissario e dei suoi uffici sarebbero rimaste inalterate; cfr. S. Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland cit., pp. 333-334.

Rainer concorda solamente con la pulizia delle grosse città dai profughi che vengono dal sud- Italia, e da quelli che vanno verso il Reich, circa 20.000 o 30.000 persone20.

La risposta di Rainer non fu molto convincente, soprattutto sul primo punto. Resta da chiedersi se la possibilità di uno sbarco, ritenuto molto probabile da parte dei servizi segreti tedeschi, fosse contemplato dalla strategia degli Alleati21. In effetti negli ultimi studi sui documenti ufficiali alleati risulta che la possibilità di aprire un «secondo fronte» nei Balcani (più precisamente proprio nella zona dell’Istria) era stato caldeggiato, sin dal 1943, dai comandi inglesi e soprattutto dallo stesso primo Ministro W. Churchill. Il ministro riteneva opportuno una azione militare alleata in questa zona per favorire l’avanzata delle truppe di Alexander in Italia e allo stesso tempo avanzando verso est (vedi Vienna) raggiungere e quindi “limitare” l’avanzata dell’Armata rossa. Questa operazione avrebbe permesso di rafforzare la posizione degli alleati occidentali, in modo particolare quella dell’Inghilterra, sul futuro assetto dei Balcani22. Il progetto inglese non ebbe sviluppi in quanto non trovò l’appoggio degli americani né tanto meno dei russi (questi vedevano nei Balcani una futura zona di influenza); alla seconda conferenza di Quebec, nel settembre del 1944, Roosevelt negò le forze necessarie per un eventuale sbarco nell’Adriatico, in quanto riteneva più importante concentrarsi sul fronte francese23.

Il pericolo di uno sbarco nell’Alto Adriatico rimase in ogni caso una delle questioni più importanti nella strategia difensiva dell’OKW nell’OZAK, e uno dei principali incarichi (se non il principale) del Befehlshaber.

20 BA-MA RH 20-14/18, Ia Befehlshaber im Sicherungsgebiet Adriatisches Küstenland,

19.12.43

21 Per ulteriori informazioni sui dibattiti alleati in modo particolare tra gli Stati Uniti e la Gran

Bretagna cfr.: Slobodan Nešovic, Gli Alleati, l’Istria e la LPL nel 1944-45, in Quaderni del «Centro di ricerche storiche di Rovigno», vol. IV 1974-77; e Andreas Hillgruber, Storia della 2ª Guerra Mondiale, Laterza, Bari, 1995.

22 M. Cattaruzza, L’Italia e il confine orientale, Bologna, 2007, pp. 265-266.

3.1.4 La Wehrmacht e l’amministrazione civile

Lo stato di tensione causato dalle bande che agivano sul territorio finì per riflettersi anche sui rapporti tra esercito e amministrazione civile, innescando un forte scontro tra il Supremo Commissario e il Befehlshaber sui loro spazi di potere e autorità. Da una parte le strutture della Wehrmacht tentavano di ampliare sempre di più il proprio spazio di azione nel territorio, dall’altra Rainer voleva affermare la sua autorità nei confronti dell’esercito cercando di limitare il più possibile le interferenze militari in ambito di amministrazione. A descrivere lo stato di tensione tra le due autorità tedesche nell’OZAK, la relazione di un funzionario inviato da Berlino, il capitano Cartellieri, al fine di valutare la situazione nelle due zone d’Operazione24. Nella relazione si trovano i suoi appunti sui colloqui avuti con Rainer il 16 marzo 1944, con Kübler ed il suo capo di stato maggiore Benecke il 15 e 16 marzo sempre del 1944, e molti elementi utili per meglio ricostruire il clima generale che si era venuto a creare nell’OZAK.

Kübler voleva che il Supremo Commissario limitasse le sue prerogative all’ambito dell’amministrazione civile lasciando a lui la questione militare e della sicurezza e quindi anche la questione della lotta alle Bande. Rainer da parte sua sosteneva che tutte le decisioni con impatto sulla popolazione civile o con risvolti politici, dovessero interessare unicamente i suoi uffici.

Dalla relazione risulta che gran parte delle incomprensioni tra i vari settori era dovuta al fatto che i comandi militari non conoscevano bene le diverse direttive che si erano susseguite nei primi mesi del 1943 sulla definizione delle competenze nelle Zone d’Operazione. Durante il colloquio con Cartellieri Rainer descrive il generale Kübler come una persona fidata, energica, abile soldato, che preferiva, però, sempre una conduzione troppo autonoma. Il Supremo Commissario criticava poi il capo di Stato Maggiore di Kübler, il colonnello Beneke, in quanto troppo pignolo, «voleva che fosse messo tutto per iscritto», e poco flessibile per l’incarico che ricopriva. Rainer era favorevole ad una minore programmazione e maggiore flessibilità. Il funzionario di Berlino appuntò inoltre la richiesta da parte di Rainer di un ufficiale di

24 BA-MA RW 4/689, 20.3.44. Cartellieri visitò tutte e due le zone d’operazione in quanto in

collegamento tra lui e il Generale Kübler (proposto fu il tenente Herzer) per poter migliorare i rapporti tra le due amministrazioni. Era necessaria anche una precisa delimitazione degli ambiti giuridici tra uffici civili e quelli militari (la cosa diventava problematica nei casi di processi contro le bande), che verrà analizzata in seguito.

Il Supremo Commissario rifacendosi ad una ordinanza di Rommel del 29 settembre del 1943 considerava il compito del Befehlshaber come quello di un comandante di Wehrkreis nel territorio del Reich25.

Il Generale Kübler contestò tale visione, egli non poteva avere un ruolo pari a quello di un comandante militare in patria, in quanto la situazione del territorio era ben diversa. In “ patria”, infatti, nessun comandante aveva a che fare con la lotta alle bande mentre tutto il territorio dell’OZAK era infestato dai partigiani. Era quindi inaccettabile ogni tipo di accostamento tra i due incarichi come la situazione tra i due tipi di territori.

Per poter garantire una maggiore sicurezza alle truppe risultava importante, secondo il generale, distinguere il «territorio pacificato», dove la struttura amministrativa di Rainer era operante, da quello «pericoloso – di guerra», dove più intensa era la presenza partigiana e meno forte il controllo delle istituzioni tedesche. Se nelle prime zone l’autorità di Rainer non doveva essere messa in discussione, nelle zone di «guerra» gli uffici militari dovevano avere una maggiore autonomia:

I comandanti militari devono distinguere durante il loro operato se si trovano in un territorio pacificato o pericoloso a causa delle bande.

a) Se si opera in un territorio pacificato i comandanti non hanno il diritto e l’autorizzazione di impartire ordini di carattere amministrativo. Si deve sempre fare domanda prima agli uffici militari locali. […] In caso di pericolo immediato sono autorizzati e obbligati ad intervenire di loro iniziativa facendo poi rapporto al comando di piazza.

25 Ci si riferisce a un comunicato dell’Heeresgruppe B firmato da Rommel del 29. 9.43, in BA-

MA RW 4/689, Anlage I, Abscrift Oberkommando der Heeresgruppe B, presente nella relazione Cartellieri. Lo stesso Rainer lo richiamò spesso come prova dei suoi incarichi. Si tratta delle zone di guerra del Reich, dove i comandanti militari avevano incarichi di sicurezza per la conduzione della guerra e niente di più. Un comandante di Wehrkreis nel territorio del Reich aveva unicamente compiti di un Distretto Militare di zona, non di polizia o sicurezza, ma unicamente militari.

b) Nei territori a rischio, soprattutto durante operazioni di guerra, i comandanti impartiscono gli ordini autonomamente anche se si ripercuotono su questioni amministrative o sulla popolazione civile26.

Queste considerazioni si ritrovarono in un ordine sui «Compiti e poteri delle Militärkammandantur, Platzkommandantur e Orts-Kommandantur nell’OZAK»27emanato il 25 febbraio 1944 dal Befehlshaber. Secondo tale direttiva i comandanti militari dovevano considerarsi come in uno “stato amico”:

Nelle questioni riguardanti la loro sfera di attività tratteranno direttamente coi sindaci italiani. Le questioni che richiedono la cooperazione del Prefetto o che superano i confini delle necessità locali, devono essere comunicate al Comandante di piazza per ulteriori disposizioni. I comandanti di piazza regoleranno i singoli problemi dell’amministrazione civile con il Consigliere Tedesco competente per

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