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Woira, o dell'adoucissement des mœurs

4. Piano della tesi

3.2 Woira, o dell'adoucissement des mœurs

È il caso di Woira, il celebre leone trasferito da Versailles in compagnia del cane con cui ha stretto un'amicizia tanto insolita quanto esemplare. La loro storia, che affascinerà più di una generazione di naturalisti,544 costituirà una sorta di parabola

repubblicana, in cui sono riconoscibili i lineamenti della nuova cosmologia politica.

Leur amitié est un des plus touchans spectacles que la nature puisse offrir aux spéculations d'un philosophe. […] L'air sérieux de ce terrible despote, et l'air caressant de son ami, m'inspirèrent pour tous deux le plus tendre intérêt. Jamais je n'avois vu tant de générosité dans un lion et tant d'amabilité dans un chien.545

Lo spettacolo di una tale “amitié trop inégale”,546 in cui due animali tanto diversi

per forza e fisica e temperamento realizzano un'inedita società pacifica, condensa in un'immagine forte le speranze di ricomposizione sociale della delicata fase post- rivoluzionaria.547 Woira è l'allegoria della brutalità soggiogata dalla mitezza. Quello che

542“La ménagerie républicaine ordonnée par Étienne Geoffroy Saint-Hilaire se charge d'offrir un spectacle naturel pédagogique et édifiant: un havre pour les compagnons des hommes vaquant le plus librement possible dans un espace commode, livre vivant de l'harmonie retrouvée entre le citoyen régénéré et l'animal protégé.” (Ibidem, pp. 72-73). Sulla funzione sociale della ménagerie, e in particolare sull'esposizione degli animali feroci come strumento ideologico, cfr. anche Richard W. Burkhardt, “La voix du gardien du lion, ou les significations multiples des animaux de la ménagerie du Muséum d’Histoire Naturelle”, cit. pp. 145-173.

543La dialettica tra natura e civiltà la cui ideologia s'incarna nella ménagerie, aveva trovato espressione anche nell'opera letteraria di Bernardin de Saint-Pierre, e in particolare nel suo celebre Paolo e

Virginia, in cui la riconciliazione continua di tale contrasto assume i connotati del pittoresco. Jacques-

Henri Bernardin de Saint-Pierre (1789), Paolo e Virginia, Baglioni, Venezia 1791.

544Oltre che in diverse opere di Georges Toscan, la storia di Woira è stata raccontata anche su La

Décade philosophique, litteraire et politique, primo trimestre, n. 18, anno II (1794), pp. 128-138; e

primo trimestre, n. 19, pp. 193-199: le parole con cui vi è narrata la storia di Woira, fanno eco a quelle di Bernardin de Saint-Pierre.

545Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre, Mémoire sur la nécessité de joindre une ménagerie au

Jardin National des Plantes de Paris, cit., pp. 9-10.

546Ibidem, p. 11.

si profila è dunque un potere capace di invertire il rapporto di forza fisico in un dominio di natura morale, che fornisca non solo un modello per le ulteriori esperienze di domesticazione degli animali feroci, ma anche l'ispirazione per nuove forme di governo degli uomini. “C'est un apprentissage sans doute utile pour régir les hommes, que l'art d'apprivoiser des lions. C'étoit entouré de lions et de bêtes féroces sensibles aux charmes de l'harmonie, que les Grecs représentoient Orphée, le premier de leurs législateurs.”548

La promozione della bestia da uno stato di cattività a uno di domesticità illustra uno schema politico ben più generale in cui all'assoggettamento della forza per la forza è sostituito un regime di governo della docilità. Tale conversione, che vede qui protagonista il leone, “roi des animaux”549 e simbolo massimo della ferocia, è resa

possibile dalla funzione mediatrice del cane, animale domestico per eccellenza e alter- ego dell'uomo nello scenario politico della ménagerie.

J'attribue cette disposition du lion pour la sociabilité, à l'amitié de son chien. Comme l'homme s'est servi des espèces si variées des chiens pour subjuguer toutes les espèces d'animaux par la force, peut-être lui seroit-il possible de s'en servir encore pour les attirer à lui par la bienveillance: l'amitié naturelle des chiens pour l'homme pourroit peut-être lui servir d'intermédiaire pour acquérir celle des animaux.550

Sono la socievolezza e la mansuetudine del cane, attributi della sua domesticità, cioè della sua prossimità all'uomo, a “conquistare” il leone: “avant qu'il se fût donné au lion, la nature l'avait donné à l'homme”, per usare le parole di Jauffret.551 Woira è la

politici alle politiche dell'esposizione degli animali della ménagerie: “Puisque les images avaient de l’importance, et que la ménagerie semblait être la partie préférée du public au sein du Muséum, ce dernier devait s’assurer que les images qu’il présentait soient positives.” Richard W. Burkhardt, “La voix du gardien du lion, ou les significations multiples des animaux de la ménagerie du Muséum d’Histoire Naturelle”, cit., p. 151. Più in generale sul rapporto tra Rivoluzione, violenza e immaginario animale, cfr. Pierre Serna, L’animale e la Repubblica: 1789-1802, alle origini dei diritti

delle bestie, cit., pp. 133 e sgg.

548Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre, Mémoire sur la nécessité de joindre une ménagerie au

Jardin National des Plantes de Paris, cit., pp. 17-18.

549Ibidem, p. 10. 550Ibidem, pp. 18-19.

551Louis François Jauffret, Voyage au Jardin des Plantes, contenant la description des galeries

d'histoire naturelle, des serres où sont renfermés les arbrisseaux étrangers, de la partie du jardin appellée l'école de botanique; avec l'histoire des deux éléphans, et celle des autres animaux de la

prova che la società e i suoi vantaggi sono capaci di trasformare l'indole della bestia più feroce: “La société et les bienfaits influent sur les lions mêmes, au point de les rendre familiers.”552 La domesticità, quella che l'uomo ha ottenuto nel cane e che il cane a sua

volta può ottenere nel leone, diviene quindi il paradigma di un potere nuovo che, eludendo il problema della violenza, trova la propria legittimità nella persuasione.

Tel est le pouvoir des bienfaits sur les caractères même les plus farouches. Sans autre art que son humanité, sans autre instrument que son coeur, ce fut par la seule force des relations qui unissent tous les êtres sensibles, que l’homme parvint à rendre familiers et confians les premiers animaux dont les descendans habitent avec nous, partagent nos travaux, et pourvoient à nos besoins.553

Sono le parole di Georges Toscan, bibliotecario presso il Muséum, che dedicherà alla storia di Woira una vera e propria biografia animale, oltre che il primo e più lungo dei saggi che compongono il suo L'ami de la nature.554 Nel racconto di Toscan, così

come in quello di Jauffret, una serie di esempi minori sono portati a conferma di questo schema che fa della riconoscenza come sentimento naturale la premessa della familiarizzazione con l'uomo e dell'instaurazione di una forma di potere legittimo e accettato di buon grado dagli animali stessi: “Cette amitié entre des animaux d'une espèce différente et d'un caractère opposé, il est point rare; mais elle ne se forme guère que parmi ceux qui vivent près de l'homme, et commence toujours par le sentiment de ses bienfaits.”555 Anche Étienne Geoffroy Saint-Hilaire, in una nota del 1804 sulla

ménagerie nationale, Imprimerie de Ch. Houel, Paris an VI, p. 107.

552Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre, Mémoire sur la nécessité de joindre une ménagerie au

Jardin National des Plantes de Paris, cit., p. 17. A sua volta Jauffret, che affida il racconto della storia

di Woira al personaggio di Georges Toscan, insiste nel suo Voyage sugli aspetti positivi dell'umanizzazione del leone: “Le lion est le plus terrible et le plus puissant de tous les animaux; mais il est dans l'histoire de son espèce qu'il faut chercher ce que le lion de la ménagerie a perdu par sa captivité, ou ce qu'il a acquis par l'influence de la société et les bienfaits de l'homme.” (Louis François Jauffret, Voyage au Jardin des Plantes, cit., p. 91).

553Georges Toscan, L'ami de la nature, cit., p. 29.

554Cfr. in particolare il primo capitolo intitolato “Histoire du Lion de la Ménagerie du Muséum d'Histoire Naturelle, et de son Chien”, in Georges Toscan, L'ami de la nature, cit., pp. 15-47. Per quanto riguarda la biografia di Woira, cfr. in particolare quello che ne dice Pierre Serna, Comme des

bêtes. Histoire politique de l'animal en Révolution (1750-1840), cit., pp. 121 e sgg. Sulla questione

più generale delle “biografie animali”, cfr. Éric Baratay, Biographies animales. Des vies retrouvées, cit.

perdita di alcuni animali della ménagerie, insisterà sull'inaspettata docilità di alcune bestie feroci, “susceptible[s] d'affection et de reconnaissance”:556 è su questo sentimento

di riconoscenza che si deve fare leva per cominciare il processo di domesticazione. Tre anni più tardi, Geoffroy Saint-Hilaire dedicherà uno studio importante alle forme di collaborazione naturale tra le specie: queste Observations sur l'affection mutuelle de quelques animaux rappresentano (insieme al saggio che nello stesso anno Frédéric Cuvier dedica all'osservazione dei fenomeni di accoppiamento), il primo tentativo di studio sistematico e comparativo del comportamento animale.557 Geoffroy

Saint-Hilaire traduce dunque la fascinazione morale e allegorica per la pacificazione tra le specie, che aveva trovato spazio nei testi di Bernardin des Saint-Pierre e di Toscan, in un problema scientifico: è possibile e a cosa è dovuta la cooperazione tra animali che sono naturalmente antagonisti? “[O]n se demande s'il peut exister entre ces deux animaux une sorte de convention tacite, d'après laquelle il soit prudent au plus foible de se confier au plus fort”.558 È significativo che sia proprio sul problema posto da quel

piccolo mito repubblicano incarnato da Woira che si sia impiantato uno dei primi studi sistematici a soggetto etologico. Geoffroy Saint-Hilaire si propone di riprendere l'aneddotica sulla coesistenza e la collaborazione animale passandola al vaglio del giudizio scientifico.559 Oltre a raccontare l'amicizia in cattività tra specie naturalmente

antagoniste – aquile e polli, gatti e scoiattoli, etc. – secondo il modello del leone e del cane, Geoffroy Saint-Hilaire descrive alcune forme di collaborazione in natura. Il

556“La tigre femelle a péri aussi au bout de sept ou huit jours de maladie; ses poumons ont été trouvés presqu'entièrement détruits.

Dans le même temps son male nous offroit en spectacle qui prouve que cette espèce est plus qu'on ne l'avoit cru jusqu'ici, susceptible d'affection et de reconnaissance. Ce tigre se trouvoit depuis quelques jours incommodé d'une large blessure à l'épaule gauche: les pansements qu'on lui fasoit n'en opéroient que lentement la guérison. Nous fumes surpris de voir qu'il en fut tout-à-fait redevable à un petit chien qui vit habituellement au milieu des animaux, et qui ayant trouvé moyen de se glisser dans sa loge, alloit d'abord la nuit, pendant le sommeil de ce terrible animal, et ensuite plusieurs fois le jour, lui lécher sa plaie; depuis cette époque, le tigre accueille avec amitié son bienfaiteur qui de son coté lui continue ses soins.” (Étienne Geoffroy Saint-Hilaire, “Note sur la perte de trois animaux de la ménagerie”, Annales du Muséum d'histoire naturelle, vol. 4, 1804, p. 474).

557Étienne Geoffroy Saint-Hilaire, “Observations sur l'affection mutuelle de quelques animaux, et particulièrement sur les services rendus au requin par la pilote”, Annales du Muséum d'histoire

naturelle, vol. 9, 1807, pp. 469-476. Cfr. anche Frédéric Cuvier, “Du rut”, cit.

558Étienne Geoffroy Saint-Hilaire, “Observations sur l'affection mutuelle de quelques animaux, et particulièrement sur les services rendus au requin par la pilote”, cit., p. 469.

559“Je n'ai rien dit ici que les marins ne sachent très-bien; mais il m'a semblé que mon observation avoit réuni une concours de circonstances qui ne laissent plus de doutes sur l'intention où sont quelques animaux de s'entr'aider: j'ai cru utile de la communiquer au public.” (Ibidem, p. 476).

coccodrillo e l'uccello parassita, il leone e il caracal, lo squalo e il pesce pilota, dimostrano che “un concert entre les animaux de mœurs différentes”560 è possibile e che

anche in natura il potere tra esseri ineguali può darsi come “association réciproquement consentie.”561 Proprio nel momento in cui cerca un'emancipazione dal regime discorsivo

allegorico e morale dei suoi predecessori, tuttavia, Geoffroy Saint-Hilaire lo conferma e rafforza, fornendo dello schema politico sotteso all'amicizia tra il leone e il cane una casistica veramente naturale. La favola a contenuto edificante di Woira e il cane, si traduce in un interrogativo scientifico: possono gli animali cambiare il loro carattere e i loro bisogni e trovare un nuovo equilibrio con l'ambiente e in particolare con l'uomo? La risposta di Geoffroy Saint-Hilaire è affermativa: “Il est certain que quoique les animaux naissent avec un instinct déterminé, ils le modifient pourtant selon que changent autour d'eux les localités et les êtres au milieu desquels ils se trouvent”.562

Si tratta, al tempo stesso, di una declinazione della questione zoologica posta dalla variabilità delle specie e di una radicalizzazione del problema sociale posto dalla rivoluzione francese. L'esperimento politico di cui deve farsi carico la ménagerie è dunque dei più ambiziosi: procurare un'elevazione morale nel più feroce degli animali attraverso l'influenza dell'ambiente e della società. Per usare le parole di Bernardin de Saint-Pierre: “Le lion de la ménagerie est une preuve de ce que peut l'influence de la société sur le caractère le plus sauvage.”563 Si tratta, come sottolinea Pierre Serna, di

“un des thèmes les plus débattus du siècle des Lumières. Qu'en est-il de la perfectibilité de tout être vivant et de sa capacité d'apprentissage?”564 Lo “schema della perfettibilità”,

come l'ha definito Bertrand Binoche, era stato al centro del dibattito filosofico del XVIII secolo.565 Per Rousseau, in particolare, la perfettibilità aveva costituito quella facoltà

560Ibidem, p. 471. 561Ibidem, p. 473.

562Ibidem, p. 470. E, ancora, Georges Toscan: “la nature a donné à chaque être sensible un caractère moral qui ne s’altère ou ne se modifie que par des habitudes et des mœurs contraires.” (Georges Toscan, L'ami de la nature, cit., p. 25).

563Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre, Mémoire sur la nécessité de joindre une ménagerie au

Jardin National des Plantes de Paris, cit., p. 18. E ancora: “La société et les bienfaits influent sur les

lions mêmes, au point de les rendre familiers.” (Ibidem, p. 17).

564Pierre Serna, Comme des bêtes. Histoire politique de l'animal en Révolution (1750-1840), cit., p. 63. 565La perfettibilità rappresenta per Bertrand Binoche lo “schema” del pensiero rousseauiano (intendendo

per schema un “méta-concept, c'est-à-dire un concept qui irradie sur l'ensemble d'un discours dont il constitue l'objet en même temps qu'il détermine le sens qu'il faut donner aux simples concepts qu'on y rencontre, ainsi que les règles d'agencement en fonction desquelles ceux-ci se distribuent.”): “pour

indefinita, capace di accrescere tutte le altre facoltà, che distingue l'uomo dagli altri animali.566 Nel corso della seconda metà del XVIII secolo tale prerogativa umana verrà

progressivamente messa in discussione. Se Charles-Georges Leroy, è il primo a fare un uso sistematico della categoria di perfettibilità applicata agli animali, nelle sue Lettres philosophiques sur l'intelligence et la perfectibilité des animaux,567 tra la fine del XVIII

e l'inizio del XIX secolo si assiste a una moltiplicazione dell'uso naturalistico di tale concetto.568 Se nel XVIII secolo la perfettibilità aveva rappresentato una categoria che

funzionava prevalentemente come schema di critica dell'ancien régime e del suo fissismo, sociale e naturale, nel XIX secolo essa potrà essere reimpiegata all'interno di una logica liberale volta a costituire un sapere delle condotte e dell'organizzazione sociale, sulla base del fatto positivo della malleabilità dei caratteri umani. Proprio in

élucider l'origine et les fondements de l'inégalité, il faut mettre en œuvre le schème «perfectibilité»”. (Bertrand Binoche (dir.), Les équivoques de la civilisation, Champ Vallon, Seyssel 2005, p. 14). Sul problema della perfettibilità, cfr. più in generale Bertrand Binoche (dir.), L’Homme perfectible, Champ Vallon, Seyssel 2004; e Florence Lotterie, Progrès et perfectibilité: un dilemme des Lumières

Françaises, Voltaire Foundation, Paris 2006.

566“Mais, quand les difficultés qui environnent toutes ces questions, laisseraient quelque lieu de disputer sur cette différence de l'homme et de l'animal, il y a une autre qualité très spécifique qui les distingue, et sur laquelle il ne peut y avoir de contestation, c'est la faculté de se perfectionner; faculté qui, à l'aide des circonstances, développe successivement toutes les autres, et réside parmi nous tant dans l'espèce que dans l'individu, au lieu qu'un animal est, au bout de quelques mois, ce qu'il sera toute sa vie, et son espèce, au bout de mille ans, ce qu'elle était la première année de ces mille ans. Pourquoi l'homme seul est-il sujet à devenir imbécile? N'est-ce point qu'il retourne ainsi dans son état primitif, et que, tandis que la bête, qui n'a rien acquis et qui n'a rien non plus à perdre, reste toujours avec son instinct, l'homme reperdant par la vieillesse ou d'autres accidents tout ce que sa perfectibilité lui avait fait acquérir, retombe ainsi plus bas que la bête même? Il serait triste pour nous d'être forcés de convenir que cette faculté distinctive et presque illimitée, est la source de tous les malheurs de l'homme; que c'est elle qui le tire, à force de temps, de cette condition originaire, dans laquelle il coulerait des jours tranquilles et innocents; que c'est elle qui, faisant éclore avec les siècles ses lumières et ses erreurs, ses vices et ses vertus, le rend à la longue le tyran de lui-même et de la nature.” (Jean-Jacques Rousseau,

Discours sur l'origine et les fondements de l'inégalité parmi les hommes (1755), Gallimard, Paris

1966, p. 142). Sulla complessa situazione dell'animalità nel pensiero di Rousseau, e più in generale sull'antropologia delle Lumières in cui entra potentemente la questione della continuità e differenza uomo-animale, cfr. il fondamentale lavoro di Jean-Luc Guichet, Rousseau, l’animal et l’homme.

L’animalité dans l’horizon anthropologique des Lumières, Le Cerf, Paris 2006.

567Ma anche Condorcet, altro grande teorico dei concetti di perfettibilità e civilizzazione, adotta un eccezionalismo antropologico mitigato: “La perfectibilité ou la dégénération organiques des races dans les végétaux, dans les animaux peut être regardée comme une des lois générales de la nature. Cette loi s'étend à l'espèce humaine”. Solo nell'uomo, tuttavia, tale perfettibilità riguarda non solo l'individuo ma la specie, e può dirsi “indéfinie”. (Nicolas de Condorcet (1793), Esquisse d’un tableau

historique des progrès de l’esprit humain, Agasse, Paris an III (1794), pp. 379 e 382).

568Jean-Baptiste Bory de Saint-Vincent dedica ad esempio al concetto di perfettibilità, in associazione con quello di educabilità, alcuni capitoli del suo Instinct et mœurs des animaux, Bibliothèque populaire ou l’instruction mises à la portée de toutes les classes et de toutes les intelligences, n. 30, Paris 1833, pp. 24-32.

quanto critica di un'antropologia conservatrice e consonante con le spinte di nuove forze sociali, la perfettibilità fornisce una chiave per interrogare le nuove razionalità politiche emergenti all'indomani della Rivoluzione. Nel discorso naturalistico, in cui il concetto funziona perfettamente ma le sue poste in gioco politiche risultano meno incandescenti, non si avrà difficoltà ad ammettere ch'esso svolge una chiara funzione governamentale: il fatto che gli animali non siano immobili nella loro natura, ma si trasformino (morfologicamente e moralmente), costituisce la precondizione di un nuovo potere, che non li schiacci più sotto il peso di un abuso arbitrario, ma che li diriga con l'educazione e la persuasione alla cooperazione con l'uomo. Sembra che lo stesso Daubenton avesse la medesima fiducia nella trasformazione dell'indole delle bestie attraverso l'abitudine: Bernardin ne riporta le riflessioni che, al confine tra osservazione naturalistica e argomentazione politica, criticano l'idea dell'inevitabilità dell'indole “des autres animaux carnassiers, qui ne sont point, dit-il, féroces par nature. Ils ne fuient l'homme que par crainte, et ils ne dévorent les animaux que par besoin. Si l'on fait cesser ces