CAP 2 ARROGANZA e ACCETTAZIONE
2.1. Wright Hale: il problema dell'accettazione quale origine del problema dell'arroganza
161
illustrata e criticata da Wright e Hale, è la condizione che:
1) chiunque comprenda il tipo sintattico dell’espressione che figura nella stipulazione è in grado di comprendere la verità dell'enunciato o stipulazione
e in secondo luogo che:
2) fa parte del significato, determinato nel modo suddetto, la condizione che tale enunciato sia davvero vero, poiché il pattern d'uso che richiede e che è essenziale al conferimento del significato al definiendum, è una funzione del suo essere stipulato in quel modo.
Poste le condizioni 1 e 2, Wright e Hale aggiungono immediatamente un' ulteriore specificazione. Essa appare come un presupposto delle due precedenti condizioni, nella concezione classica della stipulazione. Si tratta del fatto che:
3) solo un parlante che sia partecipe dell'accettazione di una definizione implicita soddisfacente, è nella posizione di riconoscere sia che gli enunciati coinvolti sono veri, perché così sono stati stipulati, sia ciò che essi dicono.
In ciò consiste il non avere una conoscenza empirica della verità dei pensieri espressi (IDAP, 2001: 307)
La clausola 3 è dunque ciò che stabilisce come carattere fondamentale della definizione implicita classica il fatto di dipendere da un'accettazione.
La proposta di Wright e Hale, pertanto, è finalizzata all'eliminazione della clausola 3 dalla nozione di definizione.
Ora una riconsiderazione della questione dell'accettazione è proprio ciò che emerge da una critica dei due filosofi all'argomento di Horwich, nonché dalla sua accusa che la concezione dell'analiticità epistemica conduce all'arroganza. Essa mette in evidenza in
162
una serie di passaggi che:
i. la questione dell'arroganza nasce solo dal presupposto del vincolo dell'accettazione
e che
ii. la condizione dell'accettazione risulta essere un prerequisito della stipulazione solo quando essa sia intesa nella forma di una stipulazione arbitraria diretta Un altro punto degno di considerazione è poi il fatto che Horwich
iii. attribuisce indistintamente alla natura condizionale della stipulazione i caratteri i e ii espressi sopra e relativi a una concezione arbitraria diretta della stipulazione Le tre tesi i-iii vengono messe in luce, in particolare, attraverso l'individuazione nell'argomento di Horwich, di quattro principali problemi:
a) il problema dell'esistenza di ciò che corrisponde al significato, o meglio al concetto delineato mediante definizione implicita (IDAP, 2001: 291); b) il problema dell'unicità del significato (IDAP, 2001: 291) ;
c) il problema del possesso (possession problem) (IDAP, 2001: 293); d) il problema della spiegazione (IDAP, 2001: 292)
ai quali i due filosofi aggiungono un quinto e più ampio problema: e) il problema della comprensione del significato (IDAP, 2001: 295).
Il problema sopra menzionato alla lettera a), denunciato da Wright e Hale, è che la questione dell'accettazione è la fonte di almeno due delle conseguenze problematiche menzionate sopra: la questione dell'esistenza, che ha come conseguenza il problema centrale dell'arroganza, e la questione dell'unicità. Esse nascono proprio da un fraintendimento della natura della stipulazione circa il fatto che sia davvero necessaria l'accettazione diretta della teoria #f.
163
a) (questione dell'esistenza)
Il primo problema che si presenta a Horwich è, infatti, relativo all'esigenza di rendere conto di cosa assicura che esiste davvero un significato analogo a ciò che viene stipulato.
Secondo il modo di vedere di Horwich, inoltre, la definizione implicita dovrebbe essere finalizzata a cogliere l'unico preesistente significato, come se il problema fosse quello della fissazione di un singolo riferimento per l'espressione.
L'esempio di Jack lo squartatore viene discusso anche da Wright e Hale. I due filosofi mettono in evidenza come la proposta di Horwich si traduca nell'idea che l'enunciato risulta analogo alla situazione in cui, posto che un poliziotto abbia detto:
2) “Chiamiamo l'autore di questi crimini ‘Jack lo squartatore'”
il successo della stipulazione si debba intendere come vincolato alla verità dell'assunzione che è esistito davvero un unico autore di quei crimini. Secondo questo modello, dunque, la stipulazione dovrebbe apparire come la seguente:
3) “Facciamo in modo che f abbia qualunque significato richiesto al fine di rendere #f vero”.
Ora la critica di Wright Hale al modello di Horwich è che l'analogia non può reggere se data nel modo in cui la intende il filosofo.
b) (problema dell'unicità) Il secondo problema ha origine, invece, dall'esigenza indebita messa in evidenza da Horwich, di fornire le ragioni in base alle quali può essere garantito che il significato sia tale da determinare un unico referente.. Nell'idea di Horwich questo appare un presupposto inspiegato di ogni definizione implicita.
164
i) c'è almeno un significato tale che se f ha quel significato, allora #f è vero, e che:
ii) c'è al massimo un significato di tal genere (IDA 2001: 292)
La lettura di Wright e Hale mostra, perciò, al contrario, come nel fornire una definizione non ci sia in realtà alcuna esigenza di porre la garanzia e il vincolo dell'unicità. Diversamente da Horwich essi ritengono che mentre vale il primo requisito (i), ossia che c'è almeno un significato di tal genere, non è posta alcuna richiesta circa il secondo (ii), ovvero il fatto che ce n'è al massimo uno30.
Posta questa premessa, passiamo ora brevemente in rassegna le altre due questioni menzionate all'inizio, le quali minerebbero, secondo l'analisi di Wright e Hale, l'approccio di Horwich
c) Problema del possesso (e della spiegazione)
Il terzo problema, o problema del possesso nasce dalla questione sollevata da Horwich circa la possibilità di riuscire a spiegare se e come siamo in grado di giungere in possesso del significato, posto che esista uno ed un solo significato 'f', che la teoria #f deve includere per poter essere vera.
A Horwich non sembra, infatti, sufficiente stipulare che qualcosa abbia una proprietà, per poter sostenere di possederla. Così come non basta, ad esempio, dire di un muro Facciamo che sia rosso per renderlo rosso, senza che si dia anche seguito a una serie di azioni come il dipingerlo, allo stesso modo non è possibile attribuire a una parola un certo significato semplicemente col dichiarare che essa ne possiede uno (Horwich Meaning, 134; IDA: 293).
Tuttavia questo aspetto costituisce ancora una volta un problema solo se si intende la
30
Va detto tuttavia che questa condizione, sebbene valga nel caso matematico, non sembra valere del tutto anche per gli stessi Wright e Hale, nel caso empirico, come verrà mostrato in seguito
165
definizione implicita come qualcosa che fissa il riferimento della teoria #f, senza al contempo rendere chiaro di che genere di significato si tratti. In poche parole, il problema nasce perché la questione del significato non viene posta nei termini secondo i quali va intesa da Wright e Hale come ciò che al contrario deve essere solo spiegato. Queste considerazioni comportano un passaggio al quarto problema: il problema della comprensione
d) problema della comprensione
Dato il modo di procedere di Horwich, basato sul modello della fissazione del riferimento, sembrerebbe necessario trovare almeno un concetto che consentisse di comprendere che genere di significato è quello che viene così individuato.
Ma il punto di vista equivarrebbe alla richiesta di avere un accesso separato e indipendente al definiendum, quando la ragione di una definizione implicita sta proprio nel fatto che non è possibile avere alcun un accesso del genere. Il problema evidenziato da Wright e Hale fa capo, dunque, all'idea che almeno per quanto riguarda il caso logico non esiste alcun modo di cogliere il definiendum che non sia circolare.
2.2. Wright, Hale. Una proposta di soluzione al problema dell'