• Non ci sono risultati.

Predittività della TC multidetettore nella determinazione della resecabilità in pazienti con adenocarcinoma localmente avanzato del pancreas

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Predittività della TC multidetettore nella determinazione della resecabilità in pazienti con adenocarcinoma localmente avanzato del pancreas"

Copied!
89
0
0

Testo completo

(1)

INDICE

RIASSUNTO 3

INTRODUZIONE 8

-

Aspetti clinici 9

-

Gestione di chirurgia del carcinoma pancreatico 12

-

Anatomia Patologica 16

Sistemi di stadiazione 20

Valutazione dei margini di resezione 24

Valutazione dell’infiltrazione vascolare 26

-

Stadiazione Preoperatoria 27

Ecografia 29

Ecografia endoscopica

30

Risonanza Magnetica 30

Tomografia Computerizzata 32

Valutazione TC dell’infiltrazione vascolare

37

Valutazione TC dell’infiltrazione retro peritoneale

40

SCOPO DELLA TESI 42

(2)

-

Protocollo di studio TC 43

-

Parametri di valutazione 46

RISULTATI 51

DISCUSSIONE 68

(3)

RIASSUNTO

Il tumore del pancreas rappresenta una delle cause principali di morte per cancro

in tutto il mondo con tasso di sopravvivenza dei pazienti a 5 anni che permane

inferiore al 5% nonostante il progresso nella sua diagnosi e stadiazione.

Numerosi studi hanno dimostrato come la resezione chirurgica rappresenti

l’unica terapia del carcinoma pancreatico. Partendo da tale considerazione, nel

corso degli ultimi anni sono stati compiuti numerosi e notevoli sforzi al fine di

migliorare le tecniche resettive, cercando di attuare sempre più spesso interventi

capaci di garantire la più ampia bonifica neoplastica, eludendo talvolta i criteri

precedentemente considerati come criteri di esclusione assoluta dall’intervento

terapeutico. Alla luce di queste considerazioni, i criteri di inclusione/esclusione

chirurgica sono stati in parte rivisitati, introducendo il concetto di resecabilità

relativa e palliativa: la resezione vascolare è oggi considerata nelle più recenti

linee guida chirurgiche una procedura standard nel trattamento del cancro del

pancreas, in particolare quando il coinvolgimento è limitato esclusivamente

all’asse mesenterico portale.

Tuttavia i dati della letteratura indicano che circa il 40% delle resezioni

(4)

preoperatoria per selezionare i pazienti che realmente possono beneficiare della

resezione chirurgica, in particolare nel caso di neoplasia localmente avanzata.

Lo scopo della tesi è stato valutare l’accuratezza diagnostica della TC

multidettore nella stadiazione locoregionale in 54 pazienti affetti da

adenocarcinoma localmente avanzato del pancreas, sottoposti ad intervento

chirurgico resettivo con associata resezione vascolare. I parametri di stadiazione

locoregionale identificati all’esame TC sono inoltre stati correlati con la

sopravvivenza dopo resezione, al fine di individuare possibili fattori prognostici

valutabili in fase preoperatoria all’esame TC.

Tutti gli esami TC preoperatori sono stati effettuati con TC multidetettore a 4

strati o a 64 strati (Light Speed VCT, GE Medical System, Milwaukee USA).

I parametri valutati all’esame TC sono stati: infiltrazione vascolare (a livello di

asse venoso mesenterico-portale, vasi arteriosi del tripode celiaco ed arteria

mesenterica superiore) e infiltrazione del tessuto adiposo peripancreatico nelle

differenti sedi (tessuto adiposo corrispondente alla lamina retroportale, radice

mesenteriale e mesocolica).

In base alle valutazioni ottenute dall’analisi alla TC di questi parametri abbiamo

identificato tre gruppi di pazienti: resecabili, resecabili relativi (assenza di

metastasi e di carcinosi, ma presenza di sola infiltrazione vascolare venosa e

infiltrazione retroperitoneale, resecabili con probabilità di R0) e resecabili

(5)

retroperitoneale, resecabili con probabilità di R+). I risultati sono stati

confrontati con i dati ottenuti dall’analisi anatomo-patologica dopo resezione.

La TC ha espresso dubbio di infiltrazione in 67 vasi (di cui 42 tratti venosi e 25

arterie) e di non infiltrazione in 39 vasi (8 tratti venosi e 31 arterie) con un

giudizio di infiltrazione venosa in 24 pazienti, arteriosa isolata in 5 pazienti e

artero-venosa in 18 pazienti. Una resezione venosa è stata eseguita in 43 pazienti

(79,6%), una resezione arteriosa in 2 casi (3,7%) e una resezione artero-venosa

in 10 casi (16,7%), per un totale di 64 vasi resecati (52 tratti venosi e 12 arterie-

7 vasi del tripode celiaco e 5 arterie mesenteriche superiori). Complessivamente

l’infiltrazione vascolare era presente all’istologia in 46 dei 64 vasi resecati

(72%). Dei 67 vasi (42 vene e 25 arterie) con giudizio di infiltrazione alla TC,

l’infiltrazione è stata confermata in 12 arterie e 38 vene resecate. Riguardo al

parametro infiltrazione vascolare, la TC ha dimostrato pertanto una sensibilità

complessiva per arterie e vene del 93%, una specificità del 70%, VPP del 75%,

VPN 91% ed un’accuratezza diagnostica pari al 81%.

L’infiltrazione a livello del tessuto adiposo in corrispondenza della lamina

retroportale era presente alla TC in 31 dei 54 pazienti ed è stata confermata

all’istologia in 27 dei 31 casi (87%). I casi con margine di resezione infiltrato

(R1) sono stati 9, tutti giudicati macroinfiltrati alla TC.

(6)

Nel complesso, nella valutazione dell’infiltrazione del tessuto adiposo nelle

diverse sedi, la TC ha ottenuto valori di sensibilità pari a 96%, specificità 91%,

VPP 85%, VPN 97% ed accuratezza diagnostica pari al 91%.

La TC ha espresso un giudizio globale di resecabilità in 7 dei 54 pazienti, di

resecabilità relativa in 23 casi e di resecabilità palliativa in 24 casi.

Considerando l’insieme dei reperti dell’esame istologico definitivo, 7 pazienti

sono risultati con reperti giudicabili come resecabili, 30 come resecabili relativi

e 17 come resecabili palliativi, con una concordanza globale tra TC ed istologia

in 39/54 casi (72%). Relativamente al giudizio globale di resecabilità, la TC ha

ottenuto una sensibilità del 85%, una specificità del 60%, un valore predittivo

positivo pari al 68%, un valore predittivo negativo del 80%, con una accuratezza

diagnostica del 72%. Nel giudizio di non resecabilità i corrispondenti valori

sono risultati del 94%, 78%, 67%, 97% e 83%.

La sopravvivenza è risultata dell’84% a 6 mesi e del 57% a 1 anno, con

differenze significative tra i tre gruppi identificati in base al giudizio TC; infatti

la sopravvivenza ad 1 anno è risultata del 100% per i pazienti giudicati

resecabili, 75% per i pazienti con giudizio di resecabilità relativa e 28% per

quelli con giudizio di resecabilità palliativa.

Nella correlazione con la sopravvivenza dei singoli fattori di stadiazione

locoregionale, non sono risultati significativi la dimensione e sede della lesione.

(7)

correlato (p=0,03) alla sopravvivenza il tipo di struttura vascolare infiltrata

(arteria, vena, arteria e vena) con pazienti con lunga sopravvivenza solo nel

gruppo con infiltrazione venosa isolata. L’estensione longitudinale del contatto

vascolare (considerando quale cut-off un valore di 20mm) invece non è risultata

significativa (p=0,75).

Riguardo il parametro infiltrazione adiposa, sono risultate correlate in modo

significativo con la sopravvivenza la presenza o meno di infiltrazione alla TC sia

nella sede della lamina retroportale (p=0,03), che nella radice

mesocolica/mesenteriale (p=0,02). Inoltre è risultata significativa dal punto di

vista statistico (p=0,03) anche la presenza di infiltrazione del margine di

resezione della lamina retroportale all’istologia.

Infine il giudizio globale di resecabilità espresso alla TC è risultato

significativamente correlato con la sopravvivenza, con un valore di

significatività statistica massimo (P=0,0008).

In conclusione, dai risultati del nostro lavoro emerge come la TC sia accurata

nell’analisi del singolo parametro di stadiazione loco regionale del tumore

pancreatico localmente avanzato. Secondo i nostri risultati tali reperti possono

rappresentare possibili fattori prognostici di sopravvivenza, confermando il forte

ruolo del giudizio di resecabilità espresso allo studio TC nella decisione

(8)

INTRODUZIONE

Il carcinoma pancreatico attualmente rappresenta la quarta causa più comune di

morte per patologia neoplastica maligna in quasi tutti i paesi Occidentali.[1]

L'incidenza del tumore del pancreas è aumentata di anno in anno. In Europa ha

subito un graduale ma progressivo aumento negli ultimi venticinque anni,

passando da una incidenza del 2.9/100.000 ad una del 8-12/100.000 e del

4.5-7/100.000 rispettivamente in maschi e femmine [2].

Il picco di incidenza della neoplasia è massimo nella settima-ottava decade

(60-65 anni età media di diagnosi) ed è più frequentemente colpita la razza nera

(30-40%), anche se la popolazione in cui si riscontra in assoluto la maggiore

incidenza è quella ebraica [3].

Nonostante i notevoli progressi compiuti nella comprensione della genetica

biomolecolare del tumore e l’avanzamento tecnologico dei mezzi diagnostici, la

prognosi del cancro pancreatico rimane infausta, con una sopravvivenza globale

dei pazienti a 5 anni inferiore al 4%: un dato che non è migliorato negli ultimi

due decenni [4] e che dimostra come il cancro pancreatico si configuri ancora

come il tumore a peggior prognosi nell’ambito delle neoplasie solide [5] con un

rapporto di incidenza di mortalità di circa 1/1 e con malattia già metastatica al

(9)

Caratteristiche fondamentali di questa patologia a decorso estremamente

maligno sono l’eziologia non ben definita, l’assenza di una sintomatologia

specifica, il decorso esplosivo, la resistenza alla terapia, l’inevitabile tendenza

alle recidive anche nei casi di chirurgia radicale e la bassa sopravvivenza. Dal

punto di vista clinico sono essenzialmente 2 i dati che ancora oggi

contribuiscono in modo fondamentale a rendere la prognosi infausta: il primo è

che i dati epidemiologici a disposizione non consentono di individuare una

popolazione con rischio definito di sviluppare la neoplasia, sulla quale poter

esercitare programmi di sorveglianza periodica; il secondo è che anche la più

attenta delle valutazioni cliniche offre scarse possibilità di poter porre un

sospetto diagnostico in fase precoce di malattia e quindi di poter indirizzare al

chirurgo pazienti suscettibili di resezione radicale ad intento curativo [6].

ASPETTI CLINICI

Sintomi e segni dell’adenocarcinoma pancreatico tendono a manifestarsi spesso

tardivamente, soprattutto se il tumore è localizzato a livello del corpo/coda:

perciò la maggior parte dei tumori pancreatici sono diagnosticati in fase già

localmente avanzata o metastatica. La sintomatologia precoce è infatti vaga,

aspecifica e contribuisce a ritardare la diagnosi anche di settimane [7]. Inoltre, la

(10)

pancreas venga facilmente confuso con altre patologie come la gastroenterite,

l'epatite, la colecistite, la colangite e la pancreatite [8].

Il sintomo più comune, per quanto non peculiare di questa neoplasia, è il dolore

addominale, che costituisce per circa i 2/3 dei pazienti il sintomo iniziale; si

tratta di un dolore continuo o intermittente, subdolo, forte; ha sede epigastrica e

talvolta irradiato posteriormente alla base dei polmoni [7, 9]. La genesi di questo

dolore va correlata sia all’infiltrazione del plesso splancnico solare, che

all’ostruzione del dotto di Wirsung con conseguente reazione pancreatitica a

monte e stimolazione dei nervi peripancreatici [10, 11].Al dolore, si associano

spesso anoressia e marcato calo ponderale [10].

Circa il 75% dei pazienti affetti da neoplasia della testa presenta ittero, che si

manifesta in fase piuttosto precoce della malattia, causato dalla compressione od

ostruzione della porzione intrapancreatica del dotto biliare comune [9]. In circa

il 25% dei casi si può apprezzare epatomegalia associata a colecisti palpabile e

distesa (segno di Courvoisier) [12].

Possono presentarsi inoltre sintomi dovuti all’ostruzione meccanica del duodeno

come nausea e vomito, oppure all’incompleta digestione dei grassi come

steatorrea; inoltre in circa il 10% dei casi, un diabete mellito di recente

insorgenza può essere la prima e unica manifestazione della neoplasia

(11)

Nel 5% dei casi, il tumore può infine esordire con sintomi e segni caratteristici

di una pancreatite acuta: questo accade quando la neoplasia occlude il dotto

pancreatico principale o uno dei suoi rami collaterali; nei casi in cui,

all’anamnesi, non si individuano cause possibili di pancreatite come abuso di

alcool o calcoli va sempre sospettata la presenza di una massa neoplastica

ostruente [12].

La comparsa di uno stato depressivo costituisce un sintomo meno frequente e

uno stadio reattivo, verosimilmente secondario a diversi mesi di disagio

addominale, perdita di peso, anoressia, astenia e assenza di una diagnosi chiara;

solo in casi eccezionali può costituire il sintomo iniziale della malattia. Alquanto

rari sono i sintomi articolari caratterizzati da monoartrite o poliartrite associata a

noduli sottocutanei: questi fenomeni sono dovuti alla necrosi grassa indotta dagli

enzimi pancreatici e possono precedere il riscontro della patologia pancreatica

[13].

La tromboflebite migrante (sindrome di Trousseau), condizione di

ipercoagulabilità dovuta alla produzione di mucine da parte del tumore, può

infine essere una possibile, sebbene aspecifica, modalità di presentazione

(12)

GESTIONE

CHIRURGICA

DEL

CARCINOMA

PANCREATICO

La sopravvivenza dei pazienti colpiti da neoplasia pancreatica non trattata è tra

le più basse registrate nell’ambito della patologia neoplastica (solo il 19% dei

pazienti sopravvive a un anno dalla diagnosi in assenza di terapia) [14]. Di tutte

le neoplasie del pancreas, l’adenocarcinoma duttale rappresenta non solo la

forma di più frequente riscontro, ma anche quella a prognosi peggiore; all’atto

della diagnosi solo il 10% dei tumori risulta confinato alla ghiandola, il 40% è

localmente avanzato e il 50% metastatico [9]; per questi motivi solo il 20%

circa di pazienti viene inviato alla chirurgia, con una sopravvivenza media a 5

anni all’intervento del 4% [15].

Ad oggi la tecnica resettiva più utilizzata per la chirurgia dei carcinomi della

testa del pancreas e confinati all’organo è l’intervento di

duodenocefalopancreasectomia (DCP), proposto da Whipple nel 1942: questo

intervento prevede la resezione della testa del pancreas, del duodeno, la

gastrectomia distale con o senza vagotomia e la creazione di tre anastomosi:

pancreaticodigiunale, coledocodigiunale e gastrodigiunale [12]; la mortalità di

questo intervento, se eseguito in centri di massima esperienza è inferiore al 2%

[9].

La variante di questo intervento è quella proposta da Traverso e Longmire nel

1978: questa prevede la sola resezione del pancreas con la conservazione di

(13)

La chirurgia resettiva del pancreas è controindicata nei pazienti con metastasi a

distanza e carcinosi, mentre rappresenta il trattamento di scelta per i tumori

localizzati. Esistono, tuttavia, neoplasie generalmente indicate come “localmente

avanzate”, la cui opportunità di chirurgia resettiva pancreatica è stata a lungo

dibattuta da un punto di vista concettuale. Le pancreasectomie con resezione dei

vasi peripancreatici maggiori in casi di neoplasie localmente avanzate

presentano delle controindicazioni legate da un lato a limiti tecnici e dall’altro a

limiti di radicalità oncologica. Tecnicamente non risultano resecabili i tumori

che si estendono ad interessare le diramazioni dei vasi mesenterici alla radice del

mesentere mentre da un punto di vista oncologico, l’intervento resettivo è

controindicato solo in caso di metastasi “macroscopiche” a distanza. Il dibattito

appare, invece, più controverso circa le controindicazioni relative allo stato

locale di avanzamento della malattia.

L’intervento resettivo è in effetti sicuramente indicato per le neoplasie che

infiltrano l’asse venoso mesenterico-portale, quando non circondano interamente

il vaso e non ne determinano la trombosi. Il gruppo di Pisa, in una recente

pubblicazione di tecnica chirurgica [17] ha considerato come soggetti non

resecabili, almeno in prima battuta, quelli con coinvolgimento circonferenziale

della VMS e/o trombosi venosa o con infiltrazione di segmenti arteriosi. In

(14)

L’invasione dell’arteria mesenterica superiore o del tripode celiaco determina, in

genere, anche un esteso coinvolgimento del plesso neurale mesenterico,

rendendo una resezione radicale non solo tecnicamente difficile ma anche

oncologicamente inutile, per la presenza di un’alta percentuale di positività

istologica dei margini e dei linfonodi che si traduce in un tasso di sopravvivenza

molto basso e non diverso rispetto a quello dei pazienti con tumore localmente

avanzato giudicati chirurgicamente non resecabili e trattati con sola terapia

medica [18].

L’infiltrazione dell’asse venoso mesenterico-portale può avvenire invece anche

in assenza di una estesa infiltrazione retroperitoneale ed è per questo indicata

anche in assenza di trattamento neoadiuvante. Pertanto, mentre solo una decade

fa un tumore del pancreas che avesse un minimo contatto con l’asse venoso

portale veniva considerato un tumore localmente avanzato e quindi inoperabile,

questo oggi non è più vero. Attualmente tutti i risultati dei centri ad alto volume,

con criteri definiti di selezione dei pazienti e obiettivi di trattamento, indicano

l’opportunità di una resezione venosa come primo step di trattamento per il

cancro del pancreas con invasione dell’asse mesenterico-portale [19, 20], come è

stato recentemente ribadito da una pubblicazione della Società dei Chirurghi

Americani [21]: la sopravvivenza dei pazienti sottoposti a pancreasectomia con

resezione venosa non è risultata diversa, è anzi secondo un recente lavoro del

(15)

standard, in particolare quando viene ottenuta una resezione senza residuo di

malattia (R0) o con solo residuo microscopico di malattia (R1) e quando il

tumore non coinvolge l’arteria mesenterica superiore o l’arteria epatica. La

maggior parte dei lavori hanno inoltre riportato che le pancreasectomie con

resezione vascolare sono interventi fattibili e sicuri, che non presentano un

aumento di morbilità e mortalità perioperatorie rispetto alle pancreasectomie

convenzionali e alla chirurgia palliativa [1, 22]. Questo risultato non dovrebbe

peraltro risultare inaspettato visto che la maggior parte delle complicanze di

questo tipo di chirurgia deriva dall’anastomosi pancreatica [23].

Per quanto riguarda, invece, il coinvolgimento da parte di un adenocarcinoma

pancreatico di un segmento arterioso maggiore (tripode celiaco, arteria epatica,

arteria mesenterica superiore) risultano meno chiare le indicazioni di

trattamento. Secondo la nostra esperienza e quella di altri autori l’infiltrazione

isolata del tripode, per tumori del corpo pancreas di piccole dimensioni, e/o

dell’arteria epatica comune, per tumori della testa o dell’istmo, non

controindicano in modo assoluto la resezione [24].

I pazienti con infiltrazione arteriosa o artero-venosa in genere però dovrebbero

essere sottoposti in prima battuta ad un trattamento neoadiuvante sia sistemico

che loco regionale (chemio e radioterapia) per incrementare la possibilità di

(16)

regressione del tumore e miglioramento dei marcatori sierici) rappresentano il

subset di pazienti da sottoporre alla chirurgia in quanto si suppone abbiano la

migliore chance per una resezione R0 e dunque migliori risultati in termini di

sopravvivenza a lungo termine [20]. Tutti i risultati accumulati in questi anni

sembrano, quindi, confermare che le resezioni artero-venose o le resezioni di

segmenti vascolari multipli sono interventi da evitare in prima battuta, in quanto

risultano associate ad elevata mortalità post-operatoria e a scadenti risultati di

sopravvivenza a lungo termine. Ciò sembrerebbe confermare l’ipotesi che solo

in questo gruppo possano essere presenti i “reali” tumori localmente avanzati.

ANATOMIA PATOLOGICA

Sebbene le cellule duttali costituiscano soltanto il 10-30% del parenchima

pancreatico normale, gli adenocarcinomi duttali rappresentano l’80-90% di tutti

i tumori del pancreas esocrino [25].

Macroscopicamente il tumore si presenta come una massa giallastra a margini

poco definiti, di consistenza scirrosa, con all’interno possibili aree microcistiche,

mentre più rare sono le aree di emorragia o necrosi; generalmente, al momento

della diagnosi, il tumore della testa/processo uncinato ha dimensioni minori

(2.5-3 cm) rispetto a quello del corpo-coda (5-7 cm) [26].

Il carcinoma della testa del pancreas contrae precocemente un intimo rapporto

(17)

monte associata a fibrosi del parenchima con atrofia della componente acinare

(espressione di pancreatite cronica ostruttiva); fin dagli stadi iniziali inoltre, sia

le neoplasie che originano dalla testa sia dal processo uncinato hanno un

andamento aggressivo con precoce interessamento del coledoco, del tessuto

adiposo retroperitoneale e delle strutture vascolari (in particolare i vasi del

tripode celiaco, l’arteria mesenterica superiore, la vena porta e la vena

mesenterica superiore) [26]. I tumori del corpo/coda possono coinvolgere

precocemente gli organi vicini (stomaco, milza, colon) [27].

Microscopicamente l’adenocarcinoma duttale risulta costituito da cellule

epiteliali con diversi gradi di atipia, circondate da una reazione fibrosa che

determina la consistenza dura del tumore; prima di giungere allo stadio di

carcinoma invasivo, numerose alterazioni genetiche si sommano nelle cellule

tumorali (mutazioni del gene k-ras, dei geni p16, p53, BRCA2 e DPC4). Come

per molti altri tumori è ormai provato che per realizzare una lesione maligna a

livello pancreatico occorrono una serie di mutazioni e non un singolo evento;

sembra infatti verificarsi una progressione multi-step da tessuto pancreatico a

tessuto neoplastico. Questa ipotesi è supportata, oltre che da studi molecolari,

dall’individuazione di una serie di lesioni che risultano essere precursori di

forme tumorali aggressive. Le lesioni definite PanINs (Pancreatic Intraductal

(18)

senza atipia (PanIN-1B), Papillare con atipia (PanIN-2) o può avere le

caratteristiche di un carcinoma in situ (PanIN-3) (fig. 1) [28, 29]. Osservando le

mutazioni genetiche presenti in queste lesioni è stato evidenziato che

l’attivazione del K-ras e l’inattivazione del p16 si manifestano nelle lesioni

PanIN-1 e 2 e che la mutazione del DCP4 avviene a livello di PanIN-3 [30]. E’

stato recentemente proposto un modello di progressione delle lesioni da PanIN-1

a PanIN-2 a PanIN-3 a adenocarcinoma infiltrante del pancreas sulla base

proprio di queste modificazioni genetiche [28, 30, 31].

Il carcinoma mucinoso non cistico (1-3%) [32], il carcinoma con cellule ad

anello con castone, la variante adenosquamosa (3-4%) [32, 33], il carcinoma

misto duttale-endocrino (rarissimo) [34] rappresentano le varianti della forma

classica (80-85%) dell’adenocarcinoma duttale: esse mostrano diversi gradi di

atipia cellulare e dunque di malignità e, insieme, costituiscono circa il 7-10% dei

casi di adenocarcinoma. Esiste infine la variante anaplastica o indifferenziata

(detta anche carcinoma a cellule giganti), che rappresenta il 2-7% dei casi di

adenocarcinoma ed ha una prognosi particolarmente infausta: essa è

caratterizzata da cellule estremamente pleiomorfiche, con nuclei bizzarri e

citoplasma eosinofilo e spesso risulta caratterizzabile solo sulla base della

ricerca immunoistochimica delle citocheratine [26].

Il grading istologico è un importante fattore indipendente di prognosi che viene

(19)

[25]. L’analisi si fonda sulla valutazione della differenziazione ghiandolare

mediante la stima della produzione di mucina, il numero delle mitosi per campo

microscopico (pcm) e delle atipie nucleari [35].

FIGURA 1

Fig.1a: Pan In-1A Fig.1b: PanIn-1B

(20)

Fig.1e: Carcinoma pancreatico

SISTEMI DI STADIAZIONE

Nel corso degli anni sono stati proposti numerosi sistemi stadiativi del

carcinoma pancreatico, ma la classificazione più utilizzata attualmente è quella

pubblicata dall’American Joint Committee on Cancer nel 2009 (AJCC-UICC

VII edizione) (TABELLA I) basata sul sistema internazionale TNM, ovvero

sulla valutazione della dimensione ed estensione locale del tumore primitivo (T),

dei linfonodi loco-regionali coinvolti (N) e sulla presenza di metastasi a distanza

(M). Rispetto alla versione UICC precedente (2002), la definizione del TNM

nell’ambito della classificazione proposta dalla AJCC-UICC è cambiata, con

modificazioni specifiche dei parametri T3 e T4; nella versione precedente,

infatti, venivano considerati T3 quei tumori che si estendevano al di fuori del

pancreas, ma che non coinvolgevano l’asse celiaco o l’arteria mesenterica

superiore, l’invasione dei quali caratterizzava invece il T4 [36].Si veniva così a

diversificare l’invasione venosa da quella arteriosa, quest’ultima considerata un

(21)

effettuate alcune modifiche nel raggruppamento in stadi (TABELLA II). In

particolare un tumore T4 Nx M0 (x= any) nella precedente versione

rappresentava uno stadio IVA mentre attualmente è classificato come stadio III,

che comprende i carcinomi pancreatici localmente avanzati che hanno invaso

l’asse celiaco e l’arteria mesenterica superiore, mentre lo stadio IV è riservato ai

pazienti con malattia metastatica [37].

Sebbene la classificazione proposta dalla AJCC-UICC sia di più semplice

comprensione e risulti essere la più utilizzata in Occidente, ne esiste un’altra

proposta dalla Japan Pancreas Society (JPS, 5° edizione) del 2002 (TABELLA

III), più dettagliata ed accurata, in particolare nella valutazione del parametro T,

in quanto integra dati anatomopatologici e clinici; per la definizione

dell’estensione loco-regionale del tumore essa prende in esame nove distinti

parametri e in particolare, oltre alla valutazione dell’infiltrazione dell’asse

venoso mesenterico-portale, analizza anche l’eventuale infiltrazione del tessuto

retro peritoneale [38].

(22)

TABELLA I. Stadiazione AJCC-UICC T=dimensioni del tumore primitivo

TX Tumore primitivo non valutabile T0 Nessuna evidenza di tumore primario Tis Carcinoma in situ

T1 Tumore limitato al pancreas e di dimensioni uguali o < 2cm T2 Tumore limitato al pancreas e di dimensioni > 2 cm

T3 Tumore esteso oltre il pancreas,che non coinvolge l’asse celiaco e l’a.m.s. T4 Tumore esteso oltre il pancreas che invade l’asse celiaco e l’a.m.s.

N= metastasi linfonodali

Nx I linfonodi non possono essere valutati N0 Nessuna metastasi linfonodale regionale NI Presenza di metastasi linfonodali regionali

M= metastasi a distanza

M0 Metastasi a distanza non possono essere valutate MI Metastasi a distanza non presenti

(23)

TABELLA II. Raggruppamento in stadi del carcinoma pancreatico

Stadio 0 (Tis, N0, M0) Il tumore è confinato agli strati più superficiali del dotto pancreatico e non ha invaso i tessuti più profondi. Non si è diffuso al di fuori del pancreas.

Stadio IA (T1, N0, M0) Il tumore è limitato al pancreas ed è < 2 cm di dimensione. Non si è diffuso ai linfonodi vicini o sedi distanti.

Stadio IB (T2, N0, M0) Il tumore è limitato al pancreas ed è > 2 cm. Non si è diffuso ai linfonodi vicini o siti distanti.

Stadio IIA (T3, N0, M0) Il tumore si estende al di fuori del pancreas ma non a livellodei vasi circostanti. Non si è diffuso ai linfonodi vicini o sedi distanti.

Stadio IIB (T1-3, N1, M0) Il tumore è confinato al pancreas o si estende oltre esso, ma non infiltra i vasi arteriosi circostanti. Si è diffuso ai linfonodi vicini, ma non a sedi distanti.

Stadio III (T4, anyN, M0) Il tumore si estende oltre il pancreas, infiltrando i vasi circostanti (anche arteriosi). Potrebbe o meno aver invaso i linfonodi vicini. Non si è diffuso in sedi distanti

Stadio IV (any T, any N, M1) Il tumore si è diffuso in sedi lontane.

TABELLA III. Stadiazione JPS (2002)

Stadio T S RP VP N M

I T1 S0 RP0 PV0 N0 M0

II T2 S1 RP1 PV1 N1 M0

III T3 S2 RP2 PV2 N2 M0

IV T4 S3 RP3 PV3 N3 M1

S: invasione sierosa; RP: invasione retroperitoneale; PV: invasione della vena porta. 0: assenza di invasione; 1: invasione sospetta; 2: invasione definita; 3: invasione severa.

(24)

VALUTAZIONE DEI MARGINI DI RESEZIONE

Poiché alcuni studi hanno dimostrato che circa il 40% delle resezioni

pancreatiche risulta non radicale per la presenza di infiltrazione microscopica

dei margini di resezione, nel corso dell’esame estemporaneo intraoperatorio e

nell’esame istologico definitivo è fondamentale valutare l’indennità del trance di

resezione [39].

Tutti i margini di resezione vanno così valutati in base al residuo tumorale

evidenziabile (o parametro R):

• R0: margine di resezione indenne da infiltrazione;

• R1: margini di resezione microscopicamente infiltrati;

• R2: margini infiltrati macroscopicamente al tavolo operatorio e alla valutazione istologica [39, 40].

I margini analizzati sono [40]:

• il margine di resezione pancreatico (nell’intervento di DCP);

• il dotto biliare e il dotto pancreatico principale;

• il margine di resezione duodenale;

• il margine di resezione retroperitoneale (lamina retro portale o dell’arteria mesenterica superiore, come definito nelle ultime linee guida americane)

[21];

Il margine di resezione della lamina retroportale viene colorato sul pezzo

(25)

sezioni perpendicolari rispetto al dotto pancreatico, che sono analizzate al

microscopio (fig. 2a) [2,39]. Relativamente al margine di resezione

retroperitoneale, viene definito come T3 con R0 un tumore che infiltra il tessuto

adiposo retroperitoneale in tale sede, senza raggiungere il margine chinato,

mentre l’infiltrazione del margine di resezione determina la definizione di R+

(R1/R2) (fig. 2b) [39].

FIGURA 2

(26)

Fig. 2b: valutazione del margine di resezione retroperitoneale (lamina retroportale)

VALUTAZIONE DELL’INFILTRAZIONE VASCOLARE

I segmenti vascolari sottoposti a resezione vengono valutati all’esame istologico,

che esprime un giudizio di infiltrazione secondo tre parametri:

• estensione circonferenziale;

• estensione longitudinale;

• estensione alle diverse tonache della parete vasale (avventizia, muscolare, intima). T1/T2- R0 T3-R0 T3-R+

a.m.s

.

Superficie chinata

(margine di resezione chirurgico)

T.adiposo

Pancreas

(27)

La valutazione della lunghezza del segmento di vaso interessato dal tumore è un

dato non sempre richiesto e nessuno studio ha ancora correlato questo parametro

con la sopravvivenza.

L’invasione delle tonache interessate viene espressa secondo il seguente grading

[10]:

• Grado 0: assenza di infiltrazione vascolare;

• Grado 1: infiltrazione della tonaca avventizia e della tonaca media;

• Grado 2: infiltrazione della intima.

A questi stadi corrispondono differenze statisticamente significative di

sopravvivenza del paziente; lo stadio 2 corrisponde dal punto di vista

prognostico ad una potenziale malattia metastatica e dunque ad una ridotta

aspettativa di vita [10].

STADIAZIONE PREOPERATORIA

Un trattamento appropriato del carcinoma del pancreas dipende da una accurata

stadiazione preoperatoria. Storicamente, le prime stadiazioni sono state

effettuate mediante la laparotomia esplorativa. Oggi, invece, i progressi nella

tecnologia di imaging hanno permesso di determinare lo stadio della malattia

(28)

E' molto importante identificare quei pazienti che sono candidati per una

resezione curativa e perciò far risparmiare, a quei pazienti con malattia

metastatica o non resecabile, i rischi associati alla chirurgia e indirizzarli alla

palliazione [41].

Sebbene la resezione chirurgica rappresenti a tutt’oggi l’opzione terapeutica

ottimale e nonostante siano stati applicati in questi ultimi anni interventi di

bonifica chirurgica sempre più aggressivi, la neoplasia, più precocemente se

localizzata a livello della regione della testa/processo uncinato e del corpo

pancreatico, risulta nella maggior parte dei casi (75-80%) non resecabile, o

perché localmente avanzata, o per la presenza di coinvolgimento metastatico a

distanza; pertanto un’accurata stadiazione pre-operatoria risulta oggigiorno

fondamentale nella selezione dei pazienti candidati alla chirurgia al fine di

identificare i casi che realmente possono beneficiare della bonifica in termini di

sopravvivenza e di intervallo libero da malattia, escludendo dall’intervento

terapeutico i pazienti con neoplasia inoperabile [42].

La valutazione preoperatoria ha proprio il ruolo di escludere la presenza di

criteri di non resecabilità della neoplasia.

Numerose sono le metodiche di diagnostica per immagini utili

nell’individuazione, stadiazione e follow-up del carcinoma pancreatico e nella

diagnosi differenziale con altre forme neoplastiche pancreatiche, dato il

(29)

ECOGRAFIA

L’ecografia rappresenta solitamente la prima indagine diagnostica in caso di

sospetto clinico di lesione neoplastica pancreatica. La diretta visualizzazione del

tumore è spesso difficoltosa e dipende in particolare dalle dimensioni e dalla

sede della neoplasia [36]. La maggior parte degli adenocarcinomi duttali si

presentano come lesioni solide ipoecogene con margini sfumati ed irregolari [44,

45]. In alcuni casi possono essere identificabili solo segni indiretti della presenza

di neoplasia, quali la dilatazione del dotto di Wirsung e/o delle vie biliari

intraepatiche e del coledoco. In termini di stadiazione, l’ecografia può essere in

grado di identificare la presenza di linfoadenopatie locoregionali, metastasi

epatiche o la presenza di liquido ascitico, espressione quest’ultimo di un

possibile impegno peritoneale (carcinosi), permettendo talvolta una

identificazione dei casi non resecabili. Nonostante i progressi tecnologici, il

limite maggiore della metodica resta tuttora la scarsa sensibilità nella definizione

della stadiazione locoregionale della neoplasia ed in particolare nella

identificazione dell’invasione vascolare [45].

Negli ultimi anni l’introduzione dell’imaging armonico associato all’impiego di

mezzi di contrasto ecografici di seconda generazione che consentono uno studio

post-contrastografico “real time” ha apportato un notevole ampliamento nelle

(30)

ecografica nella stadiazione loco-regionale, consentendo di determinare con

maggior accuratezza i margini e le dimensioni della lesione, nonché i rapporti

con i vasi arteriosi e venosi peripancreatici [47].

Ecografia endoscopica

L’ecografia endoscopica è considerata attualmente una metodica non invasiva e

altamente attendibile nella determinazione della diffusione loco-regionale delle

neoplasie pancreatiche [48]. La stretta vicinanza della sonda ecografica alla

regione di interesse permette infatti l’utilizzo di alte frequenze di emissione,

aumentando così la risoluzione dell’immagine. La EUS può essere in grado di

identificare anche lesioni di piccole dimensioni [45], di individuare

accuratamente linfonodi di aspetto patologico e di predire con elevata

accuratezza la resecabilità delle neoplasie, in quanto capace di individuare con

alte sensibilità e specificità (circa 80%) la eventuale presenza di invasione

vascolare [49].

RISONANZA MAGNETICA

Gli aggiornamenti tecnologici hanno dato notevole impulso allo studio del

pancreas con risonanza magnetica (RM) e, grazie all’utilizzo di sequenze veloci

(31)

artefatti da movimento (respiratori, vascolari e peristaltici) e la bassa risoluzione

spaziale [50, 51].

La RM consente di effettuare nel corso di un unico esame una valutazione

completa della regione pancreatica, fornendo informazioni, non solo sul

parenchima, ma anche sul sistema duttale e sulle strutture vascolari loco

regionali, sia con sequenze basali che dopo introduzione di mezzo di contrasto

endovenoso (mdc ev).

L’adenocarcinoma pancreatico si presenta caratteristicamente come una lesione

ipointensa nelle sequenze T1 pesate e provvista di scarso enhancement nelle

immagini dinamiche dopo mezzo di contrasto a distribuzione

vascolare-interstiziale (chelati del Gadolinio) in rapporto al suo carattere ipovascolare ed

alla reazione desmoplastica perilesionale.

Utilizzando sequenze particolari che esaltano il segnale dei fluidi statici

(fortemente pesate in T2) o mediante la sommistrazione di mdc ad escrezione

biliare (Gadolinio BOPTA), la RM permette di ottenere anche una mappa

panoramica dell’albero biliare (colangio-RM) e del sistema escretore

pancreatico, con un’accuratezza diagnostica del tutto simile all’ERCP

(colangiopancreatografia endoscopica retrograda). In tal caso è possibile

ottenere informazioni contemporanee sul sistema duttale bilio-pancreatico,

(32)

somministrazione di secretina può inoltre migliorare la visualizzazione e

caratterizzazione di eventuali irregolarità endoluminali [52].

Allo stesso modo di quanto avviene per studi vascolari (angio-RM) finalizzati

alle carotidi o alle arterie renali, anche in ambito pancreatico la RM può fornire

informazioni sui rapporti tra neoplasia e vasi; Hanninen in uno studio del 2002

condotto su una serie di 66 pazienti riporta una accuratezza diagnostica del 94%

nella individuazione della infiltrazione vascolare [53]. Tuttavia allo stato attuale

la risoluzione spaziale della RM risulta inferiore rispetto a quella delle

apparecchiature TC multistrato che rappresentano pertanto la metodica di

elezione per la stadiazione locoregionale della neoplasie pancreatiche.

La valutazione con sequenze di diffusione si sono dimostrate utili nella diagnosi

differenziale tra l’adenocarcinoma pancreatico e le forme focali di pancreatite

[54, 55]. Essa fornisce informazioni uniche che riguardano la cellularità del

tessuto e l'integrità delle membrane cellulari. Basandosi sulla misurazione del

moto browniano dell’acqua [56], la DWI può rappresentare con esattezza le

zone ad elevata cellularità, caratteristica comune di molti tumori maligni: tali

aree sono caratterizzate da una diffusione a basso coefficiente apparente (ADC).

TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA

La TC rappresenta attualmente la metodica di riferimento per la valutazione

(33)

le lesioni e di permettere in un unico esame la stadiazione locoregionale ed a

distanza della neoplasia [57]. La TC a tecnologia multidetettore in particolare ha

introdotto un ulteriore miglioramento nella risoluzione spaziale ed una notevole

riduzione nei tempi di acquisizione con la possibilità di ottimizzare lo studio

post-contrastografico, imponendosi pertanto come metodica di prima scelta nella

diagnosi e nella stadiazione dei tumori pancreatici [58].

Nel sospetto di neoplasia pancreatica lo studio TC deve essere finalizzato

all’identificazione della lesione, mediante l’individuazione di segni diretti e

indiretti.

Segni diretti sono considerati: la presenza di una lesione focale di aspetto solido

o misto, l’alterazione focale della struttura globulare, l’aumento di volume

focale o diffuso del pancreas, l’alterazione del profilo ghiandolare e , infine, la

deformazione del processo uncinato.

Quelli indiretti più frequenti sono essenzialmente legati all’infiltrazione della

lesione sulle strutture contigue: la dilatazione del coledoco, la dilatazione del

Wirsung, l’atrofia del parenchima pancreatico a monte della lesione e la

presenza di cisti da ritenzione [10].

La caratteristica TC peculiare dell’adenocarcinoma pancreatico è il suo aspetto

ipodenso nelle fasi pancreatica e venosa, mentre in alcuni casi può essere

(34)

ad evidenziare la differenza post-contrastografica esistente tra neoplasia e

parenchima pancreatico sano e, a tal fine, un ritardo di acquisizione di 35-40”

(“fase pancreatica”) è stato considerato ottimale, mentre, fasi di acquisizione più

precoci (< 20”), non rilevano significative differenze di densità tra la neoplasia e

parenchima extra lesionale [57,59]. Per una valutazione ottimale, l’esame deve

essere effettuato utilizzando una rapida iniezione endovenosa di mezzo di

contrasto iodato, idealmente ad una velocità di almeno 4 ml/s. La fase di

acquisizione venosa non aggiunge, almeno nella maggior parte dei carcinomi

duttali, ulteriori informazioni in termini di identificazione e caratterizzazione

della lesione, mentre assume importanza nella stadiazione della neoplasia ed in

particolare nella definizione dei rapporti della massa con le strutture vascolari e

nella ricerca di lesioni secondarie epatiche [57, 59].

Le ricostruzioni multiplanari sul piano coronale e sagittale in entrambe le fasi

pancreatica e venosa incrementano la sensibilità nella determinazione

dell’invasione locale [60].

La stadiazione TC della malattia è rivolta a definire i parametri T, N e M ed i

criteri di non resecabilità chirurgica della neoplasia.

Per quanto riguarda la valutazione della invasione linfonodale (N), la TC non

risulta una metodica molto affidabile; il criterio più seguito è quello di

considerare patologico un linfonodo quando il suo asse corto è maggiore di un

(35)

di escludere foci microscopici di metastatizzazione in linfonodi di dimensioni

normali [15]. In un lavoro del 2003, Roche riporta una specificità del 75% nella

individuazione dei linfonodi metastatici, ma con una sensibilità ed un valore

predittivo positivo rispettivamente del 24% e 17% [62].

Il fegato rappresenta la sede di metastatizzazione più frequente della neoplasia

pancreatica e le lesioni ripetitive riproducono in genere le caratteristiche della

lesione primitiva. In caso di carcinoma duttale esse si riconoscono in fase di

acquisizione venosa e presentano un aspetto costantemente ipodenso, a volte

ombelicate, a contorni spesso sfumati, privi di capsula [59].

La sensibilità diagnostica della TC nella individuazione delle lesioni epatiche è

molto elevata anche in presenza di lesioni <1cm (>90%), mentre più scarsa

appare in questi casi la sua specificità per la possibilità di falsi positivi [50]. In

tale senso trovano un ruolo di completamento diagnostico la RM con utilizzo di

mdc organo-specifico e l’ecografia intraoperatoria da contatto [10].

Anche nella valutazione della carcinosi peritoneale la TC presenta scarsa

accuratezza; spesso il sospetto di carcinosi è avanzato per la presenza di ascite,

anche se non sono identificabili nodulazioni peritoneali [10].

Nell’ambito della stadiazione loco-regionale del carcinoma pancreatico, il

fattore che assume maggior rilevanza è la valutazione dei parametri che

(36)

contrae con le strutture circostanti (dotto biliare, duodeno, tessuto adiposo

retroperitoneale, strutture vascolari e organi adiacenti) [45].

Studi condotti con apparecchiature a tecnologia spirale a singolo detettore,

riportavano una sottostima in caso di neoplasie di dimensioni molto piccole

(<1,5 cm) con scarsa differenza densitometrica nei confronti del tessuto

pancreatico circostante [50]; tali limitazioni sono state in parte superate con la

introduzione della TC multidetettore che ha notevolmente migliorato il potere di

risoluzione della metodica [57]. Le dimensioni tumorali possono essere anche

sovrastimate, ad esempio in presenza di aree di steatonecrosi nell’ambito della

neoplasia o di una reazione pancreatitica: queste situazioni infatti mimano il

pattern di impregnazione contrastografico dell’adenocarcinoma, rendendo

difficile la determinazione dei margini tumorali [63].

La valutazione dell’invasione delle strutture circostanti è di fondamentale

importanza per determinare la resecabilità del tumore. In caso di coinvolgimento

della parete duodenale e del coledoco la neoplasia è considerata non localmente

avanzata (T1-T2) [64]e dunque resecabile; il riscontro di invasione degli organi

circostanti, di avvenuta infiltrazione vascolare o del tessuto retroperitoneale fa si

che il tumore sia classificato come T3 o T4: ciò comporta necessariamente una

diversa gestione terapeutica [29], in quanto in questo caso la neoplasia è

(37)

Numerosi studi hanno confrontato differenti tecniche di imaging

al fine di definire tra queste quella più accurata nel predire la resecabilità del

tumore; in tutti gli studi, eseguiti con TC spirale, in confronto alle metodiche di

EUS e RM, la TC ha mostrato valori predittivi positivi del 95-100% nel

giudicare la non resecabilità [65-68], mentre risultati peggiori sono stati ottenuti

nella determinazione della resecabilità (valori predittivi negativi che vanno dal

67% al 90%) [15, 65-68]. Utilizzando la EUS nella determinazione della

resecabilità, il valore predittivo positivo è stato inferiore (64%) o uguale alla TC

[65].

Valutazione TC dell’infiltrazione vascolare

L’invasione vascolare nel cancro del pancreas ha ruolo chiave nel determinare il

trattamento e la prognosi [69].

In passato la metodica più utilizzata per la valutazione dell’infiltrazione

vascolare era l’angiografia; la classificazione angiografica dell’interessamento

vascolare proposta da Nakao, che distingue 4 aspetti angiografici di

ingravescente rapporto tra la neoplasia e l’asse venoso mesenterico portale [70],

ben correla con lo stadio istologico della infiltrazione vascolare di parete

valutato alla anatomia patologica [10]. Oggi questa metodica non rientra più nel

(38)

I segni TC di infiltrazione vascolare sono definiti dai rapporti di contiguità che

la neoplasia contrae con le strutture vascolari [71].

I segni rilevabili all’esame TC che pongono il sospetto di invasione vascolare

sono:

• la presenza di tessuto neoplastico ipodenso che giunge in contatto con il vaso [45];

• la presenza di un manicotto che determina obliterazione del piano di clivaggio adiposo perivascolare (encasement) e che circonda il tumore per

una porzione più o meno completa della sua circonferenza [74];

• la riduzione del calibro del vaso o l’ostruzione completa del lume vasale;

• la presenza di materiale trombotico endoluminale [75].

Al fine di determinare un corretto grading TC dell’infiltrazione vascolare sono

state proposte in letteratura diverse classificazioni, basate sulla percentuale di

interessamento circonferenziale del vaso [15, 72, 73, 67]. Nella classificazione

proposta da Lu nel 1997, che è una delle più note, il rapporto di contiguità tra la

neoplasia e vaso è espresso secondo il seguente grading:

-grado 0: nessuna contiguità tra neoplasia e vaso;

-grado 1: tumore contiguo al vaso ma per meno del 25% della sua

circonferenza;

-grado 2. la contiguità tra neoplasia e vaso è compresa tra il 25% e il 50%;

(39)

-grado 4: il tumore circonda il vaso per più del 75% e determina una riduzione

del lume del vaso stesso.

Secondo questo autore la contiguità del tumore con il vaso non significa

necessariamente invasione vascolare. Nel grado 3 la probabilità di infiltrazione è

molto alta (88% dei casi), mentre nel grado 2 e nel grado 1 il valore predittivo di

non resecabilità scende rispettivamente al 57% e allo 0%. Il grado 3 rappresenta

pertanto il cut-off di non resecabilità neoplastica [76]. Tuttavia, questa analisi è

stata effettuata principalmente per i vasi venosi. Nakayama et al. hanno

suggerito che possono essere necessari criteri differenti per la valutazione di

arterie e vene [77].

Horton e Fishman hanno preferito identificare quale segno di infiltrazione

vascolare non la percentuale della parete vascolare circondata da tumore, ma la

modificazione del calibro dell'arteria con tumore associato [78]. Altri autori

come Valls et al. hanno considerato ogni grado di contiguità tra neoplasia e

arteria come criterio di non-resecabilità [77].

In uno studio del gruppo di Pisa pubblicato nel 2007 [79] è stato introdotto un

nuovo sistema di grading TC del coinvolgimento vascolare, così suddiviso:

• grado 0: nessun contatto tra la lesione e il vaso;

• grado I: contiguità focale tra lesione e vaso, senza alterazione di calibro del vaso;

(40)

• grado II: qualsiasi contiguità circonferenziale tra lesione e vaso, con conservazione del calibro vascolare,

• grado III: qualsiasi contiguità circonferenziale tra lesione e vaso, con riduzione di calibro od ostruzione del lume.

Secondo i risultati di tale lavoro di confronto tra grado TC e analisi

istopatologica di infiltrazione, il grado 0 e I indicano una rapporto

neoplasia-vaso di non infiltrazione con un valore predittivo di non infiltrazione dell’82%,

mentre i gradi II e III sono risultati indicativi di infiltrazione nell’80% dei casi.

Valutazione TC della infiltrazione retroperitoneale

Un aspetto di grande importanza ai fini stadiativi consiste nella valutazione della

eventuale infiltrazione del tessuto adiposo peripancreatico (che determina uno

stadio T3-T4), che rappresenta un fattore critico a causa dell’alta incidenza di

persistenza/ripresa di malattia a tale livello, soprattutto per la difficoltà di

ottenere una resezione radicale a tale livello [2, 39]. In particolare, nei carcinomi

della testa e del processo uncinato, il tessuto adiposo retro peritoneale dove

viene realizzato il margine di resezione della lamina retroportale o dell’arteria

mesenterica superiore, rappresenta una sede critica con alta incidenza di

persistenza e ripresa di malattia per l’impossibilità di estendere la resezione con

margine oncologico di sicurezza se non associando la resezione del’arteria

(41)

realizzato infatti nel corso dell’intervento di duodenocefalopancreasectomia o

pancreasectomia totale, sezionando il tessuto adiposo in contiguità con il

margine destro dei 3-4 cm prossimali della arteria mesenterica superiore[2, 40]..

All’esame TC è possibile valutare il tessuto adiposo compreso tra la superficie

mediale del processo uncinato e la parete laterale destra del tratto prossimale

dell’arteria mesenterica superiore; nel contesto di tale tessuto adiposo è

visualizzabile l’origine dell’arcata pancreatica postero-inferiore dall’arteria

mesenterica.

All’esame TC i segni di possibile infiltrazione sono :

• l’aumento della densità di tale tessuto adiposo;

• il riscontro di fine irregolarità del tessuto adiposo in corrispondenza della superficie mediale del processo uncinato;

la presenza di obliterazione completa del tessuto adiposo stesso [50]. In un lavoro pubblicato da Mazzeo et al. nel 2010, i segni TC suggestivi di

microinfiltrazione del tessuto adiposo corrispondevano ad una infiltrazione nel

50% dei casi (tutti con margine di infiltrazione non infiltrato), mentre in caso di

sospetto TC di macroinfiltrazione, l’infiltrazione era presente alla valutazione

(42)

SCOPO DELLA TESI

Lo scopo della tesi è stato valutare l’accuratezza diagnostica della TC

multidettore nella stadiazione locoregionale in pazienti affetti da

adenocarcinoma localmente avanzato del pancreas, sottoposti ad intervento

chirurgico resettivo con associata resezione vascolare. I parametri di stadiazione

locoregionale identificati all’esame TC sono inoltre stati correlati con la

sopravvivenza dopo resezione, al fine di individuare possibili fattori prognostici

(43)

MATERIALI E METODI

CASISTICA

Lo studio ha incluso 54 pazienti sottoposti a intervento chirurgico resettivo con

associata resezione vascolare per adenocarcinoma pancreatico giudicato

localmente avanzato nel periodo compreso tra marzo 2002 e febbraio 2010. La

neoplasia era localizzata in 46 casi a livello della testa/processo uncinato ed in 8

casi nel corpo ghiandolare.

Di questi 28 (51,8%) erano maschi e 26 (48,2%) femmine. L’età media era di

69,3 anni (range 41-89 anni).

In tutti i pazienti è stata effettuata una valutazione prospettica mediante TC

multidetettore al fine di valutare l’estensione loco-regionale e quindi di

formulare un giudizio di resecabilità della neoplasia.

PROTOCOLLO DI STUDIO TC

Tutti gli esami TC sono stati effettuati con TC multidetettore a 4 strati (Light

Speed Plus, GE Medical System, Milwaukee USA) o a 64 strati (Light Speed

VCT, GE Medical System, Milwaukee USA).

(44)

GlucaGen®), per migliorare la visualizzazione dei piani di clivaggio tra parete

gastrica e corpo pancreatico da un lato e parete duodenale e regione

cefalopancreatica dall’altro.

Il protocollo TC adottato ha previsto:

-Studio basale 4 strati: acquisizione della volumetria corporea compresa tra la

cupola epatica ed il carrefour aortico utilizzando una configurazione di detettori

di 4x5mm, collimazione di detettore 5 mm, intervallo di ricostruzione 5 mm,

beam pitch 0.75:1 (modalità High Quality-HQ), velocità di rotazione del tubo

radiogeno 0.8 sec, 120 kV, 250 mA;

-Studio basale 64 strati: acquisizione della volumetria corporea compresa tra la

cupola epatica ed il carrefour aortico utilizzando una configurazione di detettori

64x0.625mm, collimazione di detettore 2,5 mm, intervallo di ricostruzione 2,5

mm, beam pitch 0.984:1, velocità di rotazione del tubo radiogeno 0.6 sec,

tensione anodica 120kV, modulazione automatica della corrente del tubo (smart

mA, noise index 17);

-Studio post-contrastografico: due fasi di acquisizione eseguite dopo

sommistrazione di 120-130 ml di mezzo di contrasto non ionico ad alta

concentrazione iodica (iomeprolo 400mgI/mL: Iomeron® 400, Bracco) con

velocità di infusione di 4ml/sec.

● Studio basale 4 strati:

(45)

mesenteriale, configurazione di detettori 4x2.5mm, collimazione di detettore 2,5

mm, intervallo di ricostruzione 1,25 mm, beam pitch 0.75:1 (modalità HQ),

velocità di rotazione del tubo radiogeno 0,5 sec, 120kV, 300mA;

-Fase porto-venosa: (70”): campo d’indagine compreso tra la cupola epatica ed

il carrefour aortico, configurazione di detettori 4x1.25mm, collimazione di

detettore 1.25 mm, intervallo di ricostruzione di 0,625 mm, beam pitch 1.5:1

(modalità High Speed-HS), velocità di rotazione del tubo radiogeno 0,5sec,

tensione anodica 120 kV, corrente 330-350 mA.

● Studio basale 64 strati:

-Fase pancreatica: (35”): campo d’indagine comprendente il volume corporeo

compreso tra la cupola epatica ed il carrefour aortico, con configurazione di

detettori 64x0.625mm, collimazione di detettore 1,25 mm, intervallo di

ricostruzione 0,625 mm, velocità di rotazione del tubo radiogeno 0,6 sec, beam

pitch 0.984:1, tensione anodica 120kV, modulazione automatica della corrente

del tubo (smart mA, noise index 21);

-Fase porto-venosa: (70”): campo d’indagine compreso tra la cupola epatica ed

il carrefour aortico, con configurazione di detettore 64x0.625mm, collimazione

di detettore 0,625 mm, intervallo di ricostruzione 0,625 mm, velocità di

(46)

Le immagini native sono state successivamente trasferite ad una stazione di

lavoro dedicata (Advantage Windows 4.0, GE Medical System, Milwaukee

USA) ed elaborate con algoritmo di ricostruzione multiplanare (MPR), al fine di

valutare nei differenti piani dello spazio i rapporti tra neoplasia e le strutture

adiacenti.

PARAMETRI DI VALUTAZIONE

I parametri valutati all’esame TC sono stati: infiltrazione vascolare e

infiltrazione del tessuto adiposo peripancreatico nelle differenti sedi (tessuto

adiposo corrispondente alla lamina retroportale, radice mesenteriale e

mesocolica).

Nella valutazione dell’infiltrazione vascolare sono stati presi in considerazione, i

seguenti vasi: asse venoso mesenterico-portale, vasi arteriosi del tripode celiaco

ed arteria mesenterica superiore.

La presenza di infiltrazione vascolare è stata valutata in base al seguente

grading, pubblicato dal nostro gruppo nel 2007 [79]:

Grado 0: nessun rapporto di contiguità tra neoplasia e vaso (fig.3a);

Grado I: contiguità focale tra lesione neoplastica e vaso, senza

modificazioni di calibro del vaso stesso (fig.3b);

Grado II: la neoplasia circonda parzialmente o completamente il vaso,

(47)

Grado III: il tumore circonda parzialmente o completamente la struttura

vascolare, determinando riduzione del calibro del vaso o ostruzione

completa del lume (fig.3d).

FIGURA 3

Fig. 3a (grado 0) Fig. 3b (grado I)

(48)

Sulla base dei risultati del precedente lavoro, sono stati considerati come

infiltrati i vasi che presentavano un rapporto con la neoplasia definibile come

gradi II e III (VPP di infiltrazione dell’80%), mentre come non infiltrati i vasi di

grado 0 e I (VPN di infiltrazione dell’82%).

In tutti i pazienti è stata inoltre valutata la presenza di infiltrazione della radice

mesenteriali e mesocolica e del tessuto adiposo corrispondente alla lamina

retroportale, quest’ultimo identificato come il tessuto adiposo compreso tra il

margine mediale del processo uncinato ed i 3-4cm prossimali dell’arteria

mesenterica superiore, dove è possibile identificare l’origine dell’arteria

pancreatico-duodenale inferiore.

Il sospetto di infiltrazione per queste sedi è stato posto in presenza di

obliterazione o alterazione della densità adiposa. In particolare per la sede del

margine di resezione della lamina retroportale, sulla base dei risultati di un

precedente lavoro del 2010 [80] l’obliterazione tissutale è stata considerata come

segno di macroinfiltrazione (VPP di infiltrazione del 94%) mentre l’alterata

densità come segno di probabile microinfiltrazione (VPP di infiltrazione del

(49)

FIGURA 4: macroinfiltrazione del tessuto adiposo della lamina retroportale

Fig. 4a Fig . 4b

FIGURA 5: microinfiltrazione del tessuto adiposo della lamina retroportale

Fig. 5a: alterazione della densità del tessuto adiposo

In base alle valutazioni complessive ottenute dall’analisi di questi parametri i Fig.5b: lieve irregolarità del margine

(50)

pazienti resecabili palliativi: in presenza di infiltrazione vascolare

arteriosa o venosa associata infiltrazione adiposa, resecabili con

probabilità di R+;

pazienti resecabili relativi: in presenza di sola infiltrazione vascolare

venosa e adiposa resecabili con probabilità di R0;

pazienti resecabili: con tutti i parametri negativi.

Tutti i singoli parametri valutati all’esame TC ed il giudizio complessivo di

resecabilità sono stati confrontati con i dati ottenuti dall’analisi

anatomo-patologica dopo resezione.

Al fine di individuare possibili fattori prognostici di sopravvivenza valutabili in

fase preoperatoria all’esame TC, i parametri di stadiazione locoregionale

identificati all’esame TC sono stati correlati con la sopravvivenza dopo

resezione, per ricercare una possibile significatività statistica. In particolare sono

stati correlati con la sopravvivenza dei singoli pazienti la dimensione tumorale,

la sede della neoplasia, la presenza di infiltrazione venosa, arteriosa o

artero-venosa, estensione longitudinale del contatto vascolare, interessamento del

tessuto adiposo della lamina retroportale e della radice mesenteriali e

mesocolica, giudizio globale di resecabilità dato alla TC. La correlazione è stata

anche valutata con la presenza all’istologia di un margine dell’arteria

(51)

RISULTATI

33 pazienti sono stati sottoposti a duodenocefalopancreasectomia, 3 a

pancreasectomia distale e 18 a pancreasectomia totale. In 11 pazienti (20.4%) è

stata eseguita una resezione multiviscerale. Tutti i casi erano adenocarcinomi del

pancreas istologicamente confermati. In 44 pazienti (81,5%) la malattia

presentava metastasi linfonodali e in 11 casi (18,5%) era presente un margine di

resezione con microinfiltrazione, di cui 9 a livello della margine della lamina

retroportale e 2 sul margine di resezione pancreatico.

Le lesioni pancreatiche presentavano alla TC una dimensione compresa tra

15mm e 60mm (diametro medio di 33mm) e all’istologia una dimensione

compresa tra 15mm e 70mm (diametro medio di 34mm), con un indice di

correlazione tra misurazione alla TC e all’AP di 0,5 (grafico 1).

GRAFICO 1 20 30 40 50 60 70 80 D im ens ione A P

(52)

La TC (TABELLA IV) aveva espresso dubbio di infiltrazione (gradi II e III) in

67 vasi (di cui 42 tratti venosi e 25 arterie) e di non infiltrazione in 39 vasi (8

tratti venosi e 31 arterie) con un giudizio di infiltrazione venosa in 24 pazienti,

arteriosa isolata in 5 pazienti e artero-venosa in 18 pazienti; 7 pazienti non

presentavano alla TC segni di infiltrazione vascolare. Riguardo all’estensione

longitudinale di contatto tra neoplasia e vaso, 38 pazienti presentavano almeno 1

vaso giudicato infiltrato (grado II e III) con un contatto >20mm, i restanti 9 un

contatto <20mm.

Una resezione venosa è stata eseguita in 43 pazienti (79,6%), una resezione

arteriosa in 2 casi (3,7%) e una resezione artero-venosa in 10 casi (16,7%), per

un totale di 64 vasi resecati (52 tratti venosi e 12 arterie- 7 vasi del tripode

celiaco e 5 arterie mesenteriche superiori). In 12 pazienti è stata effettuata

chemioterapia preoperatoria ed in 7 di essi è stata associata la radioterapia. Di

essi, 7 presentavano alla TC preoperatoria un sospetto di infiltrazione

artero-venosa (in tutti i casi è stata effettuata una resezione artero-artero-venosa con

infiltrazione venosa confermata in tutti i casi ed arteriosa in 1 solo caso), 3

venosa (entrambi confermate all’istologia), 1 arteriosa (in cui è stata resecata

anche la vena, risultata anch’essa infiltrata) ed 1 è stato giudicato alla TC come

resecabile in assenza di infiltrazione vascolare (e confermato come tale

Figura

TABELLA I. Stadiazione AJCC-UICC   T=dimensioni del tumore primitivo
TABELLA III. Stadiazione JPS (2002)
Fig. 2b: valutazione del margine di resezione retroperitoneale (lamina retroportale)
FIGURA 4:  macroinfiltrazione del tessuto adiposo della lamina retroportale
+7

Riferimenti

Documenti correlati

This functional- ity includes the activation of the content-based filtering of messages, which is in charge of providing, among the messages captured from the Online Social

According to Teisman and Klijn (2002), partnerships are seen as the best way, in the end, to govern the complex relations and interactions in a modern network society

Keywords French didactics · Mathematics education · Anthropological theory of the didactic · Theory of didactical situations · Theory of conceptual fields · Didactic research on

We address real-time applications with local resource sharing managed by a TDM global scheduler and FP local schedulers, according to the scheduling hierarchy prescribed by the

“Quali informazioni sono prioritarie per il paziente reduce da sindrome coronarica acuta prima della dimissione, al fine di una buona gestione della malattia al domicilio?”; “Quali

On the other side, the COP reduces with the compressor shaft rotational frequency since the capacity increase, both at condenser and at the evaporator, under the same water

AMPA: acido aminoidrossi-metilisossazol-propionico AP-2: complesso adattatore della membrana plasmatica APP: proteina precursore del β-amiloide.. ATP: adenosina trifosfato

In this thesis we study the concept of good Z-grading of a finite dimen- sional Lie algebra over an algebraically closed field F of characteristic 0, and in particular we analyze