• Non ci sono risultati.

STUDIO RETROSPETTIVO SULLE LESIONI CAUSA DI MORTE O EUTANASIA NEL CANE

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "STUDIO RETROSPETTIVO SULLE LESIONI CAUSA DI MORTE O EUTANASIA NEL CANE"

Copied!
118
0
0

Testo completo

(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE VETERINARIE

Corso di Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria

STUDIO RETROSPETTIVO SULLE

LESIONI CAUSA DI MORTE O

EUTANASIA NEL CANE

Candidato:

Relatore:

Manuela Lo Giudice

Prof. Carlo Cantile

Correlatore:

Prof. Alessandro Poli

(2)

2

Sommario

RIASSUNTO ... 3

ABSTRACT ... 4

INTRODUZIONE ... 5

Capitolo 1 – L’ESAME NECROSCOPICO “GOLD STANDARD” NELLA DEFINIZIONE DELLE CAUSE DI MORTE ... 8

Capitolo 2 – IMPORTANZA DELL’ESAME NECROSCOPICO NELLA VALUTAZIONE DELLE DISCREPANZE TRA DIAGNOSI CLINICA E PATOLOGICA ... 12

Capitolo 3 – FOLLOW-UP E MONITORAGGIO DI PATOLOGIE EMERGENTI O RIEMERGENTI TRAMITE L'UTILIZZO DI DATABASE DELLE NECROSCOPIE ... 17

Capitolo 4 – SCOPO DELLA TESI ... 26

Capitolo 5 – MATERIALI E METODI ... 27

Capitolo 6 – RISULTATI E ANALISI STATISTICHE ... 29

Capitolo 7 – CONFRONTO CON ALTRI STUDI PRESENTI IN LETTERATURA ... 35

7.1 DISCUSSIONE E CONCLUSIONI ... 46

APPENDICE ... 51

(3)

3

RIASSUNTO

I cani condividono con l’uomo diverse zoonosi e alcuni importanti determinanti di malattie degenerative e neoplastiche. Pertanto, una sorveglianza sanitaria sistematica sui cani, condotta anche tramite raccolta e analisi dei dati autoptici, può essere di grande utilità in sanità pubblica. Questo è uno degli scopi del lavoro svolto in questa tesi. Le indagini comprendono il periodo di tempo tra il 2007 e il 2016 e sono caratterizzate da uno studio retrospettivo sui dati diagnostici di 253 cani sottoposti ad autopsia nel Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa. La diagnosi conclusiva per ogni reperto autoptico è stata ottenuta tramite esame anatomo-istopatologico e test di laboratorio complementari. Le cause di morte più frequenti sono risultate: malattie infettive (16%) ed avvelenamento (14%), nell’ 1.9% dei casi la causa non è stata determinata. Tra le morti per malattie infettive la parvovirosi è risultata la patologia infettiva più rilevata. La frequenza di avvelenamento è risultata più alta nei cani che svolgono attività in zone di campagna o comunque all’aperto, infatti le razze da caccia sono quelle maggiormente coinvolte (42,4%), gli anticoagulanti sono stati usati nel 63,6% di questi casi. Le morti per neoplasia sono risultate non molto frequenti (9%), tra le neoplasie l’emangiosarcoma è stata quella più rappresentata. I risultati di questo studio sono stati poi confrontati con quelli di altri studi simili presenti in letteratura. I dati rilevati forniscono ai veterinari clinici un quadro generale sulle cause di morte della popolazione canina e importanti informazioni su malattie emergenti e riemergenti.

(4)

4

ABSTRACT

Key words

: dog, cause of death, necropsy, retrospective study.

Dogs share with humans many zoonoses, as well as some important causes of degenerative diseases and tumours. Thus, systematic surveillance of dogs conducted through the collection of necroscopic records, could be important to public health. This is one of the purposes of the investigation carried out in this thesis. Since 2007 to 2016, data from 253 canine necropsy carried out at Department of Veterinary Sciences of University of Pisa were examined. Final diagnosis was established by anatomo-histopathological examinations and laboratory tests. Infectious disease (16%) and poisoning (14%) were the most common cause of death. In 1.9% of the cases a cause was not established. Among the deaths from infectious diseases, parvovirosis was the most frequent cause. The frequency of poisoning was found to be higher in dogs that carried out activities in the countryside or outdoors. Indeed, hunting dogs were those most involved (42.4%) with anticoagulants accounting for (63.6%) of the cases involving toxicity. Death from neoplastic lesions was quite infrequent (9%), with hemangiosarcoma the most frequently encountered neoplasm. The results of this study were then compared with those of other similar studies in veterinary literature. The data obtained provide clinical veterinarians with a general picture of the causes of death in the canine population and could provide public health authorities with new data about both emerging and re-emerging threats.

(5)

5

INTRODUZIONE

Le cause di morte negli animali domestici sono svariate e difficili da classificare. Considerato l’enorme numero di fattori che possono influenzare l’insorgenza e il decorso di ogni patologia, determinare la causa del decesso risulta essere molto difficile. Uno studio possibile, anche sull’impronta di altre indagini già condotte sull’argomento, è cercare di classificare le cause più frequenti di morte nelle singole specie, ad esempio nel cane, esaminando le diverse variabili quali: l’età, la taglia, l’habitat e la razza. Riuscire ad effettuare un confronto tra le cause di morte più o meno frequenti all’interno di una determinata categoria piuttosto che un'altra potrebbe essere di grande aiuto e porre le basi per studi ancora più approfonditi. È risaputo che le razze canine rappresentano delle isole genetiche e che la specie ha subito e continua a subire grandi variazioni fenotipiche anche in lassi di tempo relativamente brevi, come conseguenza di selezioni continue per ottenere caratteristiche specifiche. Queste selezioni comportano anche l’istaurarsi di patologie specifiche legate alla genetica di determinate razze, alcune delle quali proprio legate a caratteristiche morfologiche. Tra queste patologie la sindrome respiratoria nelle razze brachicefale, oppure le patologie dei dischi intervertebrali che colpiscono le razze condrodistrofiche, o ancora patologie cardiache tipiche di alcune razze canine. Svariati studi sono già stati condotti in diversi paesi, relativi alle patologie legate alla razza, ad esempio da una ricerca condotta negli Stati Uniti è emerso che tra tutte le razze esaminate il Golden Retriever ed il Boxer erano quelle con la più alta incidenza di neoplasie (Craig LE., 2001). Un analogo studio condotto in Svezia indicava, invece, che tra le varie razze il Bovaro delle Fiandre fosse il più soggetto alle neoplasie anche rispetto al Boxer (Priester WA., et al., 1980). Studi sulle cause di morte

(6)

6

all’interno delle diverse razze canine sono molto utili per definire piani preventivi che comprendano “screening” di razza per diagnosi precoci di alcune patologie. Oltre che per la salute stessa dei nostri animali, queste indagini possono essere utili anche ai fini di controllo in sanità pubblica. Se si considera il ruolo degli animali come indicatori epidemiologici, risulta molto importante poter avere un quadro chiaro e generale delle patologie che colpiscono i nostri animali domestici, considerando che questi condividono con l’uomo spazi comuni. Siamo tutti al corrente dell’esistenza di malattie zoonotiche, che possono essere trasmesse all’uomo dagli animali, dunque una sorveglianza sanitaria sistematica condotta sugli animali attraverso la raccolta di dati autoptici ed analisi specifiche, può essere davvero utile a livello sanitario. Per raggiungere risultati soddisfacenti, che possano realmente essere utili allo scopo sopra menzionato, c’è ancora molto lavoro da svolgere e pianificare. Avere un quadro chiaro e completo delle malattie che colpiscono la popolazione canina, delle cause di morte e degli agenti patogeni, è complicato. Infatti nonostante le norme nazionali sull’identificazione e la registrazione all’ anagrafe canina, dei cani rinvenuti sul territorio e di quelli ospitati nei rifugi e nelle strutture di ricovero, non si hanno informazioni precise sul numero e le caratteristiche della popolazione canina. I referti autoptici e clinici disponibili, archiviati nelle varie strutture veterinarie private e universitarie si limitano a dare informazioni solo su una minima parte di popolazione canina. Questo avviene perché solo in pochi casi, per la morte improvvisa e inaspettata del soggetto o per il sospetto di un’origine dolosa, viene richiesta l’esecuzione di un esame post-mortem da parte dei proprietari o dei veterinari che hanno seguito il caso. Questo è uno dei motivi per cui le indagini condotte in questo campo danno spesso risultati falsati perché analoghi sono i motivi che hanno spinto la richiesta di approfondimenti sul

(7)

7

decesso di un animale. Dunque ci ritroviamo spesso di fronte a molti decessi per avvelenamento o malattie infettive in fase acuta o traumi di vario genere. Sarebbe molto utile poter avere un piano di controllo generale e sistematico sulle cause di morte negli animali domestici per poter monitorare l’andamento delle patologie e degli agenti patogeni in ogni territorio per poter più facilmente far fronte a minacce emergenti e gestire meglio i piani di profilassi. In Italia, nella provincia di Roma, alcuni veterinari, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, hanno condotto uno studio retrospettivo passando in rassegna i reperti autoptici di 870 cani morti tra il 2003 ed il 2007 con lo scopo di definire e classificare le cause di morte della popolazione canina in quel territorio. Il suddetto studio è stato il primo esperimento effettuato in Italia con lo scopo di utilizzare le informazioni ricavate al termine del lavoro, per ricerche epidemiologiche e sorveglianza sanitaria. Anche questa tesi nasce con lo stesso scopo e le modalità con cui è stato sviluppato il lavoro sono pressoché simili, infatti sono state utilizzate le cartelle necroscopiche archiviate nel dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa e analizzate e classificate le cause di morte dal 2007 al 2016. Ricerche del genere effettuate su tutto il territorio nazionale, potrebbero realmente essere di grande aiuto sia per la medicina veterinaria in sé sia per la salute pubblica in generale.

(8)

8

Capitolo 1 – L’ESAME NECROSCOPICO

“GOLD STANDARD” NELLA DEFINIZIONE

DELLE CAUSE DI MORTE

Durante lo sviluppo della scienza medica, l'autopsia è stato uno strumento importante nel determinare le cause di morte, stabilire la patogenesi dei processi morbosi, scoprire nuove malattie e valutare l'efficacia di nuove terapie (Hazard, 1965). Nella medicina umana il valore dell'autopsia è ancora ampiamente diffuso. Roberts (1978) ha riassunto 58 documenti che attestano il valore e l'importanza dell'autopsia e, circa 20 anni dopo, i laici (Start et al., 1995), patologi (Stubbs et al., 1992; Start et al., 1994), studenti di medicina (Botega et al., 1997) e medici (Berlino et al., 1994) erano d'accordo sui vantaggi dell'esame autoptico. L'autopsia rimane uno strumento vitale per acquisire conoscenze sulle malattie (Gall, 1968; Karunaratne e Benbow, 1997; Burton e Underwood, 2007) ed è uno strumento didattico di formazione (Burton e Underwood, 2007) che contribuisce alla qualità dell’attività diagnostica (Zarbo et al., 1999; Bayer-Garner et al., 2002). Anche in medicina veterinaria, l'esame post-mortem è considerato una parte cruciale per la diagnostica e l'istruzione (Kent et al., 2004; Vos Et al., 2005). Però per ottenere il massimo dagli esami

post-mortem, le diagnosi cliniche e patologiche devono essere confrontate

(Anderson et al., 1989, 1990; Zarbo et al., 1999) e seguite da un'analisi sulle cause di eventuali discrepanze (Tsujimura et al., 1999).

L’esame post-mortem dunque è considerato il più accurato per definire la causa di morte, in quanto consente di valutare la precisione della diagnosi clinica. Rappresenta inoltre uno strumento importante per la formazione permanente del clinico nella valutazione dell'efficacia delle strategie

(9)

9

terapeutiche nel controllo sulla qualità del servizio clinico, per la ricerca e l’identificazione di nuove malattie o manifestazioni di malattie già conosciute. Il numero delle autopsie eseguite è diminuito drammaticamente negli ultimi decenni (Burton e Nemetz, 2000). Negli Stati Uniti, in generale il numero delle autopsie si è ridotto da circa il 19% degli anni '70, all'8% nel 2003 (Nemetz et al., 2006). Basti considerare che nella maggior parte delle istituzioni non accademiche vengono eseguite poche autopsie o addirittura nessuna (Burton e Nemetz, 2000, Shojania e Burton, 2008). La stessa tendenza è vista in Australia e in Europa (Goldman et al., 1983; Kirch e Schafii, 1996; Chariot et al., 2000; Davies et al., 2004). In medicina veterinaria, il numero delle necroscopie mostra la tendenza osservata nella medicina umana. Dank et al. (2012) ha riportato un significativo calo del tasso di esami necroscopici effettuati sui cani durante il 1989, il 1999 e il 2009 in California. In Svizzera il numero di esami eseguiti sugli animali da allevamento, in particolare su bovini e suini, è stato quasi dimezzato tra il 2008 ed il 2012 (Hadorn Schneider et al., 2014). Questo è un dato inaspettato, considerando che gli ostacoli nell'ottenimento del permesso per un esame necroscopico su un animale sono inferiori rispetto a quelli per le persone (Kent et al., 2004). La relazione tra i proprietari ed i loro animali domestici è però spesso simile a quella tra un individuo e suo figlio (Berryman et al., 1985), il che potrebbe portare agli stessi fattori di riluttanza nei confronti di un esame post-mortem come registrato in medicina umana. Infatti, i motivi della riduzione del numero delle necroscopie discussi in letteratura veterinaria sono simili a quelli riportati in medicina umana (Dank et al., 2012). I proprietari possono rifiutare il permesso alla necroscopia a causa di motivi di tipo affettivo, dubbi etici o religiosi (Dank et al., 2012) o semplicemente mettere in discussione l'utilità dell'esame necroscopico stesso (Vos et al., 2005). Inoltre negli ultimi decenni

(10)

10

l’acquisizione di nuove tecnologie di immagine quali la tomografia assiale computerizzata (TAC), la risonanza magnetica, gli ultrasuoni, la PET e la maggiore accuratezza delle indagini di laboratorio hanno comportato una definizione diagnostica sempre più sofisticata nella comune pratica clinica e questo ha diffuso l’impressione che questa enorme evoluzione abbia reso la diagnostica per immagini e gli esami di laboratorio ampiamente adeguati per fare diagnosi precise. Questo, insieme a parecchi altri fattori che comprendono il costo, la diminuzione dell'interesse da parte dei medici, il timore di essere coinvolti in dispute medico-legali, il rifiuto a causa delle preoccupazioni legate alla procedura stessa (mutilazione del corpo), le problematiche relative al successivo smaltimento del cadavere, ha fatto sì che sia in medicina umana che veterinaria vi sia stato un crollo delle richieste di esami post-mortem. Per quanto riguarda l'evoluzione delle tecniche diagnostiche che facilitano e rendono più accurate la diagnosi in vitam, vanno fatte delle considerazioni in riferimento al fatto che, anche in campo anatomopatologico è intervenuta, negli ultimi anni, una radicale evoluzione che ha portato il patologo del XX secolo a divenire sempre più specializzato. Per molti decenni il patologo si è dovuto limitare a correlare determinati stati morbosi con modificazioni morfologiche di ordine istologico, con l’avvento dell’immunoistochimica, della citofluorometria, delle moderne tecniche di biologia molecolare (PCR), oggi ha a disposizione nuovi strumenti tecnici con ampio impatto applicativo. Le formidabili connessioni oggi possibili mediante le reti informatiche hanno permesso lo sviluppo della telepatologia sia statica che dinamica, con la possibilità di scambiare e confrontare in tempo reale informazioni e giudizi diagnostici anche a livello transcontinentale. Questo dovrebbe far molto riflettere sul persistere dell’importanza del patologo veterinario e umano nella diagnostica e nell’accertamento delle cause di morte. Bisogna infatti

(11)

11

considerare che il continuo miglioramento delle tecnologie diagnostiche non elude la possibilità dell’errore e che queste non possono sostituire l’accuratezza di un referto istopatologico completo per identificare con certezza la causa di morte. Il riscontro autoptico rappresenta inoltre un valore aggiunto di conoscenza che permette di migliorare la diagnosi. Quando correttamente sfruttati, i dati delle autopsie servono ad identificare sistematicamente errori nei processi diagnostici (Anderson et al., 1990). Parecchi studi e ricerche effettuati in medicina veterinaria ed umana mettono proprio in evidenza come nonostante un certo declino del tasso di necroscopie, l'esame post-mortem rimane il gold standard per valutare una diagnosi clinica e per identificare con accuratezza e precisione le lesioni che hanno causato la morte in un determinato soggetto.

(12)

12

Capitolo 2 – IMPORTANZA DELL’ESAME

NECROSCOPICO NELLA VALUTAZIONE DELLE

DISCREPANZE TRA DIAGNOSI CLINICA E

PATOLOGICA

In letteratura veterinaria discordanze tra diagnosi ante-mortem e necroscopiche sono riportate abbastanza frequentemente. Numerosi studi sono stati effettuati proprio per evidenziare errori di diagnosi e per valutare i tassi di discrepanza tra la diagnosi clinica e la diagnosi autoptica. Grazie a questi studi è emerso come un consistente numero di errori diagnostici continui a essere evidenziato tramite il riscontro autoptico. Tra l'altro alcune ricerche sviluppate negli anni in ospedali didattici veterinari di diversi paesi sono state eseguite proprio per analizzare se vi sia una significativa corrispondenza tra evoluzione diagnostica e riduzione di errore nelle diagnosi cliniche, prendendo in considerazione lassi di tempo relativamente lunghi. Recentemente sono stati pubblicati i risultati di un vasto studio retrospettivo sul confronto di diagnosi cliniche e patologiche eseguito in un ospedale didattico veterinario dell’Università della California a Davis (VMTH). Durante questo studio furono esaminate le cartelle cliniche di 148 cani che erano stati ricoverati e morti spontaneamente o sottoposti ad eutanasia nel 2009. I risultati e quindi la percentuale di concordanze e discrepanze tra diagnosi cliniche e patologiche furono messe a confronto con quelle degli anni 1989 e 1999, prendendo in esame un arco di tempo di 20 anni. In tutto i casi esaminati furono 623. Lo scopo di questo studio era quello di determinare se e in che misura il tasso di discrepanza tra diagnosi cliniche e patologiche degli anni 2009, 1999, 1989, e il tasso di necroscopie fossero variati in corrispondenza

(13)

13

all'evoluzione delle tecniche diagnostiche. Ne risultò che il tasso di discrepanza tra diagnosi clinica e patologica nel confronto tra gli anni 1989 e 1999 non subì significative differenze tanto che nell'arco di dieci anni le variazioni furono minime. Nel 2009 risultò più basso rispetto agli anni 1989 e 1999, con un significativo calo del tasso di necroscopie, mentre la percentuale di cani sottoposti ad eutanasia risultò notevolmente più alta nel 2009 rispetto agli anni 1989 e 1999. Tutto questo suggerisce dal punto di vista clinico un importante miglioramento nella precisione delle diagnosi ante-mortem rispetto agli anni precedenti e più che altro evidenzia un maggiore utilizzo di tecniche diagnostiche avanzate, molte delle quali esistevano già nel 1999, ma venivano scarsamente eseguite forse per una questione di costi o perché innovazioni troppo recenti e quindi ancora poco utilizzate. Ciò nonostante bisogna considerare che il valore statistico sulle discrepanze (relativamente basso tra 2009 e 1999) emerso da questo studio, non rappresenta precisamente il tasso di discrepanze generale di quanto accade nelle cliniche veterinarie. Questo perché i dati derivano da un ospedale didattico in cui la maggior parte dei casi furono riferiti per la loro complessità o per la necessità di ricorrere a tecniche diagnostiche specializzate. Inoltre i proprietari che portavano i cani al VMTH, potevano permettersi economicamente di ricorrere all'uso di mezzi diagnostici e terapie avanzate ed intensive. Quindi questi fattori potrebbero alterare il reale tasso di discrepanze tra diagnosi cliniche e patologiche generale. Per quanto riguarda il calo del numero di esami necroscopici effettuati registrato nel 2009 rispetto agli anni precedenti, non emerge una chiara motivazione, le cause potrebbero essere più di una: la prima potrebbe essere il miglioramento delle conoscenze cliniche e diagnostica ante-mortem considerate esaurienti ai fini della determinazione della causa della morte; un altro motivo potrebbe essere la preoccupazione da

(14)

14

parte del veterinario che l'esame post-mortem possa svelare una errata diagnosi clinica e quindi un errato iter terapeutico; infine non bisogna dimenticare che la decisione ultima sull'esecuzione o meno di una necroscopia spetta al proprietario dell'animale che spesso si rifiuta di acconsentire, oltre che per motivi economici, talvolta anche per motivi legati a problemi di tipo affettivo o etico-religiosi.

Un altro studio effettuato con l'obiettivo di valutare la correlazione globale di diagnosi cliniche e patologiche nei cani fu condotto nei Paesi Bassi in collaborazione con i membri del NACAM “Netherlands Association of Companion Animal Medicine” della Royal Netherlands Veterinary Association. Ai veterinari fu chiesto di riferire tutti i cani che venivano sottoposti ad eutanasia e quelli che morivano spontaneamente sui quali era stata effettuata una diagnosi completa. La diagnosi clinica fu definita come la diagnosi definitiva dopo il work-up clinico e quindi come causa di morte dell'animale o sulla base della quale è stato deciso di effettuare l’eutanasia. Per ogni animale inviato, furono forniti un’anamnesi dettagliata, dati e la diagnosi clinica. Tutte le necroscopie furono eseguite da patologi del Animal Health Service, Deventer, dei Paesi Bassi. Furono presi campioni di tessuti per esami microscopici, batteriologici e chimici. I referti delle necroscopie furono valutati da tre patologi dell’Animal Health Service e tutti i tessuti vennero esaminati accuratamente. I referti necroscopici furono poi confrontati con le diagnosi cliniche effettuate dai veterinari che avevano inviato i casi ed il livello di concordanza fu stabilito da un patologo e da un clinico di riferimento.

(15)

15

Basandosi sui referti necroscopici e sui dati clinici i cani vennero suddivisi in tre gruppi:

1) I casi con una diagnosi sia clinica sia patologica; 2) I casi con una diagnosi patologica, ma non clinica; 3) I casi con una diagnosi clinica, ma non patologica.

I casi esaminati furono in tutto 145 ogni caso fu discusso e valutato in tutti i suoi aspetti approfonditamente. I clinici indicarono se fu effettuata una selezione nella scelta dei cani per la necroscopia e fino a che punto la conoscenza dei reperti patologici avrebbe potuto influenzare la terapia o la decisione di effettuare o meno l'eutanasia. Inoltre i clinici indicarono se il risultato dell'esame post-mortem avrebbe potuto influenzare il loro futuro lavoro di diagnostica.

Dei 145 cani utilizzati per l’indagine, 36 (24.8%) morirono spontaneamente e in 109 (75.2%) fu eseguita l'eutanasia. 119 cani (82.1%) furono quelli con diagnosi clinica e patologica; 20 cani (13.8%) quelli con solo diagnosi clinica; 6 cani (4.1%) quelli con solo diagnosi patologica. Nei 119 cani la concordanza tra la diagnosi clinica e patologica fu valutata accuratamente da un patologo ed il clinico di riferimento e ne risultò una totale corrispondenza in 61 casi (51.3%) e discrepanza in 31 casi (26.0%). Nei rimanenti 27 casi, corrispondenti al 22.7%, la diagnosi patologica servì a rendere più chiara la diagnosi clinica. All'esame necroscopico furono rilevati 42 casi di neoplasia, il 52.4% dei quali era stato diagnosticato clinicamente; Per quanto riguarda le malattie infettive il 55% di quelle diagnosticate alla necroscopia erano state diagnosticate anche clinicamente. Secondo i veterinari di riferimento in circa il 20% dei casi le discrepanze furono significative e addirittura nel 26% dei casi fu evidenziato un disaccordo totale tra diagnosi clinica e riscontro necroscopico. Inoltre, fu

(16)

16

indicato dai Veterinari che circa il 50% delle necroscopie rivelavano scoperte inaspettate che avrebbero influenzato le terapie dei pazienti in questione e quindi la qualità e durata della vita.

In uno studio precedente a questo, svolto in un altro ospedale didattico veterinario in cui si confrontarono diagnosi cliniche e patologiche emergeva che nel 37-39.8% dei casi le diagnosi cliniche risultavano non corrette (Kent MS et al. 2004). Addirittura in 20 casi di eutanasia (13.8%) accompagnati da diagnosi clinica, all'esame necroscopico non fu riscontrata alcuna lesione che ne potesse giustificare l'esecuzione. In 6 cani (4.1%) in cui vi furono difficoltà nell'effettuare una diagnosi clinica, fu possibile evidenziare le cause della morte solo attraverso la necroscopia.

I dati sopra riportati sottolineano dunque l'importanza dell'esame

post-mortem considerandolo una parte cruciale nella continua formazione, nella

qualità del monitoraggio delle patologie e della certezza della diagnosi in medicina veterinaria. Rimane dunque necessario ricorre all'esame necroscopico, sia come mezzo didattico accademico, sia per aumentare le conoscenze mediche, identificare nuove malattie, o nuove manifestazioni di malattie già conosciute, per valutare l'efficacia delle terapie, per il controllo e l'identificazione ed il grado di diffusione di malattie zoonotiche, e per svelare cause di morti dubbie o sconosciute. Rimane inoltre necessario il ricorso all'esame necroscopico in casi di sospette morti dolose ed in tutti i casi in cui si voglia far chiarezza sulle cause e le circostanze di un decesso o sulla corretta gestione di un percorso clinico e terapeutico o chirurgico.

(17)

17

Capitolo 3 – FOLLOW-UP E MONITORAGGIO

DI PATOLOGIE EMERGENTI O RIEMERGENTI

TRAMITE L'UTILIZZO DI DATABASE DELLE

NECROSCOPIE

Un aspetto importante dell'esame post-mortem è quello legato al controllo e più che altro al monitoraggio di malattie emergenti o riemergenti, molte delle quali sono rappresentate da malattie zoonotiche.

I cani condividono con l’uomo diverse zoonosi e alcune importanti malattie degenerative e neoplastiche. Pertanto, una sorveglianza sanitaria sistematica sui cani, condotta anche tramite raccolta e analisi dei dati autoptici, può essere di grande utilità in sanità pubblica.

Considerando che la chiave per il controllo di zoonosi come ad esempio la rabbia, l'echinococcosi, la brucellosi è concentrarsi sul serbatoio animale (Jakob Zinsstag et al.), un quadro generale sulle cause di morte della popolazione canina può costituire una fonte di dati che potrebbero essere utilizzati dalle autorità di sanità pubblica per eventuali allerte o anche solo per il monitoraggio sul grado di diffusione di determinati agenti patogeni in un dato territorio. A tal riguardo gli animali domestici potrebbero quindi rappresentare degli importanti indicatori epidemiologici. Spesso però la difficoltà nel definire chiaramente la causa della morte limita l'utilizzo dei piccoli animali a tale scopo. Ecco perché l'esame post-mortem potrebbe rappresentare un mezzo d'elezione anche nel settore epidemiologico. Un limite al suo utilizzo è rappresentato dal fatto che, L'esame post-mortem non è una procedura di routine, ma viene di solito eseguito in caso di morte improvvisa o quando la causa che porta all'eutanasia non è conosciuta.

(18)

18

Vorrei riportare come esempio alcuni studi epidemiologici condotti su popolazioni animali affette da patologie dell’apparato respiratorio, che sono stati effettuati con lo scopo di rilevare l’importanza degli animali domestici in generale e del cane in particolare come modello comparativo negli studi di salute ambientale.

La ricerca biomedica da sempre attinge una gran mole di informazioni dallo studio delle patologie indotte sperimentalmente negli animali da laboratorio, tuttavia è necessario valutare anche le evidenze scientifiche che emergono dallo studio delle patologie spontanee degli animali domestici. A fronte dei dati emersi dall’analisi della letteratura prodotta negli ultimi anni, appare infatti chiaro che gli animali domestici rappresentano una fonte di preziose informazioni per la valutazione di potenziali fattori di rischio per la salute umana. Giusto per porre un esempio, uno dei tanti obiettivi degli studi ritrovati in letteratura si prefiggeva di valutare accuratamente le evidenze scientifiche relative alle neoplasie dell'apparato respiratorio attraverso studi epidemiologici condotti in popolazioni umane che hanno fornito importanti informazioni concernenti il rischio di contrarre una determinata malattia, in particolare una forma neoplastica, in relazione a diversi fattori inquinanti presenti nell'ambiente di lavoro e nella dieta. Tali studi, hanno identificato gli effetti derivanti da complessi di sostanze cancerogene come ad esempio il fumo di sigaretta. Le ipotesi generate da tali studi sono state successivamente verificate attraverso analisi più approfondite in popolazioni umane o in ulteriori studi di tipo sperimentale su animali da laboratorio. Negli studi epidemiologici basati sull’osservazione i fattori che possono causare una distorsione sulla misura dell’associazione tra esposizione e malattia, sono difficili da controllare, ed è altrettanto difficile ottenere informazioni accurate sul tempo effettivo di esposizione della popolazione umana, essendo questa

(19)

19

soggetta ad esposizioni ambientali di varia natura e frequenza, a casa, al lavoro ed in molte altre attività giornaliere. Il tempo di induzione-latenza (tempo che intercorre tra l’inizio dell'esposizione ed insorgenza della malattia) per molte patologie è molto lungo e questo rende difficile acquisire dati sul rischio di eventuali cancerogeni in tempi utili per un’efficace programmazione di piani di prevenzione. Per queste ragioni il rischio di tumore, associato ad una specifica esposizione, deve essere verosimilmente elevato perché uno studio epidemiologico abbia un’alta probabilità di svelare un aumento del rischio. Visto che la maggior parte delle esposizioni sono considerate essere di basso livello, anche i loro effetti sulla salute saranno di debole entità e di difficile individuazione. Sebbene sia stato stimato che i metodi epidemiologici più correntemente utilizzati siano in grado di evidenziare un aumento del rischio dell'ordine del 10%, la potenza di alcuni studi viene compromessa ed ulteriormente ridotta dal numero inadeguato di soggetti studiati. Da ciò consegue che un risultato negativo negli studi epidemiologici non può assicurare che esposizioni continuative a livelli moderati di determinati agenti e miscele complesse siano verosimilmente prive di rischio. A questo punto entra in gioco il monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni animali attraverso gli studi epidemiologici in medicina veterinaria. Gli animali domestici e soprattutto quelli da compagnia, cani, gatti, volatili ecc. offrono, attraverso Io studio delle loro patologie spontanee, un altro tipo di approccio alla stima del rischio per la salute umana. Le malattie spontanee degli animali domestici, a differenza di quelle indotte sperimentalmente negli animali da laboratorio, riflettono, infatti, una naturale esposizione ad una ampia varietà di cancerogeni ambientali, agenti infettivi, o farmaci e molti tumori manifestano accertate similitudini patologiche ed epidemiologiche con i tumori negli uomini. La World Health Organization (WHO) già dal 1974 ha

(20)

20

pubblicato una classificazione su base istologica dei tumori degli animali domestici correlata a quella dei tumori umani come ausilio per studi comparativi. Tali tumori, che generalmente colpiscono soggetti anziani, probabilmente riflettono processi patologici cronici associati con la cancerogenesi, più strettamente di quanto accada per i tumori indotti sperimentalmente in laboratorio. Considerando ancora che la cancerogenesi negli animali da compagnia deriva da esposizioni croniche, l’aspettativa di vita significativamente più breve in questi animali permette una concentrazione delle numerose risposte fisiopatologiche come si può evidenziare in molti tipi di tumori. II mesotelioma nel cane si presta in modo esauriente come esempio tipico; infatti il tempo di latenza per l'insorgenza del mesotelioma nell'uomo è di 30-40 anni, mentre nel cane risulta essere di 8-9 anni. I tumori spontanei negli animali permettono dunque una rilevazione precoce di un eventuale rischio ambientale per l’uomo; alcune particolari patologie, come per esempio il mesotelioma pleurico del cane, costituiscono un vero "evento sentinella" nell'accezione espressa da Rutstein. Gli animali da compagnia vivono in misura più o meno intima con i loro proprietari e sono esposti ai contaminanti casalinghi ed ambientali senza condividere l'esposizione occupazionale e le abitudini personali quali alcol e tabacco. Bisogna inoltre considerare il fatto che sebbene gli animali da compagnia costituiscano popolazioni eterogenee, per più di 50 razze di cani geneticamente distinte sono stati individuati fattori di rischio legati alla razza. Un aspetto particolare dello studio anche oggetto della presente tesi sulle cause di morte nei cani, si propone di indagare in che percentuale alcune patologie siano legate alla razza, taglia, genetica, sesso, età, ambiente/habitat. L'influenza genetica può essere valutata stabilendo colonie di razza o attraverso l'analisi del pedigree delle specifiche razze, come ad esempio è stato fatto per il San Bernardo nel caso dell'osteosarcoma

(21)

21

canino. A differenza delle patologie umane, è possibile seguire lo sviluppo naturale della malattia negli animali da compagnia perché il proprietario non sempre è disposto ad eseguire trattamenti medici o chirurgici e sceglie l'eutanasia come ultimo intervento quando il soggetto raggiunge una sofferenza insopportabile. Se invece il proprietario sceglie di intervenire terapeuticamente, sarà generalmente ben disposto a seguire un iter terapeutico per poi interromperlo con l'eutanasia solo in caso di sofferenza dell'animale. A questo punto un ulteriore e fondamentale indagine potrà essere eseguita attraverso la necroscopia come mezzo di accertamento per evidenziare le lesioni specifiche del processo morboso che ha colpito l’animale. È importante ricordare inoltre che i risultati degli studi che vedono coinvolti gli animali da laboratorio portano benefici in special modo all'uomo, mentre il ricercare le cause di malattia degli animali domestici per innescare poi meccanismi di prevenzione e/o procedere alla ricerca di possibili forme di trattamento, comporta anche un beneficio per il singolo animale e la sua specie.

La popolazione animale costituisce una sorgente ampia per la stima del rischio per la salute umana. Solo negli USA ci sono circa 50 milioni di cani ed il 53% di questi condivide un ambiente domestico; il 70% dei proprietari si rivolge regolarmente al veterinario che è ormai uno specialista. Fin dal 1964 negli USA vengono raccolti sistematicamente i dati di mortalità degli animali visitati in circa 15 cliniche universitarie. Il programma di raccolta dati istituito dal National Cancer Institute (Bethesda) (NCI) e denominato Veterinary Medical Data Program (VMDP) raccoglie dati utilizzati in numerosi studi epidemiologici di tipo sia descrittivo che analitico. L'identificazione dei fattori di rischio per malattie specifiche è limitata comunque a poche caratteristiche come età, sesso, razza che possono essere continuamente estratte dai dati del

(22)

22

programma. Non è possibile comunque avere informazioni riguardanti per esempio la dieta, l’anamnesi ambientale e l’esposizione a particolari sostanze chimiche. Dai dati della letteratura emerge che gli animali da compagnia sono stati utilizzati in diversi studi epidemiologici volti all'identificazione di alcuni fattori di rischio di malattia e fra gli animali domestici il cane ha rappresentato l'animale d'elezione per tali studi.

(23)
(24)

24

Dalle indagini fin qui intraprese risulta che la specie più studiata in questo ambito è il cane e che, le patologie dell'apparato respiratorio più frequenti ed importanti per lo studio del ruolo dell'inquinamento atmosferico nell’insorgenza delle patologie polmonari nell'uomo sono rispettivamente i tumori dell'orofaringe in generale ed il carcinoma delle tonsille in particolare. II dato più volte riscontrato in studi epidemiologici e la segnalazione di casi clinici riguardante l'aumento di rischio per i tumori del naso nelle razze dolicocefale, conforta l'ipotesi che l'azione filtrante della mucosa nasale sia maggiore che nelle razze brachicefale e mesocefale nelle quali il tumore del polmone, seppur nella sua rarità (4.2/100000), risulta essere maggiormente rappresentato.

In conclusione è plausibile ipotizzare un uso degli animali da compagnia, in special modo del cane, come sentinelle in grado di portare ad una precoce identificazione di fattori di rischio ambientale per le neoplasie dell'uomo. L'applicazione della metodologia epidemiologica alle popolazioni animali presenta comunque dei limiti, il primo fra i quali è dato da un’imprecisa o mancante conoscenza della popolazione totale e dei dati riguardanti le malattie. Le popolazioni animali non sono soggette a regolare censimento (fatta eccezione per l'anagrafe canina) e non viene eseguita la registrazione di routine in caso di morte o qualsiasi altro tipo di schedatura che possa di fatto costituire una possibile fonte di censimento indiretta (assicurazioni sanitarie, denuncia dei redditi, ecc.). Risulta quindi difficile calcolare il tasso di incidenza delle malattie attraverso gli studi epidemiologici. Da qui si può ben intuire come la routinaria esecuzione di esami necroscopici e l'istituzione di registri di tali necroscopie può consentire di aggirare, almeno in parte, questo ostacolo e permettere di avere un ben più chiaro quadro generale delle cause di morte e la loro relazione con determinati fattori per poter meglio utilizzare questi

(25)

25

dati per studi epidemiologici, per valutare l’andamento e la distribuzione di svariate patologie e, soprattutto in ambito di sanità pubblica, per monitorare fattori di rischio ambientali e malattie zoonotiche.

(26)

26

Capitolo 4 – SCOPO DELLA TESI

Questo studio nasce con lo scopo di classificare le cause di morte nei cani sottoposti ad esame post-mortem presso il Dipartimento Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa e confrontare i risultati di tale ricerca con quelli di altri studi presenti in letteratura. L’obiettivo è quello di ottenere dati che possano essere utilizzati in campo medico veterinario e sanitario, per ricerche e studi statistici riguardanti patologie, agenti patogeni di interesse epidemiologico con ricadute sulla salute della popolazione canina, ma anche dati indicatori epidemiologici e quindi sentinelle per la salute umana in sanità pubblica. Uno degli scopi di questa ricerca è quello di “incoraggiare” l’utilizzo dei dati raccolti per il monitoraggio di patologie ed agenti eziologici già presenti nel territorio e ancor di più poter valutare la presenza di patologie emergenti o riemergenti. Si vuole inoltre promuovere la raccolta sistematica di dati riguardanti le cause di morte che interessano i cani, in questo caso, ma in generale tutti gli animali domestici che condividono con gli uomini spazi di vita sempre maggiori. A tal riguardo si vuole sottolineare l’importanza della pratica dell’esame

post-mortem che soprattutto in particolari casi è l’unico metodo attraverso il quale

ci si può accertare della vera causa che ha determinato la morte di un animale, quindi fondamentale per un eventuale raccolta di dati che se accuratamente registrati ed archiviati possono essere utilizzati, come già accennato, in sanità pubblica per valutare l’andamento, la diffusione geografica e l’entità di eventuali zoonosi. Attraverso l’indagine condotta si è cercato anche di approfondire e rilevare dati sulla maggior incidenza di alcune malattie in determinate razze canine.

(27)

27

Capitolo 5 – MATERIALI E METODI

Per il seguente studio retrospettivo sulle cause di morte nella popolazione canina, sono state utilizzate le cartelle necroscopiche di 253 cani depositate nell’archivio Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa. I cani, sottoposti all’esame post-mortem, sono stati inviati al Dipartimento da veterinari di diversi ambulatori e cliniche o dai proprietari stessi per accertamenti sull’effettiva causa della morte. Le schede esaminate comprendono le necroscopie di cani deceduti in un lasso di tempo di dieci anni dal 2007 al 2016. Ogni cartella necroscopica conteneva, oltre al segnalamento e dati anamnestici, informazioni sugli esami collaterali di laboratorio effettuati, quando necessario, per ottenere chiarimenti sulle cause del decesso o sui processi morbosi che hanno coinvolto l’animale esaminato. Si tratta indagini istologiche e citologiche, esami microbiologici e virologici per l’identificazione di agenti eziologici specifici e test tossicologici per risalire ad una determinata sostanza quando si ha il sospetto che il decesso sia stato causato da un tossico. Per la classificazione dei dati rilevati dalle cartelle necroscopiche è stata utilizzata una tabella nella quale ogni singolo caso è stato inserito. I cani sono stati classificati secondo le principali caratteristiche riguardanti età, sesso, razza, taglia e provenienza. I dati riguardanti l’età, la razza, la taglia e la provenienza sono stati indicati in tabella (tabella1 appendice) con numeri che li riferivano ad un determinato range (età e taglia), categoria (razza pura; incrocio) e provenienza (ambiente domestico; canile; allevamento) (vedi

legenda tabella appendice). I processi patologici e le lesioni riscontrate nel

corso delle necroscopie, sono stati classificati ed inseriti in tabella (tabella1

appendice) secondo l’organo/sistema/apparato colpito dalla lesione, sono

(28)

28

endocrino; gastroenterico; respiratorio; genitale; urinario; mammario; muscolare; scheletrico; gli organi: fegato, pancreas, milza ed i sistemi: ematopoietico; nervoso centrale e periferico.

L’eziologia delle lesioni riscontrate è stata classificata secondo il processo patomorfologico in: degenerazione; infezione; infiammazione; dismetabolia;

neoplasia; intossicazione; trauma; anomalia congenita; danno vascolare; paratopia. In un altro settore della tabella sono stati riportati dati e

annotazioni utili all’interpretazione delle cause di morte di ogni singolo caso. Dopo aver classificato e suddiviso tutti i casi è stata condotta una stima statistica dei dati ottenuti.

(29)

29

Capitolo 6 – RISULTATI E ANALISI

STATISTICHE

Lo studio ha incluso 253 cani le cui caratteristiche sono riportate nella tabella di riferimento (tabella 1 appendice). Dei soggetti esaminati 127 erano maschi, 110 femmine e in 16 casi il sesso non era specificato nel segnalamento. Per quanto riguarda l’età, il campione era composto da cuccioli, adulti e anziani in misura variabile. In 232 casi è stato possibile indicare l’età o inserire il soggetto esaminato all’interno di un range prestabilito, indicato in tabella (tabella1

appendice), mentre in 21 casi l’età non era riportata tra i dati identificativi dei

soggetti, quindi è rimasta un’incognita. La maggior parte dei cani esaminati erano cani di proprietà; in 50 casi la provenienza non era specificata tra i dati riportati in cartella, quindi non si è potuto indicare se l’animale provenisse da un ambiente domestico, da un allevamento o da un canile. Inoltre la maggior parte dei cani appartenevano a razze pure mentre 37 erano rappresentati da incroci. Non è stata fatta una classificazione specifica sul peso di ogni soggetto, ma i cani sono stati classificati in base alla taglia riferita dallo standard di razza, quando specificata. Nello specifico l’indicazione “piccola taglia” comprendeva razze il cui peso standard non supera i 15 kg, l’indicazione “media taglia” comprendeva razze il cui peso standard è compreso in un range che va da 16 a 25 kg, l’indicazione “grande taglia” comprendeva razze il cui peso standard supera i 26 kg. Tra i soggetti presi in esame 109 risultarono appartenenti ad una taglia grande, 35 media, 73 piccola ed in 36 casi non è stato possibile stabilirlo. Per quanto riguarda le statistiche sulle cause di morte, in almeno il 98% dei casi esaminati è stato possibile risalire ad almeno una probabile causa di morte mentre nei restanti casi non è stato possibile risalire alla causa che ha

(30)

30

provocato il decesso dei soggetti. In tutti i casi l’esame necroscopico è stato fondamentale per definire lesioni e processi patomorfologici, siano stati essi determinanti o meno nel decesso. Un dato interessante, riportato frequentemente tra le informazioni anamnestiche che accompagnavano i referti necroscopici è stato che, nella maggioranza dei casi l’animale esaminato era deceduto improvvisamente o dopo breve manifestazione sintomatologica. Nei grafici a seguire sono raffigurate (grafico 6.1) le cause di morte riscontrate nel corso dell’indagine e subito dopo (grafico 6.2) i sistemi coinvolti dalle lesioni.

Grafico 6.1 dati sulle cause di morte.

MALATTIE INFETTIVE; 41; 16% AVVELENAMENTO; 36; 14% INFEZIONI BATTERICHE; 34; 13% NEOPLASIA; 23; 9% PARATOPIA; 15; 6% INFIAMMAZIONE; 14; 6% TRAUMA; 16; 6% PROCESSI DEGENERATIVI; 21; 8% ANOMALIE CONGENITE; 19; 8% DANNO VASCOLARE; 21; 8% ALTRE CAUSE; 10; 4% DISMETABOLIE; 3; 1%

(31)

31

Grafico 6.2 dati sui principali Sistemi coinvolti dalle lesioni.

Secondo i dati ottenuti dagli esami necroscopici dei cani analizzati, riassunti nel grafico 6.1, risulta che la causa più frequente di morte è rappresentata da malattie infettive. Il numero di cani deceduti in seguito ad una malattia infettiva è di 41 (16%) e tra questi in 22 casi l’agente eziologico è risultato essere Parvovirus, tra i restanti casi, in percentuali nettamente più basse, gli agenti virali riscontrati dai test virologici sono stati Morbillivirus (agente eziologico del cimurro) e Herpesvirus canino. I soggetti colpiti da parvovirosi rientrano tutti in un range di età compreso tra 45 giorni e 12 mesi. La differenza più evidente riscontrata, sulle cause di morte, è quella riferita alle fasce di età, infatti in cuccioli e cani giovani le cause di morte sono principalmente

(32)

32

caratterizzate da malattie infettive virali e batteriche e anomalie congenite, mentre nei cani anziani le cause più frequenti di morte sono rappresentate da processi degenerativi gravi (8%) rappresentati soprattutto da endocardiosi valvolari, da infiammazioni gravi di varia natura e neoplasie.

Secondo i nostri risultati su 24 cani (9%) deceduti in seguito a neoplasia, 20 avevano un’età compresa tra gli 8 ed i 15 anni. La neoplasia riscontrata maggiormente è stata l’emangiosarcoma. All’interno della categoria infezioni batteriche (13%), l’apparato più colpito è risultato essere quello respiratorio. Sono stati riscontrati 18 casi di anomalie congenite (8%), rappresentate maggiormente da anomalie cardiache, seguite da idrocefalo, quest’ultimo riscontrato in cuccioli appartenenti a razze toy, in particolare chihuahua. Nelle infiammazioni di varia natura riscontrate nella ricerca (6%), l’apparato più colpito è risultato il gastroenterico. Nel corso dell’indagine sono stati inoltre rilevati 5 casi di parassitosi grave (1.9%); 16 decessi per traumi di varia natura (6%); 12 morti causate da reazioni di natura immunomediata (4.7%), 1 endocrinopatia grave a carico della tiroide. In 13 casi la morte è sopravvenuta per una combinazione di cause concomitanti che agivano su diversi apparati. Le morti conseguenti a paratopie sono state 15 (6%), 11 delle quali per “sindrome da dilatazione e torsione gastrica” e 4 per volvolo intestinale; i cani colpiti da queste lesioni sono tutti soggetti appartenenti a razze di taglia medio-grande e gigante. Relativamente alle percentuali ottenute, colpisce il dato che riguarda la categoria intossicazione, che rappresenta la seconda causa più frequente di morte, dopo le malattie infettive. I cani morti per ingestione di sostanze tossiche sono 36 (14%) e dalle analisi tossicologiche è stato appurato che in 21 di questi casi l’avvelenamento è stato causato da sostanze ad effetto anticoagulante, in due casi da metaldeide, in un caso da fosfuro di zinco, un caso di intossicazione acuta da sale, negli altri casi

(33)

33

nonostante fosse evidente dall’esame necroscopico che il decesso fosse stato causato da un tossico, gli esami tossicologici eseguiti per la ricerca delle principali sostanze non hanno permesso di risalire a quella specifica.

Non sono state riscontrate differenze sostanziali nel confronto tra le cause di morte tra i due sessi, infatti tranne casi di metastasi di carcinoma mammario e 2 casi di morte post intervento di ovarioisterectomia, in generale le cause di morte in soggetti di sesso maschile e femminile sono sovrapponibili. Riguardo la provenienza e quindi l’habitat non è stato possibile fare un confronto tra le cause di morte riscontrate in cani di proprietà, che vivono in ambienti domestici e cani che invece vivono in canili, allevamenti o in condizioni di randagismo, perché i cani inclusi in queste ultime categorie erano poco rappresentati all’interno del campione di popolazione canina esaminato. Per quanto riguarda i sistemi, gli organi e gli apparati coinvolti dai processi morbosi, come si può notare dai dati riscontrati, riassunti nel grafico 6.2, gli apparati più colpiti risultano essere il respiratorio, il gastroenterico e l’apparato cardiovascolare, seguiti dagli altri sistemi in percentuale variabile ma nettamente inferiore. Nello specifico, l’apparato respiratorio ed il gastroenterico risultano (vedi tabella1 appendice) principalmente coinvolti da processi infettivi di natura virale e batterica. L’apparato respiratorio è stato spesso sede di disseminazioni metastatiche di processi neoplastici in stadio avanzato. Le patologie gastroenteriche sono state riscontrate maggiormente in cuccioli e soggetti giovani. Il sistema cardiovascolare è principalmente coinvolto da processi degenerativi, endocardiosi valvolari; neoplastici, emangiosarcoma, chemodectoma e cardiomiopatie nei soggetti di età avanzata, mentre nei cuccioli le patologie con coinvolgimento dell’apparato cardiovascolare, che abbiamo riscontrato, sono generalmente legate a malformazioni e anomalie di origine congenita.

(34)

34

Le lesioni a carico del sistema nervoso, seppur in percentuale inferiore rispetto ad altri sistemi, sono state determinanti nel decesso in molti dei casi esaminati. Tra le lesioni riscontrate a livello neurologico, oltre l’edema cerebrale di varia natura che è stata la lesione maggiormente rilevata, sono state riscontrate lesioni di natura tossica, causate da sostanze xenobiotiche, oppure tossico-metaboliche nei casi di gravi alterazioni epatiche, renali o di qualche anomalia congenita in soggetti di giovane età (shunt porto-sistemico). Frequenti sono stati i processi infettivi ad eziologia virale, herpesvirus, encefalomieliti da virus del cimurro e un caso di encefalomielite da malattia di Aujeszky. Nei cuccioli appartenenti a razze toy, è spesso stato riscontrato idrocefalo di origine congenita. Il resto delle lesioni a carico del sistema nervoso sono da ricondursi a cause traumatiche.

Per quanto riguarda gli altri organi/sistemi coinvolti, fegato, urinario, endocrino, genitale, tegumentario, generalmente le lesioni riscontrate a carico di questi ultimi non hanno avuto un ruolo preponderante nel decesso, ma sono stati spesso organi sede dell’origine di una lesione, oppure coinvolti secondariamente da processi patologici che hanno avuto ripercussioni su molti apparati. Resta importante sottolineare che è comunque difficile, soprattutto in casi di lesioni multiorgano risalire con precisione alla lesione ultima, causa del decesso o dell’eutanasia in una animale.

(35)

35

Capitolo 7 – CONFRONTO CON ALTRI STUDI

PRESENTI IN LETTERATURA

Vengono riportate qui di seguito alcune ricerche, sulle cause di morte nella popolazione canina, ritrovate in letteratura e messe a confronto con i risultati del mio studio. Nelle tabelle (tab. 7.1; 7.2; 7.3; 7.4) e rispettivi grafici (7.1; 7.2;

7.3; 7.4) che seguono, sono riportati i dati e le caratteristiche dei campioni ed

i risultati statistici ottenuti da queste indagini, effettuate in diversi paesi. La prima tabella contiene i dati riguardanti un campione di popolazione canina utilizzato per uno studio sulle cause di morte in cani provenienti dalla provincia di Roma e nel grafico a seguire sono riportati i risultati statistici emersi alla fine della ricerca condotta.

(36)

36

Tab 7.1: caratteristiche dei cani esaminati nello studio svolto nella provincia di Roma.

(37)

37

Grafico 7.1: principali cause di morte nei cani della provincia di Roma esaminati tra il 2003-2007.

(38)

38

Nei grafici che seguono, invece, possono essere valutati i risultati di uno studio sulle cause di morte effettuato in Nord America comprendente un lasso di tempo di 20 anni, dal 1984 al 2004.

(39)

39

Se prendiamo in considerazione i dati emersi dallo studio condotto in Italia, nella provincia di Roma, è importante notare come le statistiche non si discostino di parecchio da quelle emerse dalla nostra ricerca, infatti, anche secondo lo studio effettuato dai colleghi con la collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana, la prima tra le principali cause di morte nei cani è risultata essere una malattia infettiva (23.4%), seguita da avvelenamento (17.1%) e infiammazioni di origine sconosciuta (14%), anche la percentuale di neoplasie si avvicina molto a quella da noi riscontrata ed in particolare il tipo di neoplasia diagnosticato con maggior frequenza e appunto risultato, come nel nostro caso, emangiosarcoma.

Dando un’occhiata alle statistiche dell’indagine condotta in Nord America, invece, richiama subito l’attenzione un dato che si discosta ampiamente dalle statistiche rilevate nella nostra ricerca e anche da quelle rilevate dallo studio effettuato nella provincia di Roma. Il dato in questione è quello che indica i decessi per intossicazione. Come si può notare dai grafici sopra riportati, emerge che i decessi causati da sostanze tossiche sia nei soggetti di giovane età che negli adulti risultano estremamente bassi soprattutto se confrontati a quelli rilevati da noi in Italia. Risulta molto alta, invece, in Nord America, la percentuale di decessi per cause di origine traumatica, ed anche questo dato si discosta parecchio da quello emerso dalle nostre statistiche, in cui i decessi per cause di origina traumatica si aggirano intorno al 6%. Un dato concordante tra le indagini confrontate è quello sui processi infettivi nei soggetti di giovane età, che spicca come principale causa di morte nella popolazione canina in Italia come in Nord America.

Altri studi sulle cause di morte nei cani sono stati effettuati restringendo però il campo soltanto ad una particolare categoria di malattie o ad un particolare

(40)

40

tipo di soggetti sottoposti allo studio. In particolare due di queste ricerche, una effettuata in Svizzera dall’Istituto di Neurologia Animale, della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Berna, ha focalizzato l’interesse su patologie neurologiche nei cani in un periodo di tempo di 10 anni, e l’atra condotta dal Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti sulle cause di morte in 927 cani da lavoro utilizzati in ambito militare.

(41)

41

Grafico 7.3: localizzazione delle lesioni neurologiche (ricerca svolta in Svizzera dai veterinari dell’Istituto di Neurologia Animale)

Distribution of canine neurological submissions by localization of the problem seen between 1989 and 2000 (n=4487, 10 dogs were diagnosed as healthy, and no localization was assigned).

(42)

42

Grafico 7.4: distribuzione dei problemi neurologici in base all’eziologia

Distribution of canine neurological submissions by aetiologies of diseases seen between 1989 and 2000 (n=3727, no information about aetiology was available for 770 dogs)

(43)

43

Tabella 7.2: Classificazione in base alla razza e all’età dei cani da lavoro utilizzati in ambito militare.

(44)

44

Tabella 7.3: Cause di morte o di eutanasia nei cani da lavoro utilizzati in ambito militare dal 1993 al 1996.

(45)

45

Tabella 7.4: Cause di morte o eutanasia nei cani da Pastore Belga e cani da Pastore Tedesco da lavoro utilizzati in ambito militare dal 1993 al 1996.

(46)

46

7.1 DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Questo studio nasce con l’obiettivo principale di ottenere informazioni, che insieme a quelle ottenute attraverso altri lavori simili, possono essere utili per ricerche epidemiologiche e di controllo del territorio. Il primo dato che emerge dall’indagine è quello che in molti dei soggetti esaminati la morte è sopraggiunta in modo improvviso. Questo dato è indicativo del fatto che spesso gli esami post mortem vengono richiesti solo in situazioni particolari, rendendo difficile la possibilità di avere un quadro più completo e costante sulle cause di morte nella popolazione canina. Avere un quadro generale sulle cause di morte nei cani è possibile solo attraverso indagini di questo tipo, che comprendono una campione abbastanza variegato di popolazione. Infatti, diversamente da altri studi ritrovati in letteratura in cui vengono presi in esame solo determinate categorie di cani, ad esempio “cani da lavoro militari” come nello studio condotto da George E. Moore et al. 2001, oppure solo un determinato tipo di patologie come nello studio condotto in Svizzera da G. Fluehman et al. 2006 sulle cause di morte per patologie neurologiche in 4497 cani, il campione di popolazione canina esaminato nel nostro studio comprende una vasta diversità di razze e soggetti compresi in tutte le fasce d’età. Purtroppo è stato invece limitativo ai fini del confronto, il fatto che la maggior parte dei cani fossero di proprietà e questo non ci ha dato la possibilità di avere un riscontro chiaro sulle differenze e sulle frequenze di cause di morte in cani che vivono in canili, rifugi o allevamenti rispetto a quelli che vivono in ambienti domestici. Valutando i risultati delle statistiche ottenute dopo la compilazione della tabella, alcune considerazioni potrebbero essere fatte canalizzando l’attenzione sulle cause di morte che risaltano con

(47)

47

maggior frequenza. L’alta percentuale di cuccioli morti in seguito a malattie infettive, ed in particolare per parvovirosi, potrebbe essere un dato utile per fare delle valutazioni da un punto di vista sanitario riguardo la profilassi vaccinale prevista per questa patologia. Purtroppo i dati da noi in possesso non comprendevano informazioni sullo stato vaccinale di ogni cane esaminato, motivo per il quale non possiamo sapere se la causa dell’alto numero di soggetti colpiti da parvovirosi sia dovuta a mancata vaccinazione ad errati protocolli vaccinali o ancora alla presenza di nuovi ceppi di parvovirus oppure alla presenza di una variante del virus stesso utilizzato per il vaccino. A tal proposito è stato già provato che alcuni ceppi di parvovirus non completamente corrispondenti a quelli utilizzati per i vaccini commerciali sono già stati ritrovati in Italia (Decaro et al. 2011). Sempre riguardo alle malattie infettive, un dato che ci può interessare particolarmente ai fini sanitari e di monitoraggio epidemiologico è che tra tutte le cause di morte determinate da un agente infettivo non è stata riscontrata alcuna zoonosi. Un altro dato importante che emerge dalla nostra ricerca è quello riguardante l’elevata percentuale di decessi per avvelenamento, questo è un dato interessante in quanto è da non sottovalutare il fatto che nel campione di casi esaminati non vi sono soggetti rappresentati da cani randagi ma, a parte i pochi casi sui quali non è stata specificata la provenienza i restanti cani erano tutti di proprietà. Una così rappresentativa percentuale di avvelenamenti potrebbe indicare che l’ingestione in molti casi potrebbe non essere del tutto accidentale, soprattutto considerando il fatto che le sostanze riscontrate maggiormente, gli anticoagulanti, ma anche la metaldeide sono di facile acquisto rispetto ad altre sostanze di cui è ormai vietata la vendita come la stricnina, un tempo largamente utilizzata per il confezionamento di esche avvelenate. Un'altra osservazione potrebbe riguardare il fatto che la maggior parte dei cani

(48)

48

deceduti a causa dell’ingestione di sostanze tossiche apparteneva a razze da caccia e, eccetto 2 casi di soggetti anziani, rientravano tutti in un range di età che va da 7 mesi a 3 anni, quindi soggetti molto giovani. Per quanto riguarda le altre categorie di lesioni riscontrate abbiamo visto come molte di queste siano strettamente legate ad una particolare razza o ad un particolare tipo morfologico, ad esempio la “sindrome da dilatazione e torsione gastrica” è stata riscontrata soltanto in cani di taglia medio-grande e gigante e, soprattutto, in particolari razze come il pastore tedesco, dobermann, basset hound. È un dato questo che riscontriamo anche negli altri studi ritrovati in letteratura con i quali abbiamo fatto un confronto. La stessa osservazione potrebbe essere fatta per le patologie congenite, molte delle quali di origine genetica, che vengono sistematicamente riscontrate con maggiore frequenza in determinate razze canine piuttosto che in altre come ad esempio la “persistenza del forame ovale” in cani di piccola taglia o “idrocefalo” nei cani appartenenti a razze toy come il chihuahua, ancora la “cardiomiopatia

dilatativa” e “coaugulopatie” riscontrate nel dobermann. Questi dati, acquisiti

dalle cartelle necroscopiche che abbiamo utilizzato per la nostra indagine, confermano dunque, come riportato in letteratura, l’origine genetica o familiare di determinate patologie e soprattutto ci danno un’idea della frequenza con la quale queste patologie si presentano. A tal riguardo, l’unico caso di “coagulopatia” non legato a cause tossiche, come riportato nel referto necroscopico, è stato riscontrato proprio in un cane di razza dobermann, più precisamente si tratta della malattia di von Willebrand (vWd) dovuta alla deficienza del Fattore di von Willebrand (FvW) della coagulazione che ricopre un ruolo determinante sia nell'emostasi primaria che secondaria. Tale patologia è la coagulopatia ereditaria più diffusa nel cane ed è stata segnalata in oltre 54 razze tra cui appunto il dobermann. La base genetica della malattia

(49)

49

è una mutazione ereditaria a carico del gene vWd posto sugli autosomi, che si esprime fenotipicamente in tre tipi principali: il tipo I (il più diffuso) riconosce una carenza generalizzata dei multimeri del fattore ed è trasmessa in modo autosomico dominante a penetranza incompleta; il tipo Il è caratterizzato da un difetto qualitativo in quanto mancano solo i multimeri a più alto peso molecolare ed è trasmesso in modo recessivo; il tipo III è caratterizzato da una mancanza assoluta e generalizzata della proteina di FvW (è la forma più grave) ed è trasmessa in modo recessivo. Alla base della diffusione della patologia sono la variabilità fenotipica della malattia, il grado di "sommersione" del gene e la difficoltà nell'individuazione dei soggetti portatori, in particolare impiegando test di quantificazione del FvW.

Come è stato già sottolineato nel paragrafo precedente, all’interno della

categoria neoplasia è stato più frequentemente diagnosticato

l’emangiosarcoma. A tal proposito si potrebbe fare una considerazione sul

fatto che, al giorno d’oggi è davvero difficile che una neoplasia giunga al termine del suo decorso causando la morte di un cane, in quanto è ormai largamente diffusa la pratica dell’eutanasia ad un certo stadio della malattia per evitare inutili sofferenze all’animale. Per questo motivo è altrettanto difficile che venga richiesta la necroscopia di un cane deceduto per eutanasia, causa tumore, per l’ovvio motivo che si conosce già la causa del decesso. Detto questo, una così alta percentuale di diagnosi di emangiosarcoma riscontrati in sede necroscopica potrebbe essere dovuta al fatto che questo tipo di neoplasia, quasi sempre asintomatica nelle prime fasi, è spesso in grado di causare morte improvvisa per emorragia, per cui il proprietario dell’animale che muore improvvisamente e che, si ritrova di fronte ad una morte “sospetta” è tendenzialmente più motivato a richiedere un esame post-mortem che sveli le cause del decesso.

(50)

50

In conclusione possiamo considerare questo studio come un esperimento che fornisce a veterinari e professionisti che operano in campo sanitario una panoramica sulle cause di morte nei cani, che può essere utile per creare un più ampio e completo sistema di sorveglianza di tutte le malattie dei piccoli animali, con l’obiettivo di trarre informazioni utili alla salute pubblica riguardo malattie già conosciute e minacce emergenti.

(51)

51

APPENDICE

Tabella 1

Segnalamento Caso no. Codice Età (range)

Età Sesso Taglia Provenienza Razza Razza

1 13918 7 7 anni m 3 1 1 labrador 2 13875 3 3 mesi f 4 1 2 meticcio 3 13968 4 12 mesi m 3 1 1 pastore tedesco 4 14001 4 7 mesi f 3 1 1 pastore tedesco 5 14050 7 5 anni m 4 1 2 meticcio

6 14066 4 12 mesi f 3 1 1 border collie

7 14127 3 5 mesi m 4 1 2 meticcio 8 14128 8 8 anni m 4 1 2 meticcio 9 14177 4 8 mesi m 3 1 1 pastore tedesco 10 3860 2 15 giorni m 2 5 1 shar pei 11 3860 2 15 giorni f 2 5 1 shar pei 12 3863 5 14 mesi f 1 5 1 bouledogue francese 13 3856 1 1 giorno f 2 5 1 pastore australiano 14 3856 1 1 giorno m 2 5 1 pastore australiano

15 3853 5 17 mesi f 2 1 1 setter inglese

16 3846 5 24 mesi m 1 1 1 jack russel

17 3855 2 45

giorni

m 1 1 1 bouledogue

francese

(52)

52 Caso

no.

Codice Età (range)

Età Sesso Taglia Provenienza Razza Razza

19 3845 8 7 anni m 3 1 1 boxer

20 3844 5 24 mesi f 1 1 1 carlino

21 3840 4 7 mesi f 1 1 1 barboncino

22 3838 8 10 anni m 1 1 1 bassotto

23 3836 7 6 anni m 2 5 1 setter inglese

24 3834 4 10 mesi m 4 5 2 meticcio

25 3833 8 8 anni f 1 1 1 bouledogue

francese

26 3829 8 9 anni f 1 1 1 cavalier king

27 3828 2 20 giorni m 1 1 1 bouledogue francese 28 3825 5 24 mesi m 3 1 1 boxer 29 3824 5 24 mesi m 4 1 2 meticcio 30 3818 4 11 mesi f 2 1 1 lagotto 31 3816 8 8 anni f 3 1 1 labrador 32 3814 3 3 mesi f 3 5 1 labrador 33 3813 8 7 anni f 1 5 1 maltese 34 3807 5 24 mesi m 4 5 2 meticcio 35 13598 11 NR m 3 1 1 dogo argentino 36 13612 5 12 mesi m 2 1 1 beagle 37 13635 11 NR m 1 1 1 barboncino

38 13687 9 12 anni f 1 1 1 west highland

white terrier

39 13719 5 2 anni f 3 1 1 dogo

Riferimenti

Documenti correlati

Il principio della chiarezza fa riferimento alla necessità che il bilancio di esercizio sia comprensibile dal punto di vista formale (per quel che riguarda la

La quantità più elevata di errori non individuati è invece da attribuire alla revisione effettuata immediatamente dopo la stesura del testo, così come per gli errori individuati

Dagli studi analizzati emerge una diminuzione del inquinamento acustico dopo l’implementazione delle sessioni formative e dei cambiamenti comportamentali ed

INIZIO DEI LAVORI PREPARAZIONE DEL CORSO DI FORMAZIONE STESURA DEFINITIVA ALGORITMI LIVELLO A STRUTTURAZIONE DEFINITIVA DEL CORSO DI LIVELLO A PRIMI CORSI PER LIVELLO A... Istituita

Alternativamente, si può ricorre ad appositi detergenti liquidi esistenti in commercio (quali Hibital ® , Sagrisept ® , Sterilium ® , ecc.) che offrono buona praticità

La stessa struttura logica e metodologica della separazione mentale fra osservatore e osservato dimostra, a mio modo di ve- dere, che essa fa parte delle

Storia delle Dottrine Politiche, DSU); Barbara De Rosa (Ricercatore di Psicologia Dinamica, DSU); Ilaria Iorio (Dottore di ricerca in Mind, Gender and Languages,

[r]