• Non ci sono risultati.

prodotti scalari

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "prodotti scalari"

Copied!
4
0
0

Testo completo

(1)

a.a. 2010-2011 15.4.2011

PRODOTTI SCALARI

Salvo avviso contrario V denota un R-spazio spazio vettoriale (di dimensione finita).

Definizione 0.1. 1) Un prodotto scalare su V `e una forma bilineare simmetrica definita positiva su V (in breve f.b.s.d.p.).

2) Se su V `e definito un prodotto scalare, V `e uno spazio vettoriale euclideo (n.b. in questa definizione non si richiede dimRV < ℵ0).

D’ora in avanti, un prodotto scalare su V sar`a denotato h , i, dati u, v ∈ V, hu, vi si legge “u scalar v”.

Esempio 0.2. 1) Su R3 ponendo hx, yi = x1y1+ 2x2y2− x1y2− x2y1+ x3y3 si

definisce un prodotto scalare. Si verifica facilmente che matrice associata a h , i rispetto alla base canonica `e simmetrica non degenere; per verificare la positivit`a osserviamo che, essendo hx, xi = x21+ 2x22− 2x1x2+ x23= (x1− x2)2+ x22+ x23≥ 0.

2) In C0([−1, 1]) ponendo hf, gi =R1

−1f (x)g(x)dx si definisce un prodotto scalare

per le note propriet`a diR .

3) In particolare ∀ a 6= b ∈ R,RabP (x)Q(x)dx definisce un prodotto scalare in

R[X].

4) Dati V = R[X]≤3 ∪ {0}, hf, gi = R 1

−1f (x)g(x)dx∀ f, g ∈ V, U = L({1, X})

determinare U⊥.

5) Se h , i, `e un prodotto scalare, chi `e V⊥?

Proposizione 0.3. in uno spazio vettoriale euclideo V con prodotto scalare h , i vale la diseguaglianza di Schwarz hv, wi2≤ hv, vihw, wi, ∀ v, w ∈ V.

Prova. Se w = 0V entrambi i membri valgono 0. Supponiamo quindi w 6= 0V,

essendo h , i definito positivo, per ogni a, b ∈ R si ha 0 ≤ hav + bw, av + bwi = a2hv, vi + 2abhv, wi + b2hw, wi (e si ha 0 se e solo se av + bw = 0

V ossia v k w).

Scegliendo 0 6= a = hw, wi, b = −hv, wi si ottiene

0 ≤ hw, wi2hv, vi − 2hw, wihv, wi2+ hv, wi2hw, wi,

da cui la tesi dividendo per 0 6= hw, wi.

Definizione 0.4. In uno spazio vettoriale euclideo V la norma o lunghezza di v ∈ V `e:

k v k:=phv, vi.

Osservazione 0.5. Usando la norma ed estraendo la radice ad ambo i membri, la diseguaglianza di Schwarz si scrive:

| hv, wi |≤ kvk k w k,

dove al primo membro si ha il valore assoluto o modulo1del numero reale hv, wi. La norma di un vettore in uno spazio euclideo V soddisfa, per ogni v, w ∈ V : N1. kvk ≥ 0 (= ⇐⇒ v = 0V),

1

La lunghezza di un vettore dello spazio euclideo Rn `e usualmente chiamata modulo, io

preferisco la dizione norma per evitare la confusione col valore assoluto. 1

(2)

2 PRODOTTI SCALARI

N2. k λv k=| λ |k v k per ogni λ ∈ R

N3. k v + w k≤k v k + k w k (= ⇐⇒ v k w) diseguaglianza triangolare.

la diseguaglianza triangolare discende dalla diseguaglianza di Schwarz infatti: k v + w k2= hv + w, v + wi ≤k v k2+2 k v kk w k + k w k2= (k v k + k w k)2.

Definizione 0.6. 1)Un versore `e un vettore di lunghezza 1, se 0V 6= v, allorakvkv

`

e un versore di v ottenuto normalizzando v.

2) Un insieme finito {v1, . . . , vs} di vettori non nulli di V `e un insieme di vettori

ortogonali o insieme ortogonale se i suoi vettori sono ⊥ a due a due (i.e. hvi, vji =

0∀ 1 ≤ i 6= j ≤ s).

3) Un insieme ortonormale `e un insieme ortogonale di versori.

4) Una base ortogonale, in breve b.o., (risp ortonormale, in breve b.o.n.) `e un insieme ortogonale (risp. ortonormale) di s = dimRV elementi.

Osservazione 0.7. Da un insieme ortogonale di vettori {v1, . . . , vs} se ne ottiene

facilmente uno ortonormale normalizzando ciascun vettore. Da una b.o. normaliz-zando ciascun vettore si ottiene una b.o.n..

Proposizione 0.8. Ogni insieme ortogonale {v1, . . . , vs} `e libero (in particolare,

se dimRV = n ogni insieme ortogonale di n vettori `e una b.o.)

Prova. Se a1v1+· · · asvs= 0V risulta necessariamente , 0 = hvi, a1v1+· · · asvsi = s

P

j=1

ajhvi, vji = aihvi, vii ∀ 1 ≤ i ≤ s con hvi, vii > 0 si ha quindi ai= 0 ∀ 1 ≤ i ≤ s.

Osservazione 0.9. Se B = {b1, . . . , bn} `e una b.o.n. di V la matrice che

rappre-senta h, i rispetto a B `e In, pertanto, se v = n P i=n xibi, w = n P i=n yibi si ha hv, wi = n P i=1

xiyi (ossia in una b.o.n. il prodotto scalare di due vettori v, w si esprime come

il prodotto scalare standard dei vettori colonna delle loro coordinate). Definizione 0.10. 1) Una matrice A ∈ Gln(R) `e ortogonale se A−1= tA.

2) Le matrici ortogonali di Gln(R) formano un sottogruppo di Gln(R) detto

gruppo ortogonale di ordine n e denotato O(n).

Osservazione 0.11. 1) Se A, B ∈ O(n), ossia A−1 = tA, B−1 = tB, si ha necessariamente AB−1∈ O(n) in quanto

(AB−1)−1= (B−1)−1A−1= BA−1= BtA = t(AtB) = t(AB−1). 2) Essendo d(tA) = d(A), datAA = I

n, discende che per una matrice ortogonale A

si ha d(A) = ±1.

Definizione 0.12. Il sottogruppo di O(n) costituito dalle matrici ortogonali A con d(A) = 1 `e detto gruppo ortogonale speciale di ordine n ed `e denotato SO(n). Esempio 0.13. In particolare si ha:

SO(2) =  cos θ − sin θ sin θ cos θ  : θ ∈ R  .

Proposizione 0.14. Siano F = {f1, . . . , fn}, B = {b1, . . . , bn} due basi di uno

(3)

PRODOTTI SCALARI 3

Prova. Le colonne di M := MFB sono le coordinate di f1, . . . , fn rispetto a B

ed F `e b.o.n. se e solo se hfi, fji = δij. Siccome fi pu`o essere pensata come riga di tM ci`o significatM M = I

n, ossia proprio M ∈ O(n).

Daremo un metodo per costruire insiemi ortogonali (risp. ortonormali), detto procedimento di ortogonalizzazione (risp. ortonormalizzazione) di Gram-Schmidt, a partire da un insiemae qualsiasi di vettori.

In uno spazio vettoriale euclideo V l’unico vettore isotropo `e 0V (essendo h, i

definito positivo), quindi ∀ 0V 6= v ∈ V e w ∈ V sono definiti il coefficiente di

Fourier di w rispetto a v, av(w) := hv,wihv,vi e la proiezione ortogonale di w nella

direzione di v, pr⊥v := av(w). Risulta: hw − av(w)v, vi = hv, wi − av(w)hv, vi = 0

ossia w−av(w)v ⊥ v (n.b. se v `e un versore av(w) = hv, wi e la proiezione ortogonale

di w nella direzione di v `e semplicemente hv, wiv ).

Teorema 0.15 (Gram-Schmidt). Sia {v1, v2. . .} una successione (finita o infinita)

di vettori in uno spazio euclideo V. Si ha:

(1) esiste una successione {w1, w2. . .} di vettori di V tale che ∀ r ≥ 1 sia

– L({v1, . . . , vr}) = L({w1, . . . , wr})

– wi⊥ wj per ogni 1 ≤ i 6= j ≤ r.

(2) se {u1, u2. . .} `e un’altra successione soddisfacente (1) per ogni r ≥ 1

es-istono c1, . . . , cr∈ R : ui= ciwi, ∀ 1 ≤ i ≤ r.

Prova. Costruiamo {w1, w2, . . .} per induzione su r. Se tutti i vi = 0V non c’`e

nulla da dimostrare, possiamo quindi supporre v1anisotropo (a meno di riordinare

{v1, v2. . .}) e porre w1 := v1 che soddisfa (1) per r = 1. Supponiamo inoltre di

avere costruito {w1, . . . , wt} soddisfacente (1) per r = t e poniamo

wt+1:= vt+1− 0 t X i=1 awi(vt+1)wi dove0 Pt i=1

indica la somma estesa ai soli indici tali che wi6= 0V cosicch´e sia definito

awi(vt+1), risulta cos´ı vt+1 ∈ L({w1, . . . , wt, wt+1}) e, per l’ipotesi induttiva,

∀ 1 ≤ i ≤ t, vi ∈ L({w1, . . . , wt}) cosicch´e L({v1, . . . , vt+1}) ⊆ L({w1, . . . , wt+1})

ma anche wt+1∈ L({w1, . . . , wt, vt+1}) e L({v1, . . . , vt}) = L({w1, . . . , wt}) da cui

wt+1∈ L({v1, . . . , vt, vt+1}) ossia vale anche l’altra inclusione. Per ogni 1 ≤ i ≤ t

tale che wi 6= 0V si ha hwt+1, wii = hvt+1, wii − awi(vt+1)hwi, wii = 0 poich´e per

ipotesi hwi, wji = 0 ∀ 1 ≤ i 6= j ≤ t si ha che {w1, . . . , wt+1} soddisfa (1).

Anche (2) si dimostra per induzione su r e per r = 1 la conclusione `e ovvia. Supponiamo allora t ≥ 1 e che ∃ c1, . . . , ct∈ R tali che ui = ciwi, ∀ 1 ≤ i ≤ t, per

qualche z ∈ L({w1, . . . , wt}) si ha ut+1= z + ct+1wt+1, ct+1∈ R e, poich´e sia ut+1

che wt+1sono ⊥ a z anche z = ut+1− ct+1wt+1⊥ z, ossia z = 0V2.

Osservazione 0.16. Se dimRV = n < ℵ0 e {v1, . . . , vn} `e una base di V , il

procedimento di G.S. fornisce una b.o. {w1, . . . , wn} da cui, normalizzando, si

ottiene una b.o.n..

Esempio 0.17. 1) Siano V uno spazio vettoriale euclideo con dimRV = 4 e

B = {b1, b2, b3, b4} una b.o.n di V . Sia F = {f1 = (0, 1, 0, 1), f2 = (2, 1, 0, 1), 2n.b. in (1) non si afferma che {w

1, . . . , wr} sia un insieme ortogonale perch´e pu`o accadere che

(4)

4 PRODOTTI SCALARI f3 = (−1, 0, 0, 1), f4 = (0, 0, 1, 0)}. Applicando il procedimento di G.S. ad F si ottiene: w1= f1= b2+ b4, w2= f2−hwhw1,f2i 1,w1iw1= f2− 2 2w1= (2, 0, 0, 0) = 2b1, w3= f3−hw1 ,f3i hw1,w1iw1− hw2,f3i hw2,w2iw2= f3− 1 2w1+ 2 4w2= (0, − 1 2, 0, 1 2) = − 1 2b2+ 1 2b4, w4= f4−hwhw1,f4i 1,w1iw1− hw2,f4i hw2,w2iw2− hw1,f4i hw1,w1iw1= f4−0w1+0w2−0w3= (0, 0, 1, 0) = b3. {w1, w2, w3, w4} `e b.o. di V .

2) Sia dato in R4 il prodotto scalare hx, yi = 1

2x1y1+12x2y2+x3y3+x4y4, provare

che applicando il procedimento di G.S. a v1= (1, 1, −1, −1), v2= (1, 1, 1, 1), v3=

(−1, −1, −1, 1), v4= (1, 0, 0, 1) si ottiene la b.o. {(1, 1, −1, −1), (1, 1, 1, 1), (0, 0, −1, 1),

(12, −12, 0, 0)}.

Proposizione 0.18. Se V `e uno spazio vettoriale euclideo e (0V) 6= W ⊂ V `e un

sottospazio di dimensione finita, ogni v ∈ V si scrive in modo unico v = w + w0 con w ∈ W, w0∈ W⊥.

Ossia: V = W ⊕ W⊥.

Prova. Sia B = {b1, . . . , bt} una b.o.n. di W. Se v ∈ V, poniamo

w := hv, b1ib1+ · · · + hv, btibte w0:= v − w,

chiaramente w ∈ W, inoltre, essendo B una b.o.n., per ogni 1 ≤ i ≤ t si ha hw0, b

ii = hv, bii − hw, bii = hv, bii − hv, biihbi, bii = 0

perci`o w0 ∈ L({b1, . . . , bt})⊥ = W⊥, ossia v = w + w0 `e della forma voluta. Se

v = u + u0con u ∈ W, u0 ∈ W⊥si ha 0

V = w − u + w0− u0e quindi w − u = u0− w0∈

W ∩ W⊥, in particolare hw − u, w − ui = 0 =⇒ w − u = 0V = w0− u0, ossia l’unicit`a

dichiarata.

Definizione 0.19. L’elemento w ∈ W tale che v = w + w0 con w0 ∈ W⊥`e detto

proiezione ortogonale di v sul sottospazio W. Osservazione 0.20. Esplicitando l’identit`a

kvk = hv, vi

alla luce di Proposizione 0.18 si ottiene l’identit‘a pitagorica kvk = hw + w0, w + w0i = kwk + kw0k.

Riferimenti

Documenti correlati

[r]

NB Si rammenti che se questo eserczio ` e sbagliato non si supera l’esame scritto indipendentemente da come sono stati svolti gli altri esercizi, quindi leggete attentamente quello

Nell’origine vi ` e un filo rettilineo infinito perpendicolare al piano xy, ossia parallelo

Scrivere il vettore ~a che va dal punto P al punto A, il vettore ~b che va dal punto P al punto B e calcolare il prodotto scalare ~b · ~a..

[r]

Questo angolo, nella maggior parte dei casi, si ricava facilmente dalle tabelle degli angoli notevoli o da una figura fatta bene, altrimenti si ricava con

Se f ammette autovettori di autovalore non nullo, il vettore ~ w deve essere uno

La possibilità di imbattersi in un numero di Carmichael rende il test di Fermat non molto affidabile, ma si è osservato che nessun naturale composto x3,410 14 è