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Deficit dell'ormone della crescita in fase di transizione. Studio dell'assetto metabolico e della densità minerale ossea.

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale

Corso di Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia

TESI DI LAUREA

“Deficit dell'ormone della crescita in fase di transizione.

Studio dell'assetto metabolico

e della densità minerale ossea.”

Relatore

...

Prof. Giuseppe Saggese

Candidato

Simone Paterni

(2)

2

Indice

Riassunto

Pag.3

0

1. Introduzione

Pag.9

0

1.1 Asse GH-IGF1 e deficit dell’ormone della crescita (GHD) Pag.90 1.2 Fase di transizione: definizione e retesting Pag.35 1.3 Alterazioni metaboliche nel GHD durante la fase di

transizione

Pag.43

1.3.1 Profilo glico-lipidico e rischio cardiovascolare Pag.43

1.3.2 Composizione corporea Pag.45

1.3.3 Densità minerale ossea Pag.46

1.4 Effetti della terapia con ormone della crescita nel GHD durante la fase di transizione

Pag.48

1.4.1 Effetti sul profilo metabolico Pag.50 1.4.2 Effetti sulla composizione corporea Pag.52 1.4.3 Effetti sulla densità minerale ossea Pag.54

2. Scopo della tesi

Pag.56

3. Pazienti e metodi

Pag.57

4. Risultati

Pag.64

5. Discussione

Pag.80

6. Conclusioni

Pag.91

Bibliografia

Pag.92

(3)

3

Riassunto

Premessa. L’ormone della crescita (GH) svolge un ruolo centrale nel

processo di accrescimento staturale del bambino. Questa sua azione,

necessaria per il raggiungimento della statura definitiva, è accompagnata

anche da altre azioni di rilievo che modificano in maniera sostanziale

l’assetto endocrino-metabolico del soggetto in età evolutiva. Il deficit di GH (GHD) non deve perciò essere inteso solo come un’auxopatia, quanto

piuttosto come un sindrome complessa, caratterizzata da specifiche

alterazioni biochimiche e metaboliche, quali l’alterazione della composizione corporea e del profilo lipidico. È sulla base di tali evidenze

che molti studi hanno focalizzato la loro attenzione sui pazienti affetti da

GHD durante la fase di transizione. Questa fase della vita va dal

completamento dello sviluppo auxologico, con il raggiungimento della

statura finale, all’età del giovane adulto; ha quindi una durata di 6-7 anni e include pazienti tra i 16 ed 25 anni di età. Durante la fase di transizione si

verificano i cambiamenti dell’organismo alla base dello sviluppo e della maturazione del soggetto, sino alla stabilizzazione dei vari processi

maturativi, endocrini e metabolici, ed al raggiungimento della struttura corporea dell’adulto. Per quanto riguarda il metabolismo osseo, nel corso della fase di transizione la densità minerale ossea (Bone Mineral Density,

BMD) si modifica significativamente, aumentando fino al raggiungimento

(4)

4

cartilagini epifisarie. Il GH svolge un ruolo indispensabile in questo

processo. Infatti nei pazienti con deficit dell’ormone della crescita che dopo

il retesting hanno interrotto la terapia, la BMD continua a crescere ma ha

valori inferiori rispetto ai controlli sani; inoltre il picco di massa ossea che

viene raggiunto è ridotto e ritardato, ed è seguito da un decremento più

rapido dei valori della BMD. In questi pazienti è descritto un significativo

aumento del rischio di fratture in età adulta. Al contrario, il trattamento nei

pazienti con GHD dopo il raggiungimento della statura finale favorisce il

completamento del processo di maturazione della massa ossea fino al

raggiungimento del picco e consente di mantenere una adeguata BMD.

L’ormone della crescita durante la fase di transizione è fondamentale anche per il raggiungimento di un’adeguata composizione corporea. Recenti studi dimostrano infatti che i pazienti con GHD in fase di transizione che non

effettuano la terapia sostitutiva presentano una riduzione della massa magra

ed un aumento della massa grassa. La prosecuzione o la reintroduzione

della terapia con GH in questi pazienti modifica significativamente la

composizione corporea, determinando un’inversione di questa tendenza.

Infine, il GH è in grado di normalizzare il profilo di rischio cardiovascolare

in quanto il deficit di GH determina, anche nei soggetti in fase di

transizione, l’aumento del colesterolo totale, del colesterolo LDL, del rapporto tra colesterolo totale ed HDL e della apolipoproteina B, oltre ad

(5)

5

adiponectina. Alterazioni morfologiche e funzionali cardiache nonché della

funzione vascolare sono inoltre già presenti, seppur in forma lieve, nei

pazienti GHD in fase di transizione e sono reversibili dopo alcuni mesi di

terapia con GH. Quanto osservato suggerisce che è opportuno continuare il

trattamento con GH nei pazienti con GHD in fase di transizione. Tuttavia,

poiché non tutti i bambini ai quali è stato diagnosticato il GHD conservano

il deficit anche dopo il raggiungimento della statura finale, è indispensabile

distinguere tra i soggetti GH sufficienti da coloro che conservano il deficit

e necessitano di proseguire il trattamento. Per questo motivo, una volta

raggiunta la statura finale si sospende la terapia con GH per un periodo di

1-3 mesi e quindi si sottopone i pazienti ad una rivalutazione dell’asse

GH-IGF1. Il retesting si avvale della misurazione combinata dei livelli di IGF1

e del picco di GH stimolato con un test dinamico. Di fronte alla riduzione

di entrambi i parametri si conferma la diagnosi di GHD persistente, mentre

se entrambi risultano normali il paziente è definito GH sufficiente; nel caso

in cui i due valori siano discordanti è necessario mantenere il paziente in

follow-up in attesa di definire la diagnosi. Fra i test dinamici disponibili il

gold-standard è oggi considerato il test di tolleranza insulinica (ITT), ma

anche il test al GHRH potenziato con arginina (GHRH+ARG) può essere

utilizzato nei soggetti nei quali è controindicato il primo. I valori soglia

sono stati oggetto di disquisizione ma, ad oggi, è stato dimostrato che un

(6)

6

inferiore a 19 ng/ml, nel caso si utilizzi il test GHRH+ARG, è da

considerarsi patologico nei soggetti valutati durante la fase di transizione.

Nei soggetti risultati GHD al retesting è quindi corretto proseguire il

trattamento terapeutico e monitorare la risposta effettuando, ogni sei mesi,

il dosaggio di IGF1, la cui secrezione e indotta dal GH. Infatti, dal

momento che l'accrescimento non può più essere considerato la fisiologica

risposta alla terapia, i livelli di IGF1, proporzionali ai livelli di GH, restano

il principale parametro di efficacia della terapia.

Scopi dello studio. Nella presente studio sono stati valutati i soggetti che, a

partire dall'anno 2009, hanno effettuato il retesting nella Sezione di

Endocrinologia Pediatrica della Clinica Pediatrica dell’Università di Pisa.

In seguito i soggetti rivelatisi GH sufficienti hanno interrotto la terapia

mentre i soggetti in cui è stato confermato il GHD hanno proseguito il

trattamento. Ad un anno di distanza, è stata effettuata una rivalutazione e

un confronto del quadro endocrino-metabolico dei due gruppi. Con questo

lavoro vogliamo valutare gli effetti della terapia con ormone della crescita sui processi di maturazione dell’organismo durante la fase di transizione.

Risultati. Lo studio ha valutato una popolazione di 39 soggetti (28 maschi,

11 femmine) di età compresa tra i 15,5 e i 18,7 anni (età media di 17,6

anni) una volta raggiunta la statura finale. È stato evidenziato che, al

(7)

7

metabolismo glucidico e fosfo-calcico non si discostavano dalla media

della popolazione sana e restavano entro i range di normalità. I livelli di

IGF1 erano significativamente ridotti nei soggetti affetti da GHD. Dopo un

anno di follow-up non sono state individuate modificazioni significative dei

suddetti parametri, né nella popolazione con GHD persistente né in quella

GH sufficiente, rimaste sostanzialmente sovrapponibili. Le densitometrie

ossee effettuate al momento del retesting non mostravano differenze

significative tra i due gruppi di soggetti ed anche dopo un anno di

follow-up sono risultate equivalenti. Una moderata tendenza all’aumento della

BMD è stata riscontrata in entrambi i gruppi di pazienti. La densità

minerale ossea, perciò, sia nei soggetti GH sufficienti che nei soggetti con

GHD persistente che assumono la terapia, tende a incrementare verso il

picco di massa ossea. Nel gruppo di pazienti GHD che hanno proseguito la

terapia sostitutiva durante la fase di transizione si sono riscontrati moderati

cambiamenti favorevoli nell’ambito dell’assetto lipidico e della composizione corporea. Seppur non statisticamente significative, queste

tendenze si muovono nella direzione mostrata dagli studi sul trattamento

con GH nei pazienti GHD in fase di transizione.

Conclusioni. Questo studio ha dimostrato che la terapia sostitutiva con

ormone della crescita nel corso della fase di transizione permette al

(8)

8

questa fase, in modo sovrapponibile al soggetto sano. L’interruzione della terapia nei pazienti che hanno confermato il GHD al retesting deve essere

assolutamente evitata in quanto, come dimostrato negli studi descritti,

altera il processo di maturazione che si realizza durante la fase di

transizione, compromettendo il raggiungimento di una struttura corporea

adeguata e ponendo le basi per un profilo metabolico di aumentato rischio

cardiovascolare. Al contrario, la prosecuzione del trattamento, senza alcuna

interruzione, permette il corretto processo di sviluppo che porta all’età

adulta. È quindi indispensabile, ai fini di un idoneo trattamento, che i

soggetti con deficit di GH, una volta raggiunta la statura finale, siano

sottoposti a rivalutazione dopo un breve periodo di sospensione della

terapia e che coloro che mostrino al retesting un ridotto picco di GH

(9)

9

1. Introduzione

1.1

Asse GH-IGF1 e deficit dell’ormone della crescita

(GHD)

L’ormone della crescita

L’ormone della crescita (Growth Hormone, GH) è un ormone proteico prodotto dalle cellule somatotrope dell’ipofisi anteriore [1]. Il gene

ipofisario hGH-n, facente parte di un cluster di 5 geni localizzati sul

cromosoma 17q22, esprime due prodotti genici derivanti da splicing alternativo: una isoforma di 22 kDa, che costituisce l’80-90% del GH circolante, ed una isoforma di 20 kDa, meno abbondante ma con attività

biologica simile [2]. La popolazione delle cellule somatotrope è la più

numerosa dell’ipofisi anteriore, costituendo oltre il 50% della ghiandola, ed il GH è l’ormone più abbondante presente nell’adenoipofisi [1].

La produzione ipofisaria di GH è primariamente controllata dall’ipotalamo

attraverso l’azione combinata e contrapposta di due ormoni, il GHRH e la Somatostatina [3, 4]. Il GHRH (GH Releasing Hormone) è l’ormone che

stimola il rilascio di GH ed è un polipeptide esistente in 3 forme di 37, 40 e

44 aminoacidi, prodotto dai neuroni dei nuclei arcuato e ventromediale

dell’ipotalamo. Il GHRH agisce sulle cellule somatotrope attraverso uno specifico recettore di membrana accoppiato ad una proteina G, che tramite

un meccanismo cAMP-mediato stimola la sintesi ed il rilascio di GH ed

(10)

10

La Somatostatina (SS), ormone coinvolto in molteplici funzioni a differenti

livelli dell’organismo, è sintetizzata nell’area preottica dell’ipotalamo ed

inibisce la secrezione, ma non la sintesi, di GH; la Somatostatina

ipotalamica è un peptide di 14 aminoacidi che si lega a 5 diversi sottotipi

recettoriali (SSTR1-SSTR5) attraverso i quali inibisce, oltre al rilascio di

GH, anche quello di TSH e PRL [1, 3]. La regolazione della secrezione di

GH è inoltre modulata da numerosi fattori nervosi, endocrini e metabolici,

che, agendo a livello ipotalamico ed ipofisario, stimolano o inibiscono la

secrezione di GH. Alcuni di questi fattori sono elencati in tabella 1 [5].

Fattori stimolanti la secrezione di GH

Fattori inibenti la secrezione di GH

 Riduzione della glicemia

 Riduzione della

concentrazione plasmatica di FFA

 Incremento della

aminoacidemia (Arginina)

 Fame o digiuno, carenza proteica

 Traumi, stress fisici e psichici, Esercizio fisico

 Testosterone, Estrogeni

 Sonno profondo (fasi II e IV)

 GHRH

 Ghrelina

 Incremento della glicemia

 Incremento della concentrazione plasmatica di FFA  Invecchiamento  Obesità  Somatostatina  GH (esogeno)  IGF Tabella 1 [5]

(11)

11

La Ghrelina, ormone sintetizzato principalmente dallo stomaco e coinvolto

nella stimolazione dell’introduzione di cibo e nella riduzione del consumo energetico, è oggi annoverato fra i più potenti mediatori che stimolano la

secrezione di GH [1, 6]. Questo peptide acilato di 29 aminoacidi, la cui

sintesi è stata dimostrata a livello di vari tessuti, fra i quali ipotalamo ed

ipofisi, stimola la secrezione di GH legando sulle cellule somatotrope i

recettori GHS-R1a (GH Secretagogue Receptor), già noti come bersaglio

dei GHRP (GH Releasing Peptides) [6, 7]. Inoltre agisce sinergicamente al

GHRH sulla secrezione di GH [8]. Il GH autoregola la propria secrezione

attraverso meccanismi di feedback di tipo lungo, corto ed ultracorto,

evidenziati da numerosi studi [3]. A questo riguardo, la sintesi e la

secrezione di GH sono regolate in senso inibitorio anche dal fattore di

crescita insulino-simile di tipo 1 (Insuline-like Growth Factor 1, IGF1), mediatore indiretto dell’azione del GH [5].

La secrezione di GH avviene in maniera pulsatile, con picchi secretori

massimi misurabili durante la notte, in particolare nelle prime ore del

sonno; il GHRH è il principale responsabile dei picchi, mentre la

Somatostatina regola il tono basale [1, 2].

Sesso ed età diversificano la secrezione di GH. L’intermittenza della

secrezione nel sesso maschile si distingue infatti dalla secrezione

(12)

12

i livelli di GH sono più elevati nel neonato, si stabilizzano sui valori basali

nei primi giorni di vita ed aumentano gradatamente fino alla pubertà,

momento del tipico picco di secrezione del GH; infine decrescono

gradualmente dalla tarda pubertà all’età adulta, per poi raggiungere i livelli minimi nella vecchiaia [3].

Attività del GH

Il recettore periferico del GH (GHR) è una proteina di 70 kDa che

appartiene ad una ampia famiglia di recettori di cui fanno parte anche quelli

della PRL, dell’eritropoietina e di numerose citochine [1]. Una singola

molecola di GH ha due siti di legame per il recettore e lega due GHR, dei

quali induce la dimerizzazione e l’attivazione. Il recettore dimerizzato interagisce a sua volta con una tirosin-chinasi non recettoriale, la Janus

kinase 2 (Jak2), e ne induce l’autofosforilazione seguita dalla fosforilazione del dominio citoplasmatico di GHR al quale la Jak2 è associata. Da questo

processo prende inizio una cascata di trasduzione che coinvolge un ampio

gruppo di molecole di segnale, alla quale è legata l’attività del GH come

regolatore della trascrizione di geni, ruolo da cui dipende la sua funzione

biologica. Fra le principale molecole di segnale coinvolte sono le STAT

(Signal Transducers and Activators of Transcription), che una volta

attivate traslocano nel nucleo per modulare l’espressione dei geni bersaglio

(13)

13

delle MAP chinasi [9]. Il prodotto proteolitico del dominio extracellulare di

GHR costituisce la proteina che veicola il GH nel torrente circolatorio, la

GHBP (Growth Hormone Binding Protein). Questa proteina di trasporto ad

alta affinità, legando il GH, ne incrementa l’emivita [10].

Il GH ha un ruolo fondamentale nel processo della crescita. La crescita

fetale è influenzata da fattori genetici e da fattori materni. Dopo la nascita

prendono il sopravvento fattori ormonali, nutrizionali e ambientali. Se nel

corso della vita fetale il ruolo del GH sull’accrescimento è minimo, già dai primi mesi di vita la sua attività diviene fondamentale. La crescita è

influenzata anche da altri ormoni, in particolare gli ormoni steroidei e gli

steroidi sessuali, e da altri fattori come malattie croniche o ricorrenti, la

dieta e le condizioni psicosociali del soggetto [11, 12].

Tessuto adiposo

Il GH ha un effetto stimolante la lipolisi, in particolare sul tessuto viscerale,

con un relativo risparmio del tessuto adiposo sottocutaneo [1, 13]. Ne

risulta un aumento in circolo degli Acidi Grassi Liberi (Free Fatty Acids,

FFA), il cui incremento è in grado di inibire la secrezione di GH [14, 15].

Il GH ha inoltre un effetto di tipo adipogenetico, ovvero stimola la

differenziazione dei pre-adipociti in adipociti maturi, attraverso l’attivazione della via STAT5A/5B-PPARγ [16]; in questo modo aumenta la capacità di immagazzinare trigliceridi ed il potenziale lipolitico [17].

(14)

14

Il GH è in grado di ridurre la captazione di glucosio da parte delle cellule

adipose, mediante un meccanismo d’azione non ancora chiaro [17].

Fegato

Il GH stimola la captazione dei trigliceridi da parte degli epatociti,

aumentando l’espressione della Lipoproteina Lipasi (LPL) e della Lipasi epatica (HL) [17]. Inoltre il GH induce uno stato di deposito di trigliceridi

nel fegato, attraverso l’inibizione della lipolisi intraepatica dei trigliceridi, l’inibizione della ossidazione lipidica e l’aumento della lipogenesi, tramite meccanismi che coinvolgono la fosforilazione di STAT1 e STAT3 [17, 18].

Un altro effetto è quello sul glucosio: il GH ne incrementa la produzione

intraepatica stimolando la glicogenolisi e la gluconeogenesi [14].

Il GH stimola a livello epatico anche la sintesi di IGF1, nonché delle

proteine IGFBP-3 (Insuline-like Growth Factor Binding Protein) ed ALS

(Acid Labile Sub-unit), alle quali l’IGF1 è legato nel circolo in forma di

complesso ternario [1, 17]. Sebbene il fegato sia il principale produttore di

IGF1, anche la maggior parte dei tessuti periferici produce IGF ad azione

paracrina ed autocrina [19].

Muscolo scheletrico

Anche nel muscolo scheletrico il GH incrementa l’espressione di LPL e quindi la captazione e l’utilizzo dei trigliceridi [17, 20]. Questi possono essere immagazzinati come trigliceridi intramiocitari oppure metabolizzati

(15)

15

attraverso i processi di lipolisi o di ossidazione lipidica; secondo alcuni

studi il GH sembrerebbe incrementare sia il deposito di trigliceridi

intramiocitari, sia il processo di ossidazione lipidica e si ipotizza che ciò

avvenga a seconda del contesto [17, 21]. Inoltre il GH riduce la captazione

di glucosio e l’ossidazione dei carboidrati da parte del muscolo scheletrico, anche come conseguenza indiretta sul metabolismo lipidico di questi tessuti

[14]. Quindi a livello muscolo-scheletrico il GH induce lo spostamento del

consumo metabolico di substrati dal glucosio ai lipidi [22].

Alcuni studi hanno evidenziato il ruolo di GH e IGF1 nel contrastare la

sarcopenia età-correlata attraverso la stimolazione della proliferazione delle

fibre muscolari e l’inibizione della loro apoptosi [23, 24].

Metabolismo glucidico

L’azione complessiva del GH sul metabolismo glucidico è di carattere diabetogeno, in quanto il GH riduce l’ingresso di glucosio nelle cellule dei tessuti periferici ed aumenta la sintesi epatica di glucosio attivando la

gluconeogenesi [14, 17]. L’incremento dei livelli di FFA circolanti,

conseguente all’azione sul tessuto adiposo, è stato correlato alla

insulino-resistenza indotta da parte del GH [25, 26]. I meccanismi molecolari non

sono ancora noti ma recenti studi rivelano un collegamento fra componenti

della famiglia di proteine SOCS, la cui espressione è indotta dal GH, e la

(16)

16 Metabolismo proteico

Il GH ha un netto effetto anabolico sul metabolismo proteico, infatti

stimola la sintesi proteica ed inibisce la proteolisi [17, 28]. In questo modo

determina la riduzione dei livelli circolanti di aminoacidi, la ritenzione di

composti azotati e la diminuzione della produzione di urea [14]. Gli effetti

anabolici del GH sul metabolismo proteico sono mediati indirettamente

anche da IGF1 [28].

Assetto lipidico e rischio cardiovascolare

Il GH agisce sull’assetto lipidico ematico riducendo il colesterolo totale, il colesterolo LDL ed i trigliceridi ed aumentando il colesterolo HDL [29].

Gli effetti del GH inoltre comprendono inoltre una riduzione significativa

della espressione di Apolipoproteina B, mentre la Apoliproteina A rimane

invariata [30]. L’induzione dei recettori epatici delle LDL da parte del GH sembra avere un ruolo rilevante nella regolazione dell’assetto lipidico [31]. Un altro effetto riscontrato è l’aumento della Adiponectina, citochina

sintetizzata esclusivamente dal tessuto adiposo che sembra avere un ruolo

protettivo sul sistema cardiovascolare, attraverso proprietà

anti-infiammatorie ed anti-aterogeniche [32, 33]. Nel complesso il GH è quindi

(17)

17 Cuore e vasi

L’asse GH/IGF1 svolge un importante ruolo nel mantenimento della struttura e della funzione di cuore e vasi. Nel cuore, dati sperimentali

indicano che GH ed IGF1 potrebbero agire tramite recettori specifici

miocitari ed avere anche un effetto diretto sulla contrattilità cardiaca,

aumentando il contenuto calcico intracellulare e la sensibilità al calcio [35].

Inoltre i livelli circolanti di IGF1 hanno un effetto stimolatorio diretto sulle

funzioni endoteliali attraverso l’induzione di ossido nitrico (NO) [36]. Tessuto scheletrico

L'osso è un tessuto connettivo dinamico, sottoposto a continui processi di

neoformazione e riassorbimento. Questo processo è mediato da vari tipi

cellulari, fra i quali le cellule osteoprogenitrici, che contribuiscono a

mantenere un’adeguata popolazione osteoblastica; le cellule osteoblastiche stesse, che sintetizzano la matrice ossea; gli osteociti, che influenzano la

struttura ossea e rispondono al carico meccanico esercitato sull'osso; gli

osteoclasti, che stimolano il riassorbimento osseo [37].

La maturazione delle cellule osteoblastiche è regolata da una quantità

numerosa di segnali (ormoni, citochine, fattori di crescita, proteine della

matrice e proteine del microambiente) fra i quali un ruolo importante è

svolto anche dall'asse GH-IGF1, in particolare attraverso l’azione di IGF1

(18)

18

l’importanza del ruolo di IGF1 nello sviluppo e nella funzione delle cellule osteoblastiche. IGF1 è in grado di inibire l'apoptosi degli osteoblasti,

tramite la via della fosfatidilinositolo-3 chinasi (PI3K), e promuovere

l'osteoblastogenesi; questi effetti, associati ad un modesto stimolo mitotico,

determinano l'incremento della funzione e del numero degli osteoblasti e

favoriscono la neoformazione ossea [37, 39]. Gli effetti dell'asse GH-IGF1

sul riassorbimento osseo sono invece meno chiari; di fatto IGF1 induce la

sintesi di RANK-L, stimolando cosi l'osteoclastogenesi, ed inoltre

determina un aumento della funzione osteoclastica [37]. In definitiva sia la

neoformazione ossea che il turn over complessivo osseo sembrano essere

stimolati da IGF1 [1]. Altro elemento da prendere in considerazione è la

contrapposizione tra l'effetto sull'osso trabecolare e quello sull'osso

corticale. Infatti, da alcune indagini effettuate su animali, un deficit di GH

o di IGF1 determina una riduzione di osso corticale mentre l'effetto

sull'osso trabecolare è molto inferiore [37]. Al contrario un aumento della

produzione locale di IGF1 da parte dell'osso gioca un ruolo maggiore

sull'osso trabecolare rispetto al corticale incrementando l'attività degli

osteoblasti residenti [40]. Recenti studi hanno inoltre rilevato il ruolo di

IGF1 come mediatore della risposta dello scheletro al carico meccanico

[41, 42]; IGF1 partecipa infatti nella regolazione della capacità individuale

di adattare la struttura ossea al carico meccanico nel corso della crescita e

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19

GH attiva il processo di crescita ossea, necessario al raggiungimento del

target staturale, attraverso la stimolazione della proliferazione e della

maturazione dei condrociti [44]. Queste azioni sono in larga parte mediate

dall’azione di IGF1[37, 39].

Densità minerale ossea e composizione corporea

Il GH ha un ruolo fondamentale nel processo di mineralizzazione ossea in

quanto aumenta la densità minerale ossea e permette il raggiungimento del

picco di massa ossea [45, 46]. Gli effetti del GH si ripercuotono in modo

positivo sulla composizione corporea: il GH infatti riduce la massa grassa,

soprattutto viscerale, ed aumenta la massa magra [45].

IGF1

IGF1 (Insuline-like Growth Factor 1), noto in passato con il nome di

Somatomedina C, è un ormone proteico di 70 aminoacidi, codificato da un

gene specifico situato sul braccio lungo del cromosoma 12. La fonte

principale di IGF1 circolante è il fegato; i tessuti periferici di origine

mesodermica ed ectodermica (in particolare la cartilagine di accrescimento

dei bambini) producono quantità minori di IGF1 ad azione autocrina e

paracrina. L’IGF1 in circolo fa parte di un complesso ternario di 150kDa

costituito assieme alle proteine IGFBP-3 (IGF Binding Protein 3) ed ALS

(Acid Labile Subunit); questo complesso prolunga l’emivita di IGF1 e ne

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20

Le concentrazioni sieriche di IGF1 sono influenzate da numerosi fattori sia

fisiologici che patologici: l’età ne condiziona i livelli plasmatici, i quali aumentano durante la pubertà fino ad un picco che si ha intorno ai 16 anni,

per poi ridursi nel tempo e calare anche dell’80% con l’invecchiamento; nel

sesso femminile si riscontrano valori maggiori rispetto al sesso maschile;

stati di ridotto apporto calorico come malnutrizione, cachessia e sepsi

determinano una riduzione dei livelli di IGF1 circolante [1, 48]. Il GH è il

principale agente stimolante la sintesi di IGF1 a livello epatico; qualsiasi

alterazione della sintesi o dell’azione di GH provoca quindi una riduzione dei livelli circolanti di IGF1 [1, 49].

IGF1 è un potente fattore di crescita e differenziazione e media molte delle

azioni fisiologiche del GH [1, 28]. I suoi tessuti bersaglio sono dotati del

recettore specifico IGF1-R, appartenente alla famiglia dei recettori

tirosino-chinasici [47]. IGF1 stimola l’anabolismo proteico, promuove la sintesi di

acidi nucleici e determina l’aumento del numero e delle dimensioni cellulari. Sulla cartilagine di accrescimento questi effetti si traducono

nell’accrescimento staturale del bambino, mentre sui visceri nell’aumento della dimensione e della funzionalità degli stessi [50]. Sebbene l’asse

GH-IGF1 sia un sistema strettamente coordinato, alcune azioni di GH e GH-IGF1

sono indipendenti; in particolare sul fronte del metabolismo glucidico IGF1

aumenta la sensibilità all’insulina e riduce i livelli di glicemia, con azioni opposte al GH [28, 50].

(21)

21

Il deficit dell’ormone della crescita

Si definisce deficit di GH (GHD) una condizione patologica caratterizzata

da anomalie auxologiche, cliniche, biochimiche e metaboliche causate da

una secrezione ridotta di GH e da una conseguente riduzione degli ormoni

GH-dipendenti e di fattori di crescita [51].

Epidemiologia

I dati epidemiologici che riguardano il deficit di ormone della crescita sono

molto approssimativi. Uno dei motivi è la diseguale frequenza di GHD fra i

vari paesi, non dovuta ad una effettiva differenza epidemiologica ma ad

una differente percentuale di diagnosi. Inoltre il 25-75% delle diagnosi di

GHD risultano essere piuttosto delle insufficienze reversibili, legate ad una

immaturità del sistema, che si risolve con lo sviluppo del bambino. Infine

non sono disponibili molti dati affidabili in merito al GHD, in relazione al

fatto che centri diversi utilizzano, per la diagnosi ed il monitoraggio del

paziente, test differenti che non sempre sono comparabili fra loro [2]. Fatte

queste premesse, alcuni studi riportano una frequenza di 1/3000-4000,

anche se tale valore probabilmente sovrastima la reale prevalenza del GHD

nella popolazione [2, 52]. Nella maggior parte dei casi di GHD non si

riconosce una trasmissione ereditaria né una associazione con processi

patologici documentabili a livello ipotalamo-ipofisario.

Il GHD prevale nel sesso maschile, con una proporzione fra maschi e

(22)

22 Eziologia

A causa della molteplicità e della varietà di cause che sottendono al GHD si

è resa da tempo necessaria una complessa classificazione eziologica di

questa patologia. Innanzitutto il “KIGS Aetiology Classification System” distingue fra GHD idiopatico, GHD organico ed altre forme di bassa

statura; il GHD idiopatico è a sua volta suddiviso in 3 sottotipi (classico,

disfunzione neurosecretoria, transitorio) mentre il GHD organico si divide

fra forme congenite e forme acquisite [53]. Alcune cause di GHD sono

elencate nella tabella 2 [2].

Eziologia del GHD Congenito:

Genetico

 Associato a difetti strutturali encefalici (agenesia del corpo calloso, displasia setto-ottica, oloprosencefalia,

encefalocele, idrocefalo)

 Associato a difetti facciali della linea mediana (labbro leporino, palatoschisi, incisivo mediano unico superiore)

Acquisito:

Trauma (perinatali, postnatali)

 Infezione (encefalite, meningite)

 Tumori del SNC

(craniofaringioma, germinoma ipofisario, adenoma ipofisario, glioma del nervo ottico)

 Istiocitosi a cellule di Langerhans Post-irradiazione cranica Post-chemioterapia Infarto ipofisario Tabella 2 [2]

È possibile inoltre classificare le cause di GHD sulla base della sede

anatomica dell’alterazione che conduce al deficit, fra forme ipotalamiche e forme ipofisarie. Il GHD può peraltro manifestarsi in modo isolato o

(23)

23

Tra le forme acquisite è relativamente frequente quella dovuta ad una

massa occupante spazio, che si accresce a livello ipofisario oppure nel

contesto della regione soprasellare; la forma principale nell’infanzia è dovuta alla presenza di un craniofaringioma. Altre possibili condizioni

sono l’adenoma ipofisario, il glioma del nervo ottico, l’astrocitoma ed il germinoma. L’istiocitosi a cellule di Langerhans si può associare a GHD, sebbene l’endocrinopatia più frequentemente correlata sia il diabete

insipido. Nel caso si sospettino queste forme è possibile ricercarne la

presenza a livello dell’ipofisi o delle aree circostanti attraverso la Risonanza Magnetica cerebrale [2].

Altra forma acquisita è quella correlata alla irradiazione encefalica,

eseguita per il trattamento di tumori solidi dell’encefalo o come profilassi

nel contesto di una leucemia; il danno alle strutture ipotalamo-ipofisarie

dipende chiaramente dalla dose e dal frazionamento, ma anche dall’età del soggetto [54]. Le cellule somatotrope sono inoltre le più sensibili alla

radiazione, seguite da quelle secernenti TSH, ACTH, gonadotropine [55].

Il GHD congenito si può associare a difetti strutturali encefalici oppure a

difetti facciali della linea mediana [2]. Una terza forma congenita è il

deficit genetico di GH, di recente definizione, del quale in alcuni casi sono

note le basi molecolari. La forma su base genetica dovuta a mutazione di

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24

è stata classificata da McKusick in 5 tipi sulla base della modalità di

trasmissione e dell’entità del deficit, come mostrato in tabella 3 [56].

Tipo Trasmissione Gene Fenotipo

IGHD IA AR GH1 Bassa statura severa

IGHD IB AR GH1;

GHRH-R

Bassa statura non severa

IGHD II AD GH1 Bassa statura non severa, con possibile deficit ormonali multipli

IGHD III X-linked SOX-3 Bassa statura non severa con possibili deficit immunitari IGHD IV (?) AR GHRS Bassa statura di grado

moderato Tabella 3 [57]

Il deficit combinato di GH su base genetica è invece secondario a

mutazioni dei fattori di trascrizione che svolgono un ruolo cruciale

nell’organogenesi ipofisaria e quindi nel processo di formazione delle varie popolazioni di cellule secernenti [2, 58]. In queste forme il deficit di GH si

associa frequentemente ad una ridotta secrezione di altri ormoni di origine

ipofisaria quali TSH, PRL, ACTH, FSH/LH [58].

La forma di GHD sicuramente più frequente resta comunque quella

idiopatica, nella quale non si riscontrano, per definizione, alterazioni

anatomiche della regione ipotalamo-ipofisaria né mutazioni o delezioni a

carico di geni coinvolti nell’asse GH-IGF1 [4]. Si può tuttavia ipotizzare che con il passare del tempo e con il miglioramento delle tecniche

diagnostiche la percentuale di GHD idiopatico possa ridursi in maniera

(25)

25 Quadro clinico

Il quadro clinico del GHD dipende dall’entità del deficit e dall’eziologia del disturbo. Infatti forme acquisite si manifestano tardivamente, nel

momento in cui compare la patologia di base, mentre forme congenite

possono rendersi evidenti entro il primo anno di vita. Inoltre, nel caso si

tratti di forme combinate, la sintomatologia del deficit di GH può

sovrapporsi a quella dovuta a carenza di altri ormoni ipofisari (PRL, TSH,

FSH/LH e ACTH) [3].

Il paziente affetto da una forma severa di GHD combinato in genere

presenta, a pochi giorni dalla nascita, ittero, crisi ipoglicemiche (indotte

dal deficit di GH ma aggravate da quello di ACTH), micropene (associato

a criptorchidismo se coesiste anche un deficit di gonadotropine) ed

ipotiroidismo da deficit di TSH (che accentua il ritardo di crescita e della

maturazione ossea, eventualmente aggravato anche dal deficit di

gonadotropine) [2].

Il deficit di GH si manifesta clinicamente con un ritardo armonico della

crescita staturale. Problematiche quali presentazione podalica ed asfissia

neonatale possono presentarsi alla nascita nelle forme severe. La facies

appare immatura, con prominenza delle bozze frontali e ridotto sviluppo

della linea mediana. La maturazione ossea e la dentizione sono ritardate. La

composizione corporea è alterata per la riduzione della massa muscolare e

(26)

26

fini e radi, la crescita ungueale è lenta, la voce acuta. Si possono associare

difetti della linea mediana (fra cui la displasia setto-ottica, l’encefalocele

frontale o nasale, l’incisivo mediano unico superiore, la palatoschisi) o

un’ipoplasia del nervo ottico [2]. Sono possibili anche crisi ipoglicemiche a digiuno ed un ritardo dello sviluppo puberale [3].

La presentazione classica del GHD idiopatico è la bassa statura o il

rallentamento della crescita [60]. Il difetto si rende evidente con la brusca

riduzione della crescita che si sviluppa entro i primi 2 anni di vita [2]; in

alcuni casi il deficit è talmente lieve che la diagnosi è posta all’età di 6-7

anni [3]. Alla nascita questi bambini possono presentare una lunghezza

lievemente inferiore alla media dei soggetti sani [61].

Il GHD tende a modificare la composizione corporea attraverso l’aumento

della massa grassa, in particolare del tessuto adiposo a distribuzione

centrale, in rapporto alla massa magra [62]. La valutazione della

composizione corporea nei bambini GHD presenta una complessità

maggiore rispetto al paziente adulto, a causa degli importanti cambiamenti

che si realizzano durante la pubertà. Nei pazienti GHD di età compresa fra

i 5 e i 12 anni non si riscontrano differenze significative nel rapporto fra

massa magra e massa grassa rispetto alla popolazione dei pazienti sani;

queste modificazioni della composizione corporea compaiono invece nella

(27)

27

ed i 16 anni di età. Questo dato suggerisce l’importanza dello sviluppo

puberale nel determinare il quadro completo di GHD [63].

Il GHD modifica anche l’assetto lipidico causando l’incremento del colesterolo totale, del colesterolo LDL e del rapporto tra colesterolo totale

ed HDL (indice di aterogenesi), nonché dei trigliceridi; il colesterolo HDL

rimane invece fondamentalmente invariato [33, 64]. Le alterazioni del

profilo lipidico sono indipendenti dall’età a dimostrare una maggiore suscettibilità nei confronti del deficit di GH rispetto alla composizione

corporea [64]. Sono stati anche evidenziati un incremento dei livelli di

apolipoproteina B ed un decremento rilevante della adiponectina, ormone

dal ruolo protettivo sul sistema cardiovascolare grazie alla sua azione

anti-infiammatoria ed anti-aterogenica [32, 33].

Alcuni studi hanno inoltre evidenziato come il deficit di GH si associ

all’aumento di una serie di indici infiammatori, fra cui il TNF-α, la PCR, il

fibrinogeno e la IL-6 [65, 66]; l’aumento di questi marcatori di flogosi

indica la presenza di una condizione infiammatoria cronica che incrementa

il rischio aterogenico, in quanto elemento di danno endoteliale [67, 68]. Si

determina anche una riduzione dell’attività fibrinolitica, evidenziata

dall’incremento di PAI-1, principale inibitore della tPA [69].

Il deficit di GH nell’adulto, se non trattato, può presentare l’associazione

di molteplici fattori di rischio, in particolare l’aumento dell’obesità

(28)

28

flogosi e la riduzione dell’attività fibrinolitica, che insieme aumentano il

rischio cardiovascolare del paziente [35, 70]. Inoltre adulti con GHD ad

esordio nell’infanzia o nell’età adulta mostrano alterazioni cardiovascolari, fra cui la riduzione della massa cardiaca, della funzione diastolica e della

risposta ventricolare sinistra al picco di esercizio, nonché l’aumento dello spessore intimale e della disfunzione endoteliale. Queste anomalie sono

reversibili, almeno in parte, con la terapia sostitutiva con GH [71]. Recenti

evidenze suggeriscono che il GHD può associarsi all’alterazione della morfologia e della funzione cardiaca nonché della funzione vascolare già

nell’infanzia e nell’adolescenza [36, 72-74]. In particolare nell’infanzia è stata riscontrata una riduzione significativa della massa ventricolare

sinistra, proporzionale all’entità del deficit di GH e reversibile attraverso la terapia sostitutiva [36, 75]. Per quanto riguarda la funzione vascolare nei

bambini GHD sono ancora poche le informazioni disponibili. Un

significativo aumento dello spessore intimale, che rappresenta il più

precoce cambiamento morfologico della parete arteriosa nel processo

aterogenico, nonché un fattore predittivo indipendente di coronaropatia

ischemica dell’adulto, è stato riscontrato a livello delle arterie carotidi comuni nei bambini e negli adolescenti GHD [74]. Nel complesso queste

informazioni suggeriscono che il GHD si associ ad alterazioni della

morfologia e della funzione cardiaca non solo negli adulti ma anche nei

(29)

29

Il deficit di GH determina infine una riduzione della densità minerale

ossea, con perdita maggiore della corticale rispetto alla trabecolare e

conseguente aumento del rischio di fratture, soprattutto a livello del radio

[78, 79]. Il grado di perdita ossea correla con la durata e l’età dell’esordio,

con la gravità della malattia e con l’età del paziente [80]. Diagnosi

Una comune causa di valutazione endocrinologica pediatrica è

rappresentata dalla constatazione di una bassa statura o di una ridotta

velocità di crescita per età cronologica. Il sospetto di deficit di GH compare

inevitabilmente dopo l’esclusione di altre cause, fra cui la bassa statura familiare, il ritardo costituzionale di crescita e sviluppo puberale, la

sindrome di Turner, l’ipotiroidismo e le malattie croniche come la celiachia. È inoltre necessario distinguere le forme di GHD associate a

deficit di altri ormoni ipofisari e/o a patologie organiche del SNC che

possono esserne alla base. Focalizzando in particolare la nostra attenzione

sulle forme di GHD isolato, la diagnosi di GHD include la valutazione

auxologica, la misurazione dell’età ossea, il dosaggio di IGF1 e IGFBP-3,

il test di stimolo per il GH, la RM cerebrale ed in alcuni casi i test genetici.

La velocità di crescita ed il grado di bassa statura sono i primi elementi da

considerare per poter intraprendere il percorso di valutazione del deficit di

(30)

30

1. Bassa statura severa (altezza < -3 SD rispetto alla media) 2. Altezza < -1,5 SD sotto l’altezza parentale media

3. Altezza < -2 SD sotto la media, con velocità di crescita < -1 SD rispetto all’anno precedente oppure con un decremento dell’altezza SD sopra 0,5 SD rispetto all’anno precedente.

4. In assenza di bassa statura, velocità di crescita < -2 SD sotto la media per oltre 1 anno oppure < -1,5 SD sotto la media per oltre 2 anni.

5. Segni di lesione intracranica

6. Segni di deficit ormonale ipofisario multiplo

7. Segni e sintomi neonatali di GHD, fra i quali ipoglicemia, ittero prolungato, micropene o anomalie cranio-facciali della linea mediana. Tabella 4 [82]

I dati auxologici ottenuti si confrontano con i valori medi per età, sesso e

razza, attraverso le tavole dei percentili di Tanner, nelle quali si

identificano diverse linee fra i due estremi: il 3° ed il 95° percentile, che

corrispondono rispettivamente al limite minimo ed al limite massimo di

peso ed altezza ritenuti normali. Il pediatra deve inoltre valutare la velocità

di crescita del paziente, con tavole percentiliche specifiche per sesso, ed il

target genetico staturale, calcolando la statura media parentale con la

formula di Tanner [83, 84]. La radiografia del polso e della mano non

dominante è invece indispensabile per valutare il livello di maturità

scheletrica attraverso la definizione dell’età ossea e per confrontare questo dato con l’età cronologica del bambino. Questo permette inoltre di stimare il potenziale di crescita residuo e di calcolare l’altezza prevista da adulto (Predicted Adult Height, PAH) stimata in base all’età ossea. L’età ossea nei

(31)

31

IGF1 e IGFBP-3 riflettono i livelli di GH in circolo e, a differenza del GH,

entrambi variano molto poco nel corso della giornata e possono essere

dosati facilmente come test di screening per GHD [81, 86]. Si deve tenere

presente che IGFBP-3 può essere influenzata acutamente dal pasto, mentre

IGF1 si riduce negli stati di denutrizione cronica [87, 88]. Inoltre

l’interpretazione dei valori di IGF1 ed IGFBP-3 deve essere correlata all’età, allo stadio puberale e, per quanto riguarda IGF1, anche al sesso [87, 89]. Nei bambini, per i quali i livelli di IGF1 sono normalmente più bassi,

l’utilità della misurazione di IGF1 è limitata dalle problematiche che gravano sulle tecniche di dosaggio, in costante rivalutazione [87, 90].

Nonostante ciò la letteratura scientifica indica il dosaggio di IGF1 e

IGFBP-3 come uno strumento funzionale alla diagnosi di GHD, dotato di

una buona specificità e di una relativamente bassa sensibilità, la cui utilità

aumenta se inserito nel quadro di valutazione complessivo [81, 91].

La somministrazione di uno stimolo per la secrezione di GH è un passo

fondamentale per indagarne la produzione ed ha un ruolo primario nella

diagnosi di GHD [81, 92]. I più comuni agenti stimolanti includono

insulina, glucagone, clonidina, arginina, L-dopa o loro combinazioni. Il

GHRH non è comunemente usato nel bambino in quanto la presenza di

disordini ipotalamici può falsare il test [81]. I test di stimolo per il GH sono

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32

problematiche che li riguardano. I principali limiti sono la scarsa

riproducibilità, legata alla produzione fluttuante di GH, e la dipendenza

dall’età e dai livelli di ormoni sessuali, correlati allo stadio puberale [93]. Inoltre la stimolazione del picco di GH risente del recente stato nutrizionale

e del BMI, con maggior picco dopo il digiuno ed in pazienti con BMI più

basso [94, 95]. In un bambino che soddisfi i criteri clinici di GHD, un picco

di GH inferiore ai 10 ng/ml in due diversi test di stimolo conferma la

diagnosi di GHD [81, 83].

Trattamento

Il trattamento del GHD è di tipo sostitutivo. Sono oggi disponibili

specialità farmaceutiche a base di GH umano ricombinante (rhGH). La

terapia sostitutiva con GH in bambini GHD deve determinare un catch-up

growth appropriato al target genetico staturale nel tentativo di raggiungere

una statura finale quanto più alta possibile all’inizio della pubertà [96, 97].

La velocità di crescita che segue il catch-up growth deve essere normale e

deve essere accompagnata da un normale spurt puberale. L’età d’inizio della pubertà dovrebbe essere vicina all’età media in cui si verifica nei coetanei e la statura finale dovrebbe risultare compresa nel range normale

rispetto alla popolazione di riferimento e quanto più vicina possibile al

target genetico staturale [96]. La dose indicata varia fra i diversi centri ma,

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33

µg/Kg/die [98]. La somministrazione avviene con iniezione sottocutanea,

una volta al giorno, alla sera. Il dosaggio ed il numero di iniezioni

settimanali possono esser modificate allo scopo di adeguare il trattamento

al quadro clinico ed ai livelli di IGF1 [82]. L’efficacia del trattamento deve

essere valutata ogni 3-6 mesi, primariamente attraverso la misurazione

dell’altezza e della velocità di crescita del bambino, fondamentali indicatori di risposta alla terapia; è opportuno inoltre dosare anche IGF1 ed IGFBP-3

ed effettuare le comuni indagini di routine e la valutazione dell’assetto

lipidico [82]. Se all’inizio della pubertà l’altezza non è ancora adeguata può

essere utile associare al trattamento con rhGH un analogo del GnRH, allo

scopo di ritardare la fusione delle cartilagini di accrescimento, oppure, in

alternativa, si può semplicemente aumentare il dosaggio di rhGH [99, 100].

Il miglior parametro per valutare l’efficacia del trattamento è la statura finale. Si può parlare di statura finale quando la velocità di crescita è

inferiore a 2 cm/anno ad un’età cronologica superiore ai 17 anni nel

maschio ed ai 15 anni nella femmina oppure ad un’età ossea superiore ai 16

anni nel maschio ed ai 14 anni nel femmina [101].

I principali fattori predittivi di risposta al trattamento sono: la durata del

trattamento; la dose totale di GH a cui il soggetto è esposto durante gli anni

(34)

34

diagnosi; la statura raggiunta al momento della pubertà. È quindi opportuno

iniziare il trattamento il più precocemente possibile [102].

Sebbene l’obiettivo primario della terapia sostitutiva nei bambini GHD rimanga il raggiungimento della statura finale, si osservano anche altri

effetti terapeutici. La composizione corporea si modifica attraverso una

riduzione della massa grassa in favore della massa magra, che risulta

aumentata [29, 103].Si riducono il colesterolo totale, il colesterolo LDL ed

i trigliceridi mentre aumenta il colesterolo HDL [29, 104]. Il

rimodellamento osseo è accelerato con significativo aumento della BMD

[29, 105]. Si assiste ad un miglioramento della funzione cardiaca ed alla

riduzione del rischio cardiovascolare [36, 72]. Sul fronte del metabolismo

glucidico i parametri risultano invece alterati, in quanto l’ormone della crescita favorisce un certo grado di insulino-resistenza. Questo è

testimoniato dall’incremento dei livelli di glicemia, di insulinemia e talvolta di emoglobina glicata, così come dell’indice HOMA-IR; tali parametri rimangono comunque nel range di normalità per età [29, 106].

Il trattamento con rhGH è sicuro. Gli effetti avversi possibili sono cefalea,

convulsioni, artralgie, scoliosi, epifisiolisi, ginecomastia prepuberale,

(35)

35

1.2 Fase di transizione: definizione e retesting

La fase di transizione

In passato la terapia del paziente affetto da GHD era interrotta al

raggiungimento della statura finale [107]. La descrizione della “Sindrome

del GHD dell’età adulta”, le cui caratteristiche sono riassunte in tabella 5, e

l’evidente miglioramento del relativo quadro clinico nei soggetti che assumono terapia sostitutiva, hanno focalizzato l’attenzione sulle

alterazioni metaboliche che compaiono nei pazienti GHD dopo il

raggiungimento della statura finale, in assenza di un adeguato trattamento

[51, 108].

Caratteristiche cliniche e metaboliche della “Sindrome del GHD in età adulta” Riduzione di:  Massa magra;  Massa ossea;  Funzione cardicaca;  Colesterolo HDL;

 Performance fisica e cognitiva

 Qualità della vita

Aumento di:

 Massa grassa viscerale e sottocutanea  Pressione arteriosa  Insulino-resistenza  Colesterolo totale e LDL  Arteriosclerosi precoce  Rischio cardiovascolare

Tabella 5: “Sindrome del GHD in età adulta”[51].

Oggi sappiamo che la statura è sì un obiettivo fondamentale da

raggiungere, ma anche che in seguito al raggiungimento della statura finale

avvengono ulteriori cambiamenti fisici e biochimici che concludono il processo di accrescimento dell’organismo nel suo complesso [107].

(36)

36

La fase della vita di un individuo nella quale si realizzano tali cambiamenti

è nota come “fase di transizione”, definita come quel periodo compreso tra il completamento dello sviluppo auxologico, identificato con il

raggiungimento della statura finale, e l’età del giovane adulto. La fase di

transizione inizia quindi nella tarda adolescenza ed ha una durata di circa

6-7 anni, includendo quindi pazienti fra i 16 ed i 25 anni di età [109, 110].

Picco di massa ossea

Nel corso della fase di transizione la densità minerale ossea (Bone Mineral

Density, BMD) si modifica significativamente, aumentando fino al raggiungimento del picco di massa ossea (Bone Peak Mass, BPM), ovvero

del livello più elevato di densità minerale ossea raggiungibile al termine di

una crescita normale. L’acquisizione della massa ossea si realizza per il

40% in fase di transizione, continuando per un periodo della durata di 5-7

anni dalla saldatura delle cartilagini epifisarie e dal raggiungimento della

statura finale [103, 111]. Il picco è raggiunto ad un'età variabile da soggetto

a soggetto, intorno ai 14,5-16 anni nelle ragazze ed ai 16,5-18 anni nei

ragazzi [112]. Tale traguardo rappresenta un passaggio critico in quanto un

picco di massa ossea ridotto è un importante fattore di rischio per la

comparsa di osteoporosi e di fratture in fasi più avanzate della vita; la

riduzione di 1SD della BMD al picco di massa ossea raddoppia infatti il

(37)

37

in larga parte da fattori genetici, ma anche altri fattori possono modificare

la capacità del soggetto di raggiungere il suo potenziale genetico. Fra questi

hanno rilevanza nota fattori ambientali, come l’attività fisica, fattori

nutrizionali come l’apporto di calcio e soprattutto di vitamina D, ed infine fattori ormonali, che comprendono l’asse GH-IGF1, gli steroidi sessuali, la

1,25(OH)2Vitamina D [114, 115]. Il GH, fra i fattori ormonali, svolge un

ruolo chiave nel processo di mineralizzazione ossea ed è in grado di

determinare un picco di massa ossea maggiore e precoce [116, 117].

La particolare importanza del deficit di transizione nel soggetto con GHD è

dovuta al ruolo essenziale che il GH svolge nel processo di crescita e

sviluppo. È quindi necessario, attraverso la valutazione degli effetti

endocrini e metabolici successivi alla sospensione del trattamento con GH,

identificare i pazienti GHD che devono proseguire il trattamento anche in

fase di transizione [107].

Il retesting

Non tutti i bambini ai quali è stato diagnosticato il GHD sulla base dei

criteri diagnostici classici mantengono il deficit anche dopo il

raggiungimento della statura finale. È quindi opportuno identificare il

sottogruppo di soggetti che mantengono il deficit ormonale anche in fase di

transizione, allo scopo di selezionare i pazienti che devono proseguire la

(38)

38

pratica al momento del raggiungimento della statura definitiva, al fine di

identificare quei pazienti che mantengono il GHD e necessitano di terapia,

è nota sotto il nome di retesting [107, 120].

Chi?

Questa rivalutazione è necessaria in tutti quei pazienti nei quali sia stato

diagnosticato il GHD nell’infanzia [120]. I pazienti affetti da forme

idiopatiche e isolate di GHD, in assenza di alterazioni evidenti alla

risonanza magnetica cerebrale, sono considerati a “bassa probabilità” di mantenere il GHD e quindi candidati al retesting [109]. In presenza di una

forma idiopatica e isolata di GHD il 67% dei soggetti supera il retesting

non confermando il GHD [118, 120]. Il retesting può essere invece evitato

nei pazienti ad “alta probabilità” di mantenere il GHD, cioè in quei pazienti

con GHD severo che presentano deficit ormonali ipofisari multipli e bassi

livelli di IGF1, in presenza di almeno una condizione nota fra le

caratteristiche elencate in tabella 6 [120].

Anomalie congenite della linea mediana che coinvolgono la regione sellare o parasellare.

Patologie ipotalamo-ipofisarie acquisite.

Pregressi interventi chirurgici o radioterapia ad alta dose che hanno coinvolto la regione ipotalamo-ipofisaria.

Difetti genetici/molecolari comprovati che interessano la produzione di GH.

(39)

39

In questi pazienti si suppone a priori la persistenza del GHD dopo il

raggiungimento della statura finale ed è sufficiente la presenza di bassi

livelli di IGF1 (< -2SD rispetto alla media per sesso e per età) dopo una

breve interruzione della terapia per confermare tale ipotesi [120, 121]; in

caso contrario è necessario l’uso di un test dinamico [109].

In presenza di deficit ormonali multipli e/o malattie organiche

ipotalamo-ipofisarie la persistenza di un GHD severo è confermata in più del 90% dei

casi [122]. Oltre alla presenza di patologie organiche ipotalamo-ipofisarie

ed ai bassi livelli di IGF1, recenti studi hanno evidenziato come la presenza

di bassi livelli di IGFBP-3 ed un intervallo di tempo dalla diagnosi

primitiva sotto 4 anni possano essere considerati fra i fattori predittivi di

persistenza [123].

Quando?

Il retesting si attua una volta ottenuto il primo obiettivo della terapia

sostitutiva nel bambino con GHD, ovvero il raggiungimento della statura

finale. Tuttavia, poichè la terapia appena conclusa può invalidare il

risultato dell’analisi, è indicata l’esecuzione del retesting ad almeno un mese dalla sospensione della terapia con GH. L’intervallo di tempo adeguato non è noto ma studi recenti propongono di svolgere il retesting

(40)

40 Come?

Il retesting si avvale della misurazione combinata dei livelli di IGF1 e del

picco di GH stimolato con un test dinamico. Di fronte alla riduzione di

entrambi i parametri si conferma la diagnosi di GHD persistente, mentre se

entrambi risultano normali il paziente è definito GH sufficiente; nel caso in

cui i due valori siano discordanti è necessario mantenere il paziente in

follow-up in attesa di definire la diagnosi [109, 125]. Tra i test dinamici

disponibili, il gold standard è il test di tolleranza insulinica (ITT), che deve

essere eseguito in un ambiente adatto e con un certo livello di esperienza ed

è controindicato in pazienti con patologie cardiache o neurologiche; un

difetto di questo test è l’importante variabilità individuale [109, 120]. Un’alternativa attualmente consigliata è il test con GHRH potenziato con Arginina, il quale si è dimostrato, in termini di sensibilità e specificità,

sovrapponibile al test ITT negli adulti ed in fase di transizione almeno

ugualmente sensibile [126]. È il test di stimolo più potente attualmente a

disposizione, in grado di stimolare la massima secrezione di GH. Ha il

vantaggio di valutare la massima capacità secretiva delle cellule

somatotrope ma, essendo secretagogo anche per l’ipotalamo, ha lo

svantaggio di impedire la diagnosi differenziale tra forme di GHD

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È ovviamente fondamentale stabilire un adeguato cut-off in base al quale

distinguere i pazienti risultati GH sufficienti al retesting e quelli in cui è

confermato il deficit ormonale. I livelli di GH non sono infatti costanti nel

corso della vita ma variano a seconda dell’età. Di conseguenza non è possibile l’utilizzo, in questa fase di passaggio dall’età pediatrica all’età adulta, del cut-off del bambino, in quanto troppo elevato, né di quello

dell’adulto, in quanto troppo restrittivo. Si era quindi stabilita, per quanto riguarda il test ITT, una soglia di 5 ng/ml in quanto valore medio fra il

cut-off del bambino e quello dell’adulto [109]. Tuttavia sono state mosse molte

critiche in tal senso, ritenendo fondamentale individuare il valore

sperimentalmente e non attraverso semplici deduzioni matematiche. Nel

2005 uno studio ha infatti dimostrato l’eccessiva restrittività del valore di 5 ng/ml ed ha proposto per il test ITT il cut-off di 6,1 n/ml, in quanto più

attendibile e dotato di una sensibilità del 96% e di una specificità del 100%

[128]. Qualora invece il test di stimolo utilizzato sia il GHRH potenziato

con Arginina (GHRH + ARG) la soglia al di sotto della quale si considera

il paziente in esame come GHD persistente è di 19 ng/ml, con una

sensibilità del 100% ed una specificità del 97% [129]. I valori in questo

caso sono molto distanti da quelli usati per il test ITT in quanto il test

GHRH + ARG misura la riserva completa di GH a livello dell’ipofisi. È

inoltre interessante notare che il cut-off individuato (19 ng/ml) è molto

(42)

42

quello dell’adulto (9 mg/dl). Al contrario, per quanto riguarda il test ITT, il cut-off individuato sperimentalmente (6,1 ng/ml) non è particolarmente

simile né a quello dell’adulto né a quello del bambino [129]. È opportuno ricordare che nei pazienti “ad alta probabilità” di mantenere il GHD dopo il raggiungimento della statura finale, la rivalutazione si basa sul dosaggio di

IGF1, effettuato sempre 1-3 mesi dopo la sospensione della terapia. Se il

valore è inferiore a -2 SD rispetto alla media dei soggetti sani di pari età e

sesso la diagnosi è confermata. In caso contrario è necessario attuare un test

dinamico per confermare la diagnosi [109]. La figura 1 mostra il

diagramma di flusso che riassume le varie fasi del retesting [109].

(43)

43

1.3 Alterazioni metaboliche nel GHD durante la fase di

transizione

Recenti studi hanno evidenziato come la persistenza del GHD durante la

fase di transizione abbia rilevanti conseguenze su vari fronti, fra cui

l’assetto metabolico, la composizione corporea, il rischio cardiovascolare, la densità minerale ossea ed il raggiungimento del picco minerale osseo.

1.3.1 Profilo glico-lipidico e rischio cardiovascolare

L’interruzione della terapia sostitutiva durante la fase di transizione determina un incremento significativo del colesterolo totale e del

colesterolo LDL, mentre il colesterolo HDL tende a restare invariato, con

un aumento del rapporto tra colesterolo totale e colesterolo HDL,

importante indice di rischio cardiovascolare [130, 131]. Si assiste inoltre

all’aumento dei trigliceridi ed è stato dimostrato che anche la apolipoproteina B (ApoB) è maggiore nei soggetti affetti da GHD [33].

Nei soggetti adulti il GHD è correlato all’aumento della produzione di VLDL ed alla loro ridotta clearance. Questo elemento è alla base

dell’incremento delle LDL e delle ApoB. Poichè l’obesità addominale stimola la produzione epatica di VLDL è possibile supporre che sia

l’aumento della massa grassa addominale alla base dell’incremento di LDL nel paziente GHD. Il GH stimola la produzione dei recettori epatici delle

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Di fatto, l’interruzione della terapia sostitutiva con GH per almeno un anno causa negli adolescenti con GHD severo l’accumulo di marcatori del rischio cardiovascolare, fra cui l’alterazione della composizione corporea, l’aumento del colesterolo totale e la riduzione del colesterolo HDL [130]. Anche nei pazienti GHD in transizione, se non trattati, si osservano la

riduzione dei livelli di adiponectina e dell’attività fibrinolitica, indicata da

basse concentrazioni sieriche di PAI-1, nonché l’aumento dei marcatori di

di infiammazione (PCR, IL-6, fibrinogeno e TNF-α) [33, 63, 69].

Recenti evidenze suggeriscono inoltre che il GHD può associarsi

all’alterazione della morfologia e della funzione cardiaca nonché della funzione vascolare già nell’infanzia e nell’adolescenza [72, 73, 132]. Durante la fase di transizione, la sospensione del trattamento causa, negli

adolescenti con GHD severo, una notevole riduzione dei livelli di IGF1,

l’alterazione del profilo lipidico ed il cambiamento della morfologia e della funzione cardiaca. Dopo sei mesi si assiste infatti alla riduzione

significativa della massa ventricolare sinistra, alterazione reversibile dopo

sei mesi di terapia con GH [131]. Inoltre, negli adolescenti GHD non

trattati è stato osservato l’aumento del tessuto adiposo epicardico, il quale è un buon indicatore del livello di grasso viscerale [36, 72].

La sospensione per almeno 3 anni del trattamento in questa fase è stata

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parete delle arterie carotidi comuni [74]; la presenza di questa alterazione

seppur in assenza dei classici fattori di rischio cardiovascolari supporta

l’ipotesi secondo cui il GHD contribuisce di per sé al processo di aterosclerosi già alla fine della fase di transizione [133, 134]. Anche

l’aumento dello spessore intimale è reversibile dopo almeno sei mesi di terapia con GH [134, 135].

In merito al metabolismo glucidico, si può affermare che anche in fase di

transizione gli effetti del GHD e della terapia con GH sulla sensibilità

insulinica sono controversi [75]. Infatti, dopo la sospensione del

trattamento al completamento della crescita lineare, alcuni studi hanno

descritto un aumento della sensibilità insulinica, altri la sua diminuzione,

altri ancora hanno riscontrato una riduzione dei livelli di glicemia con

cambiamenti dell’insulinemia non significativi [75, 136-138].

1.3.2 Composizione corporea

Importanti modificazioni fisiologiche della composizione corporea si

realizzano anche dopo il raggiungimento della statura finale, fino al

compimento dell’età adulta. Durante la fase di transizione si assiste infatti alla maturazione della composizione corporea: i maschi perdono l’8% della

massa grassa mentre le femmine ne guadagnano il 6%, senza dimenticare

che in questa fase viene raggiunto il picco di massa ossea. Le differenze fra

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