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Quando i consumi nella refrigerazione fanno risparmiare energia

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Academic year: 2021

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Quando i consumi

nella refrigerazione

fanno risparmiare energia

Simone Zanoni, Beatrice Marchi

L’industria alimentare rappresenta circa un quarto

che contribuiscono pesantemente ai cambiamenti sia lungo la catena di approvvigionamento risultan-te principalmenrisultan-te dalla mancanza di un’appropria-ta refrigerazione che porun’appropria-ta ad un deterioramento durante il trasporto, lo stoccaggio e il processo

pro -sioni legate allo spreco alimentare), sia da parte di rivenditori e consumatori per il cibo che viene mangiato, vengono sfruttate e consumate diverse risorse (acqua, energia e fertilizzanti). In aggiunta al -trizionale. Ad esempio, negli spinaci confezionati si

-degli alimenti (come ad esempio etilene e metano),

-tari è legato alla perdita di tutta l’energia spesa per la lavorazione e lo stoccaggio degli alimenti lungo la catena di approvvigionamento.

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Le catene del freddo sono ca-tene logistiche controllate a livello ambientale che mirano merci deperibili (ad esempio alimenti refrigerati e congelati), -zione, stoccaggio e distribu-zione dall’azienda agricola alla tavola. Il prodotto alimentare, il mercato di riferimento e la incidono sul tempo totale tra-Alcune catene del freddo pos-sono durare alcune ore, come nel caso del latte fresco, e

al -ni an-ni, come ad esempio per i prodotti alimentari congelati. Questa particolare categoria di prodotti presenta una ti-in particolare, la temperatura è uno dei parametri che più ne di riduzione di nutrienti (e.g., vitamina C). Pertanto, devono essere refrigerati in ogni fase della catena di approvvigiona-mento per mantenere le condi-zioni ambientali prescritte che rallentano il deterioramento -disfano i requisiti di sicurezza

-ture impostate durante le fasi di stoccaggio e trasporto com-portano un diverso degrado consumi energetici, il che si-ambientali.

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prodotti alimentari in funzione di tempo e temperatura di stoccaggio

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Tre sono i principali contributi alle emissioni complessive legate all’indu -Figura 2 mostra le emissioni equivalenti di CO2 delle catene refrigerate e congelate per un tipico pasto composto da pollo, piselli, carote e patate arrosto, per quattro persone (Evans, 2012).

-ne della catena del freddo è rappresen-tato dai diversi requisiti (e.g., intervalli di temperatura ottimali) di diverse ca-tegorie di prodotti alimentari deperibili per massimizzare la durata di conser-vazione e il potenziale commerciale. La

-re la temperatura di ciascun alimento nell’intervallo desiderato lungo l’intera della catena del freddo per i prodotti alimentari sensibili alla temperatura richiede esigenze supplementari con-nesse al mantenimento di un livello di temperatura adeguato, al confeziona-mento e al monitoraggio continuo delle condizioni.

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Le industrie e i consumatori stanno diven-tando sempre più consapevoli delle preoccu-pazioni ambientali della refrigerazione e dei delle rigide normative imposte dai governi, gli attori della catena del freddo sono tenu-ti a controllare e mantenere le temperature appropriate, dal momento che la relazione tempo-temperatura di un prodotto, dalla sua -nitaria. Anche se grazie alle nuove tecnologie, questo tema ha registrato notevoli progres-si, la storia termica di un prodotto alimentare refrigerato o congelato rimane solo parzial-mente nota.

La refrigerazione è, pertanto, di vitale impor -porta a un fallimento nel mantenere gli ali-menti deperibili nell’intervallo di tempera-tura richiesto, il che rende il prodotto non commestibile a causa della crescita di agenti patogeni e di microrganismi deterioranti o comunque a una rapida riduzione dei com-degli alimenti prodotti viene correttamente che raggiunga il frigorifero domestico, il che ambientali ed etiche. Variazioni di temperatu-ra che escono dall’intervallo di tolletemperatu-ranza dei prodotti in ogni fase della catena del freddo -rivenditori o dai consumatori a causa di de-cadimento microbico, malattie o danni pro-vocati da insetti. Nella catena del freddo pos-ii) imballaggio e lavorazione; ipos-ii) distribuzione e trasporto; e iv) stoccaggio refrigerato nella -come l’utilizzo di imballaggi non appropriati o scadenti, una cattiva gestione post-raccolta,

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lo stoccaggio di prodotti con requisiti di temperatura e tassi di decadimento diversi nello stesso magazzino o conteni-tore, interruzioni della catena del freddo (e.g., arresto della refrigerazione nel trasporto dovuta allo spegnimento del motore), mancanza di infrastrutture e strutture adeguate per la refrigerazione, consegne dell’ultimo miglio senza della catena del freddo. Misurazioni della relazione tempo-temperatura di diversi prodotti mostrano come il trasporto

-frequenti aumenti di temperatura superiori ai requisiti dei prodotti alimentari. Ad esempio, poiché i rivenditori sono, in genere, più preoccupati per l’attrattiva di un prodotto che per la sua conservazione, tendono a sovraccaricare la par-te anpar-teriore degli espositori o a posizionare i prodotti sulle mensole al livello più alto al quale corrispondono tempera-ture più elevate di quelle impostate.

-sumi nella refrigerazione, non sempre solo pensando alla riduzione degli stessi ma come a in determinati casi anche come l’aumento di sforzi di refrigerazione potrebbe porta-re in un’ottica sistemica a un risparmio di energia.

Riferimenti

1. Evans, J., 2012. Carbon emissions from chilled and frozen Langford, North Somerset.

2.

carotenoids, and other quality characteristics in

commer-3. http://bfff.co.uk/wp-content/uploads/2013/06/Car-bon-Emissions-from-Chilled-Frozen-Report-Sept-12.pdf

Zanoni, S., Zavanella, L. (2012) Chilled or frozen? Decision strategies for sustainable food supply chains.

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