L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA
ALL’ANZIANO CRITICO
Giuseppe Napolitano
Per PAZIENTE ANZIANO CRITICO
Per
PAZIENTE ANZIANO CRITICO
si intende l’individuo
si intende l’individuo
che si trova in una situazione di costante lotta per la
che si trova in una situazione di costante lotta per la
sopravvivenza, con un equilibrio fisico e psichico
sopravvivenza, con un equilibrio fisico e psichico
precario, soggetto a continui mutamenti, alle volte
precario, soggetto a continui mutamenti, alle volte
difficilmente prevedibili e controllabili e che, pertanto,
difficilmente prevedibili e controllabili e che, pertanto,
necessita di elevata intensità assistenziale.
necessita di elevata intensità assistenziale.
Per AREA CRITICA
Per
AREA CRITICA
si intende qualunque struttura, servizio
si intende qualunque struttura, servizio
o ambito operativo, in cui personale qualificato si impegni,
o ambito operativo, in cui personale qualificato si impegni,
con l’uso di adeguate attrezzature e risorse, a soddisfare
con l’uso di adeguate attrezzature e risorse, a soddisfare
tutti i bisogni del paziente critico.
L’INFERMIERE IN AREA CRITICA
L’INFERMIERE IN AREA CRITICA
assiste la persona dal
assiste la persona dal
momento in cui si verifica la situazione di rischio per la
momento in cui si verifica la situazione di rischio per la
vita fino al raggiungimento di una condizione di relativa
vita fino al raggiungimento di una condizione di relativa
stabilità.
stabilità.
L’infermiere è gestore del processo terapeutico e,
L’infermiere è gestore del processo terapeutico e,
siccome è un approccio multidisciplinare, deve guidare e
siccome è un approccio multidisciplinare, deve guidare e
orientare gli altri professionisti per raggiungere gli
orientare gli altri professionisti per raggiungere gli
obiettivi del processo; deve avere quindi chiari gli ambiti
obiettivi del processo; deve avere quindi chiari gli ambiti
di competenza, avere una forte competenza relazionale
di competenza, avere una forte competenza relazionale
e saper gestire le zone grigie.
e saper gestire le zone grigie.
GESTIONE DEL PZ ANZIANO CRITICO
LINEE GUIDA DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA
(Agency for Health Care Policy and Research)
GESTIONE DEL PZ ANZIANO CRITICO
LINEE GUIDA DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA
(Agency for Health Care Policy and Research)
Accertamento iniziale e continuo
Accertamento iniziale e continuo
Mobilizzazione precoce e recupero del self care
Mobilizzazione precoce e recupero del self care
Garanzia dell’integrità cutanea
Garanzia dell’integrità cutanea
Gestione opportuna della funzione vescicale
Gestione opportuna della funzione vescicale
Regolarizzazione dell’alvo
Regolarizzazione dell’alvo
Gestione della nutrizione e prevenzione dei rischi associati a
Gestione della nutrizione e prevenzione dei rischi associati a
compromissione della deglutizione
compromissione della deglutizione
Prevenzione delle complicanze infettive e trattamento
Prevenzione delle complicanze infettive e trattamento
dell’iperpiressia
dell’iperpiressia
Prevenzione delle cadute
Prevenzione delle cadute
Educazione paziente, famiglia, caregiver
Educazione paziente, famiglia, caregiver
Favorimento dell’adattamento alla malattia
Favorimento dell’adattamento alla malattia
Adattamento inefficace
Adattamento inefficace
Alterazioni sensoriali e percettive
Alterazioni sensoriali e percettive
Carenza di informazioni
Carenza di informazioni
Riduzione della motilità
Riduzione della motilità
PRINCIPALI DIAGNOSI INFERMIERISTICHE IN
AREA CRITICA
La
La diagnosi infermieristica
diagnosi infermieristica
è un giudizio clinico riguardante
è un giudizio clinico riguardante
le risposte della persona, della famiglia o della comunità a
le risposte della persona, della famiglia o della comunità a
problemi di salute attuali o potenziali e/o a processi vitali.
problemi di salute attuali o potenziali e/o a processi vitali.
NUTRIZIONE NUTRIZIONE
•Nutrizione inferiore al Nutrizione inferiore al fabbisogno
fabbisogno
•Compromissione della Compromissione della deglutizione
deglutizione
ELIMINAZIONE ELIMINAZIONE
•StipsiStipsi
•Incontinenza urinariaIncontinenza urinaria
•Ritenzione urinariaRitenzione urinaria
ATTIVITA’ / RIPOSO ATTIVITA’ / RIPOSO
•Compromissione della Compromissione della mobilità
mobilità
•Ventilazione inefficaceVentilazione inefficace
PERCEZIONE / PERCEZIONE /
COGNIZIONE COGNIZIONE
•Compromissione della Compromissione della comunicazione verbale
comunicazione verbale
•Confusione mentaleConfusione mentale
COPING/TOLLERANZ COPING/TOLLERANZ
A ALLO STRESS A ALLO STRESS
•Coping inefficaceCoping inefficace
•Coping inadeguato Coping inadeguato della famiglia
della famiglia
PRINCIPALI DIAGNOSI INFERMIERISTICHE ASSOCIABILI AL PAZIENTE ANZIANO CRITICO
RUOLI E RELAZIONI RUOLI E RELAZIONI
•Tensione nel ruolo di Tensione nel ruolo di Caregiver
Caregiver
•Compromissioni delle Compromissioni delle interazioni sociali
interazioni sociali
PZ
CCH
PRINCIPALI DIAGNOSI INFERMIERISTICHE IN
AREA CRITICA
ALTERAZIONI SENSORIALI E PERCETTIVE
Definizione
Consiste nella percezione alterata da parte del paziente della
Consiste nella percezione alterata da parte del paziente della
realtà che lo circonda
realtà che lo circonda
Cause
•
Deficit collegati all’ambiente intensivo
Deficit collegati all’ambiente intensivo
Accertamento
•
Agitazione psico-motoria
Agitazione psico-motoria
•
Insonnia
Insonnia
•
Iperattività
Iperattività
•
Disturbi della memoria
Disturbi della memoria
•
Perdita della cognizione del tempo e dello spazio
Perdita della cognizione del tempo e dello spazio
•
Difficoltà a riconoscere le persone
Difficoltà a riconoscere le persone
•
Puo’ considerare gli stimoli esterni come riferiti a sé
Puo’ considerare gli stimoli esterni come riferiti a sé
•
Puo’ percepire minacce con conseguente allontanamento
Puo’ percepire minacce con conseguente allontanamento
degli altri
degli altri
•
Puo’ assumere atteggiamenti ossessivi (continua
Puo’ assumere atteggiamenti ossessivi (continua
risistemazione degli oggetti personali)
risistemazione degli oggetti personali)
•
Puo’ assumere un atteggiamento aggressivo
Puo’ assumere un atteggiamento aggressivo
•
Puo’ assumere atteggiamenti reattivi anomali (pianto o ira)
Puo’ assumere atteggiamenti reattivi anomali (pianto o ira)
Obiettivo
•
Ridurre al minimo o compensare i deficit sensoriali-percettivi
Ridurre al minimo o compensare i deficit sensoriali-percettivi
Trattamento
•Valutare l’ambiente di degenza Valutare l’ambiente di degenza
•Conoscere le abitudini del pazienteConoscere le abitudini del paziente
•Favorire l’orientamentoFavorire l’orientamento
•Fornire informazioniFornire informazioni
•Favorire la partecipazione dei familiari al piano di assistenzaFavorire la partecipazione dei familiari al piano di assistenza
•Valutare il ricorso ad una terapia farmacologica appropriataValutare il ricorso ad una terapia farmacologica appropriata
•Monitoraggio continuo dello stato mentale Monitoraggio continuo dello stato mentale
•Valtare eventuali deficit ricettivi, trasmissivi e di integrazione Valtare eventuali deficit ricettivi, trasmissivi e di integrazione sensoriale
sensoriale
•Fornire gli strumenti utili a compensare i deficit sensorialiFornire gli strumenti utili a compensare i deficit sensoriali
•Valutare le condizioni che potrebbero provocare alterazioni sensoriali e Valutare le condizioni che potrebbero provocare alterazioni sensoriali e percettive indotte chimicamente (farmaci,droghe,diabete,ecc,)
percettive indotte chimicamente (farmaci,droghe,diabete,ecc,)
Complicanze
•Lesioni fisiche da stato confusionale
PRINCIPALI DIAGNOSI INFERMIERISTICHE IN
AREA CRITICA
Qualche numero…
La disfunzione cerebrale acuta (delirium) è estremamente
frequente tra pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, variando fra l’11% e l’80 % a seconda delle popolazioni di pazienti critici studiate, ed è un fattore predittivo indipendente di:
• - aumento della morbilità e della mortalità ospedaliera di circa tre volte; • - aumento della durata della ventilazione meccanica e della degenza in
terapia intensiva;
• - aumento dei costi ospedalieri;
• - peggioramento della ripresa neurologica a lungo termine (demenza indotta dalla Terapia Intensiva);
DELIRIUM: caratteristiche
rapida insorgenza
disattenzione
alterazioni fluttuanti dello stato
mentale
disorientamento
peggioramento durante le ore
Classificazione
• delirium iperattivo è caratterizzato da agitazione,
irrequietezza, rischio attuale di rimozione invasività.
• delirium ipoattivo è caratterizzato da estraniamento,
appiattimento emotivo, apatia, letargia, diminuzione della
responsività.
• delirium misto si realizza quando il paziente oscilla tra i due.
In Terapia Intensiva il delirium misto e quello ipoattivo sono i
più comuni, e sono spesso sottodiagnosticati se non viene
applicato un monitoraggio quotidiano.
Pochi pazienti di Terapia Intensiva (< 5%) presentano delirium
iperattivo puro.
Diagnosi di Delirium secondo il DSM IV
Disturbo dello stato di coscienzastato di coscienza (ridotta consapevolezza dell’ambiente) con ridotta capacità di fissare, mantenere e spostare l’attenzioneattenzione. Alterazioni della sfera cognitiva (deficit di memoria, disorientamento
temporo-spaziale, disturbi del linguaggio) non giustificabili da una demenza preesistente o in evoluzione.
Il disturbo si manifesta in un periodo di tempo brevebreve (di solito ore o giorni) ed ha un decorso fluttuante decorso fluttuante nel corso della giornata).
C’è evidenza dalla storia, dall’esame obiettivo, o da altri accertamenti
che il disturbo è una diretta conseguenza di una patologia medica in corso, di un’intossicazione da farmaci o da una sindrome di astinenza.
“Confusione Mentale”
Il paziente non è in grado di fornire informazioni in modo
corretto:
– non segue una conversazione in modo appropriato
– non risponde a tono alle domande poste
– non pone attenzione a ciò che lo circonda
– non ricorda le informazioni ricevute
The Confusion Assessment Method Diagnostic
Algorithm (CAM)
1. Insorgenza acuta e andamento fluttuante
Dato acquisito di solito da un familiare: c’è stato un cambiamento acuto nello stato mentale del paziente rispetto alla sua situazione di base? Il comportamento anormale varia durante la giornata, per esempio va e viene o si modifica di intensità? 0= no 1=sì1=sì
2. Perdita dell’attenzione
Il paziente presenta difficoltà nel concentrare la sua attenzione, per esempio è facilmente distraibile, non riesce a mantenere il filo del
discorso ecc.? 0= no 1=sì1=sì
3. Disorganizzazione del pensiero
Il pensiero del paziente è disorganizzato e incoerente, passa da un argomento all’altro senza filo logico, in modo imprevedibile?
0= no 1=sì1=sì
4. Alterato livello di coscienza
0= vigile
1
1= iperallerta, letargia, stupor, coma
La diagnosi di delirium richiede
La diagnosi di delirium richiede
la presenza di 1, 2 ed
la presenza di 1, 2 ed
alternativamente 3 o 4.
Il MMSE non non consente consente la diagnosi di delirium e non distingue tra delirium e demenza
Non rileva la caratteristica variabilità dei sintomi, né i disturbi psicomotori
La variazione del suo punteggio nel tempo in controlli seriali è orientativa
Mini Mental State Examination
E’ diagnostico?
Cause di Delirium
V
V
ascular
I
I
nfections
N
N
utrition
D
D
rugs
I
I
njury
C
C
ardiac
A
A
utoimmune
T
T
umors
E
E
ndocrine
Nel 1994 Inouye identificò i maggiori
Nel 1994 Inouye identificò i maggiori
fattori di rischio:
fattori di rischio:
• Fratture
• Tumori maligni in fase avanzata
• Alcol (abuso o sospensione brusca)
• Deficit cognitivo preesistente
• Età avanzata
• Infezioni
• Patologie gravi
• Disidratazione
• Alterazioni elettrolitiche
• Farmaci
Delirium post-chirurgico (1)
Delirium post-chirurgico (1)
Ipossia cerebrale perichirurgica
Ipotensione
Aumento di cortisolo da stress
chirurgico
Uso di farmaci narcotici con attività
anticolinergica
Dolore postchirurgico
Delirium post-chirurgico (2)
Delirium post-chirurgico (2)
Circa un terzo dei pazienti anziani con frattura
del femore sviluppa delirium prima
dell’intervento, e un terzo nel post-operatorio
• Correggere anemia
• Evitare ipotensione
• Evitare ipossiemia cerebrale
• Compensare situazione emodinamica e respiratoria
• Trattare precocemente le complicazioni:
infezioni delle vie urinarie
polmoniti
ritenzioni acute di urina
Delirium post-chirurgico (3)
Delirium post-chirurgico (3)
• Formazione dello staff multidisciplinare con
cooperazione di ortopedico e geriatra (il consulto
del geriatra riduce il delirium di più della metà)
• Intervento chirurgico il prima possibile
• Mobilizzazione post-intervento precoce
• Riabilitazione non appena possibile
• Utilizzo minimo di presidi limitanti il movimento
• Mobilizzazione passiva e attiva con passaggi
posturali almeno tre volte al giorno
• Protesizzare l’ambiente circostante per
potenziare le capacità residue
• Demenza
• Depressione
Il
delirium
si associa comunemente
a:
Demenza
Depressione
...ma anche...
• Rischio di caduta
• Problemi cutanei
• Disturbi del sonno
• Incontinenza
Cosa fare SEMPRE
Cosa fare SEMPRE
• Parametri vitali (PA, FC, FR, Sat%O
2, dolore)
• Urea/creatinina ed elettroliti
• Glucosio
• Funzionalità epatica
• Funzionalità tiroidea
• Calcio
• PCR
• RX torace
• ECG
• Urinocoltura ed emocoltura
• Considerare TC encefalo
Trattamento non farmacologico
Trattamento non farmacologico
do everything to make life easy for the patient.
• Aiutare l’orientamento con grandi orologi
• Assicurare una buona veduta dalla finestra
• Ripetere regolarmente le informazioni
• Massimizzare l’acuità visiva: occhiali, luce
• Massimizzare l’acuità visiva: assicurarsi l’uso e
la funzione di protesi, ridurre i rumori
competitivi
• Usare oggetti famigliari al paziente (foto)
Protocolli
Protocolli
ORIENTATION PROTOCOL
ORIENTATION PROTOCOL
• Ripetere quotidianamente o meglio più volte al giorno la
collocazione di luogo e di tempo in cui ci si trova
• Discussione di eventi correnti (lettura quotidiani, visione di
fatti di attualità, ecc.)
• Ricordi strutturati
• Fatti che riguardano il paziente
SLEEP PROTOCOL
SLEEP PROTOCOL
• Strategie di riduzione del rumore degli spazi • Revisione dei tempi di medicazione e terapia • Riduzione dell’intervento farmacologico
• Musica rilassante • Massaggio
Trattamento farmacologico (1)
• Evitare la sedazione urgente
• Se necessaria: aloperidolo FINO A POCO TEMPO FA!
– Ha effetti minori sulla respirazione e sulla pressione
– Alta incidenza di effetti piramidali
– Nell’anziano: START SLOW AND GO SLOW (2 mg)
– L’emivita può essere molto lunga (anche 60 ore)
• Se non si aggiusta il dosaggio in modo appropriato il
paziente va in coma per giorni
• L’eccesso di sedazione aumenta il rischio di
broncopolmoniti e ulcere da decubito
Conclusioni
• Il Delirium è una condizione raramente
diagnosticata
• Richiede la collaborazione dell’infermiere
• E’ necessario l’uso di strumenti semplici che
devono comparire sia nella cartella clinica che
nella cartella infermieristica
• La consulenza geriatrica si rivela pertanto
necessaria per migliorare la performance
diagnostica in
TUTTI
i setting assistenziali
Alcune importanti considerazioni ……
SERVIZIO SANITARIO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA
Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara
• Le lesioni da pressione non sono la conseguenza
inevitabile di elementi concomitanti quali: l’età avanzata,
la permanenza a letto per lunghi periodi e la prolungata
immobilità; il vero problema risiede nell’esiguità del
tempo di assistenza infermieristica che viene dedicato a
tale patologia, tanto che la percentuale di pazienti con
questa complicazione viene utilizzata quale parametro
per valutare l’adeguatezza e la qualità dell’assistenza
prestata.
• Spesso questo avviene per mancanza di una cultura
della prevenzione delle L.d.p. che porta a non capire
l’entità delle problematiche che accompagnano le L.d.p.
Epidemiologia danni da immobilizzazione
• L'evento più temuto della sindrome da immobilizzazione, assai facile da instaurarsi nell'anziano in rapporto alla particolare fragilità della sua cute, ma anche tra i più suscettibili di
prevenzione e trattamento efficaci, è la comparsa di lesioni da decubito (piaghe o ulcere).
• Tra i pazienti ospedalizzati per malattie acute la prevalenza di lesioni da decubito in stadio II o più avanzato varia dal 3% all'11%, mentre l'incidenza durante il periodo di degenza ospedaliera è dell'1-3%;queste percentuali salgono
rispettivamente al 28% ed al 7,7% se si considerano solo i
pazienti costretti a letto o alla sedia rispettivamente per almeno 1 e 3 settimane.
• Tra i pazienti ammessi nelle RSA la prevalenza di tali lesioni è del 20-33%, mentre l'incidenza per coloro che vi rimangono per
Altri dati epidemiologici sulle lesioni da
pressione
• Prevalenza LDD Ospedale 11% (Rischio 27-30%) (Fonte: AISLeC 2002 ) • Prevalenza LDD ADI 22 % Rischio Circa 50%(Fonte: Studio Prevalenza Area Vasta 2006)
• Prevalenza LDD RSA 9,1%
Rischio circa 40%
(Fonte: Studio Prevalenza Area Vasta 2006)
• Prevalenza Lesioni Diabetiche ADI 4,3%
Altri dati epidemiologici sulle lesioni da
pressione
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Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara
• La presenza di ulcere da pressione è riconosciuta come
fattore prognostico sfavorevole che si associa ad aumento della morbidità e della mortalità.
Berlowitz DR, Brandeis GH, Anderson J, et al. Effect of pressure ulcers on the survival of long-term care residents. J Gerontol A Biol Sci Med Sci 1997;52:M106-10.
Thomas DR, Goode PS, Tarquine PH, et al. Hospital-acquired pressure ulcers and risk of death. J Am Geriatr Soc 1996;44:1435-40.
• Si stima che negli USA le lesioni da pressione colpiscano
circa 1,5-3 milioni di persone, nel 70% dei casi con età superiore ai 70 anni, comportando una spesa sanitaria annua di circa 5 miliardi di dollari.
Thillips LP. Ulcers. In: Bolognia JL, Jorizzo JL, Rapidini RD, eds. Dermatology. Philadelphia, PA: Mosby 2003, pp. 1631-49.
Altri dati epidemiologici sulle lesioni da
pressione
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• In Inghilterra è stato stimato che le lesioni da
decubito sono la causa primaria di morte nel 6% dei
pazienti ricoverati nelle unità geriatriche.
(Maher, Rubin, 2000)
• La comparsa di una lesione in 1°stadio comporta un
aumento del rischio di ulcere più gravi pari a 10 volte.
• Dal 34% all’81% dei pazienti sviluppa la lesione nel
Altre conseguenze dell’immobilizzazione
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Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara
• Le conseguenze della immobilità prolungata, come già ricordato, riguardano diversi organi ed apparati e pertanto la sindrome da immobilizzazione viene considerata una sindrome multisistemica:
Apparato locomotore
Apparato cardiovascolare
Apparato respiratorio
Apparato gastroenterico
Apparato genito – urinario Sistema nervoso e psiche
Sindrome da immobilizzazione
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Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara
• Si definisce Sindrome da allettamento e/o da immobilizzazione , una condizione caratterizzata da ridotta o assente autonomia nel movimento, ad insorgenza acuta o cronicamente progressiva.
• Non è una vera malattia, ma è spesso la causa di vere e proprie patologie: cardiache, respiratorie, circolatorie e metaboliche.
• In ambito geriatrico è spesso la conseguenza di una prolungata immobilizzazione a letto alla quale sono costretti pazienti anziani particolarmente “fragili”.
• Se non adeguatamente contrastata, essa porta inesorabilmente l’anziano ad uno stato di disabilità ingravescente fino anche alla morte.
Principali cause della Sindrome da
immobilizzazione
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Le principali cause di immobilizzazione nell’anziano comprendono fattori biologici (facilitanti), psicologici e socio-ambientali (aggravanti).
Tra i fattori biologici sono compresi:
1) Patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico: (artriti, fratture ecc.)
2) Malattie neurologiche: (ictus, morbo di Parkinson, demenza ecc.) 3) Malattie cardiovascolari
4) Malattie polmonari
5) Malattie dell’apparato gastroenterico: (fecalomi, sub-occlusione ecc) 6) M. apparato urinario: incontinenza: (incontinenza urinaria ecc.)
7) M. apparato tegumentario: lesioni da pressione
Principali cause della Sindrome da
immobilizzazione
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• Tra i fattori psicologici ricordiamo la depressione, il timore di
cadute e la perdita dell’abitudine al movimento, condizioni che
costringono il paziente a stazionare a lungo in poltrona e a
letto.
• L’attività fisica è indispensabile per il mantenimento del
normale trofismo osseo e muscolare e delle proprietà
biomeccaniche delle strutture cartilaginee.
• L’immobilizzazione prolungata porta a riduzione della massa
(ipotrofia) e della forza muscolare (ipostenia) per
decondizionamento, a cui talvolta si associano contratture
muscolari.
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OBIETTIVI PREVENZIONE LESIONI DA PRESSIONE
(prevenzione primaria)
La prevenzione delle lesioni da decubito è finalizzata al
raggiungimento di 4 obiettivi:
1) identificazione dei soggetti a rischio di piaga, che necessitano di
interventi preventivi, e dei fattori specifici che li pongono a rischio .
(ad esempio utilizzando scale di valutazione: Scala di Norton e
Scala di Braden)
2) mantenimento e miglioramento del grado di tolleranza del
tessuto alla pressione al fine di evitare lesioni (attraverso la cura
della cute ed il sostegno nutrizionale);
3) protezione dagli effetti negativi provocati da forze meccaniche
esterne pressione, frizione e stiramento (attraverso piani di
mobilizzazione nonché utilizzo di supporti, dispositivi e presidi in
grado di limitare l'applicazione di tali forze meccaniche sulle zone a
rischio);
4) riduzione dell'incidenza delle lesioni da decubito attraverso la
realizzazione di programmi educativi.
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Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferraa
TRATTAMENTO DELL’IMMOBILIZZAZIONE
Momento fondamentale del trattamento della sindrome da
immobilizzazione è la terapia riabilitativa, che ha come
scopo il ripristino delle funzioni e la prevenzione
dell'aggravamento della disabilità. Gli elementi principali
della riabilitazione del paziente anziano sono pertanto
l'attenta valutazione delle capacità funzionali del soggetto,
il perseguimento di obiettivi realistici,
la prevenzione
delle disabilità secondarie e delle complicanze
dell'immobilizzazione,
l'adattamento delle capacità
Conoscenze/Skills caratterizzanti i professionisti
dell’ambito
della prevenzione dei danni da immobilizzazione
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• Protocolli, procedure e istruzioni operative:
– Istruzione Operativa “Protocollo per la prevenzione e il trattamento delle lesioni da pressione”
– Protocolli per la gestione della sicurezza – Inserimento di nuovi operatori nell’U.O.
– Percorso per l’attivazione delle superfici antidecubito
– Protocollo del comportamento da tenere con i rappresentanti di ditte esterne
– Manuali d’uso dei prodotti
– Procedura per la continuità assistenziale ospedale-territorio del paziente
– Procedura per l’educazione del familiare alla gestione del paziente a rischio di sviluppare lesioni da pressione e al trattamento della lesione.
• Conoscere le Medicazioni avanzate.
• Mobilizzazione mettendo in sicurezza se stessi e il paziente. • Inglese.
Conoscenze/Skills caratterizzanti i professionisti
dell’ambito
della prevenzione dei danni da immobilizzazione
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• Sistemi e modalità di valutazione della lesione
• Metodologia Epidemiologica (proprietà scale di valutazione). • Compilare correttamente una Scheda Braden.
• Valutazione critica di ricerche in letteratura. • Ricerca bibliografica on line.
• Approccio Evidence Based Practice.
• Applicazione corretta dei presidi e dei trattamenti. Scelta del materiale adatto al tipo di paziente (es. cuscini antidecubito).
• Scale di valutazione del dolore (VAS, NRS ecc.). • Nozioni di informatica.
• Appalti, contratti…
• Indicatori regionali per la sicurezza dei pazienti. • Linee guida o protocolli regionali.
Conoscenze/Skills caratterizzanti i professionisti
dell’ambito
della prevenzione dei danni da immobilizzazione
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• Nozioni di base del “Sistema D.R.G.”.
• Interfacce del Facilitatore di Processo prevenzione dei danni da immobilizzazione all’interno del proprio Dipartimento ed in ambito aziendale.
• Disposizioni regionali sulla Terapia a Pressione Negativa (T.P.N.). • Fisiopatologia sindrome da allettamento e/o da immobilizzazione.
• Concetti basilari collegati al Governo Clinico e strumenti del Governo Clinico (linee guida, percorsi assistenziali, clinical audit, risk management).
• Sistemi per lo sviluppo del personale: far crescere le competenze, definire fabbisogni formativi, costruire piani di crescita individuale, creare occasioni seminariali.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
Giuseppe Napolitano