Indice
I Introduzione
pag. 3
II Storia e archivi del vicario
pag. 15
1. L organizzazione d elle fonti
pag. 15
2. Il vicario nella storia di Torino
pag. 19
2.1. Le riforme di Vittorio Amedeo II
pag. 23
2.2. La com p osizione d ell u fficio d el vicario
pag. 28
III La procedura
pag. 33 1. Il ricorso al tribunale
pag. 37
2. In tribunale come dal notaio
pag. 42
2.1. Testimoniali
pag. 43
2.2. I vantaggi del ricorso al vicario
pag. 56
3. La procedura sommaria
pag. 58
3.1. Il peso delle parole e delle testimonianze
pag. 63
3.2. I tempi della giustizia
pag. 66
3.3. L arbitrio d el giu d ice
pag. 68
4. Il pubblico
pag. 72
4.1. I venditori di generi alimentari
pag. 73
4.2. Gli osti e i forestieri
pag. 75
4.3. Le donne
pag. 77
4.4. Lavoratori giornalieri e servitori
pag. 82 5. Conclusioni
pag. 84
IV Il mercato del credito
pag. 86
1. Diffusione del credito
pag. 87
1.1. Il credito al consumo
pag. 90
2. La fiducia: anima del commercio
pag. 97
2.1. Il problema della cooperazione
pag. 99
V L ord ine p u bblico
pag. 106
1. Fattori di instabilità del mercato
pag. 106
2. Mobilità e identità
pag. 110
2.1. Migrazione e mobilità
pag. 110
2.2. Identità fragili
pag. 115
2.3. Instabilità professionale
pag. 120
3. Il vicario e l ord ine p u bblico
pag. 124
3.1. L ord ine p u bblico
pag. 132
3.2. Il procedimento criminale in Vicariato
pag. 136
4. I d u e volti d ell ord ine p u bblico
pag. 151
4.1. I registri dei detenuti
pag. 153
4.2. Onore femminile
pag. 156
4.3. Le torri del vicario
pag. 159
4.4. Ordine pubblico e disordini domestici
pag. 161
4.5. Donne di malavita
pag. 166
4.6. Tra pubblico e privato
pag. 173
5. Il sistema assistenziale
pag. 177
6. Violazioni dei diritti di proprietà e normativa contro i furti pag. 181
6.1. Sentenze criminali
pag. 185
6.2. Forestieri nelle carte del vicario
pag. 190
7. Conclusioni
pag. 194
VI La crisi del 1730
pag. 198 1. La congiuntura economica
pag. 199 2. I rapporti tra la città e il Vicariato
pag. 202 2.1. Gli interessi del pubblico e della città
pag. 208 2.2. L allontanam ento d el conte Ceveris
pag. 213
3. I processi
pag. 215 3.1. Il ricorso al tribunale
pag. 216 3.2. Il valore dei debiti e il commercio al minuto
pag. 223 3.3. Un altro modo di procedere
pag. 240 3.4. L ingresso d egli avvocati in tribu nale
pag. 245 4. Conclusioni
pag. 245
VII Conclusioni
pag. 248
Bibliografia
pag. 251
I. Introduzione
Lo stu d io d i u n istitu zione d i antico regim e, se la si rid u ce a u na realtà giu rid ico p olitica
che si d efinisce nella su a storia e nelle su e com p etenze, non esercita u n grand e fascino.
Una volta d efiniti gli am biti d el su o intervento, gli estrem i cronologici d ella su a attività e
la fu nzione che svolgeva all interno d i u n d eterm inato contesto p olitico, sp esso ci si è
limitati a descrivere una struttura cristallizzata, un edificio non abitato.
Qu esta ricerca invece ha com e oggetto gli u om ini, le relazioni sociali, le strategie
ind ivid u ali che anim ano d all interno o ru otano intorno a qu esto ed ificio.
N egli u ltim i qu aranta anni le istitu zioni sono state a p iù rip rese al centro d i im p ortanti
stu d i che ancora oggi rap p resentano u n p u nto d i riferim ento fond am entale e qu asi u n
p arad igm a. N egli anni Sessanta, caratterizzati d a p rofond e tensioni sociali, d i u na critica
profonda verso il potere costituito, le istituzioni vennero intese come forme di un controllo
generalizzato su lla società e vennero d efinite totali .
Fu Erving Goffm an a u sare p er p rim o qu esta esp ressione nel su o Asylums d el 1961: le
istitu zioni erano sistem i coerenti in grad o d i inform are ogni asp etto d ella società e d i
influ enzare p rofond am ente le relazioni sociali. L ind ivid u o, la cu i id entità si costru iva
p rop rio p er m ezzo d elle relazioni sociali, non aveva alternative alla soggezione e alla
sp oliazione d i sé. Goffm an, che aveva p osto al centro d ella p rop ria riflessione la m alattia
m entale e il sistem a d i internam ento, non esitava p oi ad estend ere le su e conclu sioni ad
altre istitu zioni: la caserm a, l osp ed ale, la p rigione, il m onastero erano nelle su e analisi
am biti d iversi che attu avano la stessa d iscip lina op p ressiva su ll ind ivid u o.
N el corso d egli anni Settanta si m oltip licarono gli stu d i su lle istitu zioni, in p articolare su i
sistem i p enitenziari, che rip rend evano l interp retazione p rop osta d a Goffm an1. Non si può
non ricord are tra qu esti u na p arte d ella p rod u zione d i Michel Fou cau lt, in p articolare i
lavori su lla N ascita della clinica (1963) e Sorvegliare e punire (1975). Il filosofo francese
1 Ricordiamo D. J.Rothman,The discovery of the asylum : social order and disorder in the New Republic, Boston
Toronto, 1971; J. B. Jacobs,Stateville : the penitentiary in mass society, Chicago, 1977; M. Ignatieff,A just measure of pain : the penitentiary in the industrial revolution : 1750-1850, London, 1978; M. Perrot (a cura di), L impossible prison recherches sur le systeme penitentiaire au 19. siecle, Paris, 1980
rintracciava qu esta op p ressiva istanza d i controllo non solo nelle istitu zioni, m a anche
nell intera società borghese, vista nel su o insiem e com e u na im p resa d iscip linare: il
m od ello che m eglio esem p lificava le su e m od alità d i azione era qu ello d el Panop ticon2,
d ove u n gu ard iano occu lto svolgeva u n azione generalizzata d i controllo su tu tti.
Qu esto m od ello interp retativo influ enzò ancora p er m olto tem p o il cam p o d ella ricerca
storica3. Certe istitu zioni, d el resto, p aiono ad attarsi p articolarm ente ad u na lettu ra
im p rontata al p arad igm a d el controllo sociale. N el caso d el Vicariato d i Torino, ad
esem p io, tu tta la d ocu m entazione p rod otta d alla su a azione d i p olizia in p articolare i
registri d i d etenu ti colm i d i nom i d i p rostitu te, vagabond i, lad ri invitava a interp retare
questa istituzione come uno strumento di controllo e di segregazione degli elementi sociali
devianti e marginali.
Tu ttavia qu esto p arad igm a, nonostante sia ind u bbiam ente attraente, ha p erò d ei forti
lim iti. Innanzitu tto qu ello d i p resentare le istitu zioni com e realtà com p atte e coerenti,
qu asi d ei contenitori vu oti e inabitati. Inoltre le istitu zioni, con la loro coerenza im p licita,
venivano contrap p oste d rasticam ente alla società, com e se si trattasse d i d u e p iani
totalmente distinti.
Com e ha su ggerito Sabina Loriga, fu lo stesso Fou cau lt, che in p arte aveva cond iviso
qu esta p rosp ettiva, a m ostrarne i lim iti. Alla fine d egli anni settanta, infatti, abband onò
u n id ea u nitaria d el p otere, che ora faceva d erivare d a u na p lu ralità d i relazioni che sono
innestate su altro, nascono d a altro e p erm ettono altro : non c è Potere , qu ind i, m a
relazioni d i p otere che nascono incessantem ente, com e effetto e cond izione d i altri
p rocessi . Le relazioni d i p otere a loro volta si svilu p p ano all interno d i lotte econom iche,
religiose, p olitiche. Qu esta nu ova concezione d el p otere stem p erava l id ea d ell esistenza d i
u na vera contrap p osizione tra u n istitu zione e il p otere che esercita d a u na p arte e la
2 M. Foucault, M. Perrot (a cura di), J. Bentham. Panocticon ovvero la casa d'ispezione, Venezia, 1983 3Ancora negli anni novanta W. Reinhard parlava, questa volta in termini positivi e creativi, di
disciplinamento sociale e di confessionalizzazione come momenti fondamentali per la modernizzazione del sistem a p olitico d ello Stato m od erno, tanto che p er l econom ia m od erna l u om o d iscip linato si rivela alm eno com e p resu p p osto necessario : W. Reinhard, Disciplinamento sociale, confessionalizzazione, modernizzazione. Un discorso storiografico, in P. Prodi (a cura di), Disciplina dell anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra medioevo ed età moderna, Annali d ell istitu to storico italo germanico, Quaderno 40 Bologna, 1994, pag.118
società d all altra. Fou cau lt sosteneva che bisogna ricollocare le relazioni d i p otere
all interno d elle lotte, e non su p p orre che ci sia d a u na p arte il p otere e d all altra qu ello su
cu i esso si eserciterebbe, e che la lotta si svolga fra il p otere e il non p otere 4. Parrebbe
qu esto u n su p eram ento im p ortante d elle p osizioni assu nte in p reced enza d a Fou cau lt.
Tu ttavia contem p oraneam ente lo stesso au tore d efiniva la governam entalità qu el insiem e
d i istitu zioni, p roced u re, analisi e riflessioni, calcoli e tattiche che p erm ettono d i
esercitare qu esta form a m olto sp ecifica sebbene m olto com p lessa d i p otere, che ha com e
bersaglio la p op olazione, p er form a p rincip ale d i sap ere l econom ia p olitica, p er stru m enti
tecnici essenziali i d isp ositivi d i sicu rezza 5. Il p otere, nella su a nu ova d efinizione
com p lessa, ha com u nqu e u n bersaglio p reciso, la p op olazione, che ap p arirà com e
soggetto d i bisogni, asp irazioni, m a anche com e oggetto nelle m ani d el governo, cosciente
d i fronte al governo d i ciò che vu ole e inconsap evole d i qu el che le si fa fare 6. La
contrap p osizione tra istitu zioni e società non m i sem bra scom p arsa: è d ivenu ta
semplicemente più sottile.
Qu ello che m anca costantem ente in Fou cau lt, ha su ggerito Pierangelo Schiera, è
l ind ivid u o: nel trattare il d iscorso d el d iscip linam ento egli ha infatti accentu ato i d u e p oli
estrem i d ella società e d ello Stato a tu tto scap ito, m i p are, d ella centralità d ell u om o e a
vantaggio d ei ru oli im p osti a qu est u ltim o d ai [...] qu ad ri socio p olitici d i riferim ento .
L u om o m od erno p are cond annato ad u n d estino d i estraniazione con consegu ente
creazione d i elaborate tecniche d i au tocontrollo, cap aci d i esp licarsi p erò p iù in chiave d i
«potere» che d i «autonomia» 7: l ind ivid u o non sem bra avere p ossibilità d i scelta,
m od erand o o sottraend osi d all azione d i controllo e d iscip linam ento d elle istitu zioni. Si
tratta d i u na interp retazione ered itata forse d a Em ile Du rkheim , p er il qu ale, com e fa
4 M. Foucault, Precisazioni sul potere. Risposta ad alcuni critici, in Au t au t , n°168 (1978), p agg. 8 9 5 M. Foucault, La governamentalità , in Au t au t , n°168 (1978), p ag. 28
6 Ibid. pagg. 25 - 26
7P. Schiera, Disciplina, Stato moderno, disciplinamento: considerazioni a cavallo fra sociologia del potere e la storia
costituzionale, in P. Prodi (a cura di) Disciplina dell anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra medioevo ed età moderna, Bologna, 1994, pag. 35
notare Jacqu e Revel8, la società p reced eva l ind ivid u o, le rap p resentazioni sociali
precedevano e inglobavano le rappresentazioni individuali.
N on intend o qu i ad d entrarm i in u n d ibattito filosofico che ha p rod otto u na vastissim a
letteratura. Il senso d i qu esto breve excu rsu s è sop rattu tto qu ello d i d are ragione d ella
strad a intrap resa d a alcu ne esp erienze d i ricerca storica tese a su p erare questo p arad igm a
interp retativo d i cu i si coglievano i lim iti. La scelta è stata qu ella d i recu p erare l ind ivid u o
nella su a au tonom ia, con le su e relazioni sociali, la su a cap acità d i intervento nella società,
la su a facoltà d i scegliere. Recu p erand o l ind ivid u o l esito d i qu esto ap p roccio è stato
quello d i elim inare l op p osizione tra istitu zioni ora gestite d a ind ivid u i e la società
ora costituita da individui.
La contrap p osizione tra la società e le istitu zione era già stata m essa in d iscu ssione d a
N orbert Elias, qu and o p rop ose u n nu ovo m od ello interp retativo basato su lla form u la d el
bisogno : le istitu zioni non esistevano d i p er sé al d i sop ra d ella società, m a nascevano
d ietro l im p u lso d i u n bisogno esp resso d ai m em bri d ella società stessa. O m eglio, esse
trad u cevano e rend evano esp licite le relazioni d i interd ip end enza che costitu iscono la
società. Lu ngi d all essere contrap p oste, si trovavano ora in u na relazione d i
consequ enzialità: le u ne erano esp ressione d ell altra. Per com p rend ere le m od alità d i
questo processo era necessario osservare le cose da più vicino.
L esp erim ento venne p ortato avanti tra la fine d egli anni settanta e l inizio d egli anni
ottanta, in am bito storico, d a u na serie d i lavori che assunsero u na d iversa scala
d osservazione d ella realtà, introd u cend o u n nu ovo m etod o d i ricerca, conosciu to com e
micro-storia. Al centro d ell analisi venivano p oste, attraverso u ne p ou ssière
d inform ations [...] bribes d exp ériences 9, le p ratiche d egli attori sociali, le strategie
ind ivid u ali o fam igliari, che venivano ora consid erate ind isp ensabili p er la com p rensione
d ei p iù generali p rocessi sociali d i m assa. Le d iverse categorie generali com e ad esempio
la classe sociale, l afferm azione d i u n p otere centrale, le form e d i aggregazione intorno a
u na com u ne esp erienza d i lavoro che fino a qu el m om ento erano state u tilizzate p er
8 J. Revel, L institution et le social, in B. Lepetit (a cura di), Les formes de l expérience. Une autre histoire sociale,
Paris, 1995, pagg. 63 - 66
d escrivere la realtà, venivano ora m esse alla p rova d ell esp erienza concreta, ind ivid u ale o
d i gru p p o. La realtà veniva stu d iata d a u na p rosp ettiva p iù ravvicinata, il p iù p ossibile
interna ai p rocessi storici ind agati. L attenzione si rivolgeva ora alle categorie d egli attori
sociali: solo attraverso qu este era infatti p ossibile com p rend erne la loro p ercezione d egli
eventi e d el contesto sociale o istitu zionale in cu i vivevano, il significato d elle loro
strategie, la consapevolezza racchiusa nelle loro scelte. Una volta recu p erato l ind ivid u o, la
realtà m ostrava tu tta la p rop ria irrid u cibile com p lessità: le p ari d e l analyse m icro-sociale
et son choix exp érim ental, si l on veu t c est qu e l exp érience la p lu s élém entaire, celle
d u grou p e restreint, voire d e l ind ivid u , est la p lu s éclairante p arce qu elle est la p lu s
complexe et p arce qu elle s inscrit d ans le p lu s grand nom bre d e contextes d ifférents 10. In
m od i d ifferenti ciascu n attore sociale p artecip ava, infatti, a p rocessi d e d im ensions et d e
niveau x variables, d u p lu s local au p lu s global : non esisteva u na vera op p osizione tra la
storia locale e qu ella globale d al m om ento che l esp erienza ind ivid u ale o d i u n gru p p o
ristretto veniva considerata una modulazione particolare della storia generale.
Gli studi di micro-storia hanno interessato diversi ambiti e sono stati il risultato di ricerche
anche m olto d iverse tra loro: com e ha notato Jacqu es Revel non si tratta tanto d i u n corp s
d e p rop ositions u nifiées, ni u ne école, m oins encore u ne d iscip line au tonom e , qu anto d i
u ne p ratiqu e d historiens [...] u ne exp érience d e la recherche 11, ed è in qu esto che
risiedono le sue potenzialità e la sua ricchezza.
N ello stu d io d elle istitu zioni e d el loro rap p orto con la società, la nu ova p ratica d i ricerca
m ostrava com e la d icotom ia tra istitu zioni e società costitu isse u n p arad igm a insu fficiente.
La m icro-analisi raggiu nse risu ltati p articolarm ente interessanti nello stu d io
d ell assistenza p u bblica, fino ad allora am p iam ente d om inato d al p arad igm a d elle
istitu zioni totali nosocom i e osp ed ali p sichiatrici consid erati com e lu oghi d i
internamento e di segregazioni. Le ricerche presentate da Edoardo Grendi in un numero di
Qu ad erni Storici d ed icato ai Sistemi di carità(1983) m ostravano u na realtà d ecisam ente
più complessa.Nonostante si trattasse di istituzioni diverse (un ospedale torinese dedicato
10 Ibid., pag. 28
al ricovero d ei bam bini esp osti, u n conservatorio e u n casa d i soccorso fem m inili, u n
carcere piemontese) tutti gli studi tendevano a dare un nuovo significato al rapporto tra gli
internati e le istitu zioni. Innanzitu tto i lim itati tem p i d i p erm anenza negli istitu ti e
l elevato tu rnover facevano in m od o che l internam ento costitu isse solo u na tap p a nella
vita d egli ind ivid u i, rid im ensionand o in qu esto m od o il significato d i qu esta esp erienza
nel vissu to d i ciascu no. Inoltre il ricovero in u n istitu to caritativo p oteva certam ente essere
consid erato u n m om ento d i esp u lsione e scarto d al resto d ella società, m a, in certi casi,
anche u n occasione d i inserim ento e p rom ozione sociale. È qu anto osservava, ad esem p io,
Lu cia Ferrante p resentand o u no stu d io su lla Casa d i soccorso d i S. Paolo a Bologna12,
d ed icato all assistenza e al ricovero d i d onne d isonorate o in p ericolo d i p erd ere l onore.
Senza nascond ere il regim e clau strale che vigeva nell istitu to e i consegu enti conflitti che
p otevano nascere tra le ricoverate e il p ersonale, Lu cia Ferrante m ostrava com e il ricovero
nella Casa d i soccorso fosse p er m olte u n occasione d i p rom ozione sociale che p oteva
avere com e esito il m atrim onio. L istitu zione p oteva essere vista qu ind i anche com e u na
risorsa, com e u n occasione p er recu p erare l onore p erd u to e p er stringere legam i sociali.
Questo u tilizzo d ell istitu zione è p ossibile solo riconoscend o alla carità istitu zionale il su o
carattere interp ersonale, d al m om ento che op era nell am bito d i rap p orti sociali che la
travalicano ed è occasione p er l esp licarsi d ei m ed esim i 13. È qu ello che faceva em ergere
Sabina Loriga p resentand o il su o stu d io su alcu ni casi d i stregoneria in Piem onte nel
Settecento. La promessa di rivelare alle autorità i presunti colpevoli di stregoneria ai danni
d ella fam iglia reale era u n arm a u sata in d iverse occasioni d ai carcerati p er ottenere la
scarcerazione o favori d i d iversa natu ra. Tra carcerati e fu nzionari si instau rava qu ind i u n
rap p orto interlocu torio che m ostrava i lim iti d i u n interp retazione totalitaria d elle
istitu zioni: gli ind ivid u i erano in grad o d i d ialogare e d i contrattare con le au torità. N on si
tratta natu ralm ente d i negare l esistenza d i rap p orti d i p otere fortem ente inegu ali e basati
su p rincip i gerarchici forti: al contrario le p ossibilità d i negoziazione ap erte con
l istitu zione d evono essere p ensate all interno d i qu esti rap p orti d i p otere.
12 L. Ferrante, L onore ritrovato, Donne nella Casa del Soccorso di S. Paolo a Bologna (sec. XVI XVII), in
Qu ad erni storici , n° 53 (1983), p agg. 499 - 527
Qu alche anno p iù tard i Sabina Loriga, nel su o stu d io su i Soldati (1992), ha d eciso d i
occu p arsi d i u n istitu zione totale com e l esercito p iem ontese d el XVIII secolo,
trad izionalm ente consid erato u n lu ogo d i trasm issione d i u n m od ello d iscip linare forte e,
a d ifferenza d egli istitu ti assistenziali, cap ace d i raggiu ngere d im ensioni d i m assa,
coinvolgend o u n notevole nu m ero d i p ersone anche p rim a d ell introd u zione d ella
coscrizione obbligatoria. L esercito veniva analizzato in qu esto stu d io d a u n p u nto d i vista
nu ovo, qu ello d ei su oi m em bri, d egli u om ini che ne fecero p arte e che fu rono soggetti alla
su a d iscip lina. Segu end o i p ercorsi biografici d i alcu ni m ilitari, d entro e fu ori la caserm a,
d ivenne p iù chiaro qu ale significato ricop risse nel vissu to d i ciascu no, l esp erienza
m ilitare. A second a d el ceto a cu i ap p artenevano gli ind ivid u i, la carriera m ilitare p oteva
essere u n m ezzo p er consolid are la p rop ria p osizione sociale, op p u re, nel caso d ei sold ati,
u n lu ogo d i socializzazione, d ov era p ossibile stringere legam i d i am icizia e d i
p rotezione 14: ognu no esp rim eva, nei confronti d ell esercito, d ifferenti attese e d iverse
m od alità d i id entificazione p rofessionale. Attraverso il p rism a d elle esp erienze
ind ivid u ali, la caserm a cessava d i essere u n istitu zione com p atta, esp ressione d i u na
d iscip lina u niform e, m a è al lim ite u na risorsa che risp ond e alle d iverse esigenze
ind ivid u ali. In qu esto m od o, Sabina Loriga m ostrava d i nu ovo com e le istitu zioni non
fossero sem p licem ente lu oghi d i im p osizione d i norm e, d i op p ressione d ell ind ivid u o, m a
anche risorse e spazi di interazione tra gli individui.
L accento si è p rogressivam ente sp ostato d alle norm e im p oste d alle istitu zioni alle
p ratiche concrete, com p licand o i term ini d el rap p orto. Ancora u na volta è l op p osizione
tra d u e elem enti irrid u cibili che non trova riscontro nella realtà stu d iata d a vicino,cioè da
u n p iano d i osservazione che p red ilige la com p lessità d elle esp erienze concrete vissu te
d agli ind ivid u i o d ai gru p p i d i ind ivid u i. Attraverso lo stu d io d ella Giustizia sommaria
(2003) ap p licata in alcu ni tribu nali torinesi d i Antico Regim e, Sim ona Ceru tti ha m ostrato
come le norm e non p reced ano e non cond izionino necessariam ente la p ratica, afferm and o
qu anto sia necessario abband onare u na p rosp ettiva che p one su d u e p iani d ifferenti le
regole e i com p ortam enti sociali. Attraverso la su a ricerca, Sim ona Ceru tti ha rivelato una
realtà com p lessa in cu i norm es et p ratiqu es ne se situ eraient d onc p as su r d es niveau x
d ifférents, d ou és d e d ifférents d egrés d abstraction ; m ais elles relèveraient d e la m êm e
su bstance, qu i est faite d e rap p orts sociau x et d e p ratiqu es sociales 15. L ap p licazione d ella
p roced u ra som m aria, infatti, p reved eva che ogni singolo caso venisse giu d icato in base
alla verità d ei fatti e alla natu ra d elle cose senza alcu n riferim ento al d iritto scritto: le
singole vicend e e le esp erienze ind ivid u ali restavano al centro d el p roced im ento. Questa
pratica giu d iziaria légitim e les p ratiqu es sociales en tant qu e sou rces d e d roit; elle gom m e
la d istance entre p ratiqu es et norm es en leu r attribu ant, qu elqu e p art, la m êm e
su bstance 16.
La scelta d i segu ire u n p ercorso d i ricerca im p rontato al m od ello m icro-storico è stata p er
alcu ni asp etti casu ale e nello stesso tem p o obbligata. Gran p arte d elle fonti che ho
u tilizzato, infatti, erano raccolte in fond i solo p arzialm ente inventariati, che riu nivano atti
d i d iverse m agistratu re. La p rim a fase d ella ricerca è stata d ed icata qu ind i allo sp oglio d i
qu esto fond o, p er d ecifrare il contenu to d elle d iverse serie e p er d istingu ere gli atti d ei
d ifferenti tribu nali. Prim a ancora d i aver d efinito l organizzazione d ell istitu zione, la su a
storia e la su a stru ttu ra, la necessità d i ord inare u n vasto m ateriale d ocu m entario ancora
p oco conosciu to m i ap riva u n accesso p rivilegiato alla conoscenza d ell attività concreta
d ella m agistratu ra che l aveva p rod otta. Il p ercorso d ella ricerca non si è sviluppato quindi
d alle norm e alla p ratica, ossia d alla conoscenza d ella legislazione che rigu ard ava il
Vicariato e ne d efiniva le com p etenze e l organizzazione allo stu d io d ella su a attività, p er
verificarne la corrisp ond enza. Al contrario, ho cercato p rim a d i com p rend ere la p ratica,
l attività d el Vicariato, il rap p orto con il su o p u bblico, la d om and a sociale che era
contenu ta nei su oi atti, p er risalire solo in u n second o tem p o verso le norm e cod ificate.
Ferm and osi a consid erare solo le norm e che regolavano le com p etenze d el Vicariato m olti
asp etti d ella su a attività p ratica non sarebbero em ersi, e sarebbe qu ind i stato d ifficile
comprenderne il funzionamento e interpretarne il significato.
15S. Cerutti, Normes et pratiques, ou de la légitimité de leur opposition, in B. Lepetit (a cura di), Les formes de
l expérience, cit., pag. 134
Qu esto stu d io si p resenta qu ind i, innanzitu tto, com e u n esp erienza d i ricerca che si è
nu trita p rincip alm ente d elle fonti d ocu m entarie. L archivio è stato il terreno p rivilegiato d i
ind agine, in cu i ho p rovato a m u overm i com e fa l archeologo d u rante gli scavi: p artire d al
noto, d al d ato concreto fornito d alle fonti p er giu ngere solo in segu ito a ind ivid u are
categorie generali con cu i interp retare la realtà storica. Ed in effetti qu ello che p rim a d i
tu tto le fonti rivelavano erano infiniti fram m enti, sp esso incoerenti, d a raccogliere, d a
nu m erare strato p er strato e d a ricom p orre in u n d isegno u nitario. La p rim a im p ressione è
stata qu ella d i trovarm i d i fronte a u na realtà estrem am ente com p lessa, m oltep lice,
deformata attraverso il caleidoscopio delle vicende individuali
Lo stu d io d ella p ratica giu d iziaria d ell u fficio del vicario, dotato di competenze eterogenee
e m olto vaste, m i sem brava rilevante p er d iversi m otivi. Innanzitu tto costitu iva u n p iano
d osservazione p rivilegiato p er com p rend ere i rap p orti tra l istitu zione e la p op olazione.
Inoltre la vastità d el m ateriale d ocu m entario m ostrava com e l attività giu d iziaria civile
costitu isse u no d egli am biti d i m aggiore intervento d el Vicariato. N on sem brava p iù
su fficiente p resentare l u fficio d el vicario com e u n istitu zione p rincip alm ente im p egnata
nel m antenim ento d ell ord ine p u bblico e nel regolam ento d ella p olitica annonaria, com e
m ostrava ad esem p io Donatella Balani nel su o stu d io su l Vicario tra città e stato(1987). Le
su e com p etenze sem bravano in realtà com p licate p rop rio d al ricorso e d all u so che ne
faceva la p op olazione. Alla lu ce d ella lettu ra d egli atti d el tribu nale, anche l im p egno d el
vicario nel controllo d ell ord ine p u bblico assu m eva nu ovi significati: le d iverse
com p etenze d ell u fficio, a p rim a vista fru tto d i accu m u lazioni e d el d isord ine norm ativo,
erano invece coerenti nella p ercezione che ne aveva la p op olazione. Qu esto p erchè la
d istinzione tra fu nzioni am m inistrative, com p etenze giu d iziarie e attività d i p olizia è il
p rod otto d i u na logica su ccessiva, la stessa che aveva isp irato nell Ottocento la d ivisione
dei fondi archivistici del Vicariato.
Allo stesso m od o il Vicariato sem brava qu alcosa d i p iù d i u no stru m ento in m ano allo
stato p er d iscip linare la p op olazione segregand o i fattori d i d isord ine. L analisi d elle fonti
giu d iziarie ha m ostrato com e il rap p orto tra la m agistratu ra e la p op olazione non fosse
così m olto p iù sim ile alla p olizia p arlam entare p arigina d escritta d a Piasenza17, che
d u rante bu ona p arte d el Seicento (fino alla riform a d el 1667) gestì com e u n bon-p ére
l ord ine p u bblico, m ed iand o interessi d ivergenti, tu teland o i p iù d eboli, garantend o
l ap p rovvigionam ento d ella città: u na p olizia p reoccu p ata d i afferm are la p rop ria
legittimità attraverso l equ ità esp ressa nella su a attività.
Se d u nqu e p ossiam o consid erare il Vicariato non solo com e istanza rep ressiva e
p u nitiva[...], m a anche com e interlocu tore d ell individuo non p rotetto 18, l interrogativo che
p ercorre la ricerca è teso a com p rend ere p rop rio qu ale tip o d i esigenza esp rim esse la
p op olazione e che tip o d i risp osta ricevesse d all istitu zione.
Gran p arte d el m ateriale d ocu m entario che stavo analizzand o consisteva in atti
p rocessu ali: ord inanze e testim oniali, verbali d ei ricorsi d ella p op olazione al Vicariato e
brevi sentenze. Dallo sp oglio d ei d ocu m enti fru tto d ella p ratica giu d iziaria em ergeva con
evidenza proprio la domanda della popolazione. È sul significato e sul contenuto di questa
d om and a che si sono concentrati gli sforzi d ella ricerca. È il rap p orto tra le p ratiche e le
norm e, tra la d om and a d ella p op olazione e l offerta istitu zionale ad essere al centro d i
qu esta ricerca, nella convinzione che p rop rio all interno d i qu esto rap p orto è p ossibile
rintracciare la funzione svolta dalle istituzioni nella società.
Il p roblem a d el fu nzionam ento d ei tribu nali d i antico regim e e d el significato d ell u so che
ne faceva la popolazione non è inedito. Nel 1999 Renata Ago e Simona Cerutti dalle pagine
d i Qu ad erni storici p rop onevano u na serie d i stu d i d ed icati alle Procedure di giustizia,
consid erate u n im p ortante terreno d i ind agine p er com p rend ere la d om and a sociale d i
giu stizia in qu anto costitu iscono u n tessu to d i com u nicazione tra le p arti e tra qu este e il
tribu nale 19. Le ind agini p resentate, tese a ricostru ire il fu nzionam ento d ei tribu nali civili
d i alcu ne città italiane Torino, Rom a, Peru gia, e nel d u cato estense in Antico Regim e,
m ostrano u n fu nzionam ento e u n u so d ella giu stizia m olto d iverso d a qu ello che si
affermò dopo le codificazioni ottocentesche. Emergono da queste ricerche le caratteristiche
17P. Piasenza,Juges, lieutenants de police, et bourgeois à Paris aux X VII et X VIII siécle, en "Annales. Economies,
sociétés, civilisations", n° 5 (1990)
18 S. Loriga, Un segreto per far morire la persona del re. M agia e protezione nel Piemonte del 700,in Qu ad erni
Storici , n° 53 (1983), p ag. 542
salienti d i u n sistem a giu d iziario che non d istingu e nettam ente tra p roced im ento
accu satorio e inqu isitorio, che inclu d e nell iter p roced u rale gli accord i p rivati e che sfru tta
il carattere flessibile del diritto comune, in grado di rispondere a una pluralità di domande
d i giu stizia tanto d a p oterla d efinire u na giu stizia p ersonalizzata20. La d om and a che viene
rivolta ai tribu nali non è tanto qu ella d i u na cond anna d ell avversario, d al m om ento che
il ricorso al tribu nale ha sp esso la fu nzione d i p erfezionare gli accord i p iu ttosto che d i
segnarne il fallim ento 21.
In Economia barocca(1998) Renata Ago aveva già m ostrato com e il frequ ente ricorso d ella
p op olazione ai tribu nali civili d ella cap itale p ontificia non fosse tanto l ind ice d i u na
accesa conflittu alità, qu anto il riflesso d i u n u so p articolare d ella giu stizia, che assim ilava
p er alcu ni versi le corti agli stu d i notarili. I tribu nali non risp ond evano solo ad
u n esigenza d i giu stizia m a, e forse sop rattu tto, giocavano u n ru olo fond am entale nel
fu nzionam ento d el m ercato cittad ino, tanto che p rop rio attraverso i su oi atti l au trice è
stata in grad o d i d escrivere u n sistem a econom ico sp ecifico, qu ello ap p u nto barocco,
caratterizzato d a u na d om and a d ebole, d al scarsa circolazione m onetaria, d a u n am bigu a
d efinizione d ei d iritti d i p rop rietà, d all onnip resenza d el cred ito e sop rattu tto d all azione
d i p rincip i ap p arentem ente inconciliabili con le logiche d i m ercato. A risu ltati analoghi era
giu nto negli stessi anni Craig Mu ld rew che attraverso l analisi d elle cau se intentate p resso
le corti civili d i King s Lynn m ostrava ancora u na volta il ru olo fond am entale d ei tribu nali
nel fu nzionam ento d ei sistem i econom ici d i Antico Regim e, d efiniti d all au tore com e The
economy of obligation (1998). In entram bi gli stu d i em ergeva com e il p roblem a centrale d el
fu nzionam ento d el m ercato fosse la necessità, d i fronte all incertezza che caratterizzava i
rap p orti com m erciali, d i consolid are la fid u cia necessaria p er la stabilità d egli scam bi. Il
fu nzionam ento d elle istitu zioni, in p articolare d ei tribu nali civili, sem brava risp ond ere
proprio a questa esigenza.
Da qu i la necessità d i confrontarsi con gli econom isti neo-istitu zionalisti, che com è noto
hanno d ed icato p articolare attenzione allo stu d io d ella storia d elle istitu zioni e al
20 La definizione è di R. Ago, Una giustizia personalizzata. I tribunali civili di Roma nel XVII secolo, in Qu ad erni
storici , n°. 101 (1999), p agg. 389 - 412
p roblem a d el rap p orto tra istitu zioni e svilu p p o econom ico. Tra qu esti Dou glass C. N orth
in Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell economia (1990) ha rintracciato
nell efficienza d elle istitu zioni u no d ei m otori p rincip ali d ello svilu p p o econom ico. La
fu nzione d elle istitu zioni è p rop riam ente qu ella d i consolid are la fid u cia tra le p arti
coinvolte in u n scam bio e d i abbassare i costi d i transazione, garantend o il risp etto d egli
accord i, favorend o la circolazione d elle inform azioni e conferend o così m aggiore certezza
agli scam bi. Com e si ved rà la m ia ricerca è d ebitrice in p arte anche d i qu este lettu re, p u r
riconoscend o i lim iti d i u n interp retazione evolu zionista d egli eventi p rop osta d a N orth e
d i p rop orre u na storia d elle istitu zioni au tonom a risp etto a qu ella d egli ind ivid u i che la
II. Storia e archivi del vicario
1. L organizzazione d elle fonti
Il vicario di Torino rappresentava una delle istituzioni più antiche e importanti della storia
d ella città, ep p u re i fond i in cu i sono riu nite le carte p rod otte d alla su a attività raccontano
sop rattu tto u n p assato abbastanza recente, risalente al XVII secolo. È d a qu este carte che
vu ole com inciare la nostra analisi, ricostru end o allo stesso tem p o u n p ercorso d i ricerca e i
tratti salienti di questa istituzione.
Tre sono i fond i in cu i sono d istribu iti i d ocu m enti p rod otti d all u fficio d el vicario: u na
p arte d ella d ocu m entazione è conservata p resso l Archivio Storico d ella Città d i Torino
(ASCT), m entre le d u e sezioni d ell Archivio d i Stato d i Torino (ASTo) raccolgono in d u e
d istinti fond i il resto d ei d ocu m enti. La d ivisione d ei fond i tra l archivio cittad ino e qu ello
d i Stato m ostra im m ed iatam ente il carattere d u p lice d i qu esta istitu zione, che lu ngo la su a
storia giocò i d iversi ru oli d i rap p resentante d el p otere centrale in città e d i im p ortante
organo d ell am m inistrazione m u nicip ale.
Pu rtrop p o sono scarse le notizie che consentano d i com p rend ere le m od alità e i tem p i con
cu i i d ocu m enti sono stati d ivisi costitu end o i tre fond i. Solo p oche tracce ci p erm ettono d i
ricostru irne som m ariam ente le vicend e. Data la d u p lice natu ra d ell istitu zione è p robabile
che i suoi atti non abbiano mai costituito un corpus unitario.
L u fficio d el Vicariato a p artire d al XVI secolo aveva sed e nel Palazzo d i Città, d ove si
riu niva il Consiglio m u nicip ale e d ove teneva u d ienza anche il giu d ice d i Torino22: è
p robabile qu ind i che m olta p arte d ella d ocu m entazione p rod otta d al vicario, sop rattu tto
nello svolgim ento d elle su e incom benze am m inistrative, fosse conservata fin d alle origini
nell archivio cittad ino. Sap p iam o con certezza che a m età d ell Ottocento u na p arte d ei
d ocu m enti fu consegnata d al segretario d ell u fficio d el Vicariato, il notaio Bened etto
Op erti, al segretario d ella Giu d icatu ra d i Dora p er essere d a lu i conservati negli archivi
d ella m ed esim a, qu anto ai registri civili, e p er essere qu anto a qu elli d i m ateria crim inale
22 R. Roccia, Gerarchia delle funzioni e dinamica degli spazi nel Palazzo di Città tra il XVI e il XIX secolo in AA. VV,
consegnati alla segreteria crim inale d i qu esto eccellentissim o Real Senato e ciò tu tto in
conform ità d el Manifesto Senatorio d el d u e Agosto d el 184723. Si tratta d ei p roced im enti
civili e crim inali celebrati d al tribu nale d el vicario, consegnati alla segreteria d ella
giudicatu ra d i Torino qu and o, con u n d ecreto regio d el 1847, il Vicariato venne sop p resso
e le su e com p etenze giu d iziarie vennero rim esse al giu d ice ord inario. La giu d icatu ra d i
Dora rap p resentava u na d elle d iverse sezioni in cu i fu organizzato il tribu nale d ella
giu d icatu ra d i Torino negli anni trenta d ell Ottocento: i su oi atti sono conservati nella I
sezione d ell Archivio d i Stato, d ove fino al XX secolo vennero raccolti anche gli atti
giudiziari del Vicariato.
Una p rim a d ivisione d ei fond i risale qu ind i all Ottocento, qu and o sia l Archivio cittad ino
che qu ello d i Stato conobbero u na fase d i riorganizzazione, d op o la p arentesi costitu ita
d alla d om inazione francese. Il riord ino d el m ateriale d ocu m entario segu ì u n criterio
rip reso in p arte d alla p rassi archivistica settecentesca, che tend eva a organizzare i
d ocu m enti in base alla m ateria e all istitu zione che li aveva p rod otti24. La classificazione
d el m ateriale d ocu m entario risp ecchiava anche le rip artizioni e fu nzioni
d ell organizzazione statale elaborate d al coevo p ensiero giu rid ico - p olitico 25, che teneva
conto d i u na chiara d istinzione tra i d iversi am biti d ell esercizio d el p otere, sconosciu ta nei
sistem i p olitici d i Antico Regim e. I tre fond i riflettono u n organizzazione abbastanza
coerente con questo criterio.
Tu tto qu ello che rigu ard ava le incom benze am m inistrative d ell u fficio d el Vicariato è
conservato p resso l Archivio Storico d ella Città, in p arte organizzato p er m aterie e in p arte
riu nito in u n fond o che p rend e il nom e d all istitu zione. Sono conservati in qu esto archivio
i d ocu m enti relativi all annona, che inclu d e tra l altro l am m inistrazione d ei m u lini e d ei
forni m u nicip ali, il controllo d ei m acelli e d ei m ercati cittad ini, la regolam entazione d el
p rezzo d el p ane, d elle carni e d el bu rro, la p u bblicazione d ei m anifesti concernenti qu esta
23La nota è contenu ta nelle u ltim e p agine d ell inventario d el fond o Vicariato d ell Archivio Storico d ella Città
di Torino
24Per la storia e l organizzazione d ell Archivio Storico d ella Città d i Torino ved i G. Gentile, R. Roccia,
Itinerari fra le carte, Torino, 1999; R. Roccia, Archivio Storico e dintorni, Torino, 1999
materia26. Un altra consistente p arte d i d ocu m enti rigu ard a i lavori p u bblici27, d i cu i
l u fficio si occu p ava d i concerto con il Consiglio cittad ino: la com p etenza acqu isita in
qu esta m ateria fece sì che il vicario a p artire d agli anni settanta d el Settecento, avrebbe
fatto u fficialm ente p arte d el Collegio d egli ed ili, cu i sarebbe d a qu el m om ento sp ettato il
com p ito d i p rogram m are l attività ed ilizia in città, d i ap p rovare ogni p rogetto d i
ed ificazione o d i trasform azione, d i vegliare su lle cond izioni d i stabilità e d i d ecoro d egli
ed ifici cittad ini 28. Il controllo d el vicario si estend eva in qu esto settore anche
all illu m inazione p u bblica e alla m anu tenzione e p u lizia d i strad e e p onti. Fu forse il
coinvolgim ento d el vicario in qu estioni concernenti l ed ilizia p u bblica che sp inse il
sovrano, negli anni cinqu anta d el Settecento, a conferire al su o u fficio anche il com p ito d i
verificare e stabilire i canoni d i affitto d egli im m obili a Torino: p arte d egli atti p rod otti d a
questa attività sono conservati nel fondo del Vicariato di questo archivio29.
Le d iverse incom benze am m inistrative sono d ocu m entate anche d alle nu m erose serie che
raccolgono la corrisp ond enza tra l u fficio d el vicario e le altre m agistratu re cittad ine e
statali30. Le serie contengono anche lettere inviate d ai p rivati al Vicariato p er richied ere il
su o intervento in qu estioni che esu lano l am m inistrazione cittad ina e che rigu ard ano
sop rattu tto casi d i m icrocrim inalità e d i d isord ini p u bblici, il controllo d ei m ercati e
perfino questioni famigliari.
Molti d ei com p iti assolti d al Vicariato nell am m inistrazione d ella città venivano cond ivisi
e d iscu ssi d al Consiglio cittad ino, d i cu i il vicario faceva p arte. Una d ocu m entazione
ind isp ensabile p er com p rend ere il su o ru olo nell am m inistrazione cittad ina è
rap p resentata qu ind i d alla serie d egli Ord inati d el Com u ne che raccoglie i verbali d elle
sedute del Consiglio31.
L archivio cittad ino conserva anche d iverse serie che d ocu m entano l attività d el vicario in
m ateria d i ord ine p u bblico: si tratta d egli atti d i arresto, d ei registri d ei d etenu ti, d i qu elli
26 ASCT, Collezione XI, Annona, (sec. XVIII XIX)
27 ASCT; Collezione, Lavori pubblici e trasporti, (sec. XVIII XX)
28 D. Balani, Le competenze del Vicario, in G. Gentile, R. Roccia (a cura di), Itinerari fra le carte, cit., pag. 104 29 ASCT, Vicariato, Visite case relazioni, voll. 376 391 (1791 -1844)
30 ASCT, Vicariato, Corrispondenze, voll. 1 81, (1835 48); ASCT, Vicariato, Lettere, voll. 147 214 (1819
1848), voll. 216 231 (1724 1800).
d elle sottom issioni e d i p ochissim i verbali d ei p rocessi crim inali che costitu ivano u na
p arte d ell attività giu d iziaria d ell u fficio32.
L archivio d i Stato era originariam ente osp itato in u n u nica sed e che fino agli anni venti
d el N ovecento raccoglieva tu tto il su o p atrim onio d ocu m entario, com p rese le carte
concernenti il Vicariato, d ivise in d iverse serie. È p robabile che u na p arte d ella
d ocu m entazione, qu ella che oggi è conservata nella p rim a sezione d ell Archivio d i Stato,
fosse custodita negli archivi di corte fin dalle origini.
La p rim a sezione conserva ancora in p arte l ord inam ento settecentesco p er m aterie. In
p articolare il fond o d elle Materie econom iche raccoglie i d ocu m enti concernenti gli am biti
d i com p etenza d ella Segreteria d i Stato, fissati nel gennaio d el 1742: sanità, abbond anza d i
viveri, scienze e arti liberali, com m ercio, p u bblica tranqu illità. È in qu esto fond o che è
conservata la serie d ed icata ai d ocu m enti concernenti l u fficio d el vicario33. Molti sono i
p rogetti e i p areri legati all organizzazione e alle riform e che hanno interessato l u fficio;
ricop rono u n p articolare interesse le relazioni e i d ocu m enti rigu ard anti il fu nzionam ento
d i analoghe istitu zioni straniere, tra cu i la lu ogotenenza d i Parigi che fu p resa com e
m od ello p er l organizzazione d el Vicariato d i Torino. Sono inoltre nu m erosi i p areri, le
m em orie e gli ord ini concernenti la m ateria annonaria, l ord ine p u bblico, la nettezza
urbana, la m anu tenzione e l illu m inazione d elle strad e. Si tratta sostanzialm ente, qu ind i,
d i atti legislativi o p rep aratori d ella norm ativa rigu ard anti l istitu zione stessa o le m aterie
d i su a com p etenza. La m aggior p arte d ei d ocu m enti si riferisce al XVIII secolo, anche se
non mancano quelli risalenti al XVI e al XVII secolo.
Il fond o d ocu m entario p iù ricco e m eno conosciu to è qu ello conservato p resso le sezioni
riu nite d ell Archivio d i Stato. Si tratta d i u na p arte d i qu ei d ocu m enti che nel 1847 vennero
consegnati al segretario d ella Giu d icatu ra d i Dora e tem p oraneam ente cu stod iti nella
p rim a sezione d ell Archivio d i Stato. Dop o il 1925, qu and o l archivio venne d otato d i u na
32 ASCT, Vicariato, Registro dei detenuti, voll. 24 38 (1725 1800); Sottomissione detenuti, vol. 9 (1725 59), vol.
11 (1760 75), vol. 13 (1775 1781), vol. 14 (1781 1788), vol. 16 (1788 1794), vol. 17 (1795 98), vol. 19 (1799 1801); Atti di arresto, vol. 124 (1767 1794); Cartella 82, fasc. 145, (1755 1792); Atti criminali sommari, vol. 127 (1792 1793), vol. 128 (1796 99)
33 ASTo, I sez., Materie economiche, Vicariato, m. 1 e 2, m. 1 e 2 di Prima Addizione, e m. 1 di Seconda
second a sed e, qu esta serie d ocu m entaria d el Vicariato venne trasferita nelle sezioni
riunite.
N el fond o Vicariato d elle sezioni riu nite sono conservati i d ocu m enti concernenti l attività
giudiziaria civile del tribunale del vicario: la serie delle ordinanze civili34 raccoglie processi
civili som m ari con le sentenze, m entre gli atti esecu tivi35 rap p resentano i verbali d ei
sequ estri che in alcu ni casi p otevano costitu ire l esito d ei p rocessi. Le ord inanze d i p olitica
e p olizia36 testim oniano l attività d i controllo d elle gu ard ie su i m ercati cittad ini e la
p u nizione d elle eventu ali contravvenzioni agli ord ini d el vicario. L u fficio aveva
com p etenza anche su i band i cam p estri37, che vennero rip u bblicati p rop rio p er su a
iniziativa negli anni venti del Settecento: le relazione delle visite condotte dalle guardie del
vicario nei terreni agricoli d el territorio d i Torino e le am m end e p er le eventu ali
contravvenzioni riscontrate sono raccolte nella serie d ei band i cam p estri. Per qu anto
rigu ard a l attività p enale d el tribu nale, sono p ervenu ti p ochissim i atti contenu ti nella serie
d elle sentenze crim inali38. Infine si ritrovano in qu esto fond o anche gli atti d i visita alle
abitazioni date in affitto per verificare e stabilire il giusto canone39: sono documenti simili a
qu elli conservati p resso l archivio storico d ella città. Le serie raccolte in qu esto fond o
documentano tu tte l attività d el vicario su ccessiva al 1724.
Com e si ved e, insom m a, i d ocu m enti p rod otti d all attività d ell u fficio d el Vicariato sono
stati organizzati nei tre fond i second o u na logica che ha volu to d istingu ere tra l attività
am m inistrativa, che il vicario cond ivid eva con il Consiglio m u nicip ale e che p er qu esto
sono conservati nell Archivio storico d ella città, e l attività giu d iziaria d el tribu nale.
2. Il vicario nella storia di Torino
Qu esta som m aria p resentazione d ei fond i archivistici vu ole non solo m ostrare la vastità
d el m ateriale d ocu m entario a d isp osizione, m a anche l am p iezza e l eterogeneità d elle
34 ASTo, S. R., Vicariato, Ordinanze civili, m. 6 28 (1724 1795) 35 ASTo, S. R., Vicariato, Atti esecutivi, m. 128 140 (1726 1829)
36 ASTo, S. R., Vicariato, Ordinanze di politica e polizia, m. 58 62 (1778 1800) 37 ASTo, S. R., Vicariato, Bandi campestri, m. 117 120 (1724 1822)
38 ASTo, S. R., Vicariato, Sentenze criminali, m 152 155 (1730 1826) 39 ASTo, S. R., Vicariato, Relazioni estimi fitti case, m. 102 116 (1750 1827)
m ansioni affid ate all u fficio d el Vicariato. I d ocu m enti, com e si è visto, p arlano sop rattu tto
d ell attività d ell u fficio a p artire d al XVII secolo, m a a qu esta d ata il Vicariato aveva già
conosciu to p iù d i tre secoli d i storia d u rante i qu ali le su e com p etenze si erano d efinite e
trasformate.
L origine d i qu esta istitu zione risale al 1280, qu and o la città d i Torino venne sottratta al
marchese del Monferrato Guglielmo VII da Tommaso III signore del Piemonte e nipote del
conte d i Savoia Filip p o I. La città venne allora sottop osta al governo e al controllo d i
fu nzionari nom inati d al p rincip e, p rovenienti d all estero e p rivi d i relazioni con la città: tra
qu esti il vicario venne chiam ato a sostitu ire il p od està. In città era il rap p resentante d el
p rincip e d i cu i com u nicava le d irettive al Consiglio com u nale; qu est u ltim o non si p oteva
riu nire senza l au torizzazione e la p resenza d el vicario o d i u n su o collaboratore. Egli
d eteneva il p otere esecu tivo e garantiva il m antenim ento d ell ord ine p u bblico attraverso
u n corp o d i gu ard ie assu nte e p agate d a lu i; in caso d i gu erra era resp onsabile d ella d ifesa
d ella città e d el Castello d i Porta Fibellona. Inoltre, in collaborazione con il giu d ice, si
p ronu nciava nelle cau se civili e crim inali d ella città. Tra il XIV e il XV secolo la nom ina d el
vicario ricad d e qu asi sem p re su nobili vicini alla corte ed estranei alla città. Sebbene non si
possa parlare di venalità d ell u fficio, è stato d im ostrato che coloro che ricop rirono la carica
in questo periodo erano spesso importanti creditori del conte40.
N ell esp licare le p rop rie fu nzioni il vicario era affiancato d al giu d ice, anch esso d i nom ina
com itale ed estraneo alla città, che esercitava la giu risd izione d i p rim a istanza su Torino e
il su o territorio. Infine il clavario, terzo fu nzionario p er ord ine d i im p ortanza, era
nom inato d al conte p er assistere il giu d ice nell am m inistrazione d ella giu stizia. Era inoltre
resp onsabile d elle entrate e d ei beni d el fisco: d a qu i la su a com p etenza nella gestione d ei
m u lini, d elle acqu e e d elle gabelle, nonché nell am m inistrazione d elle vigne, d ei p rati e
d elle altre terre fiscali esistenti nel d istretto d i Torino. N el 1420, p er volontà d i Am ed eo
VIII, il vicario assunse anche le funzioni che erano state del clavario: in questo modo le sue
40 A. Barbero, Il ducato di Savoia. Amministrazione e corte di uno stato franco-italiano, Roma Bari, 2002, pag. 50 e
com p etenze si allargarono notevolm ente e il su o u fficio venne u niform ato a qu ello d elle
castellanie d oltralp e.
N egli anni sessanta d el Cinqu ecento, d op o u n trentennio d i occu p azione d i Torino d a
p arte d ei francesi e la restitu zione d ella città ai Savoia, il vicario m anteneva ancora u n
ru olo centrale nell am m inistrazione cittad ina. La su a elezione d ip end eva ancora
d irettam ente d al d u ca che gli conferiva il com p ito d i controllare l attività d el Consiglio
cittad ino e la giu risd izione su lle istanze d ap p ello alle sentenze p ronu nciate d al giu d ice
d ella città. Qu and o nel 1563 Em anu ele Filiberto d ecise d i trasferire la cap itale d a
Cham béry a Torino, la riorganizzazione d egli u ffici che rap p resentavano il p otere d u cale
in città creò tensioni tra la corte e il Consiglio cittad ino, p reoccu p ato d i ved ere lim itata la
p rop ria au tonom ia. N egli stessi anni, infatti, venivano creati i p refetti con la fu nzione d i
giu d ici d i second o grad o p er le cau se civili e crim inali d ei territori d i p rop ria com p etenza.
Il Consiglio cittad ino tem ette d i d over d ip end ere p er le istanze d i ap p ello d al p refetto d i
Moncalieri e d om and ò al d u ca d i insed iarne u no a Torino. Il d u ca non acconsentì a qu este
richieste m a concesse che il vicario svolgesse le fu nzioni d el p refetto nella città d i Torino e
nel su o territorio. L u fficio, ancora d i nom ina d u cale, venne sem p re affid ato a u om ini
vicini alla corte ed estranei al ceto d irigente com u nale. Consap evole d ell im p ortanza d i
controllare qu esta carica, nel 1575 il Consiglio m u nicip ale ottenne, d ietro il p agam ento d i
600 scu d i, il d iritto d i p resentare al d u ca u na terna d i nom inativi p er il conferim ento d elle
cariche d i giu d ice e d i vicario41. Da qu esto m om ento, con la p erd ita d ella p rop ria
au tonom ia d al ceto d irigente locale, il ru olo d el vicario nell am m inistrazione d ella città
cam biò notevolm ente e d a arbitro d ella p olitica torinese d ivenne u na tra le altre
magistrature cittadine.
Durante il XVII secolo il vicario venne relegato ad u n ru olo p iu ttosto m arginale nella
p olitica cittad ina anche qu and o si trattava d i iniziative negli am biti d i su a trad izionale
com p etenza. Per qu anto rigu ard a, ad esem p io, il controllo d ell ord ine p u bblico, le
princip ali d isp osizioni in m ateria vennero em anate d irettam ente d ai sovrani o d alle alte
41 P. Merlin, Amministrazione e politica tra Cinque e Seicento: Torino da Emanuele Filiberto a Carlo Emanuele I, in G.
Ricuperati (a cura di), Storia di Torino. Dalla dominazione francese alla ricomposizione dello stato (1536 1630), Torino, 1998, pag. 111 e sgg.
cariche d ello Stato, com e il Governatore d i Torino, au torità m ilitare in città. Lo stesso
d iscorso vale p er le m aterie relative all igiene p u bblica, all annona, alla m anu tenzione d i
strad e e p onti, alla gestione d ei m u lini e d elle acqu e: tu tte m aterie che sarebbero rientrate
tra le incom benze d el vicario, la cu i com p etenza, p erò, era continu am ente m essa in
d iscu ssione d a m agistratu re e cariche p olitiche su p eriori 42. L attività d el vicario sem brava
p iu ttosto concentrarsi su ll am m inistrazione giu d iziaria, esercitand o ancora la su a
giurisdizione sulle cause civili e criminali della città, mentre per tutte le altre materie il suo
ru olo era qu ello d i conservatore, ossia esecu tore, d egli ord ini em anati d a altre
magistrature.
Fu p er ovviare al d isord ine creato d alla sovrap p osizione d elle com p etenze d i d iverse
m agistratu re e p er colm are l insu fficienza d ell au torità d el vicario che la reggente Maria
Giovanna Battista creò nel 1679 l u fficio d ella Sovrintend enza d i p olitica e p olizia d i
Torino. La nu ova m agistratu ra, m od ellata su ll esem p io d ella Lu ogotenenza generale d i
p olizia d i Parigi, d oveva svolgere com p iti d i sorveglianza su tu tto qu anto atteneva
l abbond anza d ei viveri, la qu iete e sicu rezza d ei cittad ini, la p u lizia e la conservazione
ed ilizia d ella città. In realtà le d ifferenze con il m od ello francese fu rono vistose: la
Lu ogotenenza d i Parigi si d im ostrò u n istitu zione efficace nel controllo d ell ord ine
p u bblico, nelle qu estioni legate all ap p rovvigionam ento cittad ino, nella garanzia d ella
sicu rezza e igiene p u bblica, am biti in cu i il m agistrato p arigino fu in grad o d i op erare in
p iena au tonom ia d agli altri organi d ell am m inistrazione cittad ina, risp ond end o
d irettam ente al sovrano d el p rop rio op erato e d ivenend o u no stru m ento d el p otere
centrale in città. Nelle intenzioni della reggente anche la Sovrintendenza di Torino avrebbe
d ovu to rap p resentare u n op p ortu nità p er accrescere il controllo d ello Stato
su ll am m inistrazione cittad ina; in realtà, p erò, le com p etenze d el nu ovo m agistrato fu rono
limitate dal Consiglio municipale che, ad esempio, esercitava il suo controllo sulla gestione
d ei m u lini e d ei m acelli cittad ini. Inoltre, le p iù im p ortanti d isp osizioni in m ateria d i
ordine p u bblico continu arono ad essere em anate d alle au torità m ilitari in città. Del resto il
42 P. Piasenza, Politica e polizia tra la reggenza e le riforme di Vittorio Amedeo II, in G. Ricuperati (a cura di), Storia
Sovrintend ente, d i nom ina sovrana, veniva scelto tra u na rosa d i nom i p resentati d al
m u nicip io: qu esta m od alità d i elezione non p oteva che com p rom ettere fortem ente
l autonomia della nuova magistrature dal Consiglio cittadino.
Con l istitu zione d el nu ovo u fficio, il vicario m antenne le su e com p etenze giu d iziarie,
ossia la giu risd izione d i p rim o ap p ello p er le cau se civili e crim inali d ella cap itale e d el
su o territorio, la p rim a istanza su qu estioni rigu ard anti i contratti, red d iti e gabelle d ella
città e la conservatoria d ei band i cam p estri 43.
2.1. Le riforme di Vittorio Amedeo II
L esp erim ento fatto con l istitu zione d ella nu ova m agistratu ra si rivelò u n fallim ento: i
limiti posti alla sua giurisdizione dal Consiglio municipale o da altri organi statali avevano
im p ed ito che la Sovrintend enza riu scisse a intervenire nell am m inistrazione cittad ina in
m od o au tonom o ed efficace. N el 1682, tra l altro, il m u nicip io ottenne che la nom ina d el
sovrintend ente cad esse su i m em bri d el Consiglio, trad end o com p letam ente il significato
della riforma del 1679.
Pochi anni d op o la nu ova m agistratu ra venne sop p ressa: nell am bito d i u na com p lessiva
riorganizzazione d ell ap p arato istitu zionale statale p er op era d i Vittorio Am ed eo II44, nel
1687, l u fficio d el vicario venne u nito a qu ello d ella Sovrintend enza, d i cu i ered itò le
com p etenze. Venne stabilito che il nu ovo fu nzionario venisse nom inato d al p rincip e entro
u na terna d i nom i p resentati d alla città e che il su o m and ato avesse la d u rata d i d u e anni.
Il controllo d el Consiglio com u nale su ll u fficio d el Vicariato veniva form alm ente
riconosciu to e conferm ato. Se non che, contem p oraneam ente, lo stesso Consiglio su bì
u n im p ortante riform a, che ne m od ificò p rofond am ente la com p osizione e
l organizzazione. Con u n ed itto d el d icem bre d el 1687, Vittorio Am ed eo II im p ose al
Consiglio comunale il rispetto di alcune norme procedurali inserite nei suoi statuti, ma che
erano state fin ad allora d isattese: innanzitu tto il Consiglio d oveva essere d iviso in d u e
classi d i consiglieri, inoltre il nu m ero d i qu esti u ltim i d oveva essere p ortato a sessanta,
43 D. Balani, Il vicario tra città e stato. L ordine pubblico e l annona nella Torino del Settecento, Torino, 1987, pag. 35 44 vedi G. Symcox, Vittorio A medeo II. L assolutismo sabaudo 1675 1730, Torino, 1983
m entre allora ne contava soltanto trentacinqu e. Per l elezione d ei nu ovi m em bri, il sovrano
im p ose u na lista d i nom inativi, che and arono a riem p ire m olti d ei p osti vacanti. Vittorio
Am ed eo aveva p ortato a term ine qu alcosa d i m olto sim ile a u n colp o d i stato 45riu scend o
ad afferm are in seno al Consiglio l influ enza m assiccia d ei p rop ri cand id ati. Il controllo del
Consiglio su ll u fficio d el vicario era d u nqu e solo ap p arante: d op o la riform a d el 1687,
infatti, era assai facile che la nom ina d el vicario e d ei su oi assessori cad esse su p ersone d i
p ieno grad im ento d el p rincip e, ben d isp oste ad ap p oggiarne le richieste e ad accettarne le
d ecisioni 46.
La nuova istituzione mostrò una maggiore capacità di azione del passato nei suoi ambiti di
com p etenza, che si esp resse sop rattu tto nell em anazione d i cap itoli e m anifesti in m ateria
d i com m ercio e transito d i beni alim entari in città, d i p u lizia d elle strad e e p iazze, d ei
band i cam p estri. Sop rattu tto d op o la conclu sione d ella p ace d i Utrecht (1713) il vicario si
d ed icò alla p u bblicazione d i u na serie d i m anifesti concernenti la m ateria annonaria, la
gestioni d ei m agazzini d i legna, la m anu tenzione d elle strad e e il com m ercio d i beni
alim entari. A cau sa d i qu esto ined ito attivism o, il Vicariato entrò in conflitto con alcu ne
m agistratu re che si sentirono m inacciate nelle loro giu risd izione: si com p licarono ad
esem p io i rap p orti con il Governo, che d u rante il p eriod o d i gu erra aveva gestito
au tonom am ente le qu estioni d i ord ine p u bblico, e che ora si ved eva affiancato in qu esto
com p ito d al vicario. Anche con la giu d icatu ra d i Torino com inciarono in qu esti anni gli
scontri p er la d efinizione d elle risp ettive giu risd izioni. I conflitti con qu esta m agistratu ra e
con il Consiglio m u nicip ale erano d estinati ad acu irsi negli anni su ccessivi, anche a cau sa
del politica di Vittorio Amedeo II.
N el d icem bre 1723 il sovrano d ecise d i nom inare alla carica d i vicario il conte Marco
Antonio Ceveris d i Bu rolo, senza consu ltare p rim a il Consiglio cittad ino e senza sceglierlo
qu ind i tra i nom inativi p resentati d alla città. Qu alche m ese p iù tard i, nel febbraio d el
45 G. Symcox, La trasformazione dello stato e il riflesso nella capitale, in G. Ricuperati, Storia di Torino. La città fra
crisi e ripresa, cit., pag. 723. Sulle vicende del Consiglio cittadino in quegli anni vedi anche S. Cerutti, Cittadini di Torino e sudditi di Sua Altezza, in G. Romano (a cura di), Figure del Barocco in Piemonte. La corte, la città, i cantieri, le province. Torino, 1988
172447, l u fficio d el vicario veniva u nito a qu ello d el p refetto; con lo stesso ed itto venivano
conferm ate tra l altro le nu ove m od alità d i elezione d ella carica, sottratta al controllo d ella
città e d ip end ente u nicam ente d al sovrano. Il nu ovo m agistrato era d u nqu e u n
fu nzionario statale, su cu i erano concentrati am p issim i p oteri: insiem e all au torità
giu d iziaria e alle com p etenze su ll annona, su ll igiene p u bblica, su lla p olitica e p olizia d ella
città che erano state d el vicario si aggiu ngevano ora i com p iti d i controllo d ell ord ine
pubblico, di prevenzione e punizione dei reati minori proprie del prefetto.
L ed itto p recisava le com p etenze e la com p osizione d el nu ovo u fficio. Il vicario era
innanzitu tto u n giu d ice ord inario chiam ato a conoscere e giu d icare le cau se concernenti le
materie di sua competenza. Tra queste, era suo compito ripubblicare gli ordini di politica e
polizia, rispetto ai quali avrebbe dovuto anche giudicare e punire tutti i contravventori.
Aveva cognizione d i p rim a istanza su lle cau se concernenti i contratti, le gabelle e in
generale le entrate della città e vertenti tra questa e i particolari.
Il tribu nale d el vicario aveva anche cognizione som m aria su lle contravvenzioni ai band i
campestri, che doveva preoccuparsi di ripubblicare.
La nu ova m agistratu ra ered itava d al vicario e sovrintend ente d i p olitica e p olizia la
com p etenza su tu tto ciò, che p u ò concernere la qu iete, sicu rezza, e felicità d e cittad ini, et
habitanti 48: con qu esto si intend eva innanzitu tto l am m inistrazione d ell annona e d i tu tto
ciò che p oteva rigu ard are la p rod u zione e il com m ercio d ei beni alim entari. Su qu esta
m ateria si p ronu nciava in veste d i giu d ice nelle cau se che p otessero nascere d al
com m ercio al d ettaglio d ei beni alim entari, com e p u re risp etto a conged i, e salarij d e
servitori, serve, nu trici, e m erced e d ei giornaglieri 49: in tu tte qu esti casi d oveva p roced ere
som m ariam ente e senza form alità d atti.
Sp ettava al vicario anche il com p ito d i controllare che venissero risp ettate le d isp osizioni
date dalle Camera dei Conti sui pesi e le misure.
47 F. A. Duboin, Raccolta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti. ecc. pubblicati dal principio dell'anno 1681
sino agli 8 dicembre 1798 sotto il felicissimo dominio della Real Casa di Savoia, 16 voll., Torino: Davico e Picco, 1818 1869, Regio editto per l unione dell ufficio del Vicario a quello della Prefettura della Città e Provincia di Torino, colla giurisdizione e incumbenze ivi stabilite, Vol. V, pagg. 1466 - 69
48 Ibid., pag. 1466 49 Ibid., pag. 1465