FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di laurea magistrale
SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA’
MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE
Tesi di laurea
Attività Fisica Adattata: protocolli nel
percorso di integrazione per gli alunni
diversamente abili nella scuola
secondaria di II grado
Relatore
Chiar.mo prof. Gino Santoro
Candidato
Alberto Franchi
..Dio ha scelto ciò che è stoltezza del mondo per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che è debolezza del mondo per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che è ignobile nel mondo e ciò che è disprezzato e ciò che è nulla per annientare le cose che sono.. (S. Paolo, Prima lettera ai Corinzi 1, 27-29)
Indice
Indice
Introduzione
Capitolo 1 Un po’ di teminologia (l’attività fisica adattata, l’integrazione nella scuola secondaria di II grado, la ginnastica, l’esercizio fisico, menomazione, disabilità, handicap)
Capitolo 2 Inquadramento delle disabilità
Capitolo 3 Le problematiche della ginnastica nella disabilità Capitolo 4 Due concetti fondamentali
Capitolo 5 Le capacità motorie nella disabilità
Capitolo 6 L’esame morfologico e funzionale per la valutazione delle capacità motorie
Capitolo 7 I principi della ginnastica nella disabilità Capitolo 8 Gli obiettivi della ginnastica nella disabilità Capitolo 9 I contenuti della ginnastica nella disabilità Capitolo10 Le metodologie della ginnastica nelle disabilità Capitolo 11 La ginnastica nelle disabilità psichiche
Capitolo12 La ginnastica nelle disabilità fisiche Capitolo 13 I disturbi dell’area motoria
Capitolo 14 La ginnastica nelle disabilità sensoriali Capitolo 15 Posizioni yoga adattate
Capitolo 16 Un progetto di AFA in ambito scolastico Capitolo 17 I risultati
Conclusioni
Riferimenti normativi Riferimenti bibliografici
Introduzione
L’attività fisica adattata si pone come uno strumento indispensabile, nel più ampio contesto educativo multidisciplinare, per favorire il processo di integrazione scolastica in soggetti diveramente abili: programmi ed esercizi specifici, appositamente studiati ed applicati, garantiscono il raggiungimento di risultati importanti nella conquista sia dell’autonomia personale che del benessere psicofisico, obiettivo principale di ogni insegnante. Con questa tesi ho messo in evidenza gli aspetti metodologici, operativi ed esperenziali della ginnastica nella disabilità.
Cap. 1 Un pò di terminologia
Per inquadrare convenientemente l’argomento di questa tesi, è opportuno soffermarci sui termini del titolo, questo per evitare confusioni e sovrapposizioni di ruoli tra gli operatori del settore siano essi medici, fisioterapisti o insegnanti di Educazione Fisica-laureati in Scienze Motorie.
1.1 L’Attività Fisica Adattata, l’integrazione nella scuola superiore di II grado
L’Attività Fisica Adattata è una branca delle Scienze Motorie-Educazione Fisica che studia gli esercizi ed i programmi motori rivolti a soggetti diversamente abili, intendendo la disabilità nella sua più ampia accezione. Nell’ambito scolastico è stata inserita nell’Istruzione di II grado dall’anno scolastico 1993/94 con la creazione dell’insegnante di sostegno specializzato nell’ambito tematico A04-educazione motoria e sportiva. A livello regionale è stata istituzionalizzata e codificata inizialmente dal personale dell’Usl di Empoli nella figura dott. Benvenuti e quindi grazie all’intuizione e alla passione della compianta dott.ssa Segenni inserita nei programmi della Società della Salute della zona pisana, costituendo un intervento in ambito non sanitario che continuasse l’opera della riabilitazione, riguardo a patologie stabilizzate. Non è pensabile continuare a fare fisioterapia per tutta la vita, è invece auspicabile far succedere ad un intervento fisioterapico più o meno protratto nel tempo un programma di ginnastica specifica-adattata (l’AFA) che accompagni il paziente per il resto della vita attiva. La Regione Toscana e l’Usl 5 di Pisa in questo hanno mostrato una lodevole lungimiranza. Nel presente testo verrà trattata l’Attività Fisica Adattata nel suo più ampio significato.
L’integrazione degli alunni diversamente abili spetta a tutto il consiglio di classe (CM199/79).
Nella scuola media superiore è cosa recente: nell’anno scolastico 1993/94 furono inseriti i primi studenti e furono immessi in ruolo i primi docenti specializzati (nel mio caso per un passaggio di ruolo tra la scuola media di primo grado e la scuola media di II grado). A differenza della scuola media, l’intervento del sostegno si caratterizza per aree: area A01 scientifica, area A02 umanistica, area A03 tecnica, area A04 motoria-sportiva. I docenti di sostegno vengono impiegati sulle aree di competenza, ma mentre sull’area A01 affluiscono i docenti dei corsi di laurea ad indirizzo scientifico, gli insegnanti di Educazione fisica-Scienze motorie sono utilizzati solo nell’area motoria.
Il processo di integrazione dell’alunno diversamente abile inizia con l’iscrizione dello stesso da parte dei genitori nella scuola media superiore, producendo un certificato di disabilità rilasciato dall’USL di competenza (L 104/92 art.3 e LR 62/09). La scuola acquisisce la documentazione comprendente la DF-diagnosi funzionale redatta dall’equipe medica (DPR 24/02/94 e DPCM 185/06). La commissione orario inserisce gli alunni così individuati nelle classi prime, avendo cura di distribuire i singoli casi in modo omogeneo e non più di due-tre per classe (la normativa vigente prevede l’inserimento di non più di due alunni diversamente abili per classe). Il dipartimento degli insegnanti di sostegno visiona la documentazione dalla segreteria didattica o ne richiede copia alle scuole medie di provenienza nel caso, tutt’altro che improbabile, che la stessa sia incompleta o scaduta. Ogni docente prende visione del PEI-piano educativo individualizzato redatto nel precedente anno scolastico e così si iniziano a delineare le aree di prevalente necessità per ogni singolo caso e le ore dedicate, queste ultime in base alle cattedre assegnate e alla gravità della disabilità. Mediamente per ogni singolo alunno sono disponibili 7-9 ore di insegnamento di sostegno a fronte di un totale di 32-34 ore di insegnamento frontale, nei casi particolari si integra con l’assistenza specialistica fornita da personale educativo delle Cooperative Sociali tramite convenzioni con le Aziende Sanitarie Locali. Il periodo di inizio delle lezioni è, per i
nuovi casi, di osservazione in modo da poter attuare un intervento educativo il più preciso e proficuo possibile. Nel primo mese di lezione nei consigli di classe viene illustrato il caso e quindi, una volta convocato il GLIC-gruppo di lavoro interdisciplinare sul caso, avviene la stesura del PDF-profilo dinamico funzionale. Il profilo dinamico funzionale indica il prevedibile livello di sviluppo che l’alunno dimostra di possedere nei tempi brevi (6 mesi) e medi (2 anni), è elaborato dall’equipe famiglia-docenti della classe-specialisti, si deve produrre al passaggio da un ordine di scuola all’altro e al 1° e 4° anno delle superiori. Spetta invece al consiglio di classe, ma nella pratica agli insegnanti di sostegno, la stesura del PEI, dove vengono ripotrati per aree i piani di lavoro, i verbali delle riunioni dei GLIC e le firme degli operatori coinvolti. Per quanto riguarda la parte specifica dell’intervento dell’insegnante specializzato sull’area motoria, si inizia con l’osservazione, quindi con l’esame morfologico così come approfondito in seguito. E’ da dire che il percorso scolastico di integrazione è all’avanguardia e studiato in tutto il mondo, anche se le risorse sono sempre più esigue e si rischia di fare, come si suol dire, le nozze con i fichi secchi...
1.2 La Ginnastica, l’esercizio fisico
Mi è piaciuto riprendere due definizioni fatte proprie dall’Istituto Duchenne di Firenze diretto dal prof. Pecchioli, mio docente di Ginnastica Correttiva presso l’Isef di Firenze per l’attualità e la precisione terminologica.
La ginnastica è “la scienza che studia l’esercizio fisico, gli
effetti che con esso si possono produrre sull’organismo umano e ha per fine il conseguimento e il mantenimento della buona salute” (G.Mercuriale, 1530-1606)
È esercizio fisico “qualsiasi atto motorio voluto e precisato”
Non importa come mi riesce un dato compito motorio, non importa quanto tempo ci metto, è importante la mia volontà di fare e fare bene.
Da quanto detto si evince che oggetto della ginnastica sono lo studio e gli effetti dell’esercizio fisico per conseguire e mantenere un buon grado di salute psicofisica. Se pensiamo che lo sport ha come oggetto principale il risultato (si gareggia per vincere e se non vinciamo mai si abbandona l’attività...), l’Educazione Fisica e quindi le Scienze Motorie si discostano molto da questo, ne condividono i mezzi e le tecniche ma il fine è ben diverso! Con la ginnastica non ci si si fa male, non c’è urgenza di raggiungere il risultato spesso a tutti i costi, non c’è competizione se non solo con se stessi, non esiste stress da prestazione; si pensi invece a quanti traumi colpiscono gli sportivi, ai fenomeni di artrosi da eccessivo uso (il prof. Pecchioli definiva lo sport come una fabbrica di artrosi!), alla fragilità psicologica di certi campioni. Non è questa una critica al concetto di sport, solo che ritengo lo sport professionistico come un lavoro vero e proprio con tutti i suoi rischi e e i suoi vantaggi, mentre lo sport a livello amatoriale dovrebbe avere come obiettivo il divertimento ed essere un fattore di crescita umana e sociale, dove il risultato non può essere causa di nevrosi e magari di depressione.
1.3 Menomazione – disabilità - handicap
Eccoci ora ad un altro concetto, la disabilità. E’ doveroso specificare :
menomazione: perdita o anormalità a carico di una struttura o di
una funzione psicologica, fisiologica,anatomica
disabilità: qualsiasi limitazione o perdita della capacità di
compiere un attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali.
handicap: svantaggio che impedisce al soggetto portatore di
svolgere il ruolo e di soddisfare le aspettative correlate al suo sesso, alla sua età e alla sua condizione sociale all’ interno del suo gruppo di appartenenza. Menomazione (organo o apparato) Disabilità (a livello di persona) Handicap
Cap. 2 Inquadramento delle disabilità
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità-OMS nel 1980, il termine “disabilità” si identificava con “svantaggio”, ma questa definizione origina tre obiezioni:
1. questo concetto riguarda solo un gruppo di persone mentre la disabilità è un concetto dinamico (ognuno può diventare disabile nel corso della vita e poi recuperare );
2. è difficile stabilire il livello oltre il quale una persona può definirsi disabile;
3. i fattori ambientali non sono tenuti in debito conto. Successivamente venne elaborata una nuova definizione “in positivo” nel 1990 che partiva da uno stato di salute soddisfacente per dire se e quanto un soggetto se ne discostava, finalmente all’interno della 54° assemblea mondiale della sanità svoltasi il 21/05/01, si procedette all’accettazione di una nuova classificazione che tenesse conto di cinque parametri:
1. Fattori ambientali 2. Partecipazione 3. Attività
4. Strutture corporee 5. Funzioni corporee
Mi soffermo brevemente sui primi due parametri della nuova classificazione:
Fattori ambientali: si pensi ad un indigeno che vive nella
giungla, nelle nostre città sarebbe sicuramente in condizioni di disabilità, ma noi in una giungla quanto sopravviveremmo? Ecco allora che il fattore ambientale riveste un’importanza formidabile per ridurre la disabilità, un esempio su tutti :le barriere architettoniche, ostacolo insormontabile per chi ha problemi
motori, sia anziano piuttosto che una mamma con il passeggino sia l’atleta infortunato...
Partecipazione e attività: si intende con questo termine ogni
occasione di integrazione vera con gli altri, stare con i familiari e gli amici, lavorare (quando la legge 104 sarà pienamente applicata?), fare sport ecc., ma nella disabilità il più grosso problema è la solitudine.
ICF International Classification of Functioning, disability and health Condizione di salute (disturbo/malattia) Funzioni e strutture corporee Funzioni e strutture corporee Attività Partecipazione
Cap. 3 Le problematiche della ginnastica nella disabilità
Nell’avvicinarsi al mondo della disabilità sorgono spontanee alcune domande, non scontate, specialmente di fronte a casi obiettivamente difficili: è opportuno fare ginnastica? In ogni caso? Quando? Come? Per quanto tempo?
Possiamo riassumere le problematiche nella disabilità con tre temi:
a) Profezie negative b) Effetto alone c) Disconferma
a+b+c = Fabbrica di handicap
profezie negative: cio’ che non posso fare non lo sapro’ mai fare;
effetto alone: l’handicap come metro per giudicare interamente una persona;
disconferma: tu non conti, non esisti. Da questo hanno origine due possibili reazioni: 1) rompere la relazione, che però non è sempre possibile, si pensi per esempio ad un bambino ospite in un istituto; oppure 2) instaurare un comportamento non logico, non coerente, che è in realtà una richiesta di aiuto.
Parlavo prima di domande non scontate: quante volte nel mio lavoro mi sono sentito dire “lascia perdere”, “è una battaglia persa..”, “non serve a nulla”. Penso invece che noi come Educatori Fisici dobbiamo-possiamo-vogliamo intervenire (quando?) sempre, (perchè?) sono convinto che sussistono sempre margini di miglioramento in ogni situazione e condizione e perchè il movimento è parte dello “stare bene”, (come?) con gli strumenti e le tecniche adeguate, (per quanto tempo?) per tutta la vita perchè il movimento è la vita stessa e perchè bisogna provarci sempre, stiamo parlando di persone spesso sole con i loro drammi!
Cap. 4 Due concetti fondamentali
A questo punto devo chiarire due concetti per me fondamentali che costituiscono un po’ la mia filosofia di lavoro nel mondo della disabilità:
1° concetto: pensare disabile
2° concetto: la disabilità nella normalità
1° concetto:
pensare disabile
Pensare disabile = porsi delle domande
In che modo favorisco l’integrazione? È accessibile ed
accogliente il luogo dove si lavora? Uso un metodo appropriato? Metto ostacoli/barriere tra me e l’altro? Quanto propongo può causare disagio?
2° concetto:
la disabilità nella normalità
una domanda che pongo ai miei studenti dell’università è: dove è la persona diversamente abile? Vediamo persone di diverse età che si allenano insieme in un contesto di normalità, e questo è fondamentale per evitare ghetti o ambiente tipo studio medico, specialmente riguardo a soggetti che spesso hanno un vissuto solo di tipo sanitario (comunque il soggetto in questione è la
persona seduta dietro la ragazza al centro della foto)
Cap. 5 Le capacità motorie nella disabilità
Parlando delle capacità motorie, desidero porre l’attenzione sulle caratteristiche peculiari del contesto Attività Fisica Adattata: nelle capacità condizionali terremo presenti deficit di forza spesso collegati ad un ipotono, e ci interesserà soprattutto la forza resistente chè è quella che maggiormente usiamo nella vita quotidiana (portare la borsa della spesa...), nelle capacità
coordinative ci soffermeremo sulle capacità di
apprendimento/controllo/ adattamento, ma ci interesseranno soprattutto l’equilibrio, l’ organizzazione spazio-temporale, la ritmizzazione, la coordinazione oculo-manuale ed oculo-podalica, la capacità di reazione, insomma tute quelle capacità coordinative utili per la massima autonomia personale
Per quanto riguarda la mobilità articolare ci interesserà combattere le rigidità e le retrazioni spesso presenti in soggetti con ridotta motricità, avendo l’accortezza di non forzare le articolazioni per non provocare dolore e ulteriori irrigidimenti
Per mantenere l’efficienza spesso residua delle capacità senso
percettive useremo tutte quelle stimolazioni tratte dalla letteratura
come stimoli tattili, visivi e uditivi. In questo senso è stato visto che la marcia/corsa in ambiente naturale è l’esercizio che fornisce contemporaneamente e in modo massivo la maggior quantità di stimolazioni possibili (l’impatto sul terreno come stimolo tattile, i rumori dei passi e del respiro e dell’ambiente circostante come stimolo uditivo, la visione che si adatta a sempre nuove situazioni ambientali come stimolo visivo).
5.1 L’organizzazione neurologica
Parlando delle capacità motorie è doveroso puntualizzare un concetto che come termine è ricorrente in queste pagine: organizzazione neurologica. Affermato nel 1959 dal dott. Delacato, allora facente parte del team di Doman a Philadelphia, si intende per organizzazione neurologica una condizione fisiologica ottimale, data da uno sviluppo ordinato dal midollo spinale fino al livello corticale.
Inizia nel primo trimestre di gestazione e finisce a 7 anni, quando l’emisfero dx e quello sx acquisiscono dominanza, ed ha come risultante l’organizzazione del movimento che si estrinseca in una ottimale efficienza delle capacità motorie. Interessa particolarmente nel nostro ambito perchè la disabilità motoria è prima di tutto una disorganizzazione a livello neuromuscolare, ed ecco perchè è necessario partire sempre dagli schemi motori di base (definiti non a caso le “unità basiche del movimento”) per cercare di ristabilire, per quanto possibile, corrette sequenze motorie.
Cap. 6 L’esame morfologico e funzionale per la valutazione delle capacità motorie
Per stabilire un protocollo motorio, a fronte della diagnosi funzionale e clinica del personale medico ai fini della valutazione delle capacità motorie, del parere dei familiari e non ultimo del soggetto stesso che comunque è fondamentale consultare, dobbiamo prima procedere ad effettuare un esame morfologico e funzionale del soggetto che intendiamo trattare, in particolare è importante ricercare i parametri valutativi elencati sotto.
Organizzazione motoria:
o Schemi crociati/ schemi motori di base o Lateralizzazione
o Sincinesie o Mov. Parassiti
o Pinza superiore/motricità segmentaria o Schema corporeo Esame funzionale: o Mobilità articolare o Capacità motorie o paramorfismi-dismorfismi Comunicazione:
o Verbale – non verbale – scritta
Capacità attentiva e relazionale
o Concentrazione – partecipazione - emotività
Livello cognitivo
Quindi ricercheremo a livello di organizzazione motoria se il soggetto si muove secondo schemi crociati (es braccio dx gamba sx nella deambulazione), se è in grado di strisciare-gattonare-camminare-rotolare-salire-scendere-lanciare-afferrare (smb), se in lui sono presenti sincinesie e movimenti parassiti ovvero se e come è in grado di muovere un solo arto (movimenti parassiti cioè non funzionali al compito motorio), se è il soggetto è in grado di fare la pinza superiore (opposizione del primo e secondo dito della mano con chiusura ad anello, indice di danno neurologico se non è presente), se è strutturato e in quale grado lo schema corporeo.
A livello di esame funzionale andremo a ricercare il grado di escursione articolare e di allungamento, l’efficienza delle capacità condizionali (il soggetto è in grado di portare a termine un compito motorio che necessita di contrazioni per un certo tempo, sviluppa un certo grado di forza-soprattutto di tipo resistente, ha una certa velocità di movimento?), delle capacità coordinative (può apprendere, controllare ed adattare a diverse situazioni un movimento e in quale grado, è presente una coordinazione spazio-temporale, oculo-podalica e oculo-manuale, l’equilibrio statico-dinamico è soddisfacente?). Avendo sempre presente che tutte queste capacità devono essere funzionali all’autonomia personale, seguite questo esempio: per poter fare la doccia ho bisogno di una certa capacità di forza resistente per stare in piedi, devo alzarmi e abbassarmi, devo avere un certo equilibrio statico e devo coordinarmi con una mano per reggermi e una per lavarmi -motricità segmentaria, devo afferare il sapone–coord. oculo-manuale, devo possedere uno schema corporeo perchè mi insapono anche dove non mi vedo e mi devo insaponare tutto, braccia e gambe, devo sapere dove è il necessario per lavarmi e quando aprire il rubinetto-org. spazio-temporale ecc.
A livello di comunicazione mi devo render conto delle capacità linguistiche del soggetto, se e come parla, se è presente atonia-afonia, se il soggetto sa scrivere o disegnare (coordinazione fine motoria), se è in grado di sentire, se è iper-ipo sensibile ai rumori esterni.
A livello delle capacità cognitive devo rendermi conto se il soggetto capisce e in quale grado, se ascolta e se può tenere un livello di attenzione sufficiente a svolgere un compito motorio assegnato.
Cap. 7 I principi della ginnastica nella disabilità
Andiamo ora a vedere quelli che sono, a mio avviso, i principi della ginnastica nella disabilità:
1) Dare opportunità di movimento, favorire al massimo la motricità volontaria, tenuto conto che ci stiamo occupando di soggetti che spesso stanno fermi tutto il giorno in carrozzina,
2) Compensare la mancanza di movimento naturale, con una appropriata attività fisica adattata,
3) Prevenire le deformità (fig.1) e trattare quelle esistenti, le deformazioni generano dolore e con il movimento si attenua il dolore articolare e muscolare.
fig.1, esempio di atteggiamento in iperflessione del polso tipica di soggetti affetti da teraparesi spastica
Cap. 8 Gli obiettivi della ginnastica nella disabilità
Distinguiamo due tipologie di obiettivi della ginnastica nella disabilità:
obiettivi generali, mantenimento stato di buona salute, raggiungere/mantenere un buon grado di autonomia personale
obiettivi specifici, sviluppo/
miglioramento/consolidamento/mantenimento schemi
motori di base, miglioramento capacità psicomotorie
Vorrei porre l’attenzione sui verbi che ho usato: mantenere,
consolidare, migliorare, questo per far capire che la salute, lo
stare bene, è un concetto dinamico che deve essere custodito e difeso come un tesoro prezioso (e pensiamo invece a quanti, sicuramente più fortunati, buttano via tutto ciò con l’uso di droghe, fumo, alcool...).
Cap. 9 I contenuti della ginnastica nella disabilità
Se per contenuti intendiamo, come comunemente si usa, l’insieme di tecniche che andremo ad applicare, ecco che allora possiamo sintetizzare un piano di lavoro generico, riservando di specificare più avanti le indicazioni per le varie disabilità:
Studio capacità motorie residue, si parte da
quello che il soggetto è in grado di fare.
Applicazione sistematica schemi motori di base, faremo eseguire le varie andature come striscio,
carponi, rotolamenti ecc.
Esercizi di mobilizzazione e allungamento attivi/passivi, per tutte le articolazioni ma in particolare
per le articolazioni di anca-ginocchia-caviglia-dita dei piedi, ovvero per quelle articolazioni che più frequentemente tendono ad irrigidirsi o, come nel caso di soggetti in carrozzina, non vengono mai usate.
GRI, ginnastica respiratoria intrinseca, tutti gli
esercizi del soffiare con il naso e la bocca, apnee inspiratoria ed espiratoria, respirazione a tempi controllati (es.inspirare per due secondi ed espirare in quattro).
Studio posizioni di equilibrio statico-dinamico, partendo dalle posizioni seduta (spingere il
soggetto da dietro in avanti, in modo da far utilizzare i riflessi detti del paracadute), in ginocchio fronte alla spalliera, in piedi ecc.
Studio rilassamento volontario, iniziando dal
rilassamento segmentario di un arto, secondo le tecniche del training autogeno. E’ comunque estremamente difficile ottenere un buon grado di rilassamento in soggetti diversamente ablili, personalmente ho escogitato questo sistema: da decubito supino con braccia e gambe leggermente divaricate, faccio contrarre tutto il corpo quanto il soggetto riesce e con una forte soffiata faccio
rilasciare, sempre secondo le possibilità individuali; spesso uso una posizione yoga di rilassamento sul fianco (fig.2).
fig.2, posizione di rilassamento sul fianco tratta dall’hatha yoga in un soggetto con PCI-tetraparesi spastica
Precisa e ragionata scelta di tutti i contenuti dell’ Educazione Fisica, in particolare ritengo opporuno
servirmi delle tecniche della pesistica e dell’hatha yoga, dove ho una certa competenza, quando è possibile.
Analizzeremo ora i principali esercizi da utilizzare nell’ambito dei deficit psicomotori, questi esercizi che ho adottato si sono rivelati i più efficaci e completi sia come stimolazione neuromotoria che organica e funzionale.
9.1 Gli esercizi: lo striscio e l’andatura quadrupedica (a schema crociato)
Si intende per schema crociato la corretta alternanza a livello di contrazione-rilasciamento dell’arto superiore destro con l’arto inferiore sinistro e viceversa.
Lo striscio (detto anche passo del leopardo in ambito militare)
Esecuzione: dalla posizione decubito prono, un braccio esteso
così come la gamba opposta, avanzare su di una superficie il più possibile sicura-pulita-liscia-piacevole al tatto (fig.3).
fig.3
Se il soggetto ha difficoltà nell’eseguire l’esercizio possiamo utilizzare un piano inclinato per facilitare lo scivolamento e il nostro piede o la mano come supporto per la spinta del piede della gamba flessa (ci posizioniamo dietro in modo che il soggetto effettui la spinta contro il nostro piede o mano e così possa avanzare, fig.4), inoltre possiamo agevolare l’esecuzione flettendo
manualmente il ginocchio del soggetto prima della successiva spinta.
fig.4
Effetto motorio: organizzazione neurologica, coordinazione
dinamica arti inferiori e superiori, potenziamento dell’apparato cardio-circolatorio, mobilizzazione delle articolazioni scapolo-omerale e coxo-femorale, potenziamento di braccia (trazione) e gambe (spinta).
Ambito di intervento: soggetti con disabilità motorie anche
gravi.
L’andatura quadrupedica
Esecuzione: dalla posizione in quadrupedia, muovere
alternativamente il braccio e la gamba opposti
Effetto motorio: organizzazione neurologica, coordinazione
dinamica arti inferiori e superiori, potenziamento dell’apparato cardio-circolatorio, mobilizzazione delle articolazioni
scapolo-omerale e coxo-femorale, potenziamento degli arti superiori (tenuta del tronco) e dei muscoli paravertebrali.
Ambito di intervento: soggetti con disabilità motorie anche
gravi.
9.2 Gli esercizi: il rotolamento, la traslocazione, la sospensione Rotolamento
Esecuzione: dalla posizione decubito supino, braccia e gambe
estese, rotolare nei due sensi.
Effetto motorio: potenziamento delle capacità di equilibrio,
mobilizzazione dell’articolazione scapolo-omerale e della colonna vertebrale, potenziamento dei muscoli addominali (specialmente gli obliqui), organizzazione spaziale.
Ambito di intervento: soggetti con disabilità motorie anche
gravi.
Sospensione, traslocazione
Esecuzione: in piedi fronte alla spalliera, andare in
sospensione-appoggio (fig.5), salire con i piedi sul primo grado e impugnare con le mani un grado il più in alto possibile, quindi spostarsi alternando il movimento del braccio destro-gamba destra-braccio sinistro-gamba sinistra ( fig.6).
Effeto motorio: coordinazione dinamica arti inferori e superiori,
potenziamento arti superiori (trazione-sospensione) ed inferiori (spostamenti laterali con appoggio ridotto), organizzazione spazio-temporale (non vedo dove sono i piedi ma devo percepirne la posizione), allenamento della capacità di equilibrio (siamo in una situazione di instabilità), sbloccaggio psicologico dato dal superamento della paura del vuoto (anche se siamo a pochi cm. da terra stiamo parlando di soggetti con problemi), mobilità dell’articolazione scapolo-omerale.
Ambito di intervento: soggetti con disabilità psichiche, soggetti
fig.5, esercizio di sospensione appoggio in massimo allungamento e massimo piegamento
9.3 pot
il movimento cic
o-bassi (ripetizioni da 10 a 20) alle principali macchine iso
de
ento della capacità di forza resistente.
mbito di intervento: disabilità psichiche, lievi disabilità
9
i (si pensi ad un quadro di
movimenti di torsione da de
secondo necessità.
Gli esercizi: il cardio-fitness e le macchine isotoniche per il enziamento muscolare
Ho inserito l’uso delle macchine aerobiche e isotoniche perchè ho constatato che l’uso è gradito specialmente dagli utenti con disabilità psichiche o lievi/medie disabilità motorie,
lico è semplice e sicuro, e sono molto efficaci come esercizio aerobico e come potenziamento muscolare generale.
Esecuzione: far eseguire un circuito per diversi minuti con poco
o nullo recupero (per non interrompere i processi lipolitici) utilizzando se possibile tutta la serie delle macchine aerobiche come clyclette normale e da seduto, runner, step, macchina a movimento ellittico ecc.; far eseguire un circuito con carichi medi
toniche quali pressa, adducor-abductor machine, pek dek, rower ecc.
Effetto motorio: organizzazione neurologica, potenziamento
ll’apparato cardio-circolatorio, contributo alla diminuzione della massa grassa, potenziam
A
motorie, anziani, obesi.
.4 Gli esercizi: la mobilizzazione attiva-passiva
Gli esercizi di mobilizzazione attiva-passiva rivestono una grande importanza soprattutto in soggetti dove l’immobilità è una costante della vita quotidiana. Una articolazione ferma, che non lavora o che è sottoposta a carichi abnorm
scoliosi, a una intrarotazione delle teste femorali in una tetraparesi...) degenera e provoca dolore.
Esecuzione: mobilizzare partendo dalle dita dei piedi , per
passare al ginocchio e all’anca con movimenti di flesso-estensione (fig.7), alla colonna vertebrale con
cubito supino ginocchia al petto, alla spalla con l’uso di un bastone, al polso
Effetto motorio: mobilità articolare, sensibilizzazione e
Ambito di intervento: per tutti i soggetti, specialmente quelli
pito motorio. Inoltre la posizione stessa deve assicurare una corretta
icato più avanti
9
coscia), sui pettorali e dorsali con la
so e passivamente con
l’u
a con scarsa motricità naturale, teraparesi, ictus.
fig.7, si noti la posizione di lavoro dell’insegnante che deve essere comoda, stabile e funzionale all’esecuzione del com
postura della persona in oggetto, come specif
.5 Gli esercizi: l’allungamento muscolare
Esecuzione: concentrare l’attenzione soprattutto sui muscoli
adduttori (da decubito supino ginocchia al petto, divaricare, fig.8), sugli ischio-crurali (di lato al soggetto in decubito supino o attivamente con l’uso di una funicella), sull’ileopsoas (da decubito laterale gambe divaricate), sul quadricipite (da decubito laterale gamba flessa sulla
spensione o semisospensione alla spalliera so di un bastone.
Effetto motorio: allungamento muscolare.
Ambito di intervento: per tutti i soggetti, specialmente quelli
con scarsa motricità naturale. Il quaricipite e l’ileopsoas sono spesso accorciati in soggetti con tetraparesi spastica e ciò gener
una antiversione del bacino, mentre gli ischio-crurali tendono ad accorciarsi con l’invecchiamento soprattutto nel sesso maschile.
degli adduttori, si noti la posizione della coscia a 90° con il tronco per evitare la lordotizzazione del tratto lombare della cv
9
ie di piccoli attrezzi per sti
palle di diverse dimensioni e colori, palle me
: organizzazione neurologica, allenamento
sch
fig.8, esercizio di allungamento passivo
.6 Gli esercizi con i piccoli attrezzi
È opportuno servirsi di tutta una ser
molare il soggetto in una lezione partecipata ed allenare le capacità coordinative generali e speciali.
Esecuzione: lanciare-afferrare, rotolare, spingere, colpire, tirare
ecc. utilizzando
dicinali di diverso peso e dimensione, funicelle, bastoni....(fig.9).
Effetto motorio
emi motori di base, potenziamento delle capacità coordinative e senso-percettive.
Ambito di intervento: soggetti con disabilità
con disabilità motorie anche gravi.
psichiche, soggetti
ttrezzi: il soggetto deve arrestare il movimento a comando
9 tem
ueste capacità co
fig.9, esercizio di organizzazione neuromuscolare con l’uso di piccoli a
.7 Gli esercizi per l’equilibrio e l’organizzazione spazio-porale
Fondamentali per una apprezzabile autonomia personale, dobbiamo porre particolare attenzione ad allenare q
ordinative speciali soprattutto con lo studio delle varie posizioni quali la postura in ginocchio, quella seduta, quella in piedi, il rotolamento, i percorsi ginnici e l’asse di equilibrio.
Esecuzione: dalla posizione da seduto e da quella in ginocchio,
sbilanciare il soggetto con piccole spinta effettuate da dietro in modo da risultare non prevedibili e favorire così l’autocorrezione del corretto posizionamento del baricentro (riflesso paracadute); dalla posizione in piedi studio dell’equilibrio statico facendo tenere la posizione lievemente scostata da una parete preferibilmente ad angolo per maggiore sicurezza, studio dell’equilibrio dinamico effettuando uno sbilanciamento in avanti
eventualmente con un passo o più, esercizi sia per l’organizzazione spazio-temporale quali rotolamento come de
condo la fan
à di equilibrio inamico, dell’organizzazione spazio-temporale.
teralità e schema co
9
specialmente all’inizio, dalla posizione in decubito supino perchè possono insorgere problemi di equilibrio (senso di vertigini) a causa dell’ aumentata percentuale di ossigeno introdotta.
ire le differenze, effettuare delle soffiate, inspirare quanta più aria è possibile ecc.
scritto precedentemente, uso di percorsi e dell’asse di equilibrio per i casi meno problematici, uso di piccoli attrezzi se
tasia e la professionalità dell’insegnante.
Effetto motorio: allenamento della capacit
statico-d
Ambito di intervento: goffaggine, disturbi di la
rporeo, disprassia e disabilità fisiche in genere.
.8 La ginnastica respiratoria intrinseca- GRI
Per ginnastica respiratoria intrinseca intendiamo tutte quelle tecniche che riguardano il miglioramento della funzionalità respiratoria attraverso un protocollo di lavoro mirato. Spesso mi è capitato di incontrarmi con persone, anche normodotate, che non respiravano in maniera corretta, per esempio non sapevano soffiare. Nella disabilità è quasi la norma imbattersi in soggetti con difficoltà respiratorie, si pensi a persone che stanno sempre sedute, con deformità importanti della gabbia toracica. I principali esercizi della GRI sono: la presa di coscienza, le apnee, l’inspirazione e l’espirazione a tempi controllati, il soffiare, la respirazione a narici alternate, per poi passare alla respirazione addominale-toracica-clavicolare se è possibile Prima di tutto occorre precisare che è opportuno far eseguire gli esercizi respiratori,
Presa di coscienza
Esecuzione: da supino fare inspirare con il naso e quindi con la
Effetto motorio: presa di coscienza delle proprie capacità
respiratorie.
Le apnee
Esecuzione: da supino, fare effettuare delle apnee controllate
(4-5 secondi) sia in fase inspiratoria che espiratoria.
La respirazione a tempi controllati
fare inspirare per tre secondi, trattenere per tre sec
a risultare chiusa, cambiare narice
e c rice e così
via
donne che utilizzano la parte mediana dei polmoni) e clavicolare (che interessa gli apici polmonari) per utilizzare così tutta la superficie polmonare, secondo la respirazione yogica.
Esecuzione:
ondi, espirare in sei secondi, quindi tre secondi di apnea espiratoria e si ricomincia.
Il soffiare
Esecuzione: far effettuare delle soffiate con la bocca spostando
un foglio messo davanti al soggetto, spegnere una candela ecc.
La respirazione a narici alternate
Esecuzione: inspirare dalla narice destra con la sinistra
compressa da un dito in modo d
hiudere la destra, espirare, inspirare dalla stessa na
, in questo modo entra aria umida che è la più salutare per tutto il tratto respiratorio superiore.
La respirazione addominale-toracica-clavicolare
Esecuzione: mettendo le mani sull’addome, provare a sollevare
l’addome stesso in inspirazione e successivamente a retrarlo con l’espirazione, allo stesso modo si procede con il torace e quindi con le clavicole. Per utilizzare la parte più ampia dei polmoni è opportuno adottare una respirazione addominale, è altresì importante saper usare anche la respirazione toracica (tipica delle
Cap. 10 Le metodologie della ginnastica nelle disabilità
Che metodo di lavoro uso con un soggetto diversamente abile? Nel testo sono riportati, come citazione, Doman, Delacato, Perfetti ecc. Mi servo naturalmente di tutti gli studi, senza pregiudizi, che mi possono fornire utili indicazioni al momento, ma se dovessi dare un appellativo al mio metodo di lavoro direi senz’altro che uso il metodo dell’Educazione Fisica, e cioè nello specifico:
il metodo analitico (parto da un’azione motoria e la scompongo in più movimenti, es. spiego l’andatura carponi focalizzando l’attenzione inizialmente solo sulla flesso-estensione della coscia) quando siamo in presenza di persone con ridotta motricità ma buon livello cognitivo;
il metodo globale (mi interessa l’azione nella sua globalità, per fare l’esempio di prima faccio eseguire l’andatura carponi così come viene, mi basta che sia fatto l’esercizio) se sono in presenza di una sufficiente motricità ma non altrettanto sul versante cognitivo. Ovviamente con il procedere dell’allenamento si passa dal globale all’analitico, così come dal facile al difficile. Inoltre utilizzerò programmi il più possibile individualizzati, con un tipo di lezione cosiddetta frontale e partecipata, ovvero con un basso rapporto docente-allievo (in alcuni casi 1:1) e con programmi che coinvolgano emotivamente il soggetto, e lo rendano protagonista del momento. Inoltre lavorerò possibilmente nel piccolo gruppo per evitare caos e ambiente dispersivo e favorire la concentrazione.
Cap. 11 La ginnastica nelle disabilità psichiche
Affrontiamo a questo punto l’argomento della ginnastica nelle disabilità psichiche quali psicosi-autismo, sindrome di down, ritardo mentale, epilessia, disturbi della personalità, disturbi alimentari; prima verrà fornito un rapido inquadramento per poi analizzare le relative indicazioni operative.
11.1 Psicosi
Si tratta di un grave disturbo psichiatrico con compromissione del pensiero e della sensopercezione, spesso autismo e psicosi sono sinonimi. Si tratta di soggetti con linguaggio spesso assente o mai acquisito, che mostrano preoccupazioni patologiche per esempio verso oggetti che non hanno significati particolari , possono risultare con potenzialità eccellenti in alcuni campi, es. nell’ area logico-matematica.
Eziopatogenesi. E’ distinta in una base organica e in una psichica:
base psichica (relazione madre bambino inadeguata-Spitz, rottura dell’Io con la realtà esterna-psicoanalisi ),
base organica (danno cerebrale,sindrome di West-spasmi infantili, danno pre-perinatale,malattie cromosomiche-x fragile,anomalie sistema immunitario, abuso di alcool e droghe).
È riscontrata una incidenza nell’arco compreso tra 15 e 54 anni di età di 1,5-4,2 casi/100.000
Psicosi
Psicosomatiche:
- Alterazioni del sonno - Alterazioni alimentari
Condotte
psicotiche
- Alterazioni sfinteriche Condotte Motorie - Anormalita motorieAlterazioni
- Gestualità non abituale - Stereotipie motorieFunzioni intellettive
Affettive Stati Mentali
- Oscillazioni rapide dell’umore - Allucinazioni - Deficit di intelligenza - Ossessioni - crisi di angoscia, ansia acuta - Delirio - Alterazioni funzioni specifiche - intolleranza alle frustrazioni - auto – etero aggressività
11.2 Sindrome x fragile
E’ la più frequente causa di ritardo mentale di origine genetica. Nel cromosoma x esiste un gene Fmr1 (scoperto nel 1991, produce una proteina Fmrp che interessa le connessioni neuronali) che se “rotto”è causa della sindrome.
L’incidenza è tra 1caso/3000 nati maschi, 1caso/5000 nelle femmine.
E’ importante sottolineare che gli stimoli ambientali sembrano favorire lo sviluppo di altre molecole in grado di limitare i danni. Cavie da laboratorio con sindrome analoga cresciuti in gabbie più grandi e sottoposti a stimolazioni visive-uditive-tattili con palline colorate, scatole, tubi da attraversare, scale per arrampicarsi ecc. presentano ansia azzerata, miglioramento deficit di memoria e comportamento, dendriti di connessione –sottili nell’ x fragile- tornati normali (studio finanziato da Telethon nel 2005 e condotto da ricercatori del dipartimento di biologia dell’ Università Tor Vergata di Roma).
11.3 Autismo
Disturbo globale della funzione cerebrale che restringe la coordinazione e l’ integrazione tra le varie parti del cervello stesso ( questo spiega perchè alcuni soggetti siano normali in certi campi, es. nell’ area logico-matematica ), si evidenzia entro il secondo/terzo anno di età, con gravi alterazioni della comunicazione ( mutismo, ripetizione di suoni/parole/frasi che si sentono pronunciare-ecolalia ), della socialità (tendenza all’ isolamento e alla chiusura, indifferenza, ipereccitabilità ), dell’immaginazione. Sono presenti stereotipie, autolesionismo, aggressività e resistenza al cambiamento.
Forse la causa è genetica, si possono riscontrare anomalie strutturali cerebrali a livello del cervelletto/ippocampo.
11.4 Psicosi e autismo: indicazioni operative
stesso ambiente e insegnante
condividere esperienze nel gruppo dei pari. clima tranquillo
uso di piccoli attrezzi non pericolosi metodo globale
giochi di contatto schemi motori di base
uso di macchine con movimenti ciclici
favorire immediatamente feedback positivi, dare rinforzi su risposte anche parzialmente esatte
mantenere abilità acquisite
esperienza personale: voglio raccontare di una recente eperienza con P., un ragazzo che presenta un quadro di autismo: fin dal primo giorno di lezione in palestra ho “utilizzato” un compagno normodotato, ovviamente disponibile, come aiuto-insegnante per mostrare alcuni esercizi proposti. Questo escamotage ha fatto crescere l’interesse e la partecipazione di P. che così si è sentito più accettato, e questo può essere una buona base di partenza per un proficuo lavoro futuro.
11.5 Sindrome di Down
Studiata da John Langdon Down, nel 1862, è una sindrome caratterizzata da una anomalia negli autosomi, ovvero si riscontra la presenza di un cromosoma 21 in più, da cui anche la definizione di trisomia 21.
I soggetti spesso hanno un corpo basso e tozzo,l’aspetto morfologico del viso assomiglia a quello caratteristico dei popoli mongoli, da cui il nome di mongolismo, sono presenti ipotonia, ritardo mentale, anomalie cardiache, mentre il carattere è di solito docile e tranquillo, sono soggetti che vanno incontro ad un invecchiamento precoce.
11.6 Sindrome di Down: indicazioni operative
prestare massima attenzione alla lassità legamentare tipica di questi soggetti, soprattutto è necessario un lavoro di tonificazione prima di far eseguire esercizi in sospensione
attività aerobica (per limitare la tendenza all’aumento di peso )
potenziamento muscolare per aumento tonicità allenare in particolare la capacità di equilibrio, l’organizzazione spazio-temporale, la coordinazione oculo-podalica e oculo-manuale
spesso è possibile inserire questi soggetti in corsi di ginnastica per adulti senza nessun problema, vista la caratteristica di “grandi imitatori” che consente loro, tramite l’osservazione del vicino di posto, di compiere semplici esercizi tra quelli proposti dall’insegnante in modo autonomo e soddisfacente
esperienza personale: non ho mai avuto grandi difficoltà con soggetti Down. E’ importante stabilire una relazione affettiva, come del resto con chiunque, particolarmente significativa perchè i soggetti sono persone molto affettuose e seguono di buon grado le
indicazioni dell’insegnante, il quale deve da parte sua un pò..coccolarli. Una volta conquistata la fiducia, il più è fatto e possiamo proporre programmi motori senza particolari accorgimenti se non quelli elencati precedentemente.
11.7 Ritardo mentale
Si parla di ritardo mentale come deficit dello sviluppo ed efficacia delle funzioni intellettive, quando si riscontra un QI (quoziente di intelligenza) da 50 a 70 (ritardo lieve,si evidenzia nell’ inserimento scolastico), da 40 a 50 (ritardo medio, corrispondente ad un’età mentale di 6/8 anni), da 20 a 40 (ritardo grave, corrispondente ad un’età mentale di 4/6 anni), ed inferiore a 20 (ritardo gravissimo). Il soggetto con ritardo mentale è caratterizzato da rigidità di comportamenti per cui le novità rappresentano un fattore di ansia. Sono presenti rilevanti difficoltà nelle aree della comunicazione (linguaggio povero), della cura della persona, nella vita famigliare, nella socialità (isolamento), nella scuola (difficoltà di apprendimento), nel lavoro, nella salute, nella sicurezza (aggressività, autolesionismo), nell’ autodeterminazione, insomma l’ autonomia personale è compromessa o comunque limitata.
Condotte tipiche del RM: irrequietezza 58%, reazioni esplosive
8%, comportamenti ossessivi 29%, gesti ripetitivi 52%, stereotipie 19%.
RM lieve: persone autonome nel lavoro e nella società, necessitano comunque di aiuto.
RM medio: persone che potranno fare lavori semplici se addestrate.
11.8 Ritardo mentale: indicazioni operative
esercizi semplici, che implichino ridotte sequenze di movimenti
impostare il protocollo di lavoro sugli schemi motori di base
uso di macchine con movimento ciclico in quanto la tipicità del movimento sempre uguale, caratterizzata da semplicità esecutiva, genera sicurezza
uso di macchine isotoniche per esercizi per il miglioramento della forza resistente
esercizi per le capacità coordinative: equilibrio e coordinazione oculo/manuale e podalica
esperienza personale: ho sempre lavorato con soggetti
affetti da ritardo mentale più o meno grave, è importante prestare attenzione alla rigidità di comportamento che determina crisi di ansia anche incontrollate che possono degenerare in comportamenti aggressivi con tutto quello che ne consegue. Attenzione anche al volume e all’intensità del lavoro proposto, la stanchezza eccessiva può facilitare un comportamento disturbato, questo specialmente nel RM medio-grave. Nessun problema nel RM lieve, sono soggetti che possono svolgere programmi ed esercizi anche in gruppo, senza particolari esigenze se non una particolare attenzione ai grandi attrezzi o agli esercizi potenzialmente pericolosi, è opportuno accertarsi bene che il soggetto abbia capito quello che deve fare e in quale modo.
11.9 Epilessia
Sindrome patologica caratterizzata dalla ripetizione di crisi convulsive dovute a iperattività dei neuroni, ossia siamo in presenza di un eccesso di funzionamento del sistema nervoso (espressione di lesione del tessuto nervoso), interessa una percentuale che va dallo 0,6 all’1% della popolazione.
Le crisi si distinguono in generalizzate (convulsive-non convulsive ) e parziali, con un andamento del tipo crisi-sospensione della coscienza (assenza)-movimenti di tipo convulsivo.
Nelle crisi generalizzate la scarica neuronale iniziale parte dalla formazione reticolare del tronco cerebrale e si diffonde al resto del sn.
Nelle crisi parziali la scarica neuronale iniziale parte da un punto della corteccia cerebrale e di qui si propaga al resto sia della corteccia che del midollo.
11.10 Epilessia: indicazioni operative
attenzione a tutti gli esercizi in sospensione e con sovraccarichi, se una crisi dovesse insorgere poniamo con la persona che sta effettuando una sospensione alla spalliera, vi lascio immaginare le conseguenze...
durante la crisi: far mettere supino, inversione del morso, slacciare gli abiti, fare in modo da allontanare tutti gli oggetti pericolosi e sorreggere la testa per evitare traumi durante le convulsioni
per dovere di cronaca, anche se l’argomento esula dal contenuto del testo, devo citare l’uso della mascherina respiratoria (fig.10) tratta dal metodo Doman. Tale ausilio si è mostrato molto efficace nel contrastare l’insorgenza e la durata della crisi. Si tratta di una mascherina di plastica trasparente che aderisce alla bocca e che termina con un tubicino da cui passa una quantità di aria nettamente minore di quella necessaria ad una normale respirazione, per cui il soggetto deve forzare gli atti respiratori con una notevole espansione toracica. Generalmente applicata per non più di un minuto, è comunque necessario il parere del personale medico che segue il soggetto e uno specifico addestramento.
fig.10, la mascherina respiratoria
esperienza personale: ho avuto alunni che soffrivano di
crisi epilettiche, però senza nessun problema dal punto di vista motorio. E’ opportuno, oltre che prestar ovviamente attenzione a certi esercizi, informare la classe o il gruppo dei pari in modo da sdrammatizzare la situazione in caso di crisi e far partecipi i compagni per una eventuale assistenza, di concerto con l’azione dell’insegnante. Per il resto proponevo a questi soggetti lo stesso programma di esercizi adottati dal resto del gruppo classe.
11.11 Disturbi della personalità
Sono disturbi che rilevano una presenza esasperata e rigida di alcune caratteristiche della personalità (personalità: insieme delle caratteristiche che rappresentano il modo con il quale ciascuno di noi risponde, interagisce, percepisce e pensa la realtà circostante), in particolare si evidenziano i disturbi d’ansia, i disturbi ossessivi-compulsivi, gli attacchi di panico, le fobie, la depressione, i disturbi alimentari (anoressia e bulimia nervosa), l’inibizione-iperattività, i deficit di attenzione.
E’ presente in tutti i casi una attivazione eccessiva del sistema ansiogeno
11.12 Disturbi della personalità: indicazioni operative
ambiente stabile e tranquillo, con figure positive di riferimento
stesso/i insegnanti
compiti facilmente eseguibili metodo analitico
dare conferme vere e positive
se in gruppo, far eseguire tutti insieme, non singolarmente
uso di macchine con movimento ciclico e/o guidato come quelle isotoniche
attenzione ai parametri del carico di allenamento quali intensità e volume, in quanto un eccessivo affaticamento genera stress difficilmente gestibile da parte del soggetto
Personalmente con situazioni di disagio psichico adotto un comportamento iniziale di indifferenza, lavoro con il piccolo gruppo o con il gruppo classe senza preoccuparmi troppo (apparentemente) della persona diversamente abile, in modo da farmi percepire non come insegnante di sostegno ma come insegnante curricolare o nel caso di una seduta in palestra come un istruttore “normale”, inoltre quando è possibile conviene allenarsi con i propri allievi o con le persone presenti in palestra. Questo per proporsi con autorevolezza (io pratico ciò che insegno, sono in grado di fare questo esercizio e te lo dimostro, vuoi che te lo insegni?). Questo metodo, posso assicurarlo, funziona quasi sempre. Una volta mi capitò un ragazzo particolarmente difficile, affetto da disarmonia della personalità con scarso autocontrollo, ebbene dopo la lezione a cui lo stesso si rifiutò di partecipare (e io non insistetti più di tanto) mi misi a fare una sequenza di yoga un pò.. acrobatica. Dopo pochi minuti me lo vidi apparire
davanti chiedendomi se poteva fare anche lui qualche posizione: obiettivi centrato! Avevo attirato il suo interesse ed ottenuto il suo rispetto.
11.13 Disturbi alimentari: l’ obesità
È opportuno trattare a parte questo tema visto il rilevante numero di soggetti colpiti (5 milioni di obesi in Italia, 16 milioni in sovrappeso di cui1,1 milione i bambini). E’ una malattia complessa dovuta a fattori genetici (responsabili delle anomalie metaboliche), ambientali (alta disponibilità di alimenti) ed individuali (comportamenti impulsivi-compulsivi secondari a depressione e/o ansia, scarsa o nulla attività fisica) con conseguente alterazione del bilancio energetico ed accumulo di tessuto adiposo nell’organismo. Anche alcuni farmaci, se usati a lungo, possono facilitare l’insorgenza dell’obesità. Nei paesi industrializzati colpisce fino a 1/3 della popolazione, con un’incidenza in aumento in età pediatrica (è la più comune patologia cronica del mondo occidentale). Costituisce un serio fattore di rischio sia di per sé (complicanze cardiovascolari e respiratorie) sia per le patologie associate (diabete mellito, ipertensione arteriosa, osteoartrosi ecc,).
Obesità: l’intervento
multidisciplinare
Dieta ipocalorica Interventi psico-comportamentali Terapia farmacologica Terapia chirurgicaEsercizio fisico specifico
11.14 Obesità: indicazioni operative
Da sottolineare un interessante studio fatto da un’università americana in cui veniva dimostrato che il consumo calorico sia nell’unità di tempo che come risposta metabolica nelle successive 24-48 ore dal termine della seduta di allenamento era maggiore con un programma combinato di esercizi aerobici e con sovraccarichi che non solamente aerobico.
lavoro aerobico a bassa intensità
lavoro in circuito alternando macchine cardio-fitness e isotoniche,
esercizi con piccoli sovraccarichi, alte ripetizioni, tempi di recupero tra gli esercizi 30-45”
esperienza personale: ho visto in una palestra un
allo specchio della sala attrezzi. E’ il metodo giusto per allontanare questa persona dall’attività fisica! L’ obeso è prima di tutto una persona che è entrata in un circolo vizioso del tipo sovrappeso-affaticamento-vita sedentaria. Se proponiamo esercizi monotoni a chi ha già scarsa motivazione sbagliamo completamente tipo di intervento. E’ invece da preferire un approccio meno pragmatico e più motivazionale. All’inizio preferisco lasciar libero il soggetto di scegliere l’attività per lui più piacevole, senza schemi fissi di intervento. Quindi propongo un programma che alterni i singoli esercizi; personalmente imposto un circuito cardio-fitness alternando le macchine ogni 10 minuti, e facendo seguire esercizi alle macchine isotoniche, tipo:
1. 10’ clyclette da seduto 2. 10’ runner (camminata) 3. 10’ top/rower
4. 10’ clyclette 5. 10’ rotex/glidex
6. 20 rip. Adductor machine 7. 20 rip. Abductor machine 8. 20 rip. Pressa
9. 20 rip. Pek dek 10. 20 rip. Lat machine 11. 20 rip. Shoulder press 12. circuito di addominali
13. 5’ clyclette da seduto (defaticamento) 14. stretching ed esercizi di scarico,
inoltre consiglio di integrare, magari a giorni alterni, con corsi in gruppo tenuto conto ovviamente delle capacità del soggetto stesso.
Cap. 12 La ginnastica nelle disabilità fisiche
Saranno trattati in questo capitolo alcuni argomenti oggetto dell’Afa sia di tipo a che di tipo b o AFAS così come indicato dalla Società della Salute della Regione Toscana sovrapponibili alle problematiche che ho incontrato in ambito scolastico: le algie del rachide, gli esiti stabilizzati da patologie neurologiche comprendenti anche le lesioni neurologiche quali la paralisi cerebrale infantile-PCI, le malattie neuromuscolari, le paralisi, le emiplegie, (l’obesità,che fa parte dell’afas, è stata inserita precedentemente). Saranno inoltre affrontati i disturbi dell’ area motoria (goffaggine, disturbi di lateralità e schema corporeo), con un accenno ai paramorfismi e dimorfismi.
12.1 Algie del rachide
Per algia vertebrale o rachialgia si intende una condizione di dolore localizzato alla colonna vertebrale, il cosiddetto “mal di schiena”.
Le cause possono essere la sedentarietà, una forma fisica scadente con un tono addominale insufficiente, il sovrappeso, lo stress,le posture scorrette, gli schemi motori errati e ripetuti nel tempo, lo sport senza esercizi specifici di compenso.
È la malattia più costosa nelle persone tra i 30 e i 60 anni (giornate lavorative perse, cure ecc.).
Per inquadrare al meglio tale problematica è opportuno soffermarsi un attimo su di un concetto della massima importanza:
l’equilibrio del bacino (fig.11). Questo è responsabile della
corretta postura della colonna vertebrale, e come si può vedere in figura è dato appunto dall’equilibrio dei muscoli anti e retroversori. Tutto si gioca su questo, e quindi va da sè che un potenziamento addominale, un allungamento degli ischio-crurali, uno sbloccaggio delle due articolazioni scapolo-omerale e
coxo-femorale (così da svincolare la cv) con esercizi di scarico e sospensione, siano imprenscindibili per risolvere il problema.
fig.11, immagine tratta da www.sportmedicina.com il 23/09/2010
12.2 Algie del rachide: indicazioni operative
esercizi di schema corporeo per automatizzare una corretta postura (presa di coscienza, autoallungamento in piedi e da seduti, insegnare come si sollevano o come si raccolgono oggetti da terra)
esercizi per stabilizzare e proteggere la cv con un potenziamento addominale con blocco osseo e muscolare (per evitare la lordotizzazione del tratto lombare della cv e l’intervento dell’ileopsoas)
esercizi per decomprimere i dischi intervertebrali (sospensioni alla spalliera, oscillazioni, uso del PAL-posizionatore antalgico lombare)
esercizi di compenso per riequilibrare la cv nelle attività lavorative o sportive che costringono a posizioni che alterano le curvature fisiologiche,
esercizi di allungamento (soprattutto IC) e mobilizzazione delle articolazioni scapolo-omerale e coxo-femorale
perdere peso
uso di un cuscino lombare se si guida l’auto per lungo tempo
uso di materasso con sotto rete a doghe di tipo largo o tavola traforata, cuscino bassso o senza cuscino
evitare di stare in piedi fermi a lungo, di assumere posizioni lordotizzanti (fig.12-13) per stirare i panni usare un piccolo gradino su cui appoggiare un piede
esercizi di potenziamento per gli arti inferiori e superiori nell’ottica della prevenzione traumi
applicazione protocollo approntato dall’Usl, vedasi allegato1
fig.12, posizione in ginocchio, notare l’importante anteversione del bacino con conseguente lordotizzazione del tratto lombare della cv (la posizione è già per conto suo lordotizzante, così come la posizione illustrata sotto)
fig.13, posizione in decubito prono, notare la iperlordotizzazione lombare della cv
Vorrei soffermarmi su due argomenti prima trattati: il potenziamento addominale e il PAL. Per quanto riguarda il potenziamento addominale è opportuno prestare la massima attenzione per evitare di peggiorare la sintomatologia del soggetto trattato. Spesso nelle palestre e nei campi sportivi si vedono cose obbrobriose: gente che solleva le gambe tese, che esegue il sit-up sempre con le gambe tese e tenute da un compagno, magari spingendo con le mani intrecciate dietro la nuca....
Detto questo faremo eseguire esercizi da una postura “di sicurezza” (fig.14): da decubito supino braccia lungo il corpo gambe flesse con i piedi posizionati sopra un rialzo consistente in modo da avere un angolo di 90° tra busto e coscia e sempre 90° tra coscia e gamba, far eseguire delle retrazioni addominali, delle soffiate con retrazione addominale nel momento della espirazione, delle estensioni delle gambe con eventuale divaricata e ritorno sul rialzo ecc.. Successivamente potremo far posizionare un solo arto sul rialzo e permettere il movimento intero per l’altra gamba. In presenza di soggetti allenati e con un buon tono addominale si
potranno far eseguire esercizi in sospensione-appoggio (e poi in sospensione) alla spalliera con flessione delle cosce sul busto con sincronizzazione della respirazione (mentre si flette si soffia). Il protocollo di lavoro potrà comprendere due-tre esercizi per 3-5 serie di 10-20- ripetizioni.
fig.14, posizione di partenza per il potenziamento dei muscoli addominali in soggetto con sindrome olivo-ponto-cerebellare in un quadro di miopatia degenerativa
Il PAL- posizionatore antalgico lombare (fig.15) è un attrezzo che dalla posizione descritta precedentemente attua una
trazione del bacino verso l’alto mettendo in scarico il segmento lombare della cv, in particolare l’azione si estrinseca a livello L5-S1. E’ stato visto che tra tutte le posizioni che il corpo può assumere quella in decubito supino con gli angoli di 90° tra busto e coscia e coscia gamba è la migliore per lo scarico dei dischi intervertebrali e la conseguente migliore idratazione (se sottoposto a pressione il
disco perde acqua). Se a questa posizione aggiungiamo una trazione, possiamo raggiungere valori pressori addirittura negativi e quindi per il fenomeno dell’osmosi viene richiamata maggiormente acqua all’interno del disco (un disco non convenientemente idratato alla lunga degenera). Questo attrezzo deve essere presente in una palestra professionalmente attrezzata. Il protocollo di lavoro potrà prevedere un tempo di utilizzo da 5 a 10 minuti preferibilmente alla fine della seduta di allenamento.
Esperienza personale: numerosi alunni anche praticanti sport così come tante persone di varia età affetti dal mal di schiena vengono in palestra, alcuni alla ricerca della “pillola magica” o convinti che in una o due sedute il problema si risolva. Occorre essere molto franchi e chiari nel prospettare un intervento multidisciplinare dove entrano in gioco diversi fattori che se non tenuti in debito conto fanno fallire il raggiungimento di risultati (es. la perdita di peso, le posture errate durante lo studio o il lavoro, oltre che una certa assiduità nell’eseguire il protocollo impostato). A questo riguardo voglio raccontare un episodio che mi capitò qualche anno fa con un mio amico che convinsi a venire in palestra per fare esercizi contro una lombalgia che lo attanagliava da sempre. La sera stessa, al termine di un programma molto cautelativo, il mio amico uscì peggio di come era entrato, e così le due volte successive. La situazione mi mise in crisi, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, ovviamente dando per scontato che il mio amico mi dicesse la verità. Alla fine capii che era una rara forma di ernia lombare anteriore la causa del mal di schiena, infatti sia con la sospensione che con il pal riferiva dolore e non una attenuazione del fastidio lombare, inoltre lo stesso continuava imperterrito a guidare l’auto per ore e ore. Questa esperienza mi ha insegnato che in primis è necessario farsi consegnare una corretta diagnosi medica redatta da uno specialista (se necessario inviare il soggetto da un fisioterapista prima di lavorare in palestra), inoltre chiarire bene tutti gli aspetti del nostro intervento e tutte le norme che devono essere seguite prima che ci siano addebitati eventuali insuccessi. In
ambito scolastico uso spesso il PAL con alunni che presentano mal di schiena (calciatori, pallavolisti..), specialmente in presenza di tetraparesi spastica dove la ridotta mobilità e la posizione forzata seduta costituiscono già di per se un fattore di rischio importante per tutte le patologie a carico della colonna vertebrale.
12.3 Esiti stabilizzati da patologie neurologiche
Si comprende in questo paragrafo l’ictus, l’emiparesi, la sclerosi multipla. In un’altra parte del testo tratto delle malattie neuromuscolari, ho però voluto inserire questo paragrafo in quanto il tema trattato è inserito nei programmi di AFA della Società della Salute così come riportato.
Ictus: dal latino “colpo”, l’ictus è una patologia riferita all’infarto cerebrale (stroke) o accidente cerebrovascolare, rientra nell’ambito delle sindromi vascolari acute.
Secondo la definizione dell’OMS l’ictus è l’improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit delle funzioni cerebrali di durata superiore alle 24 ore non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale.
Più frequente è l’ictus ischemico (occlusione di un vaso a causa di una trombosi o embolia) seguito dall’ictus emorragico (presenza di una emorragia intracerebrale non traumatica).
Ogni anno 196.000 casi (20% costituito da recidive), è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando il 10-12% di tutti i decessi per anno, rappresenta la principale causa di invalidità e la seconda causa di demenza, l’ incidenza aumenta con l’età (max 85 anni e oltre, il 75% soggetti di 65 anni).