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Analisi sperimentale degli effetti meccanici indotti da sollecitazioni termiche prodotte da scambiatori termici verticali (BHE) su materiali argillosi nella Provincia di Venezia.

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Academic year: 2021

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Il mio percorso di studi intrapreso finora mi ha portato ad appassionarmi alla geotermia di bassa entalpia e per questo ho deciso di affrontare questo interessante argomento nella tesi di laurea magistrale.

La geotermia si occupa di studiare, interpretare e sfruttare tutti i meccanismi che hanno un collegamento diretto o indiretto con il calore immagazzinato nel sottosuolo e

proveniente dal nucleo della terra.

Nasce dallʼesigenza di trovare unʼalternativa concreta alle fonti energetiche non

rinnovabili tradizionali quali gli idrocarburi tra cui figurano petrolio e derivati, carbone e gas naturale.

Le fonti rinnovabili hanno qualcosa in più rispetto a quelle tradizionali, ossia la caratteristica che consente la riproduzione nel tempo del loro livello energetico. Queste fonti vengono definite tali quando soddisfano i seguenti requisiti:

• Rinnovabilità in tempi brevi. I tempi di utilizzo e ricostruzione devono poter essere quantomeno confrontabili. A titolo di esempio cito la biomassa, inserita tra le fonti rinnovabili, ma che si rigenera ma in tempi molto più lunghi rispetto a quelli del suo consumo. Un albero può bruciare in unʼora ma occorrono decine dʼanni perché la massa sia ricostruita.

• Sono inesauribili, ossia hanno una componente di lunga durata.

• Sono ubiquitarie ovvero presenti ovunque nel pianeta

• Hanno un basso impatto ambientale, però purtroppo per quello che riguarda le attività antropiche lʼimpatto ambientale zero non esiste, quindi si va alla ricerca di quello che è il minimo utilizzo delle risorse naturali da parte dellʼuomo.

La commissione dellʼambiente e dello sviluppo dellʼONU ha definito come sviluppo sostenibile: “uno sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.

Ciò significa che è nostro compito preservare lʼambiente dal depauperamento affinché anche le generazioni future possano sfruttarlo per il loro sviluppo.

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Tra le ragioni per cui si ricorre alle risorse rinnovabili figurano quelle di:

• carattere ambientale: riduzione dellʼeffetto serra prodotto da sistemi a combustione e inquinamento dellʼaria

• diversificazione delle fonti energetiche: per non esaurire in breve tempo una singola risorsa, ma avere un range più ampio di fonti energetiche da poter sfruttare.

• riduzione del rischio di fluttuazione dei prezzi dei prodotti petroliferi il cui trend è in aumento.

• Ricaduta economica ed occupazionale.

Non bisogna inoltre dimenticare che oltre 180 paesi lʼ11 febbraio 1997 hanno firmato il Protocollo di Kyoto che prevede obbliga ad operare una riduzione delle emissioni di elementi d'inquinamento (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 8% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012. Il protocollo di Kyoto prevede il ricorso a meccanismi di mercato, i cosiddetti Meccanismi Flessibili tra cui il principale è il Meccanismo di

Sviluppo Pulito. L'obiettivo dei Meccanismi Flessibili è di ridurre le emissioni al costo minimo possibile; in altre parole, a massimizzare le riduzioni ottenibili a parità di investimento. (fonte Wikipedia).

Le risorse nazionali di cui disponiamo attualmente oltre a quella geotermica sono le idroelettriche, le fotovoltaiche e le eoliche, ma ognuna di queste ha delle problematiche dipendenti dalla fonte stessa.

Lʼidroelettrica è legata alla presenza di rilievi orografici e alla grossa disponibilità di acqua quindi necessità di abbondanti precipitazioni. Il fotovoltaico in moltissime zone è connesso alla presenza di incentivi statali dati i costi di installazione ancora troppo elevati, ed oltretutto è sfruttabile solo per la parte di giornata in cui sono presenti i raggi solari. Inoltre la nascita di campi fotovoltaici ruba spazio ai terreni coltivabili diminuendo la produzione di prodotti agricoli. Infine lʼeolico considerato la risorsa totalmente

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rinnovabile è legato alla presenza di venti costanti e che durino il più possibile. Non in tutto il territorio nazionale è possibile sfruttare questa tecnologia per motivi paesaggistici e architettonici.

Tra tutte le fonti rinnovabili la geotermia è quella che spicca, in quanto è un energia sempre disponibile 24 ore su 24, 365 giorni allʼanno.

Geotermia significa correlare la componente sottosuolo affidata al lavoro del geologo e la componente in superficie, quale impianto ed edificio, di competenza dellʼingegnere termotecnico. Tra le due parti quello che non può cambiare per ottenere il medesimo risultato finale è il sottosuolo che rimane invariato nel tempo mentre lʼedificio e gli scambiatori possono essere adeguati al fabbisogno di calore aumentandone lʼefficienza e la potenza.

Se sfruttato in maniera corretta e razionale il sottosuolo si può rigenerare in continuazione senza pregiudicarne lʼassetto termico e quindi il funzionamento dellʼimpianto in un futuro prossimo.

Premessa lʼimportanza della conoscenza stratigrafica del terreno lo scopo di questa tesi è quello di analizzare e capire come si comporta un terreno coesivo argilloso di Venezia soggetto ad una compressione monoassiale confinata dovuta al carico dellʼedificio soprastante dopo essere stato sottoposto a variazioni di temperatura controllata.

Verranno eseguiti esperimenti con lʼausilio di un prototipo di cella isolata e termostata al fine di poter stressare termicamente un campione di terreno racchiuso allʼinterno di un edometro e sottoposto ad un carico costante. Questo permetterà di riprodurre le caratteristiche dei primi metri del terreno di Venezia ove lo stress termico dovuto alle variazioni di temperatura cicliche di sonde geotermiche a circuito chiuso modifica la struttura interna di unʼargilla normalconsolidata (Chamberlain et al.1990).

Il problema nasce dal fatto di voler utilizzare la tecnologia delle pompe di calore geotermiche (che approfondiremo in seguito) in una città storica qual è Venezia. Obbligati da vincoli paesaggistici e urbanistici, che vietano lʼinstallazione di pompe di calore aria-aria con chiller allʼesterno delle abitazioni, i veneziani possono ricorrere allʼuso della geotermia quale fonte energetica alternativa alle quelle tradizionali a combustione.

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La quasi assenza di giardini e cortili però obbliga il cittadino o lʼente che vuole installare delle sonde a circuito chiuso a farlo sotto lʼedificio quindi a stretto contatto con le

fondazioni.

Quello che questa tesi di laurea vuole chiarire è lʼaspetto legato alle reazioni

meccaniche dei materiali sensibili dovute agli sbalzi termici ciclici causati dalle sonde geotermiche, che possono portare dei problemi di stabilità se non cʼè una distribuzione omogenea dei materiali del primo sottosuolo ove poggiano le fondazioni. I primi metri di suolo sono quasi interamente costituiti da materiali coesivi, in particolare argille

oloceniche molto suscettibili alle sollecitazioni termiche (Kim e Daniel 1992). Sabbie, ghiaie e altri materiali più grossolani non saranno oggetto di studio in quanto le loro proprietà fisiche, chimiche e meccaniche li rendono molto più stabili alle variazioni di temperatura pertanto non verranno trattati.

Finora a livello mondiale un esperimento così specifico non è ancora stato eseguito. Tutti gli autori di articoli scientifici si sono concentrati sulle reazioni delle argille nel passaggio dal congelamento (-20°C / -10°C / -5°C) alla temperatura ambiente di 20°C oppure nel caso opposto hanno analizzato un surriscaldamento dalla temperatura ambiente fino a 90°C. Il motivo lo si capisce dallo scopo delle analisi. In Canada come è noto durante la stagione invernale il termometro subisce un abbassamento di molti gradi al di sotto dello zero Celsius mentre nella stagione estiva ci sono temperature più miti. Si è visto che i terreni che prima dʼora non avevano mai subito cicli di gelo e

disgelo cedevano nel giro di un paio dʼanni sotto il peso di nuovi argini costruiti sopra di essi (Leroueil et al.1991) e inoltre i bordi delle autostrade di nuova costruzione lasciati senza manto stradale per pochi anni venivano danneggiati (Eingenbrod 1996). Un caso simile si è registrato in Svezia quando furono congelate rocce e terreno per

impermeabilizzare un tunnel in fase di costruzione. Nel momento in cui fu ripristinata la temperatura originale si verificarono problemi di stabilità e di deformazioni del terreno dovuti alla consolidazione delle argille (Johansson 2009). In lavori di ricerca è stato appurato che le proprietà fisiche come permeabilità e densità variano dopo aver subito questi cicli di gelo e disgelo (Qi et al. 2006). In precedenza a questo studio, Konrad (1989) notò che i terreni sciolti dopo questi fenomeni diventavano più compatti e quelli molto compatti espandevano. Venne quindi proposto un indice denominato eres che delimita e divide questi range di tipologie di terreno (Viklander 1998).

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resistenza al taglio e comportamento idraulico risentano di un innalzamento della

temperatura dellʼargilla fino a 90°C. Lʼanalisi fu compiuta per verificare il comportamento del rivestimento di una discarica di materiale radioattivo che coinvolge quindi processi fortemente esotermici.

Tutti questi studiosi non si sono però mai preoccupati di come potesse reagire la stessa argilla ad una sollecitazione completa passando dal congelamento al surriscaldamento ossia quello che succede, nel caso in esame, in un impianto geotermico mal

dimensionato.

Lo scopo è quindi fare una sorta di unione tra gli esperimenti di chi ha congelato le argille e chi le ha surriscaldate.

Dati e risultati sono di esclusiva proprietà dellʼUniversità di Padova e della Provincia di Venezia, ogni utilizzo deve essere preventivamente autorizzato dagli enti proprietari.

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