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Fake news e credibilità: il ruolo della fonte, del tono e della popolarità della notizia

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DI PISA

Dipartimento di Economia e Management

Corso di Laurea Specialistica in

MARKETING E RICERCHE DI MERCATO

Tesi di Laurea

Fake news e credibilità:

Il ruolo della fonte, del tono e della popolarità

della notizia

Relatore: Candidato:

Prof. Matteo Corciolani Annalisa Parducci

(2)

Sommario

1. Introduzione ... 1

2. Teoria ... 4

2.1 Dalla comunicazione broadcasting alla cultura partecipativa ... 4

2.2 La nascita delle fake news ... 6

2.2.1 Le dinamiche sociali del web ... 8

2.2.2 I motori della diffusione delle fake news ... 10

2.2.3 Come limitare la diffusione di informazioni false ... 16

2.3 La formazione dell’opinione e l’overload informativo ... 17

2.3.1 Il modello euristico sistemico ... 17

2.3.2 Ricerche recenti ... 20

2.4 Domande di ricerca ... 24

3. Metodo ... 28

3.1 Cenni teorici sul metodo sperimentale ... 28

3.1.1 Il disegno fattoriale ... 29

3.2 Procedura dell’esperimento ... 30

3.2.1 Pretest ... 31

3.2.2 La manipolazione delle variabili indipendenti: tono, popolarità e fonte ... 32

3.2.3 Manipulation check e Indice di credibilità ... 34

3.2.4 Quesiti finali ... 35

3.2.5 Il campione ... 37

4. Risultati ... 39

4.1 Manipulation check ... 39

4.2 Effetti principali ... 42

4.2.1 Effetti principali sulla variabile “indice di credibilità” ... 42

4.2.2 Effetti principali sulla variabile “disponibilità a condividere” ... 46

4.3 Effetti d’interazione ... 51

4.4 Analisi delle Covariate ... 53

4.4.1 Le analisi descrittive ... 53

4.4.2 Analisi della covarianza ... 59

4.5 Modello di regressione ... 64

(3)

4.5.2 Regressione logistica sulla variabile “disponibilità a condividere” ... 67

5. Conclusioni ... 69

5.1 Implicazioni teoriche ... 69

5.2 Implicazioni manageriali ... 71

5.3 Limiti e sviluppi futuri ... 72

Bibliografia ... 75

Sitografia ... 76

(4)

1

1. Introduzione

Dalla vittoria di Donald Trump, grazie alla confusione creata dalle bufale e dalla

disinformazione diffusasi sui social media, fino al referendum per la Brexit, verrebbe da

pensare che le fake news siano un problema che interessa solo il mondo della politica e i

media ufficiali. Casi concreti, però, dimostrano che la diffusione delle notizie false sul

web coinvolge anche altri attori sociali, come quelli economici. Starbucks, nel 2017, ha

dovuto reagire a un finto annuncio pubblicitario su Twitter, che reclamizzava la

distribuzione gratuita di frappuccini agli immigrati irregolari presenti negli Usa. Barilla, per diverso tempo, è stata al centro di una fake news secondo cui l’azienda sarebbe stata di proprietà americana. Un attacco all’identità e all’autenticità del marchio dunque. Per reagire, la società si è sentita in dovere di pubblicare una dichiarazione attraverso i propri canali, per specificare che “il periodo americano” è durato solo 8 anni, nel ’70.

Anche Bertolli, brand oleare del gruppo spagnolo Deoleo, è stato vittima di false notizie. Uno studio dell’Università di Davis, California, metteva in discussione le qualità

organolettiche degli oli italiani. Deoleo ha risposto con una ricerca che smonta lo studio

accademico e con 7 milioni di investimento in marketing. Infine, Mutti è stata protagonista

di una bufala secondo cui ci sarebbe stato un ritiro della passata di pomodoro per la

presenza di arsenico.

Considerando che il 68% degli utenti Facebook fruisce tutti i giorni o quasi di articoli sui

social network e che, con la stessa frequenza, il 32% condivide questi contenuti con i propri amici, il fenomeno è senz’altro rilevante (dati Doxa). Pertanto, l’obiettivo di questa tesi è indagare la capacità dei soggetti di riconoscere le notizie false a tema

(5)

2 salute/alimentazione e, soprattutto, misurare il peso delle variabili tono, fonte e popolarità,

al fine della valutazione della credibilità della notizia e della disponibilità a condividerla.

Recenti studi, peraltro, si sono dedicati a questo argomento. Nisha, nel 2015, ha studiato l’influenza della satira e della reputazione della fonte sulla credibilità dell’informazione, attraverso i generi di intrattenimento e scientifico. Morris ed altri (2012) hanno condotto due esperimenti, su Twitter, per misurare l’impatto di tre variabili -argomento del messaggio, nome utente e immagine del profilo - sulla percezione del messaggio e sulla credibilità dell’autore. Jin e Phua (2014) hanno dimostrato l’influenza del numero di followers Twitter sulla credibilità percepita della pagina o del contenuto pubblicato.

Questo lavoro si pone come ampliamento dello studio di Nisha, sia per il genere di notizia analizzata, sia per l’introduzione di una terza variabile, la popolarità. Per lo svolgimento della ricerca, in particolare, è stato utilizzato lo strumento dell’esperimento, che ha

consentito di manipolare le variabili fonte, tono, popolarità, ottenendo un disegno

fattoriale 2*2*2. Attraverso un questionario online sono state quindi raccolte 112 risposte,

prevalentemente di studenti universitari o neo-laureati.

Grazie ai software SPSS ed Excel, sono stati poi valutati gli effetti delle tre variabili manipolate, verificando l’influenza delle variabili tono e fonte sulla variabile risposta “indice di credibilità” e della sola variabile tono sulla “disponibilità a condividere” la notizia.

(6)

3 Nel Capitolo 2 verrà fatta una panoramica sul fenomeno delle fake news, dalla loro origine

fino alle iniziative per combatterle, passando per le dinamiche sociali del web e dai motori

della loro diffusione. A questo proposito, sarà brevemente discusso il ruolo

dell’analfabetismo funzionale, dell’ideologia alternativa e del narcisismo, approfondendo poi il tema del WOM con gli studi di Berger (2014).

In questa sezione si tratterà anche il problema dell’overload informativo e l’adozione da parte degli utenti di un modello euristico sistemico. Infine, saranno presentati studi recenti

riguardanti la valutazione della credibilità di un contenuto online e saranno formulate sei

ipotesi di ricerca.

Il Capitolo 3 sarà incentrato sul metodo di ricerca. Dopo aver fornito alcuni cenni teorici, sarò descritta nel dettaglio la procedura dell’esperimento, i risultati del pretest , le scelte compiute durante la manipolazione delle variabili e le caratteristiche del campione.

Nel Capitolo 4 verranno analizzati i dati raccolti e saranno valutati gli effetti principali, quelli d’interazione e l’influenza di alcune variabili covariate.

Infine, il Capitolo 5 proporrà un breve sintesi dei risultati ottenuti, alcuni consigli per

(7)

4

2. Teoria

2.1 Dalla comunicazione broadcasting alla cultura

partecipativa

Con lo sviluppo di internet e dei social media c’è stata una forte spinta alla condivisione dell’informazione, che ha portato a maggiori connessioni sociali, più opportunità di apprendimento e di intrattenimento. Tuttavia, oltre a questi benefici, ci sono state anche

alcune conseguenze negative, come il proliferare di informazioni poco veritiere.

In questo contesto infatti prevale la disintermediazione, in cui non ci sono filtri e ognuno

ha diritto di parola. È cambiato il paradigma: si è passati da un tipo di comunicazione broadcasting, in cui l’emittente si rivolgeva a un vasto pubblico (modello one to many) a una relazione many to many, in cui tutti sono posti allo stesso piano e hanno pari

credibilità. Lo spettatore, da passivo, diventa un utente-autore-fruitore (McCombs, 1972).

A questo proposito Jenkins (2006) parla di cultura partecipativa, in cui non esiste più una

netta separazione tra chi fabbrica informazioni e chi le consuma, ma gli utenti

interagiscono tra di loro.

Lo stesso Umberto Eco, nel 2015, durante la cerimonia per la sua laurea honoris causa in

Scienze della Comunicazione, ha affermato:

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio

(8)

5 rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità».

Crolla figura dell’esperto, del giornalista, perché tutti possono creare e condividere

informazioni. Senza filtri e senza controlli. La qualità dell’informazione ne risente. Ed è in questo contesto che si insinuano le fake news.

(9)

6

2.2 La nascita delle fake news

Dare una definizione univoca del fenomeno è impossibile e anche limitativo: basti pensare

che il First Draft (la prima coalizione di editori ed esperti nata per fornire ai giornalisti

strumenti in grado di vagliare la veridicità delle informazioni online) ha individuato 7

tipologie di notizie fake.

Tra queste c’è la satira o parodia, che di per sé non ha valore negativo e dovrebbe far ridere. Talvolta però, può essere manipolata per danneggiare un rivale politico.

Possono esserci contenuti fuorvianti -come informazioni travisate- o contenuti falsi –cioè

notizie completamente false- entrambi con lo scopo di nuocere a qualcuno.

Esistono poi i contenuti ingannevoli, ovvero false notizie -molto credibili- attribuite a

fonti vere e contenuti manipolati che hanno una base di verità.

Infine, il contesto ingannevole e il collegamento ingannevole, ovvero quando ci sono una

serie di elementi contestuali o immagini e link faziosi (First Draft).

Il fenomeno non riguarda solo i consumatori e coinvolge anche il mondo dei giornalisti. Paolo Attivissimo, in un intervento all’Internet Festival 2017 di Pisa, ha dichiarato che le notizie false esistono sia per omesso controllo che per pregiudizio. Le prime sono dovute

ad un lavoro superficiale da parte di alcuni giornalisti che pubblicano una notizia senza prima verificarne l’autenticità. Così facendo autenticano la fake news stessa. Le seconde invece fanno leva su alcune convinzioni e credenze dell’utente, che quindi non si prende la briga di esaminare l’informazione e assicurarsi che sia reale.

Un esempio è la foto diffusa a Novembre 2015 di un presunto attentatore di Parigi (vedi

Immagine 2.1), ottenuta tramite improbabili contatti di un giornalista de “il Fatto

Quotidiano”. Il problema è che il soggetto fotografato è in realtà un giornalista freelance,

(10)

7 Immagine 2.1–Selfie falso attentatore

Le testate giornalistiche che hanno diffuso l’immagine non si sono domandate come mai la presa elettrica fosse americana o canadese, nonostante l’attentato fosse accaduto in Francia. E neppure perché il presunto terrorista portasse un copricapo Sikh, tipico di una

religione monoteista indiana.

Sarebbe stato sufficiente utilizzare un software come TinEye (www.tineye.com) per verificare l’autenticità di quella foto, ma nessuno lo ha fatto prima della sua

(11)

8 2.2.1 Le dinamiche sociali del web

Il CSSLab (Laboratorio di Computational Social Science) dell’Istituto IMT Alti Studi

Lucca - dedito allo studio delle dinamiche del contagio sociale, della formazione delle

opinioni e della fruizione dei contenuti sui vari social network- nel 2014 ha concluso uno

studio per comprendere come contenuti diversi attraggano gli utenti e influenzino le loro

dinamiche psico-sociali (Quattrociocchi e Vicini, 2016).

Anzitutto, sono state definite due principali tipologie di utenti:

• Coloro che seguono pagine di informazione scientifica, come i quotidiani a tiratura nazionale e, in generale, tutte le informazioni mainstream;

• Quelli che invece leggono informazioni alternative, ovvero tutte le fonti che si dichiarano antagoniste al sistema.

Osservando il comportamento dei soggetti nell’ambiente online, è stato notato che i membri delle due comunità (scientifica e alternativa) tendono a creare relazioni e gruppi solidali con coloro che, all’interno della propria categoria, hanno gli stessi interessi (echo chamber): non interagiscono con chi non fa parte del loro gruppo e si focalizzano solo su un determinato tipo di contenuto. Inoltre, gli utenti più attivi sono quelli più convinti della

loro posizione.

Le preferenze degli utenti vengono raccolte attraverso cookie, algoritmi delle ricerche

personalizzate, feed su Facebook, adesioni a gruppi o pagine,ecc. In questo modo i

contenuti più amati appaiono più frequentemente, così che le echo chamber diventano

delle vere e proprie camere di risonanza di questi contenuti (Quattrociocchi e Vicini,

(12)

9 L’altro importante dato emerso dalla ricerca è che gli individui interagiscono con notizie poco credibili e difficilmente verificabili, purché siano in linea con le loro credenze

(confermation bias).

L’attenzione viene posta solo sui fatti, sulle osservazioni o sulle interpretazioni che sono aderenti alle convinzioni pregresse, rifiutando ogni posizione alternativa (Nickerson,

1998). Così facendo, viene messa in atto un’esposizione selettiva: le persone evitano o

ignorano le informazioni che non sono congruenti con i propri atteggiamenti (informazioni

ostili) e prediligono quelle congruenti (informazioni congeniali). In questo modo, si

elimina il confronto o anche solo la discussione con le voci contrarie alla propria.

Rapportandosi solo con persone con le stesse credenze, gli utenti tendono a radicalizzare

le loro posizioni: discutendo con persone che la pensano come loro, estremizzano le loro

posizioni iniziali (polarizzazione) (Sunstein, 2002).

Gli individui, inoltre, cercheranno di omologarsi agli altri, di conformarsi per sentirsi

accettati dal proprio gruppo di riferimento. La tendenza di alcuni soggetti ad appiattire la

propria identità per consenso, viene spiegata attraverso il processo di ignoranza

pluralistica e “l’effetto bystender”, cioè l’effetto spettatore (Latané e Darley, 1968).

Questi due psicologici sociali hanno scoperto che, in situazioni d’emergenza, talvolta le

persone che si trovano in un gruppo non intervengono perché si confrontano con l’inazione dei presenti: se nessuno prende l’iniziativa, tutti rimangono inermi.

Nell’incertezza, i singoli si fanno condizionare da comportamento altrui, preferendo la non-azione.

Il determinante di queste scelte è l’inclinazione a conformarsi all’opinione del gruppo, a scapito delle proprie credenze.

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10 2.2.2 I motori della diffusione delle fake news

Il narcisismo

Tra i fattori che hanno creato un terreno fertile alla diffusione della disinformazione si trova il narcisismo. Con questo termine si intende “un atteggiamento che tende a esaurire la personalità nella esclusiva considerazione ed esaltazione di sé stesso”, e questo, sul web, si manifesta in vari modi: dall’ego-surfing alla creazione di blog, fino alla

pubblicazione di foto e di ogni aspetto della vita privata sui social network come

Instagram e Facebook. Il narcisista deve compensare il proprio ego attraverso attenzioni e

like (Quattrociocchi e Vicini, 2016). E nessuno ne è immune. Chi più e chi meno, tutti

quando pubblicano un contenuto sperano di ricevere like o sono curiosi di vedere la

reazione che il post susciterà.

WOM: Di cosa le persone parlano e perché

A questo proposito, Jonah Berger ha compiuto numerosi studi sul tema del word of mouth

e ha individuato 5 motivi che inducono le persone a condividere informazioni (vedi

Grafico 5.1).

Secondo Berger (2014), il primo motivo per cui gli individui fanno passaparola è quello di

gestire le impressioni che gli altri hanno di loro. I soggetti tenderanno quindi ad auto- valorizzarsi, mostrandosi positivi ed evidenziando alcune loro peculiari caratteristiche, e a

segnalare la propria identità, ad esempio affrontando temi su cui hanno conoscenze

specifiche. Tutto ciò è in stretta connessione con quanto discusso prima a proposito della

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11 Con l’obiettivo di gestire le impressioni che gli altri hanno, le persone preferiscono parlare di cose divertenti e interessanti e divulgare informazioni utili, come i consigli. Inoltre, per

apparire migliori, i consumatori prediligono discutere di prodotti simbolici o unici (ad

esempio le edizioni limitate) e marchi premium.

Il secondo motivo per cui le persone condividono informazioni con gli altri, è per regolare

le proprie emozioni. I fattori esterni influiscono sullo stato emotivo di un soggetto e confidarsi può dar sollievo.

In questo senso, esprimere ciò che si prova può fornire conforto e consolazione, generando

supporto sociale. Ma può anche creare significato, aiutando le persone a capire meglio

cosa sentono e perché. In alcuni casi, descrivere i propri sentimenti può aiutare a

fronteggiare una certa situazione, anche vendicandosi. Infine, le persone parlano per

incoraggiare i ricordi e quindi condividono certe informazioni per rivivere esperienze

positive.

La causa più elementare per cui le persone parlano, è per acquisire informazioni. Talvolta

quando si è incerti su cosa comprare o su come affrontare un certo problema, si chiede

assistenza ad atri. La ricerca di un consiglio spinge a discutere di decisioni rischiose e

importanti o di temi in cui mancano informazioni affidabili.

La quarta causa per cui si fa WOM è per connettersi con gli altri. In particolare, lo si fa sia

per rafforzare le relazioni già instaurate (ad esempio parlando di cose in comune con una

certa persona), sia per ridurre la solitudine o la noia.

L’ultimo motivo che spinge a fare passaparola è persuadere gli altri. A discapito di quanto si potrebbe erroneamente pensare, ciò non avviene esclusivamente in un contesto di

(15)

12 vendita, ma anche in un ambiente familiare (ad esempio un coniuge che tenta di

persuadere l’altro ad un certo acquisto).

Grafico 2.1 –Le 5 cause del WOM per Berger

Berger (2014) esamina anche quali sono le caratteristiche che rendono un messaggio, una

notizia o un oggetto, così contagioso da far sì che le persone ne parlino (vedi Grafico 2.2).

Secondo il principio della valuta sociale, ad esempio, le persone amano condividere con

gli altri informazioni che fanno fare loro bella figura, sia per vanità, sia perché trovano

appagante rivelare informazioni personali. Questo spiega anche perché gran parte dei

(16)

13 Inoltre, se è facile pensare a qualcosa, è facile anche parlarne. Gli stimoli funzionano come

promemoria impercettibili in grado di suscitare idee. Berger menziona il caso della MARS

che, nel 1997, incrementò le vendite delle proprie barrette grazie alla missione della

NASA Pathfinder, con destinazione Marte (Mars, appunto).

Anche lasciare un residuo comportamentale, cioè una traccia, qualcosa in grado di

generare riprova sociale e di far riflettere su quell’idea, farà in modo che se ne parli. La

visibilità pubblica stimolerà la conversazione su quel pensiero o oggetto.

Grafico 2.2–I sei elementi della contagiosità

Tutto ciò che crea una reazione emotiva forte ed elevato eccitamento fisiologico, viene

condiviso. Berger, infatti, distingue tra emozioni con alto e basso tasso di eccitamento. Tra le prime rientrano la meraviglia, l’esaltazione, il divertimento; ma anche emozioni

(17)

14 sentimenti, condividerà più informazioni (l’eccitamento fisiologico è uno dei motivi dell’oversharing di informazioni).

La gente ama parlare di cose utili, che hanno un valore pratico. In questo modo si

rafforzano i legami sociali e si acquista anche valuta sociale.

Infine, anche la narrazione è importante. Le persone tendono a fidarsi più di un racconto di

un amico che di una pubblicità. Le storie catturano l’attenzione, sono persuasive e

contengono informazioni.

L’analfabetismo funzionale

Tra le cause che hanno contribuito alla diffusione della disinformazione, oltre al narcisismo, si ritrova anche l’analfabetismo funzionale. L’analfabeta funzionale, pur essendo in grado di leggere testi molto semplici, non riesce ad elaborarne e utilizzarne le

informazioni.

Nel 2015, secondo l'Unesco, gli analfabeti in Italia erano l’1% della popolazione. Tale percentuale si riduceva allo 0,1% considerando solo la fascia d’età dai 15 ai 24 anni.

L’indagine PIAAC1 mostra che, sebbene in Italia il tasso di alfabetizzazione sfiora il

100%, la percentuale di analfabeti funzionali è la più alta d’Europa. Il 42% degli italiani è

al di sotto della media europea.

In media l’italiano si colloca a un livello 2 (su una scala di 5 punti) della capacità di comprensione scritta. Il 27,7% però, si pone al livello più basso: non riesce ad orientarsi

tra i testi che trova online, né identificare le informazioni più importanti (Quattrociocchi e

1PIAAC è un Programma ideato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)

che coinvolge 24 Paesi al mondo, tra cui l’Italia. Lo scopo è conoscere, attraverso un questionario, le abilità fondamentali (numeracy e literacy) della popolazione adulta compresa tra i 16 e i 65 anni.

(18)

15 Vicini, 2016). Ciò significa che gran parte della popolazione non ha gli strumenti né le capacità per poter distinguere un’informazione veritiera, da una ingannevole o fuorviante.

Ideologia alternativa

Come ultimo elemento in grado di creare un terreno fertile alla diffusione delle fake news,

si potrebbe annoverare il pensiero complottista.

Le persone selezionano le informazioni che gli vengono fornite sulla base di esperienze e

conoscenze pregresse. Andando avanti, le nuove informazioni costituiscono la base per

acquisirne di nuove e via di seguito. Quindi una certa nozione viene appresa solo se è conforme alle credenze dell’individuo, in linea col principio del confermation bias (Quattrociocchi e Vicini, 2016).

Talvolta però gli individui tendono a semplificare certi eventi politici o fenomeni sociali:

incapaci di attribuire motivi casuali a certi fatti, elaborano narrazioni in grado di spiegarli,

ma difficilmente dimostrabili. Così facendo trovano un capro espiatorio responsabile di

aver fatto crollare alcune loro certezze.

Questi soggetti tendono quindi a non accettare la realtà dei fatti, bensì intessono fitte trame

di teorie alternative e complottiste, che possano spiegare la loro verità. Pertanto, tali

soggetti potrebbero essere più propensi ad accettare alcuni tipi di notizie fasulle, al solo

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16 2.2.3 Come limitare la diffusione di informazioni false

Con l’intento di arginare la diffusione della falsa informazione, sono nati gruppi di debunking, cioè siti creati per smontare le bufale attraverso la ricerca delle fonti di

informazioni (fact-checking). In Italia, tra i più famosi si ritrovano “Il disinformatico” di Paolo Attivissimo e le pagine “Butac.it” e “Bufale.net”.

Il problema è che non sempre gli utenti sono propensi a credere ai siti “anti-bufala”. Soprattutto quando l’informazione corretta è posta in maniera antagonista alla propria idea, le persone sono restie a rivedere la propria posizione. In questo processo, il

confermation bias -e le difficoltà a rivedere tutto il proprio sistema di credenze- gioca un

ruolo chiave.

Per contrastare il fenomeno è nata anche l’iniziativa “BastaBufale”, voluta dalla ex Presidente della Camera Boldrini in accordo con il MIUR. Il progetto coinvolge più di 4

milioni di studenti delle scuole secondarie di I e di II grado e si occupa di fornir loro un “Decaologo Anti-bufala”, cioè un insieme di regole per difendersi dalle false notizie che circolano in rete.

Sempre per contenere l’espandersi di false notizie, lo stesso Google, nella sezione

“News”, ha introdotto una particolare etichetta che distingue le informazioni verificate, da quelle che non lo sono.

Un’iniziativa interessante è partita da alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge che hanno sviluppato un videogame (www.fakenewsgame.org) contro le fake news. In questo

game, il giocatore simula le azioni di chi crea e diffonde notizie false. Lo scopo è quello di

far riflettere il protagonista su quali sono le strategie seguite da chi manipola l’informazione, così da renderlo più consapevole.

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17

2.3 La formazione dell’opinione e l’overload informativo

Come discusso all’inizio di questo capitolo, il web è la patria della disintermediazione, dove chiunque può dire la sua: non ci sono standard universali per la pubblicazione in rete

e le informazioni possono essere facilmente alterate, travisate e create dal nulla (Metzger e

Flanagin, 2013). Ma il vero problema è che la formazione dell’opinione pubblica è

mediata dai social, dai blog e da tutto quello che si trova in rete.

Già nel 1979, Shaw sosteneva che “la gente tende a includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dalle proprie conoscenze”.Questa influenza esercitata dai media sul pubblico, tramite le notizie pubblicate e alla loro

ripetizione, è chiamata Agenda Setting (Quattrociocchi e Vicini, 2016).

Tuttavia McCombs (1972) ridimensiona questa teoria, affermando che l’agenda può in qualche modo influenzare l’opinione pubblica solo se fa leva su notizie e principi significativi per il destinatario. In particolare, le persone hanno bisogno di orientarsi, di

trovare linee guida e punti di riferimento, soprattutto nel mare magnum del web.

2.3.1 Il modello euristico sistemico

Quando c'è un sovraccarico di informazioni, come in un ambiente online, i consumatori di

notizie devono attivarsi per capire quali informazioni sono più credibili e affidabili. Le

modalità con cui questa elaborazione avviene possono esser di due tipi: quella sistematica,

che richiede un grande sforzo cognitivo, e quella euristica che sfrutta delle informazioni

facilmente accessibili e attua scorciatoie mentali.

L’adozione di una o dell’altra modalità dipende dal livello di motivazione dell’individuo: quando è alta, si attua il processo sistemico; viceversa se è bassa.

(21)

18 Se il soggetto deve render conto a terzi, starà più attento e sarà più motivato. Allo stesso modo, se l’informazione ricercata lo riguarda da vicino, dispenderà più energie nel processo di ricerca (Natalin, 2016).

A questo proposito, uno studio recente incentrato sull’uso dell’euristica nei giudizi di

credibilità ha confermato che in ambienti ricchi di informazioni –come quello online- non

sempre si ha la capacità o il tempo per attuare un processo sistemico, e quindi si usano

euristiche. Così facendo, ci si focalizza solo su alcune caratteristiche, trovando un

compromesso tra sforzo cognitivo e risultati (Metzger et al., 2010).

Dalla ricerca è emerso che le euristiche più utilizzate sono cinque:

1) La familiarità con la fonte, ma anche solo il riconoscimento del nome di un sito web, accredita in qualche modo l’informazione, evitando un’analisi più

impegnativa. Le fonti familiari sono spesso giudicate più affidabili delle fonti non

familiari, indipendentemente dalle caratteristiche del messaggio o dal tema

affrontato (O'Keefe, 1990).

2) Le persone sono più inclini a credere a certe informazioni se anche gli altri lo

fanno. Talvolta tendono a fidarsi di certi siti e fonti solo perché vengono loro

consigliati, anche a discapito delle proprie conoscenze.

3) Un terzo modo per selezionare una certa notizia è controllare se la stessa

informazione è riportata da diverse fonti, come fosse un controllo di coerenza.

Pur sembrando un metodo più dispendioso rispetto agli altri due, è stato dimostrato

che le persone, in genere, guardano sempre pochi siti.

4) Le persone tendono a giudicare vere le informazioni che confermano le loro idee e

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19 dall’argomentazione della notizia reperita. Gli utenti di Internet selezionano i contenuti coerenti con le loro opinioni, ritenendole più affidabili.

5) Gli individui valutano poco credibile un sito o un articolo che non rispetta le loro

aspettative (ad esempio la presenza di errori grammaticali, una scarsa

progettazione del sito, un brutto layout).

Quindi, se le informazioni online sono in linea con le aspettative, vengono

giudicate credibili, o quantomeno viene concesso loro il beneficio del dubbio. Viceversa, vengono “scartate”.

La violazione delle aspettative fornisce un veloce selezionatore di notizie.

6) Infine, l’ultimo indicatore che permette di filtrare le notizie è il loro intento

persuasivo. Se le informazioni vengono percepite come di parte, vengono subito

giudicate come non credibili.

Quindi, quando le persone ricorrono all’elaborazione euristica, si affidano a informazioni

di contesto facilmente accessibili, a scorciatoie, come la fonte o le parole chiave, tramite

(23)

20 2.3.2 Ricerche recenti

In un ambiente online, stabilire la credibilità di un certo contenuto può essere

problematico perché ci sono diversi termini di valutazione che agiscono

contemporaneamente (Metzger e Flanagin, 2013). Ad esempio, la credibilità di Wikipedia

può essere misurata a livello di sito web (“Wikipedia è una fonte affidabile di

informazioni?”), di singolo contenuto (“questa voce è plausibile?”) o di autori specifici (“i contributi di questo autore sono validi?”). Questi obiettivi possono funzionare sia in contrasto, che combinati, complicando la valutazione.

Diversi studi (Austin & Dong, 1944, Gunther, 1988; Hovland and Weiss, 1951; Sternadori

& Thorson, 2009) hanno indagato sui fattori che rendono credibili le notizie in rete.

Tuttavia, sebbene esistano molti tipi di contenuti online (testo, video, immagini, audio,

ecc.), la letteratura si è concentrata principalmente sulle informazioni testuali.

Flanagin e Metzger (2011), hanno dimostrato che la fonte e il contenuto delle

informazioni interagiscono in modo complesso per influenzare i giudizi di credibilità degli

utenti.

Hilligoss e Rieh (2008), ad esempio, sostengono che il grado con cui una fonte viene

considerata primaria o ufficiale contribuisce per valutare la credibilità.

Knobloch-Westerwick (2005) hanno rilevato che le valutazioni o il numero di

visualizzazioni di un certo contenuto, aumentano la sua credibilità percepita. Anche la

presenza di link nel testo incrementa la credibilità delle notizie (Borah, 2014, Johnson e

(24)

21 Nisha (2015), nel suo studio, ha esaminato quanto la satira e la reputazione della fonte

incidano sulla credibilità percepita di notizie in un ambiente online. In particolare, misura

questa influenza attraverso due generi di notizia, di intrattenimento e scientifico. I risultati

indicano che le notizie ad alto contenuto satirico sono percepite come meno credibili,

rispetto a quelle a basso contenuto.

Nel genere dell'intrattenimento, le notizie ad alto contenuto di satira sono state percepite

come meno credibili rispetto a quelle con un basso livello; per le notizie scientifiche,

invece, il contenuto della satira non ha inciso sulla credibilità.

Rispetto al tema della notizia, i partecipanti hanno avvertito maggiormente il livello di

satira nelle notizie di intrattenimento piuttosto che in quelle scientifiche.

Inoltre, Nisha verifica che la fonte ha un effetto significativo sulla percezione della

credibilità: quando la notizia satirica proviene da fonti attendibili, è ritenuta più verosimile

rispetto a quando è diffusa da fonti con bassa reputazione.

Una notizia satirica di intrattenimento, viene percepita più credibile se pubblicata da una

fonte affidabile. Per quella scientifica, invece, la reputazione della fonte non ha influito

sulla credibilità.

In questo caso, la ricerca non mostra un’influenza significativa della fonte sulla credibilità rispetto all’argomento dell’informazione.

Considerato il crescente ruolo di Twitter come diffusore di notizie online, alcuni

ricercatori hanno studiato anche quali caratteristiche gli utenti reputano importanti per la

(25)

22 Morris ed altri (2012), ad esempio, hanno condotto due diversi esperimenti per misurare l’impatto di alcune variabili (argomento del messaggio, nome utente e immagine del profilo) sulla percezione del messaggio e sulla credibilità dell’autore.

Dai risultati è emerso che l’argomento del messaggio influenza la percezione della credibilità dei tweet, ma non dell’autore.

Il nome utente, invece, ha inciso sul giudizio del messaggio, ma si è mostrato ancora più

significativo sul giudizio di affidabilità dell’autore. A questo proposito, l’utilizzo di una

grammatica non standard ha ridotto la credibilità. Infine, l’immagine del profilo, pur

essendo stata indicata in sede di pretest, non ha avuto alcun impatto.

Sempre durante il pretest, alcuni partecipanti hanno dichiarato che un utente con un forte

sbilanciamento tra numero di followers e numero di following, viene giudicato come poco

affidabile. Gli intervistati hanno inoltre rivelato una diversa preoccupazione sulla

credibilità, a seconda del tema della notizia stessa.

Jin e Phua (2014), invece, hanno condotto un esperimento manipolando alcune variabili su

una pagina Twitter, durante il quale hanno dimostrato che il numero di followers influenza la credibilità percepita. In particolare, all’aumentare nel numero di seguaci, degli utenti giudicano più affidabile una certa pagina (nel caso specifico, si trattava di un profilo

fittizio di una celebrità).

Oltre ad indagare i fattori che agiscono sulla credibilità di un contenuto online, ci sono

esperti che hanno cercato di misurare quanto gli utenti del web fossero scaltri nel navigare

(26)

23 Alcuni ricercatori della Graduate School of Education di Stanford hanno studiato l’abilità

di valutare le informazioni online da parte degli studenti,dalla scuola media fino all’università, di 12 Stati americani.

Nell’indagine è stato chiesto di valutare le informazioni all’interno di tweet, commenti e articoli e sono state raccolte oltre 7800 risposte. I risultati sono stati sconvolgenti. Circa l’80% degli studenti delle scuole medie non distingue le pubblicità dagli articoli. Inoltre, la maggior parte degli studenti delle scuole superiori accetta le fotografie come gli

vengono presentate, senza chiedersi se davvero siano autentiche, e non riesce a distinguere

(27)

24

2.4 Domande di ricerca

Gli individui valutano le notizie sulla base di elaborazioni euristiche e ciò avviene perché

sono poco motivati a scansionare nel dettaglio le varie informazioni, adottando quindi

delle scorciatoie. Proprio perché, in un ambiente online, i soggetti processano le informazioni in modo euristico, analizzare l’effetto della satira sulla credibilità diventa importante.

In questo modo si può capire se gli utenti pongono attenzione al contenuto delle notizie,

allo stile con cui sono redatte, alle parole e, in generale, al tono. Se la notizia non è

percepita come satirica, allora può essere creduta come vera.

Questo lavoro si pone dunque l’obiettivo di misurare la capacità di un campione di studenti di valutare alcune notizie, sulla base di tre fattori manipolati. Per la scelta di

queste variabili si è fatto riferimento ai risultati dello studio di Nisha, integrandolo ed

ampliandolo in alcune parti. In particolare, prendendo spunto dai limiti della sua ricerca,

la presente tesi mira a estendere lo studio delle notizie al tema salute/alimentazione e introduce un’ulteriore variabile che potrebbe influenzare la credibilità: la popolarità (intesa come numero di condivisioni della notizia).

Pertanto in questo elaborato si cercherà di indagare la capacità dei soggetti di riconoscere

le notizie false a tema salute/alimentazione e, soprattutto, misurare il peso delle variabili

tono, fonte e popolarità, al fine della valutazione della credibilità della notizia e per la

propensione a condividerla.

A tal proposito, i fattori dell’esperimento saranno declinati in due modalità ciascuno. Rispetto alla variabile “tono”, la notizia avrà una versione ad alto contenuto satirico e una priva di satira. Per la “fonte” verranno presentati due siti di informazione, uno autorevole

(28)

25 e uno produttore di informazioni fake. Infine, la “popolarità” apparrà nelle varianti con

alta e bassa popolarità.

Sulla base della discussione di cui sopra, questa tesi si pone le seguenti domande:

RQ1: Qual è il differente impatto sulla credibilità della notizia pubblicata da una fonte autorevole (il Fatto Quotidiano) rispetto a una pubblicata da una fonte di fake

news (Fatto Quotidaino)?

RQ2: Qual è il differente impatto sulla credibilità della notizia dal tono serio rispetto a una dal tono ironico?

A tal fine, e alla luce della precedente ricerca di Nisha, si ipotizza che:

HR1: Le notizie pubblicate dalla fonte “Fatto Quotidaino” sono valutate meno credibili rispetto alle notizie pubblicate dalla fonte “il Fatto Quotidiano”.

HR2: Le notizie dal tono ironico sono valutate meno credibili delle notizie con tono serio.

In linea con il desiderio di voler ampliare le variabili utili alla valutazione della notizia, si

introduce una terza domanda di ricerca:

RQ3: Qual è il differente impatto sulla credibilità della alta e bassa popolarità della notizia?

A seguito dei risultati ottenuti da Jin e Phua in merito all’influenza del numero di followers sulla credibilità in un contesto Twitter, viene ipotizzato che:

(29)

26 HR3: Le notizie con bassa popolarità sono valutate meno credibili rispetto alle notizie con alta popolarità.

Il fenomeno delle fake news esiste ed è alimentato anche da una continua condivisione di “informazioni” da parte di alcuni utenti “creduloni” che non verificano i contenuti, ma li condividono in maniera superficiale, senza accertarsi della loro autenticità.

A questo proposito, per concludere la ricerca e completarla, si è cercato un eventuale nesso tra le notizie proposte nell’esperimento e la disponibilità a condividerle. In particolare, si è ricercata una possibile influenza del tono, della fonte e della popolarità

sulla propensione a pubblicare notizie.

Quindi, per concludere, questa ricerca si chiede:

RQ4: Qual è il differente impatto sulla condivisione della notizia pubblicata da una fonte autorevole (il Fatto Quotidiano) e da una pubblicata da una fonte di fake

news (Fatto Quotidaino)?

RQ5: Qual è il differente impatto sulla condivisone della notizia dal tono serio rispetto a una dal tono ironico?

RQ6: Qual è il differente impatto sulla condivisione della alta e bassa popolarità della notizia?

Pur non avendo studi a cui poter fare riferimento, si suppone che i fattori che influenzano

la credibilità della notizia, possano anche persuadere la sua condivisione.

(30)

27 HR4: Le notizie pubblicate dalla fonte “Fatto Quotidaino” sono meno

propense ad essere condivise rispetto alle notizie pubblicate dalla fonte “il Fatto Quotidiano”.

HR5: Le notizie dal tono ironico sono soggette ad essere meno condivise delle notizie con tono serio.

HR6: Il livello di popolarità della notizia (alta o bassa) influisce sulla condivisione della notizia.

(31)

28

3. Metodo

Lo strumento utilizzato per indagare la capacità di riconoscere una notizia falsa è

l’esperimento. L’esperimento, infatti, è il metodo di ricerca quantitativa che meglio di tutti

consente lo studio di un nesso causale, manipolando alcune variabili e controllandone altre

(ad es. negli esperimenti di laboratorio l’obiettivo è l’isolamento dell’ambiente sperimentale al fine di minimizzare l’azione di fattori esterni), (Corbetta, 2014).

3.1 Cenni teorici sul metodo sperimentale

I veri esperimenti si caratterizzano per due aspetti: la manipolazione della variabile

indipendente e la randomizzazione nell’assegnazione dei soggetti ai gruppi. In questo

modo si ottengono gruppi equivalenti che differiscono solo per piccole variazioni

accidentali (Pedon e Gnisci, 2016).

Esistono quattro opzioni procedurali da tener conto nel disegno di ricerca sperimentale:

1) La misura della variabile dipendente Y, che può essere svolta prima e dopo il

trattamento, o solo dopo il trattamento.

2) Le modalità con cui i gruppi vengono sottoposti al trattamento, e quindi un disegno tra

gruppi in cui ognuno viene sottoposto a un solo livello della variabile indipendente, e

un disegno entro i gruppi in cui ciascuno è assoggettato a tutte le condizioni del

trattamento.

Nel disegno di ricerca che presentato, ogni gruppo subisce un solo livello del

(32)

29 3) Il numero di variabili indipendenti, che può essere solo una o due e più.

Nell’esperimento che segue, sono utilizzate tre variabili indipendenti, per questo si parla di disegno fattoriale.

4) Infine il controllo delle variabili estranee, ottenuto, in questa ricerca, tramite

randomizzazione.

3.1.1 Il disegno fattoriale

Come già anticipato sopra, nella ricerca trattata in questo elaborato, si utilizza il disegno

fattoriale, che si caratterizza per:

• La presenza di due o più variabili indipendenti, chiamati fattori, ognuno dei quali è composto da due o più livelli;

• L’eventuale presenza di un effetto principale di ciascuna variabile indipendente su quella dipendente;

• L’eventuale presenza di un effetto d’interazione, che può essere sia intensificatore che inibitorio, tra due o più variabili indipendenti sulla variabile dipendente.

In questo particolare caso, si parla di disegno fattoriale completamente randomizzato, che

si distingue per: a) tre variabili indipendenti manipolate, con due livelli per ciascuna di

esse; b) ogni variabile indipendente è completamente incrociata con ogni altra variabile

indipendente, il che comporta che ogni livello di una variabile sia combinata con ogni altro livello di un’altra variabile; c) i soggetti sono assegnati in modo randomizzato a ciascun gruppo; d) ogni gruppo è sottoposto a una sola combinazione di variabili

(33)

30

3.2 Procedura dell’esperimento

L’esperimento si è svolto tramite questionario online.

Le variabili indipendenti manipolate in questa ricerca sono state tre - tono della notizia,

popolarità e fonte- ognuna delle quali ha due livelli. Si parla, quindi, di un disegno

fattoriale 2 (tono: serio vs ironico) *2 (popolarità: bassa vs alta) *2 (fonte: il Fatto

Quotidiano vs Fatto Quotidaino).

Per ciascun articolo sono state presentate 8 versioni, combinando e manipolando le tre

variabili citate sopra. Ogni soggetto, in particolare, ha risposto a due diverse notizie, in cui

sono state manipolate tali variabili. È stato scelto lo stesso tema, ovvero

salute/alimentazione, così da uniformare il più possibile le due notizie e tener sotto

controllo un’eventuale influenza di una variabile non considerata. Infatti, in questo studio, si è preferito concentrarsi sui tre fattori sopra menzionati, anche considerata la complessità

interpretativa di un disegno fattoriale con un alto numero di variabili.

Ogni gruppo di rispondenti è stato sottoposto, in maniera casuale, a un solo livello delle

variabili indipendenti manipolate. Dopodiché è stato chiesto loro di valutare il tono

dell’articolo, la fonte e la popolarità (manipulation check) e, successivamente, la veridicità della notizia osservata sulla base dell’Indice di credibilità di Meyer (Nisha 2015). In seguito, si è domandato ai soggetti se avessero già avuto modo di leggere l’informazione presentata e se fossero stati disposti a condividerla. Questa procedura è stata ripetuta per

entrambe le notizie.

Infine sono stati posti quesiti per una migliore comprensione dei dati raccolti dall’indagine.

(34)

31 3.2.1 Pretest

Per testare gli stimoli è stato condotto un pretest, realizzato tramite questionario online.

Sono state raccolte 72 risposte complete e 9 parziali. Tuttavia, poiché coloro che hanno svolto l’intero questionario hanno espresso il proprio giudizio su due notizie (“Dieta vegan” e “Rucola killer”), è stato deciso di considerare questi articoli come separati, ottenendo quindi 153 risposte totali.

La struttura di questa prima indagine ha seguito quella della ricerca sperimentale: ogni

soggetto è stato sottoposto a due diverse notizie in cui le variabili risultavano manipolate;

è stato chiesto loro di valutare il tono dell’articolo, la fonte e la popolarità. Infine, si è domandato ai soggetti se avessero già avuto modo di leggere l’informazione presentata e se fossero stati disposti a condividerla. Tale procedura è stata ripetuta per entrambe le

notizie.

Questa analisi preliminare, condotta in collaborazione con un’altra tesista, ha consentito di migliorare gli input delle variabili manipolate. In particolare, lo studio introduttivo ha

messo in mostra alcune carenze della manipolazione.

La fonte è risultata essere l’unica variabile la cui manipolazione è stata compresa dai partecipanti all’indagine. Infatti, per la variabile fonte, in media i soggetti hanno assegnato un punteggio più alto a “il Fatto Quotidiano” (M=3,94, SE= 0,20) rispetto a “Fatto

Quotidaino” (M=3,06, SE= 0,20). Questa differenza è significativa t(151) = -3,17, p=0,002.

Per le variabili tono e popolarità non è accaduto lo stesso. Entrambe hanno ottenuto valori

(35)

32 Infatti, per il tono, gli individui in media hanno attribuito un punteggio maggiore al tono

serio (M=4,16, SE=0,15) rispetto al tono ironico (M=3,98, SE=0,15). Ma questa

differenza non è significativa t(151) = -0,82, p=0,415.

Per la popolarità, i rispondenti hanno attribuito un punteggio maggiore alla popolarità alta

(M=4,10, SE=0,21) rispetto alla popolarità bassa (M=3,59, SE=0,21). Anche in questo

caso, la differenza non è significativa t(151) =-1,87, p=0,064.

Pertanto, visti i risultati del pretest, si è dovuto intervenire sulla definizione degli item e

sulla loro presentazione al fine di rendere più riconoscibili e distintivi gli stimoli.

Nei paragrafi successivi vengono illustrate in dettaglio le scelte che hanno condotto alla

versione finale del questionario della ricerca sperimentale.

3.2.2 La manipolazione delle variabili indipendenti: tono, popolarità e fonte

Fonte

Nella manipolazione della fonte sono stati utilizzati due livelli: fake e reale.

Rispettivamente, per la prima è stato scelto “il Fatto Quotidiano”, per la seconda “Fatto QuotiDAino”. Quest’ultima, infatti, è una delle principali testate satiriche, autrice di bufale online. La scelta di avere come fonte fake un sito con un nome molto simile a

quello del vero quotidiano, è stata intenzionale: lo scopo è stato quello di confondere il

rispondente, così che prestasse molta attenzione alla fonte stessa.

In questa ricerca sono state utilizzate solo due nomi di siti di informazioni, ma in un

(36)

33

Tono della notizia

La variabile “tono della notizia” è stata manipolata in modo da ottenere due livelli: satirico/ironico e serio/realistico.

Nel declinare il contenuto informativo in queste due versioni, si è enfatizzato l’assurdità nella notizia, il contenuto umoristico, la sintassi e la grammatica (Rubin et al 2016).

In particolare, a seguito dei risultati insufficienti della variabile tono nel pretest si è

insistito sulla trama dell’articolo, anche esaltando in grassetto alcune frasi più a effetto, sul lessico e sulla sua punteggiatura.

La scelta è ricaduta su due notizie borderline che potessero essere facilmente manipolate e

diversificate nelle varianti desiderate.

Popolarità

La manipolazione della popolarità è avvenuta agendo sul numero di condivisioni

Facebook della notizia e quindi creandone due versioni: poco popolare e molto popolare. In particolare, i numeri scelti nell’esperimento derivano dall’osservazione dei dati riportati dal sito Humanhighway.it, ovvero:

• 1.186 è il numero di condivisioni medie per ogni articolo de “il Fatto Quotidiano”; • 420 è il numero di condivisioni medie per articoli a tema “salute”.

A seguito di un attento processo ragionato, è stato fissato il valore di 190 condivisioni per

la versione poco popolare e 17,6 mila – il numero di condivisioni della notizia originale

sulla dieta vegana- per la versione molto popolare.

I valori definiti in questa fase sono poi stati applicati ad entrambe le notizie, in modo da

(37)

34 Tuttavia, come discusso nel paragrafo 3.2.1, la manipolazione della popolarità non è stata

compresa nel pretest. Poiché, come descritto in dettaglio sopra, i valori del numero di

condivisioni sono il risultato di una ricerca e non numeri casuali, è stato deciso di intervenire sulla variabile popolarità, rendendo più visibile l’icona del social network nell’immagine dell’articolo.

3.2.3 Manipulation check e Indice di credibilità

Dopo la visualizzazione delle immagini, sono state presentate alcune domande sulla fonte,

sul tono della notizia e sulla popolarità per verificare se la manipolazione sperimentale

fosse effettivamente rappresentativa del costrutto ipotizzato (manipulation check). L’inserimento di questa sezione ha l’intento di ridurre eventuali minacce alla validità di costrutto2.

Per la fonte e il tono sono stati proposti tre item ciascuno, valutabili su una scala Likert a 7

punti. In entrambi i casi si sono indicate due affermazioni favorevoli e una sfavorevole,

così da evitare una tendenza stereotipata. La popolarità, invece, è stata valutata con una

scala di differenziale semantico3.

2 La validità di costrutto si riferisce alla corrispondenza tra il piano della ricerca e la teoria di riferimento. Una ricerca è valida se si possono ragionevolmente escludere spiegazioni alternative dei dati rispetto alla teoria di riferimento.

3Questa scelta deriva dalle analisi del pretest, nei quali la manipolazione della variabile popolarità non era

stata compresa adeguatamente. Per questa ragione, si è ritenuto plausibile che gli item della scala Likert del pretest non fossero idonei a valutare questo costrutto e si è preferito passare a un differenziale semantico.

(38)

35 Nella definizione della scala per l’indice di credibilità sono stati considerati i seguenti item dell’indice di Meyer:

o Precisione, cioè la correttezza dell’ortografia, delle date, dei luoghi e ad altri dettagli;

o Imparzialità, vale a dire il modo in cui le informazioni vengono presentate in modo

equilibrato;

o Affidabilità, ossia l’affidabilità e la veridicità delle informazioni; o Realismo, ovvero il grado con cui le notizie presentano eventi reali;

o Correttezza, cioè l’apertura mentale e la neutralità del giornale; o Credibilità, o meglio la probabilità con cui la si ritiene vera.

Il rispondente doveva esprimere il proprio grado di accordo o disaccordo agli item su una

scala Likert a 7 punti.

3.2.4 Quesiti finali

In questa parte finale sono state presentate le variabili utili a una migliore comprensione dei dati dell’indagine, come le fonti più utilizzate dai rispondenti per informarsi,

l’attenzione che i soggetti pongono alla fonte, al tono della notizia e alla sua popolarità, l’analfabetismo funzionale ed altre variabili generiche. Tra queste, l’analfabetismo funzionale è emerso essere uno degli aspetti più importanti che influenzano la capacità di

riconoscere o meno una fake news (Quattrociocchi e Vicini, 2016). Ma vediamole in

(39)

36

Fonti di informazioni predilette dal rispondente

Per meglio comprendere il pensiero del soggetto e una sua eventuale affinità con certe teorie complottiste e/o alternative, è stata stilata una lista di siti web d’informazione, in cui l’individuo doveva indicare le fonti preferite per informarsi.

L’elenco è stato assemblato con la classifica dei primi dieci siti di informazione in Italia (Huffington Post), la raccolta delle false testate giornalistiche satiriche (Bufale.net) e l’aggiunta di altri importanti nomi di testate giornalistiche.

Attenzione posta a fonte, tono della notizia e popolarità

È stato chiesto ai rispondenti di indicare su una scala Likert a 7 punti, l’attenzione che dedicano alla fonte, al tono e alla popolarità quando leggono una notizia.

Analfabetismo funzionale

Con il termine analfabetismo funzionale non si intende l’inabilità di leggere e scrivere, definito come analfabetismo strutturale, bensì “l’incapacità di una persona di impegnarsi in tutte quelle attività in cui l’alfabetizzazione è richiesta per un funzionamento efficace del suo gruppo e della sua comunità e per il suo sviluppo e quello della sua stessa comunità” (definizione Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

Il rapporto tra analfabetismo funzionale e social network è molto stretto. Talvolta gli

analfabeti funzionali non sono in grado di comprendere informazioni, post e articoli

(40)

37 Data l’impossibilità di misurare direttamente, per ciascun rispondente, il livello delle competenze di base (competenze alfabetiche, literacy e competenze matematiche,

numeracy) sono state utilizzate variabili di proxy:

o Livello di istruzione più alto conseguito dal rispondente;

o Background familiare di provenienza, capace di influenzare fortemente le competenze

espresse dagli adulti (Ocse, 2015). Per cercare di quantificare questo aspetto è stato

chiesto ai soggetti di indicare il titolo di studio più elevato ottenuto da ciascun genitore

e il numero di libri presenti nella casa dove erano cresciuti.

Altre variabili come l’essere o meno immigrati in un Paese e la partecipazione ad attività formative ed educative (indagine PIAAC) non sono state considerate nel seguente studio

in quanto non pertinenti al campione stabilito.

Variabili generiche

Infine, sono state considerate le variabili sesso, età e occupazione.

3.2.5 Il campione

Il questionario è stato diffuso attraverso social network ed è stato rivolto a studenti

universitari o neolaureati. Si tratta di un campione di convenienza, individuato tenendo

conto che questa tipologia di rispondente trascorre molto tempo sui social network4 e

naviga a lungo su internet. Queste ragioni fanno supporre una maggiore esposizione al

fenomeno delle fake news.

4 Ad esempio, i dati sugli utenti Facebook in Italia del 2016 rivelano che il 28% degli utilizzatori appartiene

(41)

38 Sono state raccolte 112 risposte, di cui 103 complete e 9 parziali. Tuttavia, poiché ogni soggetto ha espresso il proprio giudizio su due notizie (“Dieta vegan” e “Rucola killer”), è stato deciso di considerare questi articoli come separati, ottenendo quindi 206 risposte

totali.

I partecipanti sono stati per lo più donne, 122, e solo 66 uomini.

L’età media è stata 25 anni, in un range che spazia dai 12 ai 53 anni. In particolare, guardando il “Grafico 3.1” è possibile osservare una cospicua partecipazione di soggetti nella fascia d’età che va dai 22 ai 32 anni, in linea con la definizione del target di studenti universitari o neolaureati.

Grafico 3.1 –Frequenze relative per classe d’età

12≤ x< 22 22 ≤ x< 32 32 ≤ x< 42 42≤ x< 52 52≤ x frequenze relative 0.09 0.87 0.02 0.01 0.01 0.00 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00

(42)

39

4. Risultati

L’analisi dei dati raccolti attraverso l’indagine è stata effettuata con i software PSPP ed

Excel.

Anzitutto si è voluto appurare la comprensione, da parte dei rispondenti, della

manipolazione delle tre variabili (fonte, tono e popolarità).

Dopodiché sono stati valutati gli effetti principali, quelli d’interazione ed è stata svolta un’analisi delle covariate.

Infine è stato proposto un modello di regressione.

4.1 Manipulation check

Dopo aver posto tutti gli item nella stessa direzione, sono stati calcolati i valori medi di

ogni costrutto ed è stato eseguito un test di Levene.

Il Levene’s test è simile a un t-test, in quanto verifica l’ipotesi che le varianze nei gruppi siano uguali (cioè la differenza tra le varianze è zero). Infatti:

H0: la varianza tra i gruppi è omogenea.

H1: la varianze nei gruppi non sono uguali (non omogeneità).

Se il test di Levene è significativo (p ≤ 0,05), si respinge l’ipotesi nulla in quanto le varianze sono significativamente differenti (l’ipotesi di omogeneità è stata violata).

(43)

40 Viceversa, se il test di Levene è non significativo (p>0,05), si accetta l’ipotesi nulla e le

varianze sono approssimativamente uguali.

In questa prima analisi è emerso che, per le variabili fonte e tono, il test di Levene non è significativo, pertanto si accetta l’ipotesi nulla di omogeneità delle varianze.

Tuttavia per la variabile popolarità, il test è significativo (p=0,032) e quindi si rifiuta H0 e

si accoglie l’ipotesi alternativa H1 di non omogeneità delle varianze.

Inoltre, dai risultati, è apparso che l’alterazione di tono, fonte e popolarità è stata capita dagli individui. Ma vediamolo più in dettaglio.

Manipulation check Fonte

Gli item impiegati per definire la fonte (inattendibile, affidabile e autorevole) sono stati

posti tutti in direzione positiva. Pertanto un punteggio più alto indica una maggiore fiducia

e credibilità della fonte; viceversa per un punteggio più basso.

In media, i partecipanti hanno assegnato un punteggio più alto a “il Fatto Quotidiano”

(M=3,49, SE= 0,16) rispetto a “Fatto Quotidaino” (M=2,48, SE= 0,15).

Questa differenza è significativa t(204) = 4,61 , p=0,000 .

Per questo motivo, è possibile concludere dicendo che la manipolazione della variabile indipendente “fonte” è stata compresa dai rispondenti.

(44)

41

Manipulation check Tono

Seguendo lo stesso ragionamento di prima, gli item (satirico, noioso e scientifico)

utilizzati per definire la variabile tono sono stati posti nella medesima direzione positiva.

Anche qui, un punteggio più alto denota un tono serio; viceversa per un punteggio basso.

In media, i soggetti hanno attribuito un punteggio maggiore al tono serio (M=4,17,

SE=0,13) rispetto al tono ironico (M=3,24, SE=0,12).

Questa differenza è significativa t(204)= 5,37, p=0,000, quindi la manipolazione della variabile indipendente “tono” è stata compresa dai rispondenti.

Manipulation check popolarità

In media, i soggetti hanno attribuito un punteggio maggiore alla popolarità alta (M=4,79,

SE=0,17) rispetto alla popolarità bassa (M=3,84, SE=0,17).

Questa differenza è significativa t(204)= 3,88, p=0,000.

Così come le due precedenti, persino la manipolazione della variabile indipendente “popolarità” è stata compresa dai rispondenti.

Se si ripetono i t-test, tenendo conto di un’antecedente conoscenza della notizia da parte di

alcuni soggetti, si può notare che per tutte e tre le variabili (fonte, tono e popolarità) la differenza tra le medie non è più significativa per coloro che hanno già letto l’articolo. Quindi, in questo caso, la manipolazione non ha effetto.

(45)

42

4.2 Effetti principali

Gli effetti principali delle variabili tono, fonte e popolarità sono stati valutati su le due

variabili dipendenti: indice di credibilità e disponibilità a condividere.

Per il primo, è stata determinata una media degli item (precisa, imparziale, affidabile,

realistica, corretta, credibile) e successivamente si è calcolato un t-test.

Per la seconda, invece, trattandosi di una variabile nominale, sono state elaborate tabelle

di contingenza. Con il test del chi-quadrato di Pearson e confrontando le frequenze è stata

stabilita la presenza di una possibile associazione tra le variabili.

4.2.1 Effetti principali sulla variabile “indice di credibilità”

Per ciascuna delle tre variabili qui analizzate –fonte, tono, popolarità- il test di Levene non è risultato significativo, quindi si accetta l’ipotesi nulla di omogeneità delle varianze.

Effetto principale della fonte sull’indice di credibilità

In media, i partecipanti hanno sperimentato una maggiore credibilità per la notizia pubblicata dalla fonte “il Fatto Quotidiano” (M=3,22, SE= 0,14) rispetto a quella condivisa da “Fatto Quotidaino” (M=2,61, SE= 0,15). Questa differenza è significativa t(200) = 2,99, p=0,003.

La fonte produce effetti sulla credibilità delle notizie, pertanto si può sostenere che la

prima ipotesi di ricerca è stata verificata.

HR1: Le notizie pubblicate dalla fonte “Fatto Quotidaino” sono valutate meno credibili rispetto alle notizie pubblicate dalla fonte “il Fatto Quotidiano”.

(46)

43

Effetto principale del tono sull’indice di credibilità

In media, i soggetti hanno ritenuto più credibile una notizia scritta con tono serio (M=3,44,

SE= 0,14) rispetto a una con tono ironico (M=2,36, SE= 0,14). Questa differenza è

significativa t(200) = 5,60, p=0,000.

Il tono provoca effetti sulla credibilità delle notizie, quindi si può sostenere che anche la

seconda ipotesi di ricerca è verificata.

HR2: Le notizie dal tono ironico sono valutate meno credibili delle notizie con tono serio.

Effetto principale della popolarità sull’indice di credibilità

In media, i rispondenti hanno ritenuto più credibile una notizia condivisa da molte persone

(M=2,93, SE= 0,14) rispetto a una con poche condivisioni (M=2,90, SE= 0,15). Tuttavia,

questa differenza non è significativa t(200) = 0,17 , p=0,863.

La popolarità non provoca effetti sulla credibilità delle notizie e quindi la terza ipotesi di

(47)

44 Dal “Grafico 4.1 – Effetti su credibilità” è possibile osservare quanto appena detto,

ovvero: una significativa differenza della credibilità media in relazione alle variabili fonte

e tono, e una popolarità che invece non apporta alcun effetto.

Grafico 4.1 - Effetti su credibilità

L’influenza della notizia

I rispondenti hanno ritenuto più credibile la seconda notizia sulla “Rucola Killer”,

assegnandole un punteggio medio di 3,25, mentre il primo articolo sulla “Dieta Vegan” ha ottenuto una credibilità media di 2,61. Nel “Grafico 4.2 – Credibilità della news” vengono mostrate le valutazioni medie di ogni notizia.

Dalla rappresentazione si nota che la notizia sulla “Rucola Killer” viene giudicata più

credibile, quindi, nonostante sia stato scelto lo stesso tema (salute/alimentazione) per

3.20 2.62 3.46 2.34 2.90 2.93 il Fatto Quotidiano Fatto Quotidaino

Serio Ironico bassa alta

Fonte Tono Popolarità

(48)

45 uniformare il più possibile le due notizie, sembra che in qualche modo lo specifico

argomento trattato abbia influenzato il giudizio di credibilità della notizia.

Grafico 4.2 - Credibilità della news

0.00 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50 3.00 3.50

Dieta Vegan Rucola Killer

Credibilità della news

Dieta Vegan Rucola Killer

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46 4.2.2 Effetti principali sulla variabile “disponibilità a condividere”

Nella fase iniziale dell’analisi, sono state accorpate le risposte “Sì” e “Forse” alla domanda “Condivideresti la notizia?”, così da ottenere due sole opzioni di risposta.

Effetto principale della fonte sulla disponibilità a condividere

I dati mostrano che quando la fonte è “il Fatto Quotidiano”, circa il 13% condividerebbe la notizia e l’87% no. Allo stesso modo, quando la fonte è “Fatto Quotidaino”, il 14%

condividerebbe la notizia, ma 86% non lo farebbe.

Con il test chi-quadrato di Pearson è stata esaminata la presenza di un’eventuale

associazione tra le variabili condivisione e fonte.

In questo caso, il valore della statistica chi-quadrato è 0,07 e non è significativo (>0,05).

Ciò indica che le due variabili sono indipendenti e che il tipo di fonte non ha avuto un

effetto significativo sulla condivisione, per questo la quarta ipotesi di ricerca non può

essere verificata.

Effetto principale del tono sulla disponibilità a condividere

Quando il tono della notizia è serio, circa il 19% dei rispondenti condividerebbe la notizia, mentre l’81% non lo farebbe. In presenza di un tono ironico solo il 7% condividerebbe l’informazione, ma il 93% no.

Il valore del chi-quadrato di Pearson è 6,37 e il valore è significativo (p=0,012). Ciò indica un’associazione tra le variabili “condivisione” e “tono”.

(50)

47 Cramer che, in questo caso, è 0,18. Considerando che questa statistica varia tra 0 e 1,è

possibile sostenere che l’associazione è debole.

Tutto ciò indica che le due variabili sono dipendenti e che il tono produce un effetto sulla

condivisione, anche se debole. Di conseguenza, la quinta ipotesi di ricerca è verificata.

HR5: Le notizie dal tono ironico sono soggette ad essere meno condivise delle notizie con tono serio.

Effetto principale della popolarità sulla disponibilità a condividere

I dati mostrano che quando la popolarità è alta, circa l’11% condividerebbe la notizia, ma l’89% no. In caso di popolarità bassa, la percentuale di coloro che condividerebbero la notizia salirebbe al 15%, mentre l’85% non lo farebbe.

Il chi-quadrato di Pearson è 0,58 e il valore non è significativo (>0,05).

Tutto ciò indica che le due variabili sono indipendenti e che la popolarità non ha avuto un effetto significativo sulla condivisione. Così come per la fonte, l’ipotesi di ricerca non può essere verificata.

Riassumendo, è possibile affermare che solo il tono condiziona la condivisione di una

(51)

48 In linea di massima, dal “Grafico 4.3 – Disponibilità a condividere” si nota che, a

prescindere da come è stata manipolata la variabile, i partecipanti all’indagine si definiscono restii a condividere la notizia che è stata presentata loro.

Va però ricordato che, come analizzato nei paragrafi precedenti, la variabile tono è

significativa e influisce sulla propensione a condividere una notizia.

Grafico 4.3 - Disponibilità a condividere

L’influenza della notizia

Osservando il “Grafico 4.4 – Condivisione della news” sulla propensione alla

condivisione in relazione alla news presentata, si nota che la notizia sulla Rucola Killer

sarebbe più condivisa. Ciò potrebbe trovare spiegazione nel fatto che la stessa è stata

valutata come più credibile (paragrafo 4.2.1).

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 il Fatto Quotidiano Fatto Quotidaino

Serio Ironico bassa alta

Fonte Tono Popolarità

Disponibilità a condividere la notizia

(52)

49 Grafico 4.4 - Condivisione della news

Grafico 4.5–Schema riassuntivo effetti principali

0 20 40 60 80 100 120

Condivisione sì/forse Condivisione no

Condivisioni per ciascuna notizia

Dieta Vegan Rucola Killer

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