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Guarda Danese Cataneo, «felicissimo spirito» nelle carte tassiane. L’Amor di Marfisa e la Gerusalemme liberata

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De b r e c e n

(3)

rivista ufficiale del D ipartim ento di Italianistica d ell’U niversità di D ebrecen officiai journ al of thè Italian Studies D epartm ent of thè U niversity of D ebrecen

Direttori:

Làszló Pete, Paolo Orrù

C om itato redazionale / E ditorial Board:

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Com itato scientifico / Committee:

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A ntonio Sciacovelli (Turun yliopisto) M aurizio Trifone (U niversità degli Studi di Cagliari)

Ineke V edder (U niversiteit van A m sterdam ) Franco Zangrilli (The C ity U niversity of N ew York)

Italianistica Debreceniensis is a peer-review ed journal. It appears yearly and publishes articles and reviews in Italian and English. A rticles subm itted for publication in thè journal should be sent by e-m ail attachm ent (as a Word document) to one of thè Editors: Paolo Orrù

(paolo.orru@ arts.unideb.hu), Làszló Pete (pete.laszlo@ arts.unideb.hu).

Italianistica Debreceniensis si avvale della valutazione peer-review. Ha cadenza annuale e pubblica articoli in Italiano e Inglese. Le proposte di contributo per la pubblicazione possono essere inviate

per e-mail (in un file Word) a uno dei due direttori: Paolo Orrù (paolo.orru@ arts.unideb.hu), Làszló Pete (pete.laszlo@ arts.unideb.hu).

Books for review should be sent at thè following address / I libri da recensire possono essere spediti a ll’indirizzo: D ebreceni Egyetem, Olasz Tanszék, 4002 Debrecen, Pf. 400.

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Indice

A rticoli - A rticles

T a n c r e d i A r t i c o : D anese C ataneo, «felicissim o spirito» nelle carte tassiane. 1,’ Am or di M arfisa e la G erusalem m e lib e ra ta ...8

A d e l e B a r d a z z i : «O ccasioni» e «m om ents of being»: il m odernism o

di M o n ta le ...21

J u l i a D a b a s i : Il legam e tra lo spazio e l ’individuo in P etrarca e L e o p a rd i 38

E l i s a D e l l a M e a : M arano: una fortezza contesa. La crisi dei rapporti politico­ diplom atici tra le principali potenze europee a seguito del colpo di m ano su M ara­ no del 1542 ... 46

M a r c o G ia n i: «Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giova­ nili di Paolo P aruta (m età X V I s e c .) ... 60

E l e o n o r a M a m u s a : The exaltation of Italian national identity in M atteo R en zi’s d isc o u rse ... 74

N o é m i Ó t o t t : «Siete voi qui, ser B runetto?». I volti di B runetto Latini: rappresen­ tazione e au to rap p resen tazio n e... 96

D ie g o S t e f a n e l l i : A ppunti sulla stilistica (italiana) di Làszló G à ld i...108

F r a n c o Z a n g r i l l i : M ax Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo

rinascim e n ta le ...122

R ecen sioni - B ook review s

D a g m a r R e i c h a r d t e C a r m e l a D ’A n g e l o , M oda made in Italy. Il linguaggio della moda e del costum e italiano, Firenze, Franco Cesati, 2016 (Luigi S a itta ) 132

F r a n c o Z a n g r i l l i , Il piacere di raccontare. P avese dentro il fantastico p o stm o der­ no, P alerm o, D ario Flaccovio Editore, 2017 (Biagio C o c o ) ...137

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Danese Cataneo, «felicissimo spirito»

nelle carte tassiane. UAmor di Marfisa

e la Gerusalemme liberata

d i Ta n c r e d i Ar t ic o

A bstract: Published in 1562, Danese Cataneo’s epic-chivalric poem Amor di Marfisa had a wide but undervalued influence in Torquato Tasso’s masterpiece, Gerusalemme liberata. In this short essay ITI provide thè necessary evidence to demonstrate thè existence of a deep connection between those two poems, and establish how it is organized. In parti- cular, Cataneo’s literary legacy, which is underlined by a long list of quote, is strongly perceptible for what concerns thè expression of feelings and thoughts. Amor di Marfisa, in this regard, gives to thè young Tasso an unusual example of epic poem interested in characters’ psychology: aspects such as thè self-analysis and thè fragmentation of thè ego are underrated in Ariosto’s Orlando furioso and all thè other Italian poems in ottava

rima, whereas they are fundamental in Cataneo’s poem. More than just an example, it

represents for Tasso a training ground and a mine, where he founds themes and lexicon that later will be used in Gerusalemme liberata.

1. In trod u zione

Tra i poem i epico-cavallereschi del R inascim ento che affollano i polverosi scaf­ fali della m anzoniana biblioteca di D on Ferrante, oggi quasi del tutto dim enticati m a a ll’epoca in possesso di buona fam a, uno in p articolare attira l’attenzione di chi si occupa del genere eroico tra A riosto e Tasso, sarebbe a dire 1 ’A m o r di M arfi­

sa, opera di un estroso artista di C arrara, D anese Cataneo. Suo unico testo edito -

prim a che poeta, fu pittore, scultore e b ro nzista di tutto rispetto nel Veneto di m età secolo1 - , rappresenta un docum ento di eccezionale im p o rtan za neg li studi tassia­ ni, soprattutto p er ciò che riguarda il così detto “n o viziato” poetico del giovane Torquato Tasso. Benché incom piuto (dei quaran ta canti p revisti originariam ente

1 Scultore e letterato trapiantato stabilm ente in Veneto, C ataneo (1509-1572) fu artista celebre al tempo: per gli scarsi dati biografici il contributo più aggiornato è M. Rossi, La poesia scolpita. D anese Cattaneo nella Venezia

del Cinquecento, Lucca, Pacini Fazzi, 1995 (m a si veda anche la m iscellanea D anese Cattaneo da Colonnata: scultore, poeta, architetto. Colonnata 1512 - P adova 1572, Fosdinovo, A ssociazione Culturale PerCorsi d ’Arte,

2013), da cui si può risalire agli studi eruditi ottocenteschi, e alle necessarie correzioni alla lezione di Vasari, che ne fa m enzione nella sua Vita di Iacopo Sansovino, che ne fu m aestro di bottega a Roma. Per v ita e opere si veda anche la voce del D B I a cura di M acchioni-G angem i, mentre sul versante della produzione figurativa vanno tenuti in considerazione A. de A ngelis, L a virtù fa sem pre vivo: D anese Cattaneo and thè m onum ent to Giano Fregoso

in S a n t’A nastasia, Verona, A nn Arbor, UM I, 2000, e Id., D anese C attaneo’s portrait bust o f Girolamo Giganti,

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Ta n c r e d i Ar t i c o: Da n e s e Ca t a n e o, «f e l i c i s s i m os p i r i t o» n e l l ec a r t et a s s i a n e. L / Am o rd i Ma r f i s a.. 9 ne furono stam pati poco meno di un terzo: tredici, nel 1562),2 è uno dei testi che influenzò m aggiorm ente, tra quelli di m età C inquecento, lo sviluppo della poetica eroica di Tasso, il quale nello stesso giro d ’anni, verosim ilm ente tra 1559 e 1561,3 era im pegnato nella stesura del Gierusalemme, lo scartafaccio di quello che sarà uno dei capolavori della letteratura europea.

Le ragioni di quest’afferm azione, largam ente condivisa dalla critica, si ritrova­ no tuttavia solo in m aniera parziale nella produzione saggistica dedicata a Cataneo. D opo i validi lavori di R oberto A gnes ed Ezio R aim ondi, datati agli anni Sessanta, che avrebbero dovuto stim olare a una lettura più attenta del patrim onio costituito dalla M arfisa, l ’attività erm eneutica si è bloccata, nonostante le fondam entali ac­ quisizioni ecdotiche in m ateria tassiana.4 Oltre a ll’abbandono d ell’opera di con­ fronto (che, ad ogni m odo, richiede un netto allargam ento di quantità e prospettive rispetto ai riscontri della bibliografìa, che guardi alla G erusalem m e liberata oltre che al G ierusalem m e), i dati finora raccolti non sono stati elevati a sistem a, con­ finando la M arfisa nei lim iti del “noviziato” tassiano.5 N ella realtà delle cose, il peso della lezione di Cataneo si avverte m olto più in là della stagione veneziana del giovane poeta di Sorrento, fin dentro al poem a m aggiore, al punto che è lecito sviluppare un discorso sul debito letterario che la L iberata contrae con la M arfisa.6

2 Si cita da un esem plare della princeps in possesso della Biblioteca C ivica Bertoliana di V icenza (collocazione

A 004 001 026), abbreviato in Marfisa. Per la trascrizione si adottano i seguenti criteri: si elim inano le h etim o­ logiche e paretim ologiche, si am m odernano la grafia e l ’ortografia, si trasform ano i nessi -tj in -zi. C on il numero arabo si indicherà, per tutti i testi in ottave, il canto, con il num ero rom ano l ’ottava (a seguire, eventualm ente, il num ero del verso o dei versi). Per il testo della Liberata si u sa T. Tasso, G erusalem m e liberata, a cura di F. Tornasi, M ilano, Bur, 2009.

3 Le ipotesi circa la datazione del fram m ento sono le più varie: le riassum e C. Gigante, Tasso, Rom a, Salerno, 2007, p. 52. Più di recente, alla luce di una nuova proposta di segm entazione delle fasi redazionali della Liberata, G. Baldassarri, Introduzione, in T. Tasso, Il G ierusalem m e, introduzione, com m ento e testo critico a cura di G. Baldassarri, Rom a, E dizioni di Storia e Letteratura, 2013, pp. 7-39, h a offerto elem enti per un ulteriore innalza­ m ento della datazione, anteriore al 1559.

4 R. Agnes, La «G erusalem m e liberata» e il poem a del secondo Cinquecento, «Lettere italiane», XVI (1964), pp. 117-143 (pp. 117-123) e di E. Raim ondi, Un episodio del “G ierusalem m e”, «Lettere italiane», XIV (1962), pp. 59-70. La bibliografia su Cataneo, p er il resto, è breve e poco aggiornata: qualche utile riferim ento alla produzio­ ne poetica è in Rossi, L a po esia scolpita, cit. (che si concentra prevalentem ente sugli aspetti scultorei), mentre è utile alla ricostruzione filologica del testo C. G avagnin, L a M arfisa di D anese Cataneo: dalla stesura in quarta

rim a alla stam pa (1562): edizioni del testo e fasi dell'elaborazione, tesi di dottorato discussa nel 2001 presso

l ’U niversità C a ’ Foscari di Venezia; più interessante, sotto il profilo testuale, un articolo della stessa: Un esperi­

mento m etrico dim enticato? La quarta rim a com e metro epico in D anese Cataneo, «Stilistica e m etrica italiana»,

4 (2004), pp. 116-142. A ltre indicazioni preziose provengono da studi non monografici su Cataneo: dal già citato volum e di Gigante e da G. Sacchi, F ra A riosto e Tasso, Pisa, E dizioni della Norm ale, 2005.

5 II riferim ento è al saggio di G. Resta, F orm azione e noviziato del Tassino, in F orm azione e fortuna del Tasso

nella cultura della Serenissim a, Atti del convegno di studi nel IV centenario della m orte di Torquato Tasso (1595

- 1995). Padova-Venezia, 10-11 novem bre 1995, a cura di L. Borsetto e B. M. D a Rif, Venezia, Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, 1997, pp. 17-34. Per l ’ambiente veneziano in cui si m uoveva Tasso si veda anche G. Da Pozzo, L 'esperienza veneta del giovane Tasso: gli amici, i maestri, le scelte, nel volum e collettaneo La ragione e

l'arte, Torquato Tasso e la Repubblica Veneta, a cura di G. D a Pozzo, Venezia, Il Cardo, 1995, pp. 89-102.

6 Non è possibile, in questa sede, sofferm arsi su alcune questioni interne al testo di Cataneo di vitale im portanza, che si affidano all’edizione del testo approntata da chi scrive e di prossim a stam pa per le Edizioni di Storia e

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2. Una ricog n izion e tra i p aratesti

La figura di C ataneo si intravede nel m ondo tassiano a p artire da due testim o n ian ­ ze dirette, che ne attestano un qualche ruolo nella genesi del Gierusalemme. La prim a è fornita da Giovan M ario V erdizzotti, poeta veneziano coevo a Tasso e co ­ pista del Gierusalemme, che in una lettera a O razio A riosti, dopo essersi attribuito il ruolo di ispiratore del Rinaldo, individ ua nello scultore carrarese il suggeritore p er l’argom ento di crociata.7

L’afferm azione è interessante, m a m olto difficile da pesare, perché suppone delle corrispondenze im possibili da conferm are e fa sorgere seri dubbi sulla p ro ­ porzione dei m eriti da attribuire ai vari sodali di Tasso.8 Molto più significativa è, allora, la seconda testim onianza, che rim onta a Tasso stesso, diciottenne prefatore del Rinaldo (stam pato lo stesso anno e con lo stesso editore della M arfisa, F rance­ sco de’ Franceschi), che lo m enziona nel contesto di u n a discussione tecnica, sul problem a degli esordi di canto:

gravemente mi riprenderanno che non usi ne’ principi de’ canti quelle m orali­ tà, e que’ proemi ch’usa sempre l’Ariosto: e tanto più che mio padre, uomo di quell’autorità e quel valore che il mondo sa, anch’ei talvolta da questa usanza s’è lasciato trasportare. Benché, d’altra parte, né il principe dei poeti Virgilio, né Omero, né gli altri antichi gli abbiano usati, ed A ristotele chiaram ente dica nella sua poetica [...] che tanto il poeta è migliore, quanto im ita più, e tanto im ita più quanto men egli come poeta parla e più introduce altri a parlare: il qual precetto ha benissimo servato il Danese, in un suo poema composto ad im itazione degli antichi, e secondo la strada ch’insegna Aristotele; per la quale ancor me egli esortò a cam inare.9

L etteratura di Rom a. U na di queste riguarda la datazione, p er la quale si rim anda alla Nota al testo, su cui sarà necessario sorvolare anche a rischio di perdere l ’idea di bilateralità che perm ea gli scam bi tra Cataneo e Tasso: non tutto quello che si legge di com une tra la M arfisa e la Liberata, infatti, pare sia da attribuire al carrarese, che lavorò alla seconda parte del testo edito (canti V II-X III) soltanto dal tardo 1559, in contem poranea (anziché in precedenza) al Gierusalemme.

1 Si veda G. M. Verdizzotti, Lettere a Orazio A riosti, a cura di G. Venturini, Bologna, Com m issione per i testi di

lingua, 1969, pp. 10-11. Poco dopo, nella stessa pagina, Verdizzotti ricorda la propria am icizia con Cataneo e la copia m anoscritta del G ierusalem m e approntata per Tasso: «E io, che allora e d ’età più giovine e più sfacendato c h ’io era, aveva tem po di trovarm i quasi ogni giorno insiem e con lui in casa del detto Cattaneo, vedendo che T Tasso m alvolentieri prendeva la fatica dello scrivere, gli fui cortese con m ia sodisfazione di scrivergli di m ia mano tutto il prim o canto».

8 Gigante giustam ente esorta a guardare con cautela alle «dichiarazioni di quanti poi cercarono di accreditare un proprio ruolo nella sua [i.e. di Tasso] form azione» (Gigante, Tasso, cit., p. 53). A nche l ’ultim o contributo sul

G ierusalem m e è d ’accordo: «Si tratta a ben vedere di una sorta di calcolata ripartizione dei debiti tassiani», non

esente da incongruenze (cfr. Baldassarri, Introduzione, cit., p. 10, n. 15).

9 T. Tasso, Torquato Tasso ai lettori, in Id., Rinaldo, edizione com m entata a cura di M. Navone, Alessandria, Edizioni d ell’Orso, 2002, pp. 47-48.

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Ta n c r e d i Ar t i c o: Da n e s e Ca t a n e o, «f e l i c i s s i m os p i r i t o» n e l l ec a r t et a s s i a n e. L / Am o rd i Ma r f i s a.. 11 A ll’altezza del 1562, dunque, il giovane studente frustrato dagli «ingrati studi»10 di giurisprudenza avrebbe già accettato il consiglio di adoperarsi su un poem a di crociata e desunto alcune tecniche com positive dal più esperto po eta carra­ rese. Q uesto quadro trova il supporto di un altro docum ento tassiano, i D iscorsi

d ell’arte poetica, la cui com posizione risale al periodo in cui fu edito il Rinaldo e

concepito il Gierusalemme. La ch iam ata in causa resta pressoché un unicum nel repertorio teorico tassiano: prim a che nei D iscorsi del poem a eroico la presenza dello scultore scom paia del tutto, a vantaggio di esem pi cinquecenteschi m aggior­ m ente influenti nel panoram a letterario,11 qualche traccia viene però am m essa, perlom eno indirettam ente (non è m ai nom inato in m aniera esplicita), nei giovanili

Discorsi d ell’arte poetica, dove vengono legittim ate idee innovative com uni tra i

due autori, tanto più valide perché superiori, nella prospettiva della Liberata, alle soluzioni del Rinaldo.

Se sulla scelta dei personaggi Tasso, p er ragioni di “convenevolezza” do ttri­ nale, esprim e la necessità di tralasciare i soggetti m itici (facendo di fatto fuori

l’Èrcole di G iraldi) a vantaggio di quelli che si possono cavare dalle storie di

Carlo M agno e A rtù , nel D iscorso Primo, su ll’elezione d ella m ateria p er il perfetto poem a, si legge che

l’istorie de’ tempi né molto moderni né molto remoti non recano seco la spia­ cevolezza de’ costumi, né della licenza di fìngere ci privano. Tali sono i tempi di Carlo Magno e d’A rtù [...] Prendasi dunque il poem a da istoria di religione vera, ma non sì sacra che sia immutabile, e di secolo non molto remoto, né molto prossimo.12

L’afferm azione fa pensare in prim a b attu ta al Rinaldo (o, forse, ai poem i om erico- artu ria n i di L uigi A lam anni), m a anche alla Marfisa, che in un contesto in cui si dibatteva senza sosta su ll’opportunità di rileggere aristotelicam ente il Furioso fu il prim o e unico poem a in grado di raggiungere un com prom esso accettabile tra la storia docum entaria e la fantasia ariostesca, attuando un vero e proprio tentativo pratico, dopo quelli teorici di Lodovico Dolce e Sim on F ornarni, di salvataggio del Furioso.13 La scelta di un argom ento dai fo rti connotati sacri come la cam pa­

10 Ivi, XII 90. Sulla parabola giovanile di Tasso si veda G. Baldassari, II R inaldo, in «Padova e il suo territorio», X 1995, 57, pp. 30-34.

11 La scom parsa è dettata probabilm ente da m otivi di risonanza: Cataneo, infatti, era «estraneo dibattito sul poem a e sconosciuto alla m aggioranza dei letterati» (A gnes, L a «Gerusalemme», cit., p. 122).

12 T. Tasso, D iscorsi d ell'arte poetica e in particolare sopra il poem a eroico, in Id., Prose, a cura di E. M azzalai, M ilano-N apoli, Ricciardi, 1935, voi. I, pp. 349-410 (cit., p. 358).

13 Si riprendono i concetti del sontuoso quadro di D. Javitch, A riosto classico. La canonizzazione d e ll'O rlando furioso, trad. it. di T. Praloran, M ilano, M ondadori, 1999 (ed. orig. Proclaim ing a classic. The Canonization o f

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gna di Carlo M agno del 773/774 contro i L ongobardi, rib elli alla C hiesa di R om a e perciò paragonabili p er v ia allegorica ai riform ati ted eschi che sconvolsero il m ondo cinquecentesco, doveva aver colpito Tasso (che p er il Rinaldo, invece, si era sciolto dai suoi stessi precetti, pescando un soggetto senza fondatezza storica e tu tt’altro che «di religione vera»),14 al punto che se ne ricorderà anche più avanti, in una lettera che indica precisam ente quelli che sono gli orizzonti possibili per l’eroico. In questa epistola in d irizza ta al conte Ferrante Estense Tassoni vengono enum erati gli argom enti ritenuti ottim i, con particolare attenzione proprio per la guerra tra F ranchi e Longobardi:

gli do l’elezione di tutti questi soggetti, i quali m i paiono sovra gli altri atti a ricever la forma eroica. Espedizion di Goffredo, e de gl’altri principi con- tra gl’infedeli, e ritorno [...] Espedizion di Bellesario contra’ Goti. Di Narsete contra i Goti [...] Espedizion di Carlo Magno contra’ Sassoni. Espedizion di Carlo contra Longobardi. In questi troverei l’origine di tutte le famiglie grandi di Germ ania, di Francia e d’Italia; e T ritorno d’un principe. E se ben alcuni di questi soggetti sono stati presi, non importa: perch’io cercherei di trattarli meglio, ed al giudicio di Aristotele.15

N el breve elenco sono conferm ate e am pliate le posizioni dei p rim i Discorsi, at­ traverso un a rosa di tem i che im plica dei riferim en ti concreti - «un’estensione precisa, e fam iliare non solo al Tasso: [...] la guerra gotica, soggetto d ell’Italia

liberata; la guerra di Carlo contro i Longobardi, soggetto del II dei Cinque canti

d ell’A riosto e d ell’A m or di M arfisa»16 - , a testi chiam ati in causa per finalità p re­ ventive, allo scopo di afferm are la v alid ità assoluta d ell’operazione che l’autore intende di lì a poco com piere.

A l di là delle classificazioni di m erito, è evidente che la scelta del soggetto, in linea teorica e secondo un riconoscim ento del tutto arbitrario, eleva la M arfisa al rango dei m igliori poem i eroici del periodo, cosa che non è affatto blasfem o affer­ m are se si guarda da un lato a ll’opera in sé, che come detto presenta com plessità ta li da perm etterle di dialogare con i classici m od ern i in m aniera innovativa ri­

“Orlando F u rio so ”, Princeton, Princeton UP, 1991), che traccia un profilo diacronico della ricezione del poem a

ariostesco nel quale em erge chiaram ente come, fino al 1561, fosse forte nel mondo intellettuale la volontà di salvaguardare il F urioso attraverso schem i di lettura classicheggianti. Le opere teoriche di D olce e Fornari sono qualcosa di profondam ente sim ile al poem a di Cataneo, che è una sorta di riscrittura regolare (su modelli omerici e virgiliani) della m ateria di A riosto, con ripresa e conclusione delle fila narrative.

14 Tasso, D iscorsi dell*arte poetica, cit. 358.

15 T. Tasso, Lettere, a cura di C. Guasti, Firenze, Le M onnier, 1852-1855, voi. V, p. 1551.

16 Com e afferm a M. Beer, Poem i cavallereschi, poem i epici e poem i eroici negli anni di elaborazione della Ge­

rusalem m e liberata (1559-1581). Gli orizzonti della scrittura, in Torquato Tasso e la cultura estense, a cura di G.

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Ta n c r e d i Ar t i c o: Da n e s e Ca t a n e o, «f e l i c i s s i m os p i r i t o» n e l l ec a r t et a s s i a n e. L / Am o rd i Ma r f i s a.. 13 spetto a ll’eroico di Trissino e A lam an n i, d a ll’altro considerando il peso che alcune soluzioni in essa approntate ebbero sulla Liberata.

3. L’officina della Marfisa

N onostante le precise indicazioni della prefazione al Rinaldo, il risultato dello sforzo critico su C ataneo è stato finora circoscritto a dati m in im i e rivolto alla conferm a di u na presenza vaga. Come cosa più rilevante, è stato osservato come nei due poem i esista, su sollecitazione di Cataneo, u na com une «atm osfera di alacrità eroica che inonda il paesaggio come n ell’ebbrezza abbagliante di un so­ gno di vittoria»,17 u n ’im pressione di lettu ra corretta, che rende anche giustizia alla form azione artistica del carrarese, senza però esaurire la profondità degli spunti che offre la M arfisa. M antenendo le giuste proporzioni con i grandi m odelli ep ico-cavallereschi,18 l’influenza di C ataneo su ll’epica tassian a va saggiata in tre direzioni: l ’onom astica, il problem a degli esordi di canto e, infine, il m agistero stilistico e la selezione delle fonti letterarie.

Il prim o punto di ragionam ento, banale m a lo stesso foriero di interesse, rig u ar­ da l’antroponim ia. S tudiata finora a p artire d a ll’im prestito - puram ente lessicale, v ista la diversità com pleta tra i personaggi - del nom e A rg an te,19 la questione è in realtà più com plessa. D a un lato perché coinvolge anche u n ’altra serie di ap­ pellativi non certo irrilevante (nella M arfisa figurano i v ari D udone, R am baldo, E rm in ia ed E rnando, quest’ultim o presente nel Gierusalemme), d a ll’altro perché si tratta, alla radice, di un recupero boiardesco, che testim on ia d ell’accuratezza filologica con cui C ataneo si riconnette alla m ateria del ciclo ferrarese. E un punto in questione che non sarà qui possibile approfondire, m a che dà l’idea di come il lavoro di form ale adesione del carrarese alla m oda di im itare il Furioso, evidente fin dal titolo, non sia affatto banale o supina, né da bollare com e fatto inerziale m a, al contrario, conviva con una forte spinta innovativa; b asti qui aver approfondito ciò che era già stato accennato, in term in i non analitici, da A ngelo Ingegneri, che proprio in m erito ai nom i degli eroi ricordava 1 ’A m o r di M arfisa nella prefazione della Liberata stam pata a C asalm aggiore.20

17 Raim ondi, Un episodio, cit., p. 69, saggio che in prevalenza si concentra sul solo Canto X della M arfisa. 18 Per il caso di Cataneo si può parlare, talvolta, di vero ipotesto generativo, non solo di suggestione, pur conside­ rando le difficoltà che si incontrano n ell’individuare i rapporti con gli antecedenti per la scrittura cinquecentesca e in particolare nel contesto del poem a: per una prim a rassegna di riscontri tra A m o r di M arfisa e Liberata si veda R. Gigliucci, Canto IX, in Lettura della G erusalem m e liberata, a cura di R Tornasi, Alessandria, Edizioni d ell’Orso, 2005, pp. 207-240, in particolare pp. 218-219 (n. 42, 54 e 58), e 233-236.

19 D. Foltran, D alla «Liberata» alla «Conquistata». Intertestualità virgiliana e om erica nel personaggio di A rgan­

te, «Studi tassiani», n. X L-X LI 1992-1993, pp. 89-134 (in particolare, pp. 89-91).

20 Si v ed a A. Ingegneri, A ngelo Ingegneri agli intendenti Lettori, in T. Tasso, G erusalem m e liberata, C asalm ag­ giore, Canacci e Viotti, 1581: «il Signor Torquato non era ancora ben risoluto dei nomi di molti personaggi intro­

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Più che uno sfizio, invece, è la questione relativ a agli esordi di canto, perché consente di inserire la M arfisa in m aniera più precisa nel contesto d ell’eroico di m età C inquecento, in una zona di prossim ità alla Liberata. E cosa nota che le m odalità di inizio dei canti o libri eroici rappresentassero, con l’afferm arsi del racconto storico, desideroso di sm arcarsi d agli schem i can terini e cavallereschi, un problem a piuttosto serio:21 com e ricordato lucidam ente da Tasso nella lettera di prefazione del Rinaldo, gli esordi ariosteschi violavano il principio aristotelico d ell’im personalità, ed erano perciò inam m issibili in un poem a epico regolare. A fronte di questo riconoscim ento teorico, tuttav ia, non si era ancora sviluppata nel­ la pratica una seria alternativa.

N essuno, prim a di C ataneo, aveva organizzato un sistem a di cerniere tra u nità narrative organico e coerente, capace di tenere conto sia delle ragioni della m im esi aristotelica sia di problem i di altra natura - come, ad esem pio, la regolarità del ritm o con cui procede il racconto - che la transizione di canto in canto im plica. Se Giovan B attista G iraldi sosteneva la liceità degli esordi m oraleggianti e riassu n ­ tiv i ariosteschi anche nel poem a eroico, poiché u tili a far recuperare al lettore il filo d ell’intreccio, B ernardo Tasso cercava al contrario soluzioni diverse da quelle canterine n ell’Am adigi, dando però conto nelle Lettere di come il vaglio di m o dali­ tà alternative (boccaccesche, in particolare) si fosse arenato di fronte a problem i di m onotonia, a causa dei quali fu necessaria l’aggiunta di u na serie di classici inizi ariosteschi con m oralità, p er intervallare le cento albe e gli altrettan ti tram onti che aveva progettato di spalm are sui cento canti del poem a.22

Il prim o a sperim entare con costan za u n ’alternativa v alid a fu proprio C ataneo. La fo rtu n a della sua proposta si vede, oltre che dal riconoscim ento del Rinaldo, anche d all’analisi intertestuale, che rende conto di un m agistero tenuto in gran conto da Tasso. S fruttando un m odello dantesco poco usato al tem po (recupe­ rato e arricchito tram ite il filtro della n arrativ a latina: il V irgilio d ell’Eneide e l’O vidio delle M etam orfosi su tu tti),23 il p oeta di C arrara aveva brillantem ente

dotti: confuse p er avventura dalla copia dei trovati da lui, e degli ereditati da quel felicissim o spirito del Signor D anese Cataneo, il cui giudizio, in tutte le cose mirabile, egli particolarm ente am m irava negli studi della poesia». 21 Un fenom eno studiato con ottim i risultati da S. Jossa, La fondazione di un genere. Il poem a eroico tra A riosto

e Tasso, Roma, Carocci, 2002, che tuttavia nel proprio canone non include la Marfisa.

22 L'Ercole, fu assai rilevante n ell’orizzonte poetico del giovane Tasso, in particolar m odo p er il Rinaldo (G. Bal­

dassarri, Torquato Tasso, in Storia generale della letteratura italiana, a cura di N. B orsellino e W. Pedullà, voi. V. L ’età della Controriforma. Il tardo Cinquecento, M ilano, M otta, 1999, pp. 281-446; p. 295). Per le teorie di Bernardo Tasso si consideri alm eno un passaggio, tra i tanti, delle Lettere di M. B ernardo Tasso secondo volume, Venezia, Giolito d e ’ Ferrari, 1560: «per fuggir le riprension degli uom ini dotti [...] Ho levate dal m io poem a parte di quelle descrizioni de la sera e del giorno» (p. 433, lettera del 1557).

23 Le m odalità usate da D ante sono tre: gli esordi “diegetici”, mim etici, e retorici (specularm ente sono tre le tipologie di finale di canto). Per u n ’attenta disam ina degli schem i danteschi e del loro funzionam ento si rinvia a G. Gorni, L a teoria del com inciam ento, in Id., Il nodo della lingua e il verbo d ’amore, Firenze, Le Monnier, 1981, pp. 143-182; G. Di Pino, P ause e intercanti nella «Divina Com m edia», Bari, A driatica, 1982, pp. 9-38; R.

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Ta n c r e d i Ar t i c o: Da n e s e Ca t a n e o, «f e l i c i s s i m os p i r i t o» n e l l ec a r t et a s s i a n e. L / Am o rd i Ma r f i s a.. 15 risolto il problem a, stabilendo una serie di form ule connettive capaci di m antenere l’im person alità e stabilizzare su m arce alte, elim inando le ritard an ti divagazioni ariostesche, la velocità narrativa del racconto.24 C osì facendo, aveva creato un antecedente fondam entale per la Liberata, che Tasso recuperò, non p rim a di aver operato u n a sensata selezione, elim inando le in terru zio n i tra canti m arcate dalla fine di un discorso diretto, frequenti n ella M arfisa m a ritenute forse un p o ’ troppo acerbe da Tasso, e m antenendo gli in izi con congiunzione («Ma») o con avverbio («Così», «Intanto», «M entre», «Già»), che rappresentano la quasi totale m agg io­ ranza nella Liberata.

D i qu est’ultim o tipo è anche l’avvio della narratio tassian a, in cui si avverte il lascito testuale più lam pante della M arfisa, nonché uno di quelli duraturi, che dal G ierusalem me si spingono oltre la Liberata, diventando parte di un sistem a poetico. In tu tti e tre i poem i (ma a Marfisa, Gierusalem me e Liberata v a aggiunto anche il Rinaldo, m entre nella C onquistata, p ur in linea con i precedenti, a causa d ell’ipertrofìa che la caratterizza, l’avvio è posposto di due ottave), l ’inizio del rac­ conto è stabilito a ll’ottava 6, con un attacco diegetico «di rottura», che im pone uno stacco forte tra la protasi e la narrazione. La form ula è sem pre la stessa, e prevede l’uso di «Già» a inizio verso seguito da un verbo a ll’im perfetto, u na costante che accom pagnerà tu tta la produzione in ottave di Tasso.25

Intorno a questo specifico punto, è possibile m ettere bene a fuoco la p o rtata del tentativo di Cataneo, lungi d a ll’essere solo un antecedente casuale per Tasso: il poeta di C arrara, con il recupero delle form ule dantesche, in particolare di questa iniziale (ripetuta anche più avanti nel poem a, in un sim ile m om ento di frattu ra

Fasani, Gli inizi e i finali di canto nella «D ivina Comm edia, in Id., L e parole che si chiamano, Ravenna, Longo, 1994, pp. 27-72. L’uso del m odello dantesco è segnalato in Cataneo da evidenti riprese lessicali e strutturali, m a è in generale tutto il procedim ento degli attacchi diegetici a «m odulo incidenziale» a essere assim ilato: si guardi per questo agli esordi di continuità dei canti IV («Intanto i duo guerrieri d ’o g n ’intorno / cinti son d ’a rm e ...»), V («Così, elevata al ciel Carlo la mente, / scuopre l ’occulte c o s e ... »), V ili («M entre d ’uom ini e d ’arme e di destrieri / feano apparecchio, in cam po ritornaro / le diece d am ig elle... »), e XII («Indi da l ’acque rapide d isc o sto ...»). 24 Questo grazie non solo agli attacchi diegetici, m a anche alla m im esi per cui il canto talvolta si interrom pe con la fine di un discorso diretto: «che sopra il capo mio tal carco prendo. - // Così risposto la donzella ardita, / le rendon grazie U llania e i re stranieri» (Cataneo, M arfisa, II 68 e III 1, da confrontare con D ante, Comm edia, com m ento a cura di A . M. Chiavacci Leonardi, M ilano, «I M eridiani», M ondadori, 1991-1997, 3 voli., Inferno, XXI 1-3); o, più avanti: « ... c h ’altri accostarti a quel non s ’assicura. - // Condotto a fine il suo lungo serm one / [ . . . ] / onde il re gli occhi, ed ogni suo barone / voltovvi» (Cataneo, M arfisa, V I 74 e V I 1, da leggere in controluce a Dante,

D ivina Comm edia, cit., Purgatorio, X V III 1-2). Infine il caso più clam oroso, l ’esordio di ripresa del canto X:

«Finite l ’accoglienze e i lieti u ffic i...» (Cataneo, M arfisa, X 1), evidentem ente calco di Dante, D ivina Commedia, cit., Purgatorio, V II 1-2.

25 Cfr. Cataneo, M arfisa, I 6, 1-2 («G ià il difensor de la rom ana Chiesa, / Carlo, la terra avea di sangue tinta») con T. Tasso, Il Gierusalemme, cit., I 6, 1-2 («G ià scorrea vincitor per l ’Oriente / L’esercito cristian da Dio condutto») e Id., Rinaldo, cit., I 6, 1-2 («G ià Carlo M agno in più battaglie avea / dòm o e represso l ’impeto affricano»). Si vedano inoltre Id., Liberata, I 6, 1-2, e G erusalem m e conquistata, I 8, 1-2. L’im portanza di Cataneo su questo m odulo era già stata segnalata da G. Baldassarri, Il sonno di Zeus. Sperim entazione narrativa nel poem a rina­

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narrativa),26 dim ostra una profonda com prensione del m odello di D ante, che aiuta a segnare nettam ente lo stacco della narratio d a ll’esordio proem iale, nel quale il poeta com pare inevitabilm ente in prim a persona e che va perciò isolato. Ciò si concretizza, inoltre, tram ite il recupero di una form ula puntualm ente dantesca,27 in m odo coerente con quanto visto nel resto del poem a, su lla base di u n ’annessio ­ ne diastratica - decisiva per Tasso - della Commedia.

A nche nel resto della M arfisa, infatti, gli spazi di riuso del m odello dantesco sono vasti. U na prim a questione, interessante m a senza fortuna, rigu ard a l’uso di un m etro diverso d a ll’ottava, cioè la quarta rim a, chiaram ente ispirato alle terzine incatenate e inventato p er la prim a stesura (e usato fino al quarto canto, per oltre m ille quartine, come testim onia uno dei tre m ano scritti che tram andano il testo),28 m a il dantism o è più in generale un fenom eno dello stile, che traluce in u na scrittu ­ ra in cui sono assai elevati, rispetto alle m edie eroiche rin ascim entali, la tensione espressionista e l’uso di un parlare aspro. C om paiono così m etafore esplicitam ente derivate dalla Commedia, sem pre inerenti a ll’area sem antica degli affetti, e sono ricorrenti gli scam bi tra significante e significato nel rapporto corpo-pensiero (le turbe di Gano, che si «M orde p er rabbia or questa m ano or quella», sono descritte con u n ’im m agine celeberrim a, quella del conte Ugolino, in linea con un a sem an ­ tica che torna anche altrove),29 cosa che dà v ita a un a filiera interessante in ottica tassiana.

In generale, D ante è per C ataneo il perno di u n a riflessione su ll’interiorità dei personaggi ignota al C inquecento eroico (Ariosto incluso) e dal valore fondam en­ tale p er Tasso, la cui abilità nel descrivere le em ozioni è u nica,30 e affonda le radici nella Marfisa, oltre che n e ll’Am adigi. L’im po rtan za per lo sviluppo della capacità pittorica nelle «scene corali»31 di b attag lia di cui aveva parlato R aim o nd i è solo un aspetto del rapporto tra i due poeti, non il più rilevante se paragonato a ll’in n o ­

26 A ll’inizio del canto V II, che interrom pe la lunga digressione dei canti I-VI, utili per riannodare la m ateria ario- stesca, e apre al racconto di guerra vero e proprio, introdotto peraltro da una perifrasi stagionale di palese gusto dantesco: si legga Cataneo, A m o r di M arfisa, V II 1, 1 («G ià del M ontone il sol facea p a rtita ... »).

27 Questo stesso m odulo si presenta quattro volte nella Com m edia, in Inferno, X V I 1-4; X XVII 1-4; Purgatorio, V 1-3; V ili 1-7.

28 In prim a battuta il poem a fu pensato e parzialm ente com posto in quarta rima, m etro sim ile alla terzina e de­ cisam ente inconsueto nella tradizione narrativa (non solo epico-cavalleresca). Il testo integrale nella sua prim a versione si legge in G avagnin, L a M arfisa di D anese Cataneo, cit., tomo II.

29 A tal proposito si leggano i passaggi a 1 15, 3-4 («al qual, p er l ’em pio caso d ’un sì fido / suo amico, aspro dolor l ’anim a m orse»), I 28, 7 («da i m orsi del duol l ’alm a è traffìtta»), III 57, 5-8 («tal c h ’egli fa p ietà scender da i cieli / nel sen d ’U llania, e con acuti m orsi / trafiggere il cor suo p er li due am anti / che com batter allor le denno avanti»).

30 Tra i tanti contributi si consideri alm eno quello di G. M. A nseim i, L ’età d e ll’Umanesim o e del Rinascim ento.

L e radici italiane d e ll’Europa moderna, Rom a, Carocci, 2008, pp. 180-182.

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Ta n c r e d i Ar t i c o: Da n e s e Ca t a n e o, «f e l i c i s s i m os p i r i t o» n e l l ec a r t et a s s i a n e. L / Am o rd i Ma r f i s a.. 17 vazione del carrarese nel cam po della psicologia dei personaggi: la M arfisa, che in definitiva è la storia di un percorso interiore, di un personaggio (l’eroina che dà titolo al testo) alla ricerca di sé nel pericoloso bosco d ell’am ore, prelude al grande cosm o degli affetti dispiegato nella Liberata, fungendo non solo da esem pio m a anche da vero e proprio antecedente testuale, u n a m in iera da cui il poeta di Sor­ rento estrae spesso im m ag in i e lessico.

Un confronto tra i due testi dice m olto su quanto Tasso debba a Cataneo. La b ellissim a m etafora della «tem pesta di pensieri» usata per Solim ano, poi di for­ tu n a eccezionale nel Seicento, è un recupero dalla Marfisa, dalla «tem pesta» che «vari, odiosi pensier» fanno in Gano, e così il desiderio ferino di «in san g u in ar le m ani» in b attaglia, sem pre di Solim ano, era identico in M arfisa, alla quale, prim a che a ll’eroe tassiano e con u n ’im pazienza frutto di uno stesso calcolo tem porale, «l’ore ann i [...] paion, che le m ani / s’insanguini».32

Sono casi che m ostrano come, su questo piano della scrittura, C ataneo offra un am pio ventaglio di soluzioni a Tasso, facendo da m ediatore tra le istanze di un vecchio m odo di narrare in ottave, piuttosto schem atico, e u n a nuova idea trid i­ m ensionale di racconto, in cui h anno diritto di cittad in an za nuovi aspetti del v is ­ suto e, di conseguenza, altri m odelli. Come con D ante, C ataneo agisce p er Tasso come interm ediario anche nei confronti di alcuni autori classici, la cui presenza nelle stanze della Liberata è anticipata dalla Marfisa.

A lcu n i casi notevoli, in ta l senso, em ergono da u n a grig lia di corrispondenze di tutto rispetto e che pare il caso di proporre, in aggiunta alle an alisi della critica precedente. A nche solo a occhio si nota l’eccezionaiità di u na Tavola delle interte­

stualità tra «A m or di M arfisa» e «G erusalem m e liberata»: Stolti!, non san che sempre ha custoditi

Dio stesso i Papi e i Cesari cristiani?

(M arfisa, I 4)33

fende e scaccia col volo e nubi e venti (Marfisa, 131)

Che dèe, misera, far? (Marfisa, II 21)

come sia pur leggiera impresa, ahi

stolto!,...

stolto, ch’ai Ciel s ’agguaglia (Liberata, IV 2)

Fende i venti e le nubi, e va sublime (Liberata, I 14)

Che far dèe nel gran caso? (Liberata, XX 97)

32 Per entram be le citazioni si veda, poco oltre, la Tavola delle intertestualità tra «A m or di M arfisa» e «G erusalem m e liberata».

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Già scuote a tutti il cor tema e speranza

(Marfisa, III 24)

Sembran le spade lor fulmini, e mille spargon lampi, incontrandosi, e faville

(Marfisa, IV 7)

Morde per rabbia or quella mano or questa

(Marfisa, VI 61)

Quivi il ciel di rossor di fiamme acceso appare, e di sanguigne nubi asperso.

(Marfisa, VI 3)

fan dentro a quello orribile tempesta vari, odiosi pensier pugnando insieme

(Marfisa, VI 61)

Già l ’ore anni le paion, che le mani

s ’insanguini tra i Liguri e i Pisani. (Marfisa, VII 65)

il suo campo a tal periglio esposto, col trarne e tante schiere e i capitani, che del corpo di quel son core e mani

(Marfisa, V ili 14)

Finite l ’accoglienze e i lieti uffici... (Marfisa, X 1)

e fra tema e speranza il fin n ’attende

(Liberata, VI 49)

Lampo nel fiammeggiar, nel romor

tuono,

fulmini nel ferir le spade sono (Liberata, VI 48)

ambe le mani per dolor si morse (Liberata, XIV 51)

Non esce il sol giamai, ch’asperso e cinto

di sanguigni vapori entro e d ’intorno non mostri ne la fronte...

(Liberata, XIII 54)

e rivolgendo in sé quel che far deggia in gran tempesta di pensieri ondeggia

(Liberata, X 3)

ch’ogn’ora un lustro porgli infra pagani rotar il ferro e insanguinar le mani

(Liberata, V ili 10)

e senza te parranne il campo scemo, quasi corpo cui tronco è braccio o

mano

(Liberata, V 50)

Finita l ’accoglienza il re concede... (Liberata, X 54)

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Ta n c r e d i Ar t i c o: Da n e s e Ca t a n e o, «f e l i c i s s i m os p i r i t o» n e l l ec a r t et a s s i a n e. L / Am o rd i Ma r f i s a.. 19

Sanguigne son, forate, tronche e fesse con l ’arme le lor membra

(Marfisa, X 7)

di civil sangue, ohimè, la Francia tinta

(Marfisa, X 59)

Ma a che nel dir più lungo or mi vi mostro

per riscaldarvi a sì b ell’opra, quando da l ’ardente virtù de gli onorati animi vostri a ciò siete infiammati?

(Marfisa, XI 73)

che n e’ piedi ogni speme hanno riposto.

(Marfisa, X I I 18)

fuggiran da i tre folgori di M arte?

(Marfisa, XII 44)

d ’arm e e di membra perforate e fesse

(Liberata, XX 60)

del civil sangue tuo dunque bruttarte?

(Liberata, V 46)

Che più vi tengo a bada? Assai distinto ne gli occhi vostri il veggio: avete vinto.

(Liberata, XX 19)

... e sol nel corso

de la salute sua pone ogni speme

(Liberata, VII 44)

terror de l ’Asia e folgori di Marte

(Liberata, I 14)

M a la quantità ingente di casi, che deve p er forza im porre una riconsiderazione circa il ruolo di C ataneo n ella costruzione del poem a di crociata, avrebbe poco senso se non si identificassero delle nervature tem atiche. O ltre al cam po dei sen­ tim enti, la m ediazione con la classicità è una di queste. La descrizione del volo dell’A rcangelo G abriele del canto I della Liberata («Fende i v en ti e le nubi»), ispi­ rata a V irgilio, risente di certo d ell’antecedente della Marfisa, che in pratica tra ­ duce un passo del D e p a rtu Virginis di Iacopo S annazaro («sic ille auras nubesque secabat», che diventa «fende e scaccia col volo e nubi e venti»), opera cara a C a­ taneo, che ne aveva tradotto in endecasillabi sciolti il prim o libro, così come nel terzo dei casi ripo rtati in tab ella i due testi affondano le radici nelle M etam orfosi ovidiane.34

34 L a traduzione si legge nel m anoscritto chigiano I.V I.238, siglato O, conservato alla Biblioteca A postolica Va­ ticana di R om a (per tutte le inform azioni sia perm esso rim andare nuovam ente all’edizione della M arfisa a cura di chi scrive). Il passo di Virgilio proviene da Eneide, I 586-587: «repente / scindit se nubes et in aethera purgat apertum » (P. M. Virgilio, Eneide, a cura di E. Paratore, trad. con testo a fronte di L. Canali, M ilano, «Fondazio­ ne Lorenzo Valla», M ondadori, 2008, 6 voli.); per Ovidio vd. M etam orfosi, I 617-619 (trad. it. di P. Bernardini M azzolla, Torino, Einaudi, 1994).

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U n’altra conferm a, davvero clam orosa, si pesca invece nel Gierusalemme, fon­ te molto ricca di addentellati con la M arfisa.35 L’icastico dipinto d ell’eccitazione che i crociati provano alle porte d ella C ittà Santa («E se pu r dorm e alcun, nel sogno certo / L a bram ata città veder gli pare»),36 tale da invadere anche la loro fan tasia notturna, si leggeva già nella Marfisa, dove G erm ando e A rgante, due dei tre re B oreali di ariostesca m em oria, provavano u n ’identica ansia n e ll’im m in enza del duello che avrebbe assegnato loro la regina d ’Islanda («E se p u r gli occhi loro il sonno prem e, / si sognano a b attag lia essere insiem e»).37 Il testo di parten za è la

Tebaide di Stazio («si tenuis dem isit lum ina som nus / b ella gerunt»), che con i suoi

toni cupi dovette di sicuro piacere a C ataneo.38

Il distico - an ch ’esso inerente il cam po sem antico d ell’in teriorità su cui la

M arfisa fa scuola, m a un secondo fronte di im piego andrebbe aperto sul versante

del lessico politico - v errà om esso d alla Liberata, in una m aniera che potrem m o definire sim bolica: benché fonte di un m odo di fare poesia che em erge con costan ­ za tra i versi della Liberata, Cataneo, dopo la stagione del “nov iziato” veneziano, era destinato a scom parire dalle carte tassiane, in m aniera pressoché definitiva. U n’ultim a e tard iv a attestazione si ha nel dialogo intitolatogli, Il Cataneo, ove-

ro delle conclusioni am orose, forse l ’om aggio a ll’artigiano dei sentim enti che in ­

fluenzò quello che sarebbe divenuto uno tra i più celebri po eti d ell’«internarsi», capace di riportare «tutto al cuore, ai m ovim enti in tern i, al teatro d ell’an im a».39 Poco fortunato in v ita presso il pubblico, non potè godere nem m eno di questo ossequio, giunto postum o, nel 1590-1591: si era spento a Padova da circa un v en ­ tennio, nel 1572.

35 M olto più del R inaldo (in cui pure com paiono sporadiche citazioni dalla M arfisa), a conferm a di una continuità su ll’asse G ierusalem m e-Liberata, di cui si darà qualche caso nella nota a seguire. Sul R inaldo si vedano, ad indi-

cem, i puntuali riscontri di Navone nella recente edizione.

36 Tasso, Gierusalemme, cit., I 24. Si danno, alla spicciolata, altri casi significativi di rapporto testuale tra i due poem i: il petrarchesco «abito altier» com pare in M arfisa, I 45, I I 15 e 32, X III 66 e 69, e in G ierusalem m e, I 33, m entre il classico «mille rivi sanguinosi» rispettivam ente in M arfisa, 1 2, e Gierusalemme, I 34. Più interessante un terzo caso, che rim onta ancora a Dante: cfr. M arfisa, V 8 («con gli ardenti / sospiri e con le tacite parole») e

G ierusalem m e, I 32 («Som m essi accenti e tacite parole, / R otti singulti e flebili sospiri»). U n ’ultim a intertestualità

m erita un discorso a parte, perché indica u n ’elaborazione com une più che un rapporto di filiazione tra un autore e l ’altro: cfr. M arfisa, X 30-31, e Gierusalemme, 1 12, non un caso di poligenesi, a partire dalla H istoria belli sacri di G uglielm o Tirio (identificata com e fonte p er il G ierusalem m e da Raim ondi, Un episodio, cit., pp. 59-64, che non nota la sim ilarità con le due ottave di Cataneo), bensì da una scrittura congiunta: la cronaca di Tirio, infatti, m olto generica, non può aver certo originato in m aniera spontanea ottave così simili, per le quali è logico pensare a un a scrittura collettiva.

37 Cataneo, M arfisa, tomo III, cit., p. 46.

38 La citazione proviene da P. P. Stazio, Tebaide, V II 463-464 (introduzione di W. J. Dom inik, trad. con testo a fronte e note di G. Faranda Villa, M ilano, Bur, 2009). Il recupero è im portante perché assente, a quanto si è potuto verificare, in tutta la tradizione m oderna coeva a Tasso e Cataneo.

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