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torio durante la quale eseguì indagini an-tropometriche su circa 1000 individui) si intrecciarono con la sua attività accade-mica a partire da quando l’Università di Pavia gli affidò per incarico l’insegna-mento di antropologia e anatomia umana per l’a.a. 1925-26, di antropologia, etno-grafia e paletnologia per gli a.a. 1926-27 e 1927-28 e di antropologia per l’a.a. 1928-29, prima di essere chiamato nel 1929 dal-l’Istituto superiore di scienze politiche e sociali Cesare Alfieri di Firenze a tenere per incarico, che di anno in anno gli ven-ne confermato fino alla sua morte, l’inse-gnamento di geografia ed etnografia delle colonie e quello di illustrazione monogra-fica delle colonie italiane. Nel 1931 su-bentrò ad Aldobrandino Mochi nell’inse-gnamento di antropologia, etnologia e pa-letnologia all’Università di Firenze e an-che nella direzione del Museo nazionale di antropologia e etnologia di Firenze. Van-no ricordati pure i suoi interessi di natura letteraria e narrativa sviluppati già in età giovanile quando partecipò ai movimenti letterari presenti in Toscana all’inizio del Novecento, dove fu tra i fondatori della ri-vista Hermes.
Fu membro di numerose associazioni scientifiche e di commissioni permanenti italiane e straniere dedicate allo sviluppo degli studi antropologici e coloniali. In particolare rivestì il ruolo di segretario ge-nerale ai tre congressi coloniali italiani che si svolsero tra il 1931 e il 1937, ottenendo per questo, nel 1934, la commenda del-l’Ordine coloniale della Stella d’Italia e nel 1937 la nomina a membro ordinario e per-manente dell’Istituto coloniale fascista. Dal 1935 detenne la carica di vicepresi-dente della Società italiana di antropologia ed etnologia.
Morì a Firenze il 31 maggio 1937 (Fi-renze, Archivio storico del Comune).
Opere. Per la bibliografia degli scritti di Puc-cioni rimandiamo a Surdich, 1992, pp. 137-139, limitandoci a ricordare i suoi saggi di sin-tesi: Africa Nord-Orientale e Arabia. Indagine antropometrica sulla posizione sistematica degli Etiopici, Pavia 1929; Antropologia e etnografia delle genti della Somalia, I, Antropometria, logna 1931, II, Etnografia e paletnologia, Bo-logna 1936; Antropometria delle genti della Ci-renaica, I-II, Firenze 1934; Missione antropo-logico-etnografica nell’Oltregiuba, Roma 1936; Le popolazioni indigene della Somalia italiana,
Bologna 1937; Giuba e Oltregiuba. Itinerari del-la missione deldel-la R. Accademia d’Italia, Firen-ze 1937.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico della Società geografica italiana; Archivio storico dell’Università degli studi di Pavia, Fascicoli
do-centi, ad vocem; F. Capetta - S. Piccolo, Archivio storico dell’Università degli studi di Firenze, 1860-1960. Guida e inventario, Firenze 2004, ad indi-cem. Nel 1937 apparvero diversi necrologi e
com-memorazioni, di cui ricordiamo le più ricche di informazioni: Commemorazione di N. P., in Archivio
per l’antropologia e l’etnologia, 1937, vol. 67, pp.
7-25, contenente il testo degli interventi effettua-ti nella cerimonia svoltasi nell’aula magna dell’Università di Firenze; G. Vedovato, Una
vi-ta operosa: N. P., Firenze 1937.
C. Massari, Relazione sui risultati etnologici
del-la Spedizione Puccioni e Graziosi nel Giuba e Oltregiuba, in Archivio per l’antropologia e l’etno-logia, 1947-1949, voll. 77-79, pp. 129-156; E.
Pardini, Le missioni antropologiche fiorentine in
Somalia, ibid., CXVIII (1988), pp. 283-290; S.
Ciruzzi, Le collezioni etnografiche somale del Museo
nazionale di antropologia e etnologia di Firenze, ibid., pp. 291-296; F. Surdich, La spedizione Stefanini-Puccioni in Somalia (1924), in Bollettino della Società geografica italiana, s. 9, IX (1992), pp.
125-140; Il Museo di Storia naturale
dell’univer-sità degli studi di Firenze, V, Le collezioni antro-pologiche ed etnologiche, a cura di J. Moggi Cecchi
- R. Stanyon, Firenze 2014, ad ind. (in partic. M. Landi - J. Moggi Cecchi, L’antropologia
colonia-le: «dai popoli del mondo all’uomo del fascismo». Nello Puccioni, Lidio Cipriani, pp. 23-32).
FRANCESCOSURDICH PUCCIONI, Piero. – Nacque a Firen-ze il 2 settembre 1833 da Giuseppe e da Teresa Poggi.
Il padre, giurista insigne e magistrato, fu do-cente di giurisprudenza e procedura penale al-l’Istituto di studi superiori di Firenze e presi-dente di sezione della Suprema corte di cassa-zione del Granducato di Toscana. Membro della Consulta di Stato (1859) e poi dell’As-semblea dei rappresentanti della Toscana (1859-60), nel 1861 fu nominato senatore del Regno d’Italia.
Dopo la laurea in giurisprudenza all’U-niversità di Siena, Puccioni esercitò la pro-fessione di avvocato. Sul finire degli anni Cinquanta si avvicinò al gruppo di libera-li che sosteneva la causa dell’unificazione e dell’indipendenza italiana sotto la dina-stia dei Savoia e aderì alla sezione toscana della Società nazionale, di cui fu segreta-rio. Fu tra gli artefici della ‘rivoluzione pa-cifica’ del 27 aprile 1859 che portò alla cac-ciata dei Lorena e creò le condizioni per l’annessione dell’ex Granducato di To-scana al Regno di Sardegna. Il governo
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provvisorio toscano, insediatosi quellostesso 27 aprile, lo nominò commissario a Siena e Grosseto. Nel luglio seguente, in-sieme a Leopoldo Cempini e Carlo Fen-zi, fondò a Firenze il quotidiano La Na-zione, che dette voce alle istanze dei libe-rali toscani e in particolare di Bettino Ri-casoli. Nel maggio del 1860 Puccioni as-sunse la direzione del giornale che tenne fino all’11 gennaio 1865.
Ricasoli restò a lungo il principale refe-rente politico di Puccioni e quando nel 1865 l’ex presidente del Consiglio costituì a Firenze l’Associazione liberale egli ne di-venne il segretario. Quell’anno, che vide il trasferimento della capitale a Firenze, se-gnò il suo vero e proprio ingresso nella po-litica attiva. Nel 1865 fu eletto infatti nel Consiglio provinciale di Firenze, dove fu successivamente confermato, salvo un in-tervallo di dieci anni dal 1873 al 1883, fino alla morte. Nell’ottobre del 1865, inoltre, fu eletto deputato in rappresentanza del collegio di Sansepolcro, che gli rinnovò il mandato per altre cinque volte fino alla XIV legislatura, che concluse i suoi lavo-ri nel 1882. Dal 21 novembre 1876 al 23 gennaio 1878 ricoprì la carica di vicepresi-dente della Camera.
Nel 1874 Puccioni fu tra i fondatori a Fi-renze della Società Adamo Smith, che rac-colse, accanto a finanzieri ed economisti, diversi parlamentari ed esponenti della Destra toscana che si riconoscevano nelle teorie liberistiche.
La dialettica fra liberismo e interventismo pubblico nell’economia fu in quel periodo al centro del dibattito politico e fornì il quadro di riferimento teorico alla lotta che si combatté fra le componenti interne della Destra gover-nativa e l’opposizione di Sinistra (in partico-lare sull’esercizio statale delle ferrovie), por-tando alla cosiddetta «rivoluzione parlamenta-re» del 18 marzo 1876.
Quel giorno fu Puccioni a parlare alla Camera a nome dei ‘dissidenti’ toscani e a illustrare i motivi che li avevano indotti a votare contro il governo Minghetti. Nei mesi successivi – questa volta distinguen-dosi dalle posizioni di Ricasoli – egli si di-chiarò a favore di un vero e proprio accor-do con la Sinistra moderata di governo che superasse le vecchie divisioni e portasse al-la nascita di un grande raggruppamento li-berale. Nel settembre del 1876, spiegando
ai suoi elettori le ragioni della scelta com-piuta nel marzo precedente, dichiarò che con quel voto si era finalmente «entrati nel-la vera applicazione del sistema parnel-lamen- parlamen-tare coll’alternarsi dei partiti al Governo» e che adesso era perciò «possibile, anzi ne-cessaria una trasformazione di parti poli-tiche, fondata sulle idee, sui principii, non sulle simpatie od antipatie personali» (Di-scorso pronunziato in un’adunanza eletto-rale convocata in S. Sepolcro il 1° settembre 1876, Firenze 1876).
Negli anni seguenti fu impegnato nella costruzione di forme associative che des-sero una struttura più organizzata al libe-ralismo moderato. Nel 1876 aderì alla se-zione fiorentina dell’Associase-zione costitu-zionale centrale promossa da Quintino Sella, da cui si dissociò dopo qualche me-se per rientrarvi nel 1882 in polemica con l’Unione liberale monarchica di Firenze. Nel 1887 fu poi tra i promotori dell’Asso-ciazione Italia e Statuto, di cui assunse la presidenza.
Nel 1882, candidato da varie liste nel collegio plurinominale di Arezzo, non ri-sultò eletto. Nel giugno del 1886 venne però nominato senatore. Come già alla Ca-mera, prese parte attiva ai lavori del Sena-to quale relaSena-tore di disegni di legge sulla pubblica sicurezza e sul credito fondiario e intervenendo nelle discussioni sulle mo-dificazioni alla legge comunale e provin-ciale, sull’istruzione secondaria, sulla con-servazione dei monumenti, sull’ordina-mento della giustizia amministrativa, sul-la riforma delle Opere pie, sulle strade na-zionali e provinciali, sullo stato degli im-piegati civili. Negli anni della sua espe-rienza come senatore ricoprì anche impor-tanti cariche nell’amministrazione della Provincia di Firenze: fu presidente della Deputazione provinciale dal 1889 al 1892, vicepresidente del Consiglio provinciale dal 1893 al 1895 e poi presidente dal 1896 fino alla morte. Rappresentò inoltre la Provincia in diverse altre istituzioni come il Consiglio provinciale di sanità e i con-sigli d’amministrazione dello Spedale de-gli Innocenti e della Pia casa di lavoro, di cui fu presidente. Dal 1889 al 1898 fu membro del consiglio direttivo e poi vice-soprintendente dell’Istituto di scienze so-ciali Cesare Alfieri. Fece parte infine del consiglio d’amministrazione delle
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vie Meridionali e dal 1897 fino alla morte fu presidente del consiglio dell’Ordine de-gli avvocati di Firenze.
Morì a Firenze il 5 aprile 1898. Puccioni, vedovo di Caterina Poggio (mor-ta il 20 maggio 1869) e coniugato in seconde nozze il 1° settembre 1880 con Iole Maria Te-resa Giovannozzi, ebbe due figli, Mario (1860-1940), dalla prima moglie, e Nello (1881-1937), dalla seconda. Mario esercitò anch’egli la pro-fessione di avvocato e ricoprì cariche politico-amministrative a Firenze, dove fu consigliere e assessore comunale, oltre che membro della giunta provinciale, e a Pontassieve, di cui fu per molti anni sindaco. Di orientamento poli-tico liberal-conservatore, fu un appassionato cultore di memorie e studi storici sul Risorgi-mento, sul quale pubblicò numerose opere (Vincenzo Malenchini nel Risorgimento italia-no, Firenze 1930; L’unità d’Italia nel pensiero e nell’azione del barone Bettino Ricasoli. Storia documentata della rivoluzione liberale in Tosca-na, Firenze 1932; Storielle, ricordi e memorie. Reminiscenze italiane dal 1848 al 1939, Firen-ze 1940).
Scritti e discorsi. Vincenzo Salvagnoli, To-rino 1861; Del rinnuovamento della commedia italiana. Discorso di P. P. letto nell’adunanza solenne della Società d’incoraggiamento all’arte teatrale de’ 6 gennaio 1862, Firenze 1862; Sul-lo schema di legge pei provvedimenti finanziari. Discorso pronunziato da P. P. alla Camera dei Deputati nella tornata del 25 giugno 1873, Ro-ma 1873; Giurisprudenza delle elezioni politi-che, Firenze 1874.
Fonti e Bibl.: L’Archivio Puccioni è conser-vato presso la Biblioteca nazionale di Firenze. M. Puccioni, In memoria di P.P. Inaugurandosi per
cura del Comune di Firenze la lapide sulla casa che fu sua, Firenze 1924; Il Risorgimento italiano nel-l’opera, negli scritti, nella corrispondenza di P. P.,
a cura di M. Puccioni, Firenze 1933; G. Carocci,
Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 49, 59, 115-117;
A. Salvestrini, I moderati toscani e la classe dirigente
italiana (1859-1876), Firenze 1965, ad ind.; L.
Mascilli Migliorini, La Sinistra storica al potere.
Sviluppo della democrazia e direzione dello Stato (1876-1878), Napoli 1979, ad ind.; G. Spadolini, Firenze capitale. Gli anni di Ricasoli, Firenze 1979,
pp. 72, 131, 146, 197, 245-247; Ubaldino Peruzzi.
Un protagonista di Firenze capitale, a cura di P.
Bagnoli, Firenze 1994, ad ind.; La Provincia di
Firenze e i suoi amministratori dal 1860 ad oggi, a
cura di S. Merendoni - G. Mugnaini, Firenze 1996, ad ind.; M. Sagrestani, Lo scrutinio di lista
in Toscana (1882-1891). Dalla competizione pos-sibile alla competizione mancata, Firenze 1999, ad ind.; G. Paolini, Il tramonto di una dinastia. La Toscana e il 27 aprile 1859, Firenze 2010, ad ind.; La rivoluzione toscana del 1859. L’unità d’Italia e il ruolo di Bettino Ricasoli, a cura di G. Manica,
Firenze 2012, ad ind.; Camera dei Deputati,
Portale storico, http://storia.camera.it/deputato/
piero-puccioni-18330902/bpr#noNav (20 feb-braio 2016); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori
dell’Italia liberale, sub voce, http://notes9.senato.it/
web/senregno.nsf/P_l2?OpenPage (20 febbraio 2016). FULVIOCONTI PUCCITELLI, Virgilio. – Nacque a San Severino nelle Marche il 18 settembre 1599, quarto di cinque figli di Puccitello e Virginia Landi, di nobile famiglia locale. Battezzato in S. Lorenzo il giorno stes-so della nascita, trascorse l’infanzia nelle immediate vicinanze, in via S. Lorenzo (l’odierna via Salimbeni). Studiò nel col-legio dei barnabiti al santuario della Ma-donna dei Lumi (un suo fratello, Severi-no, in religione CelestiSeveri-no, fu predicatore barnabita e divenne poi vescovo di Ravel-lo). Virgilio dovette far parte del coro del-la cattedrale settempedana, dove si deve essere distinto nel canto: fu infatti deciso di farne un castrato. Proseguì a Roma gli studi letterari e musicali e dovette acqui-sire competenze in teologia, in vista del sa-cerdozio. Risiedé in Roma almeno a parti-re dal 1614: in quest’anno è attestato come soprano in S. Lorenzo in Damaso; tra il 1° novembre 1615 e il 31 gennaio 1618 fece parte della cappella di S. Giovanni in La-terano, dove cantò poi ancora saltuaria-mente nel 1618 e di nuovo in aprile-mag-gio 1625. Incerti gli eventi intermedi: si ri-tiene ch’egli vada identificato con il Virgi-lio Pucinelli o Picinelli soprano che com-pare alla corte di Mantova dall’aprile 1620 al 1622 (Parisi, 1989).
Dal decreto del 3 novembre 1634 con cui Ladislao IV Vasa, re di Polonia (1632-1648), lo assunse nel novero dei segretari reali risulta che Puccitelli, prima dell’arri-vo in Polonia, aveva viaggiato per «Paesi stranieri» (Targosz-Kretowa, 1965, p. 257; Gentili, 1838, III, pp. 312 s., con data er-ronea). La prima notizia certa della sua presenza in Polonia risale al febbraio del 1631 (Masetti Zannini, in Miscellanea Set-tempedana, 1979, p. 79): ma doveva aver raggiunto già nel 1628-29 la corte varsa-viana di Sigismondo III Vasa (1587-1632), padre di Ladislao; non si sa se abbia tro-vato impiego a corte come cantante, né ri-coperto altri incarichi per conto del sovra-no. Il 26 dicembre 1635 (Targosz-Kre-towa, 1965, pp. 257 s.) il re aumentò di 300 ducati napoletani il suo salario annuo