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Analisi del posizionamento di Sepi Ambiente nella filiera del trattamento dei rifiuti speciali: quadro della produzione in Italia, andamento in Regione Piemonte e confronto con potenzialità dell’impianto in un’ottica di economia circolare

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Anno Accademico

2018/2019

Master Universitario di II livello Gestione e Controllo dell’Ambiente: Economia Circolare e Management efficiente delle Risorse

Analisi del posizionamento di Sepi Ambiente nella

filiera del trattamento dei rifiuti speciali: quadro della

produzione in Italia, andamento in Regione Piemonte e

confronto con potenzialità dell’impianto in un’ottica di

economia circolare

Autore

Dott.ssa Clelia Gialli

Tutor Scientifico

Ing. Paolo Ghezzi

Tutor Aziendale – Itelyum Regeneration

Ing. Alberto Scaccabarozzi

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1

Sommario

Introduzione ... 2

1. Inquadramento normativo ... 3

2. La produzione nazionale di rifiuti speciali nel periodo 2014-2017 ... 5

2.1 Modalità di acquisizione ed elaborazione dei dati... 5

2.3 La produzione nazionale dei rifiuti speciali per capitoli EER ... 11

3. La produzione di rifiuti speciali nella macroarea settentrionale nel periodo 2014-2017 ... 17

3.1 La produzione di rifiuti speciali nella macroarea settentrionale ... 17

3.2 La produzione di rifiuti speciali in Piemonte ... 22

3.3 La produzione di rifiuti speciali in Piemonte per capitolo EER ... 25

4. Itelyum, Soluzioni per l’Ambiente e SEPI Ambiente nella filiera degli oli usati ... 30

4.1 L’impianto di raccolta e stoccaggio SEPI Ambiente... 30

4.2 Itelyum e la filiera del trattamento degli oli minerali usati ... 33

5. Analisi del flusso di rifiuti speciali in ingresso presso SEPI Ambiente nel triennio 2016-201835 5.1 Volumi di stoccaggio dei rifiuti speciali nell’impianto ... 35

5.2 Volumi di rifiuti in ingresso gestite in SEPI Ambiente per capitoli EER ... 38

5.3 Origine dei rifiuti conferiti in SEPI Ambiente ... 40

6. Posizionamento di SEPI Ambiente nel mercato e risultati dell’analisi statistica ... 43

6.1 Risultati dell’analisi statistica condotta sull’impianto SEPI Ambiente ... 43

6.2 Gli oli usati e le possibilità di riciclo in SEPI Ambiente ... 46

7. Conclusioni ... 50

Bibliografia: ... 52

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2 Introduzione

Il rapporto sui rifiuti redatto ogni anno dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) indica che la produzione di rifiuti speciali in Italia nel 2017 ammonta a circa 140 milioni di tonnellate. Convenzionalmente i rifiuti vengono classificati secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e sulla base delle caratteristiche di pericolosità, in pericolosi e non pericolosi. I rifiuti urbani comprendono i rifiuti domestici, i rifiuti da spazzamento delle strade, i rifiuti vegetali da aree verdi ed i rifiuti ad essi assimilabili. Sono considerati rifiuti speciali tutti i rifiuti prodotti da attività agricole, i rifiuti derivanti da attività di demolizione, costruzione e scavo, i rifiuti da lavorazioni industriali, artigianali, e da attività commerciali. I rifiuti urbani e gli speciali vengono classificati all’interno dell’Elenco Europeo dei rifiuti. I rifiuti speciali sono direttamente dipendenti dalle attività industriali che li generano, di riflesso la loro produzione è strettamente correlata alle modifiche che intervengono nel tessuto produttivo del paese. Con il presente documento ci si propone di presentare una visione d’insieme dell’evoluzione nella produzione nazionale dei rifiuti speciali nel quadriennio 2014-2017, ed in particolare di analizzare la produzione di rifiuti speciali provenienti dalle attività industriali della regione Piemonte, territorio in cui si colloca l’impianto di raccolta e stoccaggio di rifiuti speciali SEPI Ambiente, facente parte del gruppo Itelyum. Il fine di questa analisi è quello di valutare l’integrazione dell’azienda nel territorio, nonché la sua relazione con il mercato dei rifiuti speciali ed urbani. Utilizzando i dati più aggiornati a disposizione contenuti nelle varie edizioni del Rapporto ISPRA sui rifiuti speciali, e i dati relativi ai flussi di rifiuti speciali in ingresso all’impianto SEPI Ambiente negli anni 2016, 2017 e 2018, è stato possibile realizzare una elaborazione statistica che consente di effettuare l’analisi del contesto territoriale in cui si trova ad operare l’impianto, del posizionamento dell’azienda all’interno della filiera del trattamento dei rifiuti e del suo approccio all’economia circolare.

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3 1. Inquadramento normativo

La politica dell’Unione Europea in materia di protezione dell’ambiente e delle risorse naturali ha assunto un’importanza sempre maggiore negli ultimi decenni. Una delle questioni più preoccupanti e più urgenti da affrontare è proprio la gestione dei rifiuti, al centro di grande attenzione da parte della Comunità Europea. Tra le politiche comunitarie che hanno acceso i riflettori sulla gestione dei rifiuti vi è il VII Programma di Azione in materia ambientale (PAA), programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020, adottato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea in data 20 novembre 2013 con decisione 1386/2013/UE. Attraverso questo Programma l’Unione Europea vengono stabiliti 9 obiettivi prioritari e viene proposta una strategia comune volta al raggiungimento di questi obiettivi entro il 2020. Sono state identificate tre aree prioritarie su cui è necessario agire:

1. proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione;

2. trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva;

3. proteggere i cittadini dell’Unione da pressione e rischi d’ordine ambientale per la salute ed il benessere.1

Il PAA si prefigge di raggiungere un elevato livello di protezione ambientale e ad una migliore qualità della vita e del benessere dei cittadini, ma il secondo punto è di fondamentale importanza perché sottolinea il ruolo che possono avere i rifiuti nella transizione verso un’economia fondata sull’efficienza. In un contesto caratterizzato dall’aumento dei prezzi delle materie prime, dalla loro carenza progressiva e dalla dipendenza dalle importazioni, la competitività e la capacità di conseguire una crescita sostenibile dell’Europa dipenderanno dall’uso più efficiente delle risorse, e soprattutto da come saranno gestiti i rifiuti. Gli attuali ritmi di produzione dei rifiuti sono allarmanti: nel 2016 sono state generate 5,0 tonnellate di rifiuti per abitante nell'UE, ed i rifiuti totali generati nell'UE da tutte le attività economiche e dalle famiglie ammontano a circa 2 538 milioni di tonnellate2. Anno dopo anno le quantità di rifiuti prodotti aumentano, e in realtà non sono i rifiuti urbani a contribuire maggiormente alla produzione di rifiuti ogni anno. Secondo i dati forniti da Eurostat, nel 2016 i rifiuti di origine domestica rappresentano solo il 18% del totale di rifiuti prodotti in Italia. I dati più aggiornati relativi alla produzione di rifiuti in Italia sono riferiti all’anno 2017: secondo il rapporto

1

Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 novembre 2013 2

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4

ISPRA la produzione di rifiuti urbani ammonta a 29,6 milioni di tonnellate3, e nello stesso anno la produzione di rifiuti speciali raggiunge 138,8 milioni di tonnellate4.

È opportuno in questa sede allora definire cosa è un rifiuto e come può essere classificato. L’art. 183 c.1 del D.Lgs 152/2006 definisce come rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi”, ed in particolare si definisce rifiuto pericoloso quel “rifiuto che presenta una o più caratteristiche di cui all'allegato I della parte quarta del presente decreto”5.

Dunque in base alle caratteristiche di pericolosità, i rifiuti sono classificati in pericolosi e non pericolosi, e in base all’origine si distinguono in rifiuti urbani e rifiuti speciali, come stabilito dall’articolo 184 dello stesso decreto. La classificazione dei rifiuti viene effettuata dal produttore assegnando ad essi il competente codice EER che lo identifica ed applicando le disposizioni contenute nella Decisione 2014/955/UE6, che contiene in allegato l’Elenco Europeo dei rifiuti, di cui viene qui di seguito riportato l’indice.

CODICE DESCRIZIONE DEL CAPITOLO

01 Rifiuti derivanti da prospezione, estrazione da miniera o cava, nonché dal trattamento fisico o

chimico di minerali

02 Rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca, preparazione

e lavorazione di alimenti

03 Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli, mobili, polpa, carta e cartone

04 Rifiuti della lavorazione di pelli e pellicce, e dell'industria tessile

05 Rifiuti della raffinazione del petrolio, purificazione del gas naturale e trattamento pirolitico del

carbone

06 Rifiuti dei processi chimici inorganici

07 Rifiuti dei processi chimici organici

08 Rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso (pffu) di rivestimenti (pitture, vernici e

smalti vetrati), adesivi, sigillanti e inchiostri per stampa

09 Rifiuti dell'industria fotografica

10 Rifiuti provenienti da processi termici

11 Rifiuti prodotti dal trattamento chimico superficiale e dal rivestimento di metalli ed altri materiali;

idrometallurgia non ferrosa

12 Rifiuti prodotti dalla sagomatura e dal trattamento fisico e meccanico superficiale di metalli e

plastica

13 Oli esauriti e residui di combustibili liquidi (tranne oli commestibili, voci 05 e 12)

14 Solventi organici, refrigeranti e propellenti di scarto (tranne 07 e 08)

15 Rifiuti di imballaggio; assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati

altrimenti)

3

ISPRA Rapporto Rifiuti Urbani, Edizione 2018, Rapporti 297/2018 4 ISPRA Rapporto Rifiuti Speciali, Edizione 2019, Rapporti 309/2019 5

D:Lgs 152/2006, parte IV, norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati. 6

Decisione n.2014/955/UE, della Commissione del 18 dicembre 2014, allegato, Elenco di rifiuti di cui all’articolo 7 della Direttiva 2008/98/CE.

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5 16 Rifiuti non specificati altrimenti nell'elenco

17 Rifiuti dalle attività di costruzione e demolizione (compreso il terreno prelevato da siti

contaminati)

18 Rifiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate (tranne i rifiuti di

cucina e di ristorazione non direttamente provenienti da trattamento terapeutico)

19 Rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue

fuori sito, nonché dalla potabilizzazione dell'acqua e dalla sua preparazione per uso industriale

20 Rifiuti urbani (rifiuti domestici e assimilabili prodotti da attività commerciali, industriali e

amministrative) inclusi i rifiuti della raccolta differenziata

Tabella 1. Elenco Europeo dei Rifiuti di cui all'art.7 della Direttiva 2008/98/CE.

L’elenco contiene rifiuti pericolosi e non pericolosi, nel valutare le caratteristiche di pericolo dei rifiuti si applicano i criteri di cui all’allegato III della Direttiva 2008/98/CE.7

Sebbene l’Unione Europea abbia indicato specifici criteri di priorità nella gestione dei rifiuti, secondo una gerarchia che privilegia la prevenzione nella produzione dei rifiuti rispetto al recupero e in ultimo allo smaltimento degli stessi, sembra chiaro che la corretta gestione dei rifiuti non possa in ogni caso prescindere dalla conoscenza dei volumi di rifiuti che devono essere gestiti, e quindi dai dati di produzione. Un’attenta analisi dei volumi di produzione diventa quindi indispensabile per valutare e adottare le opportune soluzioni impiantistiche e gestionali più adatte alle peculiarità del territorio, più efficienti e più competitive possibile.

2. La produzione nazionale di rifiuti speciali nel periodo 2014-2017

2.1 Modalità di acquisizione ed elaborazione dei dati

Il presente capitolo intende illustrare i principali dati disponibili relativi alla produzione nazionale di rifiuti speciali. Questi dati sono stati ricavati dalle informazioni contenute nelle banche dati MUD (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale) relative alle dichiarazioni annuali previste dalla normativa D.Lgs. 152/2006, e pubblicate nelle edizioni del Rapporto Rifiuti Speciali ISPRA, principale fonte di dati per il presente project work. La banca dati MUD viene sottoposta ad un processo di normalizzazione dei dati che prevede, oltre alle necessarie verifiche sugli errori di unità di misura, sulle doppie dichiarazioni e sulle incongruenze tra schede e moduli, anche l’esclusione, dalle quantità complessivamente prodotte, dei rifiuti provenienti da utenze non domestiche assimilate agli urbani. Nel Rapporto Rifiuti Speciali ISPRA inoltre le informazioni desunte dalla banca dati MUD vengono integrate con dati stimati da ISPRA mediante l’applicazione di specifiche metodologie di calcolo, poiché alcuni settori produttivi risultano interamente o parzialmente esentati

7

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6

dall’obbligo di dichiarazione. Il Rapporto contiene inoltre approfondimenti relativi alle singole regioni italiane, grazie ai quali è stato possibile realizzare un focus sul quadro regionale piemontese per quanto riguarda la produzione di rifiuti speciali.

Nello specifico, sono state prese in esame le edizioni del Rapporto Rifiuti Speciali ISPRA degli anni 20168, 20179, 201810 e 20197, al fine di analizzare l’evolversi della produzione di rifiuti speciali a livello nazionale e regionale nel quadriennio 2014-2017. Nello specifico, per l’elaborazione statistica sono stati presi in considerazione i dati di produzione di rifiuti speciali, e sono stati esclusi i valori di produzione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi indicati come stime, così come i valori di produzione dei rifiuti speciali con attività ISTAT non determinata e dei rifiuti speciali con CER non determinato, al fine di limitare l’incertezza nei calcoli effettuati. Viene quindi presentata l’elaborazione dei dati relativi ai quantitativi di rifiuti in ingresso all’impianto, nel triennio 2016-2018, gentilmente forniti da SEPI Ambiente.

2.2 La produzione nazionale di rifiuti speciali nel quadriennio 2014 -2017

Durante il primo anno oggetto della nostra elaborazione, il 2014, la produzione nazionale di rifiuti speciali raggiunge 129 milioni di tonnellate, questo è un dato destinato a crescere nel corso dei 4 anni successivi, passando infatti da 129 milioni di tonnellate a quasi 139 milioni di tonnellate. La produzione nazionale di rifiuti speciali nel 2017 ammonta a 138.9 milioni di tonnellate complessivamente4, dato che racchiude le quantità di rifiuti speciali elaborate dalle banche dati MUD e le quantità stimate, compresi anche i rifiuti speciali ottenuti dal trattamento dei rifiuti urbani. Nello stesso anno, la produzione di rifiuti speciali non pericolosi (RSNP) risulta complessivamente pari a 129 milioni di tonnellate, pari al 93,1% dell’intera produzione di rifiuti speciali, mentre i rifiuti speciali pericolosi (RSP) corrispondono a circa 9.7 milioni di tonnellate, rappresentando solo il 6.9% del totale.

8

ISPRA Rapporto Rifiuti Speciali, Edizione 2016, Rapporti 246/2016 9

ISPRA Rapporto Rifiuti Speciali, Edizione 2017, Rapporti 264/2017 10

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Tabella 2. Volumi di produzione nazionale di rifiuti speciali ripartiti in rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, nel periodo 2014-2017

Nel 2017 si osserva un aumento nella produzione nazionale dei rifiuti speciali pari a quasi il 3% rispetto al 2016, corrispondente a circa 4 milioni di tonnellate. Possiamo osservare quanto sia elevata la produzione di rifiuti speciali non pericolosi provenienti da attività di costruzione

e demolizione, inseriti nel capitolo 17: questi ammontano a 56 milioni di tonnellate, e sono

pari al 41% dell’intera produzione nazionale. È necessario ricordare che il dato relativo alla produzione dei RSNP del capitolo 17 è rappresentato da una stima, in quanto il valore che si otterrebbe dall’elaborazione dei dati MUD è sottostimato rispetto a quella che è la reale produzione, non essendo questa tipologia di rifiuto soggetta a obbligo di dichiarazione MUD4. In particolare proprio per i rifiuti da costruzione e demolizione è stata utilizzata una specifica metodologia di stima: il dato di produzione è stato desunto dai dati dichiarati nel MUD relativi alle operazioni di gestione, eliminando le dichiarazioni relative alle fasi intermedie del ciclo gestionale al fine di evitare duplicazione dei dati. Sono stati effettuati puntuali bilanci di massa sulle singole dichiarazioni per escludere dalla quantificazione della produzione di rifiuti da costruzioni e demolizioni i rifiuti in giacenza prodotti nell’anno precedente a quello di riferimento.

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Tabella 3. Contributo dei rifiuti da costruzione e demolizione e dei rifiuti prodotti da impianti di gestione di rifiuti alla produzione nazionale nel periodo 2014-2017

Dal momento che i rifiuti da costruzione e demolizione rappresentano una quota significativa dell’intera produzione nazionale, si ritiene opportuno escludere i dati relativi ai RSNP appartenenti al capitolo 17 dalla nostra elaborazione, poiché da una parte, la consistenza di questa specifica categoria influirebbe eccessivamente sull’analisi statistica, impedendo di cogliere interessanti variazioni tra le altre categorie di rifiuti, dall’altra comprende tipologie di rifiuti che non rientrano tra quelle di interesse per l’analisi statistica che ci proponiamo di effettuare, in quanto particolarmente mirata ai rifiuti di tipo industriale, comparto nel quale opera l’impianto SEPI Ambiente, oggetto di analisi del project work. Oltre ai rifiuti da costruzione e demolizione, anche i rifiuti del capitolo 19, rifiuti prodotti da impianti di

trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per uso industriale, rappresentano una

quantità ingente, circa 39 milioni di tonnellate prodotte nel 2017, pari al 28% della produzione nazionale.

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Tabella 4 - Produzione nazionale di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, ad esclusione dei rifiuti dei capitoli 17 e 19 Il capitolo 19 comprende prevalentemente i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento; ossia quelle piattaforme ove sono avviati i rifiuti dai produttori iniziali al fine di realizzare delle lavorazioni che ne modificano le caratteristiche, quali ad esempio: miscelazioni, accorpamenti, o preparazioni meccaniche, chimiche e fisiche per il riutilizzo. I rifiuti, post trattamento, cambiano il codice CER secondo regole prestabilite ed entrano a far parte del capitolo 19. Il quantitativo di rifiuti del capitolo 19 pertanto è normalmente similare alla somma dei quantitativi degli altri capitoli: è un valore/dato aggregato e non garantisce un valore statisticamente significativo ai fini della presente trattazione, che si concentra sui rifiuti da produttori iniziali. Pertanto sono stati esclusi dall’elaborazione anche i rifiuti appartenenti al capitolo 19. Operando questa esclusione quindi, la produzione nazionale di rifiuti speciali si attesta a circa 38 milioni di tonnellate nel 2017, costituita per l’83% da rifiuti speciali non pericolosi (31.6 milioni di tonnellate) e per il restante 17% da rifiuti speciali pericolosi (6.3 milioni di tonnellate), come mostrato dalla tabella n°4.

Osserviamo di seguito più in dettaglio l’andamento della produzione totale di rifiuti speciali tra il 2014 e il 2017. Per valutare nel dettaglio di anno in anno quanto varia la produzione di rifiuti, è stata calcolata la differenza tra le quantità prodotte per ciascun anno preso in

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considerazione (es. produzione 2014 – produzione 2013), e tale differenza per ogni anno è stata rapportata alla produzione dell’anno precedente (es. differenza produzione 2014-2013 / produzione 2013), il valore risultante espresso in percentuale esprime il tasso di crescita/decrescita della produzione annuale. L’andamento osservato è illustrato nella tabella n°5. La produzione nel 2017 complessivamente cresce del 6.4% rispetto al 2014, entrando nel dettaglio possiamo notare come la crescita nel quadriennio 2014-2017 segua un andamento diverso per i rifiuti speciali non pericolosi e per i rifiuti speciali pericolosi. La produzione nel 2014 registra un andamento negativo, sia per i RSNP che per i RSP, con un abbassamento complessivo della produzione del 2.3% rispetto all’anno precedente. Nel 2015 cresce la produzione di RSP, di ben 3.5 punti in percentuale, si producono circa 200 mila tonnellate di RSP in più rispetto al 2014, tuttavia si tratta di una crescita esigua rispetto ai RSNP, che continuano a registrare una tendenza negativa, -1.3% rispetto al 2014. Il 2015 è quindi ancora un anno in cui la produzione di rifiuti speciali non cresce, anzi complessivamente registra una lieve decrescita, -0.5%. Nel 2016 si assiste ad una netta inversione di tendenza: a trainare la crescita sono i RSNP, che crescono di più di 4 punti in percentuale, ed i RSP crescono di quasi il 7%, corrispondenti rispettivamente a 1.3 milioni di tonnellate e 403 mila tonnellate. Complessivamente nel 2016 la produzione di rifiuti speciali ammonta a 36 milioni di tonnellate, cresce del 5,05% rispetto all’anno precedente, e questo trend di crescita si riconferma anche nel 2017, anno in cui la produzione supera i 38 milioni di tonnellate e cresce ancora del 5.04% rispetto al 2016.

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Tabella 5. Calcolo del tasso di crescita della produzione di rifiuti speciali nel periodo 2014-2017

Tuttavia è da evidenziare che nel 2017 sono i RSNP a crescere di più, si producono 1.7 milioni di tonnellate in più di rifiuti speciali non pericolosi, questi crescendo del 5.6% trainano ancora una volta la crescita complessiva, e piuttosto si esaurisce la spinta produttiva dei RSP, che crescono meno del 2% rispetto al 2016.

2.3 La produzione nazionale dei rifiuti speciali per capitoli EER

I rifiuti speciali possono essere classificati seguendo i capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti di cui alla decisione 2014/995/UE6. Operando questa suddivisione è possibile osservare la loro distribuzione nel quadriennio 2014-2017 e soprattutto capire quali settori produttivi nello specifico trainano la crescita della produzione totale. Anche in questo caso non sono stati considerati i rifiuti appartenenti ai capitoli 17 e 19, per le considerazioni espresse in precedenza. Nell’anno 2017 la maggiore incidenza sulla produzione totale di rifiuti speciali si rileva per il capitolo 10, rifiuti provenienti da processi termici: vengono prodotte circa 9.6

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milioni di tonnellate, che incidono per il 23% sul totale, mentre i rifiuti appartenenti al capitolo 16, rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco, ammontano a circa 7.4 milioni di tonnellate, rappresentando il 17.5% della produzione totale. Tra questi ultimi figurano i veicoli fuori uso, i rifiuti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, prodotti fuori specifica, esplosivi di scarto, gas in contenitori a pressione e sostanze chimiche di scarto, batterie ed accumulatori, rifiuti della pulizia di serbatoi e fusti per trasporto e stoccaggio, i catalizzatori esauriti, le sostanze ossidanti, i rifiuti liquidi acquosi destinati ad essere trattati fuori sito (che presentano flussi spesso relativamente elevati) ed i rifiuti di rivestimenti e materiali refrattari. Un buon 13% è rappresentato dai rifiuti appartenenti al capitolo 12, rifiuti derivanti dalla lavorazione e trattamento fisico e meccanico di metalli e plastica, mentre i rifiuti appartenenti al capitolo 15, i rifiuti di imballaggio, costituiscono circa il 10% della produzione, nel loro insieme i rifiuti dei due capitoli ammontano a quasi 10 milioni di tonnellate. Ad eccezione dei capitoli 02, rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca, preparazione e lavorazione di alimenti, e dei rifiuti del capitolo 20, rifiuti urbani inclusi i rifiuti della raccolta differenziata, che incidono rispettivamente per il 7% e 6%; si noti che talvolta i rifiuti industriali possono essere assimilati, secondo criteri molto specifici, ai rifiuti urbani; nel capitolo 20 pertanto è ricompresa anche una quota parte di rifiuti prodotti dalle industrie, che però non è semplice da quantificare con il livello di dettaglio proposto dal rapporto ISPRA. I restanti capitoli hanno tutti un’incidenza inferiore al 5%, come possiamo osservare nella tabella n°6.

Tabella 6. Produzione nazionale di rifiuti speciali ripartita per capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti, riferita al periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

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Nel periodo di riferimento, il quadriennio 2014-2017, possiamo notare un trend di crescita moderato, che interessa soprattutto i capitoli 02, 04, 07, 08, 11, 12, 13, 15, 19, guidando nel complesso la crescita della produzione totale. Una lieve decrescita caratterizza la produzione dei rifiuti inseriti nei capitoli 01, 03, 06, 09. I rifiuti provenienti da processi termici, inglobati nel capitolo 10, che abbiamo visto essere quelli maggiormente prodotti nell’arco di tempo esaminato, sono anche quelli che mostrano l’andamento più altalenante. Nel 2014 questi ammontano a poco più di 9 milioni di tonnellate, in quell’anno l’incidenza di questi rifiuti è la più alta del periodo considerato, pari al 23,3%; nell’anno successivo la produzione si abbassa a quasi 8 milioni di tonnellate, e l’incidenza sul totale complessivo passa al 20,9%. Nei due anni seguenti si registra una nuova spinta produttiva, che si realizza soprattutto nel 2017 quando la produzione di questi rifiuti raggiunge quota 9,6 milioni di tonnellate, superando il dato di produzione registrato nel 2014, sebbene l’incidenza sul totale sia pari al 22.7%. Spicca nel grafico anche la crescita dei rifiuti del capitolo 16, che mostrano un trend di crescita fortemente positivo: nel 2014 questi rifiuti ammontano a circa 6.4 milioni di tonnellate, con un’incidenza sul totale del 16.6%: nei 3 anni successivi crescono progressivamente le quantità prodotte, fino a raggiungere 7.4 milioni di tonnellate nel 2017, aumentando anche la loro incidenza sul totale, che aumenta di quasi 1 punto percentuale passando al 17.5%. Un trend di crescita simile si nota anche per i rifiuti dei capitoli 12 e 15 che, oltre ai capitoli 10 e 16, sono quelli che vengono prodotti in maggiori quantità in tutto il periodo oggetto di studio.

Se invece analizziamo separatamente i rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, potremo notare delle differenze sostanziali che caratterizzano la loro produzione. Dal momento che i rifiuti speciali non pericolosi rappresentano da sempre, come anticipato, una quota significativa dell’intera produzione nazionale, pari all’83% del totale prodotto nel 2017, questi incidono fortemente sul dato di produzione nazionale e di riflesso anche nella composizione percentuale di ciascun capitolo EER. Ci aspettiamo quindi che i dati di produzione dei RSNP rispecchino la tendenza osservata globalmente per i rifiuti speciali. Come possiamo notare, effettivamente la produzione nazionale di RSNP suddivisa per capitoli EER nel periodo di riferimento rispecchia perfettamente i dati di produzione nazionale dei rifiuti speciali. I rifiuti dei capitoli 13 e 14 non figurano nella tabella n°7 poiché costituiti esclusivamente da rifiuti speciali pericolosi.

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Tabella 7. Produzione nazionale di rifiuti speciali non pericolosi ripartita per capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti, riferita al periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

Proprio da questo grafico si evince che gran parte dei rifiuti speciali appartenenti al capitolo 10 sono rifiuti speciali non pericolosi, questi hanno un’incidenza del 25% sul totale di rifiuti speciali non pericolosi prodotti nel 2017, sono pari a 9 milioni di tonnellate, e nel quadriennio preso in esame seguono perfettamente il trend analizzato per i rifiuti speciali. Allo stesso modo, possiamo dire che il contributo dato dai rifiuti speciali non pericolosi appartenenti ai capitoli 12, 15 e 16 raggiunge quasi il 40% nel 2017 (complessivamente circa 14 milioni di tonnellate). Osservando il trend di crescita dei rifiuti speciali non pericolosi appartenenti agli altri capitoli nel periodo 2014-2017, possiamo fare le stesse considerazioni appena espresse per i rifiuti speciali.

I rifiuti speciali pericolosi sono caratterizzati da un trend di crescita del tutto diverso. La produzione totale di rifiuti speciali ha un peso veramente esiguo sulla produzione totale, rappresentano mediamente il 17% di rifiuti speciali totali prodotti nel 2017, e questo spiega perché le varie flessioni nel trend di crescita che si sono verificate negli anni non hanno avuto una forte influenza sui rifiuti speciali. In questo caso i rifiuti speciali pericolosi prodotti in maggiori quantità sono quelli del capitolo 16, ammontano a circa 2 milioni di tonnellate, ed hanno complessivamente una incidenza del 33% sul totale prodotto.

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Tabella 8. Produzione nazionale di rifiuti speciali pericolosi ripartita per capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti, riferita al periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

Dalla tabella n°8 si può notare come la produzione dei rifiuti del capitolo 16 sia stata in crescita per tutto il periodo considerato, probabilmente in relazione alla produzione di rifiuti provenienti dai veicoli fuori uso, compresi in questo capitolo. Effettivamente dai dati emerge che tra il 2014 e il 2015, la crescita viene trainata proprio da un aumento nella produzione di rifiuti da veicoli fuori uso, che da sola nel 2015 è pari a 1.23 milioni di tonnellate (su un totale di 1.9 milioni di tonnellate), ed aumenta di 144 mila tonnellate rispetto al 2014. Nei due anni successivi la crescita è da imputare ad altre tipologie di rifiuti afferenti al capitolo 16, nel complesso la produzione supera i 2 milioni nel 2017. Nel caso dei rifiuti speciali pericolosi risulta meno rilevante l’apporto proveniente dai rifiuti del capitolo 10, pari a 626 mila tonnellate, piuttosto sono i rifiuti appartenenti al capitolo 7 ed al capitolo 13 a dare un contributo consistente alla produzione totale, raggiungono insieme 2 milioni di tonnellate e rappresentano il 32% del totale di rifiuti speciali prodotti nel 2017. In riferimento all’andamento della produzione di rifiuti speciali pericolosi nel quadriennio 2014-2017, possiamo dire che si nota una crescita modesta nella produzione dei rifiuti dei capitoli 07, 11, 12 e 15, mentre la produzione di rifiuti appartenenti ai capitoli 05, 06, 10 e 18 resta pressoché costante nell’arco di tempo in esame.

Inoltre è interessante osservare l’andamento della produzione dei rifiuti pericolosi dei capitoli 13 e 14: si tratta di rifiuti esclusivamente pericolosi che comprendono rispettivamente gli oli esausti (e rifiuti ad essi connessi, quali ad esempio prodotti di separazione acqua/olio) ed i residui di combustibili liquidi, ed i solventi organici, refrigeranti e propellenti di scarto.

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Durante i primi due anni la produzione dei rifiuti del capitolo 13 è rimasta quasi costante, infatti nel 2014 è pari a 790 mila tonnellate e nell’anno seguente cresce di meno di 8 mila tonnellate. Nel 2016 si raggiunge il picco di produzione pari a 997 mila tonnellate, per poi abbassarsi nel 2017, fermandosi alle 943 mila tonnellate. I rifiuti del capitolo 14 invece sono prodotti in quantità nettamente minori, nel 2014 si registrano 41 mila tonnellate prodotte, ma il trend di crescita è abbastanza simile a quello osservato per i rifiuti del capitolo 13, si raggiunge il picco di produzione nel 2016, pari a 45 mila tonnellate, e nel 2017 il dato si abbassa a 44 mila tonnellate. Per avere una visione d’insieme della produzione di rifiuti speciali in Italia nel 2017, analizziamo la ripartizione del dato di produzione nazionale dei rifiuti speciali tra rifiuti pericolosi e non pericolosi. Si nota bene come i rifiuti speciali inseriti nei capitoli 01, 02, 03 e 04, vale a dire rispettivamente: i rifiuti derivati da prospezione, estrazione da miniera o cava, nonché dal trattamento fisico o chimico dei minerali; i rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca, preparazione e lavorazione di alimenti, i rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli, mobili, polpa, carta e cartone; ed i rifiuti della lavorazione di pelli e pellicce, e dell’industria tessile, sono prevalentemente costituiti da rifiuti speciali non pericolosi.

Tabella 9. Ripartizione in percentuale della produzione nazionale di rifiuti speciali in rifiuti pericolosi e non pericolosi, per capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

Riguardo ai rifiuti speciali pericolosi, dal grafico risulta evidente che l’incidenza di questi ultimi sulla produzione totale, per ciascun capitolo, ad esclusione dei capitoli 13 e 14 che comprendono esclusivamente rifiuti pericolosi, supera il 70% solo per i capitoli 05 (rifiuti della raffinazione del petrolio 07 (rifiuti dei processi chimici organici), 09 (rifiuti

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dell’industria fotografica), e 18 (rifiuti prodotti dal settore sanitario o veterinario e da attività correlate) mentre il capitolo 11 concorre con il 66% al totale prodotto.

3. La produzione di rifiuti speciali nella macroarea settentrionale nel periodo 2014-2017

3.1 La produzione di rifiuti speciali nella macroarea settentrionale

In questo capitolo vengono analizzati i dati relativi alla produzione di rifiuti speciali a livello di macroarea geografica e su scala regionale, disponibili sul rapporto ISPRA4,8.9. Da questa elaborazione statistica si ritiene opportuno escludere i rifiuti del capitolo 19; oltre che per i motivi espressi in precedenza, l’esclusione in questo caso è motivata dal fatto che la distribuzione nel territorio italiano degli impianti di trattamento rifiuti non è omogenea, e pertanto la presenza di particolari impianti di trattamento in alcune regioni può causare difformità anche importanti nella distribuzione dei flussi, e della conseguente produzione di materiale afferente al capitolo 19. Si osserva a tal proposito che nel 2017 il numero totale di impianti di trattamento presenti in Italia ammonta a 11.209, di questi ben più della metà, 6.415 per l’esattezza, sono dislocati nel Nord Italia, e nel resto della penisola sono variamente distribuiti, per un totale di 2.165 nel Centro Italia e 2.629 nel Meridione7. Di conseguenza includere i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento nell’elaborazione, trattandosi di quantità considerevoli, significherebbe restituire un dato disomogeneo e poco interessante ai fini della nostra indagine. Allo stesso modo, sebbene i rifiuti da costruzione e demolizione del capitolo 17 non seguano la stessa dinamica che caratterizza i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento dei rifiuti, le ingenti quantità di rifiuti prodotte potrebbero impedire di ottenere un quadro complessivamente più accurato, pertanto non vengono inclusi in questa elaborazione. Dall’analisi dei dati emerge come i maggiori valori di produzione totale di rifiuti speciali siano prevalentemente concentrati nel Nord Italia, in considerazione delle dimensioni territoriali e della distribuzione del tessuto produttivo: la produzione nel Nord Italia nell’anno 2017 raggiunge i 26 milioni di tonnellate, ed è pari al 62% della produzione nazionale. Nelle regioni del Centro Italia si producono quasi 7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, pari al 16% della produzione totale, mentre la produzione nel Meridione supera i 9 milioni di tonnellate (21%). Nell’arco dei 4 anni di riferimento del nostro studio, questo andamento resta abbastanza costante, e si nota bene come la produzione nella penisola cresca a velocità diverse, in maniera più sostenuta nel Nord Italia, e più lentamente nel Centro e nel Meridione.

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Tabella 10. Produzione di rifiuti speciali ripartiti per macro-area geografica nel periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

I dati presentati in tabella n°10 sono stati calcolati considerando anche le quantità di RS stimate e le quantità di RS con attività ISTAT non determinata. Suddividere il dato di produzione rifiuti per regione, per quanto indicativo, non dà immediata percezione della diversità nazionale: il dato deve essere normalizzato per evitare che le differenze tra macroregioni diano un’indicazione non corretta per via di caratteristiche slegate dalla effettiva produzione iniziale di rifiuti. La produzione dei rifiuti speciali è connessa infatti con la presenza di industrie sul territorio. Ci sono numerosi indicatori statistici nazionali che tengono conto di questa caratteristica (numerosità industrie), che possono essere utilizzati per normalizzare il dato. Per questa trattazione statistica, che non ha le finalità di scendere in dettaglio eccessivo, si utilizzerà la popolazione delle macroregioni, fatta salva l’evidente connessione tra numerosità della popolazione e produzione di rifiuti iniziali, calcolando pertanto la produzione di rifiuti pro-capite. Anche con questa normalizzazione, si ha una ulteriore conferma del fatto che la produzione di rifiuti speciali in Italia sia più alta proprio nella regione settentrionale: osserviamo pertanto la produzione pro-capite di rifiuti speciali (kg/abitante/anno)11. La produzione pro-capite nazionale è pari a 627,36 kg/abitante per

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anno, di cui 522,11 kg/abitante per anno relativi ai rifiuti non pericolosi e 105,24 kg/abitante per anno relativi ai rifiuti pericolosi.

Come mostrato dalla tabella 11, il Nord Italia registra valori di produzione pro-capite di rifiuti speciali superiori alla media nazionale in tutto il periodo considerato, e nel 2017 il dato è pari a 957,34 kg/abitante per anno, coerentemente con il tessuto produttivo presente sul territorio. Nel Centro e nel Meridione si riscontrano invece valori di produzione inferiori alla media nazionale: in tutto il quadriennio considerato il dato di produzione pro-capite resta sotto la media nazionale, registrando nel 2017 rispettivamente un valore di 571,59 kg/abitante e 435,83 kg/abitante per anno.

Tabella 11. Produzione pro-capite RS per macro-area geografica nel periodo 2014-2017, calcolata escludendo i rifiuti dei capitoli 17 e 19

Prendendo in considerazione la macroarea settentrionale e le regioni che la compongono, nel periodo preso in esame, la regione che spinge la produzione di rifiuti speciali è la Lombardia. La produzione lombarda di rifiuti speciali nel 2014 è pari a 9,3 milioni di tonnellate: dopo un anno di contrazione riprende a crescere e nel 2017 supera i 10 milioni di tonnellate, corrispondenti a circa il 38.7% del totale di rifiuti speciali prodotti nel Nord Italia. A seguire subito dopo troviamo il Veneto, la cui produzione nel 2017 è pari a 5,6 milioni di tonnellate, e l’Emilia Romagna, con una produzione pari a 4,7 milioni di tonnellate. Il Piemonte produce nel 2017 solo 3,1 milioni di tonnellate. Si può notare come in queste regioni, ad esclusione della Lombardia, nel periodo 2014-2017 si registri una debole crescita nella produzione, con piccole variazioni di anno in anno, anzi, nel caso dell’Emilia Romagna

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e del Piemonte, dopo il 2014 la produzione di rifiuti speciali scende, ed anche nel 2017 si registra un valore di produzione più basso rispetto al 2014.

Tabella 12. Produzione di rifiuti speciali delle regioni del Nord Italia nel periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

La produzione pro-capite media per il Nord Italia è pari a 957.34 kg/abitante nel 2017, a fronte di una popolazione di 20 milioni di abitanti.È interessante evidenziare che, regioni come il Friuli Venezia Giulia ed il Veneto, dove nel primo caso, la popolazione raggiunge 1,2 milioni di abitanti e la produzione di rifiuti speciali nel 2017 ammonta a 1,39 milioni di tonnellate, e nel secondo, la popolazione raggiunge quasi 5 milioni di abitanti, con una produzione di rifiuti speciali pari a 5,6 milioni di tonnellate nel 2017, sono caratterizzate da una produzione pro-capite molto simile, rispettivamente 1.147 kg/abitante e 1.142 kg/abitante per anno, per altro in entrambi i casi superiore al valore di produzione pro-capite media del Nord Italia. Invece il Piemonte, pur avendo una popolazione paragonabile a quella del Veneto, 4,3 milioni di abitanti, registra una produzione pro-capite molto più bassa, pari a 706 kg/abitante per anno nel 2017, a sua volta paragonabile a quella del Trentino Alto Adige di 352 kg/abitante, regione caratterizzata da un’estensione territoriale più limitata e una popolazione pari a ¼ della popolazione piemontese.

Diversamente, la Lombardia e l’Emilia Romagna registrano un valore di produzione pro-capite molto simile nel 2017, superiore alla media e pari rispettivamente a 1.025 kg/abitante e 1.078 kg/abitante per anno. Tuttavia, la Lombardia, che potremmo dire a parità di

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estensione territoriale con l’Emilia Romagna, ha una popolazione pari a più del doppio di quella dell’Emilia Romagna, di più di 10 milioni di abitanti.

Tabella 13. Relazione tra la popolazione delle regioni del Nord Italia e la corrispondente produzione pro-capite di RS nel 2017

Volendo considerare la distribuzione a livello regionale dei rifiuti speciali pericolosi e dei rifiuti speciali non pericolosi nel Nord Italia nell’anno 2017, possiamo dire che la distribuzione dei rifiuti speciali non pericolosi riflette quella osservata in generale per la produzione dei rifiuti speciali nello stesso anno.

Tabella 14. Composizione dei rifiuti speciali nelle regioni della macroregione settentrionale nel 2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

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Anche per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, la Lombardia si riconferma come la regione che produce più RSP nello stesso anno, superando i 2 milioni di tonnellate, corrispondenti al 48% dei rifiuti speciali pericolosi prodotti nel Nord Italia. Segue il Veneto con quasi 716 mila tonnellate prodotte, il Piemonte con 554 mila tonnellate e l’Emilia Romagna che produce 528 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi.

3.2 La produzione di rifi uti speciali in Piemonte

La produzione di rifiuti speciali in Piemonte, escludendo i rifiuti dei capitoli 17 e 19, ammonta a circa 3,1 milioni di tonnellate nel 2017, quantità pari all’8% della produzione nazionale. Di questi, i RSNP rappresentano circa l’82%, pari a 2,54 milioni di tonnellate, mentre i RSP ammontano a 554 mila tonnellate, contribuendo alla produzione totale per il 18%.

Tabella 15. Produzione di rifiuti speciali in Piemonte nel periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19

Osserviamo come varia la produzione nel quadriennio 2014-2017: nel 2014 la produzione di rifiuti speciali in Piemonte scende a poco più di 3 milioni di tonnellate, registrando un notevole calo nella produzione.

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È un anno che fa registrare un segno fortemente negativo, -20% rispetto al 2013, pari ad un decremento di 732 mila tonnellate. Questo crollo della produzione è da attribuirsi in larga parte ai RSNP, che vedono una perdita nella produzione pari al 21% tra il 2013 e il 2014, passando da 3,1 milioni di tonnellate nel 2013 a 2,50 milioni di tonnellate nel 2014. Anche i RSP nello stesso anno subiscono una battuta d’arresto, la produzione passa da 581 mila tonnellate nel 2013 a 513 mila tonnellate nel 2014, registrando un abbassamento dell’12%. Il 2015 è un anno di assestamento: la produzione di rifiuti speciali scende sotto al di sotto dei 3 milioni di tonnellate, complessivamente si abbassa dello 0,6% rispetto al 2014.

Come in precedenza, anche in questo caso per valutare la variazione annuale della produzione di rifiuti speciali è stato calcolato il tasso di crescita/decrescita della produzione annuale, espresso in percentuale, come rappresentato nella tabella n°16.

Tabella 16. Calcolo del tasso di crescita della produzione di rifiuti speciali in Piemonte nel periodo 2014-2017, nel calcolo non sono compresi i rifiuti dei capitoli 17 e 19

Anche nel 2015 sono i RSNP a dettare questo trend negativo, sebbene la produzione sia scesa solo dello 0.9% rispetto al 2014, arrivando a 2,48 milioni di tonnellate. La produzione di RSP in quell’anno fa registrare un segno debolmente positivo, +0,5%, cresce di 2624 tonnellate. Il 2016 è invece l’anno della ripresa: complessivamente si registra una crescita pari al 2%

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rispetto al 2015, la produzione di rifiuti speciali aumenta di 61 mila tonnellate, ed il vero traino della crescita sono inaspettatamente i rifiuti speciali pericolosi, che da soli fanno registrare un aumento nella produzione del 9%, pari a 45 mila tonnellate. I RSNP crescono debolmente, dello 0,6% rispetto al 2015, corrispondenti ad un aumento nella produzione di circa 16 mila tonnellate. Nel 2017 si riconferma un trend positivo, sebbene modesto, nel complesso si registra una crescita dell’1%, per merito dei RSNP che fanno registrare una modesta crescita del 2% rispetto al 2016, pari a 50 mila tonnellate, tuttavia i RSP dopo l’impennata avvenuta nel 2016 subiscono una battuta d’arresto, con una perdita nella produzione di 6 mila tonnellate. Rispetto al trend di crescita della produzione nazionale di rifiuti speciali nel periodo 2014-2017, possiamo dire che nel 2014 la regione Piemonte in proporzione ha subito una contrazione della produzione di rifiuti speciali molto più consistente, sia per i RSNP che per i RSP (tabella n°17).

Tabella 17. Confronto tra il trend di crescita della produzione nazionale di rifiuti speciali ed il trend di crescita della produzione di rifiuti speciali in Piemonte nel 2017

Nell’anno successivo si intravedono i segnali di una lenta ripresa, resta pur sempre negativa la crescita dei RSNP nel 2015, in linea con l’andamento nazionale, il trend di crescita dei RSP invece fa registrare subito valori di crescita positivi. Nel 2016 in Piemonte i RSP registrano un aumento nella crescita in proporzione superiore alla media nazionale, mentre i RSNP

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crescono ad un tasso più moderato rispetto all’andamento della produzione nazionale. Se il 2017 è un anno di netta crescita nella produzione di RSNP ed RSP in Italia, non si può dire altrettanto per il Piemonte, che vede una crescita più modesta per i RSNP, e viceversa un valore di crescita negativo per i RSP. La produzione di rifiuti di fatto è strettamente correlata alle modifiche che intervengono nel tessuto produttivo locale, in quanto queste ultime si ripercuotono direttamente sulla produzione di rifiuti, dettando il trend di crescita e decrescita che la caratterizza.

3.3 La produzione di rifiuti speciali in Piemonte per capitolo EER

Seguendo la classificazione dei rifiuti per capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti di cui alla decisione 2014/995/UE, possiamo osservare come si distribuiscono le quantità di rifiuti speciali prodotte in Piemonte nel nostro periodo di analisi. A differenza di quanto emerge dall’analisi della produzione nazionale di rifiuti speciali, le maggiori quantità di rifiuti speciali prodotte in Piemonte nel 2017 appartengono al capitolo 12, rifiuti prodotti dalla lavorazione e dal trattamento fisico e meccanico superficiale di metalli e plastica, e sono pari a 750 mila tonnellate, corrispondenti al 24% della produzione regionale.

Tabella 18. Produzione di RS della regione Piemonte, ripartiti per capitoli EER ad esclusione dei capitoli 17 e 19, nel periodo 2014-2017

Un apporto importante è fornito anche dai capitoli 15 e 16, che insieme nel 2017 superano il 30% della produzione totale, ammontando a circa 974 mila tonnellate. I rifiuti provenienti da processi termici, del capitolo 10, rappresentano quasi il 9% del totale, nel 2017 ne vengono prodotte 273 mila tonnellate. Ad esclusione dei capitoli 02 e 03, l’incidenza dei restanti capitoli è inferiore al 5% nel 2017. Se ampliamo il periodo di osservazione, possiamo notare

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come ci sia stato un evidente trend di crescita negli anni 2014-2017 nella produzione di rifiuti appartenenti al capitolo 02 e al capitolo 16, che nel 2017 sono cresciuti rispettivamente di 106 mila tonnellate e 95 mila tonnellate rispetto al 2014. Una crescita molto debole ha coinvolto i rifiuti dei capitoli 03, 07, mentre si nota un abbassamento della produzione dei rifiuti appartenenti ai capitoli 01, 04, 06, 11 e 20.

Tabella 19. Confronto in percentuale tra la composizione per capitoli EER della produzione di rifiuti speciali nazionali e la composizione per capitoli EER dei rifiuti speciali prodotti in Piemonte nel 2017

Confrontando la produzione di rifiuti speciali nazionale e la produzione del Piemonte del 2017, per capitoli EER rispetto alla produzione nazionale, in proporzione la produzione di rifiuti speciali in Piemonte si caratterizza per una produzione di rifiuti appartenenti al capitolo 12, 15 mediamente superiore alla produzione nazionale, mentre si producono in minore percentuale i rifiuti speciali dei capitoli 10 e 19. Per tutti gli altri capitoli, non si registrano grandi scostamenti dall’andamento osservato per la produzione a livello nazionale.

Passando ad analizzare la produzione di rifiuti speciali non pericolosi del Piemonte, anche in questo caso essi costituiscono la maggioranza dei rifiuti speciali prodotti, pari al 92% del totale, e dunque la loro composizione per codici EER riflette complessivamente la composizione osservata per la produzione totale di rifiuti speciali, e nel quadriennio di riferimento il trend di crescita è perfettamente sovrapponibile.

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Tabella 20. Produzione di rifiuti speciali non pericolosi in Piemonte, ripartiti per capitoli EER ad esclusione dei capitoli 17 19, nel periodo 2014-2017

Per quanto riguarda i rifiuti speciali pericolosi prodotti in Piemonte, la produzione totale nel 2017 ammonta a 554 mila tonnellate: possiamo notare che la maggiore incidenza sul totale prodotto è da imputare ai rifiuti del capitolo 16, pari al 32% e corrispondenti a 178 mila tonnellate. Di queste, ben più della metà, circa 105 mila tonnellate sono rappresentate da veicoli fuori uso. Dal grafico emerge come un contributo importante alla produzione sia fornito dai rifiuti del capitolo 12 e del capitolo 7, pari rispettivamente a 97 mila tonnellate e 85 mila tonnellate, complessivamente questi due capitoli hanno un’incidenza pari al 33%. Nel 2017 si producono anche modeste quantità di rifiuti appartenenti ai capitoli 10, 13, 11 e 15.

Tabella 21. Produzione di rifiuti speciali pericolosi in Piemonte, ripartiti per capitoli EER ad esclusione dei capitoli 17 19, nel periodo 2014-2017

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Tuttavia questi ultimi capitoli proprio nell’ultimo anno del quadriennio registrano un piccolo abbassamento della produzione, ad esclusione del capitolo 15. Per quasi tutti i capitoli si nota tra il 2014 e il 2016 un trend di crescita positivo generalizzato, la produzione cresce complessivamente del 9% nel 2016 rispetto all’anno precedente. È stato calcolato per ciascun capitolo lo scarto tra la produzione degli anni 2016-2015 e degli anni 2017-2016, rappresentato nel grafico.

Possiamo notare che nel 2016 tutti gli scarti rispetto all’anno precedente sono positivi, ad eccezione dei capitoli 02, 06, 18 e 20 che registrano uno scarto negativo, sebbene di piccola entità. In particolare, possiamo osservare nel 2016 un sostanziale aumento nella produzione dei rifiuti del capitolo 16, che aumenta di 13 mila tonnellate, e del capitolo 07, che aumenta di 12 mila tonnellate, vero e proprio traino della crescita. Da non sottovalutare anche l’incremento rilevato nella produzione dei rifiuti dei capitoli 12, 15, 13 e 11, che danno un forte contributo al trend positivo. Per quanto riguarda i capitoli 13 e 14, nel primo caso si verifica una crescita consistente, si producono 4,5 tonnellate in più nel 2016; nel secondo caso una crescita più moderata, di sole 486 tonnellate. L’unico caso in cui si rileva uno scarto negativo nel 2016, riconfermato poi anche nel 2017, è rappresentato dal capitolo 10, la cui

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produzione è in discesa, vengono prodotte 11 mila tonnellate in meno tra il 2016 e il 2017. Tuttavia, questa evoluzione positiva che caratterizza il 2016 non viene riconfermata del tutto nel 2017: continuano ad avere uno scarto positivo solo i rifiuti del capitolo 03, 08, 12, 14 e 16, e quelli del capitolo 20. Nel biennio 2016-2017 complessivamente la produzione di rifiuti prodotti dalla lavorazione e dal trattamento fisico e meccanico superficiale di metalli e plastica, del capitolo 12, cresce di 12 mila tonnellate, mentre i rifiuti del capitolo 16 crescono di più di 20 mila tonnellate. Per tutti gli altri capitoli lo scarto nella produzione risulta negativo, fortemente negativo per il capitolo 07 e per il capitolo 13. Questo sviluppo giustifica la decrescita che caratterizza il 2017, anno in cui complessivamente la produzione di rifiuti speciali in Piemonte si abbassa dell’1,10%.

Tabella 22. Ripartizione percentuale in rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi della produzione di RS in Piemonte nell’anno 2017

Per riassumere i dati sulla produzione di rifiuti speciali della regione Piemonte, osserviamo la ripartizione percentuale della produzione di rifiuti speciali, suddivisi in pericolosi e non pericolosi per ciascun capitolo EER nel 2017. La tabella n°22 ci fornisce una ulteriore conferma del fatto che i rifiuti speciali non pericolosi rappresentano gran parte della produzione di rifiuti speciali prodotti dalla regione Piemonte, i soli capitoli in cui i rifiuti speciali pericolosi hanno un’incidenza superiore al 60% nel 2017, escludendo i capitoli 13 e 14, sono i capitoli 05, 07, 09, 11 e 18.

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4. Itelyum, Soluzioni per l’Ambiente e SEPI Ambiente nella filiera degli oli usati

4.1 L’impianto di raccolta e stoccaggio SEPI Ambiente

SEPI Ambiente è una società di raccolta, trasporto, stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali ed urbani, pericolosi e non pericolosi. L’impianto inizia ad operare nel settore ambientale a partire dal 1983, dapprima nella raccolta dei rifiuti oleosi, e successivamente si afferma come uno dei principali impianti di trattamento rifiuti del territorio piemontese. L’impianto entra a far parte nel 2013 di Itelyum, gruppo riconosciuto a livello internazionale per tecnologia, esperienza e qualità nella rigenerazione degli oli lubrificanti, nella purificazione di solventi e reflui chimici e nei servizi ambientali per l’industria. SEPI Ambiente è entrata a far parte di Itelyum Ambiente, la business unit che raggruppa, controlla e coordina 13 aziende situate nel nord Italia che gestiscono responsabilmente oltre 450 mila tonnellate per anno di rifiuti speciali. Insieme queste aziende offrono una gamma articolata e completa di servizi ambientali per i produttori di rifiuti speciali, che comprendono le fasi di gestione dei rifiuti, di raccolta, stoccaggio, trasporto e pretrattamento, oltre ad attività di consulenza, servizi ed intermediazione12.

Figura 1. Presenza in Italia delle aziende del gruppo ITelyum

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L’impianto di trattamento rifiuti SEPI Ambiente è situato a Settimo Torinese, in provincia di Torino, in un insediamento industriale con una superficie complessiva di 15000 m2, di cui circa 7000 m2 di superfici coperte sono adibite allo stoccaggio di rifiuti solidi e liquidi. SEPI Ambiente possiede una Autorizzazione Integrata Ambientale13 con 360 codici CER e 35 tipologie di miscela in deroga, è autorizzata al trattamento e al recupero di varie tipologie di rifiuti, con un parco serbatoi di circa 1400 mc. Tra i rifiuti trattati vi sono principalmente rifiuti provenienti da attività produttive industriali e attività artigianali: la flessibilità del servizio offerto permette all’azienda di relazionarsi con una clientela molto diversificata, che comprende grandi, medie e piccole imprese.

Figura 2. L'impianto di raccolta e stoccaggio SEPI Ambiente

In particolare, nei settori della PMI e della grande impresa, l’impianto si pone come partner unico per le tematiche ambientali per le aziende del comparto della meccanica, della chimica, e dell’elettronica. Nel settore dei piccoli produttori, SEPI Ambiente è leader storico nella microraccolta di fiuti speciali pericolosi e non pericolosi prodotti da attività quali autofficine, autocarrozzerie, verniciature di autoveicoli e altre attività artigianali. Le attività autorizzate comprendono, oltre alla miscelazione, il pretrattamento delle emulsioni oleose, il trattamento

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Autorizzazione Integrata Ambientale n. 205-29168 /2015

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fanghi e la riduzione di volume. L’azienda infatti è dotata di un impianto di triturazione che ha una capacità di trattamento di 4300 ton/anno, che effettua la riduzione volumetrica di numerosi rifiuti, anche pericolosi, tra i quali gli imballaggi, contaminati e non (identificati dai codici EER 150110, 150102, 150104). Quando tecnicamente possibile e vantaggioso, gli imballaggi possano essere avviati ad un ciclo di lavaggio per il successivo riutilizzo, mediante l’uso di idonee attrezzature presenti nella stessa sede aziendale13

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Figura 3. Parco serbatoi dell'impianto SEPI Ambiente

SEPI Ambiente inoltre è specializzata nella raccolta di oli esausti, è mandataria del Consorzio Nazionale per la gestione, raccolta e trattamento di oli minerali usati (CONOU), e concessionaria del Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento Oli e grassi vegetali e animali esausti. L’esperienza e la qualità raggiunti nell’esecuzione dei servizi erogati ha permesso all’azienda di conseguire la certificazione del suo Sistema Integrato Qualità-Ambiente in conformità alle normative UNI EN ISO 9901 e UNI EN ISO 14001 continuativamente dal 2001 ad oggi, e dal 2013 ha ottenuto anche la certificazione rispetto al sistema Nazionale di Certificazione della sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi (Decreto Interministeriale 23/01/2012). Inoltre SEPI Ambiente è concessionaria del COBAT, Consorzio per la raccolta, trattamento e riciclo di pile, accumulatori, apparecchiature elettriche fuori uso (RAEE), pneumatici fuori uso e moduli fotovoltaici a fine vita14. Nel

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maggio del 2018 SEPI Ambiente ha acquisito formalmente la società Oli Metal Srl, e in seguito alla fusione gestisce attualmente l’impianto sito in Via Sicilia 12 a Settimo Torinese, e l’impianto sito in Via Centallo 27 a Torino, considerando le due sedi l’impianto dispone di una capacità di stoccaggio totale di circa 3800 tonnellate13.

4.2 Itelyum e la filiera del trattamento degli oli minerali usati

Itelyum è leader in Europa nel settore della rigenerazione degli oli usati: può vantare oltre 50 anni di esperienza nella produzione di basi lubrificanti rigenerate di qualità, attraverso un processo di ri-raffinazione, sviluppato in proprio e brevettato. Grazie alle tecnologie adottate, gli impianti di rigenerazione consentono di trattare gli oli lubrificanti usati per produrre basi rigenerate performanti e sostenibili, con il più alto controllo della qualità dei prodotti e delle performance ambientali. La rigenerazione è un trattamento che valorizza al meglio l’olio lubrificante usato raccolto, con significativi benefici rispetto alla produzione di basi vergini. Infatti essa prolunga il ciclo di vita dei lubrificanti, grazie a processi tecnologici avanzati che danno vita a basi lubrificanti rigenerate con specifiche di alta gamma. Gli impianti di rigenerazione di Pieve Fissiraga (LO) e Ceccano (FR) trattano annualmente circa 170.000 tonnellate di oli lubrificanti usati. Oltre alle basi lubrificanti rigenerate, producono anche gasolio e bitume per applicazioni nel settore delle membrane impermeabilizzanti. A completamento di questo percorso virtuoso, tutte le basi lubrificanti rigenerate di Itelyum ottengono la certificazione ambientale di prodotto. Il gruppo fa della sostenibilità il suo fondamento strategico, a supporto di un modello avanzato di economia circolare, mirando a fornire un’offerta sempre più integrata e sostenibile di prodotti, soluzioni e servizi. L’azienda si propone come un perfetto esempio di circolarità, uno dei casi in cui essa si realizza è proprio quello della rigenerazione degli oli lubrificanti usati, dal mercato e dalla fase d’uso degli oli lubrificanti, per recuperarne a fine vita e ricavarne nuove basi lubrificanti da restituire a cicli di utilizzo nell’industria e nei trasporti. L’integrazione verticale dell’azienda nel settore della gestione dei rifiuti riduce i tempi e le distanze tra la generazione e la valorizzazione dei rifiuti, ottimizzando le fasi di raccolta, trasporto, stoccaggio e pretrattamento. Si comprende come la filiera del trattamento degli oli minerali usati sia una filiera che restituisce valore al prodotto anche quando questo si trasforma in rifiuto, rendendolo una risorsa in ogni fase del suo ciclo di utilizzo, e soprattutto rendendo tracciabile un rifiuto pericoloso che può diventare un potente agente inquinante se gestito in maniera scorretta. Questo è possibile grazie al sistema del Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, nato con il D.P.R. 23 agosto 1982, n.691,

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in attuazione della Direttiva CEE 75/439 relativa alla eliminazione degli oli usati.15 Fanno parte del Consorzio tutte le imprese che producono, importano o mettono in commercio oli base vergini; le imprese che producono oli base mediante un processo di rigenerazione; le imprese che effettuano il recupero e la raccolta degli oli usati ed infine le imprese che effettuano la sostituzione e la vendita degli oli lubrificanti. Il CONOU affida l’attività di raccolta degli oli lubrificanti usati ad una rete di aziende costituita da concessionari e raccoglitori indipendenti presenti su tutto il territorio nazionale, autorizzate a raccogliere gli oli usati presso i detentori. La raccolta viene effettuata senza oneri a carico del detentore, è del tutto gratuita per i produttori di lubrificanti usati non contenenti sostanze che ne impediscano il riciclo. I costi sostenuti dai raccoglitori sono coperti dal Consorzio, che inoltre fornisce un corrispettivo economico alle imprese di rigenerazione per consentire di commercializzare le basi rigenerate a prezzi di mercato.

Figura 4. Illustrazioni CONOU

Tutto l’olio lubrificante raccolto viene analizzato al fine di determinare, in base alle caratteristiche qualitative, la corretta destinazione finale. È sulla base della presenza di eventuali inquinanti che viene stabilito il trattamento più idoneo al corretto smaltimento: - gli oli usati di buona qualità devono essere smaltiti dando priorità alla rigenerazione, da

100 kg di olio usato si possono ottenere 65 kg di olio base rigenerato e 20/25 kg di gasolio e bitume;

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- qualora gli oli usati siano ritenuti non adatti alla rigenerazione per la presenza di inquinanti, possono essere comunque utilizzati come combustibili, in specifici impianti autorizzati, come ad esempio i cementifici, dove il tipo di lavorazione effettuata consente di raggiungere temperature tali da neutralizzare la frazione inquinante in essi contenuta; - nel caso in cui l’olio usato raccolto sia fortemente inquinato ed inadatto sia per la

rigenerazione che per la combustione, poiché contenente sostanze inquinanti difficilmente separabili dalla fase oleosa ed in quantitativi tali da rendere difficile e poco economico il recupero, esso viene avviato in termodistruzione. Questo avviene in particolar modo per gli oli contenenti PCB e cloro in concentrazioni elevate. La termodistruzione realizzata attraverso una combustione efficiente basata sul controllo della temperatura, della turbolenza e dei tempi di combustione consente di eliminare definitivamente le sostanze nocive presenti nell’olio usato, limitando gli impatti ambientali correlati a questo tipo di attività.

Nel 2018 il sistema consortile ha raccolto 187 mila tonnellate di oli usati, un valore prossimo al 46% dell’immesso al consumo, il 99% degli oli usati gestiti dal CONOU sono stati avviati a rigenerazione. La percentuale di oli avviati alla rigenerazione è passata dal 91% del 2014 a quasi il 100% nel 2018, un risultato da record che premia la flessibilità della rigenerazione. La performance conferma il primato dell’Italia in questo settore della green economy: rispetto all’Europa, il nostro Paese raccoglie un maggiore quantitativo di oli in relazione all’immesso al consumo (46% contro 41%) e ne avvia a rigenerazione il 99% contro una media UE del 55%15.

5. Analisi del flusso di rifiuti speciali in ingresso presso SEPI Ambiente nel triennio 2016-2018

5.1 Volumi di stoccaggio dei rifiuti speciali nell’impianto

I rifiuti speciali complessivamente conferiti presso l’impianto di raccolta e stoccaggio SEPI Ambiente nel 2018 ammontano a 38 mila tonnellate; l’impianto tratta prevalentemente rifiuti speciali pericolosi, infatti i rifiuti speciali non pericolosi rappresentano solo il 20%, pari a 7 mila tonnellate, mentre il restante 80% è rappresentato da rifiuti speciali pericolosi corrispondenti a 30 mila tonnellate. Come possibile osservare dalla tabella n°23, i rifiuti dei capitoli 17 e 19 rappresentano una frazione esigua rispetto all’insieme dei rifiuti speciali conferiti in impianto.

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Tabella 23. Volumi di rifiuti speciali conferiti in SEPI Ambiente nel periodo 2014-2017

Per poter confrontare i dati di produzione di rifiuti speciali del Piemonte negli anni 2016 e 2017, precedentemente calcolati, con i volumi conferiti in impianto negli stessi anni, abbiamo escluso i dati relativi ai rifiuti appartenenti ai capitoli 17 e 19, dal momento che l’impianto tratta principalmente altre tipologie di rifiuti provenienti da attività industriali, e abbiamo escluso anche i rifiuti provenienti da veicoli fuori uso, inseriti tra i rifiuti speciali pericolosi del capitolo 16, dal momento che questa categoria di rifiuti non viene trattata presso l’impianto. Da questa elaborazione statistica emerge che nel 2017 l’impianto riesce ad intercettare volumi di rifiuti speciali pari all’1,03% della produzione totale del Piemonte nello stesso anno. Inoltre, suddividendo i volumi per rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, si ottiene un dato interessante: le circa 24 mila tonnellate di RSP conferite all’impianto nel 2017 corrispondono al 6,4% della produzione totale di rifiuti speciali pericolosi del Piemonte; le quantità di rifiuti speciali non pericolosi conferite nello stesso anno, circa 6 mila tonnellate, corrispondono allo 0,26% della produzione regionale di RSNP.

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Tabella 24. Confronto tra i dati di produzione di RSNP e RSP del Piemonte ed i volumi di RSNP e RSP conferiti in impianto nel 2017

Se prendiamo in esame i volumi conferiti in impianto tra il 2016 e il 2018, possiamo misurare quanto variano nel triennio: lo scarto tra anni consecutivi, espresso in percentuale e rappresentato nella tabella n°25, ci mostra che complessivamente nel 2017 il volume di rifiuti speciali gestiti in impianto si abbassa del 3% rispetto al 2016.

Tabella 25. Andamento dei flussi di rifiuti in ingresso nel periodo 2016-2018

Un trend negativo caratterizza il 2017: si abbassano i volumi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi conferiti in impianto, una riduzione rispettivamente del 4% e del 3%. Questo dato si inserisce all’interno di un trend negativo più generale che caratterizza anche la

Figura

Tabella 5. Calcolo del tasso di crescita della produzione di rifiuti speciali nel periodo 2014-2017
Tabella  7.  Produzione  nazionale  di  rifiuti  speciali  non  pericolosi  ripartita  per  capitoli  dell’Elenco  Europeo  dei  rifiuti,  riferita al periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19
Tabella 8. Produzione nazionale di rifiuti speciali pericolosi ripartita per capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti, riferita al  periodo 2014-2017, ad esclusione dei capitoli 17 e 19
Tabella 9. Ripartizione in percentuale della produzione nazionale di rifiuti speciali in rifiuti pericolosi e non pericolosi, per  capitoli dell’Elenco Europeo dei rifiuti, ad esclusione dei capitoli 17 e 19
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