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TRATTATI BREVI, DISCORSI E LETTERE di Francesco Micheli del Padovano.

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(1)

Università degli Studi di Firenze

Scuola di Dottorato in Filologia e Tradizione dei Testi

Dottorato di ricerca in Storia e Tradizione dei Testi

nel Medioevo e nel Rinascimento

Ciclo XXI

L-FIL-LET/13

Dipartimento di Studi su Medioevo e Rinascimento

Curriculum di Filologia e Letteratura Umanistica

Trattati brevi, Discorsi e Lettere

di Francesco Micheli del Padovano

Introduzione ed edizione critica a cura di Massimiliano Albanese

Tesi di Dottorato di Massimiliano Albanese Tutor: Prof.ssa Concetta Bianca

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INDICE

1. Francesco Micheli del Padovano. Nota biografica……….. p. 4 2. Cultura teologica, letteraria e giuridica dell’autore………. p. 11 3. Diffusione delle opere………. p. 14 4. Descrizione dei testimoni……….p. 17 5. Criteri di edizione per le varianti grafiche

5.1 L’usus scribendi di Francesco Micheli del Padovano………. p. 39 5.2 Norme osservate per l’edizione………... p. 41 5.3 L’usus scribendi dei copisti……… p. 42 6. Criteri per l’apparato filologico………... p. 46

TRATTATI BREVI

Tract. 1 – De non negligendo vel etiam abdicando studio litterarum... p. 48 Tract. 2 – Ad amicum quemdam, vite presentis, plus quam expediat,

amatorem... p. 77 Tract. 3 – De vulgo et somniis eius libellus... p. 84 Tract. 4 – De insensata cura mortalium... p. 103 Tract. 5 – De quorumdam astrologorum parvi pendendis iudiciis, pariter

et de incantatoribus ac divinatoribus nullo modo ferendis... p. 140

6. Note sugli altri opuscoli di Francesco Micheli del Padovano

6.1 Tractatus de s. Francisco ad plebem Veronensem... p. 172 6.2 Advisamenta pro reformatione facienda Ordinis Minorum... p. 173 6.3 Breviloquium de epidemia... p. 174 6.4 De ratione studendi Sacrae Scripturae (ancora incerta la paternità

del Micheli)……….. p. 178 7. Note sui trattati maggiori di Francesco Micheli del Padovano

7.1 Speculum christiane probitatis, con l’edizione della Prefatio……… p. 179 7.2 Christianarum Institutionum liber, con l’edizione della Prefatio………….….. p. 183

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LETTERE

1. Lettere ai pontefici

Ep. 1 – Lettera gratulatoria per l’elezione di Niccolò V……… p. 186 Ep. 2 – Lettera a Francesco della Rovere (futuro papa Sisto IV),

Ministro generale dell’Ordine francescano……… p. 203

Ep. 3 – Lettera gratulatoria per l’elezione di Sisto IV………... p. 206 Ep. 4 – Lettera a Sisto IV con la richiesta dell’esenzione dal pagamento

della decima……….. p. 210

2. Lettere alla famiglia de’ Medici

Ep. 1 – Lettera a Giovanni de’ Medici……….. p. 211 Ep. 2 – Lettera consolatoria a Piero de’ Medici per la morte del fratello

Giovanni……… p. 212

Ep. 3 – Lettera consolatoria a Piero de’ Medici per la morte del padre,

Cosimo il Vecchio………..p. 219

Ep. 4 – Lettera a Piero de’ Medici, a proposito della dedica del De insensata

cura mortalium……….. p. 227 Ep. 5 – Prima lettera a Lorenzo il Magnifico………. p. 228 Ep. 6 – Seconda lettera a Lorenzo il Magnifico………. p. 229

3. Lettere a Giacomo Bassolini da Mozzanica, Ministro generale dell’Ordine francescano

Ep. 1 – Prima lettera………. p. 230 Ep. 2 – Seconda lettera ……… p. 233

4. Lettere all’amico Luigi Tegliacci

Ep. 1 – Lettera del Micheli sulla morte delle proprie due sorelle……….. p. 235 Ep. 2 – Lettera consolatoria al Tegliacci per la morte del padre………... p. 240 Ep. 3 – Lettera consolatoria al Tegliacci per la morte del figlio……….... p. 241

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DISCORSI (orationes)

Or. 1 – Discorso a papa Eugenio IV sulla santa eucarestia………. p. 244 Or. 2 – Discorso su s. Domenico……… p. 248 Or. 3 – Discorso su s. Francesco……… p. 254 Or. 4 – Primo discorso sull’invenzione della santa croce di Cristo…………... p. 259 Or. 5 – Secondo discorso sull’invenzione della santa croce di Cristo………. p. 262 Or. 6 – Breve discorso di elogio e ringraziamento per l’Arte dei mercatanti…………..p. 266 Or. 7 – Primo discorso sull’Incarnazione di Cristo………. p. 268 Or. 8 – Secondo discorso sull’Incarnazione di Cristo………. p. 272 Or. 9 – Discorso ai teologi in lode della teologia……… p. 276 Or. 10 – Discorso funebre per la morte del giovane Leonardo Savelli………... p. 279 Or. 11 – Discorso funebre per la morte di Pietro Naldi……….. p. 281 Or. 12 – Discorso che deve pronunciare una giovane che prende i voti

religiosi………. p. 283

Or. 13 – Breve discorso di augurio e ringraziamento al cardinal Bessarione…………. p. 288 Or. 14 – Discorso per la degradazione di un sacerdote delinquente prima della

sua condanna a morte……….. p. 290

Or. 15 – Discorso funebre per la morte di Marina Foscarini………...……...p. 293

Apparato delle fonti e delle note storiche ed esplicative………. p. 296

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1. Francesco Micheli del Padovano. Nota biografica

Francesco Micheli del Padovano1 nacque a Firenze intorno al 1396-’972; non si conosce nulla della sua famiglia di origine, neppure il nome dei genitori, ma da una delle lettere che sono qui pubblicate (ep.1 all’amico Luigi Tegliacci) apprendiamo che aveva due sorelle più giovani, che però non gli sopravvissero.

Nella seconda metà del Seicento, il nome di «Paduanus» (o «de Paduanis», «del Padovano», ecc.) venne spiegato da Antonio Tognocchi col fatto che il Micheli avrebbe insegnato a lungo presso l’Università di Padova; tuttavia questa ipotesi è stata confutata da Riccardo Pratesi3 in base ad atti notarili degli anni 1425-’34; ad esempio il Micheli viene già chiamato «Franciscus Paduani de Florentia» già nel 1425, solo due anni dopo il conseguimento della laurea in teologia; questo naturalmente esclude che all’epoca potesse aver già svolto una lunga attività di insegnamento. Pratesi ritiene pertanto che «Paduanus» fosse l’appellativo dato alla famiglia di Francesco a Firenze e sostiene che «Michaelis» (o

1

A questo teologo e umanista francescano sono stati dedicati finora solo i seguenti studi: R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze, in «Archivum Franciscanum Historicum», 47 (1954), pp. 293-366 (d’ora in poi PRATESI, Francesco Micheli); ID., Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), ibid., 48 (1955), pp. 82-130 (d’ora in poi PRATESI, Francesco Micheli, continuazione); ID, Discorsi e nuove lettere di Francesco Micheli del Padovano, ibid., 49 (1956), pp. 83-105. Tuttavia nei secoli passati, scrissero brevi biografie del Micheli, spesso accompagnate da cataloghi delle sue opere, i seguenti autori: PIETRO RIDOLFI, Historiarum seraphicae religionis libri tres …, Venetiis 1586, f. 315v; FRANCESCO GONZAGA, De origine seraphicae religionis …, Romae 1587, p. 82; MICHELE POCCIANTI, Catalogus scriptorum Florentinorum omnis generis …, Florentiae 1589, p. 69; HENRICUS WILLOT, Athenae orthodoxorum sodalitii franciscani …, Leodii 1598, p, 77; ANTONIO POSSEVINO, Apparatus sacer …, I, Venetiis 1606, pp. 101-102; LUKE WADDING, Scriptores Ordinis Minorum …, Romae 1650, pp. 81-82; ANTONIO TOGNOCCHI, Genealogicum et honorificum theatrum etrusco-minoriticum, Florentiae 1682, pp. 200-201; GIULIO NEGRI, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 207; JUAN DE SAN ANTONIO, Bibliotheca universa franciscana …, I, Matriti 1732, p. 46; IOHANN ALBERT FABRICIUS, Bibliotheca latina mediae et infimae latinitatis, II, Hamburgi 1734, p. 599; LUCA GIUSEPPE CERRACCHINI, Fasti teologali ovvero notizie istoriche del collegio de’ teologi della sacra università fiorentina dalla sua fondazione sino all’anno 1738, Firenze 1738, pp. 124-125; GIOVANNI GIACINTO SBARAGLIA (IO.H. Sbaralea), Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum s. Francisci a Waddingo aliisve descriptos …, pars I, (litt. A-H), Romae 1806, p. 269 (pubblicato postumo; l’autore morì nel 1764); NICOLA PAPINI, L’Etruria francescana …, I, Siena 1797, p. 61; GIOVANNI PREZZINER, Storia dello studio pubblico e delle società scientifiche e letterarie di Firenze, I, Firenze 1810, pp. 114-115; SIGISMONDO DA VENEZIA, Biografia serafica …, Venezia 1846, p. 224b. Nel Novecento, prima degli articoli di Pratesi, furono pubblicati sul Micheli i seguenti lavori: U. MORINI, Fra Francesco da Firenze detto il Padovano, in «Miscellanea Francescana», 32 (1932), pp. 175-176 e L. THORNDIKE, Franciscus Florentinus or Paduanus, an inquisitor of the fifteenth century and his treatise on astrology and divination, magic and popular superstition, in Mélanges Mandonnet. Études d’histoire littéraire et doctrinale du Moyen Âge, II, Paris 1930, pp. 353-369, articolo poi ripubblicato con poche modifiche in ID., A History of Magic and Experimental Science, IV, New York 1934, pp. 308-331, 689-690. Tra la bibliografia sul Micheli successiva alla pubblicazione dei tre articoli di Pratesi, ricordo: G.V. SABATELLI, Francesco Micheli del Padovano, in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastique, fasc. 105, Paris 1975, coll. 718-719 e P. PÉANO, Micheli del Padovano (François), in Dictionnaire de spiritualité ascétique et mystique, doctrine et histoire, X, Paris 1979, coll. 1205-1206. Si veda inoltre Micheli, Francesco, in Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VII, Fontes L-M, Romae 1997, p. 599.

2 Per il calcolo dell’anno di nascita del Micheli, si veda quanto è stato osservato alla fine di questa Nota

biografica in merito alla data della sua morte.

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«Michaellis», «Michelis», ecc.) sia il suo «vero e originario cognome»4, giungendo così alla conclusione che «un Micheli di Padova, o oriundo fiorentino, cittadino e borghese, non nobile, né patrizio, era emigrato a Firenze, dove questo forestiero veniva chiamato dal luogo di sua provenienza “il Padovano”»5. Pratesi considera inoltre «Micheli» come un «cognome non abbastanza in uso nel Veneto, che ci farebbe pensare piuttosto ad una famiglia fiorentina emigrata temporaneamente a Padova e ritornata poi a Firenze»6; tuttavia questa osservazione lascia perplessi, perché il cognome «Micheli» — contrariamente a quanto appena affermato — è molto frequente nel Veneto, dove anzi ha il suo principale bacino di diffusione. Il nome

Paduanus è un cognomentum, un soprannome di Francesco Micheli, che nelle rubriche dei

suoi scritti viene ricordaro appunto come frater Franciscus (de Florentia), cognomento

Paduanus.

Secondo alcuni biografi7, il Micheli sarebbe entrato nell’Ordine francescano in S. Croce a Firenze come conventuale. Il suo noviziato deve essere iniziato dopo i quattordici anni d’ètà, quindi non prima della fine del 1410 o dell’inizio dell’anno seguente. Tra il 1411-’12 e il 1418 dovette studiare filosofia per due o tre anni e teologia per quattro; durante questo periodo di formazione, dimorò presso i conventi di Firenze, Bologna e Tolosa, in Francia. Il 19 marzo 1418, Domenico Barani, magister in sacra teologia e reggente dello Studio generale tolosano (aggregato all’Università e con sede presso il convento francescano della città) rilasciò al Micheli un attestato in pergamena indirizzato al Ministro provinciale Manfredino da Pontremoli, che riconosceva a Francesco la buona condotta e la proficua applicazione negli studi. L’attestato originale è conservato tuttora presso l’Archivio di Stato di Firenze8 ed è stato già pubblicato da Riccardo Pratesi. Micheli postillò di sua mano il documento, scrivendo: «Ista est littera Magistri regentis cathedram in alma Universitate Tholosana, directa Ministro provincie mee, quando reversus fuy de Francia, in testimonium vite et sufficientie mee, prout mandant Statuta papalia et generalia Ordini meo dedita»9.

Stiamo agli inizi dell’attività di insegnante svolta dal Micheli, che mediante l’attestato rilasciato dal Barani ottenne una cattedra in uno Studio generale dell’Ordine come «baccalarius pro primo anno», forse proprio nel convento fiorentino di S. Croce, «essendo solito che i neo-lettori insegnassero il primo anno in quel convento a pro del quale avevano studiato10». L’assegnazione dell’incarico di Lettore avvenne presumibilmente nel capitolo generale di Mantova del 1418. I documento relativi al primo anno di insegnamento del Micheli non si sono conservati, mentre sono giunti sino a noi i documenti dei due anni

4 Ibid., p. 299. 5 Ibid., p. 300. 6 Ibid., p. 299.

7 Ad esempio NEGRI, Istoria degli scrittori fiorentini, cit., p. 207 e CERRACCHINI, Fasti teologali, cit., p. 124. 8

ASF Diplomatico, Mercatanti, 19 marzo 1418 (pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., pp. 317-318).

9 In favore dell’autografia della scrittura, si era già pronunciato il Pratesi: «Abbiamo stabilito che questa scrittura

è del Micheli dopo confronto col codice interamente autografo della Laurenziana Plut. XXVI, cod. 19»: PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., p 318 n. 2.

(7)

immediatamente successivi, tuttora custoditi presso l’Archivio di Stato di Firenze e già pubblicati da Pratesi. Da queste carte sappiamo che il 19 novembre 1418 Antonio Vinitti da Pereto (L’Aquila), Ministro generale dei Frati Minori (1405-‘21), nominò il Micheli Lettore di filosofia per lo Studio generale del convento di Siena «pro secundo anno» (anno scolastico 1419-‘20)11; inoltre il 20 gennaio 1419 il Ministro generale Antonio da Pereto nominò il Micheli Lettore di filosofia per lo Studio generale del convento di Rimini pro «tertio anno» (anno scolastico 1420-’21)12. Sul dorso del documento relativo al secondo anno di insegnamento, Micheli scrisse di proprio pungno: «Ista est littera preceptoria quando fui positus ad legendum philosophiam in Studio generali, scilicet in conventu Senarum»; allo stesso modo, sul dorso del documento relativo al terzo anno scrisse, ancora di sua mano: «Ista est littera mihi preceptoria quando fui positus ad legendum philosophiam in conventu Arimini, quod est Studium generale apud nos».

Il 29 giugno 1423 Micheli si laureò in teologia a Perugia; probabilmente si trovava nella città umbra almeno sin dal 1421, dato che gli statuti delle facoltà teologiche prevedevano la permanenza del laureando per un minimo di due anni. Il conferimento della laurea ebbe luogo nella cattedrale perugina, aula pubblica dello Studio cittadino, sotto la presidenza del francescano Antonio da Massa Marittima, allora Vicario generale per l’Italia del Ministro generale Angelo Salvetti di Siena13. Nel Privilegium doctoratus conseguito con la laurea si precisa che Francesco già prima di allora aveva letto presso il suo convento di Firenze: «longo tempore in famosissimis Studiis Bononiensis, Florentino et Perusino et nonnullis approbatis Studiis, tam ultra montes, quam citra montes in dicta Facultate theologiae [cioè

dell’Università di Firenze] … indulsit atque vacavit, per crebras in scholis et eius conventibus

in dicta sacrae theologiae Facultate disputationes et sermones»14.

Nel 1425, lo stesso Antonio da Massa, nella sua nuova carica di Ministro generale (1424-‘30), chiamò a Roma il Micheli per avere delucidazioni su una vicenda incresciosa (non ne conosciamo i particolari), che aveva visto frate Francesco oggetto di accuse e denunce. Il Micheli chiarì la propria posizione e più tardi, il 20 novembre di quello stesso anno, il Ministro generale gli inviò a Firenze una lettera che lo scagionava del tutto dalle accuse, «volens futuris scandalis atque detractionibus obviare», e gli riconfermava tutti i privilegi inerenti al suo grado di maestro di teologia15.

11

Come risulta dal documento ASF Diplomatico, Mercatanti, 19 nov. 1418; il documento è datato da Mantova; il testo pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., pp. 318-319

12 Come risulta dal documento ASF Diplomatico, Mercatanti, 20 genn. 1419; testo pubblicato in PRATESI,

Francesco Micheli, 1954, cit., p. 319.

13 Il documento con cui si conferisce la laurea in teologia al Micheli è il seguente: ASF Diplomatico, S. Croce di

Firenze, 29 giugno 1423 (pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., pp. 319-323).

14 PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., pp. 319-320. Il passo viene citato anche in C. PIANA, La Facoltà

teologica dell’Università di Firenze nel Quattro e Cinquecento, Romae 1977, p. 89.

15 Il documento con cui il Micheli viene pienamente assolto dalle accuse e del tutto riabilitato è il seguente: ASF

Diplomatico, S. Croce di Firenze, 20 nov. 1425 (pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., pp. 323-324).

(8)

Non sappiamo se dopo aver conseguito la laurea a Perugia il 29 giugno 1423, il Micheli sia rimasto ad insegnare in questa città o se si sia trasferito subito a Firenze, ma il fatto che il documento rilasciato da Antonio da Massa il 20 novembre 1425 sia stato indirizzato a Firenze, fa pensare che in quella data frate Francesco dimorasse nella città natale.

Nella biografia del Micheli restano scoperti gli anni dal 1425 al 1433, anno in cui il nuovo Ministro generale Guglielmo Robazoglio da Casale (1430-‘42) concesse a Francesco le

gratiae magistrales, ovvero una serie di privilegi che lo rendevano indipendente sia dal

superiore del convento in cui aveva dimora, sia dal Ministro provinciale16. La concessione del Robazoglio è data da Firenze e questo «può essere un indizio del fatto che il Micheli in quell’anno fosse Lettore di teologia nel convento di S. Croce»17. Le gratiae magistrales ebbero scadenza alla morte del Robazoglio, nel 1442; il Micheli non si fece riconfermare tali privilegi dal nuovo Ministro generale, Antonio Rusconi da Como (1443-‘49), né dal suo successore Angelo di Cristoforo dal Toscano (1449-‘53), forse perché non ebbe buoni rapporti con nessuno dei due. Francesco preferì attendere che fosse Commissario e Vicario del Ministro generale il suo concittadino Niccolò Spinelli, da cui si fece riconfermare le

gratiae magistrales nel Capitolo provinciale che ebbe luogo ad Asciano (Siena) il 31 maggio

1447, come attesta la dichiarazione autografa dello Spinelli18.

Il 26 settembre 1439 il Ministro generale Guglielmo Robazoglio da Casale affidò al Micheli la prestigiosa e impegnativa carica di Inquisitore a Firenze, che frate Francesco ricoprì a partire dal successivo 15 maggio 1440. Il Ministro provinciale Scolaio da Montalcino il 26 ottobre del 1443 aggiunse al documento un una nota e la propria firma per riconfermare il Micheli nel suo ufficio di Inquisitore per un tempo indefinito19.

Nello stesso periodo il Micheli fu anche professore nel collegio teologico fiorentino (aggregato all’Università cittadina), dove venne incorporato il 10 ottobre 1439, come risulta dalle due edizioni delle Constitutiones del collegio stesso20.

Sembra che Francesco Micheli abbia dimorato stabilmente soprattutto a Firenze, come si può dedurre sia dalla corrispondenza che lo riguarda, sia dalle dediche delle sue opere. Tra la corrispondenza, sono datate da Firenze le seguenti lettere del conventuale: a papa Niccolò V (epistola gratulatoria per l’elezione pontificia; la lettera è datata 22 marzo 1447), al Ministro generale dell’Ordine francescano Giacomo Bassolini da Mozzanica (si tratta della seconda lettera al Bassolini, datata 21 aprile 1456, cursim ex Florentia), a Giovanni de’ Medici (ex

Carminiano), a Piero di Cosimo de’ Medici detto il Gottoso, e a Lorenzo de’ Medici detto il

Magnifico.

16 Il documento originale di concessione delle gratiae magistrales al Micheli è il seguente: ASF Diplomatico,

Mercatanti, 9 dicembre 1433 (pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., pp. 324-326).

17

PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., p. 308.

18 Ibid.

19 Il documento è il seguente: ASF Diplomatico, S. Croce di Firenze, 26 ottobre 1439 (pubblicato in PRATESI,

Francesco Micheli, 1954, cit., pp.328-330).

20 Constitutiones et decreta sacrae Florentinae Universitatis theologorum …, Florentiae 1614, p. 31; per la

(9)

Tra i dedicatari delle opere di Francesco troviamo i nomi di illustri fiorentini: a Lorenzo il Magnifico venne dedicato uno scritto da identificare forse — per sola ipotesi — col De

brevitate vite humane (ovvero l’opuscolo che forse in un secondo momento assunse il titolo Ad amicum quemdam, vite presentis, plus quam expediat, amatore); a Piero il Gottoso

vennero offerti il Breviloquium de epidemia e il De insensata cura mortalium; a Braccio di Domenico Martelli venne rivolta la dedica del Christianarum Institutionum liber.

Queste testimonianze, a cui aggiungerei anche il discorso celebrativo rivolto dal Micheli ai consoli dell’“arte dei mercatanti”21, sono altrettanti indizi dell’impegno francescano nella vita politica fiorentina, nell’ambito dei rapporti di potere tra istituzioni ecclesiastiche e organi di governo, Ordini religiosi e forze civili22. Ma la vicinanza del francescano Micheli alle influenti famiglie fiorentine del ceto politico (Medici, Martelli) non è certamente un caso isolato: si conoscono ad esempio i rapporti personali che i Medici intrattennero con i conventuali Antonio e Romolo de' Medici (legati da rapporti di parentela con il ramo dei Bicci), G.B. Salviati, N. Spinelli, e con gli osservanti Paolo dell'Aquila, Bernardo di Parma, Antonio da Vercelli, Niccolò Montano, Fortunato Coppoli, Gaspare da Spoleto, Andrea da Foligno23.

Tra i dedicatari del Micheli, ricorre anche il nome di Luigi Tegliacci24 (Loisius o Loigius,

Teiacius o Tegacius nei manoscritti), a cui è indirizzato il breve trattato De vulgo et somniis eius libellus e sono indirizzate tre lettere (per consolarlo della perdita del padre e del figlio e

per esprimere il proprio stato d’animo in seguito alla morte improvvisa delle proprie due sorelle). Inoltre un Alessandro Tegliacci fu il possessore dell’attuale sez. 2 del codice composito Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms. H.VI.31, dove si può leggere l’epistola gratulatoria del Micheli per l’elezione di Niccolò V. Potrebbe non essere casuale il fatto che il codice si conservi a Siena, perché i Tegliacci erano proprio di origini senesi: dediti specialmente all’attività bancaria, furono a lungo esuli da Firenze, dove si erano imparentati con la famiglia dei Medici, ma molti rientrarono a Siena già alla metà del Quattrocento, probabilmente favoriti da Cosimo de’ Medici (Cosimo il Vecchio), che intendeva crearsi un certo consenso nella città.

21 Firenze, Bibl. Nazionale, ms. Landau-Finaly 152, ff. 76r-77v.

22 Rimanendo nell’ambito toscano, si vedano a tale proposito R. BIZZOCCHI, Chiesa e potere nella Toscana del

Quattrocento, Bologna 1987 e G. CHITTOLINI, Stati regionali e istituzioni ecclesiastiche, in La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all'età contemporanea, a cura di G. CHITTOLINI e G. MICCOLI, Torino 1986, pp. 149- 193).

23 Per le corrispondenze epistolari tra gli esponenti della famiglia de’ Medicei ed i Frati Minori si vedano: D.

PULINARI, Cronache dei Frati Minori della provincia di Toscana, a cura di S. MENCHERINI, Arezzo 1913, pp. 359-61; A. FABRONI, Laurentii Medicis Magnifici vita, II, Pisa 1784, pp. 109-110; B. BUGHETTI, Terra Santa e Casa Medici, in «Studi Francescani», 34 (1937) pp. 364-370; ID., Assisi e Casa Medici, ibid., 35 (1938), pp. 49-60; C. SCHMITT, L'Osservanza francescana in Toscana secondo il Regesto dei vicari generali dal 1464 al 1488, in «Studi Francescani», 85 (1988), pp. 57-79; R. PRATESI, Due lettere della Terra Santa a Casa Medici, in Studia Orientalia, I, Cairo 1956, pp. 139-143.

24 In PRATESI, Discorsi e nuove lettere, cit., p. 101 n. 2 si segnala che questo Luigi Tegliacci compare tra i

corrispondenti dei Medici; v. Archivio di Stato di Firenze. Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, I, Roma 1951, p. 409a.

(10)

Dalle dediche delle opere del Micheli, così come dalle sue lettere e dalle sue orazioni, emergono le relazioni che il conventuale seppe costruire e mantenere anche con i pontefici: negli anni in cui Eugenio IV risiedeva con la curia a Firenze, in una sorta di esilio presso S. Maria Novella, Micheli rivolse al papa un’oratio sul tema della divina Eucarestia e compose due orazioni funebri: una per il giovane romano Leonardo Savelli, protonotaio della Camera apostolica, e un’altra per Pietro Naldi, uditore della sacra Rota; a Niccolò V venne indirizzata la già ricordata epistola gratulatoria per la sua elezione e venne dedicato il breve trattato De

non negligendo vel etiam abdicando litterarum studio; a Sisto IV vennero indirizzate tre

epistole (una prima dell’elezione pontificia, una gratulatoria per l’elezione e una terza per la richiesta dell’esenzione dei Frati Minori e le Clarisse dal pagamento della decima). Un’oratiuncola venne rivolta anche al card. Bessarione come forma di saluto e di augurio. A Siena — come abbiamo già detto — Micheli fu Lettore di filosofia per lo Studio generale del convento nell’anno scolastico 1419-‘20; inoltre una sua lettera al Ministro generale Bassolini venne spedita proprio dalla città toscana raptim il 10 dicembre 1455, quindi mentre Micheli era di passaggio a Siena, forse tornando a Firenze da Assisi25.

A Pistoia ricoprì l’incarico di sindaco o procuratore del monastero di S. Chiara e del convento di S. Francesco, ma non sappiamo se nella città ebbe dimora stabile.

A Carmignano, da cui scrisse una lettera a Giovanni de’ Medici, sembra avere avuto un soggiorno solo temporaneo.

A San Gimignano era sicuramente conosciuto, anzi è probabile che per un certo periodo abbia avuto dimora stabile presso il convento della cittadina toscana. Il 15 giugno 1461 il nobile sangimignanese Francesco Useppi scrisse una lettera26 al Micheli (inviata a Firenze), pregandolo di intervenire a favore dei suoi confratelli e di convincere Piero di Cosimo de’ Medici ad inviare un’epistola a Nicodemo Tranchedini, ambasciatore e cancelliere del duca di Milano Francesco Sforza, affinché quest’ultimo, che allora si trovava a Siena, favorisse i frati francescani nella controversia che a S. Gimignano opponeva tra loro sin dal 1459 i Frati Minori del convento di S. Francesco e le clarisse del monastero di S. Chiara per una questione non ben precisata. Micheli fu nominato più di una volta sindaco e procuratore dalle Clarisse di S. Gimignano: procuratore il giorno 8 giugno 1434, insieme a Giovanni Pieri Ciufagni, licet

absentes27; sindaco e procuratore il 15 febbraio 1437, insieme ad un suo confratello, ancora

licet absentes28; sindaco nel 1445, insieme ad altri due frati, ancora licet absentes; e ancora il 24 luglio 1470 venne eletto procuratore insieme a fra Antonio di Amerigo de’ Medici29. Il legame con le Clarisse fu così stretto, che Pratesi ipotizza che frate Francesco sia stato anche

25 ID., Francesco Micheli, 1954, cit., p. 315.

26 La lettera di Francesco Useppi di S. Gimignano è la seguente: ASF, Med. Av. Princ., VI, 582 (pubblicata in

PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit., pp. 332-333).

27 ASF Diplomatico, S. Croce di Firenze, 8 giugno 1434 (pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit.,

pp. 326-327).

28 ASF Diplomatico, S. Croce di Firenze, 7 maggio 1445 (pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli, 1954, cit.,

pp. 327-328).

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loro confessore30. Inoltre proprio a S. Gimignano frate Francesco terminò una delle sue opere maggiori, lo Speculum christiane probitatis (Firenze, Bibl. Riccardiana, ms. 3003, olim 3135; l’opera reca nel colophon la data del 28 agosto 1458), come ricorda una nota aggiunta da una mano coeva alla fine del testo: Speculum christianae probitatis, editum a reverendo patre

Francisco de Florentia Ordinis Minorum, sacrae theologiae professore, dum erat in Sancto Geminiano.

Rimanendo ancora entro i confini della Toscana, sappiamo che il 16 novembre del 1471 Micheli ricevette da Sisto IV l’incarico di trovare, insieme all’agostiniano fr. Francesco da Firenze, una soluzione alla contesa (non se ne conoscono i dettagli) che opponeva alcuni francescani della Compagnia di S. Croce di Empoli agli Agostiniani della stessa città31.

Abbiamo già visto come nel corso dei suoi studi e dell’esercizio dell’attività di insegnante, Micheli sia spesso uscito dalla Toscana, dimorando anche a Bologna, Tolosa, Rimini e Perugia; abbiamo anche ricordato il viaggio a Roma nel 1425, per dare chiarimenti sulla propria condotta al Ministro generale Antonio da Massa Marittima; inoltre, secondo Celestino Piana, il Micheli potrebbe essere stato presente a Roma anche nel 1458, potendo forse essere riconosciuto in quel «magister Franciscus de Florentia socius … ministri Tusciae [magister

Iohannes Antonii de Crema]»32. Per quanto riguarda la presenza di Micheli fuori dalla Toscana nel periodo successivo all’addottoramento, possiamo rilevare uno speciale legame con il Veneto: i sermoni «ad plebem Veronensem» indicano che il francescano probabilmente svolse la sua attività di predicatore anche a Verona; inoltre secondo Nicola Papini sarebbe stato Lettore a Padova33; al legame con l’ambiente veronese riporta l’orazione funebre di frate Francesco per la nobile veneziana Marina Foscarini, moglie di Lorenzo Capello, podestà di Verona. Inoltre abbiamo già discusso delle probabili origini venete sia del cognome Micheli, sia del cognomentum di “Paduanus”.

Non conosciamo con sicurezza l’anno di morte di frate Francesco. Alcuni suoi biografi affermano che sia spento intorno al 148034 e che «mancò di vita assai vecchio»35. Da uno dei trattati brevi del Micheli, il Breviloquium de epidemia, si ricava che nel settembre del 1456 (l’anno viene citato nel testo, v. sotto; l’anno e il mese vengono menzionati nei colophones dei testimoni dell’opera: Anno quidem Domini MCCCCLVI de mense septembris editum

feliciter atque perfectum) frate Francesco era vicino alla sessantina (era dunque il 1466 circa):

«Et cum nobis, qui millesimum quadrigentesimum et quinquagesimum sextum annum agimus christiane salutis …»36 e «Nos vero qui, concedente Domino, annum iam MCCCCLVI

30 Ibid., p. 339 n. 2. 31 Ibid., pp. 316 e 333.

32 PIANA, La Facoltà teologica, cit., p. 143.

33 NICOLA PAPINI, Minoritae conventuales Lectores publici artium et scientiarum in Academiis, Universitatibus et

Collegiis extra Ordinem (opera postuma), a cura di E. MAGRINI, in «Miscellanea Francescana», 33 (1933), p. 385b; qui si legge: «Franciscus de Florentia, Paduanus nuncupatus, theologiam tradidit in Universitate Florentinaab anno 1439. De eo fusius agetur inter Lectores Patavinos».

34 Così in SBARAGLIA, Supplementum, cit., p. 269b. 35 PAPINI, L’Etruria francescana, cit., p. 61.

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christiane salutis attigimus …»37. Pertanto nel 1472, che il francescano avrebbe avuto circa settantacinque o settantasei anni (e questo ci induce a pensare che sia nato intorno al 1396-’97, come si è detto all’inizio di questa Nota biografica). L’ultima data conosciuta sulla vita del Micheli è il 147338, quando frate Francesco, insieme alla maggior parte degli altri maestri del Collegio teologico fiorentino, si espresse a favore del Monte di Pietà che il 24 marzo dello stesso anno il Comune aveva istituito soprattutto per merito del frate Osservante Fortunato Coppoli da Perugia (alcuni Domenicani avevano accusato il Monte di praticare l’usura)39.

Possiamo dunque concludere che la morte di Francesco Micheli del Padovano deve essere necessariamente non anteriore ai primi mesi del 1473.

2. Cultura teologica, letteraria e giuridica dell’autore

Micheli si rivela uno scrittore erudito, con conoscenze e interessi vari e articolati, dalla teologia alle opere letterarie, dalla medicina all’astrologia, ma come autore è poco originale e tra i suoi lavori vi sono molti scritti d’occasione e opere di compilazione. Questa produzione, esclusivamente in latino, è il frutto della sua attività di insegnante di teologia, inquisitore e predicatore.

La sua cultura è principalmente teologica, ma anche letteraria; in essa convivono insieme l’antichità e il medioevo, la cultura cristiana e la tradizione del mondo classico pagano. Accanto alle frequenti citazioni tratte da Antico e Nuovo Testamento, l’autore più citato in assoluto, sia in modo esplicito, sia implicito, è s. Girolamo, in particolare le sue epistolae; tra le auctoritates più citate vi sono anche s. Agostino, Lattanzio, s. Ambrogio e s. Gregorio Magno; per quanto riguarda gli antichi pagani, Micheli cita molto spesso Aristotele, talvolta Cicerone, molto meno altri, come Virgilio; naturalmente ricorre molto spesso a fonti della tradizione francescana, a testi patristici, alle opere di esponenti della teologia scolastica medievale (s. Anselmo, Giovanni Duns Scoto, s. Tommaso d’Aquino, Niccolò di Lira). Cita molto spesso Francesco Petrarca, talvolta in modo esplicito, chiamandolo Florentinus vathes, altre volte in modo implicito, appropriandosi di interi brani soprattutto delle Epistolae

Familiares e Seniles. Nel codice autografo laurenziano Plut. 26.19 (= A), il manoscritto in

37 Ibid., f. 10r-v.

38 Pratesi riteneva invece che l’ultima data riconducibile alla vita del Micheli fosse il 1472 (PRATESI, Francesco

Micheli, 1954, cit., p. 316): questa data si ricava da quanto afferma frate Francesco nel suo trattato su astrologi, incantatores e divinatores, ricordando che uno di quegli astrologi degni di nessuna fiducia: «pontificem summum in sua sede nunc sedentem, Sixtum videlicet quartum, presumpserat asserere nonnisi per octo menses pontificio suo perfuncturus, cum tamen ad nutum omnipotentis Dei iam felicissime suo sit pontificatus in anno secundo» (così si legge nel trattato del Micheli De quibusdam astrologorum parvi pendendis iudiciis, pariter et de incantatoribus ac divinatoribus nullo modo ferendis: Münich, Staatsbibliothek, Clm 23593, f. 16r). Questo passo naturalmente dimostra che nell’agosto del 1472 Micheli era ancora vivo, perché lo stesso francescano menziona il secondo anno di pontificato di Sisto IV (eletto papa nell’agosto del 1471).

39 Vedi PIANA, La Facoltà teologica, cit, pp. 236-240; cfr. anche R. FUBINI, Prestito ebraico e Monte di Pietà a

Firenze, 1471-1473, in La cultura ebraica all’epoca di Lorenzo il Magnifico. Celebrazioni del V centenario della morte di Lorenzo il Magnifico, a cura di D. LISCIA BEMPORAD e I. ZATELLI, Firenze 1998, pp. 101-155.

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cui, nel corso di un lungo periodo di anni, raccolse molto materiale per proprio uso, cita talvolta Dante, anche versi della Commedia. Soprattutto nel Breviloquium de epidemia usa molto Ippocrate, Galeno e le fonti arabe, come Avicenna, Averroè, Razhes, Avenzoar e Costantino l’Africano.

Accanto a questa cultura teologica e letteraria, è facilmente individuabile un terzo nucleo di conoscenze e interessi, legati alla produzione giuridica, con frequenti citazioni del

Decretum Gratiani o di altre varie fonti del diritto canonico, come le Decretali. Riparleremo

più estesamente di questa cultura giuridica trattando delle singole opere.

Micheli usa un latino elegante, che risente della cultura umanistica, ma non nutre preoccupazioni da purista della lingua. Nel vocabolario usato dal Micheli, sono pochissime le parole che non appartengono al latino classico (eccezion fatta, naturalmente, per tutti i termini legati al cristianesimo e di ambito ecclesiastico): guerre invece di bella; passiones nel senso di ‘passioni dell’animo’ e non di ‘sofferenze’; scandala (ma scandalum e scandalizo ricorrono già nei Vangeli); esto come congiunzione che introduce la proposizione consecutiva (ma Micheli usa anche ut che regge il verbo al congiuntivo, come negli autori classici). Ma è soprattutto nei costrutti sintattici che Micheli rimane legato al latino medievale: la proposizione oggettiva molto spesso non è formulata secondo la regola classica, con il soggetto al caso accusativo e il verbo al modo infinito, ma viene introdotta da quod, più raramente da quia, e presenta il verbo nei modi finiti, in maniera molto simile all’italiano; anche nella proposizione consecutiva si trova quod seguito dal verbo al congiuntivo, mentre per la proposizione finale si segue la norma classica, con ut o ne e il verbo al congiuntivo; il pronome dimostrativo, se seguito da un pronome relativo (che ad esso si riferisca), viene sempre omesso, anche se i due pronomi hanno funzioni logiche differenti e andrebbero quindi espressi in casi diversi; alcune rare volte i tempi del passato sono espressi non in modo del tutto conforme alla norma classica: ad esempio Micheli scrive dictum est come perfetto del verbo dico nella forma passiva, ma in casi sporatici scrive anche dictum fuit (v. Tract. 4, 7,1).

Le opere del Micheli presentano una forma elaborata, che rivela l’attenzione di questo autore per gli aspetti stilistici, non privi di un certo manierismo, e per gli espedienti retorici: il parallelismo verbale, la ripetizione, l’accostamento di parole e immagini antitetiche o analoghe, la gradazione ascendente o discendente dei toni o dei significati di termini e frasi, l’uso di rivolgersi ai lettori, le esclamazioni spesso a carattere sentenzioso e generalizzante. La sensibilità per questi effetti retorici guidano Micheli anche nella scelta delle citazioni da opere di altri autori, che molto spesso hanno il carettere di sententiae, massime di validità generale, che condensano argomentazioni e significati in una breve frase incisiva, capace di imprimersi nella memoria; oppure le citazioni assumono un più ampio respiro, si presentano più estese — esplicite o implicite che siano — e abbondano di figure quali anafore, ossimòri, epifonèmi, climax e anticlimax. Nei costrutti sintattici, l’ipotassi prevale nettamente sulla paratassi, perché le proposizioni del periodo sono solitamente ordinate ed espresse secondo un rapporto di dipendenza logica e temporale, piuttosto che giustapposte come equivalenti e coordinate. Tuttavia la lettura delle opere di Francesco Micheli rimane sempre scorrevole,

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piacevole, la scrittura è elegante, l’interpretazione non presenta particolari difficoltà, nonostante le numerose proposizioni subordinate e i numerosi incisi, talvolta molto lunghi; anzi l’esposizione è piana, tendente alla simmetria e alla compostezza dell’architettura classica, che talvolta si risolve in un freddo elenco di citazioni o, al contrario, in effetti drammatici, ma sempre costretti entro le maglie razionali e ordinate della retorica.

Micheli si dimostra attento anche al ritmo e alla musicalità della sua prosa. Questo si nota in ogni parte del testo, nella strutturazione dei periodi, nelle costruzioni sintattiche e anche negli explicit, che seguono il cursus planus40, tardus41, velox42 o trispondaicus43 (usato prevalentemente in Francia); riporto alcuni esempi:

— Cursus planus:

Trattati: ultimus est ordinandus (nel Ad amicum quemdam vite presentis, plus quam expediat,

amatorem), amittamus eterna (nel De insensata cura mortalium).

Lettere: quam non amari (prima epist. a Lorenzo il Magnifico), grata paratum (seconda a Lorenzo), comendare cessabis (a Giovanni de’ Medici), di nuovo grata paratum (a Piero de’ Medici, a proposito della dedica del De insensata cura mortalium), esse perpetui (a Piero per la morte del padre Cosimo il Vecchio), Trinitate perfecta (lettera gratulatoria a Sisto IV), comendare cessamus (a Sisto IV per chiedere l’esenzione dal pagamento della decima), morique memento (prima lettera a Giacomo Bassolini), comendare non cesso (seconda al Bassolini).

Discorsi: vos celebratis (orazione funebre per la morte di Marina Foscarini), te maneamus (seconda orazione Pro humanato Dei Verbo).

— Cursus tardus:

Trattati: recipientis ac dignitas (prefazione del Breviloquium de epidemia)

Discorsi: perenni custodia (prima orazione per l’invenzione della santa croce), contingat in

posterum (discoso funebre per la morte di Leonardo Savelli), esse voluerit (discorso su s.

Francesco), futuro per gloriam (prima orazione Pro humanato Dei Verbo)

— Cursus velox:

Trattati brevi: inviolabiliter observare (nel De non negligendo vel etiam abdicando studio

litterarum), secula seculorum (nel De vulgo et somniis eius), gloriam promoveri (nel Breviloquium de epidemia), ancora secula seculorum (nel De quorumdam astrologorum parvi pendendi iudiciis etc.).

40 Nel cursus planus le ultime cinque sillabe della frase sono scandite in questo modo: acc. / non acc. / non acc/

acc. / non acc.

41

Nel cursus tardus le ultime sei sillabe della frase sono scandite in questo modo: acc. / non acc. / non acc./ acc. / non acc. / non acc.

42 Nel cursus velox le ultime sette sillabe della frase sono scandite in questo modo: acc. / non acc. / non acc. / non

acc. / non acc. / acc. / non acc.

43 Nel cursus trispondaicus le ultime sei sillabe della frase sono scandite in questo modo: acc. / non acc. / non acc.

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Lettere: di nuovo secula seculorum (lettera a Piero de’ Medici per la morte del fratello Giovanni), ancora secula seculorum (epist. gratulatoria a Niccolò V), plurimum

comendabis (a Luigi Tegliacci per la morte di suo padre)

Discorsi: premia consequantur (seconda orazione per l’invenzione della santa croce), frustra

suscipiantur (discorso su s. Domenico), di nuovo secula seculorum (orazione funebre per

Pietro Naldi),

— Cursus trispondaicus:

Discorsi: etiam cessamus (oratiuncula per il card. Bessarione), fiat ut petimus (orazione a Eugenio IV sulla santa eucarestia), protegat et defendat (discorso per la giovane che prende i voti)

La ricerca di un ritmo piacevole e armonioso nella prosa si nota anche nella chiusa delle singole ripartizioni dei testi; porto l’esempio dell’opuscolo De non negligendo vel etiam

abdicando litterarum studio: l’explicit della prefazione è misericordia Conditoris (cursus velox); segue un brano introduttivo che termina con esse magistram (cursus planus); segue la

prima obiezione del detrattore di s. Francesco, che si conclude con dociles reddere (cursus

tardus); l’explicit della seconda obiezione è scire non negligat (cursus trispondaicus); la terza

termina con un vero e proprio distico elegiaco: «Pax est in cella, foris autem nonnisi bella; / qui cellam oderit, Christo carere querit», con una musicalità accentuata dalla corrispondenza fonetica tra i due sostantivi cella (ultima parola prima della cesura dell’esametro) e bella (ultima parola dell’esametro), così come anche tra i due verbi oderit (ultima parola prima della cesura del pentametro) e querit (ultima parola del pentametro); la quarta obiezione si chiude con quomodolibet relinquenda (cursus velox); seguono le risposte del Micheli alle suddette obiezioni; l’explicit della prima risposta è scientia Dei (cursus planus), della seconda

dicentibus non credatur (cursus velox), della terza reliqua que secuntur (ancora cursus velox);

l’explicit della quarta risposta coincide con l’explicit dell’intero trattato, che — come si è già detto — è inviolabiliter observare (cursus velox).

3. Diffusione delle opere

La circolazione delle opere di Francesco Micheli appare ristretta all’ambito fiorentino e conta un alto numero di scritti tramandati da testimoni unici; i biografi del Micheli (Pietro Ridolfi, Poccianti, Tognocchi, le Constitutiones del 1683, Negri, Sbaraglia, ecc.) affermano che le opere del colto conventuale erano conservate presso la biblioteca del convento francescano di S. Croce a Firenze. Questo è confermato anche dall’inventario quattrocentesco della suddetta biblioteca (Firenze, Biblioteca Nazionale, ms. Magliabechiano X.8.73), in cui si legge «In XXIV bancho ex parte claustri … nr. 680: Opus magistri Francisci Florentini,

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cognomento Paduani; nr. 681: Opus magistri Francisci, cognomento Paduani»44. Però quando i volumi della biblioteca di S. Croce furono trasferiti presso la Biblioteca Medicea Laurenziana nel 1766, i codici con le opere del Micheli non risultavano più presenti45.

Nonostante Micheli sia vissuto abbastanza per vedere i primissimi esordi della stampa, nessuna sua opera venne affidata ai torchi tipografici. Solo nel 1660 alcuni suoi trattati brevi furono stampati col titolo di Tractatus morales46 e dedica al card. Girolamo Colonna ad opera del francescano conventuale Fabio Siri, che fu autore di un autentico plagio, in quanto pubblico gli scritti come propri lavori. Le opere pubblicate dal Siri sono: De insensata cura

mortalium, illusionibus decem contentus; De vulgo et eius ineptiis; De quibusdam astronomorum parvipendendis iudiciis; De longitudine et brevitate vitae humanae epistola

(corrispondente all’opuscolo Ad amicum quendam vite presentis plus quam expedit

amatorem); De litterarum studio non abdicando; De ratione studendi Scripturae sacrae (di

cui è incerta la paternità del Micheli, come si dirà più avanti, nel paragrafo dedicato a questo trattato); come si vede, anche i titoli rimasero pressoché identici a quelli che ritroviamo nei testimoni degli scritti del Micheli. Gli opuscoli furono stampati in base all’attuale manoscritto Clm 23593 della Biblioteca di Stato di Monaco di Baviera, che raccoglie solo opere di Francesco Micheli del Padovano. Infatti sui fogli del codice sono state già rilevate da Riccardo Pratesi47 aggiunte e correzioni per preparare i testi alla stampa, interventi realizzati da una mano del Seicento, probabilmente quella del Siri, considerando anche che questi stessi interventi sono riportati nei “suoi” Tractatus morales. Confrontando questi ultimi con i testimoni manoscritti delle opere del Micheli, possiamo notare che Siri modificò raramente i testi del suo confratello, limitandosi di solito agli interventi strettamente necessari, in particolare per una sorta di “aggiornamento”: così nel De litterarum studio non abdicando furono eliminati i riferimenti a Niccolò V, a cui Francesco aveva dedicato il suo opuscolo, in quanto papa Parentucelli apparteneva ormai ad un remoto passato; per le stesse ragioni nel De

quibusdam astronomorum parvi pendendis iudiciis i riferimenti a Sisto IV vennero sostituiti

con riferimenti a Urbano VIII (1623-‘44) e si aggiunse che anche Sisto V (1585-‘90) e il Concilio di Trento (1545-‘63) condannarono la magia. Solo nel De insensata cura mortalium Fabio ha aggiunto diversi brani, citando anche più autori del Micheli (a meno che non abbia avuto a disposizione una redazione dell’opera di Francesco diversa da quella che conosciamo). Appena un anno dopo la pubblicazione dei Tractatus morales, nel 1661 il Siri si

44 C. MAZZI, L’inventario quattrocentistico della Biblioteca di S. Croce in Firenze, in «Rivista delle Biblioteche e

degli Archivi», 8 (1897), p. 137b.

45 Cfr. ANGELO MARIA BANDINI, Catalogus codicum latinorum bibliothecae Mediceae Laurentianae …, IV,

Florentiae 1777, col. 560.

46 FABIUS SYRIUS O.F.M.Conv., Tractatus morales quibus fidelis homo ad pie sancteque vivendum facile in hac

vita dirigitur …, Perusiae, apud Sebastianum Zecchinum impressorem cameralem, 1660. Il libro presenta queste caratteristiche: pagine [16], 442, [2]; mm 205 x 150; decorato con fregi e iniziali xilografiche. Per la descrizione dell’esemplare a stampa tuttora conservato presso la Biblioteca comunale Augusta di Perugia (segnatura attuale: I.I 2041), vedi R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze, in «Archivum Franciscanum Historicum», 47 (1954), pp. 335-336.

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accingeva ad un nuovo plagio, perché stava preparando per la stampa anche il Christianarum

Institutionum liber. Tuttavia l’opera non fu mai pubblicata, nonostante Fabio avesse già

ottenuto dal Ministro generale del suo Ordine il permesso di procedere, messo per iscritto, come attesta lo Sbaraglia (Supplementum, I, cit., p. 248b).

***

Nelle pagine seguenti, presento l’edizione critica dei trattati brevi (De non negligendo vel

etiam abdicando studio litterarum; Ad amicum quemdam, vite presentis, plus quam expediat, amatore; De vulgo et somniis eius libellus; De insensata cura mortalium; De quorumdam astrologorum parvi pendendis iudiciis, pariter et de incantatoribus ac divinatoribus nullo modo ferendis), delle prefazioni dei due trattati maggiori (Speculum christiane probitatis e Christianarum Institutionum liber), di tutte le lettere e di tutti i discorsi conosciuti di

Francesco Micheli del Padovano. Non ho curato l’edizione critica dei seguenti trattati brevi: il

Tractatus de s. Francisco ad plebem Veronensem, perché a dispetto del titolo convenzionale

con cui è indicato, è una raccolta di sermoni, abbozzi e altro materiale molto eterogeneo; gli

Advisamenta pro reformatione facienda Ordinis Minorum, perché sono stati già pubblicati in

PRATESI, Francesco Micheli (continuazione), cit., pp. 109-130; il Breviloquium de epidemia, perché di carattere strettamente medico; il De ratione studendi Sacrae Scripturae, perché la paternità del Micheli è ancora incerta. Tuttavia tratterò anche di questi opuscoli del Micheli. Ogni testo edito è preceduto dall’indicazione di testimoni, datazione e dedica eventuali, nonché da una breve presentazione del contenuto. I trattati sono ordinati secondo il criterio cronologico, per quanto possibile (non tutti sono datati o databili: è questo il caso dei trattati 2 e 3); le lettere sono suddivise a seconda dei destinatari e, all’interno di ogni suddivisione, sono ordinate cronologicamente; per quanto riguarda i discorsi, ho preferito seguire l’ordine in cui si trovano nel ms Landau-Finaly 152 della Bibl. Nazionale di Firenze (= L), perché le

orationes datate o databili sono una minoranza. Il manoscritto della Nazionale è l’unico

testimone di tutti i discorsi del Micheli, fatta eccezione per l’oratio funebre in memoria di Maria Foscarini (presente nel ms. I 4 della Bibl. Civica di Trieste = T), che ho collocato alla fine di tutti gli altri.

Il testo edito criticamente è corredato da un apparato filologico (con note a piè di pagina) e da un apparato delle fonti e delle note storiche ed esplicative (con note di chiusura poste dopo l’ultimo testo edito).

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4. Descrizione dei testimoni

Nella bibliografia segnalata al termine di ogni scheda, ho riportato solo i contributi che riguardano la descrizione dei testimoni o la figura di Francesco Micheli del Padovano. Ad ogni testimone è stata associata una sigla, secondo quanto sotto riportato:

B = Bryn Mawr, Bryn Mawr College Library, Special Collections, ms. 41 (olim Gordan ms. 54)

Membr., Italia, anni 1450-’60 ca., ff. II + 31 + II’ (guardie cart. moderne); mm 203 x 156 (128 x 73), foliazione contemporanea; rr. 21 / ll. 20; richiami scritti in orizzontale al centro del margine inferiore. Alcune iniziali miniate in oro e decorazioni a bianchi girari. Legatura moderna in pelle.

Testo vergato da un solo copista con scrittura umanistica libraria tonda, di piccolo modulo. Un’altra mano, quasi contemporanea, ha corretto il testo, soprattutto alcuni dei numerosi errori di ortografia; sono presenti anche note marginali, forse di questa stessa mano.

A f. 1r stemma (aggiunto in un secondo tempo) della famiglia Picenardi di Cremona, con un unicorno rampante.

1) ff. 1r-10v: IANNOTIUS MANETTUS, Oratio ad papam Nicolaum V

2) ff. 11r-19r:POGGIUS BRACCIOLINUS, Oratio ad papam Nicolaum V

3) ff. 19r-24r: FRANCISCUS MICHELIS DE PADUANIS O.F.M.Conv.,Oratio ad papam Nicolaum V. Nella rubrica iniziale del ms. si legge: Magistri Francisci de Paduanis de Florentia Ordinis Minorum, theologi excellentissimi, ad Nicolaum quintum summum pontificem epistola congratulatoria incipit. Lege feliciter; la lettera è

datata in calce Raptim ex Florentia XXII martii anno Domini MCCCCXLVII. 4) ff. 24r-26r: LEONARDUS BRUNUS, Oratiuncula ad Martinum V

5) ff. 26r-27v: <Florentinorum epistula ad imperatorem> Lettera (anepigrafa) dei Fiorentini all’imperatore Sigismondo.

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6) ff. 27v-31v: <Florentinorum epistula ad Concilium Basiliense> Lettera (anepigrafa) dei Fiorentini ai Padri del Concilio di Basilea per rispondere alle accuse del Duca di Milano, e cioè documenti dell’attività cancelleresca di Leonardo Bruni.

Il manoscritto non era noto a Riccardo Pratesi e pertanto non viene citato nei suoi studi su Francesco Micheli del Padovano. La silloge con le orazioni per Niccolò V e Martino V, la lettera gratulatoria del Micheli e le due lettere anepigrafe dei Fiorentini, ebbe una certa diffusione; ritroviamo infatti la stessa silloge anche nei codici qui descritti con le sigle La, R3 (preceduta da un’orazione funebre di Antonio Pacini) e S (sez. 2). Diversi brani della lettera gratulatoria a Niccolò V sono stati pubblicati in R.PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in «Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), pp. 75-76 in

base al testimone R3 (solo in un secondo momento Pratesi venne a conoscenza anche dei testimoni L e S).

BIBLIOGRAFIA: W.H. BOND – C.U. FAYE, Supplement to the Census of Medieval and Renaissance manuscripts in the United States and Canada, New York 1962, pp. 399-400; P.O. KRISTELLER, Iter Italicum. A Finding List of Uncatalogued or Incompletely Catalogued Humanistic Manuscripts of the Renaissance in Italian and other Libraries. V. Accedunt alia itinera 3 and Italy 3: Swedwn to Jugoslavia, Utopia, Supplement to Italy (A-F), London-Leiden 1990, p. 351, nr. 54.

● AS1 = Firenze, Archivio di Stato, Med. Av. Princ., VII, 191. Cart., lettera originale e autografa di Francesco Micheli; mm. 67 x 220.

FRANCISCUS MICHELIS DE PADUANIS O.F.M.Conv., <Prima lettera a Giovanni de’ Medici>,

datata: Carminiano […] 3a huius (convento di Carmignano, presso Poggio a

Caiano, vicino Firenze, il giorno 3 di un mese e di un anno non precisati; la lettera fu comunque scritta prima del 1° nov. 1463, data di morte del destinatario).

Il testo della lettera è stato pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli (continuazione), cit.

sotto, p. 93.

BIBLIOGRAFIA: R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in «Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), p. 93.

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● AS2 = Firenze, Archivio di Stato, Med. Av. Princ., XX, 635. Cart., lettera originale e autografa di Francesco Micheli; mm 95 x 220.

FRANCISCUS MICHELIS DE PADUANIS O.F.M.Conv., <Seconda lettera a Lorenzo il

Magnifico>, lettera non datata (ma databile probabilmente a dopo il 2 dicembre 1469, data di morte di Piero de’ Medici detto il Gottoso, perché nell’epistola non vi sono accenni o saluti per il padre di Lorenzo).

Il testo della lettera è stato pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli (continuazione), cit.

sotto, pp. 103-104.

BIBLIOGRAFIA: R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in «Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), p. 104.

● AS3 = Firenze, Archivio di Stato, Med. Av. Princ., XX, 680. Cart., lettera originale, autografa di Francesco Micheli; mm 95 x 220.

FRANCISCUS MICHELIS DE PADUANIS O.F.M.Conv., <Prima lettera a Lorenzo il Magnifico>,

lettera non datata (ma scritta sicuramente prima del 2 dicembre 1469, data di morte di Piero de’ Medici detto il Gottoso, perché l’epistola contiene saluti al padre di Lorenzo).

Il testo della lettera è stata pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli (continuazione), cit. sotto, p. 102.

BIBLIOGRAFIA: R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in «Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), p. 102.

● AS4 = Firenze, Archivio di Stato, Med. Av. Princ., CXXXVII, 928. Cart., lettera originale e autografa di Francesco Micheli; mm 160 x 220.

FRANCISCUS MICHELIS DE PADUANIS O.F.M.Conv., <Lettera a Piero de’ Medici, detto il Gottoso >, datata: Ex conventu Sancte Crucis, die 9a huius (dal convento

fiorentino di S. Croce, il giorno nove di un mese e di un anno non precisati; probabilmente stiamo intorno al 1466, perché nella stessa epistola il Micheli dice di essere prossimo ai suoi 70 anni d’età).

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Il testo della lettera è stato pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli (continuazione), cit. sotto, pp. 100-101.

BIBLIOGRAFIA: R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in «Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), p. 101. Ma il Pratesi dà una segnatura errata del documento, che indica come CXXXVII, 935.

● AS5 = Firenze, Archivio di Stato, Med. Av. Princ., CLXIII. Cart., mm 120 x 230

f. 34r-v:FRANCISCUS MICHELIS DE PADUANIS O.F.M.Conv., <Lettera consolatoria a Piero de’ Medici per la morte del padre Cosimo il Vecchio>; la lettera è datata in calce die

Xa augusti 1464.

Il testo della lettera è stato pubblicato in PRATESI, Francesco Micheli (continuazione), cit.

sotto, pp. 97-99.

BIBLIOGRAFIA: R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in «Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), p. 96.

● La = Firenze, Bibl. Medicea Laurenziana, ms. Plut. 52.15

Membr., sec. XV (dopo il marzo 1447); ff. I + 30 + I’ (fogli di guardia membr. antichi); bianco il f. 30v; mm 220 x 155 (137 x 89); rr. 22 / ll. 21. Il testo è disposto a piena pagina, vergato da un’unica mano, in bella scrittura umanistica; titoli rubricati, lettere iniziali rubricate. Legatura medicea con catena.

1) ff. 1r-9r: IANNOTTIUS MANETTUS, Oratio ad papam Nicolaum V 2) ff. 9r-17r: POGGIUS BRACCIOLINUS, Oratio ad papam Nicolaum V

3) ff. 17r-21v: FRANCISCUS MICHELIS DE PADUANIS O.F.M.Conv., Oratio ad papam Nicolaum V. Nella rubrica iniziale del ms. si legge: Magistri Francisci de Paduanis de Florentia Ordinis Minorum, theologi excellentissimi, ad Nicolaum quintum summum pontificem epistola congratulatoria incipit. Lege feliciter. La lettera è

datata in calce Raptim ex Florentia XXII martii anno Domini MCCCCXLVII. 4) ff. 21v-24r: LEONARDUS BRUNUS, Oratiuncula ad Martinum V

5) ff. 24r-25v: <Florentinorum epistula ad imperatorem> Lettera (anepigrafa) dei Fiorentini all’imperatore Sigismondo.

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6) ff. 25v-29v: <Florentinorum epistula ad Concilium Basiliense> Lettera (anepigrafa) dei Fiorentini ai Padri del Concilio di Basilea per rispondere alle accuse del Duca di Milano, e cioè documenti dell’attività cancelleresca di Leonardo Bruni.

Il codice è quattrocentesco, ma contenendo alcune orationes a Niccolò V, non può essere anteriore al marzo 1447 (il papa fu eletto e incornato rispettivamente il 6 e il 19 marzo dello stesso anno); il terminus post quem è il 22 marzo 1447, data che si trova alla fine del discorso del Micheli. La silloge con le orazioni per Niccolò V e Martino V, la lettera gratulatoria del Micheli e le due lettere anepigrafe dei Fiorentini, ebbe una certa diffusione; ritroviamo infatti la stessa silloge anche nei codici qui descritti con le sigle B, R3 (preceduta da un’orazione funebre di Antonio Pacini) e S (sez. 2). Il codice appartenne alla biblioteca del monastero di S. Salvatore a Settimo, come si ricava dalla nota apposta da una mano più tarda; in BANDINI,

Catalogus, II, cit. sotto, col. 560, si legge: «… in cuius [scil. codicis] prima pagina legebatur,

nunc vero ferme deletum est: Abbatiae Septimi Flor. Dioec.». È stato ipotizzato che il codice sia stato vergato a Settimo, sulla base di antigrafi procurati dal notaio fiorentino Filippo di Ugolino Pieruzzi (FRIOLI, I Cistercensi, cit. sotto, p. 91 e n. 244); questi fu anche umanista e uomo di scienza (discepolo del Crisolora, amico di Ambrogio Traversari, Giannozzo Manetti e Paolo Toscanelli) e si distinse come benefattore dell’abbazia di Settimo, a cui donò anche diversi volumi. Sulla base del codice laurenziano è stata edita l’oratiuncula del Bruni a Martino V in SANTINI, Leonardo Bruni aretino, cit. sotto, pp. 158-160.

Diversi brani della lettera gratulatoria a Niccolò V sono stati pubblicati in PRATESI, Francesco Micheli (continuazione), cit. sotto, pp. 75-76 in base al testimone R3 (solo in un secondo momento Pratesi venne a conoscenza anche dei testimoni L e S).

BIBLIOGRAFIA: ANGELO MARIA BANDINI, Catalogus codicum latinorum bibliothecae Medicae Laurentianae…, II, Florentiae 1775, coll. 558-560; E. LASINIO, Della biblioteca di Settimo e di alcuni suoi manoscritti passati nella Medicea Laurenziana, in «Rivista delle Biblioteche e degli Archivi», 15 (1903), pp. 169-177; R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in «Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), p. 74 n. 3; E. SANTINI, Leonardo Bruni aretino e i suoi Historiarum Florentini populi libri XII: contributo allo studio della storiografia umanistica fiorentina, Roma 1977; Poggio Bracciolini nel VI centenario della nascita: mostra di codici e documenti fiorentini. Catalogo a cura di R. FUBINI e S. CAROTI, Firenze 1981, p. 30 (scheda nr. 38); D. FRIOLI, I Cistercensi e il libro, in Libro, scrittura, documento della civiltà monastica e conventuale nel basso Medioevo (secoli XIII-XV); Atti del Convegno di Studi (Fermo, 17-19 settembre 1997), a cura di G. AVARUCCI, R.M. BORRACCINI e G. BORRI, Spoleto 1999, pp. 19-97.

Per Filippo Pieruzzi e i suoi codici, vedi ibid., pp. 87-91; inoltre su questo personaggio vedi M.E. COSENZA, Biographical and bibliographical dictionary of the Italian humanists and of the world of classical scholarship in Italy, 1300-1800, IV, Boston 19622, pp. 2784-2785 e VESPASIANO DA BISTICCI, Vita di ser Filippo di ser Ugolino, in Le vite, a cura di A. GRECO, II, Firenze 1976, pp. 243-260.

● A = Firenze, Bibl. Medicea Laurenziana, ms. Plut. 26.19

Cart., sec. XV; ff. III + 177 + II’ (fogli di guardia cart., moderni il primo — non numerato — e l’ultimo); il codice è interamente autografo di Fancesco Micheli del Padovano; il manoscritto si

(23)

compone di due parti, riunite in una sola, come dimostra la numerazione progressiva dei fogli, autografa del Micheli; la prima parte (ff. 1-97): mm 210 x 170; la seconda parte (ff. 98-177): mm 210 x 150; questa seconda parte è formata da vari opuscoli che originariamente erano separati ed avevano una numerazione dei fogli autonoma; bianchi i ff. 97v-98v, 105v-106v, 123v-124r, 135v, 177v; numero di righe e linee di scrittura estremamente variabile, perché il Micheli ha scritto spesso anche lungo i margini, con ripetute aggiunte, riempendo talvolta l’intero foglio. Il testo è disposto a piena pagina, solo i ff 87r-88v sono stati scritti su due colonne.

1) ff. 1r-49v: FRANCISCUS DE PADUANIS O.F.M.Conv., Pro seraphico et almo Christi confessore Franciscus tractatus utilis ad plebem Veronensem per octo dies

2) ff. 50r-73r: ID., Epilogus praedictorum, seu formalior ac brevior sermo pro concrucifixo

Christo Francisco ad plebem

3) ff. 73v-88v: Collectio sententiarum e sanctis Patribus.

Ai ff. 89r-90v segue una Tabula ad materias presentis opusculi (si riferisce all’intero codice). 4) f. 91r-v: FRANCISCUS DE PADUANIS O.F.M.Conv.,Quidam sermo pro nostro seraphico et

archimandrita Francisco quasi epilogus supra diffuse dictorum

5) ff. 92r-95v: FRANCISCUS DE PADUANIS O.F.M.Conv., Alius sermo de eodem glorioso Francisco

6) ff. 95v-97r: FRANCISCUS DE PADUANIS O.F.M.Conv.,Modus dicendi formaliter

7) ff. 99r-105r: ID., Pro magnifico Christi confessore Lodoico

8) ff. 107r-113r: ID., Pro evangelizando Christiformi Francisco in die natalis eius

9) ff. 113v-116v: ID., Sermo de stigmatibus Francisci brevior et formalior 10) ff. 117r-123r: ID., Pro evangelizando pauperum patriarcha Francisco sermo 11) f. 124v: ID., Anni Francisci ortus et profectus

12) ff. 125r-135r: ID., In natali s. Francisci sermo

13) ff. 136r-147v: ID., Pro seraphico pauperum patriarcha Francisco in eius natalitio

14) ff. 148r-149v: NICOLAUS III,BONIFACIUS VIII,CLEMENS V, Conclusiones tres desumptae ex decretis Nicolai III, Bonifacii VIII et Clementis V pro refula Ordinis Minorum

15) ff. 150r-151v: Bullae Apostolicae copia, quae missa fuit ad fratres in congregatione

Assisii congregatos

16) ff. 151v-152r: Copia Brevis Apostolici directi ad eosdem 17) ff. 152r-153r: Littera domini protectoris ad eosdem

18) f. 153r-v: MARTINUS V, Copia Bullae Martini V in favorem Ordinis Minorum

19) ff. 154r-169v: FRANCISCUS DE PADUANIS O.F.M.Conv., Advisamenta pro reformatione

facienda Ordinis Minorum in sacro conventu Assisii tempore ibidem factae congregationis de mandato sanctissimi domini nostri papae Calixti III atque beneplacito reverendi patris magistri Iacobi de Mozanica eiusdem Ordinis generalis ministri in sesto omnium sanctorum anno Domini MCCCCLV (dunque

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20) ff. 169v-172r: ID., Copia litterarum quas ipse ad generalem Ordinis nostri ministrum

direxi ex Senis (prima lettera a Giacomo Bassolini da Mozzanica); l’epistola è

datata in calce Raptim ex Senis, 10a decembris 1455.

21) ff. 172v-173v: ID., Ad eumdem (seconda lettera a Giacomo Bassolini da Mozzanica);

l’epistola è datata in calce Cursim ex Florentia, 21 aprilis (l’anno non viene espresso, ma si tratta probabilmente del 1456).

22) ff. 174r-176r: FEO BELCARI (?): Dicta notabilia fratris Aegidii (sono una scelta dei capitoli 2, 4, 6, 3, 5, 7).

23) ff. 176v-177r: ID., <lauda>, componimento in versi, cinque strofe (tre versi la prima, sette

versi le altre), incipit: «S’i’ pensassi a’ piaceri del paradiso»; explicit: «et viverai essendo sempre ucciso» (in volgare; quando ancora era ignoto il nome dell’autore di questi versi, Angelo Maria Bandini aveva dato al componimento il titolo di Canzone o Ballata dell’amare Gesù e odiare le mondane cose; v. BANDINI, Catalogus codicum latinorum, cit. sotto, col 772).

Come si è già detto, il codice è interamente autografo di Francesco Micheli del Padovano; è il suo strumento di lavoro, raccolta di abbozzi, appunti o componimenti già elaborati, in tutto o in parte. Micheli iniziò a scrivere questi fogli in gioventù, aggiungendo sempre nuovo materiale fino agli anni della maturità e della vecchiaia (in PRATESI, Francesco Micheli, cit.

sotto, pp. 345-346 si nota il cambiamento della grafia, sicura e decisa nei primi fogli, vergati da giovane, e sempre più inverta e tremolante alla fine del codice, nella scrittura della vecchiaia). A f. 64v, Micheli scrive che sono passati 222 anni dalla morte di s. Francesco d’Assisi († 1226): dunque nel momento in cui sta scrivendo (stiamo a circa un terzo del codice) era l’anno 1448.

Gli Advisamenta pro reformatione facienda Ordinis Minorum (ff. 154r-169v) sono stati pubblicati in R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze (continuazione), in

«Archivum Franciscanum Historicum», 48 (1955), pp. 109-130; le due lettere (ff. 169v-172r e 172v-173v) al Ministro generale dell’Ordine minorita (Giacomo Bassolini da Mozzanica) sono edite ibid., pp. 81-84 (la prima), e pp. 85-86 (la seconda).

BIBLIOGRAFIA: ANGELO MARIA BANDINI, Catalogus codicum latinorum bibliothecae Medicae Laurentianae…, I, Florentiae 1774, coll. 769-772; L. SETTEMBRINI, Lezioni di letteratura italiana dettate nell’Università di Napoli, I, Napoli 1885, pp. 307-308; R. PRATESI, Francesco Micheli del Padovano di Firenze, in «Archivum Franciscanum Historicum», 47 (1954), pp. 345-346.

D = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 73.30 (olim 73.45)

Il codice conteneva il Breviloquium fratris Francisci de epidemia. Si tratta di un

deperditum, perché tutti i fogli furono sottratti, non si sa quando di preciso; se ne conserva

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