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Academic year: 2021

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(1)

NICOLA LANZARONE

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UNITÀ 1

L’alfabeto; la pronunzia; la quantità (di vocale e di sillaba; la divisione in sillabe; le sillabe aperte e chiuse); le leggi dell’accento

Obiettivo di questa prima unità è fornire alcune nozioni essenziali di fonetica, cioè relative ai suoni della lingua latina.

1. L’alfabeto

L’alfabeto lat. è costituito da 23 lettere:

A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z a be ce de e ef ge ha i ka el em en o pe qu er es te u ix hy zeta

I Latini non distinguevano fra il suono u e il suono v; dal punto di vista grafico, utilizzavano sempre u come minuscola, sempre V come maiuscola. Z e x sono consonanti doppie, cioè costituite da una muta [d o c] + la spirante s.

2. La pronunzia

Si danno qui le indicazioni essenziali per la pronunzia ‘ecclesiastica’, che, propria della Chiesa cattolica, è diffusa nella scuola italiana. È bene tuttavia tener presente che essa non coincide con la pronunzia ‘classica’, quella storicamente vera almeno fino al II sec. d.C.

Secondo la pronunzia ‘ecclesiastica’ la velare sorda c e quella sonora g davanti a e e a i si pronunziano rispettivamente ce e ge, ci e gi, cioè con suono palatale, come in italiano.

I dittonghi ae e oe si pronunziano e. Altri dittonghi sono: au, eu, e – più rari – ei (nella particella esclamativa ei), ui (in huic e cui), yi in grecismi (come Harpyia).

Ph si pronunzia f.

Il gruppo ti seguito da vocale si pronunzia zi (es. militia: pron. milízia); si pronunzia ti se la i è lunga e accentata, se il gruppo è preceduto da s, t, x (hostia, Vettius, commixtio), nei nomi greci (es. Boeotia: pron. Beótia).

Il gruppo gn si pronunzia come in italiano.

La labiovelare sorda q è sempre accompagnata da u sia quando si pronunzia sia quando si scrive; perciò tale u non ha valore di vocale e il semplice qu non costituisce una sillaba, ma la sillaba è data da qu + la vocale che segue, p. es. o in sequor (se-quor). Lo stesso vale per la labiovelare sonora gu prevocalica (cioè posta prima di una vocale) se è preceduta da n, come in anguis: an-guis; ma exiguus si sillaba ec-si-gu-us, quindi in questo caso gu è una sillaba.

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fonica dotata di autonomia fonologica – può essere costituita da una sola vocale oppure da una vocale preceduta e/o seguita da una o più consonanti.

Ai fini della quantità della sillaba conta esclusivamente la consonante che segue la vocale e che pertanto – con termine tecnico – ‘chiude’ la sillaba. La consonante di chiusura aggiunge una certa quantità a quella della vocale, per cui la sillaba risulta lunga (anche se la vocale è per sua natura breve). Le sillabe si distinguono in aperte e chiuse. Le prime sono prive di consonante di chiusura, le seconde – al contrario – presentano almeno una consonante che chiude la sillaba. Tutte le sillabe chiuse sono lunghe; le sillabe aperte sono lunghe se la loro vocale è lunga, sono brevi se la loro vocale è breve. I dittonghi, costituiti da una vocale seguita da un’altra ‘vocale’ che in realtà svolge la funzione di una consonante ed è perciò detta ‘semivocale’ (o ‘semiconsonante’), sono sempre lunghi, in quanto sillabe chiuse.

In lat. la divisione in sillabe segue – in linea di massima – i criteri che si applicano in ital., ma tra le due lingue sussistono importanti differenze. Un gruppo composto da due consonanti si divide in modo tale che la prima consonante vada con la vocale che precede il gruppo, la seconda con la vocale che lo segue: quindi, come in ital., cor-pus, al-tus, bel-lum. Ma, diversamente che in ital., questa regola si applica sempre, per cui in lat. abbiamo: mag-nus; magis-ter; gaza: gad-sa; hos-tia; as-per; maximus: mac-simus.

Il gruppo muta cum liquida (‘consonante muta con liquida’), del tipo tr, pl può scandirsi come tr o t-r, pl o p-l: pa-tres o pat-res.

Qualora la vocale sia seguita da più di due consonanti, solo l’ultima di queste si unisce con la vocale per segue: dexter: decs-ter. Fa eccezione il gruppo muta cum liquida: dextra: decs-tra.

Nel caso di composti, si applica la divisione etimologica: sub-egi, ab-actum, de-scendo, ex-erceo, in-ambulo.

4. Le leggi dell’accento

La legge fondamentale che regola l’accento in lat. è la legge della penultima sillaba: la sillaba che regola l’accento di parola in lat. è la penultima: quando la penultima è lunga, essa porta l’accento; quando è breve, l’accento arretra sulla terzultima sillaba (indipendentemente dalla quantità della terzultima).

Le altre due leggi sono quelle del trisillabismo (l’accento non può in nessun caso arretrare oltre la terzultima sillaba) e della baritonesi (l’accento non può cadere sull’ultima sillaba: casi come adhúc, addúc ecc. sono apparenti eccezioni: tali parole derivano, per apocope, da originari adhuce adduce).

Queste tre leggi regolano l’accento di parola. In latino ci sono dei composti, detti nessi encliticali, ai quali non si applicano le leggi dell’accento. Essi sono costituiti da una parola ortotonica (cioè con un proprio accento) e da un’enclitica, come -que, -ve ecc. L’enclitica è una parola che, mancante di accento proprio, si unisce a quella che la precede, formando così un nesso encliticale. A questo si applica l’accento d’ènclisi, il quale cade sempre sulla sillaba che precede l’enclitica, anche se tale sillaba è breve. Ciò non deve stupire, perché la legge della penultima si applica solo all’accento di parola, quindi non al nesso encliticale, a cui si applica l’accento d’ènclisi. Pertanto rosăque si legge rosáque. In alcuni di questi nessi – p. es. itaque (‘così, pertanto’) – col tempo si è costituita un’unità semantica (cioè di significato); dal nesso encliticale siamo passati alla parola, a cui ovviamente si applica la legge della penultima: pertanto ităque si legge ítaque.

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ESERCIZI

1) Leggere: philosophĭa Darīus Alexandrīa irrōro irrŏgo invŏco Herculanĕum cadĕre fervēre recĭpis fulgēre legĭtur persuadēre effĭcis cadūcus morĕris officĭis adulēscens collabōro collŏquor ambōbus Priāpus salūbre aedīlis infīdus.

2) Dividere in sillabe: magistra agnosco ascendere collega cortex viximus iniussus pectus maestus castra mixtus agnus miseria officiis gaudia amoenus fixit dealbatus perago exardesco agrestis moenia sceptrum puer aurum.

Soluzioni

1) philosóphia Daríus Alexandría irróro írrogo ínvoco Herculáneum cádere fervére récipis fulgére légitur persuadére éfficis cadúcus móreris offíciis aduléscens collabóro cónloquor ambóbus Priápus salúbre aedílis infídus.

2) ma-gis-tra a-gnos-co a-scen-de-re col-le-ga cor-tex vic-si-mus in-ius-sus pec-tus maes-tus cas-tra mics-tus ag-nus mi-se-ri-a of-fi-ci-is gau-di-a a-moe-nus fic-sit de-al-ba-tus per-a-go ex-ar-des-co ag-res-tis moe-ni-a scep-trum pu-er au-rum.

Se per ogni esercizio sono stati commessi più di tre errori, occorre ristudiare l’unità prima di passare a quella successiva.

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UNITÀ 2 Il nome. La I declinazione. La II declinazione.

Obiettivo di questa unità è fornire le prime, parziali informazioni sulle forme del nome, in particolare sui nomi della I e della II declinazione.

1. Il nome

Come in ital., anche in latino nel nome si distinguono genere e numero. Diversamente dall’ital., il nome può essere di tre generi: o maschile, o femminile, o neutro. Anche se nomi di esseri animati possono essere neutri e, d’altra parte, nomi di cose possono essere maschili o femminili, in linea di massima si può affermare che maschili e femminili sono i nomi di esseri animati, neutri i nomi di cose. Sono femminili i nomi di piante, città, regioni. I nomi dei frutti sono neutri.

Per quanto riguarda il numero, in lat. – come in ital. – si distinguono il singolare e il plurale.

Diversamente che in ital., il nome lat. presenta un’ulteriore caratteristica: il caso. Il latino è una lingua flessiva, cioè il nome viene flesso (o declinato): questo significa che, a seconda della funzione sintattica che esso svolge nella frase (soggetto, compl. oggetto, altro complemento) varia la parte finale – detta desinenza – del nome stesso; proprio la desinenza (oltre – in alcune circostanze – alla preposizione) ci dice la funzione sintattica svolta dal nome in una specifica frase. L’insieme di tali funzioni e quindi delle desinenze del nome si chiama declinazione.

In latino tutti i nomi sono ripartiti fra cinque declinazioni; esse si individuano in base al tema, che è dato dal genitivo plurale:

I decl.: temi in a: rosā-rum; II decl.: temi in o: lupō-rum;

III decl.: temi in consonante o in i: corpor-um; monti-um; IV decl.: temi in u: manu-um;

V decl.: temi in e: diē-rum.

Un comodo sistema empirico consiste nel distinguere le declinazioni sulla base della desinenza del genitivo singolare:

I decl.: temi in a: ros-ae; II decl.: temi in o: lup-ī;

III decl.: temi in consonante o in i: corpor-ĭs; mont-ĭs; IV decl.: temi in u: man-ūs;

V decl.: temi in e: di-ēi; fid-ĕi.

I casi sono sei, disposti in un ordine fisso, che è il seguente: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo.

Il nom. è il caso del soggetto, del compl. predicativo del sogg. e del predicato nominale. Il gen. è il caso del compl. di specificazione.

Il dat. è il caso del compl. di termine.

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L’abl. è il caso dei complementi di allontanamento, mezzo, modo ecc.

Il nom., l’acc. e il voc. si definiscono casi diretti, perché collegati direttamente al verbo; viceversa il gen., il dat. e l’abl. si dicono casi indiretti.

Tra i sei casi della decl. solo l’acc. e l’abl. possono essere accompagnati da preposizione (per indicare specifici complementi).

2. La I declinazione

La I decl. comprende esclusivamente nomi femminili (in maggioranza) e maschili; mancano i neutri.

Es.: rosa ‘rosa’:

N.B.: le desinenze sono le medesime tanto per il maschile quanto per il femminile: quindi come rosa, che è femminile, si declina anche, p. es., agricŏla (‘agricoltore’), che è maschile. Le I decl. presenta dei nomi che hanno solo il plurale (pluralia tantum): divitiae ‘ricchezza’, insidiae ‘insidia’, minae ‘minaccia’, nuptiae ‘nozze’, Athenae ‘Atene’, Syracusae ‘Siracusa’, Thebae ‘Tebe’.

Altri nomi hanno un significato al sing. e un altro, differente, al plur.: copia ‘abbondanza; facoltà’; copiae ‘truppe’;

littera ‘lettera dell’alfabeto’; litterae ‘lettera missiva; letteratura’; opera ‘opera’; operae ‘operai’;

vigilia ‘veglia’; vigiliae ‘sentinelle’.

In espressioni del tipo ‘padre di famiglia, figlio di famiglia ecc.’ il gen. sing. di familia può essere quello arcaico familiās: quindi pater familias, filius familias ecc.

3. La II declinazione

La II decl. è costituita da nomi maschili, femminili e neutri. Il nome neutro ha sempre il nom., l’acc. e il voc. uguali fra loro. I nomi masch. e femm. hanno le stesse desinenze in tutta la decl.; i neutri differiscono soltanto nel nom., acc. e voc. del sing. e del plur.

Decl. dei nomi masch. e femm.; es.: lupus ‘lupo’: Singolare Nom. ros-ă Gen. ros-ae Dat. ros-ae Acc. ros-ăm Voc. ros-ă Abl. ros-ā Plurale Nom. ros-ae Gen. ros-ārum Dat. ros-īs Acc. ros-ās Voc. ros-ae Abl. ros-īs

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Decl. dei nomi neutri: es. bellum ‘guerra’:

Si noti che il gen. dei nomi in -ĭus (come filĭus ‘figlio’) e in -ĭum (come auxilĭum ‘aiuto’) esce in -ī, derivante dalla contrazione della -i- del tema e di quella della desinenza.

Della II decl. fanno parte alcuni nomi masch. che al nom. sing escono in -er, come puer (‘fanciullo’) e aper (‘cinghiale’).

Puĕr Aper Singolare Nom. lup-ŭs Gen. lup-ī Dat. lup-ō Acc. lup-ŭm Voc. lup-ĕ Abl. lup-ō Plurale Nom. lup-ī Gen. lup-ōrum Dat. lup-īs Acc. lup-ōs Voc. lup-ī Abl. lup-īs Singolare Nom. bell-ŭm Gen. bell-ī Dat. bell-ō Acc. bell-ŭm Voc. bell-ŭm Abl. bell-ō Plurale Nom. bell-ă Gen. bell-ōrum Dat. bell-īs Acc. bell-ă Voc. bell-ă Abl. bell-īs Singolare Nom. puĕr Gen. puĕr-ī Dat. puĕr-ō Acc. puĕr-ŭm Voc. puĕr Abl. puĕr-ō Plurale Nom. puĕr-ī Gen. puĕr-ōrum Dat. puĕr-īs Acc. puĕr-ōs Voc. puĕr-ī Abl. puĕr-īs

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Come puer, tranne che nel nom. e nel voc. sing., si declina l’importante nome vir ‘uomo (maschio)’.

Tra i nomi che hanno solo il sing. (singularia tantum), si ricordano – oltre a pontus ‘mare’ e letum ‘morte’ – quelli indicanti materia: aurum ‘oro’, argentum ‘argento’ ecc.

Pluralia tantum sono alcuni nomi di città (Pompeii, -orum ‘Pompei’, Delphi, -orum ‘Delfi’ ecc.) e alcuni nomi comuni: exta, -orum ‘viscere’, infĕri, -orum ‘gli dei inferi’, libĕri, -orum ‘i figli’ (maschi e femmine), postĕri, -orum ‘i posteri’, supĕri, -orum ‘gli dei superi’.

Alcuni nomi hanno un significato al sing. e un altro, diverso, al plur.; ecco qualche esempio: auxilium ‘aiuto’; auxilia ‘truppe ausiliarie’;

castrum ‘castello’; castra ‘accampamento’;

impedimentum ‘impedimento’; impedimenta ‘salmerie, bagagli’.

Cominciamo a riflettere.

Leggiamo queste due forme del nome rosa: rosă e rosā. Qual è la differenza? La diversa quantità della desinenza induce a tradurre diversamente: come si rende la prima forma? Come la seconda?

Box 6 (Suggerimenti): Imparare a usare il dizionario è fondamentale. Di ciascun nome il vocabolario indica sempre nominativo e genitivo sing., con cui il nome viene individuato: es.: rŏsa, -ae ‘rosa’. Qualora di un nome il dizionario indichi più significati, si adotta quello che si addice al contesto in cui la parola da tradurre si colloca. La declinazione va memorizzata nell’ordine stabilito. Se non ricordi i principali complementi in italiano, leggi con attenzione la pagina dedicata al supporto.

Box 8 (Supporto): Chiariamo i principali complementi. Il compl. di specificazione specifica il termine a cui esso si riferisce (‘l’importanza dello studio’). Il compl. di

Singolare Nom. apĕr Gen. apr-ī Dat. apr-ō Acc. apr-ŭm Voc. apĕr Abl. apr-ō Plurale Nom. apr-ī Gen. apr-ōrum Dat. apr-īs Acc. apr-ōs Voc. apr-ī Abl. apr-īs

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mezzo e il modo con cui avviene l’azione (‘Disegna con la matita’; ‘Studia con attenzione’). Esempi di compl. predicativo del soggetto: ‘Mario fu eletto console’; ‘La pioggia cade abbondante’. Esempi di compl. predicativo dell’oggetto: ‘Il popolo ha eletto Mario console’; ‘Ti vedo pensieroso’.

Box 9 (Approfondimento): Originariamente in lat. i casi erano 8: a quelli già menzionati se ne aggiungevano due, poi quasi completamente scomparsi: lo strumentale, che indicava appunto lo strumento, il mezzo con cui avviene l’azione, e il locativo, che indicava lo stato in luogo (esempi: Romae ‘a Roma’, domi ‘a casa’, ruri ‘in campagna’). Le due funzioni sono state ereditate dall’ablativo.

Box 11 (Autovalutazione):

1) agricolam è: acc. sing., acc. plur., gen. plur. 2) puellas è: acc. sing., acc. plur., abl. plur. 3) poetarum è: gen. sing., abl. plur., gen. plur. 4) fagos è: acc. plur., acc. sing., dat. plur.

5) proeliorum è: acc. sing., gen. plur., nom. sing. 6) pugnas è: acc. sing., acc. plur., abl. plur. 7) equorum è: gen. plur., abl. sing., dat. plur.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Per esercitarti declina ciascuno dei seguenti nomi: puella incola cura femina populus (popolo) agnus templum donum.

2) Tradurre le seguenti forme nominali: agricolarum agnum templorum belli populum. Traduzioni indicative (sono in neretto le risposte giuste): degli agricoltori, dei contadini, agli agricoltori; l’agnello, all’agnello, agnello; nei templi, dei templi, di templi; della guerra, con la guerra, la guerra; il popolo, popolo, al popolo.

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UNITÀ 3

Gli aggettivi della I classe. La I coniugazione. Il verbo sum

Gli obiettivi di questa unità consistono nell’illustrare gli aggettivi della I classe, la I coniugazione verbale e la coniugazione di un verbo fondamentale come sum = ‘essere’. 1. Gli aggettivi della I classe

L’aggettivo concorda con il nome a cui si riferisce in genere, numero e caso.

In lat. gli aggettivi si raggruppano in due classi. Ora ci occuperemo di quelli della I classe. Gli aggettivi della I classe seguono la I decl. per il femminile, la II per il maschile e per il neutro.

Es.: bon-us, -a, -um ‘buono’: Singolare Plurale Maschile Nom. bon-ŭs Gen. bon-ī Dat. bon-ō Acc. bon-ŭm Voc. bon-ĕ Abl. bon -ō Neutro Nom. bon-ŭm Gen. bon-ī Dat. bon-ō Acc. bon-ŭm Voc. bon-ŭm Abl. bon-ō Femminile Nom. bon-ă Gen. bon-ae Dat. bon-ae Acc. bon-ăm Voc. bon-ă Abl. bon -ā Maschile Nom. bon-ī Gen. bon-ōrum Dat. bon-īs Acc. bon-ōs Voc. bon-ī Abl. bon-īs Femminile Nom. bon-ae Gen. bon-ārum Dat. bon-īs Acc. bon-ās Voc. bon-ae Abl. bon-īs Neutro Nom. bon-ă Gen. bon-ōrum Dat. bon-īs Acc. bon-ă Voc. bon-ă Abl. bon-īs

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Oltre a questo tipo di aggettivi, la I classe comprende anche quelli che escono in er, a, -um: questa seconda categoria si suddivide in due gruppi, a seconda che la -e- si conservi o non davanti a r nel resto della decl. del masch. e nella decl. del femm. e del neutro.

Es.: miser, -era, -erum ‘misero’:

Singolare

Plurale

Es.: piger, -ra, -rum ‘pigro’:

Singolare Neutro Nom. misĕr-ŭm Gen. misĕr-ī Dat. misĕr-ō Acc. misĕr-ŭm Voc. misĕr-ŭm Abl. misĕr-ō Maschile Nom. misĕr Gen. misĕr-ī Dat. misĕr-ō Acc. misĕr-ŭm Voc. misĕr Abl. misĕr-ō Femminile Nom. misĕr-ă Gen. misĕr-ae Dat. misĕr-ae Acc. misĕr-ăm Voc. misĕr-ă Abl. misĕr-ā Maschile Nom. misĕr-ī Gen. misĕr-ōrum Dat. misĕr-īs Acc. misĕr-ōs Voc. misĕr-ī Abl. misĕr-īs Femminile Nom. misĕr-ae Gen. misĕr-ārum Dat. misĕr-īs Acc. misĕr-ās Voc. misĕr-ae Abl. misĕr-īs Neutro Nom. misĕr-ă Gen. misĕr-ōrum Dat. misĕr-īs Acc. misĕr-ă Voc. misĕr-ă Abl. misĕr-īs Neutro Nom. pigr-ŭm Gen. pigr-ī Dat. pigr-ō Acc. pigr-ŭm Voc. pigr-ŭm Abl. pigr-ō Maschile Nom. pigĕr Gen. pigr-ī Dat. pigr-ō Acc. pigr-ŭm Voc. pigĕr Abl. pigr-ō Femminile Nom. pigr-ă Gen. pigr-ae Dat. pigr-ae Acc. pigr-ăm Voc. pigr-ă Abl. pigr-ā

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Plurale

5. La I coniugazione

Il verbo latino, come quello ital., presenta diatesi, modo, tempo, numero, persona. Diversamente che in ital., il verbo lat. ha non solo la diatesi attiva, passiva e riflessiva, ma anche deponente. I verbi deponenti hanno forma passiva, ma significato attivo (saranno studiati nell’Unità 5). I modi si distinguono in finiti e infiniti. I primi, diversamente dai secondi, sono dotati di numero e persona. I modi finiti sono indicativo (modo dell’oggettività), congiuntivo (modo della soggettività) e imperativo (modo del comando). I modi infiniti sono infinito, gerundio, participio e supino.

Tutte le voci verbali derivano ciascuna da uno dei tre temi fondamentali: il tema del presente, il tema del perfetto, il tema del supino. L’insieme di queste tre forme costituisce il paradigma, che è interamente riportato dal dizionario.

I verbi regolari latini sono raggruppati in quattro coniugazioni, le quali si distinguono sulla base dell’uscita dell’infinito presente attivo (come in ital.). Pertanto abbiamo i verbi in -āre (I coniugazione), -ēre (II coniugazione), -ĕre (III coniugazione), -īre (IV coniugazione). Si dà ora il prospetto della I coniugazione attiva: es.: laudo ‘lodo’:

Indicativo Maschile Nom. pigr-ī Gen. pigr-ōrum Dat. pigr-īs Acc. pigr-ōs Voc. pigr-ī Abl. pigr-īs Neutro Nom. pigr-ă Gen. pigr-ōrum Dat. pigr-īs Acc. pigr-ă Voc. pigr-ă Abl. pigr-īs Femminile Nom. pigr-ae Gen. pigr-ārum Dat. pigr-īs Acc. pigr-ās Voc. pigr-ae Abl. pigr-īs Presente

S. laud-o io lodo, ecc. laud-ās

laud-ăt P. laud-āmus laud-ātis laud-ant

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Imperfetto

S. laud-ābam io lodavo, ecc. laud-ābas laud-ābat P. laud-abāmus laud-abātis laud-ābant Futuro primo S. laud-ābo io loderò, ecc. laud-ābis laud-ābit P. laud-ābimus laud-ābitis laud-ābunt Perfetto

S. laudāv-i io lodai, ho lodato, io ebbi lodato ecc. laudav-isti laudāv-it P. laudav-ĭmus laudav-istis laudav-ērunt o laudav-ēre Piuccheperfetto

S. laudav-ĕram io avevo lodato, ecc. laudav-ĕras

laudav-ĕrat P. laudav-erāmus laudav-erātis laudav-ĕrant

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Congiuntivo Futuro secondo

S. laudav-ĕro io avrò lodato, ecc. laudav-ĕris laudav-ĕrit P. laudav-erĭmus laudav-erĭtis laudav-ĕrint Presente

S. laud-em che io lodi, ecc. laud-es laud-et P. laud-ēmus laud-ētis laud-ent Imperfetto

S. laud-ārem che io lodassi, ecc. laud-āres laud-āret P. laud-arēmus laud-arētis laud-ārent Perfetto

S. laudav-ĕrim che io abbia lodato, ecc. laudav-ĕris

laudav-ĕrit P. laudav-erĭmus laudav-erĭtis laudav-ĕrint

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Imperativo

Infinito Presente

laud-āre lodare Perfetto

laud-avisse aver lodato Futuro

laudat-ūrum, -ūram, -ūrum,

-ūros, -ūras, -ūra esse stare per lodare

Participio Presente

laud-ans, -antis che loda Piuccheperfetto

S. laudav-issem che io avessi lodato, ecc. laudav-isses laudav-isset P. laudav-issēmus laudav-issētis laudav-issent Presente S. laud-ā loda P. laud-āte lodate Futuro S. laud-āto loderai laud-āto loderà P. laud-atōte loderete laud-anto loderanno

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Futuro

laudat-ūrus, -ūra, -ūrum che loderà

Gerundio laud-andi di lodare

laud-ando a lodare (ad) laud-andum a lodare laud-ando con il lodare

Supino laud-ātum a lodare

6. Il verbo sum

La coniugazione di sum (‘essere’) è irregolare. Eccone il prospetto:

Indicativo

Presente S. sum io sono, ecc. es est P. sumus estis sunt Imperfetto S. eram io ero, ecc. eras

erat P. erāmus erātis erant

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Congiuntivo Futuro primo

S. ero io sarò, ecc. eris erit P. erĭmus erĭtis erŭnt Perfetto

S. fui io fui, sono stato, ecc. fuisti fuit P. fuĭmus fuistis fuērunt o fuēre Piuccheperfetto S. fuĕram io ero stato, ecc. fuĕras fuĕrat P. fuerāmus fuerātis fuĕrant Futuro secondo S. fuĕro io sarò stato, ecc. fuĕris

fuĕrit P. fuerĭmus fuerĭtis fuĕrint

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Presente S. sim che io sia, ecc. sis sit P. simus sitis sint Imperfetto

S. essem che io fossi, ecc. esses esset P. essēmus essētis essent Perfetto

S. fuĕrim che io sia stato, ecc. fuĕris fuĕrit P. fuerĭmus fuerĭtis fuĕrint Piuccheperfetto

S. fuissem che io fossi stato, ecc. fuisses

fuisset P. fuissēmus fuissētis fuissent

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este siate Futuro esto sarai esto sarà estote sarete sunto saranno Infinito Presente esse essere Perfetto

fuisse essere stato Futuro

futurum, -am, -um; -os, -as, -a esse ovvero fore stare per essere

Participio Futuro

futurus, -a, -um che sarà

Il participio presente e perfetto, il gerundio e il supino mancano.

Cominciamo a riflettere.

Traduciamo in latino il sintagma ‘l’alto faggio’: con il nom. sing. fagus (femminile) si accorda la forma alta o altus?

Box 6 (Suggerimenti): Nel tradurre una frase latina bisogna cominciare dal verbo; da questo si risale al sogg. (col suo attributo, se c’è); successivamente si individuano gli eventuali complementi (con gli eventuali, rispettivi attributi), gli avverbi ecc. L’ordine delle parole in latino è spesso diverso che in italiano; si tenga conto che l’ordine delle parole in ital. è essenziale per il senso della frase: Marco loda Antonio ha un senso diverso da Antonio loda Marco. Poiché il latino è una lingua flessiva, e quindi i rapporti sintattici dipendono dalle desinenze, non dall’ordine delle parole, il senso resta invariato in tutti i seguenti casi: Marcus Antonium laudat; Antonium Marcus laudat; Marcus laudat Antonium. Del verbo il dizionario riporta il paradigma, che va memorizzato. Se non ricordi le nozioni relative a sostantivo, attributo e coniugazioni verbali in italiano, leggi attentamente la pagina dedicata al Supporto.

(20)

Box 8 (Supporto): Anche in ital. l’agg. concorda con il nome a cui si riferisce in genere e numero: un albero alto; la pagina bianca. In sintassi per indicare il nome si usa il termine ‘sostantivo’; l’agg. prende il nome di ‘attributo’. L’agg. può svolgere anche la funzione di sostantivo: i buoni saranno premiati. Forma attiva del verbo in ital.: io leggo il libro. Forma passiva del verbo in ital.: il libro è letto da me. Forma riflessiva del verbo in ital.: mi sono specchiato nelle acque del lago. In ital. le coniugazioni del verbo sono tre, rispettivamente in -are, -ere, -ire. Come in latino, anche in ital. Il verbo ‘essere’ è irregolare.

Box 9 (Approfondimento): Il gerundio è la flessione delle forme nominali del verbo: es.: amandi = ‘dell’amare’. Il participio lat. si traduce spesso con un gerundio italiano: es.: certans obiit = ‘morì combattendo’. L’imperativo futuro, piuttosto raro, era adoperato, per es., nei testamenti. Non sempre il congiuntivo si trova in proposizioni dipendenti; esso può trovarsi anche in proposizioni indipendenti: es.: laudemus discipulos = ‘lodiamo gli alunni’. Laudemus è qui congiuntivo – indipendente – con valore esortativo.

Box 11 (Autovalutazione):

1) con il nom. plur. agricolae si accorda: boni, bonis, bonos. 2) con puellas si accorda: doctae, doctis, doctas.

3) la 2ª pers. sing. dell’indic. futuro primo di puto è: putaveras, putabis, putabas. 4) fueras si traduce: ‘sei stato’, ‘sarai stato’, ‘eri stato’.

5) amavero si traduce: ‘amerò’, ‘avrò amato’, ‘avevo amato’. 6) sit si traduce: ‘che egli sia’, ‘che egli sia stato’, ‘che io sia stato’. 7) magnorum è: acc. sing., gen. plur., acc. plur.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Declinare i seguenti aggettivi: magnus -a -um, altus -a -um.

2) Tradurre i seguenti sintagmi costituiti da nome + agg.: populus alta, populi magni, multorum incolarum, doctae puellae, fagus alta.

Traduzioni indicative: l’alto pioppo, dell’alto pioppo, pioppo alto; al grande popolo, del grande popolo, col grande popolo; dei molti abitanti, i molti abitanti, ai molti abitanti; alle dotte fanciulle, le dotte fanciulle, per le dotte fanciulle; l’alto faggio, faggio alto, sull’alto faggio.

(21)

Traduzioni indicative: io pensai, io pensavo; tu eri, tu fosti; che voi siate, che voi foste; combattenti, combattente; aver chiamato, chiamare; tu sei, tu sarai; canterà, canterò; avevi desiderato, aveva desiderato; avrò indicato, indicherò; che io indichi, che egli indichi; avevano litigato, avevavmo litigato; che noi siamo, che noi fossimo; comanderai, comanda; sarò, ero; che egli amasse, che tu amassi; eravamo stati, eravate.

6) Tradurre le seguenti frasi: Agricolae multi sunt. Laudemus Athenarum incolas. Agricola agrum arat. Paulus Antonium laudavit. Magister discipulos laudabit. Magnum concordiam bonum puto. Magna est Athenarum gloria. Iram vitate. Nautarum vita iucunda non est. Oppidum antiquum fuit. Athenae sub (‘sotto’) imperio tyranni erant. Cloeliae animum laudate. Multae sunt Italorum copiae.

Traduzioni indicative: I contadini sono molti. Lodiamo gli abitanti di Atene. L’agricoltore ara il campo. Paolo lodò Antonio. Il maestro loderà gli alunni. Considero la concordia un grande bene. La gloria di Atene è grande. Evitate l’ira. La vita dei marinai non è piacevole. C’era (ci fu) un’antica città. Atene era sotto il comando di un tiranno. Lodate l’animo di Clelia. Le truppe degli Italici sono molte.

(22)

UNITÀ 4 La III declinazione.

Obiettivo di questa unità è fornire ulteriori, fondamentali informazioni sulla morfologia nominale, aggettivale, verbale; si danno inoltre le prime nozioni di sintassi del periodo, in modo tale da consentire all’allievo di tradurre non solo semplici frasi, ma anche periodi più articolati.

1. La III declinazione

È la declinazione che comprende il maggior numero di nomi, ed è anche la più articolata. Ne fanno parte nomi masch., femm., neutri. I nomi della III decl. si distinguono in due grandi gruppi: quelli che hanno il tema in consonante e quelli che hanno il tema in -i. Come si è accennato nella Unità 2, il tema si ricava dal gen. plur.; es. di tema in cons.: corpor-um; es. di tema in -i: monti-um. Si dà ora il prospetto delle desinenze dei nomi masch. e femm. della III decl.:

I nomi neutri hanno – oltre, ovviamente, all’acc. e al voc. sing. uguali al nom. sing. – nom., acc. e voc. del plur. in -ă.

Es.: homo, homĭnis (masch.) ‘uomo’: Singolare Nom. vario Gen. -ĭs Dat. -ī Acc. -ĕm Voc. = al nom. Abl. -ĕ Plurale Nom. -ēs Gen. -ŭm Dat. -ĭbus Acc. -ēs Voc. -ēs Abl. -ĭbus Singolare Nom. homo Gen. homĭn-ĭs Dat. homĭn-ī Acc. homĭn-ĕm Voc. homo Abl. homĭn-ĕ Plurale Nom. homĭn-ēs Gen. homĭn-ŭm Dat. homin-ĭbus Acc. homĭn-ēs Voc. homĭn-ēs Abl. homin-ĭbus

(23)

I nomi col tema in -i hanno il gen. plur. in -ium. Es.: civis, civis (masch.) ‘cittadino’:

Hanno il tema in -i – e quindi il gen. plur. in -ium – alcuni nomi masch. e femm. che presentano almeno due consonanti davanti alla desinenza del gen. sing. (dens, dentis ‘dente’, mons, montis ‘monte’ ecc.); alcuni nomi come mus, muris ‘topo’, mas, maris ‘maschio’, nix, nivis ‘neve’; nomi di popoli che al nom. sing. escono in -as e -is (gen. sing. rispettivamente in -ātis e -ītis), come Arpinás, Arpinātis ‘Arpinate’, Samnís, Samnītis ‘Sannita’.

Alcuni nomi neutri in -ĕ, -ăl, -ăr hanno – oltre al gen. plur. in -ium – l’abl. sing. in -ī, il nom., l’acc. e il voc. plur. in -iă. A questa categoria appartengono nomi come mare ‘mare’, tribūnal ‘tribunale’, calcar ‘calcare’.

Alcuni nomi masch. e femm. hanno l’acc. sing. in -im e l’abl. sing. -ī; esempi: sitis ‘sete’, tussis ‘tosse’, Carălis ‘Cagliari’, Neapŏlis ‘Napoli’. Altri nomi hanno l’acc. sing. sia in -em che in -im; esempi: febris ‘febbre’, securis ‘scure’, turris ‘torre’.

Anche la III decl. presenta dei nomi che hanno solo il sing. (lac, lactis ‘latte’, piĕtas, pietatis ‘pietà’, sanguis, sanguinis ‘sangue’, ver, veris ‘primavera’ ecc.) e nomi adoperati solo al plurale (Bacchanalia ‘Baccanali’, Alpes ‘Alpi’, Penates ‘Penati’, moenia ‘mura’ ecc.).

Della III decl. fanno parte alcuni nomi la cui declinazione utilizza temi diversi: 1) Iuppĭter (m.: ‘Giove’), Iovis, Iovi, Iovem, Iuppĭter, Iove;

2) iter, itinĕris (n.: ‘viaggio’): al di fuori di nom., acc. e voc. sing., utilizza il tema itinĕr-. Singolare Nom. corpus Gen. corpŏr-ĭs Dat. corpŏr-ī Acc. corpus Voc. corpus Abl. corpŏr-ĕ Plurale Nom. corpŏr-ă Gen. corpŏr-ŭm Dat. corpor-ĭbus Acc. corpŏr-ă Voc. corpŏr-ă Abl. corpor-ĭbus Singolare Nom. civĭs Gen. civ-ĭs Dat. civ-ī Acc. civ-ĕm Voc. civĭs Abl. civ-ĕ Plurale Nom. civ-ēs Gen. civ-ĭum Dat. civ-ĭbus Acc. civ-ēs Voc. civ-ēs Abl. civ-ĭbus

(24)

3) vīs (f.: ‘forza’), robŏris, robŏri, vim, vīs, vī; plur.: vires, virium, viribus, vires, vires, viribus.

Cominciamo a riflettere

Spesso ci capita di ascoltare la celebre frase homo homini lupus: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): [1. Traduzione del periodo] Nel tradurre un periodo bisogna anzitutto individuare la proposizione principale e poi quella o quelle che ne dipendono, dette subordinate. [2. Proposizioni subordinate] Da una proposizione subordinata può inoltre dipendere un’altra subordinata. Per es., nel periodo ‘Mi hai chiesto perché capitano tanti mali ai buoni, se il mondo è governato dalla provvidenza divina’, ‘Mi hai chiesto’ è la principale. Da essa dipende l’interrogativa indiretta ‘perché capitano tanti mali ai buoni’; quest’ultima, a sua volta, regge un’altra subordinata (di 2° grado), la proposizione ipotetica ‘se il mondo è governato dalla provvidenza divina’. Se non ricordi le nozioni essenziali riguardanti la sintassi del periodo in italiano, vedi la pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto): La sintassi del periodo studia i rapporti fra le varie proposizioni all’interno di un periodo, che evidentemente ne è costituito da più di una. Per proposizione si intende la frase semplice, costruita su un solo verbo: esempi: ‘Piove’, ‘Mario va a scuola’. La proposizione interrogativa indiretta esprime una domanda formulata in maniera indiretta: ‘Gli chiesi perché fosse triste’ (forma diretta: ‘Gli chiesi: “perché sei triste?”’). La proposizione ipotetica indica la condizione necessaria perché si realizzi ciò che è detto nella reggente: ‘Se hai tempo, parliamo’. Alle parole lat. cadūcus, infīdus, aedīlis corrispondono in ital. ‘cadùco’, ‘infìdo’, ‘edìle’.

Box 9 (Approfondimento): Non di rado, specialmente in poesia o nella prosa storiografica (arcaizzante), si può trovare l’acc. plur. masch. e femm. della III decl. in is anziché in -es: è una forma arcaica; es.: amnis = amnes (‘fiumi’). La frase proposta nella rubrica ‘Cominciamo e riflettere’ è ellittica di verbo, cioè manca il verbo (est ‘è’), che è sottinteso: tale mancanza si chiama ellissi.

Box 11 (Autovalutazione):

1) con il nom. plur. patres si accorda: bonis, boni, bonorum. 2) dentium è: acc. sing., gen. plur., abl. plur.

3) la forma corretta è: magnorum hominum, magnis hominum, magni hominum. 4) roboris è: dat. sing., gen. sing., acc. sing.

(25)

ESERCIZI

1) Declinare i seguenti nomi: frater, soror, vulnus, collis, pectus.

2) Tradurre le seguenti forme nominali: tempore, navibus, corpore, victoribus, nutrici, parentibus, dolore, magnitudinis, virtutibus, Maecenati, Ciceronis, Samnitibus.

Traduzioni indicative: nel tempo, il tempo; con le navi, le navi; il corpo, col corpo; ai vincitori, dei vincitori; alla nutrice, della nutrice; i genitori, ai genitori; per il dolore, al dolore; della grandezza, alla grandezza; le virtù, con le virtù; di Mecenate, a Mecenate; a Cicerone, di Cicerone; ai Sanniti, i Sanniti.

3) Tradurre i seguenti sintagmi costituiti da nome + agg.: exiguum tempus, magnae calamitatis, multi hostes, inscia multitudo.

Traduzioni indicative: poco tempo, di poco tempo; di una grande sciagura, per una grande scigura; molti nemici, ai molti nemici; moltitudine inconsapevole, alla moltitudine inconsapevole.

4) Tradurre le seguenti frasi: Amantis iusiurando poena non est. Summum ius summa iniuria. Pulchrum bellum inexpertis. Homines pericula evitant. Caesar putabat victoriam in cohortium virtute constare.

Traduzioni: Per il giuramento degli amanti non è prevista alcuna pena. Estrema giustizia, estrema ingiustizia. La guerra è bella per coloro che non l’hanno sperimentata. Gli uomini evitano i pericoli. Cesare pensava che la vittoria dipendesse dal valore delle coorti.

(26)

UNITÀ 5 Gli aggettivi della II classe

Obiettivo di questa unità è illustrare gli aggettivi della II classe

Dulce bellum inexpertis ‘La guerra è cara a chi non l’ha sperimentata’: questo proverbio contiene una forma dell’agg. dulcis ‘dolce’, un agg. della II classe, di cui ora ci occuperemo. Gli aggettivi della II classe si declinano come i nomi della III declinazione. Bisogna tener presente che l’abl. sing. masch., femm. e neutr. esce in -ī, il gen. plur. in -ĭum, il nom., l’acc. e il voc. plur. del neutro in -iă. Gli agg. della II classe di suddividono in tre gruppi, a seconda che nel nom. sing. abbiano tre forme diverse (una per ciascun genere), due forme diverse (una per il masch. e il femm., un’altra per il neutr.), una sola forma (comune ai tre generi): abbiamo pertanto, rispettivamente, agg. a tre terminazioni, a due terminazioni, a una terminazione.

Declinazione di un agg. a tre terminazioni (masch. -er, femm. -is, neutr. -e); es.: salūber, salūbris, salūbre ‘salùbre’:

Singolare Plurale Maschile Nom. salūbĕr Gen. salūbr-ĭs Dat. salūbr-ī Acc. salūbr-ĕm Voc. salūbĕr Abl. salūbr-ī Neutro Nom. salūbr-ĕ Gen. salūbr-ĭs Dat. salūbr-ī Acc. salūbr-ĕ Voc. salūbr-ĕ Abl. salūbr-ī Femminile Nom. salūbr-ĭs Gen. salūbr-ĭs Dat. salūbr-ī Acc. salūbr-ĕm Voc. salūbr-ĭs Abl. salūbr-ī Maschile Nom. salūbr-ēs Gen. salubr-ĭum Dat. salubr-ĭbus Acc. salūbr-ēs Femminile Nom. salūbr-ēs Gen. salubr-ĭum Dat. salubr-ĭbus Acc. salūbr-ēs Neutro Nom. salubr-iă Gen. salubr-ĭum Dat. salubr-ĭbus Acc. salubr-iă

(27)

Declinazione di un agg. a due terminazioni (masch. e femm. -is, neutr. -e); es.: facĭlis, facĭle ‘facile’:

Singolare

Plurale

Declinazione di un agg. a una terminazione, comune a masch., femm. e neutr.; essa può essere o in -x o in -l o in -r o in -s; es.: audax, audācis ‘temerario’:

Singolare Plurale Neutro Nom. facĭl-ĕ Gen. facĭl-ĭs Dat. facĭl-ī Acc. facĭl-ĕ Voc. facĭl-ĕ Abl. facĭl-ī Masch. e Femm. Nom. facĭl-ĭs Gen. facĭl-ĭs Dat. facĭl-ī Acc. facĭl-ĕm Voc. facĭl-ĭs Abl. facĭl-ī Neutro Nom. facil-iă Gen. facil-ĭum Dat. facil-ĭbus Acc. facil-iă Voc. facil-iă Abl. facil-ĭbus Femminile Nom. facĭl-ēs Gen. facil-ĭum Dat. facil-ĭbus Acc. facĭl-ēs Voc. facĭl-ēs Abl. facil-ĭbus

Masch. e Femm. Neutro Nom. audax

Gen. audac-ĭs Dat. audac-ī

Acc. audac-ĕm audax Voc. audax

(28)

Cominciamo a riflettere

Un sintagma che si incontra spesso nei testi latini è vir fortis: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): [1. La funzione qualificativa] Quando l’aggettivo precede il sostantivo, svolge funzione qualificativa, cioè indica una qualità del sostantivo; es.: alba rosa ‘la bianca rosa’. [1. La funzione determinativa] Quando l’aggettivo segue il sostantivo, si dice che esso svolge funzione determinativa: rosa alba ‘la rosa bianca’. Se non ti è chiara la distinzione fra le due funzioni in italiano, vedi la pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto):

La differenza fra l’aggettivo qualificativo e quello determinativo consiste nel fatto che il secondo specifica la qualità del sostantivo per distinguerlo da altri della stessa specie, appunto per determinarlo; es.: dire ‘ho visto una rosa bianca’ significa volere distinguere (sulla base del colore) la rosa vista da altre di diverso colore. Se invece si dice ‘ho visto una bianca rosa’, si pone l’accento sul fatto che è stata vista una rosa, indipendentemente dal suo colore: in questo caso l’aggettivo aggiunge un dettaglio trascurabile.

Box 9 (Approfondimento):

In latino sono abbstanza diffusi degli aggettivi composti, derivanti per es. da radici nominali o verbali; esempi: luctificus ‘apportatore di lutti’ (da luctus e facio), frugifer ‘fruttuoso’ (da frux e fero). Essi sono di livello stilistico alto e di conseguenza sono adoperati in opere poetiche di registro elevato, come i poemi epici e le tragedie.

Box 11 (Autovalutazione):

1) con il nom. plur. cursores si accorda: velocem, veloces, velocibus. Masch. e Femm. Neutro

Nom. audac-ēs audac-iă Gen. audac-ĭum Dat. audac-ĭbus Acc. audac-ēs audac-iă Voc. audac-ēs audac-iă Abl. audac-ĭbus

(29)

6) facili è: nom. sing., dat. sing., acc. sing. 7) con hostes si accorda: acres, acribus, acri. [N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI 1) Declinare i seguenti aggettivi: celer, -is, -e; gravis, -e.

2) Tradurre i seguenti sintagmi: velox cursor, velocis leporis, pauper agricola, senis immemoris, celebres Baiae.

Traduzioni indicative: il corridore veloce, del corridore veloce; alla lepre veloce, della lepre veloce; dell’agricoltore povero, l’agricoltore povero; del vecchio immemore, il vecchio immemore; Baia affollata, di Baia affollata.

3) Tradurre le seguenti frasi: Hostes acres sunt. Marcus velox cursor fuit. Facilis fuit Caesaris victoria. Constat multas mulieres loquaces esse. Grave bellum milites pugnaverunt.

Traduzioni indicative: I nemici sono accaniti. Marco fu un corridore veloce. La vittoria di Cesare fu facile. È noto che molte donne sono loquaci. I soldati combatterono una grave guerra.

(30)

UNITÀ 6

La II coniugazione. Elementi di sintassi del periodo (I): proposizioni soggettive e oggettive. Cave canem (‘Attenti al cane’) è una nota espressione latina contenente una voce del verbo caveo,

appartenente alla II coniugazione, di cui ora ci occuperemo.

1. La II coniugazione

La seconda coniugazione è costituita dai verbi in -ēre, con e tematica lunga. Es.: monĕo, -ēs, monui, monĭtum, monēre ‘ammonire’:

Indicativo

Presente

S. mon-eo io ammonisco, ecc. mon-ēs mon-ĕt P. mon-ēmus mon-ētis mon-ent Imperfetto

S. mon-ēbam io ammonivo, ecc. mon-ēbas mon-ēbat P. mon-ebāmus mon-ebātis mon-ēbant Futuro primo S. mon-ēbo io ammonirò, ecc. mon-ēbis

mon-ēbit P. mon-ebĭmus mon-ebĭtis

(31)

Congiuntivo Perfetto

S. monu-i io ammonii, ho, ebbi ammonito ecc. monu-isti monu-it P. monu-ĭmus monu-istis monu-ērunt (monu-ēre) Piuccheperfetto

S. monu-ĕram io avevo ammonito ecc. monu-ĕras monu-ĕrat P. monu-erāmus monu-erātis monu-ĕrant Futuro secondo

S. monu-ĕro io avrò ammonito ecc. monu-ĕris monu-ĕrit P. monu-erĭmus monu-erĭtis monu-ĕrint Presente

S. mon-ĕam che io ammonisca, ecc. mon-ĕas

mon-ĕat P. mon-eāmus mon-eātis mon-ĕant

(32)

Imperativo Imperfetto

S. mon-ērem che io ammonissi, ecc. mon-ēres mon-ēret P. mon-erēmus mon-erētis mon-ērent Perfetto

S. monu-ĕrim che io abbia ammonito ecc. monu-ĕris monu-ĕrit P. monu-erĭmus monu-erĭtis monu-ĕrint Piuccheperfetto

S. monu-issem che io avessi ammonito ecc. monu-isses monu-isset P. monu-issēmus monu-issētis monu-issent Presente S. mon-ē ammonisci P. mon-ēte ammonite

(33)

Infinito Presente

mon-ēre ammonire

Perfetto

monu-isse avere ammonito

Futuro

monit-ūrum, -ūram, -ūrum,

-ūros, -ūras, -ūra esse stare per ammonire

Participio Presente

mon-ens, -entis che ammonisce

Futuro

monit-ūrus, -ūra, -ūrum che ammonirà

Gerundio

mon-endi di ammonire mon-endo ad ammonire

(ad) mon-endum ad ammonire

mon-endo con l’ammonire

Supino

mon-ĭtum ad ammonire

2. Elementi di sintassi del periodo (I): proposizioni soggettive e oggettive

Le proposizioni soggettive sono quelle che – all’interno di un periodo composto da più proposizioni – fungono da soggetto. Le proposizioni oggettive sono quelle che – in un periodo composto da più proposizioni – fungono da complemento oggetto. Sia le prime che le seconde sono strutturate nel modo seguente: il verbo è in forma infinita e il loro soggetto va in accusativo. Le proposizioni

Futuro S. mon-ēto ammonirai

mon-ēto ammonirà

P. mon-etōte ammonirete

(34)

soggettive dipendono di solito da verbi o espressioni impersonali come ‘si sa’, ‘è noto’ ecc. Le proposizioni oggettive dipendono da verbi di dire, pensare ecc. (verba dicendi, sentiendi,

declarandi).

Es. di proposizione sogg.: constat te bonum esse ‘è noto che tu sei buono’ Es. di proposizione ogg.: dico te bonum esse ‘dico che tu sei buono’.

Cominciamo a riflettere.

Maxima peccantium est poena peccasse: in questo periodo del filosofo Seneca si riscontra una prop.

sogg.: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): Traduzione delle soggettive e delle oggettive. Nel tradurre un periodo in cui ci sia una proposizione soggettiva o oggettiva bisogna prestare particolare attenzione a distinguere il soggetto dell’infinitiva, in caso accusativo, da un altro eventuale accusativo indicante un complemento oggetto. Esempio: constat te multa pericula vitavisse ‘è noto che hai evitato molti pericoli’: te è il soggetto dell’infinitiva, pericula il complemento oggetto. Se non ricordi le nozioni relative alle proposizioni soggettive e oggettive in italiano, leggi attentamente la pagina dedicata al Supporto.

Box 8 (Supporto): Diversamente che in latino, in italiano le proposizioni soggettive e oggettive sono di solito introdotte dalla congiunzione ‘che’ seguita da un verbo di modo finito; esempi: ‘che tu legga molto mi fa piacere’ (proposizione soggettiva); ‘vedo che leggi molto’ (proposizione oggettiva).

Box 9 (Approfondimento): Molti verbi della II coniugazione indicano una condizione; esempi:

fulgeo ‘rifulgo’, algeo ‘ho freddo’, horreo ‘ho paura’. Questi verbi presentano un aspetto

durativo. Tale aspetto verbale si distingue, per es., dall’aspetto ingressivo (erubesco ‘divento rosso’) o perfettivo (perficio ‘porto a termine, completo, realizzo’). Vanno ricordati anche i verbi intensivi (territo ‘spavento’, rispetto a terreo) e frequentativi (dormito ‘dormicchio’, rispetto a

dormio).

Box 11 (Autovalutazione):

1) la 2ª pers. plur. del cong. perf. di video è: videritis, vidistis, videramus. 2) la 3ª pers. sing. del cong. presente di horreo è: horret, horruit, horreat. 3) la 2ª pers. sing. dell’indic. futuro primo di video è: videras, videbis, videbas. 4) monueras si traduce: ‘hai ammonito’, ‘avrai ammonito’, ‘avevi ammonito’. 5) habuero si traduce: ‘avrò’, ‘avrò avuto’, ‘avevo avuto’.

6) fulsit si traduce: ‘rifulse’, ‘rifulge’, ‘rifulgeva’. 7) docui si traduce: ‘insegno’, ‘insegnai’, ‘insegnavo’. [N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

(35)

ESERCIZI

1) Coniugare i seguenti verbi: timeo (‘temere’), habeo (‘avere’).

2) Tradurre le seguenti voci verbali: vidisti, habueram, timuerunt, moneam, fulserunt.

Traduzioni indicative: vedesti, vedrai, vedevi; avrò avuto, avevo avuto, ebbi; temono,

temettero, temeranno; ammonirò, ammonisco, che io ammonisca; rifulgono, rifulgeranno, rifulsero.

3) Tradurre le seguenti frasi: Constat magnam esse Atheniensium gloriam. Pericula cavete.

Milites periculum timent. Marcus equestrem obtinuit dignitatem. Marcet sine (‘senza’) adversario virtus. Oportet homines periculum timere. Caesar monuit victoriam in cohortium virtute constare.

Traduzioni indicative: È noto che è grande la gloria degli Ateniesi. State attenti ai pericoli. I soldati temono i pericoli. Marco ottenne il grado di cavaliere. Il valore marcisce senza un avversario. Bisogna che gli uomini temano il pericolo. Cesare ammonì che la vittoria dipendeva dal valore delle coorti.

(36)

UNITÀ 7

La IV declinazione. La III coniugazione.

Manus manum lavat (‘Un mano lava l’altra’) è un noto proverbio latino, in cui ricorre il nome manus ‘mano’, della IV declinazione; di questa ora tratteremo.

Argom. 1. La IV declinazione

La IV decl. è costituita da nomi masch., femm. e neutri in -u.

Esempio della decl. dei nomi masch. e femm.: manus, -us (femm.) ‘mano’:

Decl. dei nomi neutri; esempio: cornu, -us ‘corno’:

Singolare Nom. man-ŭs Gen. man-ūs Dat. man-uī Acc. man-ŭm Voc. man-ŭs Abl. man-ū Plurale Nom. man-ūs Gen. man-uŭm Dat. man-ĭbus Acc. man-ūs Voc. man-ūs Abl. man-ĭbus Singolare Nom. corn-ū Gen. corn-ūs Dat. corn-ū Acc. corn-ū Voc. corn-ū Abl. corn-ū Plurale Nom. corn-uă Gen. corn-uŭm Dat. corn-ĭbus Acc. corn-uă Voc. corn-uă Abl. corn-ĭbus

(37)

Indicativo

Presente

S. leg-o io leggo, ecc. leg-ĭs leg-ĭt P. leg-ĭmus leg-ĭtis leg-unt Imperfetto S. leg-ēbam io leggevo, ecc. leg-ēbas leg-ēbat P. leg-ebāmus leg-ebātis leg-ēbant Futuro primo S. leg-ăm io leggerò, ecc. leg-ēs leg-ĕt P. leg-ēmus leg-ētis leg-ent Perfetto

S. leg-i io lessi, ho, ebbi letto ecc. leg-isti

leg-it P. leg-ĭmus leg-istis

(38)

Congiuntivo Piuccheperfetto

S. leg-ĕram io avevo letto ecc. leg-ĕras leg-ĕrat P. leg-erāmus leg-erātis leg-ĕrant Futuro secondo S. leg-ĕro io avrò letto ecc. leg-ĕris leg-ĕrit P. leg-erĭmus leg-erĭtis leg-ĕrint Presente

S. leg-am che io legga, ecc. leg-as leg-at P. leg-āmus leg-ātis leg-ant Imperfetto

S. leg-ĕrem che io leggessi, ecc. leg-ĕres

leg-ĕret P. leg-erēmus leg-erētis leg-ĕrent

(39)

Imperativo Infinito Presente leg-ĕre leggere Perfetto Perfetto

S. leg-ĕrim che io abbia letto ecc. leg-ĕris leg-ĕrit P. leg-erĭmus leg-erĭtis leg-ĕrint Piuccheperfetto

S. leg-issem che io avessi letto ecc. leg-isses leg-isset P. leg-issēmus leg-issētis leg-issent Presente S. leg-ĕ leggi P. leg-ĭte leggete Futuro S. leg-ĭto leggerai leg-ĭto leggerà P. leg-itōte leggerete leg-unto leggeranno

(40)

leg-isse avere letto

Futuro

lect-ūrum, -ūram, -ūrum,

-ūros, -ūras, -ūra esse stare per leggere

Participio Presente

leg-ens, -entis che legge

Futuro

lect-ūrus, -ūra, -ūrum che leggerà

Gerundio

leg-endi di leggere leg-endo a leggere

(ad) leg-endum a leggere

leg-endo con il leggere

Supino

lect-um a leggere

Cominciamo a riflettere.

Tolle, lege scrive Agostino nelle Confessioni: come si traduce?

Box 6 (Suggerimenti): 1. Il comando. Le due voci verbali della rubrica Cominciamo a riflettere sono due forme di imperativo presente (2ª pers. sing.). In latino il comando si può esprimere anche con il congiuntivo esortativo: caveat canem ‘(egli) stia attento al cane’. 2. Il comando negativo. L’imp. negativo si rende con ne + il congiuntivo perfetto (ne maesti fueritis ‘non siate tristi’) oppure con noli / nolite + l’infinito (nolite iudicare ‘non giudicate’). Va detto che è attestato anche, per es. in poesia, ne con l’imperativo: tu ne cede malis ‘non cedere ai mali’ (Virgilio). Se non ricordi le nozioni relative al modo di esprimere il comando in italiano, leggi attentamente la pagina dedicata al Supporto.

(41)

proposizioni di un periodo (o più elementi di una proposizione) siano collegati mediante congiunzioni, si parla di polisindeto.

Box 9 (Approfondimento): Domi è locativo di domus (nome della IV decl.), e significa: ‘a casa’, ‘in patria’. Si trova in espressioni polari del tipo domi militiaeque, domi bellique ‘in pace e in guerra’. Per espressione polare si intende un’espressione (per esempio una coppia di nomi) le cui componenti indicano le due parti, le due metà, le due polarità di un tutto, e quindi una realtà nella sua interezza: per es., ‘cielo e terra’; ‘guerra e pace’ ecc.

Box 11 (Autovalutazione):

1) la 1ª pers. plur. del cong. perf. di mitto è: miserimus, misimus, miseramus. 2) la 2ª pers. sing. del cong. presente di curro è: curres, curris, curras.

3) la 3ª pers. sing. dell’indic. futuro primo di concludo è: concludat, concludet, concludebat. 4) feceras si traduce: ‘hai fatto’, ‘avrai fatto’, ‘avevi fatto’.

5) cepero si traduce: ‘catturerò’, ‘avrò catturato’, ‘avevo catturato’. 6) rapuit si traduce: ‘portò via’, ‘porta via’, ‘portava via’.

7) vixit si traduce: ‘vive’, ‘visse’, ‘viveva’.

[N.B.: sono evidenziate in neretto le risposte esatte]

ESERCIZI

1) Coniugare i seguenti verbi: mitto (‘mandare’), duco (‘condurre’).

2) Tradurre le seguenti voci verbali: fecisti, duces, vivent, mittant, ceperunt, currerent.

Traduzioni indicative: facesti, facevi; condurrai, conduci; vivranno, vivono; che essi

mandino, che essi mandassero; prendevano, presero; che essi corressero, che essi corrano.

3) Tradurre le seguenti frasi: Manibus date lilia plenis. Augustus agebat Italos in proelia cum

patribus populoque. Capitolia ad alta aget currum. Ducis uxor parvulum sinu filium gerebat.

Traduzioni indicative: Spargete gigli a piene mani. Augusto conduceva gli Italici in battaglia

insieme con i senatori e il popolo. Guiderà il carro sull’alto del Campidoglio. La moglie del comandante portava in braccio il figlioletto.

(42)

UNITÀ 8

Spesso si sente dire: ‘rinvio sine die’: ‘rinvio indefinito’ (letteralmente, ‘rinvio a data da destinarsi’). Dies è un nome della V decl., di cui ora ci occuperemo.

La V declinazione

La V decl. è costituita da pochi nomi; tranne dies (‘giorno’) e meridies (‘mezzogiorno’), che sono masch., tutti gli altri sono di genere femminile.

Decl. dei nomi della V decl.: es.: dies, diēi, masch. (‘giorno’)

Al gen. e al dat. sing. la e della desinenza è lunga se è preceduta da vocale (come nel caso di

dies: diēī), è breve se è preceduta da consonante (come nel caso di fides: fidĕī).

Solo dies e res (‘cosa’) hanno la declinazione del plur. completa; gli altri nomi o mancano completamente del plurale, oppure non hanno i casi indiretti (gen., dat. e abl.), come acies (‘schiera’), effigies (‘immagine’), spes (‘speranza’) ecc.

La IV coniugazione

La IV coniugazione è costituita dai verbi in -īre, cioè con la i tematica lunga. Es.: audio, -is, audīvi, audītum, audīre ‘ascoltare’.

Indicativo Singolare Nom. di-ēs Gen. di-ēī Dat. di-ēī Acc. di-ĕm Voc. di-ēs Abl. di-ē Plurale Nom. di-ēs Gen. di-ērum Dat. di-ēbus Acc. di-ēs Voc. di-ēs Abl. di-ēbus

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Presente

S. aud-io io ascolto, ecc. aud-īs aud-ĭt P. aud-īmus aud-ītis aud-iunt Imperfetto

S. aud-iēbam io ascoltavo, ecc. aud-iēbas aud-iēbat P. aud-iebāmus aud-iebātis aud-iēbant Futuro primo S. aud-iăm io ascolterò, ecc. aud-iēs aud-iĕt P. aud-iēmus aud-iētis aud-ient Perfetto

S. audīv-i io ascoltai, ho, ebbi ascoltato ecc. audīv-isti

audīv-it P. audiv-ĭmus audiv-istis

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Congiuntivo Piuccheperfetto

S. audiv-ĕram io avevo ascoltato ecc. audiv-ĕras audiv-ĕrat P. audiv-erāmus audiv-erātis audiv-ĕrant Futuro secondo

S. audiv-ĕro io avrò ascoltato ecc. audiv-ĕris audiv-ĕrit P. audiv-erĭmus audiv-erĭtis audiv-ĕrint Presente

S. audi-am che io ascolti, ecc. audi-as audi-at P. audi-āmus audi-ātis audi-ant Imperfetto

S. aud-īrem che io ascoltassi, ecc. aud-īres

aud-īret P. aud-irēmus aud-irētis aud-īrent

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