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L'Ambleto di Giovanni Testori

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Academic year: 2021

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INDICE

CAPITOLO I

Giovanni Testori: Vita e Opere

1.1 1923-1940: Infanzia

1.2 1941-1951: Studi e primi lavori

1.3 1952-1963: L’esordio narrativo. I segreti di Milano 1.4 1964-1970: Ritorno alla critica d’arte

1.5 1971-1977: Lo Scrivano e gli Scarozzanti

1.6 1978-1982: Rottura con l’arte e sodalizio con CL 1.7 1983-1985: Gli “Incamminati”

1.8 1986-1990: Branciatrilogia prima e seconda 1.9 1991-1993: Gli ultimi anni

CAPITOLO II

L’Ambleto

2.1 Modello shakespeariano 2.2 Le tre versioni dell’Ambleto

2.2.1 L’Amleto. Una storia per il cinema 2.2.2 Post-Hamlet

2.3 L’Ambleto

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2.5 Ambleto vs. Amleto 2.6 La lingua di Ambleto

2.7 Le figure femminile nell’ Ambleto 2.8 Regressio ad uterum

BIBLIOGRAFIA

RINGRAZIAMENTI

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CAPITOLO I

Giovanni Testori: Vita e Opere

1.1.1 1923-1940: Infanzia

Giovanni Testori nacque il 12 maggio 1923 a Novate Milanese e il legame con il paese natio non si spezzerà mai: "Quando ho detto che sono nato nel 1923, a Novate, cioè a dire alla periferia di Milano, dove da allora ho sempre vissuto e dove spero di poter vivere sino alla fine, ho detto tutto"1. È il terzogenito di Edoardo e di Lina Paracchi, originari della Valassina, precisamente di Sormano e di Lasnigo, due paesi dell’Alta Brianza, in provincia di Como.

Edoardo si trasferì a Novate per avviare una fabbrica tessile con il fratello maggiore Giacomo, la F.lli Testori Feltri e Feltri.

Dopo la guerra Edoardo e Lina si sposarono e oltre a Giovanni, ebbero altri cinque figli: Piera, Giuseppe, Marisa, Lucia e Gabriella.

Testori durante un’intervista, a Luca Doninelli, ricorda l’amore del padre verso la madre: " Mia mamma si chiamava Lina, e si diceva che fosse la più bella ragazza di tutta la Valassina, infatti la chiamavano ‘La stella della

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Valassina’. Era figlia di filandieri, ed era nipote acquisita del fratello di mio papà, che aveva sposato una sua zia. Perciò esiste, tra mio papà e mia mamma, un lontano legame di sangue. La famiglia di mio padre, compresi questi zii, si era trasferita già da qualche tempo a Novate, dove avevano messo su una fabbrichetta, e dove saremmo nati tutti noi figli, quando la zia, che era ancora una donna giovane, si ammalò di tumore. La mia nonna materna, che era sorella di questa zia, mandò la figlia a Novate per assisterla, e fu lì che mio padre la conobbe. Mio papà era un uomo per altri versi molto duro, ma in questo frangente si rivelò tutto il suo profondo pudore. Era innamorato di lei, e anche lei di lui, ma nessuno dei due riusciva a dir nulla; si capivano con gli occhi, ma, anche lì, con grande cautela. Finché venne per mia mamma, dopo un mese e mezzo due, il tempo di tornare a Lasnigo. Allora mio padre prese coraggio e le rivolse la parola: “Signorina” disse “Guardi sotto le vaschette dei gerani, sul balcone”. Poi scappò via tutto rosso di vergogna. Mia mamma andò a guardare e trovò una lettera, in cui mio padre le dichiarava il suo amore e le chiedeva di sposarlo. Mia mamma conservò per sempre quella lettera, e poi la lasciò a me che la possiedo tuttora. Leggendola, mi ha sempre colpito, in un uomo focoso e, per di più, innamoratissimo, come mio padre, questa grande prudenza, questa delicatezza"2.

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Giovanni e la sua famiglia, sebbene vivessero a Novate, trascorrevano le vacanze nella casa di Sormano, e questi luoghi dell’infanzia avranno un’importanza decisiva per la vita e tutta l’opera di Testori. Sono numerosissimi, infatti, i riferimenti nelle opere alla Valassina e al Comasco in generale.

Giovanni dopo aver frequentato le scuole elementari, studiò al Collegio San Carlo di Milano e insieme al fratello completò la scuola media e superiore. Il rettore, visto i risultati scarsi, consigliò al padre, al termine delle medie, di indirizzare il figlio verso gli studi di ragioneria, ma nel 1937 passò al Liceo Classico.

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1.2 1941- 1951: Studi e primi lavori

Nonostante le attitudini di Giovanni per gli studi classici, Edoardo sperava che i figli potessero un giorno occuparsi della fabbrica. Questo fu un uno dei motivi che spinsero l’autore ad iscriversi alla facoltà di Architettura. Ma nel 1943, si trasferì alla Facoltà di Lettere all’Università Cattolica di Milano. Del resto già da alcuni anni aveva cominciate a pubblicare i suoi interventi su alcune riviste di critica d’arte. Si firma Gianni Testori e il primo contributo, dedicato a Giovanni Segantini3, esce su “Via Consolare”, una rivista legata all’importante gruppo di “Pattuglia”4, nel gennaio 1941.

Già negli ultimi mesi del ’42, alcune lettere a Giorgio Bagliani testimoniano il suo impegno nelle riviste letterarie del GUF5,

3 Giovanni Segantini (Arco, 15 gennaio 1858 – monte Schafberg, 28 settembre 1899) è

stato un pittore italiano, tra i massimi esponenti del divisionismo.

4 Pattuglia è stato il settimanale della gioventù democratica italiana che si riconosceva

in Alleanza Giovanile, la formazione politica formata dai giovani comunisti, socialisti e indipendenti federata alla World Federation of Democratic Youth. Oltre che di politica e attualità, il rotocalco si occupava di cultura, cinema, sport e tempo libero. Le prime copie di Pattuglia - Corriere dei giovani vedono la luce a Milano. Nel 1947 la sede della redazione è a Roma, sotto la direzione, per un breve periodo, di Alfonso Gatto, ma è il 1º gennaio 1948 che il periodico, diventando un quindicinale, assume una tiratura nazionale. La direzione passa a Gillo Pontecorvo con una redazione che vede i nomi di Dario Valori e Renzo Trivelli. Dal 15 maggio 1949 la periodicità passa definitivamente a settimanale. Il 28 febbraio 1950 la rivista ottiene l'autorizzazione definitiva da parte del Tribunale di Roma e il 12 marzo 1950 esce con 12 pagine e il sottotitolo di settimanale della gioventù democratica, la direzione passa da Pontecorvo, che torna alla sua professione di cineasta, a Ugo Pecchioli, membro della segreteria della ricostituita FGCI. Le pubblicazioni si chiuderanno il 28 novembre 1953, tra le cause: un Fronte Democratico in crisi che automaticamente si riflette su Alleanza Giovanile e la necessità della FGCI di creare un organo ufficiale, che infatti vedrà la luce 15 giorni dopo: il 13 dicembre 1953 nasce Avanguardia.

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“Rivoluzione”6, “Architrave”7 , “Posizione” e, soprattutto, sulla citata “Via Consolare”. Durante la guerra si trasferisce, con la famiglia, a Sormano, dove arredò il suo primo studio in soffitta, e iniziò a dipingere, continuando a scrivere articoli, sperimentando la sua passione per il teatro. Nel 1942 esce il primo libro illustrato dai suoi disegni: Poesie di Luigi Capelli8, per le edizioni di “Posizione”. In quegli anni scrive un dramma in tre atti, Cristo e la donna e si cimenta come attore regista allestendo l’Amleto di Shakespeare, presso il santuario di Campoè. Nel 1943 esce su “Posizione” il primo racconto Morte di Andrea, “Pattuglia” pubblica due testi teatrali La morte e Un quadro, per la Görlich di Milano pubblica il libro “Henri Matisse” con un scritto su venticinque disegni del pittore. Il saggio fu letto dallo stesso Matisse, che ne rimase così colpito da invitare Giovanni a Parigi; la guerra impedì il viaggio, ma l’entusiasmo del pittore fu uno stimolo per Testori a continuare la sua carriera artistica.

Nel 1945 pubblica un libro con le Laude di Jacopone da Todi, illustrate da venti suoi disegni.

6 Il primo numero di Rivoluzione uscì a Firenze il 20 gennaio 1940 su iniziativa dei

GUF cittadini. La rivista, che aveva come sottotitolo Quindicinale di politica, letteratura e arte del Gruppo universitari fascisti di Firenze, con sede in via dei Servi 15, fu inizialmente diretta da Guido Renzo Giglioli ed ebbe come condirettore Paolo Cavallina affiancato dal capo redattore Ferruccio Ulivi. Cavallina fu poi sostituito negli ultimi numeri da Paolo Tosi. Dal 1942, dopo Giglioli, si avvicendarono nella direzione Aldo Brandi e Mario Alburno. Con il fascicolo doppio (numero 6-7) di maggio 1943 Rivoluzione cessò le pubblicazioni.

7 Architrave fu un foglio della Gioventù Universitaria Fascista (GUF) di Bologna nato

nel 1940 come mensile di politica, letteratura ed arte.

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La fine di quest’anno segnerà l’inizio di un’importante collaborazione, fondò la rivista “Argine nuovo” con alcuni pittori milanesi, sul primo numero pubblicò il saggio Realtà della pittura, in cui vengono definite le linee guida del pensiero testoriano.

Nel 1946 giunge a laurearsi, la tesi, dedicata all’estetica del surrealismo intitolata “La forma nella pittura moderna”, fu contestata. Alla commissione non piacquero le parti che descrivevano le tesi surrealiste legate alla sessualità. Il suo relatore, il professore Costantino Baroni, e il professore Mario Apollonio lo difesero, ma ciò non gli evitò di tagliare i passaggi considerati controversi ed eretici per potersi laureare.

Nel 1948 debuttò con Franca Valeri9 al Teatro della Basilica con il dramma sacro La Caterina dio Dio.

È lo stesso Testori a commentare il suo testo: "La discussione che Caterina può aver suscitato tra i cattolici, è la soddisfazione vera che ho tratto dalla sua messa in scena: anche se fatale. Perché Caterina voleva essere teatro cattolico. E teatro cattolico io spero di continuare a scrivere. C’è, mi han chiesto alcuni, una simpatia medievale nella scelta della Santa? Non saprei, e non potrei se sapessi, negarla. Simpatia per il medioevo, perché della storia fin qui, è il momento in cui a dimostrazione il cristianesimo s’è più concretamente realizzato. Direi il momento concreato al

9 Franca Valeri, pseudonimo di Franca Maria Norsa (Milano, 31 luglio 1920), è

un'attrice e sceneggiatrice italiana, di teatro e di cinema, nota per la sua lunga carriera di interprete caratterista in campo sia cinematografico sia teatrale

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Cristianesimo. Caterina scende dunque su un palcoscenico, in una compagnia di comici, e la sua presenza li costringe alla confessione: la compagnia si scompiglia. I loro rapporti si tendono. È chiaro che per i miei personaggi, ma per ogni cattolico, la salvezza non è nel ristabilimento dell’ordine episodico e particolare, bensì in quello dell’ordine spirituale. Anche se, come nel caso dell’ordine spirituale, esige la completa rottura dell’ordine particolare: cioè, la morte"10.

Nel 1948 ricevette la sua prima commissione come pittore: affrescare le quattro vele della Basilica di San Carlo, in Corso Vittorio Emanuele a Milano. Purtroppo i quattro evangelisti, debitori di Picasso, non piacquero e fu lo stesso Testori a ricoprire le vele, ancora oggi celate.

L’episodio portò Giovanni a un gesto disperato, ovvero bruciò tutte le tele fino ad allora realizzate. Dal fuoco si salvarono solo le tele che aveva precedentemente regalate o vendute.

L’inizio degli anni Cinquanta non segnarono solo la fine provvisoria dell’esperienza pittorica, ma anche l’incontro con il critico d’arte Roberto Longhi. I due si conobbero durante la celebre mostra di Caravaggio, organizzata dallo stesso Longhi a Milano nell’aprile del 1951.

Nel marzo 1952 Testori iniziò la sua collaborazione con “Paragone”, rivista fondata e diretta da Longhi. Il primo saggio Su Francesco del Cairo

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scatenò le proteste dei critici d’arte contemporanea. La collaborazione con Longhi, e di conseguenza la loro amicizia, si consolidò sempre più. In questi anni Testori organizzò le grandi mostre che gli diedero modo di esplorare la pittura lombarda del Seicento e del Settecento.

Nel 1953 allestì la mostra “I pittori della realtà in Lombardia” a Palazzo Reale a Milano.

Nel 1954 organizzò la mostra sul pittore piemontese Pier Francesco Guala, curandone allestimento e catalogo. La mostra, nella quale Longhi era Presidente del Comitato esecutivo, segnò l’inizio della collaborazione con l’industriale Adriano Olivetti, per il quale Testori organizzò nel 1955 la “Mostra del Manierismo piemontese e lombardo del Seicento”.

Nel frattempo continuò a seguire il lavoro di Ennio Morlotti11, al quale dedicò interventi e organizzò una mostra per lui nel 1957.

Nel 1956 giunge al culmine con la cura a Vercelli della mostra sul pittore dei Sacri Monti, Gaudenzio Ferrari12, il quale diventerà bene presto il suo artista prediletto.

11 Ennio Morlotti (Lecco, 21 settembre 1910 – Milano, 15 dicembre 1992) è stato un

pittore italiano

12 Gaudenzio Ferrari (Valduggia, fra il 1475 e il 1480 – Milano, 31 gennaio 1546) è

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1.3 1952-1963: L’esordio narrativo. I Segreti di Milano

Agli inizi degli anni Cinquanta, Testori fece il suo esordio da narratore, scrivendo Il Dio di Roserio, una storia legata al mondo del ciclismo, racconto drammatico con il quale Giovanni iniziò a muovere i primi passi nel mondo della periferia urbana. L’opera fu pubblicata nel 1954 da Elio Vittorini, direttore della prestigiosa collana de “I Gettoni” di Einaudi. A proporlo a Vittorini fu Italo Calvino, il quale fu il primo a dare un giudizio su Il Dio di Roserio in una lettera all’autore datata 16 Febbraio 1954: "A mio parere è un racconto ben realizzato: nell’impostazione di linguaggio e nel mondo umano che esso esprime, un mondo che Lei riesce sempre a tener sotto il fuoco d’un giudizio morale preciso, senza mai porsene al di fuori; nel processo per cui gli oscuri movimenti di coscienza e drammi che si fan largo attraverso a quella volgarità e limitatezza sboccano in un tragico cupio dissolvi; nell’illuminazione rigorosa che Lei dà d’un settore della nostra vita sociale"13.

In quegli anni Testori lavora a una serie di racconti, romanzi e testi teatrali tutti ambientati nella periferia milanese.

Il progetto iniziale prevedeva un ciclo composto da almeno sette o otto opere, in realtà, raccolti sotto il titolo I segreti di Milano, furono pubblicati solo cinque volumi: due raccolte di racconti, Il ponte della Ghisolfa”

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e La Gilda del Mac Mahon, una commedia, La Maria Brasca, un dramma, L’Arialda e un romanzo, Il Fabbricone. Vennero pubblicati tutti da Feltrinelli nella sezione “I Classici Moderni” della collana “Biblioteca di Letteratura” diretta da Giorgio Bassani.

Nel luglio del 1958 “Il ponte della Ghisolfa” diede inizio al ciclo, il romanzo comprendeva diciannove racconti legati da un unico filo narrativo.

Nel giugno dell’anno seguente vennero pubblicati altri venti racconti ne La Gilda del Mac Mahon, alcuni dei quali proseguivano le vicende del libro precedente. Protagonista di entrambi i volumi è l’hinterland milanese degli anni Cinquanta, tra campagne e fabbriche, la periferia urbana che andava fondando nuovi modelli culturali.

La costante attenzione ad una dinamica in grado di rivelare il tragico ai livelli più umili dell’esistenza, mostra i personaggi nel tentativo costante di superare i limiti in cui è inserito. È soprattutto la figura femminile ad avere un vero ruolo e un peso maggiore tra i racconti della seconda raccolta. Prima tra tutte la Gilda che mantiene, accettando l’umiliazione di prostituirsi, il suo compagno in galera.

Testori nel frattempo aveva portato in scena, il 17 marzo 1960 al Piccolo Teatro di Milano, La Maria Brasca con la regia di Mario Massiroli.

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La commedia era stata scritta per Franca Valeri, che dopo l’esordio con La Caterina di Dio era diventata un’attrice di successo in Italia e in Francia.

In un’intervista all’“Europeo” del 13 marzo 1960 Testori presenta il suo personaggio: "La Lombardia è piena di donne come la Brasca. Sono creature di carne e sangue, c’è in loro una strana fusione di lealtà e testardaggine, di amore verso un uomo e di sensualità verso gli uomini in genere, di desiderio di dominio e di voglia di essere dominante. La Brasca è un personaggio che non ha niente di frigido, di inventato o di costruito. È una donna sul serio, Santo Dio!”.

La critica, alla prima dello spettacolo, non fu benevola; in difesa dell’opera si schierò esclusivamente Alberto Arbasino14, il quale apprezzò la novità del linguaggio: “Non si parla più tanto il dialetto milanese ottocentesco, ma una delle nuove koinè italiote che utilizzano i vocaboli della lingua nazionale imparati a scuola adattandoli sulle strutture tradizionali vischiosamente impostate sempre sulle ‘categorie’ della purtinara, del

panettun, e del Dòmm”15.

E’ l’incontro con Luchino Visconti16 a dare una svolta al talento teatrale di Testori. I due si conobbero mentre il regista stava lavorando alla

14 Nino Alberto Arbasino (Voghera, 22 gennaio 1930) è uno scrittore, saggista,

giornalista e politico italiano. Tra i protagonisti del Gruppo 63.

15 Alberto Arbasino su “Paragone” giugno 1960

16 Luchino Visconti di Modrone, conte di Lonate Pozzale (Milano, 2 novembre 1906-

Roma, 17 marzo 1976) è stato un regista e sceneggiatore italiano. È considerato uno dei più importanti artisti e uomini di cultura del XX secolo. Ritenuto uno dei padri del Neorealismo.

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sceneggiatura del film Rocco e i suoi fratelli e fu Suso Cecchi D’amico17 a far notare a Visconti che alcuni racconti di Testori si legavano perfettamente alla trama del film. L’autore venne chiamato e collaborò alla scrittura dei dialoghi e assistette personalmente alle riprese.

Durante l’autunno del 1960 Testori concluse “L’Arialda” e Visconti decise di allestire la tragedia. Ingaggiò la compagnia italiana più importante del momento, quella di Paolo Stoppa18 e Rina Morelli19. “L’Arialda” è una tragedia plebea, vissuta dalle due figure parallele di Arialda e suo fratello Eros. La donna è ossessionatamente bloccata dalla memoria del fidanzato defunto, animata dal desiderio di riscatto verso una vita infelice e di povertà. Eros vive una relazione omosessuale, un amore pulito e puro verso il giovane Lino, che morirà, facendo sprofondare Eros in uno stato di disperazione.

Nell’autunno del ’60 la Procura di Roma pretese che alcune scene fossero tagliate, nel dicembre, accordate le nuove modifiche, l’opera venne rappresentata al teatro Eliseo di Roma. Lo spettacolo fu proibito ai minorenni, ma fece comunque il tutto esaurito. Dopo le cinquantatré repliche romane, arrivò a Milano. Il procuratore della Repubblica Carmelo Spagnuolo fece sequestrare l’opera e avviò un’inchiesta che portò a

17 Giovanna “Suso” Cecchi D’Amico (Roma 21 Luglio 1914 – Roma, 31 Luglio 2010)

è stata una sceneggiatrice italiana.

18 Paolo Stoppa (Roma, 6 giugno 1906 – Roma 1 maggio 1988) è stato un attore

cinematografico, attore teatrale e doppiatore italiano.

19 Rina Morelli, all’anagrafe Elvira Morelli (Napoli, 6 dicembre 1908 - Roma 17 luglio

1976), è stata un’attrice e doppiatrice italiana, compagna sulla scena e nella vita di Paolo Stoppa.

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processo Testori, Luchino Visconti, Paolo Stoppa e Giangiacomo Feltrinelli.

Sull’argomento scriverà ampiamente, a difesa, Pier Paolo Pasolini, e l’11 marzo 1961 su “Vie nuove” commenta la censura: "In questo momento tocca all’Arialda. Io non sono entusiasta di questa commedia di Testori: anzi, ad essere sincero, mi piace molto poco. Devo dire però che considero nell’insieme l’opera di Testori ad un buon livello: ed almeno un suo racconto, Il Dio del Roserio, mi sembra uno dei migliori della narrativa del Novecento. Ricordo che ne fui entusiasta, appena uscito, alcuni anni fa: e, con Bassani, ne ho addirittura tratto un soggetto cinematografico […]. Sequestrare L’Arialda è mostruoso per ragioni particolari e ragioni generali. In particolare Testori è uno scrittore assolutamente rispettabile, uno dei migliori che operano in questo momento in Italia".

Il processo proseguì, furono prima prosciolti Stoppa e Visconti e il 24 maggio 1964 arrivò l’assoluzione, perché il fatto non costituisce reato, anche per Testori e Feltrinelli.

Nel marzo 1961 uscì Il Fabbricone, pannello estremo de I Segreti di Milano.

Molti anni dopo, nel 1995 e postumo, sarebbe uscito un altro romanzo

Nebbia al Giambellino20, scritto in questi stessi anni ma tenuto a lungo nel

cassetto.

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1.4 1964 – 1970: Ritorno alla critica d’arte

Nel 1964 Testori iniziò la stesura della Monaca di Monza. L’autore non si ispirò direttamente a Manzoni, ma alle fonti storiche e diede alla vicenda una personale interpretazione, facendo della protagonista un’eroina maledetta. Il testo fu scritto per Lilla Brignone21 e la regia fu affidata ancora a Luchino Visconti. Ma regista e autore spesso arrivarono al litigio, Testori non era in accordo con la scelta dei tagli e Visconti lo accusava di essere incapace di adattare il testo alla messa in scena. Nel 1967 lo spettacolo venne presentato il 4 novembre al teatro Quirino di Roma. La critica accolse unanimamente con indignazione le innovazioni sceniche. Ciò contribuì ad aumentare gli screzi tra Visconti e Testori. Nonostante le polemiche, lo spettacolo piacque moltissimo al pubblico romano e milanese.

Nel 1965 esce la raccolta di saggi dedicata a Gaudenzio Ferrari Il Gran Teatro Montano, a cui aggiunse ai tre saggi editi tra il 1956 e il 1962, due brani inediti.

21 Lilla (Adelaide) Brignone (Roma, 23 agosto 1913 – Milano, 24 marzo 1984) è stata

un'attrice italiana. Figlia del regista Guido Brignone e dell'attrice Lola Visconti. Debuttò in teatro a soli quindici anni nella compagnia di Kiki Palmer.

Attrice tra le più rappresentative del Novecento italiano, lavorò con importanti personaggi dello spettacolo come Ruggero Ruggeri, Memo Benassi, Renzo Ricci, Giorgio Strehler, Salvo Randone, Vittorio De Sica e Luchino Visconti.

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Nello stesso anno pubblicò il poema I Trionfi, composta da tre parti, intramezzate da due commenti poetici alla Zattera della Medusa di Géricault e al San Carlo porta in processione il Sacro Chiodo.

La sua prima opera poetica non ebbe successo, fu avversata da Eugenio Montale, talmente era lontana – come scrisse lo stesso Testori in uno dei suoi articoli per il “Corriere della Sera” molti anni più tardi – "dagli imperanti re della poesia in Nobelata, […] dai sobillanti intrighi dei sessantatreisti (finiti dove?). Registravano troppo il cuore, e i suoi disperati movimenti".

Nel 1966 uscì il poemetto Crocifissione, per la casa editrice Scheiwiller, risultato di un estenuante studio sui dipinti di Francis Bacon22. Infattil’opera fu preceduto da precedenti versioni intitolate Suite per Francis Bacon, e dal poemetto Dies Illa

Tra il 1966 e il 1967 uscirono altri due testi critici dedicati a Roberto Longhi: La decollazione di Malta e le Stanze per la flagellazione di San Domenico, commento poetico ai celebri dipinti di Caravaggio.

Nel 1967 a Torino curò e allestì, insieme all’amico Luigi Mallè, la mostra “Giacomo Ceruti23 e la ritrattistica del suo tempo nell’Italia settentrionale”.

22 Francis Bacon (Dublino, 28 ottobre 1909 – Madrid, 28 aprile 1992) è stato un pittore

irlandese.

23 Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto il Pitocchetto (Milano, 13 ottobre 1698 –

Milano, 28 agosto 1767), è stato un pittore italiano, annoverato tra i più importanti esponenti del tardo barocco italiano.

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Nel 1968 Testori partecipò ai dibattiti e alle polemiche, talvolta feroci, che coinvolsero il teatro italiano, pubblicando su “Paragone” il manifesto Nel ventre del teatro. La tesi testoriana sostenuta in questo saggio è che il luogo del teatro non è scenico ma verbale; evidenziando il potere della parola, l’autore asserisce che il teatro è fatto di ingorghi di parole.

Contemporaneamente alla scrittura del saggio, Testori si dedicò a un nuovo dramma teatrale, Erodiade, che Feltrinelli avrebbe pubblicato l’anno successivo.

Nel monologo, la protagonista usa unicamente la sua voce, e quindi la parola, per urlare contro la testa mozzata di Giovanni e contro Dio che il santo aveva preferito a lei.

L’opera, diretta da Klaus Michael Grüber24 e interpretata da Valentina Cortese25, rimase nel programma del “Piccolo” per tre anni senza mai essere rappresentata.

Nel 1983 Testori ne scrisse una seconda versione rappresentata dall’attrice Adriana Innocenti26.

Il testo originale, edito da Feltrinelli, venne messo in scena solo nel 1991 al teatro Out – Off di Milano, con la regia di Antonio Sixty27.

24 Klaus Michael Grüber (Neckarelz, 4 giugno 1941 – Belle-Île, 22 giugno 2008) è stato

un regista teatrale tedesco.

25 Valentina Cortese (Milano, 1º gennaio 1923) è un'attrice italiana.

26 Adriana Innocenti, detta Nana (Portico e San Benedetto, 16 ottobre 1926 – Torino, 4

marzo 2016), è stata un'attrice e regista teatrale italiana, attiva in teatro, cinema e televisione. Nel 2013 è stata nominata Cavaliere del Lavoro per meriti artistici.

27 Autore e regista principalmente di teatro, ha lavorato anche per la televisione (Rai e

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Durante la stesura di Erodiade, Testori ricominciò a disegnare, fatto testimoniato in un quaderno, sul quale abbozzò più di settanta teste del Battista; vennero successivamente esposte al Centre George Pompidou di Parigi.

Nel 1969 pubblicò la monografia su Vittore Ghislandi28 detto Frà Galgario. Testo volutamente provocatorio e polemico contro le interpretazioni in chiave veneta del pittore bergamasco.

A chiudere vent’anni di studi sul Seicento lombardo arrivò la grande esposizione al Palazzo Reale di Milano nel 1973.

L’allestimento, curato da Testori e dall’architetto Ignazio Gardella, seguì le regole della messa in scena teatrale. Il successo fu clamoroso.

Intanto due avvenimenti segnarono la vita dell’autore: l’incontro con il francese Alain Toubas e la morte del padre Edoardo.

Alain Toubas diventò non solo il compagno di vita di Giovanni, ma anche una musa ispiratrice per diverse opere letterarie. L’opera poetica, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, è quasi interamente dedicata a lui: nel 1968 e nel 1970 uscirono, edite da Feltrinelli, due raccolte di poesia L’amore e Per sempre. E tra il 1972 e 1973 altre due, Alain e A te. L’immagine di Alain è soprattutto al centro di una serie di ritratti realizzati da pittori, amici di entrambi: Willy Varlin, Paolo Vallorz, José Jardiel e molti altri.

messo in scena opere di Pier Paolo Pasolini, Testori, Pinter, Shakespeare, Eschilo, Sofocle, Musil, Claudel, Miller.

28 Giuseppe Ghislandi, successivamente Vittore Ghislandi, detto Fra' Galgario

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1.5 1971-1977: Lo Scrivano e gli Scarozzanti

Gli anni Settanta iniziano per Testori con un nuovo travolgente incontro, quello con Franco Parenti29. Testori lo vide recitare ne La Moscheta30 del Ruzante31, anche se probabilmente lo aveva incontrato precedentemente, ai tempi di “Corrente”.

Parenti diventò l’interprete del nuovo progetto teatrale testoriano, La Trilogia degli Scarozzanti.

Il 16 gennaio 1973 fu rappresentato per la prima volta, L’Ambleto a Milano, al Salone Pier Lombardo.

Nell’ottobre del 1974 uscì il secondo atto della trilogia, Macbetto e tre anni dopo, il 25 maggio del 1975 debuttò l’episodio conclusivo, Edipus. La regia delle tre opere fu affidata ad Andrée Ruth Shammah32.

29 Francesco Parenti, detto Franco (Milano, 7 dicembre 1921 – Milano, 28 aprile 1989)

è stato un attore, regista e autore televisivo italiano.

30 La Moscheta è un'opera teatrale di Angelo Beolco detto il Ruzante, scritta negli anni

tra il 1527 ed il 1531. Prende il nome dal "parlar moscheto", nome dialettale della lingua più raffinata (cittadina) che si contrappone al dialetto contadino padovano in genere usato dal Ruzante. A parlar moscheto ci prova il personaggio Ruzante quando si traveste per mettere alla prova la fedeltà della moglie Betia; la moglie però capisce l'inganno e lo punisce riannodando una relazione adulterina con un compare di Ruzante, Menato.

31 Angelo Beolco detto Ruzzante o Ruzante (Padova o forse Pernumia, 1496 – Padova,

17 marzo 1542) è stato un drammaturgo, attore e scrittore italiano.

32 Andrée Ruth Shammah è nata a Milano il 25 giugno del 1948.Negli anni Sessanta è

assistente al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Nel 1972 fonda a Milano, con Franco Parenti, il Salone Pier Lombardo, poi rinominato Teatro Franco Parenti, di cui dall'89 è responsabile unica.Dopo aver esordito dirigendo, giovanissima, la Prima Trilogia di Giovanni Testori (L'Ambleto - Macbetto - Edipus), ha proseguito la sua ricerca testoriana con spettacoli come I promessi sposi alla prova, L'Arialda e La Maria

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Tra Macbetto e Edipus, la collaborazione con il Pier Lombardo aveva portato ad una nuova messa in scena dell’ Arialda, con la regia della Shammah e con l’interpretazione di Luisa Rossi33, Bob Marchese34 e Cesare Ferrario35. La nuova Arialda andò in scena l’11 novembre 1976 e fu per l’autore un’occasione per riflettere sul suo personaggio. Nel programma di sala venne pubblicato un lungo monologo – confessionale di Testori, registrato da Gianni Valle, nel quale l’autore raccontava sé stesso: "Sedici anni… Sedici anni non sono un giorno; nella vita di un uomo, soprattutto se vanno, come sono andati, dai 37 ai 53, possono essere quasi tutto; certo portano alle soglie dell’ultimo frammento… Del resto, già allora il pensiero della morte era già lì, buona cagna sussurrante (o latrante), ombra in cui perfino rifugiarsi. Ho buone ragioni per credere che la morte abitasse già, né solo di sera, quando escono i pipistrelli, in quello che scrivevo a quei tempi; al di là o, magari, all’interno d’una certa più larga onda di felicità e di sentimenti. Perché chi mai, dei personaggi dei Segreti di Milano, mostrava di poter chiudere la propria storia, non dico da vincitore, ma anche da non completamente mutilato o distrutto? E, dato

33 Luisa Rossi (Milano, 26 gennaio 1925 – Roma, 23 maggio 1984) è stata un'attrice

italiana.

34 Bob Marchese (Torino, 5 ottobre 1937) Attore prevalentemente teatrale, è stato uno

dei fondatori del Gruppo della Rocca. È apparso sugli schermi cinematografici con il film Il divo di Paolo Sorrentino dove ha interpretato la parte di un senatore; nel 2012 ha interpretato il ruolo del Presidente del Tribunale di Milano Carlo Biotti nel film ambientato negli anni di piombo, Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana sulla Strage di piazza Fontana.

35 Cesare Ferrario (Como, 27 settembre 1948) è un attore, sceneggiatore e regista

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che sono qui a ‘confiteare’ su di lei, credo che alitasse, e come, anche attorno all’Arialda; la quale Arialda – né lei soltanto, ma tutta la sua compagnia di confratelli, consoci e, oggi posso dire, di scarozzanti della vita – non riusciva, per orrendi e quasi assassini tentativi che facesse, a uscire dal ‘patronato’, appunto dei morti"36.

Per Rizzoli Testori pubblicò nel 1973 un libro di poesie, Nel tuo sangue e nel 1974-1975 due romanzi, La Cattedrale e Passio Laetitiae et Felicitatis. Nel tuo sangue, vincitrice del premio Internazionale di poesia Etna- Taormina, raccoglie 80 poesie brevi, le quali compongono una sorta di poema incentrato sull’amore-odio di Testori per la figura di Cristo.

La Cattedrale era considerato, da Testori stesso, un poema-romanzo autobiografico; tra i personaggi spicca la figura dell’orafo di Chiavenna37, che testimonia l’amore di Testori per l’oreficeria medievale.

In Passio Laetitiae et Felicitatis, come sottolinea Sandro Lombardi, si trova "una struggente dichiarazione d’amore per i luoghi, evocati puntualmente con i loro nomi carichi di vibrazioni manzoniane e gaddiane: il Brianza, Milano, Lissone, il Rosa, il Cervino, il Bianco, il ‘Corso del Magenta’ e quello ‘ del Buenos Aires’, o ancora, investiti dalla furente

36 Confiteor di Giovani Testori davanti al registratore, intervista di Gianni Valle,

programma di sala dell’Arialda, Salone Pier Lombardo, Milano, 1976

37 Chiavenna è un comune italiano di 7.379 abitanti, della provincia di Sondrio, in

Lombardia, situato al centro della valle omonima. Il territorio comunale ricade sotto la Diocesi di Como. Paese caro a Testori fin dall’infanzia.

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deformazione linguistica testoriana, il Larius, l’Annonigo, il Pusianigo, il Segrinigio"38.

Nel 1975 Testori incontrò Roberto Montagnoli, fondatore della casa editrice Grafo di Brescia, che segnò una svolta nell’attività critica dell’autore.

Pubblicò un libro dedicato alla Cappella Del Sacramento a Brescia nella chiesa di San Giovanni Evangelista, nella quale operarono Moretto39 e Romanino40. Nel 1976 omaggiò Beniamino Simoni41, scultore che intorno alla metà del Settecento realizzò le cappelle della Via Crucis di Cerveno. In questi anni, Testori si dedicò anche a pittori del suo secolo, allestì alla Rotonda della Besana a Milano la prima grande mostra italiana dedicata alla Nuova Oggettività tedesca degli anni ’20 e ’30.

Seguì e fu amico di vari artisti, in particolare di Paolo Vallorz, Ennio Morlotti e Willy Varlin. Vallorz conobbe Testori nel 1967 durante una mostra alla galleria Claude Bernard; di Morlotti, invece, dopo gli scritti giovanili, Testori non tratta più per oltre quindici anni.

Nel 1963 i due ruppero i rapporti poiché l’autore accusò il pittore di seguire troppo le leggi del mercato nel suo lavoro. Solo nel 1978

38 Giovanni Testori Opere 1965-1977, a cura di Fulvio Panzeri, Classici Bompiani,

Milano, 1997, pag.1551

39 Alessandro Bonvicino, detto il Moretto (Brescia, 1498 circa – 1554), è stato un pittore

italiano.

Viene considerato uno dei tre grandi maestri del primo Rinascimento bresciano, assieme al Romanino e al Savoldo.

40 Girolamo Romani, detto il Romanino (Brescia, 1484 circa – 1566 circa), è stato un

pittore italiano

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riallacciarono i rapporti e Testori presentò alla mostra alla Compagnia del Disegno di Milano i “Teschi” di Morlotti, opere dedicate al comune amico Francesco Arcangeli42.

Il legame con il terzo artista, Willy Varlin, ebbe inizio nel 1964, quando il pittore si trasferì da Zurigo al paese della moglie, Bondo. Varlin fece uno straordinario ciclo di ritratti di Testori.

Nel 1971 Testori presentò alla Galleria Galatea di Torino alcuni dei suoi lavori, nati da una rinnovata attività pittorica, espose grandi quadri di nature morte e altri appartenenti al ciclo dei Pugilatori. Tre anni dopo alla Galleria Jolas di Milano, presentò un ciclo di quadri con nudi femminili. Nel 1975 Cesare Garboli allestì una mostra per presentare i disegni di anatomie e fiori.

Scrissero e discussero di lui Pietro Citati43, il quale pubblicò sul catalogo della mostra del 1974 il saggio Il colore del delitto e della gloria; Giorgio Soavi44 e Cesare Garboli45 che troverà una certa consanguineità artistica tra Testori, Gericault e Bacon, soprattutto nel nome di Michelangelo. Proprio a quest’artista, Testori dedicò uno dei suoi contributi più sentiti, andando a scrivere la prefazione dell’edizione tascabile, del 1975, delle

42 Francesco Arcangeli (Bologna, 10 luglio 1915 – Bologna, 14 febbraio 1974) è stato

uno storico dell'arte e poeta italiano

43 Pietro Citati (Firenze, 20 febbraio 1930) è uno scrittore, saggista, critico letterario e

biografo italiano.

44 Giorgio Soavi (Broni, 26 novembre 1923 – Milano, 1º dicembre 2008) è stato uno

scrittore, poeta e giornalista italiano

45 Cesare Garboli (Viareggio, 17 dicembre 1928 – Roma, 11 aprile 2004) è stato uno

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sue Rime. Qui emerse il tema dell’omosessualità sia dell’artista della Pietà sia di Testori stesso. L’autore non ha mai celato il suo essere omosessuale, e allo stesso tempo “non ha mai ritenuto di farne bandiera o orgoglio che con malcelato sarcasmo deprecava”46.

Dal 1975 Testori ebbe un contratto da elzevirista con il “Corriere della Sera”, ma fu con il 1977 che la sua presenza si fa sempre più visibile sulla terza pagina del giornale; il 4 settembre pubblicò un articolo intitolato “La cultura marxista non ha il suo latino” dove si scagliò contro il futuro presidente della repubblica, Giorgio Napolitano. La reazione della cultura di sinistra fu immediata e furibonda. Franco Di Bella47 intuisce che Testori può essere un valido sostituto di Pier Paolo Pasolini e lo fece scrivere in prima pagina.

Nello stesso anno, l’autore perse l’amatissima madre Lina.

46 Giovanni Testori. Lo scandolo nel cuore, a cura di Fabio Francione, Edizioni Clichy,

Firenze, 2016, pag.18

47 Francesco Di Bella, detto Franco (Milano, 19 gennaio 1927 – Milano, 20 dicembre

1997) è stato un giornalista e saggista italiano. nel 1952, quando viene assunto dal Corriere della Sera, il primo quotidiano d'Italia. L'attività giornalistica nella cronaca nera lo porta a scrivere vari racconti, ispirati a storie realmente accadute e pubblicati sul Corriere dei Piccoli. Negli anni sessanta è capo cronista, poi redattore capo sotto la direzione di Giovanni Spadolini (1968-1972). Piero Ottone (1972-1977) lo nomina vicedirettore.

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1.6 1978-1982: Rottura con l’arte e sodalizio con CL

Il lutto, dovuto dalla perdita della madre, cambiò la vita di Testori. In omaggio alla figura materna scrisse Conversazione con la morte, una sorte di riflessione sull’esperienza vissuta con la sua scomparsa. Il testo fu pensato per l’attore Renzo Ricci48, attore, tra i maggiori in Italia, che Testori aveva visto recitare nel Giardino dei ciliegi di Strehler49.

L’interpretazione lo emozionò e gli venne un’idea, come scrisse all’attore in questa lettera datata 3 Luglio 1978: " Carissimo Ricci, non è un progetto, quello di cui vorrei scriverle; è un desiderio e, insieme, un’aspirazione. La magia straziante, e così lontana dai rumori di questo orribile mondo, della sua arte mi insegue fin da quando ero ragazzo; a lei sono legate alcune delle emozioni più forti della mia vita e della mia cultura. Ma quando l’ho risentita nel Giardino, le giuro, non ho retto; mi sembrava un testimone, un apostolo; testimone e apostolo d’una verità che la turpe macchina della modernità sta distruggendo nell’uomo… E’ da allora che penso a lei; a un possibile incontro tra lei e le mie parole. Ma aspettavo (come del resto, m’è accaduto con Franco50) che la cosa

maturasse da sé; forse dovevo assistere per mesi, per anni e vivere mesi ed

48 Renzo Ricci (Firenze, 27 settembre 1899 – Milano, 20 ottobre 1978) è stato un

attore e regista teatrale italiano.

49 Giorgio Strehler (Trieste, 14 agosto 1921 – Lugano, 25 dicembre 1997) è stato un

regista teatrale italiano.

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anni il dolore più grande della mia vita: la malattia e la morte di mia mamma. C’è sempre una terribile e, insieme, luminosa coincidenza nelle vicende degli uomini; e dei loro incontri. Almeno così mi porta a pensare la mia esperienza… Questo dolore ha lentamente rovesciato in me certi atteggiamenti o certe necessità violente e blasfeme; m’ha costretto ad ammettere che la vita è ancora più grande di come pensassi, anzi che è sempre più grande di come un uomo se la può figurare, anche quando il vento, la disperazione o il sole della fantasia maggiormente lo aiutano o lo fan cavalcare sulle loro ali; e, soprattutto, che la vita, ecco, è un filo immenso, tenerissimo e sacro…; anche nella sua apparente conclusione. Quello che vorrei scrivere per lei è, appunto, una Conversazione con la morte; per far apprendere ai dissennati e inconsulti uomini d’oggi, che tutto fanno per dimenticare, appunto, lei, la morte, che la morte si può anche amare; amare come un altro atto, anzi come l’atto supremo della vita stessa […]51.

Purtroppo Ricci morì poco dopo aver approvato il progetto, così Testori fu costretto a rivedere la sua idea.

È lo scrittore stesso a mettere in scena il suo testo al Pier Lombardo il 7 novembre 1978. Iniziò così la collaborazione con una nuova compagnia “La Confraternita”, che produsse lo spettacolo e organizzò una tournée in più di cento chiese e teatri italiani.

51 Giovanni Testori. Biografia per immagini, Fabio Pierangeli e Davide Dall’Ombra,

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Nel frattempo Testori continuò la sua carriera da giornalista e il 20 marzo 1978 pubblicò sul Corriere un articolo sul rapimento di Aldo Moro, dal titolo inconsueto Realtà senza Dio.

All’indomani dei giovani di Comunione e Liberazione52, che lavoravano a Radio SuperMilano, vollero intervistarlo. Da questo momento nacque un’amicizia, non solo da parte dei giovani, ma anche di Testori stesso, il quale da loro si sentì totalmente accolto: "La sola posizione giusta e rispettosa dei segreti, dei misteri, degli affetti e dei rapporti che ho avuto, è stata quella della mia famiglia, degli amici più cari e dei giovani di Comunione e Liberazione: da tutti loro non mi sono mai sentito giudicato, ma solo accolto in virtù di un atto di carità che è anche giustizia"53. In “Dove la domanda si accende”54 si possono leggere le parole dell’autore che spiegano perfettamente il suo legame con Comunione e Liberazione: "Ora, io sono diventato amico di quelli di Cl perché se io dicessi loro tutte le porcate che ho fatto, risponderebbero: “Solo questo?”. Perdete tutto, ma non perdete questo senso “oltre tutto”, questa umanità che non si scandalizza di niente, questo sapere che l’uomo può compiere qualunque

52 Comunione e Liberazione (spesso abbreviata con CL, da cui il nome di ciellini dato

ai suoi aderenti) è un'aggregazione laicale cattolica fondata dal presbitero e teologo Luigi Giussani. Fin dalle sue origini come Gioventù Studentesca, la vita del

movimento di Comunione e Liberazione è centrata sulla preghiera svolta nella liturgia. L'esperienza di vita proposta all'interno di CL valorizza i tre aspetti che don Giussani indicava come fondanti l'esperienza cristiana: cultura, carità e missione.

53 Conversazioni con Testori, Luca Doninelli, Guanda, Parma, 1993, pag.127

54 Dove la domanda si accende. Von Balthasar · Baravalle · Carrón · Finkielkraut ·

Giussani · Lafforgue · Manent · Miłosz · Moravia · Potok · Riesner · Testori, A cura di Camillo Fornasieri, Tommaso Lanosa, Castel Bolognese (RA), 2012

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gesto, essere di qualunque parte, ma è prima di tutto uomo, figlio di Dio, creatura redenta da Dio diventato uomo. Se perdiamo questo, perdiamo il senso dell’Incarnazione: il senso totale del nostro essere cristiani. Come mi diceva don Giussani, l’integrità, la solidità, la fede, sono niente senza carità, senza amore. Devo ringraziare questi ragazzi di questa capacità di amore e umanità, perché arriverà il momento in cui la leggeranno anche quelli che oggi non la sanno leggere. Ma se anche non la leggeranno, non importa: l’importante è offrire".

Dall’amicizia con il fondatore di CL, don Luigi Giussani, nacque il primo volume di una collana della Bur, “I libri della speranza”, diretta da Testori stesso: “Il senso della nascita”. Si tratta di una trascrizione di un dialogo tra l’autore e don Giussani, realizzato in una giornata in una villa a Sommalombardo, pubblicato nel 1980 e visto il successo ripubblicato nel 1989 in allegato al “Sabato”55 con un’introduzione di Lucio Brunelli56. Sul “Sabato” gli interventi di Testori furono continui e moderni, pose al centro dell’attenzione alcune problematiche giovanili e tragedie della cronaca.

55 Il Sabato è stato un settimanale cattolico pubblicato in Italia dal 1978 al 1993. Ebbe

origine da alcuni giornalisti aderenti a Comunione e Liberazione, ma non divenne mai organo ufficiale di tale movimento, restando ampiamente aperto alla collaborazione e ai contributi di esponenti di vari orientamenti culturali, e divenendo pertanto un fenomeno non perfettamente incasellabile nel quadro del giornalismo italiano.

56 Lucio Brunelli (Roma, 1º agosto 1952) è un giornalista italiano, vaticanista del TG2

e commentatore di affari religiosi per vari giornali. Dal 5 maggio 2014 è direttore delle testate giornalistiche delle emittenti della CEI TV2000 e Radio InBlu

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Alla fine del 1978 gli fu affidata anche la direzione della pagina domenicale dedicata all’arte, trasformò gli articoli da informativi a veri e propri saggi critici.

La rottura con l’ambiente artistico, frequentato fino a qualche anno prima, divenne insanabile già con i primi articoli; Testori non si limitò ad accusare la critica contemporanea, ormai ridotta a un cicaleccio, ma si scagliò contro la “Triennale” di Milano e la “Biennale” di Venezia, nelle quali l’autore vedeva solamente sottomissione a ideologie e politica, "macigni al collo della pur gloriosa istituzione che, col peso del loro marcio, l’hanno obbligata a scender giù nella melma dell’imbenzinata e incatramata laguna; e, per ora morirvi"57.

In poco tempo la sua personalità lo rese “scomodo” nel mondo culturale artistico italiano, ed è lo stesso Testori a sottolineare la sua emarginazione in numerose interviste. In quella rilasciata a Claudio Altarocca dichiarò: "Mi chiamano l’ayatollah della Brianza perché dico che Milano e l’Italia vanno male e sono nel pantano. Mi hanno insultato e deriso. Mi lasciano da parte come un appestato. Sono scomodo per i comunisti, per i ricchi, per i cattolici, tutti bravissimi nel farmi pagare: non si trova una sala dove rappresentare il mio teatro, alla Biennale d’arte di Venezia hanno invitato

57 Giovanni Testori in “Non getteremo alcun fiore sul cadavere della Biennale”,

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tutti mentre io, critico d’arte, non esisto. Ci mancava che mi avvicinassi a Comunione e Liberazione perché l’infetto"58.

Nel 1979 Testori pubblicò con Rizzoli Interrogatorio a Maria che affidò, per la messa in scena, alla Compagnia dell’Arca di Forlì. Venne rappresentata per la prima volta nella chiesa di Santo Stefano a Milano il 27 ottobre 1979 con la regia di Emanuele Banterle.

L’opera raggiunse un invidiabile record di repliche e spettatori, tra i quali Papa Giovanni Paolo II.

La collaborazione con la Compagnia dell’Arca fu un’esperienza di grande impatto emotivo anche per chi non approvava i valori espressi dagli spettacoli, come testimoniano i titoli e gli articoli di giornale. In questo clima di polemiche e contrapposizioni, Testori si trovò perfettamente a suo agio. E fu questa la condizione che lo portò, il 26 marzo 1981, ad allestire a Milano la mostra “La Ca’ Granda59. Cinque secoli di storia e d’arte dell’Ospedale Maggiore di Milano”. La sfida fu porre l’attenzione sulla vera milanesità, ovvero una riflessione sociale.

58 Dalla “Stampa”, 30 dicembre 1991

59 La Ca' Granda, già sede dell'Ospedale Maggiore di Milano, è un edificio situato tra

via Francesco Sforza, via Laghetto e via Festa del Perdono, a ridosso della basilica di San Nazaro in Brolo. Opera dell'architetto fiorentino Filarete, fu uno dei primi edifici rinascimentali a Milano ed ebbe un ampio seguito in tutta l'Italia settentrionale. Oggi è sede dell'Università degli Studi di Milano.

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Insieme all’architetto Roberto Menghi60 ne curò l’allestimento a Palazzo Reale di Milano. Per la prima volta fu esposta la galleria di ritratti dei benefattori dell’ospedale.

Testori si impegnò, con Franco Chiappa61 e con Gian Alberto Dell’Acqua62, a promuovere il restauro dell’abbazia di Mirasole, per farne sede definitiva della raccolta. Per Testori la Ca’ Granda era il simbolo della vera Milano.

Il 1982 lo scrittore pubblica con Mondadori, sancendo la separazione con Rizzoli, Ossa mea, nella prestigiosa collana Lo Specchio. I poeti del nostro tempo. Si tratta di una raccolta di poesie composte tra il 1981 ed il 1982.

60 Roberto Menghi (Milano, 14 gennaio 1920 – Milano, 20 aprile 2006) è stato un

architetto e designer italiano

61 Responsabile delle pubbliche relazioni dell’Ospedale Maggiore

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1.7 1983-1985: Gli “Incamminati”

Nel gennaio del 1983 Emanuele Banterle presentò a Testori l’attrice Adriana Innocenti, la quale era interessata a recitare nell’Erodiade, ma lo scrittore le disse che era perfetta per la parte di Gertrude in Post – Hamlet. L’opera andò in scena, con la regia di Banterle e la produzione della “Confraternita”, il 12 aprile 1983 al Teatro di Porta Romana di Milano, in occasione del ventesimo Congresso Eucaristico Nazionale, all’interno della rassegna “La dimensione religiosa nel teatro contemporaneo”. Lo spettacolo dimostrò una svolta scenica nel teatro testoriano con l’introduzione del coro.

Le rappresentazioni milanesi ebbero un grandissimo successo, ma al di fuori della città trovare teatri disposti ad accettare lo spettacolo fu impossibile.

Fu questo il motivo che portò Testori a fondare, con Emanuele Banterle, Adriana Innocenti, Andrea Soffiantini, Remo Varisco, Claudio Marconi, Sonia Grandi e altri, una nuova compagnia, gli “Incamminati”, che potesse avere un potere maggiore di fronte alle grandi istituzioni teatrali.

Il 22 ottobre 1984 al Teatro di Porta Romana di Milano andò in scena Erodiade, con un testo che presenta ampi tagli rispetto alla prima edizione del 1969 e l’assenza in scena del bacile con la testa di Giovanni, metaforicamente sostituito dalla platea e dal pubblico.

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Come ricordò la Innocenti il successo fu incredibile: "Si chiude il sipario. Silenzio. Io, Giovanni, Banterle c’eravamo già preparati per i ringraziamenti. Silenzio. Sarà passato non so quanto tempo, per me come un anno. E poi è esploso. Mamma mia! Con degli urli, e poi m’hanno buttato dei fiori. Un boato. E un critico ha scritto “e io in piedi come uno spettatore ad urlare: Brava!” […] A Padova, in quel teatro così ‘raffinato’, una signora tutta impellicciata è salita sul palco ad abbracciarmi, ed io che cercavo di allontanarla perché avevo il vestito intriso di quel sangue finto. Le reazioni sono stupende, ecco perché dico che Erodiade non è una pièce teatrale, ma un fatto umano"63.

Alla fine del 1983 Testori rinnovò la collaborazione con Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah, che gli allestirono la sua nuova opera I promessi sposi alla prova, edito dal nuovo editore Mondadori. Con la prima del 20 gennaio 1984 il giudizio del pubblico fu sorprendente.

Testori così, in anticipo di un anno, aprì le commemorazioni per il bicentenario della nascita di Manzoni.

Nell’ ottobre 1985 supervisionò, infatti, la grande mostra “Manzoni.Il suo e il nostro tempo” e nel catalogo scrisse il saggio “Ricordi figurativi del e dal Manzoni”.

Il 29 Novembre 1984 fu organizzata dal Centro Culturale San Carlo la conferenza “Il romanzo e la storia. Dio e popolo nei Promessi Sposi”.

63 Gilberto Santini, Giovanni Testori nel ventre del teatro, Quattroventi, Urbino, 1996,

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In tale occasione il Manzoni per Testori fu motivo di polemiche e scontri: per più di due ore l’autore dovette affrontare un accesissimo botta e risposta con Alberto Moravia.

Nel 1986 uscì Diadèmata, una raccolta di poesie, edita da Garzanti. Il libro venne celebrato da Carlo Bo64 in un riuscitissimo intervento di critica:

"In questo recente volume di versi, anzi di ‘versicoli’, Diadèmata, la vita è messa in grande evidenza. La vita così come ce la restituiscono quotidianamente i fatti di cronaca, una lunga catena di delitti che non hanno spiegazione epperò rimandano la loro soluzione a un altro giudice, una Via Crucis modernissima e attuale che più o meno direttamente recitiamo o nell’assenza o nel disimpegno. Testori sta dalla parte opposta alla nostra, lui si butta a capofitto nella mischia, lo fa anche quando la superficie delle acque ci appare tranquilla"65.

64 Carlo Bo (Sestri Levante, 25 gennaio 1911 – Genova, 21 luglio 2001) è stato un critico

letterario e politico italiano.

Considerato il maggiore studioso ispanista e francesista del Novecento in Italia, Carlo Bo fondò la Scuola per interpreti e traduttori nel 1951 e la IULM nel 1968, che oggi hanno sede principale a Milano, e a lui è intitolata l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".

65 Carlo Bo, Testori: l’urlo, la bestemmia e il canto dell’amore umile, “Corriere della

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1.8 1986-1990: Branciatrilogia prima e seconda

Giovanni Testori fu sempre estremamente disponibile e attento ai bisogni di giovani pittori privi di un loro mercato; la sua casa e il suo studio era colma delle opere di questi pittori, acquistati per sostenerli.

In particolare si dedicò a giovani pittori tedeschi, i quali sembravano riportare in voga l’espressionismo della tradizione germanica degli anni Venti e Trenta.

Diventò così il massimo esperto italiano del Neoespressionismo tedesco. Si occupò di due movimenti, i “Selvaggi” e i “Nuovi Ordinatori”.

Come accade con Parenti, un altro incontrò diventò fondamentale per Testori: nel 1984 fece conoscenza con l’attore Franco Branciaroli66. Per lui e gli Incamminati, Testori scrisse sei opere teatrali, raggruppate dall’autore nella “Branciatrilogia” prima e seconda.

L’esordio avvenne con Confiteor, edito da Mondadori nel 1985, e andò in scena al Teatro di Porta Romana il 25 settembre 1986. Il protagonista Rino ha ammazzato il fratello Nando, diversamente abile, per ‘alleggerire’ la sua pena e quella di tutta la famiglia. Ammazza inoltre l'amico del fratello,

66 Franco Branciaroli (Milano, 27 maggio 1947) è un attore teatrale e regista teatrale

italiano.

Dal suo debutto, si presentò come interprete originale e attento, all'interno del

panorama italiano. Affiancato, fin dai primissimi anni, da uomini di teatro come Aldo Trionfo, Carmelo Bene e Luca Ronconi, l'incontro con lo scrittore Giovanni Testori diede vita ad una collaborazione professionale che influenzò definitivamente il teatro dell'attore milanese

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testimone imprevisto del fratricidio, col quale Nando, nella casa di cura, aveva instaurato un rapporto di affetto istintivo come quello che può esserci tra due esseri puramente bisognosi di dare e ricevere affetto. Rino viene incarcerato, ma non crede nell'amore che salva il colpevole o nel semplice perdono. Cosicché decide che l'unico modo è espiare la colpa attraverso le più feroci torture e violenze del carcere che lui accetta come dono per la salvezza. Finché non verrà ucciso lui stesso. Si scopre infatti alla fine che Rino parla da morto in un dialogo tra lui stesso e la madre in una continua confessione di fronte al pubblico. Tra tutti i mezzi che Rino poteva scegliere per confessare, sceglie infatti il più crudele in questo caso, ovvero il teatro.

Confiteor segnò l’inizio per Testori di una nuova idea di teatro, che prevedeva di focalizzare le messe in scena solo sul rapporto attore-autore. L’accoppiata Testori-Branciaroli si rivelò giusta per mettere in pratica l’idea.

Nel febbraio 1988, Piero Gelli, direttore della Garzanti, pubblicò il secondo atto della Branciatrilogia, In Exitu. Il protagonista, Gino Riboldi, nome che rimanda a quello dei personaggi dei Segreti di Milano, è un giovane drogato e tutta la vicenda si svolge in un angolo della Stazione Centrale di Milano, nella quale trascorre gli ultimi momenti della propria esistenza, percorrendo tutta la sua vita, prima di morire per overdose.

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Nonostante nacque come romanzo, Branciaroli convinse Testori ad adattare il testo alla messa in scena. L’idea piacque così tanto all’autore, che prese parte allo spettacolo, per interpretare sé stesso, lo scrivano, con un tono di voce che spiazzò tutti gli spettatori.Senza limitarsi al ruolo du semplice testimone, sembra prestare al suo personaggio il proprio furore, una rabbia lacerata e oscura: il rantolo diventa grido – anche negli echi che riverberano dalle altissime pareti. La parabola assurda d’una rovina sembra così cercare disperatamente il proprio senso. E’ Testori stesso a lanciare il grido strozzato, quasi disumano della madre: “Gino!..”.67 La prima andò in scena il 9 novembre al Teatro della Pergola di Firenze, per la regia di Testori e Banterle.

Il disappunto del pubblicò non tardò ad arrivare, buona parte lasciò la sala prima della fine. Il 13 dicembre “In Exitu” approdò a Milano, alla Stazione Centrale e poi all’ Out-Off. Successivamente venne portato in altre stazioni ferroviarie.

Il 20 giugno 1989 al Piccolo Teatro di Milano andò in scena il terzo atto che concludeva la prima Branciatrilogia, Verbò.

Il testo si rifaceva alla vita di Paul Verlaine ed Arthur Rimbaud, in particolare alla loro storia d’amore, che si concluse tragicamente, Verlaine sparò all’amato ferendolo.

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Testori, oltre a curare la regia con Emanuele Banterle, recitò la parte di Verlaine accanto a Branciaroli nelle vesti di Rimbaud.

In un’intervista, Testori spiegò il filo conduttore della prima Branciatrilogia: "Il Rino del Confiteor, il Riboldi Gino di In Exitu, i due grandi poeti di Francia, Rimbaud e Verlaine, dentro i quali s’intrecciano la vita dell’autore e dell’attore, vivono sulla scena esattamente come si trovassero su d’un altare; svolgono, quindi non un’azione, bensì un atto di martirio; insomma un’esecuzione. Il loro martirio nelle diverse condizioni e temperie, ha un grumo centrale che li unifica: ciò che tutti e quattro trovano, volendolo o non volendolo, al fondo della loro tragedia. Non si tratta di una risposta sociale e storica, quantunque coinvolga società e storia, bensì una risposta cristica.

È lui, il Cristo, che essi arrivano a nominare (Rino); dal quale riescono a farsi abbracciare (Gino).

E’ lui, il Cristo che anche Rimbaud e Verlaine, nella disperata furia del loro rapporto, arrivano a toccare; e a toccare proprio al fondo delle loro carni fuse e confuse”68.

Nel frattempo Testori dedicò a Vittorio Alfieri e al suo teatro due opere: il Filippo, che andò in scena il 2 novembre 1987, di cui lo scrittore curò regia e disegnò scene e costumi e l’Oreste, che debuttò al Teatro Verdi di Padova il 17 marzo 1988.

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Nel 1990 iniziò la seconda parte della Branciatrilogia esordì con Sfaust, edito da Longanesi diretta da Mario Spagnol. Lo Sfaust ha fatto un patto col diavolo, Smefì per avere il controllo di una modernissima azienda, la “Acnò Cernò Sevesanìan” che permetterà la produzione industriale dell’uomo, la tecnologia metterà fine alla riproduzione. Il testo, composto da quattro brevi atti, fu rappresentato al Teatro Nazionale di Milano il 22 maggio 1990, con la regia dello stesso Testori.

Alla prima però Testori non partecipò, poiché da alcuni mesi aveva iniziato la sua battaglia contro la malattia che lo avrebbe portato alla morte.

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1.9 1991-1993: Gli ultimi anni

Nonostante la debolezza fisica e i continui ricoveri all’ospedale San Raffaele di Milano, Testori continuò la sua attività di scrittore, poeta e critico.

L’11 ottobre 1991 andò in scena il secondo atto della Branciatrilogia seconda al teatro Goldoni di Venezia, SdisOré. Il testo era una rivisitazione dell’Orestea di Eschilo, Branciaroli recitò la parte di tutti i personaggi sdraiato su un letto posto al centro del palco illuminato solo da una lampada.

La seconda trilogia non fu mai un lavoro prestabilito e la terza parte subì fino all’ultimo sostanziali variazioni.

Il 10 ottobre 1991, Testori affermò in un’intervista che l’atto finale sarebbe stato Cleopatràs, ma solo tre giorni dopo indicò Re Liro come dramma conclusivo della trilogia seconda. Da escludere sarebbe, invece, un’opera recentemente rintracciata, Regredior.

Nel 1991 pubblicò una traduzione poetica della Prima Lettera ai Corinti di San Paolo. La “Traduzione” fu trasposta per il teatro dal Teatro dell’Arca di Forlì, nel 1996, in occasione del “Meeting per l’amicizia tra i popoli” di Rimini. Il lavoro fu adattato da Antonio Sixty e interpretato da Andrea Soffiantini.

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Nel maggio 1992 venne pubblicato il romanzo, Gli Angeli dello sterminio, Testori usa la protagonista, una vecchia signora della Milano bene, per esprimere il suo pensiero sulle sorti del mondo moderno: "Siamo alla disfatta clamorosa e dolorosa del comunismo e del capitalismo, di tutti gli orgogli umani che hanno strozzato il senso primo della vita. Il crollo del comunismo è più grandioso perché definitivo. Il crollo del comunismo è invece subdolo, perché il capitalismo ha più brillori, più chimere e maschere da mettere addosso ai suoi cittadini sconfitti. Il capitalismo addormenta, sa rinviare la presa di coscienza. Una disfatta, non solo italiana, ma planetaria"69.

In questo periodo Testori rilasciò moltissime interviste, nelle quali, nonostante le poche energie, non abbandonò la vena polemica e non smise di additare chi aveva assunto come proprio idolo il denaro.

Alcuni giornalisti tentarono di far corrispondere le visioni del mondo di Testori con gli avvenimenti di Tangentopoli70, ma l’autore stupì con il suo giudizio verso tali sconvolgimenti politici.

69 Citato in Fabio Pierangeli Davide Dell’Ombra, Giovanni testori. Biografia per

immagini. Gribaudo, Milano, 2000, pag 161

70 Serie d'inchieste giudiziarie condotte negli anni novanta in Italia, che accompagnò

lo scandalo di Tangentopoli. Queste inchieste rivelarono un sistema fraudolento che coinvolgeva la politica e l'imprenditoria: l'impatto mediatico e il clima di sdegno della popolazione che seguirono furono così grandi che tali inchieste ebbero come effetto quello di decretare la fine della Prima Repubblica e l'inizio della Seconda Repubblica: partiti come la DC si sciolsero mentre altri come il PDS furono fortemente

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In un’intervista a Renato Farina71 pubblicata sull’ “Indipendente” l’8 maggio 1992 affermò: "Quando sento che hanno preso questo o quest’altro, io sto con lo sconfitto. Mi aspetto che da un momento all’altro vengano a prendere anche me. Ho commesso colpe peggiori delle ruberie: sono le omissioni, il non essermi piegato su chi aveva e ha bisogno – dice – dopo questi qui finiti in prigione ne vedo arrivare altri, imbiancati come sepolcri. I grandi ricchi. E se il loro disegno andrà male, andrà bene lo stesso […] Ti metti con il bilancino, adesso? Con il tuo uncinetto a raspare contro chi è stato un po’ più cattivo di te? O ci assumiamo tutti la responsabilità della fine (perché è la fine) di una città, o altrimenti ci si limita a mettere la solita pezza al culo".

Tra le opere di critica d’arte di questi anni, particolarmente importante è l’ultimo saggio che Testori scrive durante il Natale 1991 su Morlotti: “Variazioni sopra un canto”. Introdusse il catalogo della mostra milanese in cui esponeva Le bagnanti. Il saggio terminava con un accenno alla sua ultima opera i Trei Lai. Testori li terminò nel 1992, ma vennero pubblicati da Longanesi solo nel 1994. Le Protagoniste dei Tre lai sono tre figure femminili dalle risonanze mitiche, e insieme ravvicinate a una comune radice geografica e a una contemporaneità mai banale: la scandalosa Cleopatràs, ovvero una Cleopatra brianzola, dalla sensualità golosa e ironica, che urla beffarda e disperata la morte del suo Antonio (Toni,

71 Renato Farina (Desio, 10 novembre 1954) è un politico, scrittore, opinionista e

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Tugnàs, Tonio, Tugnùn...). Poi la bestemmiante Erodiàs, personaggio centrale nelle ossessioni dello scrittore, disperata e oscena innamorata del profeta, incarognita da questa sua libidine e sprofondata in una volgarità rauca e rancorosa, dove lo stupro e la violenza sono l'estremo atto d'amore: dunque l'unico possibile, da quel fondo d'abiezione, tanto che alla fine in quella passione sconcia sembra d'intravvedere un'estasi a rovescio, un'impossibile e assurda ascesi.

Infine la dolente, umanissima Mater Stangoscias, la Madonna di Gaudenzio Ferrari, che prende vita dagli affreschi del Sacro Monte di Varallo (riscoperti dal Testori critico d'arte negli anni '50) per raccontare il suo tormento di madre in un pianto dolcissimo e struggente, mai patetico, affondato in una toccante semplicità, in una concretezza contadina, arcaica, di fronte al corpo straziato del figlio.

I Tre Lai, che sarebbero stati portati in scena dalla compagnia dei Magazzini di Federico Tiezzi72 e Sandro Lombardi73, vennero letti un una serata unica da Adriana Innocenti, a Milano il 2 giugno 1994, presso la “Società Umanitaria”.

Il 16 marzo 1993 Giovanni Testori morì all’ospedale San Raffaele.

72 Federico Tiezzi (Lucignano, 13 dicembre 1951) è un attore, drammaturgo e regista

teatrale italiano.

73 Sandro Lombardi (Poppi, 1951) è un attore e scrittore italiano.

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Le parole, che lo stesso Testori ha voluto che fossero emblema della sua esistenza, ci sono riportate da Luca Doninelli: "Non sbaglierà, nonostante tutti gli errori, chi avrà voluto bene alla realtà, ossia alla Creazione. Se vuoi bene alla Creazione, puoi anche scrivere o dipingere le cose più tremende: esse sono già salvate dal Creatore fatto carne. Amando la realtà, ci sei dentro, e abbracci il tuo tema […]. Basta amare la realtà, sempre, in tutti i modi, anche nel modo precipitoso e approssimativo che è stato il mio. Ma amarla. Per il resto, non ci sono precetti"74.

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CAPITOLO II

L’Ambleto

2.1 Il modello shakespeariano

"A dodici anni, forse anche prima, avevo iniziato a leggere, ma subito le cose grandi. Il primo è stato Shakespeare. Avevo una cugina che aveva tutti i suoi libri e me li prestava. Mi ricordo che leggevo sottobanco, nel senso che mentre il professore spiegava io andavo per conto mio, coi miei libri, ma era tutto molto ritirato, senza che io mi annunciassi, che si percepisse in me una tale passione"75.

Shakespeare, e più in generale i drammaturghi dell’epoca elisabettiana, furono un riferimento assoluto nel percorso di scrittore teatrale di Giovanni Testori. In particolare la frequentazione con l’Amleto è riconducibile agli anni giovanili: "Al tempo in cui, durante la guerra, eravamo sfollati in Valassina. Avevo già recitato qualche volta, ma il primo allestimento fu questo. Insieme con altri ragazzi che si trovavano lassù con me, formai una compagnia. Il programma era ambizioso: volevamo allestire l’Amleto di Shakespeare presso il santuario di Campoè, che si trova in mezzo ai boschi. La scena fu posta tra i due pilastri del cancello del santuario, con i fari di due automobili, dietro, che

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