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Movimenti di emancipazione e femminismi nella Spagna contemporanea. Breve analisi storico-istituzionale.

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Dipartimento di Scienze Politiche

Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione d’impresa e Politica

delle risorse umane

Tesi magistrale

MOVIMENTI DI EMANCIPAZIONE E FEMMINISMI

NELLA SPAGNA CONTEMPORANEA. BREVE ANALISI

STORICO-ISTITUZIONALE

Relatrice: Candidata:

Prof.ssa Marcella Aglietti Yousra Serroukh

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INDICE

INTRODUZIONE

CAPITOLO 1: La condizione femminile nella Spagna della II Repubblica

1.1. L’eredità ottocentesca e il primo Ventennio del Novecento 1.2. L’avvento della Repubblica e il suffragio femminile (1931-1939) 1.3. Le spagnole durante la Guerra civil

1.4. Organizzazioni femminili nazionaliste 1.5. Organizzazioni femminili repubblicane 1.6 Le Miliziane

CAPITOLO 2: La lotta delle spagnole durante la dittatura franchista

2.1. La condizione femminile nella Spagna franchista

2.2. L’oppressione femminile franchista e la resistenza della guerriglia 2.3. Le donne nella resistenza antifranchista

2.4. Le carceri franchiste

2.5. Le prime mobilitazioni femminili 2.6. Dall’azione all’impegno politico

CAPITOLO 3: La mobilitazione femminile nella Transición democratica

3.1. Il MDM e la mobilitazione femminista nella Transición 3.2. L’Anno Internazionale della donna in Spagna

3.3. Le I Jornadas para la Liberación de la Mujer

3.4. Esplosione del femminismo: gruppi, correnti e divergenze 3.5. Gli obiettivi del femminismo di seconda generazione

3.6. Le conquiste 3.7. Il femminismo di Spagna: la contemporaneità

3.8. Qualche conclusione

Bibliografia

Ringraziamenti

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INTRODUZIONE

Attraverso l’esame delle principali pubblicazioni dedicate ai cambiamenti sociali della condizione femminile nella Spagna novecentesca, ci si è proposti di ricostruire una sintesi delle modalità di sviluppo dei movimenti di emancipazione e femministi che hanno visto il proprio sviluppo nel periodo indicato, focalizzando l’attenzione in particolare sui rapporti tra movimenti e istituzioni, e sulle trasformazioni sociali che, su impulso della mobilizzazione delle spagnole, divennero condizione e presupposto del processo democratico avviatosi al momento della morte di Francisco Franco nel novembre del 19751.

Il primo capitolo si apre con una breve analisi delle organizzazioni femminili già esistenti al momento della nascita delle Seconda Repubblica. All’inizio del XX secolo, vi erano prevalentemente associazioni formate da donne provenienti da ceti abbienti e urbani, dedicate per lo più ad attività di carità e filantropia. Un primo importante cambiamento avvenne a seguito della Prima guerra mondiale, nel 1918, quando Consuelo González Ramos, conosciuta con lo pseudonimo di Celsia Regis, riunì tutte le donne dedicate alla causa femminile per dare vita alla Asociación Nacional de

Mujeres Española (ANME).Ai vertici della ANME trovarono spazio donne di grande personalità e rilievo pubblico, quali Clara Campoamor Rodríguez e Victoria Kent Siano, entrambe protagoniste del dibattito che infiammerà le Cortes spagnole nel 1931 volto all’introduzione, per la prima volta, del suffragio femminile2. Clara Campoamor, componente della commissione incaricata della stesura del progetto costituzionale, svolse un ruolo determinante affinché l’uguaglianza dei diritti venisse riconosciuta. Con la Costituzione del 1931, si assistette a un importante processo di modernizzazione della legislazione e il governo repubblicano socialista adottò misure giuridiche dimostratesi capaci, pur non senza limiti, di garantire i diritti politici e civili delle spagnole e il loro inserimento nella vita politica, riconoscendone a pieno la libertà individuale, l’uguaglianza davanti alla legge e una ridefinizione della loro cittadinanza3. Tuttavia, il processo di emancipazione venne interrotto dalla

Guerra Civil, terminata con l’avvento della dittatura franchista e l’annichilimento di tutti i diritti

precedentemente riconosciuti. La donna tornò ad essere un soggetto in stato di minorità, sotto la tutela maschile.

Il secondo capitolo, nella prima parte, descrive quali furono gli esigui spazi lasciati alle donne dalla prima età franchista e il ruolo svolto dalla Sección Femenina, unica organizzazione femminile riconosciuta e del tutto asservita dal regime, promotrice di politiche di asservimento alla disciplina falangista, dell’ortodossia conservatrice e della sottomissione all’obbligo di contribuire alla

1 Sull’importanza di prendere in esame un processo temporale di media durata, che collochi il

fenomeno a cavallo di più decenni, anche D. Bussy Genoveois (Dir), Les espagnoles dans l’histoire.

Une sociabilité démocratique (XiX-XX siécles), Saint Dennis Presses Universitaires de Vincennes,

2002

2 J. Sevilla et al, Las mujeres parlamentarias en la legislatura constituyente, Madrid, Congreso de

los Diputados, 2006; Las Constituyentes, un documental de Oliva Acosta:

http://www.lasconstituyentes.com/sinopsis.php?lang=es

3 L. Balaguer Callejón, Mujer y Constitución. La construcción jurídica del género. Valencia,

Cátedra, 2005; Mª del M. Esquembre Cerdá, La igualdad de género en la Legislatura

Constituyente: notas sobre la elaboración de la Constitución española de 1978 relacionadas con la situación de las mujeres, Cuestiones de género de la igualdad y la diferencia, en “Revista del

Seminario Interdisciplinar de Estudios de las Mujeres de la Universidad de León”, 2013, n. 8, pp. 21-42.

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costruzione del nuovo stato franchista4. In questo contesto, pari attenzione dev’essere dedicata alle spagnole che uscirono sconfitte dalla guerra civile e di fenomeni di stigmatizzazione che le colpirono doppiamente: anzitutto per aver combattuto o, comunque, appoggiato la Repubblica in altro modo, e poi per il fatto di essere donne. Questa doppia repressione si tradusse per loro in punizioni durissime, umilianti, in un contesto di abusi di ogni tipo.Le nuove politiche del regime destinate a riportare le spagnole in condizioni di minorità contribuirono però ad aggravarne le critiche, e alcune iniziarono una resistenza quotidiana, seppur in totale clandestinità. In prima istanza, le spagnole intervennero per vedersi garantite le prime necessità per la sussistenza delle proprie famiglie, cominciando a far sentire la propria voce negli spazi pubblici, nelle strade, piazze e mercati.

Una ulteriore conseguenza della repressione franchista che vide al centro l’intervento femminile fu l’assistenza ai molti repubblicani (uomini e donne) incarcerati per ragioni politiche. Molte donne iniziarono a ritrovarsi davanti alle porte delle prigioni nell’attesa di visitare i propri familiari, divenendo luogo di incontro e di inedita aggregazione: le recluse crearono vincoli di solidarietà anche politici, così come fecero all'esterno le mujeres de preso. La condivisione dell'esperienza di sopravvivenza alla brutalità del regime, unito alla marginalizzazione sociale sofferta dalle antifranchiste, contribuì allo sviluppo della consapevolezza di dover creare alleanze e reti di mutuo soccorso. Il capitolo chiude con lo studio dei primi movimenti e associazioni di donne nati durante la decade tardofranchista degli anni Sessanta, sorti in un contesto contraddittorio di crescita e modernizzazione economica ma giuridico-legislativo del tutto sfavorevole che condannava le donne a una posizione di inferiorità e di subordinazione al capofamiglia5.

Il terzo ed ultimo capitolo dedica invece l’analisi all’ambito cronologico compreso agli anni della così detta transición democrática e all’avvento della democrazia, fino ai giorni d’oggi, seguendo la linea storiografica che vede proprio nell’antifranchismo la radice fondamentale dell’identità del femminismo spagnolo contemporaneo6. Nel 1975, pochi giorni dopo la morte di Francisco Franco, si celebrarono a Madrid, le Primeras jornadas por la liberación de la mujer, che segnarono l’avvio di un filo rosso che avrebbe unito la lunga lotta delle spagnole per la propria emancipazione, in differenti ambiti giuridici e sociali, dal conseguimento di alcuni diritti femminili fino alle importanti conquiste della fine degli anni Ottanta. Durante le Jornadas, durate quattro giorni, 500 donne di 19 province di distinta provenienza sociale, culturale e ideologica, si riunirono per dibattere sul loro modo di intendere il femminismo, cercando di stabilire punti di sintesi in relazione alle rivendicazioni, alle tattiche e alle strategie necessarie per raggiungere la liberazione femminile, secondo interpretazioni molto precipue seppur nell’ambito della “seconda ondata” del femminismo internazionale7.

Il capitolo si conclude ricordando la vitalità del movimento femminista nella Spagna contemporanea, come dimostrato dalla mobilitazione dell’8 marzo 2018. Il movimento prosegue indefessamente la propria lotta, invocando un pieno e, ancora non compiuto, raggiungimento della piena uguaglianza di genere.

4 P. Ysás y C. Molinero, Movimientos sociales y actitudes políticas en el franquismo, en “Historia

Contemporánea”, 1992, n. 8, pp. 269-280; R. Ruiz Franco, ¿Eternas menores? Las mujeres en el

franquismo, Madrid, Biblioteca Nueva, 2007.

5 G. Sánchez Recio, Inmovilismo político y cambio social en los años sesenta, en “Historia

Contemporánea”, 2003, n.26, pp. 13-33.

6 F. Arriero Ranz, El Movimiento Democrático de Mujeres: del antifranquismo a la movilización

vecinal y feminista, en “Historia, Trabajo y Sociedad”, 2011, n. 2, pp. 33-62. Cfr. anche VVAA, Españolas en la transición. De excluidas a protagonistas (1973-1982), Madrid, Biblioteca Nueva,

1999.

7 G. Scanlon, El movimiento feminista en España, 1900-1985. Logros y dificultades, in J. Astelarra

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La straordinaria dinamicità dai movimenti femministi spagnoli testimonia una via originale di partecipazione delle donne alla vita pubblica del paese, e anche modalità specifiche e sui generis con le quali hanno saputo assicurarsi spazio all’interno delle istituzioni. Per ottenere gli obiettivi di una sempre più compiuta emancipazione, ove i diritti delle donne siano riconosciuti e garantiti, questi movimenti hanno saputo assicurare alle proprie rivendicazioni ampi livelli di coinvolgimento popolare, e ciò grazie al lavoro preparatorio condotto per decenni da gruppi e associazioni che, nella misura delle loro possibilità, hanno saputo promuovere e sostenere, attraverso metodi diversi, la causa delle donne.

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CAPITOLO 1

LA CONDIZIONE FEMMINILE NELLA SPAGNA DELLA II REPUBBLICA

1.1 L’eredità ottocentesca e il primo Ventennio del Novecento

Nel XIX secolo in Spagna esistevano già elementi anticipatori dello sviluppo di una cultura favorevole all’emancipazione femminile, ma non vi era ancora un vero e proprio movimento femminista come invece era presente in Francia, Regno Unito e negli Stati Uniti8. Nei primi anni del Novecento, quando la lotta suffragista stava giungendo a termine in determinati territori europei, iniziarono a sorgere i primi movimenti spagnoli, ma non erano comparabili in termini di forza, ai movimenti sorti in Europa9. Diverse circostanze resero il movimento femminista spagnolo unico nel suo genere. Da una parte, il lento sviluppo industriale che relegava la società spagnola a un’economia fondamentalmente agraria, lasciava poco interesse per una migliore istruzione e formazione professionale per le donne e per gli uomini. Dall’altra, l’estrema instabilità politica, che aveva reso più incerti i governi liberali schiacciati tra gli estremismi di destra e di sinistra, l’ultra conservatorismo cattolico, le istanze di ampi settori contrari al regime democratico e l’ascendente esercitato dalle forze militari. Altro elemento di grande rilevanza che causò un ritardo nella nascita di un movimento compiutamente emancipazionista va ricercato nelle tensioni politiche e sociali che connotarono la storia spagnola del primo Novecento e che resero difficile trovare un terreno fertile per le istanze femministe10.

All’inizio del XX secolo le uniche organizzazioni femminili erano quelle formate da donne dell’alta borghesia che si dedicavano fondamentalmente alla carità e alla filantropia11. Il primo movimento che si interessò alle questioni femminili fu la Junta de Damas de la Union Ibero-Americana di Madrid12. Una delle sue sostenitrici,Concepción Gimeno de Riquer13, in una conferenza del 1903, si definì portavoce del movimento del «Femminismo Conversatore», ma prendendo subito le distanze dal movimento delle suffragette, ritenuto rivoluzionario e radicale. La Junta limitò i suoi ideali alle questioni sociali, ossia a rivendicare maggiori opportunità di lavoro e di istruzione, lasciando da parte

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https://www.lastampa.it/cronaca/2016/03/05/news/dalle-suffragette-agli-anni-90-breve-storia-del-movimento-femminista-1.36737026. [visitato: 13 novembre 2019].

9 P. Folguera et al., El feminismo en españa, Madrid, Fundación Pablo Iglesias, 1988, pp. 13-16. 10 M. Nash, Experiencia y aprendizaje: la formación histórica de los feminismos en España, in

Historia Social, n.° 20, 1994, p. 157.

11 R. S. López, Entre la importancia y la irrelevancia, Murcia, Editoria regional, 2007, pp. 30-31. 12https://www.artehistoria.com/es/contexto/el-feminismo-en-espa%C3%B1a [visitato: 27

novembre 2019].

13https://www.lacomarca.net/concepcion-gimeno-pionera-feminismo/ [visitato: 27 novembre

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i diritti politici, si accontentavano di ispirare gli uomini nella creazione di riforme che offrissero migliori opportunità per le donne. Nel 1906 la Junta creò il Centro Ibero Americano de Cultura

Popular Femenina14, al fine di dare alle donne di tutte le classi sociali una formazione necessaria

all’adempimento dei propri doveri familiari e coniugali. L’insegnamento che impartiva il centro era totalmente gratuito, e i professori non venivano pagati per il loro lavoro, difatti era considerata un’istituzione fondamentalmente benefica. Il centro offriva corsi in diverse materie: cura speciale del neonato, pedagogia, psicologia infantile, arte culinaria, applicazione delle arti grafiche all’industria, disegno industriale, antropologia artistica, geografia, storia, lingue, economia domestica. La formazione offerta era un miscuglio eterogeneo di aspetti che riguardavano la cura dei bambini, aspetti domestici e materie per il lavoro professionale15.

Nella scena politica, invece, nel 1907 prese vita un dibattito parlamentare sulla riforma elettorale, la prima dopo l’approvazione del suffragio universale nel 1890. Emilio Alcalá Galiano, accademico, politico spagnolo e segretario di Stato durante il regno di Alfonso XII, sollecitò una riforma elettorale che avrebbero dovuto concedere il voto alle donne, richiesta che si ripetette nel 1908 e 1912. L’argomento era che in Spagna le donne potevano essere regine però non elettrici16. Questa petizione

non venne considerata, anche se il 17 marzo del 1908 all’interno del Congresso dei deputati si discusse su questo tema. Nel 1908 Francisco Pi y Arsuaga difese, in modifica all’articolo 41 della nuova legge dell’amministrazione locale, il suffragio nelle elezioni municipali per le donne maggiorenni, emancipate e capofamiglia, non soggette all’autorizzazione maritale e iscritte al censimento speciale. Il commissario Marín de la Bárcena respinse l’emendamento che costituiva una profonda alterazione della Ley Electoral de Maura dell’agosto del 1907 e per il fatto che non esisteva una corrente sociale favorevole a una riforma elettorale di questo genere17. Alla fine, l’emendamento fu bocciato per 65 voti contro i 35 favorevoli. Queste proposte non ebbero alcun impatto sull’opinione pubblica della società spagnola e pochi giornali diedero rilevanza al tema. Tra questi spiccava il

Heraldo de Madrid18, in cui scriveva Carmen de Burgos, e che sviluppò attraverso i suoi scritti una campagna di informazione e sensibilizzazione. Fu la prima a pubblicare un sondaggio sul voto femminile e sul divorzio. I risultati del primo realizzati tra l’ottobre e il novembre del 1907 furono

14 M. d. Angeles, La educación de la mujer a comienzos del siglo XX el Centro Iberoamericano de

cultura popular femenina (1906-1926), Malaga, Uma, 2017, cap III.

15 A.T. Ferrer, Maestros, misioneros y militantes: la educación de la clase obrera madrileña,

Madrid, C.I.D.E, 1992, p. 236.

16

https://www.elespanol.com/opinion/tribunas/20180309/gestacion-revolucion-necesaria/290590939_12.html [visitato: 23 novembre 2019].

17 R. Sánchez, Señoras fuera de casa: Mujeres del XIX: la conquista del espacio público, Madrid,

Catarata, 2019, CAP. II.

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molto significativi: 30 460 voti contro il suffragio, 20 025 a favore e 9500 voti contro l’eleggibilità della donna19.

Il 1906 fu un anno importante per l’associazionismo delle donne operaie spagnole in diversi settori. A Madrid sorse la Agrupación Femenina Socialista20. L’organizzazione nasce sotto il nome di Grupo

Femenino Socialista de Madrid. Parteciparono alla sua fondazione sei donne, María Méndez,

Purificación Fernández, Isabel Vega, Juana Taboada, María García e María Ruedas. Era il secondo gruppo di donne socialiste che si costituì in Spagna, il primo si creò a Bilbao nel 190421. Il gruppo era un collettivo di enorme complessità, composto da donne che avevano obiettivi molto diversi tra loro. L’obiettivo era conquistare le coscienze delle donne affinché potessero appoggiare gli ideali socialisti. Un secondo obiettivo consisteva nell’organizzare le lavoratrici in società per poter affrontare gli abusi dei datori di lavoro, identificandosi così come un organo difensore dei diritti del lavoro delle donne. Tra gli obiettivi non si menziona la lotta per i diritti politici delle donne. Questo tema si trattò in una delle prime riunioni dell’organizzazione, che, anche se si dichiarò a favore del voto femminile, finì per manifestare che le donne non erano ancora pronte per esercitarlo a causa dei bassi livelli d’istruzione22. Le stesse affiliate, al fondare il gruppo, si negarono di includere tra gli

obiettivi il voto femminile. Il protagonismo delle donne associate in organizzazioni operaie di carattere socialista e anarchico fu evidente nella maggior parte delle mobilitazioni popolari e scioperi operai che si svilupparono in Catalogna all’inizio del XX secolo23.

In posizione analoga, ma da una prospettiva cattolica, si trovavano coloro che desideravano contrastare l’influenza dei sindacati operai, di ispirazione anarchica o socialista, per dare spazio a sindacati cattolici per le donne, i quali crebbero notevolmente fino allo scoppio della guerra civile spagnola. Tra i più influenti ricordiamo la Federación Sindical de Obreras24 (FSO), di María

Doménech de Cañellas. Nel 1912 contava già con cinque sindacati: sarte, 52 membri; impiegate, 43 membri; fabbricatrici di lingerie, 26; stiliste, 29; e commesse. L’associazione organizzava corsi in diverse materie: lettura, scrittura, sartoria, francese, disegno, morale ed igiene domestica. Crearono una cassa di mutuo soccorso per aiutare le donne disoccupate e per finanziare diverse attività

19 C. E. Bravo, Emilia Pardo Bazán y Carmen de Burgos, Zaragoza, prensa de Universidad de

Zaragoza, 2017, p. 212.

20 I. S. Juárez, Mujer: Asociaciones y Sindicatos: España 1875-1939, Madrid, Sanz y Torres, 2014,

p. 280.

21 Ibidem. 22 Ivi, p. 281. 23 Ivi, p. 198.

24 G. Scanlon, La polémica feminista en la España contemporánea, 1868-1974, Madrid, Akal,

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ricreative. Il contributo delle operaie era ridotto e il Protectorado (le donne dell’alta borghesia a capo dell’organizzazione) si incaricò di proporzionare i mezzi necessari per lo sviluppo dei vari sindacati25.

L’altro sindacato cattolico delle donne più importante fu il Sindicato de la Inmaculada, diMaría De Echarri. In quest’ultimo, si promuovevano miglioramenti sociali a favore delle lavoratrici26. Da

ricordare la Ley Silla, promulgata nel febbraio del 1912, in base alla quale ogni imprenditore era obbligato a provvedere una sedia alle sue lavoratrici.Lo scopo era quello di garantire protezione alle donne dalle disfunzioni posturali, come la congestione pelvica, le deformità dei piedi e del bacino subite da coloro che lavoravano in piedi in fabbrica o nei laboratori27. Nel 1918, De Echarri fu nominata ispettrice del lavoro, prima donna spagnola ad esserlo, e venne così soddisfatta la sua richiesta che le lavoratrici fossero assistite da ispettrici piuttosto che da ispettori.

In quello stesso anno, Consuelo González Ramos, conosciuta con lo pseudonimo di Celsia Regis, riunì quanto si dedicassero alla causa femminile per formarne un’organizzazione. Il 20 ottobre del 1918 prese vita la Asociación Nacional de Mujeres Española28 (ANME), l’organizzazione femminile

più importante di Spagna. Anche se in un primo momento pretendeva configurarsi come un’organizzazione che si dissociava da qualunque estremismo politico, pronta a dare spazio a tutte le donne impegnate nella lotta per i propri diritti politici e sociali, in verità si dotò di un programma, suddiviso in 35 articoli, che non lasciava spazio a dubbi rispetto alla sua appartenenza conservatrice29. Il rilievo maggiore era riservato alle questioni relative all’istruzione, in un programma ampio senza essere né radicale né anticattolico: chiedeva la riforma del Codice civile, la soppressione della prostituzione legalizzata, il diritto delle donne ad accedere alle libere professioni e a esercitare determinate posizioni ufficiali, la parità salariale, la promozione dell’istruzione. Chiedevano persino misure per aiutare la donna appartenente alla classe operaia. In realtà l’associazione esprimeva gli interessi della classe media e concentrò il proprio sforzo nel migliorare le condizioni della donna borghese. Il voto non era esplicitamente incluso nel programma, però l’associazione era favorevole30. Il processo di acquisizione dei diritti delle donne fino al 1931 fu abbastanza lento, ed è anche difficile misurare il grado di influenza svolto dalla ANME. Fino all’avvento della Repubblica non si raggiunsero traguardi significativi, e questi sono difficilmente attribuibili alla pressione diretta di associazioni come la ANME31. È importante ricordare che ai vertici della ANME spiccavano donne

25 Ibidem. 26 Ivi p. 90. 27 Ivi, pp. 90-91.

28 I. S. Juárez, op. cit, pp. 282-283. 29 Ibidem.

30 G. Á. Chillida, José María Pemán: pensamiento y trayectoria de un monárquico (1897-1941),

Cadiz, UDC, 1996, p. 197.

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di grande personalità e rilievo pubblico32, quali Clara Campoamor Rodríguez33 e Victoria Kent Siano34. Entrambe furono al centro di una accesa discussione durante il dibattito sul suffragio femminile presso le Cortes spagnole nel 1931, quando Kent, contraria all’estensione del voto, si scontrò con Clara Campoamor, in uno dibattito dialettico e trascendentale riguardo a una questione che avrebbe avuto enormi conseguenze sui diritti delle donne. Secondo Kent, la donna spagnola non possedeva ancora la preparazione sociale e politica necessaria e per di più, a causa dell'influenza della Chiesa cattolica, il suo voto sarebbe stato conservatore e avrebbe pregiudicato la sopravvivenza della Repubblica35. L'opinione di Campoamor era che, invece, indipendentemente dal risultato ottenuto, tutte le donne avevano il diritto di votare, e inoltre Clara Campoamor difendeva l'uguaglianza di genere tra tutti gli esseri umani36. Di seguito riporto una dichiarazione che presentò Kent nell’ottobre del 1931 al dibattito con Clara Campoamor sui diritti delle donne presso le Cortes spagnole:

Creo que no es el momento de otorgar el voto a la mujer española. Lo dice una mujer que, en el momento crítico de decirlo, renuncia a un ideal. Quiero significar a la Cámara que el hecho de que dos mujeres se encuentren aquí reunidas opinen de manera diferente, no significa absolutamente nada, porque dentro de los mismos partidos y de las mismas ideologías, hay opiniones diferentes (...). En este momento vamos a dar o negar el voto a más de la mitad de los individuos españoles y es preciso que las personas que sienten el fervor republicano, el fervor democrático y liberal republicano, nos levantemos aquí para decir: es necesario, aplazar el voto femenino (...). Señores diputados, no es cuestión de capacidad; es cuestión de oportunidad para la República (...). Pero hoy, señores diputados, es peligroso conceder el voto a la mujer37.

32 I. S. Juárez, op. cit, p. 430.

33 Clara Campoamor nasce nel febbraio del 1888 a Madrid. Fu un avvocato, scrittrice, politica e sostenitrice dei diritti

della donna spagnola, e fu una delle prime sostenitrici del suffragio femminile in Spagna. Clara Campoamor considerava la donna come un essere umano emarginato che necessitava di essere aiutato, stimolato e rispettato. Da sempre vincolata ai principali movimenti femminili spagnoli e internazionali, dal suo ruolo di deputata membro del partito radicale, formò parte della commissione incaricata di redigere il progetto della Costituzione della Seconda Repubblica, nella quale difese a spada tratta la concessione del suffragio femminile. https://canalhistoria.es/perfiles/clara-campoamor/

[visitato: 18 gennaio 2020].

34 Victoria Kent nasce nel marzo del 1891 a Malaga. Anch’ella esercitò il mestiere forense e fu la prima donna al

mondo a intervenire come avvocato in un tribunale militare e la prima a entrare nel Collegio per Avvocati di Madrid nel 1925. Victoria Kent si affiliò all'associazione nazionale delle donne spagnole e alla gioventù universitaria femminile, diretta da María Espinosa de los Monteros, rappresentando tale associazione in un congresso a Praga nel 1921. Affiliata al partito radicale socialista, ottenne un atto sostitutivo alle elezioni del 1931.

http://dbe.rah.es/biografias/11463/victoria-kent-siano [visitato: 18 gennaio 2020].

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https://www.elespanol.com/cultura/20191001/clara-campoamor-defendio-femenino-senorita-victoria-kent/433457098_0.html [visitato: 18 gennaio 2020].

36 F. M. Hidalgo, Nueve mujeres en las cortes de la II república, Madrid, Altera, 2015, CAP. 3.1. 37 F. M. Hidalgo, op. cit, CAP. 3.2.

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Le Mujeres della ANME cercarono di coordinare il loro progetto insieme alla Liga para el Progreso

de la Mujer38 e la Sociedad Concepcion Arenal39 entrambe presenti a Valencia, la prima si creò nel 1918 e nasce non come un gruppo locale bensì come un gruppo di coordinazione in tutta Spagna. La seconda anch’essa nasce nel 1918 con obiettivi e approcci già chiaramente politici di carattere suffragista. Questa collaborazione venne favorita dal clima di cambio sociale dovuto a nuove misure nel campo dell’istruzione e al fatto che molti paesi concessero il voto alle donne al termine della guerra.

Dalla ANME nacque, nel 1920 la JUF40, la gioventù universitaria femminile, che venne presentata da Victoria Kent Siano al congresso internazionale della federazione internazionale delle donne universitarie (IFUW) celebrato a Praga nel 192141. La IFUW è un’organizzazione internazionale per donne in possesso di un titolo universitario. Fu fondata dopo la I guerra mondiale da studentesse e lavoratrici universitarie britanniche e statunitensi con l’obiettivo di contribuire a stabilire relazioni tra donne di diverse nazionalità e a migliorare l’istruzione generale delle donne. La missione dell’organizzazione è quella di essere una delle promotrici dell’istruzione a lungo termine per le donne e bambine attraverso la cooperazione internazionale, la fratellanza, la pace e il rispetto dei diritti umani per ogni essere umano senza distinzione di sesso, età, razza, nazionalità, religione, opinione politica, orientamento sessuale e qualsiasi altro aspetto, e lottare per il progresso della condizione sociale delle donne e delle bambine42.

Sempre dalla ANME prese forma un altro movimento destinato ad avere in breve tempo grande rilievo: la Cruzada de Mujeres Españolas43, capeggiato dalla giornalista Carmen de Burgos, e che fu

responsabile della prima manifestazione favorevole al suffragio in Spagna. La Cruzada ottenne il riconoscimento ufficiale come associazione il 20 giugno del 1920 e sorse dopo l’espulsione di Carmen de Burgos dalle fila della Agrupación Femenina Socialista de Madrid e dalla dissoluzione della Unión de Mujeres de España. L’associazione era aperta alle donne di tutte le classi sociali, di

tutti i gruppi politici e religiosi e l’obiettivo era quello di creare una consapevolezza dell’indipendenza e della cittadinanza attraverso conferenze pubbliche e gratuite. Nel 1921 la Cruzada presentò una petizione al Congresso in cui si chiedeva l’uguaglianza totale tra uomini e donne in materia di diritti politici e civili44, in linea con le conclusioni del VIII Congresso della International Woman Suffrage

38 G. Scanlon, op. cit, p. 204. 39 Ivi, p. 204.

40 I. S. Juárez, op. cit, p. 203. 41 Ivi, p. 204.

42https://graduatewomen.org/who-we-are/ [visitato: 20 dicembre 2019]. 43 I. S. Juárez, op. cit, p. 283.

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Alliance (IWSA) tenutasi nel giugno del 1906 a Ginevra. La petizione fu accompagnata da una

manifestazione per le strade di Madrid da gruppi di donne di ogni classe sociale. Per la Cruzada l’obiettivo della loro richiesta era convertire ogni spagnola in una cittadina libera facente parte di una patria libera e rispettata. Le loro richieste si centravano nel riconoscimento dell’uguaglianza politica, elemento chiave per poter costruire una società paritaria45.

Anche la Chiesa promosse la sua propria versione del femminismo, nel 1919 si creò la Acción

Católica de la Mujer per iniziativa del cardinale Guisasola46. Questa associazione sperimentò una rapida diffusione per tutto il paese e negli ultimi anni della dittatura di Primo de Rivera raggiunse più di centomila affiliate. La sua dottrina riaffermava il ruolo tradizionale della donna sposa- madre. Il primo diritto che la donna doveva esigere era il diritto all’amore, all’istituzione della famiglia e della casa47.

Il voto femminile costituì un elemento di dibattito pubblico quando il deputato conservatore Manuel de Burgos y Mazo presentò, nel novembre del 1919, un nuovo disegno di legge elettorale che concedeva il voto a tutti gli spagnoli di entrambi i sessi maggiori di 25 che godevano pienamente dei loro diritti civili, però impediva alle donne di essere eleggibili. Il progetto conteneva una particolarità, si stabilivano due giorni diversi per celebrare le elezioni, uno per gli uomini e un altro per le donne, alla fine però il progetto non venne mai discusso48.

In questi anni giunse al potere diMiguel Primo de Rivera y Orbaneja. Il regno di Alfonso XII si concluse nel 1923, quando Primo de Riviera, approfittando della crisi economica e del malcontento degli spagnoli, si impadronì del potere attraverso un colpo di Stato. Spalleggiato dalle forze armate decise di auto-dichiararsi capo dello Stato, il dittatore venne appoggiato persino dal sovrano. Primo de Rivera dimostrò da subito un interesse paternalistico per i diritti delle donne e fece alcune concessioni (leggi di protezione nel lavoro, agevolazioni per frequentare corsi universitari, cariche all’interno del governo municipale) che però non cambiarono la condizione reale della donna. Va comunque segnalato che Rivera concesse alcuni primi diritti politici alle donne: con lo statuto municipale del 1924 si conferì loro il voto nelle elezioni municipali, anche se con molte restrizioni49. Successivamente, a seguito del plebiscito organizzato dalla Unione Patriottica per dimostrare l’adesione alla dittatura, si permise il voto a tutti gli spagnoli maggiori di 18 anni senza distinzione

45 Ibidem.

46 R. A. Pinedo, Dios, patria y hogar. La construcción social de la mujer española por el

catolicismo y las derechas en el primer tercio del siglo XX, Cantabria, UC, 2008, P.97

47 Ivi, pp. 97-98.

48 I. Lafuente, Agrupémonos todas: La lucha de las españolas por la igualdad, Madrid, Aguilar,

2003, p. 19.

49 Solo potevano votare le donne emancipate dopo il 23esimo anno di età e le donne sposate. Gaceta

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di sesso. Infine, alla Camera costituita nel 19 si riservarono alcuni seggi alle donne elette indirettamente dai comuni50.

1.2 L’avvento della Repubblica e il suffragio femminile (1931-1939)

Il 12 aprile del 1931, le elezioni in Spagna vennero vinte dalla coalizione dei repubblicani socialisti e il 14 aprile nacque la Seconda Repubblica spagnola. Con la proclamazione della Repubblica l’uguaglianza dei sessi divenne una possibilità reale con l’approvazione della nuova Costituzione51.

Una delle sfide più importanti era determinare il ruolo che avrebbe assunto la donna nella nuova società, era necessario definirne le condizioni già nel testo della Costituzione52. Del resto, oltre alle convinzioni ideologiche dei partiti al governo, se persino il regime dittatoriale primoriverista aveva concesso il voto alle donne, anche se con varie restrizioni, un governo democratico non avrebbe potuto non concederlo53, tanto più che la Costituzione in vigore si ispirava ad altre costituzioni nelle

quali si riconosceva la parità di genere e il suffragio: la Costituzione messicana del 1917, la Costituzione russa del 1918 e soprattutto alla Costituzione di Weimar del 1919. La stesura della Costituzione fu affidata ad una commissione parlamentare presieduta dall’avvocato socialista Luis Jiménez de Asúa. Il progetto fu presentato alle Cortes nell’agosto del 1931 e approvato con alcune modifiche nel dicembre dello stesso anno54.

Clara Campoamor, membra della commissione incaricata della stesura del progetto costituzionale, lottò affinché venisse riconosciuta l’uguaglianza dei diritti55, e grazie a lei si raggiunse il risultato garantito dall’articolo 25. L’articolo affermava che non sarebbero stati fondamento di privilegio giuridico: la natura, il sesso, la classe sociale, la ricchezza, le idee politiche e la religione. Lo Stato non riconosceva distinzioni o titoli nobiliari. Attraverso la nuova Costituzione, il governo repubblicano socialista adottò una nuova legislazione che tutelava i diritti politici e civili della donna e il suo inserimento nella vita politica. La Costituzione riconosceva aspetti come la libertà individuale, l’uguaglianza davanti alla legge e la ridefinizione della cittadinanza.

50 P. D. Fernández, La dictadura de Primo de Rivera.Una oportunidad para la mujer, in Espacio,

Tiempo y Forma, Serie V, Historia Contemporánea, t. 17, 2005, pp. 175-190.

51 R. C. Martinez, De protagonistas a represaliadas: la experiencia de las mujeres republicanas,

Quaderni di storia contemporanea, volume straordinario, 11-12, 2007, p. 36.

52 M.Nash, Género y ciudadanía, p. 249.

53 D. Bussy Genevois, Les Espagnoles dans l’histoire. Une sociabilité democratique, Saint-Denis,

PUV, 2002, p. 227.

54 R.C. Martinez, El sufragio femenino en la segunda república española, Madrid, Horas y Horas,

1992, p. 156.

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Furono numerosi gli articoli destinanti ad affermare l’uguaglianza di genere56, come l’articolo 2 che

sanciva il principio di uguaglianza davanti la legge. L’articolo 36 rivendicava la concessione del suffragio femminile: i cittadini di entrambi i sessi, maggiori di 23 anni, avrebbero avuto pari diritti elettorali. Per quanto riguarda il regime del diritto familiare, l’articolo 43 affermava che la famiglia era sotto la protezione speciale dello Stato e che lo scioglimento del vincolo matrimoniale poteva avvenire per mutua volontà o per volontà di un solo coniuge per giustificato motivo. La famiglia, e il ruolo che ricopriva la donna all’interno di essa, ebbero grande rilievo, ma si reggevano su principi di tipo laico e civile57. Un altro traguardo fu raggiunto con l’approvazione della legge sul divorzio del 1932. La legge suscitò grandi polemiche acuendo lo scontro tra il modello tradizionale della famiglia cattolica e il nuovo modello di matrimonio, che poteva sciogliersi a parità di condizioni. Questa legge fu una delle più avanzate per l’epoca.Alla data di entrata in vigore della legge, il 2 marzo 1932, ci furono solo due paesi europei che non avevano ancora regolamentato il divorzio: l'Italia e il Portogallo. In effetti, questa legge fu adottata come modello in molti paesi europei che contemplavano un modello familiare che non corrispondeva alla realtà sociale.58.

Questa Costituzione non fu comunque in grado di sanare del tutto il divario esistente tra uomo e donna, lo dimostra il fatto che fu confermata nel Codice civile spagnolo la figura del marito come rappresentante legale della moglie59. Il desiderio di rompere con una società patriarcale favorì comunque la nascita di importanti associazioni femministe e molte organizzazioni politiche, sia partitiche che sindacali, costituirono nella Seconda Repubblica associazioni femminili. Una di queste fu la Asociación de Mujeres contra la Guerra y el fascismo, destinata in seguito ad assumere diverse denominazioni. Fu un’associazione ideologicamente comunista e di carattere femminista che nacque dal ventre del Comité de Mujeres Contra la Guerra y el fascismo che venne creato a sua volta dal Partito comunista spagnolo, coincidendo con il trionfo di Hitler in Germania nel 193360. Tra le fondatrici troviamo Dolores Ibárruri Gómez, meglio conosciuta come La Pasionara e Margarita Nelken. Ibárruri. Ibarruri fu un’agitatrice comunista spagnola, nata nel 1895 da una famiglia di minatori della Biscaglia. Fu apprendista sarta, domestica e cameriera. Fece parte, giovanissima, di un

56 Tutti gli articoli della Costituzione si trovano nella pagina web del Congresso dei Deputati.

http://www.congreso.es/portal/page/portal/Congreso/Congreso/Hist_Normas/ConstEsp1812_1978/ Const1931.

57 M. Nash, Forjar la ciudadanía en femenino: igualdad y derechos de las mujeres durante la

Segunda República y la guerra civil, in Mary Nash (ed.) Ciudadanas y protagonistas históricas.

Mujeres republicanas en la II República y la Guerra Civil, Madrid, Congresso dei Deputati, 2009,

p. 28.

58 Ivi, p.31. 59 Ivi, p. 30.

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gruppo socialista e, dopo il suo matrimonio con un minatore, cominciò a scrivere su giornali rivoluzionari con lo pseudonimo di Pasionaria, che le è rimasto. Fu, nel 1921, tra i fondatori del Partito comunista spagnolo. Dopo l'avvento della Repubblica fu varie volte arrestata per la sua propaganda; nel febbraio 1936 fu eletta alle Cortes, di cui fu poi uno dei vicepresidenti. Margarita Nelken fu una pittrice, critica d’arte e giornalista nata a Madrid. Affiliata al Partito socialista operaio spagnolo. Nelken fu contraria al suffragio femminile, discostandosi così dall’opinione maggioritaria del suo partito che ne era favorevole. A suo avviso la scarsa preparazione politica delle donne spagnole avrebbe finito per danneggiare il consolidamento e lo sviluppo del regime di sinistra che lei stessa difendeva.

L’obiettivo principale dell’organizzazione era raggiungere l'indipendenza delle donne per la loro piena integrazione nella società. A differenza delle organizzazioni simili, ebbe un contenuto più politico che sociale, preparando e formando le donne alla lotta contro il fascismo. Era composta da donne appartenenti a diversi orientamenti politici: comuniste, socialiste e la maggioranza repubblicane. Con lo scoppiò della guerra civile l’associazione, ribattezzata Asociación de Mujeres

Antifascistas, acquistò un ruolo di vitale importanza al fronte61.

Anche la destra femminista si organizzò durante la Seconda Repubblica, costituendo una sezione della falange spagnola, JONS (Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista), fondata nel 1934 da José Antonio Primo di Rivera62. Il movimento si definiva nazional-sindacalista e proponeva un programma di tipo rivoluzionario che si ispirava agli altri movimenti fascisti presenti in Europa. Si contestava il capitalismo e il marxismo e si auspicava il superamento della democrazia parlamentare a favore di una forma di governo su base corporativa.

Con lo scoppio della guerra civile, presero vita una grande quantità di associazioni femminili, alcune vicine all’ala nazionalista e altre vicine all’ala repubblicana, e si accentuò l’attività di quelle già esistenti. Inoltre, furono riconosciuti alle donne nuovi diritti che le portarono a occupare nuove posizioni, come ad esempio quello di arruolarsi nelle milizie63. Tra il 1923 e il 1930 in Spagna, Miguel Primo de Rivera instaurò un regime semi-dittatoriale con l’appoggio del re Alfonso XIII. Nel 1930 de Rivera fu costretto a dimettersi a causa delle proteste interne e nel 1931 si svolsero le elezioni che segnarono una netta vittoria delle forze di sinistra. A questo punto il Re decise di abbandonare il paese e il 9 dicembre del 1931 venne proclamata la Repubblica. Il paese si trovò in una situazione sociale ed economica di grande arretratezza: persistevano rapporti sociali di tipo feudale poiché la maggior

61http://lahistoriaenlamemoria.blogspot.com/p/asociacion-de-mujeres-antifascistas.html [visitato:

30 novembre 2019].

62 K. Richmond, Las mujeres en el fascismo español. La sección femenina de la Falange,

1934-1959, Madrid, Alianza, 2004, pp. 20-23.

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parte delle terre erano in mano a grandi proprietari terrieri, tra cui la Chiesa cattolica, che in Spagna in quel momento si caratterizzava per una visione del mondo particolarmente reazionaria. Le prime riforme del governo repubblicano si concentrarono sulla riforma agraria e la laicizzazione dello Stato, provocando una netta reazione dell’opposizione che nell’estate del 1932 tentò un colpo di Stato. Il tentativo fallì ma nel novembre del 1933 le elezioni vennero vinte da una coalizione formata da gruppi monarchici e cattolici: il nuovo governo di destra mise in atto una dura repressione sociale, in particolare soffocò un’insurrezione anarchica verso la fine del 1934. Alle nuove elezioni del febbraio 1936 le forze di sinistra si presentarono unite: i comunisti si schierarono con socialisti e repubblicani nella coalizione del Fronte popolare, seguendo la nuova politica dettata dall’URSS nel congresso del Komintern dell’agosto 1935 che riteneva prioritaria la lotta contro il fascismo, indicato come il principale nemico. Il Fronte popolare vinse le elezioni e in tutto il paese scoppiarono le prime rivolte: da un lato la collera popolare si rivolse contro il clero e i grandi proprietari terrieri; dall’altro le forze reazionarie reagirono con violenza, perpetuata in particolare dai gruppi fascisti del partito della Falange, nato nel 1933 per iniziativa di José Antonio Primo de Rivera, figlio dell’ex dittatore.La contrapposizione interna si trasformò in guerra civile tra il 17 e il 19 luglio del 1936, quando un gruppo di militari guidati da cinque generali, tra cui spiccava Francisco Franco, iniziò una ribellione armata partendo dal Marocco spagnolo. Inizialmente il governo repubblicano riuscì a mantenere il controllo su gran parte della marina e dell’aviazione e poté contare sull’appoggio di un’intensa mobilitazione popolare. Così mentre gli insorti conquistavano la Spagna occidentale, il governo riuscì a mantenere il controllo delle zone più ricche e industrializzate, ovvero la capitale e le regioni del nord-est. Il ribaltamento degli equilibri in questa guerra dipese molto dal ruolo giocato dalle potenze europee. Germania e Italia decisero fin da subito di appoggiare la ribellione di Franco, che si rifaceva all’ideologia fascista: Hitler inviò aerei, armi e rifornimenti, mentre Mussolini organizzò un contingente di 50.000 uomini, ufficialmente volontari ma in realtà membri dei reparti regolari. Sul fronte opposto la Francia, governata anch’essa dal Fronte popolare, avrebbe voluto intervenire ma venne di fatto bloccata dall’opposizione dell’alleato inglese: la Gran Bretagna minacciò infatti di non aiutare la Francia in caso di attacco tedesco se questa fosse intervenuta in Spagna. Gli inglesi temevano che una vittoria della coalizione repubblicana in Spagna potesse essere il preludio per la sua trasformazione in uno Stato socialista, inoltre non desideravano giungere ad una rottura con Germania e Italia e per questo spinsero la Francia a non intervenire. Il governo francese decise quindi di proporre agli stati europei un patto di non intervento: sottoscritto nell’agosto del 1936 anche da Hitler e Mussolini, non venne però rispettato dai due regimi fascisti che continuarono a supportare il generale Franco.Anche l’URSS aderì in un primo tempo al “patto di non intervento” ma in ottobre, visto il crescente impegno italo-tedesco in Spagna, decise di intervenire direttamente inviando aiuti

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al governo repubblicano e favorendo la formazione delle Brigate internazionali: composte da più di 30.000 volontari provenienti da tutta Europa. Nel settembre del 1936 Francisco Franco riuscì ad impadronirsi della zona di San Sebastián, isolando i territori repubblicani dal confine francese. Alla fine del mese Francisco Franco venne proclamato capo del legittimo Stato spagnolo dalla giunta militare, creando così una divisione di fatto del territorio iberico e ottenendo l’appoggio della gerarchia ecclesiastica e di una parte della borghesia moderata. Inoltre, Franco diede vita a un nuovo partito: dall’unione tra l’originario partito falangista di Primo de Rivera e le altre componenti reazionarie nacque la Falange Nazionalista.

D’altra parte, nel fronte repubblicano, al cui interno si erano compattate una serie di forze composite che spaziavano dai partiti democratici di sinistra ai movimenti autonomisti basco e catalano, iniziarono a farsi strada divisioni interne. In particolare, una parte della borghesia repubblicana si allontanò dalla coalizione, impaurita dagli eccessi di violenza mostrati soprattutto dal settore anarchico del fronte, mentre crescevano i contrasti interni riguardanti l’organizzazione della società nei territori controllati. La situazione della Repubblica spagnola fu quindi sempre più compromessa: nella primavera del 1938 i franchisti riuscirono a dividere il territorio repubblicano, isolando così Madrid dalla Catalogna, mentre i repubblicani vennero abbandonati dai loro alleati fino al ritiro delle Brigate internazionali nell’autunno dello stesso anno. I repubblicani resistettero strenuamente ancora alcuni mesi, fino a quando nel marzo del 1939, dopo un assedio durato un anno, Madrid cadde. Questo avvenimento stabilì di fatto la fine della Repubblica spagnola e l’inizio della dittatura di Franco. La guerra civile lasciò la Spagna provata dalle distruzioni e con un grave dissesto economico64.

1.3 Le spagnole durante la Guerra civile

La Guerra Civil trasformò la vita delle donne spagnole, anche dando loro una maggiore autonomia di movimento e decisione. Nonostante le dure condizioni del fronte, molte donne vissero la guerra come un’esperienza emozionante che permise loro di sviluppare una nuova consapevolezza in una società spagnola ancora rurale65. I primi mesi della rivolta fascista, la Repubblica vide il proprio esercito fortemente debilitato, e per questa ragione i sindacati e i partiti affini alla sinistra si attivarono organizzando diverse unità paramilitari al fine di renderle operative nei mesi successi. Diverse organizzazioni libertarie, come la Confederacion Nacional del Trabajo (CNT), la Federacion Iberica

de Juventudes Libertarias (FIJL) e la Federacion Anarquista Iberica (FAI)66; organizzazione

64 G. Jackson, La repubblica spagnola e la guerra civile (1931-1939), Princeton University press,

1956.

65http://www.storiaxxisecolo.it/antifascismo/Guerraspagna20.htm [visitato: 10 dicembre 2019]. 66 M. A. Ackelsberg, Free Women of Spain: Anarchism and the Struggle for the Emancipation of

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operarie, e altre organizzazioni come la Sinistra Repubblicana, l’Unione Repubblicana eccetera, mobilitarono un gran numero di persone che andarono a formare parte delle truppe repubblicane. Ne fecero parte anche molte donne.

Bisogna ricordare che le donne spagnole non lottarono tutte a favore delle truppe repubblicane, vi furono anche quante appoggiarono l’ala nazionalista. Quest’ultime avevano un ruolo più passivo che attivo, perché a differenza delle donne che combatterò a supporto della repubblica, queste non scesero in campo impugnando le armi. La guerra restava per tutte un’attività riservata agli uomini, ciò che era permesso alle donne era di prendersi cura dei feriti, attraverso assistenza infermieristica e la produzione di abiti e uniformi.

1.4 Organizzazioni femminili nazionaliste

Le organizzazioni composte da donne dell’ala nazionalista più importanti che nacquero durante la Seconda Repubblica e che durante la Guerra Civil videro la loro attività accentuarsi furono: la Seccion

Femenina della Falange spagnola e Auxilio Social. La sezione femminile della Falange fu creata da

Jose Antonio Primo de Rivera, però fu sua sorella, Pilar Primo de Rivera, che diresse la sezione. Allo scoppio della guerra, favorirono la sussistenza della Falange grazie al loro lavoro propagandistico. Offrirono inoltre il loro aiuto attraverso la beneficienza, e formarono donne di ogni età trasformandole in portavoce degli stessi ideali67. Come la stessa de Rivera affermava:

Pero como nosotras no vamos al frente, como nosotras no morimos, nosotras estamos obligadas a hacer conocer a España entera este modo de ser de la Falange. Estamos obligadas a hacer llegar nuestras consignas a nuestros hijos y a los hijos de nuestros hijos, para que España sea desde ahora y para siempre nacionalsindicalista68.

Con l’avanzare della guerra, le loro competenze si estesero. Iniziarono a svolgere il lavoro di infermiere, si incaricarono di accudire gli orfani di guerra, si occuparono delle divise dei soldati. La Sezione femminile della Falange quintuplicò il numero delle sue affiliate già dopo qualche anno. L’altra importante organizzazione, Auxilio Social69, fu creata nell’ottobre del 1936 daMercedes

Sanz-Bachiller. Durante la guerra la sua attività si concentrò nella cura dei bambini e delle donne travolti dall’onda bellica, aprendo centri di maternità, centri infantili e mense. Nel 1937, un anno dopo la creazione di Auxilio Social, sempre sotto la guida di Mercedes Sanz-Bachiller, si creò uno pseudo

67 R. S. López, Entre la importancia y la irrilevancia, Murcia, Editoria regional, 2007, p. 14. 68 Ivi p. 141.

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servizio militare femminile denominato Servicio Social70. Tutte le donne tra i 17 e i 35 anni dovevano partecipare. Il servizio, di durata semestrale, era diviso in due parti: una parte teorica e una pratica. Inizialmente svolse compiti «tipici della donna», poi passò sotto il controllo della Seccion Femenina della Falange. Purtroppo, su questo tema c’è una scarsa disponibilità bibliografica quindi non possiamo approfondire ulteriormente questo elemento71. Nonostante Auxilio Social e Seccion

Feminina fossero due organizzazioni simili, era presente una certa rivalità. Bachiller si oppose alla

stessa essenza della Seccion Femenina così come veniva interpretata da Pilar Primo de Rivera72. Dopo il decreto di unificazione dell’aprile del 1937, Auxilio Social venne inglobato all’interno della Seccion

Femenina della Falange, che divenne l’unico movimento nazionalista femminile.

Francisco Franco fuse sotto il suo comando la Falange Española de las Juntas de Ofensiva Nacional

Sindicalista e la Comunion Tradicionalista, creando un nuovo partito unico denominato Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista. Il decreto di

unificazione, tuttavia, non eliminò i conflitti esistenti fra le varie fazioni. All’interno della Seccion

Femenina, in cui vennero a confluire tutti i movimenti, esistevano tre correnti in discordia tra loro:

falangiste, jonsistas, e Margaritas73. Quest’ultime, erano le più resistenti all’integrazione. Il servizio

al fronte e presso gli ospedali, dedicato alla cura dei combattenti e dei feriti da guerra, rimase sotto il controllo delle Margaritas, provocando l’ira delle militanti falangiste che si sentirono escluse. La

Seccion Femenina continuò a crescere e negli ultimi mesi di guerra raggiunse all’incirca 900 000

membri74.

1.5 Organizzazioni femminili repubblicane

Per quanto riguarda le donne appartenenti all’ala repubblicana, la loro attività fu intensa ancora prima dello scoppio della guerra civile. Le organizzazioni femminili unirono le loro forze affinché la donna repubblicana diventasse un elemento attivo anche durante la guerra nella lotta contro il fascismo. Alcune parteciparono come miliziane, impugnando le armi e combattendo.

Le organizzazioni femminili più importanti furono la Agrupación de Mujeres Antifascistas, Mujeres

libres e il Secretariado Femenino del Partido Obrero de Unificación Marxista (SF POUM).

70 Ibidem.

71 P.R. Mesas, El Servicio Social de la mujer de Sección Femenina de Falange: su implantación en

el medio rural, pp. 1-19.

72https://es.wikipedia.org/wiki/Secci%C3%B3n_Femenina [visitato: 3 gennaio 2020].

73 S. R. López, El patio de la cárcel: la Sección Femenina de FET-JONS en Almería (1937-1977),

Sevilla, Fundación Pública Andaluza Centro de Estudios Andaluces, 2010, p. 164.

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La Agrupación de Mujeres Antifascistas iniziò la sua attività prima dello scoppio della guerra civile spagnola, ma fu durante gli anni bellici che potenziò notevolmente il proprio impegno75. Fondamentalmente vicina agli ideali comunisti, e presieduta da Dolores Ibarruri, detta la Pasionaria, dichiarava di essere aperta a tutte le fazioni politiche perché considerava che la migliore strategia per sconfiggere il fascismo fosse quella di creare un’alleanza nazionale femminile. Si trasformò in un movimento chiave per le donne socialiste espulse dal proprio partito e riuniva donne comuniste, socialiste e repubblicane. La AMA si autodefiniva come l’unica organizzazione femminile unitaria e transpolitica che rappresentava tutte le donne antifasciste di qualsiasi orientamento 76, ciononostante non prese in seria considerazione le richieste delle donne apolitiche. L’obiettivo perseguito dall’organizzazione era duplice, da una parte, l’integrazione della donna nella lotta antifascista e, dall’altra, promuovere il partito comunista spagnolo. Questa fu una delle organizzazioni più importanti, l’unica appoggiata dal governo, che gli affidò l’incarico di creare la Comisión de Auxilio

Femenino77, con la funzione di provvedere ai rifornimenti destinati al fronte e di svolgere lavoro

assistenziale. Purtroppo, tale obiettivo fallì per la diffidenza di molti nel commissionare alle donne compiti bellici, concentrando piuttosto le proprie attività attraverso l’assistenza, la formazione, l’istruzione e la mobilitazione contro il nemico. Svolse comunque il suo ruolo nell’istruzione e nella formazione politica delle donne nella lotta antifascista.

Mujeres Libres78, invece, fu un’organizzazione d’ispirazione anarchica. Nata come il titolo di una

rivista per donne e scritta da donne, durante la guerra civile diventò un vero e proprio movimento femminista. Il suo obiettivo primario era l’emancipazione della donna dalla servitù, dall’ignoranza e dalla sottomissione sessuale. Per prepararsi ai ruoli di leadership nel movimento anarchico, organizzarono scuole, gruppi sociali, in modo che potessero acquisire autostima e fiducia nelle proprie capacità e connettersi tra loro per sviluppare la propria consapevolezza politica. Durante la guerra e in contrapposizione alla AMA, l’associazione Mujeres Libres ebbe l’opportunità di mettere in atto, seppur fugacemente, i propri principi rivoluzionari79, però i drammatici eventi e il devastante svilupparsi della guerra misero fine al sogno che desideravano realizzare, e decisero di concentrandosi nella lotta antifascista e alle attività di ausilio.

75 C. Fauré, voce Diccionarios Akal, in Enciclopedia histórica y política de las mujeres: Europa y

América, Francia, 1997, pp. 566-567.

76 Ivi, p. 568. 77 Ivi, p. 583.

78 M. Ackelsberg, Free Women of Spain: Anarchism and the Struggle for the Emancipation of

Women, Canada, AK press, 1991, p. 115.

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Vi fu, infine, l’organizzazione repubblicana denominata Secretariado Femenino del Partido Obrero

de Unificación Marxista (SF POUM)80. Era un organo ufficiale del partito operaio creato nel settembre del 1936 e, nonostante il vincolo partitico, vantava una certa autonomia. Il suo obiettivo primario era reclutare le donne affiliate al partito ed istruirle ai principi marxisti e rivoluzionari, avvicinandole al mondo del lavoro. Attraverso il loro quotidiano Emancipación Obrera, che fungeva da strumento di propaganda, trasmisero ideali femministi e denunciarono l’ancora imperante sessismo. L’organizzazione concentrò le proprie energie nella lotta antifascista e rivoluzionaria. Le loro opere ricalcarono quelle di altre organizzazioni, con prevalenza delle attività di ausilio, progetti per l’alfabetizzazione, formazione politica, con particolare attenzione all’educazione sessuale81. Oltre

alle operazioni di soccorso nella retroguardia, il SF POUM, formò militarmente le donne con l’obiettivo di creare un battaglione femminile, ma senza riuscirvi.

Nei primi mesi di guerra si avviò quindi una spettacolare mobilitazione: migliaia di donne furono coinvolte nella fortificazione di barricate, nella cura dei feriti, nell’organizzazione dell’assistenza sociale e sanitaria della retroguardia, nella realizzazione dei servizi ausiliari di guerra, nella formazione culturale e professionale. Il loro contributo fu chiave nella resistenza civile della retroguardia, tuttavia, la pluralità delle risposte organizzative date per la resistenza antifascista mise in luce la grande polarizzazione esistente fra le varie forze politiche repubblicane e di sinistra. I programmi e le strategie delle diverse organizzazioni femminili esibirono concezioni divergenti non solo del contesto politico ma anche del ruolo che avrebbe dovuto trovarvi la donna. Nonostante i temi affini come il lavoro, l’istruzione, la mobilitazione delle donne nella lotta antifascista, le differenti organizzazioni partirono da premesse politiche molto differenti. La coesione politica che lo scontro con il fascismo produsse nella società repubblicana non riuscì a stabilire un progetto comune tra le donne, né a favorirne una profonda, reale emancipazione.

1.6 Le Miliziane

Durante la guerra civile, nella zona repubblicana si assistette ad uno stravolgimento del ruolo muliebre, strappandolo dall’ambiente domestico a cui era relegato, e destinando alle donne nuovi spazi politici e sociali. Una figura particolare fu quello della miliziana82: non ci si limitò a servire nella retroguardia, ma bensì decise di incorporarsi alle milizie, impugnare le armi e partecipare attivamente sul campo di battaglia. Le miliziane divennero un simbolo molto popolare che

80 C. Fauré op. cit, pp. 566-568. 81 Ibidem.

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incarnavano il modello di una donna forte, indipendente e coraggiosa, con un obiettivo molto chiaro: la lotta antifascista.

Nei primi mesi di guerra, a differenza degli uomini che furono reclutati e ricercati direttamente per essere incorporati nelle milizie, le donne scelsero liberamente di prendervi parte. Il rifiuto da parte degli addetti al reclutamento, per ragioni di genere, spinse molte donne a rivendicare il proprio diritto a partecipare alla guerra, seppur dovendo costantemente dimostrare la propria forza e utilità. Quantitativamente parlando, l’esistenza delle miliziane non fu elevatissimo, ma qualitativamente il loro contributo fu fondamentale, ben al di là dell’impugnare «semplicemente» l’arma contro il nemico. La loro versatilità fu estremamente necessaria al fronte.

Mary Nash, in uno dei suoi innumerevoli studi sul tema, afferma che:

Era imposible determinar la cantidad de milicianas que desempeñaron funciones auxiliares en los frentes de combate, si bien todos los testimonios que existen indican que eran relativamente pocas. La miliciana vasca Casilda Méndez era la única mujer de su unidad en el País Vasco; posteriormente, cuando fue al frente de Aragón después de la caída del norte, solo había otra mujer en su unidad. Las catalanas del frente de Aragón constaban de una pequeña élite de mujeres, mientras que, al parecer, el grupo más grande había sido el contingente de 30 milicianas que acompañó a otro de 400 hombres a las Islas Baleares en agosto de 193683.

Spinte da una radicata coscienza politica formatasi nelle organizzazioni femminili, le donne sentirono l’esigenza e il desidero di partecipare alla guerra. Inoltre, lavorare nelle retroguardie non era gradito da tutte e in alcuni casi spinse alcune di loro ad impugnare le armi, oppure decisero di formar parte delle milizie perché i familiari ne facevano parte; fidanzate, mogli, madri si diressero assieme ai lori cari a combattere contro il fascismo84. Purtroppo, le miliziane non ricevettero sempre il sostegno dei loro compagni, in molti casi impreparati a vedere una donna impugnare un’arma relegandole, in molte occasioni, ad occuparsi piuttosto a compiti considerati più idonei, soprattutto legati alle attività di cura, seppur al fronte85. Per quanto grandi fossero i progressi sociali raggiunti con la Seconda

Repubblica, il maschilismo restava dominante e si riproduceva sui fronti di combattimento86.

L’incapacità di separare la persona dal sesso fu spesso causa di frustrazione per molte miliziane.

83 M. Nash, Rojas, las mujeres republicanas en la guerra civil, Madrid, Taurus, 1999, p. 163.

84 Ivi, p. 147.

85 Ivi, pp. 156-160. 86 Ibidem.

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Durante i primi mesi di guerra si diffuse l’immagine della miliziana come quella di una eroina, simbolo della generosità, del lavoro e della resistenza popolare antifascista. Però si lasciò ben chiaro quale fosse il suo posto. Dopo i primi mesi di guerra, tra la fine del 1936 e l’inizio del 1937, la figura della miliziana andò svuotandosi. Dal fervore propagandistico, si passò al rifiuto assoluto di dirigerle al fronte, facendo appello a giustificazioni sessiste e cercavano di convincere le donne che la loro presenza era necessaria, ma lontana dalle trincee. Sia i partiti che i sindacati si misero d’accordo, e le stesse organizzazioni femminili che, mesi prima, formarono ideologicamente le donne, adesso chiedevano che queste fossero destinate alla retroguardia.

Francisco Largo Caballero, presidente del governo della Repubblica dal settembre del 1936 a maggio del 1937, e ministro della guerra, approvò decreti militari che imposero la ritirata delle donne dal campo di battaglia, inoltre avvisò i volontari stranieri che le donne non avrebbero potuto arruolarsi nella milizia87. Si assistette a una specie di «sabotaggio» dagli stessi partiti di estrema sinistra, come

il Psuc, che cambiò il proprio slogan: la donna doveva passare dal fronte alla retroguardia. Organizzazioni femminili come la Sezione Femminile del Poum dichiararono che la responsabilità della donna in guerra dovesse essere diversa da quella dell’uomo88. La scomparsa delle donne dallo

scontro bellico fu giustificata anche sulla base della loro impreparazione militare, un fatto forse innegabile, seppur non certo irrimediabile, né sostanziale in quanto persino i bambini furono destinati ad impugnare le armi89 e nessun organo ufficiale si preoccupò di destinarli alle retroguardie, in ragione della loro impreparazione militare, né tantomeno di affidarli agli orfanotrofi o a case di accoglienza.

Un ulteriore argomento, destinato a riscuotere grande popolarità, fu quello che invocò alla conservazione della moralità dei costumi delle donne, e si usò strumentalmente il tema della presunta prostituzione cui sarebbero state esposte le donne al fronte. Venne condotta una campagna propagandistica in cui si accostava la figura della miliziana a quella della prostituta, accusandola di diffondere malattie veneree. Ciò si deve al fatto che durante i primi tempi di guerra formarono parte della milizia anche alcune prostitute90. La miliziana passò dall’essere una eroina di guerra, esempio di patriottismo e lotta antifascista, a essere ripudiata dai propri compagni.

Dal 1937 le miliziane continuarono ad esistere, ma la loro presenza si ridusse notevolmente91.

87https://journals.openedition.org/argonauta/1894 [visitato: 10 dicembre 2019]. 88 R. S. Lopez, op. cit, pp. 148-149.

89https://journals.openedition.org/ccec/3271 [visitato: 13 dicembre 2019].

90

https://serhistorico.net/2018/06/25/la-miliciana-en-la-guerra-civil-de-heroina-a-prostituta-1936-1937/ [visitato: 20 dicembre 2019].

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CAPITOLO 2

LA LOTTA DELLE SPAGNOLE DURANTE LA DITTATURA FRANCHISTA

2.1 La condizione femminile nella Spagna franchista

Dopo tre anni di violentissimi combattimenti, il 28 marzo 1939, il generale Francisco Franco conquistò la capitale spagnola. Il primo aprile la radio diffuse, sotto il comando del generale Franco, il seguente messaggio:

«En el día de hoy, cautivo y desarmado el Ejército Rojo, han alcanzado las tropas nacionales sus últimos objetivos militares. La guerra ha terminado92».

Con queste parole si chiuse definitivamente l’era Repubblicana e iniziò la dittatura franchista. Il regime mostrò da subito la sua natura repressiva attraverso la Ley de Responsabilidades Politicas93 approvata nel febbraio del ’39. La legge era finalizzata a colpire, con effetto retroattivo a partire dal 1934, tutti coloro che avevano militato o erano stati simpatizzanti con partiti o associazioni filo repubblicane, e dal luglio del ’36 coloro che si opposero al Movimiento Nacional94. La nuova

legislazione franchista soppresse il matrimonio civile, il divorzio e le altre modifiche emancipatrici introdotte in età repubblicana nel Codice civile. L’aborto e l’adulterio riconosciuti come delitti, il primo addirittura come un crimine contro lo Stato.

Il regime franchista promosse politiche di genere dirette a istituire un «nuovo» modello ideale di donna, la moglie «perfetta», senza alcun riconoscimento di capacità di agire. Vennero promulgate leggi che mettevano le donne sullo stesso piano dei minorenni, dei sordomuti e dei malati mentali. Il regime franchista significò per la donna spagnola una regressione, essa venne considerata un soggetto in stato di minorità, sotto l’immancabile tutela dell’uomo95. Il Movimiento Nacional96ricondusse la

donna spagnola nel luogo che per «natura» le apparteneva: la casa. La partecipazione della donna riguardava puramente la sfera privata e tornava ad essere relegata alla figura di madre e casalinga. La

92https://www.elmundo.es/cultura/laesferadepapel/2019/04/01/5c9e1cdafc6c8303388b4588.html

[visitato: 8 gennaio 2020].

93https://www.boe.es/datos/pdfs/BOE/1939/044/A00824-00847.pdf [visitato: 8 gennaio 2020]. 94 J. Casanova, Morir, matar, sobrevivir. La violencia en la dictadura de Franco, Barcellona,

Critica, 2002, p. 20.

95 R. R. Franco, ¿Eternas menores? Las mujeres en el franquismo, Madrid, Biblioteca Nueva, 2007,

pp. 234-237.

96 La Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista fu un

movimento politico di ispirazione nazionalista e fascista fondato in Spagna durante la guerra civile dal generale Francisco Franco nel 1937, fondendo i vari movimenti nazionalisti che sostenevano l'Alzamiento militare. Alla fine della guerra nel 1939, diventata partito unico franchista, noto semplicemente come Movimiento Nacional, sopravvisse come partito di riferimento della dittatura fino alla sua caduta nel 1976.

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