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La ceramica tebana dal Terzo Periodo Intermedio al Periodo Tardo

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Academic year: 2021

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________________________________________________Introduzione

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Introduzione

“ Per poter interpretare il passato in base ai dati archeologici occorre sviluppare una teoria della cultura materiale. A questo scopo l’eredità materiale deve essere suddivisa in unità piccole e facili da studiare. La ceramica costituisce una di queste unità più piccole”1.

Ad un archeologo può sembrare strano che in una pubblicazione recente come quella di Anne Seiler, 2005, l’autrice senta la necessità di spiegare l’utilità dello studio dei reperti ceramici. Ma se questo può sembrare superfluo in altri settori dell’archeologia, in Egittologia non lo è, in quanto lo studio della ceramica è rimasto a lungo marginale. Questa lacuna è maggiore per quelle forme ceramiche prive di un valore artistico intrinseco, come è appunto il caso della ceramica tebana dal Terzo Periodo Intermedio all’ Età Tarda. Si perdono cosi molte informazioni, perché non bisogna dimenticare che la ceramica, oltre ad essere un elemento datante, è anche specchio della società che l’ha prodotta, non solo delle classi elevate ma di tutti gli strati sociali.

Nel periodo storico preso in considerazione, XXI-XXX dinastia, Tebe non è più la capitale di tutto l’Egitto, ma è sede del potere del clero di Amon e attraversa una fase di decadenza. Le tombe della necropoli tebana vengono riutilizzate così come i templi di cui però viene mutata destinazione d’uso. La produzione ceramica risente di questi cambiamenti: è poco variegata, molto semplice, è totalmente scomparso l’elemento decorativo e vengono prodotti prevalentemente vasi con una specifica funzione pratica. Ci si potrebbe quindi aspettare un’ampia

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“ Um die Vergangenheit anhand archäologischer Daten interpretieren zu können, ist es notwendig, eine Theorie der materiellen Kultur zu entwickeln. Zu diesem Zweck müssen die materiellen Hinterlassenschaften in kleine, leichter zu bearbeitende Einheiten aufgeteilt werden. Keramik stellt eine solche kleinere Einheit dar.” Seiler, A., Tradition & Wandel. Die Keramik als Spiegel der Kulturentwicklung Thebens in der Zweiten Zwischenzeit, Mainz am Rhein, 2005, p. 23.

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________________________________________________Introduzione

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bibliografia sull’argomento, invece poche sono le pubblicazioni che ci documentano la ceramica di quest’epoca. A questa omissione bisogna ovviamente aggiungere quella inevitabile del tempo.

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso però, c’è stata un’inversione di tendenza e si è cominciato a colmare questa lacuna; oggi le missioni archeologiche che lavorano nell’area tebana non tralasciano di documentare e studiare la ceramica di Terzo Periodo Intermedio e Età Tarda. Questo ha anche permesso di rivalutare i primi studi, in particolare le prime attribuzioni cronologiche, grazie ad una maggiore contestualizzazione e alla possibilità di confronti. Il lavoro è però ancora agli inizi specialmente per l’Età Tarda e non è mai stata presa in considerazione tutta l’area tebana. Questa tesi ha appunto il fine di raccogliere e confrontare gli studi ad oggi esistenti sull’argomento in modo da poter delineare un quadro generale delle caratteristiche.

A questo scopo ho confrontato le forme ceramiche di tutti i siti tebani individuando le forme comuni, ma differenziando quelle che caratterizzano tutto il periodo storico considerato e quelle specifiche di un periodo limitato.

Il secondo obiettivo della tesi è la ricerca di un metodo di classificazione e di descrizione della ceramica. La difficoltà è dovuta alla terminologia sia perché le pubblicazioni sono in lingue diverse (tedesco, inglese e francese) sia perché non esiste ancora un compendio dei termini riguardo alle forme dei vasi antichi. Viene quindi generalmente usata la terminologia presa dal vasellame moderno, senza però che ci sia un accordo tra gli studiosi: la stessa forma può quindi essere denominata in modi diversi. Ovviamente questi problemi rendono più difficoltoso un confronto tra siti ed epoche diverse.

Nel mio studio della ceramica tebana del Terzo Periodo Intermedio e Periodo Tardo ho utilizzato per tradurre i diversi termini il Dictionnaire illustré multilingue de la céramique du Proche Orient ancien di Marguerite Yon2.

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Per stabilire le forme mi sono avvalsa del metodo che David Aston3 riprende da Nordström, Holthoer e Traunecker che si basa su criteri matematici. Ho scelto questo metodo perché, a mio avviso, è preciso e non fuorviante. Dal momento che la determinazione della forma e la sua descrizione servono come dati per l’analisi comparativa è necessario un metodo non arbitrario. Innanzitutto si dividono le forme tra aperte e chiuse. Il metodo prevede di calcolare il rapporto tra il massimo diametro e l’apertura della bocca, moltiplicando poi questo valore per cento. Se il risultato è maggiore di 140 il vaso è una forma chiusa, altrimenti è aperta. Successivamente bisogna calcolare il valore x dato dal rapporto tra massimo diametro e altezza del vaso moltiplicato per cento.

La tabella dei valori cosi ottenuti per le forme chiuse è la seguente: se x è minore di 50 il vaso è una giara fine (slender jar),

se x è compreso tra 50 e 90 è una giara alta (tall jar),

se x è compreso tra 90 e 115 è una giara globulare (globular jar), se x è maggiore di 115 è una giara larga (squat jar).

La tabella dei valori cosi ottenuti per le forme aperte è la seguente: se x è minore di 125 il vaso è un bicchiere (beaker),

se x è compreso tra 125 e 275 è una coppa (bowl), se x è compreso tra 275 e 500 è un bacile (dish), se x è maggiore di 500 è un piatto (plate).

Vengono inoltre definite anfore le giare fini o alte con collo alto con due o più anse verticali; brocche le forme chiuse con un’ansa; fiaschi le giare globulari con alto collo e anse; bottiglie le giare fini o alte con alto collo senza anse; vasche le grandi coppe con pareti verticali. Vengono classificate a parte anche le giare per la birra e i piatti per il pane.

Per la descrizione dei vasi ho ripreso il metodo geometrico utilizzato da Maria Cristina Guidotti4.

Tutte queste scelte non sono però valide per il primo capitolo, dedicato alla storia degli studi sulla ceramica dal Terzo Periodo Intermedio al Periodo Tardo, dove ho mantenuto la terminologia dei vari autori sia nella definizione di forma sia nella descrizione.

3

Aston, D., Egyptian Pottery of the Late New Kingdom and Third Intermediate Period (Twelfth-Seventh Centuries), Heidelberg, 1996, pp. 11-14.

4

Guidotti, M.C., Vasi dall'epoca protodinastica al nuovo regno / Museo egizio di Firenze, Roma, 1991.

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I confronti tra le forme ceramiche dei vari siti sono nel primo capitolo quelli riportati dai singoli autori, mentre nel secondo capitolo quelli da me stabiliti io. Per tutti i vasi ho adottato la stessa numerazione delle pubblicazioni, ad eccezione di un vaso del Tempio di Sethi I (tav. VIII n. 1) e dei piatti di Deir el Bahari (tav. XX n. E) che, essendone sprovviste, hanno un numero da me arbitrariamente assegnato.

Non dimenticando che un vaso oltre ad essere una forma è prima di tutto un contenitore, prodotto per una specifica funzione, ho cercato di capire quale questa fosse per quelle ceramiche che per tecnologia, forma, contenuto o decorazione lo permettevano. Mi sono soffermata in particolare sui vasi Bes che, grazie alla loro particolare decorazione, sono stati oggetto di numerosi studi.

Ho applicato questo lavoro di classificazione, descrizione e attribuzione funzionale alla ceramica inedita delle tombe tebane TT14 e MIDAN.05. Questo studio è però incompleto in quanto lo scavo delle due tombe, condotto della Missione archeologica dell’Università di Pisa sotto la direzione della Professoressa Marilina Betrò, è ancora in corso. Infine, per l’attribuzione funzionale di alcuni vasi ho potuto avvalermi della caratterizzazione del loro contenuto organico effettuata tramite la gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa. Ho svolto queste analisi presso il laboratorio diretto dalla Professoressa Perla Colombini del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa.

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