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PensieroPolitico_AraboIslamico

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Academic year: 2021

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(1)

Pensiero politico

arabo-islamico

Dialogo interculturale, l’integrazione

pluralistica dal basso e diritti umani

(2)

Islam e liberalismo

La giustizia politica dell’Occidente si ispira a una forma di liberalismo a due stadi: (i) un meta-liberalismo dei diritti fondamentali;

(ii) un liberalismo comprensivo che include una visione forte della ragione pubblica. Ci sono tre ipotesi principali sull’applicabilità di questo modello al mondo islamico:

1. Il modello liberale occidentale si può applicare integralmente ai paesi arabi di cultura islamica.

2. Il modello liberale occidentale non si può applicare per niente ai paesi arabi di cultura islamica.

3. Il modello occidentale si può applicare ma solo in parte ai paesi arabi di cultura islamica.

La questione reale è se il modello liberal-democratico può essere applicato al mondo islamico e arabo.

Se si assume che il liberalismo è caratterizzato da (1) un meta-liberalismo dei diritti fondamentali e (2) un liberalismo comprensivo basato sulla ragione pubblica si può pensare che il liberalismo si può applicare ma solo in parte ai paesi arabi di cultura islamica.

Perciò solo una revisione ermeneutica della tradizione islamica può rendere quest'ultima in qualche modo compatibile con il liberalismo. Questa opzione necessita però una rivisitazione dei testi e delle interpretazioni classiche dell’Islam.

(3)

Quale rapporto tra Islam e liberalismo?

Ad 1) Una applicazione integrale del modello occidentale è impossibile visto la corrispondenza stretta tra modernizzazione, liberal-democrazia e

occidentalizzazione quale, nel passato come oggi, rinforza reazioni fondamentalisti.

Ad 2) Invece la rinuncia al liberalismo condanna il mondo musulmano a una regressione permanente senza diritti umani e riforme del diritto penale islamico. Ad 3) Resta l’alternativa riformista come l’unica possibilità che parte dal modello della integrazione pluralistica dal basso. L’ipotesi riformista si deve confrontare con le questioni (1) sul rapporto tra tradizione islamica e una sua revisione ermeneutica e (2) sulla divisione del liberalismo in due.

(4)

Lo stato islamico

Wael Hallaq sostiene che l’Islam e lo stato moderno sono inconciliabile. Lo stato

moderno è un prodotto dell’Occidente e comporta con sé delle conseguenze nefaste in che riguarda l’ambiente, la comunità e la famiglia.

Perciò lo stato moderno deve essere sostituito con il vecchio regime islamico basato sulla Sharia.

Obiezioni: Idealizzazione utopica del passato, problemi con i mercato e la

democrazia, tesi reazionaria che deresponsabilizza il mondo arabo e colpevolizza l’Occidente.

(5)

Secolarismo e costituzionalismo nel mondo arabo

Sadik Al-Azm insiste sul nesso illuministico tra universalismo e modernizzazione.

Il terrorismo di matrice islamica è destinato alla sconfitta, proprio perché è irrazionalista e reazionario.

Abdullahi An-Na’im congiunge tre proposizioni fondamentali: (1) L’idea dello

stato islamico è contraddittoria, inapplicabile e storicamente mai realizzata. (2) Comunque Islam e politica sono difficilmente separabili visto che i cittadini sono anche fedeli. (3) La tensione tra laicità delle istituzioni e religiosità della politica può essere superato con il modello del costituzionalismo liberale.

(6)

Islam e democrazia rivisitato

In questa ricostruzione il liberalismo meta-teorico può essere applicato alle altre culture, invece il liberalismo comprensivo non può e forse non deve essere

applicato fuori del mondo occidentale.

Il primo riguarda la revisione degli ordinamenti islamici dall'interno di culture diverse in nome della rule of law e in genere della giustizia liberale. Il secondo riguarda invece una società dove la secolarizzazione è più pronunciata e la separazione dei poteri è forte e sicura.

Il liberalismo minimale consente una rivisitazione critica della cittadinanza e quindi uno status delle persone più coerente con la liberal-democrazia.

(7)

Islam liberale

Per Islam liberale si intende non tanto una sorta di adattamento o

applicazione del liberalismo occidentale al mondo islamico, quanto invece un modo peculiare di intendere l’Islam all’interno dell’Islam stesso.

Si cerca nell’interpretazione islamica dell’Islam le tracce di una visione in cui pluralismo, diritti e libertà rendano tale visione stessa in qualche modo

compatibile con il liberalismo e la democrazia occidentali.

L’Islam liberale è cresciuto attorno a una questione ermeneutica, quella basata sulla contrapposizione tra ijtihad (ragione) da una parte e taqlid (autorità).

(8)

Interpretazione del Corano

Un’interpretazione letterale dei testi non è compatibile con la giustizia liberale. Occorre un’interpretazione innovativa del Corano basati su principi

liberal-democratici.

Nasr Abu Zayd sostiene che il Corano è stato scritto in peculiari condizioni

storiche. In un’ottica aggiornato, Il Corano si rivela un testo ispirato agli ideali di giustizia fondati su principi di libertà e eguaglianza rigettando le pratiche illiberali. Le sue tesi poggiano sull’ermeneutica di Gadamer.

Comunque non basta qualsiasi revisione interpretativa dell’Islam; l’interpretazione deve essere ispirata dai principi di giustizia liberal-democratici.

(9)

Dialogo interculturale

Se non è pensabile un incontro sul giusto, bisogna rintracciare gli elementi comuni nelle diverse concezioni del bene, a cominciare dalla religione.

La tradizione liberale è nata, in Occidente, essenzialmente intorno alla

separazione tra civitas e religio. Ma la religiosità islamica non è privata, ma è squisitamente pubblica. Perciò El Fadl sostiene che ogni fondazione di diritti

fondamentali di tipo liberale nell’Islam deve accettare l’idea di una sovranità divina primitiva ed essenziale.

Ma se nell’Islam la separazione tra politica e religione è impossibile, non

dobbiamo rinunciare alla ragione pubblica? No! La ragione pubblica si può nutrire dalla religione (Lincoln), ma dobbiamo regolarne l’uso pubblico.

(10)

Ragione pubblica e Islam (al-Jabri)

La dualità in Occidente è tra umano e natura, nel mondo arabo-islamico invece la dualità è tra umano e divino. La struttura profonda, l’episteme, della cultura araba diventa tutta interna all’interpretazione dei testi religiosi (fiqh).

Nell’interpretazione si confrontano due visoni contrapposte di cui una razionalistica e l’altra ermetica e gnostica. Ci sono tre diversi ordini di spiegazione:

(i) il primo legato al linguaggio e ai testi dotati di autorità (bayan):

(ii) il secondo connesso a un’episteme basata sull’illuminazione (irfan):

(iii) il terzo vincolato dall’ordine epistemico della prova e della dimostrazione (burhan). Al-Jabri cerca di conciliare in un unico paradigma il primo e il terzo di questi livelli.

Obbiezione: Scienza e religione spesso si contrappongono e la modernizzazione

(11)

Violenza e Islam

C’è un legame tra le tecniche di illuminazione gnostica, che caratterizzano l’ermetismo mistico, e l’insorgere della violenza nel mondo arabo-islamico. La frammentazione gnostica ed ermetica del discorso conduce all’impossibilità della mediazione razionale e quindi alla violenza. Tutto ciò avviene se e solo se la ragione araba fuoriesce dal suo dominio naturale, che è quello religioso, per

entrare nel dominio della politica.

Si può sostenere che il terrorismo è l’estrinsecazione di un’ultima disperata

resistenza verso un’integrazione culturale pluralistica già inevitabilmente in atto. Da un punto di vista storico, l’insieme dei movimenti fondamentalisti islamici è in declino politico (Kepel).

(12)

Femminismo islamico

In molti paesi arabi vige un codice personale particolarmente vessatorio

nei confronti della donna. Si scopre così che i problemi sono diversi:

difficoltà di sfuggire all’obbligo del matrimonio precoce per potere

dedicarsi agli studi, ineguale accesso alle cure sanitarie, disoccupazione,

l’ingiusta ripartizione dell’eredità che impone la sharia.

Femministe islamiche, come Fatima Mernissi, Ziba Mir-Hosseini e Amina

Wadud, sostengono che solo un’interpretazione critica delle fonti

islamiche a partire dalla sharia può portare all’emancipazione delle donne

nel mondo islamico.

(13)

Il velo e l’islamizzazione delle società arabe

In molti paesi a partire dagli anni Ottanta, molte figlie delle donne svelate dal nazionalismo, dalla Siria sino alla Tunisia, hanno scelto di velarsi per ragioni diverse:

- simbolo dell’identità culturale islamica contro il modello sociale corrotto rappresentato dalla società occidentale;

- per poter recarsi a studiare o a lavorare spendendo poco.

Le società si sono re-islamizzate dal basso a causa anchedalle trasmissioni televisive dello Shaykh al-Sha‘rawi in Egitto e Shaykh Qaradawi su al-Jazeera.

(14)

Diritti umani e Islam

Dalla Dichiarazione generale dei diritti Umani del 1948 alla CEDAW (Convention to exclude all kind of discrimination against women), c’è stata una controversia permanente sulla maniera in cui le nazioni arabo-islamiche accettavano queste norme.

In linea generale le costituzioni arabe sono coerenti con il dettato dei diritti umani in materia di parità di genere. Molti paesi arabi hanno siglato anche la “Declaration of Rights of Men within Islam” (1981) e la “Arab Charter of Human Rights” (2004). Comunque non c’è dubbio che le norme locali, l’educazione famigliare e la

tradizione culturale nel suo complesso vadano in senso contrario a quanto sostenuto dalle norme internazionali.

(15)

Come confrontare le violazioni dei diritti umani?

Ci sono due strategie possibili, che chiamiamo rispettivamente “esterna” e “Interna”.

Approccio esterno: Le violazioni sistematiche dei diritti umani nell’universo arabo-islamico devono essere affrontate in via diretta dalla comunità internazionale (Beitz).

Problemi: (1) poco effetivo; (2) troppo invasivo.

Approccio interno: Col tempo vi sarà un’evoluzione all’interno non solo delle legislazione ma anche della cultura araba (ijtihad).

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