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Correlati EEG dell'immaginazione motoria in soggetti di diversa suscettibilita ipnotica

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Academic year: 2021

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Scuola di Medicina

Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale

Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia

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CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITA' MOTORIE

PREVENTIVE E ADATTATE

Presidente: Prof. Fabio Galetta

“CORRELATI EEG DELL'IMMAGINAZIONE

MOTORIA IN SOGGETTI DI DIVERSA

SUSCETTIBILITA' IPNOTICA”

RELATORE

Prof.ssa Enrica L. Santarcangelo

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CANDIDATO

Simona Ruggirello

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L'immaginazione [...] è la prima fonte della felicità umana. Quanto più questa regnerà nell'uomo, tanto più l'uomo sarà felice. (Giacomo Leopardi)

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Indice

RIASSUNTO

1. INTRODUZIONE ... 1

1.1 Immaginazione Motoria ... 3

1.1.1 Definizioni ... 3

1.1.2 Regioni cerebrali coinvolte nell’immaginazione motoria ... 4

1.2 Immaginazione Motoria e Attività fisica ... 6

1.3 Immaginazione e suscettibilità ipnotica ... 9

2. SCOPO DELLO STUDIO ... 13

3. MATERIALI E METODI ... 14

3.1 Soggetti ... 14

3.2 Procedura sperimentale ... 15

3.3 Acquisizione ed analisi dell’EEG ... 16

3.4 Variabili e analisi statistica ... 17

4. RISULTATI ... 19

4.1 Esperienza soggettiva ... 19

4.2 Potenza EEG nella banda beta ... 22

5. DISCUSSIONE ... 26 5.1 Limitazioni ... 29 6. CONCLUSIONI ... 30 BIBLIOGRAFIA APPENDICI A-D

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RIASSUNTO

L’immaginazione motoria ha un rilevante interesse in ambito sportivo e riabilitativo in quanto i training immaginativi stanno assumendo un rilievo sempre maggiore nell’allenamento di atleti e non atleti e anche di pazienti che richiedano trattamenti neuro-riabilitativi.

Una delle caratteristiche rilevanti dei soggetti altamente ipnotizzabili è la loro peculiare capacità immaginativa.

L’obiettivo della linea di ricerca in cui questo studio si inserisce è la messa a punto di training immaginativi personalizzati in soggetti sani che pratichino attività fisica (atleti e non atleti) e in pazienti da sottoporre a trattamenti riabilitativi basandosi su caratteristiche cognitive associate alla suscettibilità ipnotica, la cui misurazione è semplice, economica e stabile nel tempo.

Lo studio, che rientra nella prospettiva del modello PETTLEP, presenta differenze soggettive ed elettroencefalografiche osservate in soggetti con alto (highs) e basso punteggio (lows) di ipnotizzabilità durante compiti di immaginazione motoria eseguiti attraverso le modalità visiva (prospettiva interna) e cinestesica.

Le variabili studiate sono state ottenute con un’ intervista strutturata (vividezza dell’immaginazione e sforzo cognitivo sperimentato, tempo di immaginazione, abilità nell’utilizzare selettivamente la modalità immaginativa richiesta) e con l’analisi spettrale dell’EEG (potenza assoluta nella banda beta).

I risultati indicano che gli highs immaginano più vividamente, ma con maggior sforzo dei lows, e che sono più abili di questi ultimi nel selezionare la modalità immaginativa richiesta (visiva o cinestesica).

L’EEG indica un diverso stile immaginativo nei soggetti di diversa suscettibilità ipnotica. Infatti l’analisi della potenza della banda beta mostra cambiamenti significativi di potenza durante i compiti immaginativi rispetto alle condizioni basali soltanto nei lows, suggerendo per gli highs una maggior efficienza cognitiva.

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1. INTRODUZIONE

Si definisce immaginazione mentale “la capacità di generare, rappresentare e modificare liberamente oggetti ed eventi che non sono fisicamente presenti” (De Borst e De Gelder, 2016). Secondo questo approccio e sulla base di numerose evidenze sperimentali, si pensa che immaginazione e percezione o azione condividano meccanismi parzialmente simili (Farah, 1989; Bartolomeo, 1994; Kosslyn et al., 1995; Jeannerod, 1995).

Kosslyn e Pylyshyn furono gli autori delle due teorie sulla natura dell’immaginazione, non necessariamente alternative, che dal ’94 al 2004 furono oggetto di ampi dibattiti incentrati sostanzialmente sull’esistenza di un “deposito” di immagini che il processo immaginativo poteva rendere presente alla coscienza (percezione interna).

In particolare, Kosslyn ipotizzava che la mente, per poter produrre le immagini, avesse bisogno di una sorta di database mnemonico contenente varie immagini visive o verbali contenute all’interno della memoria a lungo termine. Kosslyn indicò infatti varie operazioni relative all'imagery, ad esempio la creazione e la proiezione delle immagini su uno schermo interiore (visual buffer) e la loro analisi attraverso un cosiddetto “occhio mentale” (Kosslyn, 1994; Fig.1.1).

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Fig. 1.1:Schema del modello di immaginazione di Kosslyn.

Questa teoria fu supportata da studi con fMRI e PET che indicavano, ad esempio, che durante la creazione di un’immagine visiva si osservava l’attivazione di aree visive corticali, considerato il luogo del visual buffer. Pylyshyn, sosteneva invece che l'attivazione di queste aree corticali non fosse necessariamente all’origine delle immagini mentali (Pylyshyn, 2003).

La teoria di Kosslynn, in effetti, non potrebbe spiegare immagini mentali di oggetti/eventi mai visti/sperimentati e la capacità di immaginare visivamente che è stata dimostrata in soggetti ciechi dalla nascita (Bonino et al., 2015). In realtà, evidenze recenti indicano la possibilità che la percezione si svolga anche attraverso meccanismi “sopramodali” non legati a specifiche modalità sensoriali e, dunque, a specifiche tracce mnemoniche (Papale, 2016).

Sebbene gli studi si siano concentrati inizialmente sulla modalità visiva (Farah, 1989; Kosslynn, 1994), siamo ormai a conoscenza che è possibile immaginare attraverso ogni modalità sensoriale e anche rappresentare mentalmente azioni (De Borst e De Gelder, 2016; Prete et al., 2016; Lima et al., 2015; Jeannerod, 1994, Guillot et al., 2009, Mizuguchi et al., 2016; Ganea e Longo, 2017). In effetti, il tipo di immagine mentale più interessante in ambito sportivo e riabilitativo è sicuramente l’immaginazione motoria, che contiene sia elementi di programmazione del movimento che di informazione cinestesica derivante dal movimento immaginato (Guillot et al., 2009; Ganea e Longo, 2017).

Un aspetto importante del processo immaginativo è la “prospettiva”. Questo fu inizialmente evidenziato da psicologi dello sport, come Feltz (Feltz e Landers, 1983) e Harris (Harris e Robinson, 1986), che distinsero l’immaginazione in

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interna ed esterna. La prima rappresentava la modalità con la quale ognuno immagina se stesso dall’interno, o “in prima persona” utilizzando anche informazioni cinestesiche, la seconda indicava la modalità che permette di immaginare se stessi dall’esterno, o in “terza persona”, cioè sostanzialmente con modalità visiva. Dunque, fu presto chiaro che l’immaginazione non rappresentava un fenomeno legato al solo senso della vista e che, al contrario, un’immagine mentale realistica doveva essere multisensoriale (Jeannerod e Decetey, 1995).

1.1 Immaginazione Motoria

1.1.1 Definizioni

Negli ultimi anni, gli studi sull’immaginazione motoria (IM), principalmente del campo della riabilitazione, dello sport e prestazioni di élite, delle neuroscienze cognitive e psicologiche, sono stati sempre più numerosi.

Jeannerod definì l’immaginazione motoria come “la produzione di immagini che possono essere sperimentate dall'interno, come il risultato di un processo in prima persona che coinvolge principalmente una rappresentazione cinestesica dell'azione. [...] Ciò implica che il soggetto senta se stesso eseguire una data azione” (Jeannerod, 1995).

L’IM venne definita da Kosslyn e dai suoi collaboratori come “esperienza quasi-sensoriale e quasi-percettiva che avviene in assenza di condizione stimolo esterna” (Kosslyn et al., 2001), mentre secondo Lotze l'immaginazione motoria è “un processo cognitivo in cui un soggetto immagina di eseguire un movimento

senza effettivamente eseguirlo e senza neanche attivare i muscoli. È uno stato dinamico durante il quale la rappresentazione di un'azione motoria specifica viene attivata internamente senza alcuna pratica del movimento. In altre parole l'immaginazione motoria richiede l'attivazione cosciente delle regioni del cervello che sono anche coinvolte nella preparazione e nell'esecuzione del movimento, accompagnata da un'inibizione volontaria del movimento reale” (Lotze e Cohen, 2006).

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Come anticipato da Feltz e Harris a metà degli anni Ottanta, l’immaginazione motoria può essere distinta in immaginazione motoria interna ed esterna (Mahoney e Avener, 1977) e, pressoché parallelamente, in immaginazione motoria visiva e cinestesica (Jeannerod, 1994). Infatti, di solito, l’immaginazione cinestesica coincide con l’immaginazione interna in prima persona, che rappresenta la forma immaginativa più complessa in quanto elabora le informazioni provenienti da molti sistemi sensoriali. Al contrario, l’immaginazione visiva coincide con quella esterna, o in terza persona, e utilizza soltanto il sistema sensoriale visivo. Tuttavia, ogni soggetto è in grado di immaginare l’azione motoria in diverse modalità e prospettive in base al tipo di compito richiesto (Callow e Hardy, 2004).

E’ stato dimostrato che l’uso delle due modalità in varie prospettive produce risultati diversi:

 l’immaginazione cinestesica migliora la forza muscolare e la coordinazione (Yue e Cole, 1992; Féry, 2003);

 l’immaginazione visiva in terza personamigliora la qualità del gesto e la postura (Hardy e Callow, 1999);

 l’immaginazione visiva in prima persona migliora la percezione dello spazio e del tempo di movimento in relazione all’ambiente (Hardy e Callow, 1999).

1.1.2 Regioni cerebrali coinvolte nell’immaginazione motoria

Le regioni corticali situate nella parte dorsale del lobo frontale sono coinvolte nella pianificazione, nel controllo e nell’esecuzione dei movimenti volontari. In particolare:

 L’area motoria primaria (M1) è responsabile dell’esecuzione del movimento;

 L’area pre-motoria e l’area supplementare motoria sono responsabili della creazione degli schemi motori di base e della coordinazione e pianificazione dei gesti motori complessi;

 L’area sensitiva primaria contribuisce ad “affinare” la programmazione e L'esecuzione del movimento inviando informazioni cinestesiche derivanti dal movimento in corso.

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Alla pianificazione del gesto motorio partecipano anche diverse regioni sottocorticali come:

 I gangli della base, importanti nell’avvio dei movimenti volontari e nell’apprendimento motorio;

 Il cervelletto che coordina sequenze sincronizzate di contrazioni muscolari e che crea un sistema di comunicazione con la corteccia motoria basato sulle informazioni che percepisce dal movimento in esecuzione.

Confrontando le attivazioni corticali associate al movimento e all’immaginazione di esso, è stato dimostrato che le aree cerebrali attive sono molto simili, a sostegno del concetto di equivalenza funzionale e della tesi secondo la quale “i processi neuronali dell’immaginazione motoria coincidono con quelli della programmazione del movimento, che però è inibito” (Jeannerod, 2001).

La tecnica principalmente utilizzata per lo studio della IM è la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), che analizza il grado di deossigenazione del sangue durante attività cerebrali assumendo che ci sia proporzionalità tra l’attivazione di particolari regioni e il consumo di ossigeno nelle stesse (effetto BOLD).

Molti studi, a cominciare da quelli di Grèzes e Decety (2001), hanno confrontato l’effetto BOLD durante movimento e IM e hanno dimostrato attivazioni comuni relative ad aree deputate alla pianificazione del movimento, anche se la corrispondenza non è totale e le abilità immaginative individuali la influenzano significativamente (Guillot, 2008).

In particolare, è stato osservato che durante l’immaginazione motoria si ha un’attivazione di tutte le aree corticali e sottocorticali responsabili del movimento, compresi quindi i gangli della base e il cervelletto (Szameitat, 2012; Burianova, 2013; Hétu, 2013; Munzert, 2009), ad eccezione dell’area l’area motoria primaria. Infatti, la sua attivazione è stata dimostrata solo durante l’immaginazione di movimenti riguardanti la mano, il piede e la lingua.

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1.2 Immaginazione Motoria e Attività fisica

L'immaginazione motoria è considerata oggi da molti psicologi dello sport come una delle più importanti abilità cognitive da sviluppare nell'atleta.

Sappiamo ormai che immaginare mentalmente un’azione o un movimento è un processo cognitivo che coinvolge tutti i sistemi sensoriali (visivo, uditivo, tattile, muscolare ed emotivo), e che permette al corpo di prepararsi all’azione da eseguire, quindi è chiaro come per esempio in fase di gara possa risultare fondamentale ai fini del risultato che l’atleta riesca a visualizzare e sentire se stesso anticipando la situazione che dovrà affrontare.

Si ritiene che, più l’immagine motoria mentale è precisa, migliore sarà la performance dell’atleta. In questa prospettiva, è stato introdotto il modello PETTLEP, che illustra gli elementi necessari a un efficace training immaginativo (Holmes e Collins, 2001) e definisce 7 elementi utili ad amplificare l’equivalenza funzionale tra l’immaginazione e l’esecuzione della performance:

Fisico (Physical), Ambiente (Environment), Compito (Task), Cronometria (Timing), Apprendimento (Learning), Emozione (Emotion), Prospettiva (Perspective).

L’immaginazione motoria è stata definita principalmente come un’esperienza soggettiva, ma molti studi recenti (Holmes e Calmels, 2008; Lotze e Halsband, 2006) hanno mostrato la possibilità di valutare in modo analitico e oggettivo l’IM; appare interessante infatti il lavoro di Mizuguchi e dei suoi collaboratori (2012) incentrato sulla “valutazione oggettiva di immaginazione motoria” appunto, mostrando interesse nell’applicazione dell’immaginazione motoria sia in campo sportivo sia in quello medico e riabilitativo.

La letteratura presenta numerose evidenze scientifiche che ci mostrano come la pratica della Motor Imagery all’interno delle sessioni di allenamento conduca ad un miglioramento della performance sportiva (Isaac, 1992; Guillot e Collet, 2008). Ad esempio l’esperimento di Isaac, effettuato su un gruppo di tuffatori, ha dimostrato come un training motorio e di IM della durata di 6 settimane incrementi le abilità tecniche e motorie rispetto al gruppo di controllo.

La qualità dell’immagine motoria può essere valutata anche attraverso il Biofeedback monitorando le risposte del sistema nervoso autonomo durante la

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sessione di IM (Roure et al., 1999); è possibile infatti rilevare alcuni indici fisiologici come la conduttanza cutanea e vari indici di attività cardiovascolare (Decety et al., 1993; Fig. 1.2). Infatti, usando questo approccio si è osservato come la modulazione di diverse variabili fisiologiche durante l’attività di immaginazione motoria si correli positivamente con il miglioramento della performance.

Fig. 1.2: In alto: Aumento della FC durante l’immaginazione (quadrati bianchi) e durante il

compito (quadrati neri) utilizzando un carico di 15kg (immagine a sinistra) e di 19kg (immagine a destra). In basso: Aumento della frequenza respiratoria durante l’immaginazione (quadrati bianchi) e durante il compito (quadrati neri) utilizzando un carico di 15kg (immagine a sinistra) e di 19kg (immagine a destra). R1-R4: fase di riposo. E1-E7: fase di esecuzione. RV: fase di recupero. [Decety et al., 1993].

Fourkas e i suoi collaboratori, nel 2008, hanno studiato invece la modulazione dell’eccitabilità corticospinale con TMS confrontando i risultati di due gruppi (esperti e non esperti) durante l’immaginazione del “dritto”, movimento specifico del tennis. Il risultato nei soggetti esperti mostrava un aumento dell’eccitabilità corticospinale durante immaginazione, mentre nei non esperti non vi era alcuna modificazione. L’aumento dell’eccitabilità corticospinale però non si verificava

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se ai soggetti esperti veniva chiesto di immaginare gesti motori specifici di altri sport. Tale risultato indica che la variazione di eccitabilità corticospinale durante l’immaginazione motoria avviene solo dopo l’apprendimento del gesto motorio specifico (Fig. 1.3; Fig. 1.4).

Fig. 1.3: Influenza del livello di esperienza motoria dei partecipanti sull’attivazione corticale

durante l’Immaginazione motoria. Le aree in rosso sono attive negli atleti esperti, quelle in blu negli atleti principianti. [1: Corteccia frontale; 2: Corteccia pre-motoria; 3: SMA; 4:M1; 5: Corteccia somato-sensoriale primaria; 6: Corteccia parietale inferiore; 7: Precuneo; 8: Lobo temporale superiore; 9: Corteccia cingolata posteriore; 10: Corteccia cingolata anteriore; 11: Circonvoluzione paraippocampale; 12: Ippocampo; 13: Insula/Corteccia frontale inferiore;14: Striato; 15: Putamen e 16: Cervelletto. Debarnot et al., 2014].

Fig. 1.4: Influenza del livello di abilità immaginativa dei partecipanti sull’attivazione corticale

durante l’immaginazione motoria. Le aree in rosso sono attive negli highs, quelle in blu nei lows. [1: Precuneo; 2: Corteccia parietale superiore; 3: Corteccia parietale inferiore; 4: Giro fusiforme; 5: Corteccia pre-motoria laterale; 6: Corteccia frontale; 7: Corteccia pre-motoria dorsale; 8: Corteccia cingolata anteriore; 9: Circonvoluzione post-centrale; 10: Corteccia cingolata posteriore; 11: Talamo; 12: Corteccia cerebellare; 13: Lobo cerebellare IV; 14: Lobo cerebellare IV/V. Debarnot et al., 2014].

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L’immaginazione motoria è stata studiata anche con tecniche elettroencefalografiche. Varie potenze spettrali sono state considerate indici di immaginazione. In particolare, sono state evidenziate variazioni della banda alpha, classico indice di attività cognitiva, e della banda beta, associata a ogni fase del movimento (Pearson et al., 2012). Tuttavia, è stato anche dimostrato che la direzione e il grado dei cambiamenti della frequenza alfa dipendono dalla modalità e dalla vividezza delle immagini, nonché dal compito specifico delle immagini e dalla familiarità dei soggetti con la condizione motoria e sensoriale immaginata (Wilson et al., 2016).

La modulazione dell'attività beta è stata osservata durante vari compiti cognitivi (Aminoff, 2012; Turella et al., 2016) ed è stata associata all'osservazione, alla pianificazione e all'esecuzione del movimento. In particolare, il maggiore aumento della potenza beta si osserva quando alla pianificazione dell'azione segue poi l'esecuzione, mentre quando la pianificazione non è seguita dall’esecuzione del movimento vi è una diminuzione dell’effetto dell’integrazione delle informazioni sensoriali date dal movimento stesso (Turella et al., 2016). Appare dunque chiaro come le tecniche di Immaginazione Motoria siano utili ed applicabili in campo sportivo, soprattutto nel miglioramento della performance degli atleti di élite (Cornelia et al., 2014), ma esse si rivelano del resto molto utili anche in campo riabilitativo, infatti vengono utilizzate nei protocolli di cura di varie patologie come Ictus (Jackson et al., 2001; Malouin et al., 2010), Malattia di Parkinson e lesioni del midollo spinale (Ersle, 1996; Alkadhi, 2005; Cramer, 2005).

1.3 Immaginazione e suscettibilità ipnotica

Con il termine suscettibilità ipnotica, o ipnotizzabilità, si intende la capacità di accettare suggestioni, cioè di modificare la percezione, la memoria e il comportamento secondo specifiche istruzioni (Elkins et al., 2015) somministrate da un ipnotista o auto somministrate.

La suscettibilità all’ipnosi si misura con scale. In base al punteggio ottenuto, la popolazione generale viene divisa in altamente ipnotizzabili (highs),

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mediamente (mediums) o poco ipnotizzabili (lows). Highs e lows rappresentano ciascuno il 15% della popolazione (De Pascalis et al., 2000, Carvalho et al., 2008). La distribuzione di ipnotizabilità generalmente riportata perciò è gaussiana, sebbene esistano studi che ne indicano una distribuzione bimodale (Balthazard e Woody, 1989).

Esistono numerose scale di suscettibilità ipnotica, costituite da item con contenuto prevalentemente cognitivo o motorio. Per una classificazione più accurata, è stato recentemente suggerito di valutare non solo il punteggio totale ottenuto dai soggetti ma anche il tipo di items che essi hanno superato (Terhune e Cardena, 2009).

E’ importante sottolineare che l’ipnotizzabilità, un tempo considerata soltanto un tratto cognitivo che rende le persone più o meno capaci di accettare suggestioni, è in realtà un tratto fisiologico associato a differenze sensorimotorie ed autonomiche osservabili anche in assenza di suggestioni e nello stato ordinario di coscienza, cioè in assenza di induzione dello stato ipnotico (Santarcangelo e Scattina, 2016). Le differenze riguardano, principalmente, il controllo posturale e della locomozione, la performance visuo-motoria, il controllo cerebellare della nocicezione, il controllo autonomico in condizioni di riposo e la disponibilità di ossido nitrico endoteliale in condizioni di stimolazione nocicettiva e di stress.

Grazie alle tecniche di imaging è stato possibile dimostrare come i soggetti highs presentino una più ampia connettività funzionale tra la corteccia prefrontale dorsolaterale di sinistra e la corteccia del cingolo antero-dorsale, l’insula anteriore, l’amigdala e lo striato ventrale (Hoeft et al., 2012). Sono state anche osservate differenze strutturali consistenti in ridotta materia grigia in varie aree cerebrali (Landry et al., 2017; Fig. 1.5) e nel cervelletto (Picerni et al., personal communication).

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Fig. 1.5: ACC: Corteccia cingolata anteriore. DLPFC: IFG: Giro frontale inferiore. IPL: Lobulo

parietale inferiore. SFG: Giro frontale superiore. PCC: Corteccia cingolata posteriore. [Landry et al., 2017].

Fig. 1.6: Immagine tratta da Picerni et al., Personal communication.

L'interazione tra l’ipnotizzabilità e l'immaginazione è complessa (Gliski et al., 1995; Kogon et al., 1998). Infatti, i questionari che valutano la vividezza dell'immagine mentale hanno mostrato raramente delle differenze significative tra soggetti highs e lows (Szrich et al., 2016), mentre sono state dimostrate delle differenze, dipendenti dal livello di ipnotizzabilità, nella scelta della

Figure 1.1 - 1ACC = Anterior Cingulate Cortex. DLPFC = Dorsolateral Prefrontal Cortex. FFG = Fusiform Gyrus. IFG = Inferior Frontal Gyrus. IPL = Inferior Parietal Lobule. SFG = Superior Frontal Gyrus. SPL = Superior Parietal Lobule. PCC = Posterior Cingulate Cortex. From Landry et al., 2017.

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modalità di immaginazione preferita (Carli et al., 2007), nei correlati spettrali EEG delle immaginazioni mentali delle esperienze visive e cinestesiche (Cavallaro et al., 2010) e nell’equivalenza funzionale della percezione dell’immaginazione (Rodionov et al., 2004; Santarcangelo et al., 2005; 2010; Carli et al., 2006; Scattina et al. 2012).

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2. SCOPO DELLO STUDIO

È stato dimostrato da studi sul riflesso vestibolo–spinale indotto da stimolazione galvanica del labirinto che i soggetti con alto punteggio di suscettibilità ipnotica (highs) hanno particolari capacità di immaginazione e di trasformazione immaginativo-percettiva (equivalenza funzionale) rispetto ai soggetti con punteggio basso (lows). Infatti durante compiti d’immaginazione di posizioni della testa diverse da quelle realmente assunte, solo gli highs modificano il riflesso vestibolospinale in base alla posizione della testa immaginata. Inoltre essi tendono ad eseguire il compito immaginativo privilegiando la modalità cinestesica, mentre i lows si servono preferenzalmente di quella visiva (Santarcangelo, 2014).

In un successivo studio EEG, si è osservato che gli highs mostrano un maggior numero di attivazioni dei lows durante l’immaginazione cinestesica (Campioni, tesi di laurea 2017).

La motor imagery (MI) si differenzia nettamente dall’immaginazione di posizioni del corpo perché comprende la simulazione del movimento e ha dunque componenti top-down, assenti invece nei compiti immaginativi precedentemente studiati.

Perciò, l’obiettivo di questo studio è stato quello di indagare le differenze soggettive ed elettroencefalografiche (potenza assoluta nella banda beta) tra highs e lows durante la Motor Imagery in modalità visiva (prospettiva interna) e cinestesica.

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3. MATERIALI E METODI

3.1 Soggetti

Sono stati selezionati 20 studenti dell’Università di Pisa, sani (in base all’anamnesi), destrimani (in base al punteggio riportato all’Edinburgh Handedness Inventory > 16), di età compresa tra i 19 e i 30 anni.

I partecipanti appartenevano ad un campione di 100 studenti di cui era stata precedentemente valutata la suscettibilità ipnotica tramite la versione italiana (Appendice A) della Stanford Hypnotic Susceptibility Scale (SHSS), form A (punteggio 0-12), che ne aveva permesso la classificazione in:

 Soggetti altamente suscettibili all’ipnosi highs, (punteggio: 8-12);

 Soggetti poco suscettibili all’ipnosi (lows, punteggio: 0-4).

 Soggetti mediamente suscettibili all’ipnosi (punteggio: 5-7)

10 Highs (SHSS score: mean, sd: 5 donne) e 10 lows (SHSS score: mean, sd: 5 donne) sono stati inclusi nello studio.

Prima della sessione sperimentale, i soggetti hanno compilato la versione italiana (Appendice B) del Movement Imagery Questionnaire-3 (MIQ-3).

Il MIQ-3 è un questionario di autovalutazione della propria capacità di immaginazione utilizzando le tre prospettive possibili, cioè visiva interna, visiva esterna e cinestesica. E’ composto da 12 items nei quali vengono descritte 12 azioni da eseguire sia fisicamente sia in immaginazione. In ciascun item vengono indicate la posizione di partenza, l’azione da eseguire e la prospettiva da utilizzare per l’immaginazione motoria. Al termine di ciascuna

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immaginazione, eseguita sempre ad occhi chiusi, al soggetto viene chiesto di valutare la propria performance immaginativa seguendo una scala con un punteggio da 1 a 7, dove 1 corrisponde a “molto difficile da vedere o da sentire”, mentre 7 a “molto facile da vedere o da sentire”.

3.2 Procedura sperimentale

Durante tutto l’esperimento ai soggetti è stato chiesto di rimanere ad occhi chiusi, comodamente seduti su una poltrona con schienale reclinabile, di rilassarsi e di tenere le mani poggiate sulle gambe in assenza di altre istruzioni. Dopo il montaggio della cuffia EEG, ai partecipanti veniva mostrato il movimento che avrebbero dovuto eseguire o immaginare in modalità visiva (solo in prima persona) o cinestesica, secondo le indicazioni che avrebbero ricevuto durante l’esperimento.

I compiti richiesti erano l’esecuzione di un movimento, ripetuta 5 volte (mov.), e l’immaginazione dello stesso movimento, eseguita prima e dopo di esso attraverso la modalità visiva (imv1, imv2) e cinestesica (imc1, imc2).

Ciascun compito era preceduto da un periodo di riposo (basale) della durata di 1 minuto.

Il movimento da eseguire durante la condizione MOV era descritto ai partecipanti attraverso la lettura dello script seguente, che prevedeva anche la segnalazione del tempo impiegato nel compito (di durata variabile):

“Partendo dalla posizione di riposo, sollevi lentamente l’arto dominante e lo estenda davanti a sé all’altezza della spalla. Chiuda il pugno della mano, come se stringesse una pallina da tennis, ed esegua una flessione dell’avambraccio sul braccio, così da toccare la spalla con la mano stretta a pugno. Ora estenda di nuovo il braccio, apra la mani e ritorni in posizione di partenza. Ripeta la sequenza per 5 volte, e al termine si fermi nella posizione di riposo. Inizi il movimento al mio VIA e quando terminerà le 5 ripetizioni mi dica STOP”.

Immediatamente prima dei compiti immaginativi si leggevano ai partecipanti i seguenti script per i due tipi di immaginazione:

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Immaginazione visiva: “Al mio VIA immaginerà se stesso ripetere lentamente e per 5 volte il movimento che le ho mostrato, da una prospettiva interna. In prima persona, come se fosse all’interno del suo corpo e vedesse l’azione attraverso i suoi stessi occhi. Quando avrà terminato le 5 ripetizioni mi dirà STOP”;

Immaginazione cinestesica: “Al mio VIA immaginerà se stesso ripetere lentamente e per 5 volte il movimento che le ho mostrato, da una prospettiva interna. In prima persona, come se fosse all’interno del suo corpo e provasse le stesse sensazioni provenienti da muscoli, tendini e articolazioni che proverebbe nell’eseguire il movimento. Quando avrà terminato le 5 ripetizioni mi dirà STOP”.

Al termine di ciascun compito immaginativo è stata somministrata un’intervista strutturata per valutare la facilità di esecuzione del compito (sforzo cognitivo, vividezza dell’immaginazione sperimentata e percentuale di uso della modalità immaginativa richiesta).

Gli item dell’intervista erano:

In una scala da 1 a 10 (1= difficile, 10= molto facile) quanto è stato facile immaginare il movimento tramite la modalità richiesta?

In una scala da 1 a 10 (1= non vivida, 10= molto vivida), qual è stata vividezza della sua immaginazione tramite la modalità richiesta?

In una scala da 1 a 10 (1= nulla, 10= totalmente) in che misura è riuscito ad utilizzare la modalità immaginativa richiesta?

3.3 Acquisizione ed analisi dell’EEG

La registrazione EEG è stata eseguita (frequenza di campionamento: 1000 Hz) attraverso il sistema standard Quick-CapEEG e QuickCell® (Compumedics NeuroMedical Supplies). I filtri sono stati applicati a posteriori (notch: 50 Hz, filtro passa-banda: 0,5-50 Hz). Trentadue elettrodi EEG (più l'elettrodo di terra, GND) sono stati collocati sul cuoio capelluto secondo il sistema Internazionale 10-20: FP1, FP2, F7, F8, F3, F4, Fz, FT7, FT8, FC3, FC4 , T3, T4, C3, C4, CZ, TP7, TP8, CP3, CP4, CPz, T5, T6, P3, P4, Pz, PO1, PO2, O1, O2, Oz.

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17

Inoltre, sono stati collegati due elettrodi auricolari (A1 e A2) e 4 elettrodi oculari. L'elettrodo usato come riferimento durante l'acquisizione era FCz; successivamente, il segnale è stato riferito a A1/A2. L'impedenza degli elettrodi è stata mantenuta sotto 10 kΩ. Il segnale grezzo è stato elaborato attraverso il pacchetto EEGlab del pacchetto Matlab (R2016a - The Mathworks, Inc., La Jolla, California). Dopo l'acquisizione, sono stati applicati due filtri al segnale un filtro notch a 50 Hz e un filtro passabanda (0,5-45 Hz), poi il segnale è stato riferito ad un elettrodo artificiale ottenuto dalla media tra A1 e A2. La correzione degli artefatti del segnale EEG è stata eseguita attraverso l'analisi delle componenti indipendenti (ICA) (Delorme e Makeig, 2004) utilizzando strumenti Matlab (Appendice C). Gli intervalli di tempo selezionati per l'analisi sono stati l'intero intervallo basale (1 min) e quello relativo al compito immaginativo (tempo indicato da ogni soggetto per la formazione e il mantenimento dell’immagine mentale).

Successivamente è stata effettuata l’analisi spettrale (EEGLab) per la valutazione della potenza assoluta della banda di frequenza beta (13-25Hz).

3.4 Variabili e analisi statistica

Due soggetti (1 high, 1 low) sono stati esclusi dall’analisi a causa dei molti artefatti nel segnale EEG. Perciò il campione studiato è costituito da 9 highs (4 donne) e 9 lows (5 donne). L’analisi statistica è stata condotta usando il pacchetto SPSS.15.

Sono state analizzate variabili soggettive ed elettroencefalografiche. Tra le prime, la vividezza, lo sforzo e la percentuale di impegno della modalità immaginativa richiesta sono state analizzate secondo il disegno: 2 gruppi (highs, lows) x 2 compiti immaginativi (visivo, cinestesico) x 2 tempi (t1, t2: immaginazioni precedenti o seguenti il movimento reale). Il tempo di immaginazione indicato dai soggetti è stato confrontato anche con il tempo impiegato nel movimento reale (2 gruppi (highs, lows) x 5 compiti (imv1, imc1, MOV, imc2, imv2).

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La potenza spettrale nella banda beta rilevata nei siti di registrazione (media delle epoche di ciascuna condizione) è stata sottoposta a trasformazione logaritmica e successivamente mediata per regioni (frontale: FP1, FP2, F3, F4, F7, F8; medioanteriore: FC3, FC4, FT7, FT8, T3, T4; medioposteriore: C3, C4, TP7, TP8, CP3, CP4; occipitale: T5, T6, P3, P4, PO1, PO2, O1, O2; mediana: Fz, FCz, Cz, CPz, Pz, Oz).

La piccola numerosità del campione e il conseguente basso effect size della maggior parte dei confronti hanno suggerito di limitare l’analisi delle variazioni di potenza avvenute entro ciascun gruppo, rinunciando al confronto tra gruppi. Dunque, l’analisi entro gruppo è stata condotta per ciascuna regione attraverso il disegno: 2 modalità immaginative x 2 tempi x 2 condizioni (basale, compito). Il sesso non è stato considerato come fattore between subjects a causa del basso numero di soggetti reclutati.

Per le distribuzioni non sferiche è stata applicata la trasformazione di Greenhouse-Geisser. Nei casi in cui si sono osservate variazioni rispetto al basale per entrambe le modalità immaginative o, per ciascuna di esse, sia prima che dopo il movimento, sono state confrontate le differenze rispetto al basale (dv, dc). I confronti post-hoc tra condizioni sono stati effettuati attraverso test per dati appaiati. Il livello di significatività è stato fissato a p<05.

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4. RISULTATI

4.1 Esperienza soggettiva

MIQ. L’analisi ha mostrato differenze significative tra highs e lows. I punteggi ottenuti al MIQ sono simili in highs e lows per le modalità visive in prima (V-1p) e terza persona (V-3p) ma significativamente maggiori negli highs (Tabella 4.1) per la modalità cinestesica C (F(1,16) =7.433, p<.016, η2 =. 347).

_______________________________________________________________ Mean sd V-1p h 5.68 1.28 l 4.66 1.86 V- 3p h 5.34 1.18 l 4.66 1.64 C* h 5.71 .630 l 4.44 1.16

Tabella 4.1. Punteggio ottenuto al MIQ-3. V-1p, V-3p, C: immaginazione visiva in prima

persona, in terza persona e cinestesica, rispettivamente. *: differenza significativa tra (h) highs e (l) lows.

Intervista. Come mostrato nella Tabella 4.2, nella sessione sperimentale gli highs hanno riportato una vividezza di immaginazione significativamente maggiore dei lows indipendentemente dalla modalità immaginativa (Fig. 4.1A).

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20

Tabella 2. Esperienza soggettiva

df=16 F p η2 contrasti Vividezza ipnotizabilità highs>lows 10.376 .005 .393 Sforzo ipnotizabilità highs>lows 13.161 .002 .451 ipn x tempo x mod 5.723 .029 .263 highs: v < c, F(1,8)=5.444, p<.028 lows: v = c Highs > lows : c1, t= 4.318, p<.001 v2, t=2.749, p<.015 c2, t=3.391, p<.006 durata modalità v < c 9.075 .008 .362 %modalità ipnotizabilità highs>lows 13.381 .002 .455

Tabella 4.2. Sintesi delle differenze significative nell’esperienza soggettiva.

Tuttavia, gli highs hanno mostrato uno sforzo immaginativo significativamente maggiore per entrambe le immaginazioni cinestesiche e per l’immaginazione visiva successiva al movimento reale (Fig. 4.1B). Inoltre, gli highs hanno riferito di essere riusciti a selezionare la modalità immaginativa richiesta meglio dei lows (Tab. 1).

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Figura 4.1 A,B,C: Colonne blu e gialle: highs e lows, rispettivamente. v, c:modalità visiva e

cinestesica, rispettivamente; v1,c1 e v2,c2: compiti immaginativi precedenti e seguenti il movimento. A: la linea indica una differenza significativa tra higs e lows indipendentemente dalla modalità. B:le line indicano differenze significative tra highs e lows: C: la linea indica una differenza significativa tra modalità immaginative indipendentemente dall’ipnotizzabilità.

c

vividezza

c c

sforzo

c1 c2

durata

(sec)

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La durata dei compiti immaginativi, che comprende il tempo necessario a ottenere l’immagine mentale e la durata del suo mantenimento (Fig. 4.1C), è stata inferiore sia per la modalità visiva sia per quella cinestesica, indipendentemente dall’ipnotizzabilità (Tab. 4.1).

4.2 Potenza EEG nella banda beta

Valori medi e deviazioni standard dei valori originali sono riportati in (Appendice D). Le figure presentate mostrano i valori originali della potenza spettrale, mentre l’analisi statistica è stata condotta sui valori sottoposti a trasformazione logaritmica. Le significatività indicate si riferiscono a questi ultimi.

L’ANOVA per misure ripetute effettuata sui valori normalizzati con trasformazione logaritmica ha mostrato attivazioni indotte dai compiti immaginativi rispetto al basale solo nei lows.

effetto (df=8) F p η2 F p η2

mod x cond bv > v, t=3.270, p=.011 57.333 .044 .417 bc < c t=2.667, p=.028

bv=v

tempo x cond 7.765 .024 .493 b1 <task1, t=3.596, p=-007

b2=task

mod x cond 6.504 .034 .448 bc<c t=2.508, p=.037

bv=v

mod x cond 5.154 .053 .392

tempo x cond 6.526 .034 .449 b1< task1 t=3.484, p=.008

b2=task2 mod x tempo x cond 5.707 .044 .416 bc1 < bc2 t=2.459, p=.039

bc1 < bv1 t=4.003,p=.004 dc1 > dc2 t=2.312, p=.05 dc1 > dv1, t=2.410, p=.043

mod x cond 4.897 .058 .380

mod x tempo x cond 7.293 .027 .477 bc1 <bc2 t=2.272, p=.053 bc1<bv1 t=2.370, p=.045 dc1>dv1 t=2.462, p=.039 dc1 > dc2, t=2.444, p=.040

tempo x cond 8.667 .019 .520 b1 < task1, t=3.105, p=.015

b2=task2 mediani frontali highs lows occipitali medioposteriori medioanteriori

Tabella 4.3. Effetti e interazioni significativi per la potenza assoluta nella banda beta. Modalità:

v, visiva; c, cinestesica. Tempo: v1, c1 e v2, c2: immaginazioni precedenti e seguenti il movimento reale. Condizione: b1, task1 e b2, task2: condizioni basali e di compito precedenti e seguenti il movimento.

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Lows. A livello frontale, la scomposizione dell’interazione Tempo x Condizione

(Tabella 4.3) nei lows ha mostrato un significativo aumento di potenza nelle immaginazioni precedenti il movimento, indipendentemente dalla modalità visiva o cinestesica, che non si osserva durante le immaginazioni seguenti il movimento.

Figura 4.2: Beta frontale (valori originali). La linea indica una differenza significativa (analisi

eseguita sui valori normalizzati con trasformazione logaritmica) tra le condizioni basali e di compito precedenti il movimento reale (b1, task1) indipendentemente dalla modalità immaginativa, solo nei lows.

Inoltre, la scomposizione dell’interazione Modalità per Condizione indica che, in generale, ci sono risposte durante le immaginazioni cinestesiche, ma non visive. La stessa interazione Modalità x Condizione è stata osservata a livello medio anteriore (Tabella 4.3) ed ha indicato un aumento di potenza durante entrambe le immaginazioni cinestesiche ma non durante quelle visive (Fig. 4.3A).

highs lows

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Figura 4.3A: Beta medioanteriori (valori originali). La linea indica una differenza significativa

(analisi eseguita sui valori normalizzati con trasformazione logaritmica) tra le condizioni basali e di immaginazione cinestesica (precedente e seguente il movimento) solo nei lows.

A livello medio posteriore e sulla linea mediana si è osservata un’interazione significativa (Tab. 4.3) Tempo x Condizione ; la sua scomposizione ha indicato un aumento di potenza per entrambe le modalità rispetto al basale solo per le immaginazioni precedenti il movimento reale (Tab. 4.3), come descritto a livello frontale.

Highs. Gli highs non hanno presentato significative variazioni di potenza beta durante i compiti rispetto alle condizioni basali (Tab. 4.3). Tuttavia, in presenza di differenze significative tra valori basali è stata analizzata la differenza tra le variazioni occorse durante i compiti rispetto al basale.

highs lows

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Figura 4.3B: Beta medioposteriori (valori originali). Le linee indicano una differenza

significativa (analisi eseguita sui valori normalizzati con trasformazione logaritmica) tra le variazioni di potenza osservate durante immaginazione visiva e cinestesica precedenti il movimento e tra l’immaginazione cinestesica precedente e seguente il movimento negli highs.

Questo ha evidenziato (Tab. 4.3), che, a livello medioposteriore (Fig. 4.3B) e occipitale (Fig. 4.4), le variazioni occorse durante la prima immaginazione cinestesica è stata significativamente maggiore di quella occorsa durante la prima immaginazione visiva e la seconda immaginazione cinestesica.

Figura 4.4: Beta occipitali (valori originali). Le linee indicano una differenza significativa

(analisi eseguita sui valori normalizzati con trasformazione logaritmica) tra le variazioni di potenza osservate durante immaginazione visiva e cinestesica precedenti il movimento e tra l’immaginazione cinestesica precedente e seguente il movimento negli highs.

highs lows

Highs Lows

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5. DISCUSSIONE

I risultati del questionario MIQ sono a favore dell’ipotesi che la modalità immaginativa propriocettivo-motoria sia utilizzata con maggior successo dagli highs (Santarcangelo et al. 2010; Campioni, tesi di laurea Università di Pisa, 2017). L’esperienza soggettiva riferita dai partecipanti durante la sessione sperimentale dimostra però che gli highs hanno sperimentato una maggiore vividezza per entrambe le modalità immaginative e sono stati in grado di selezionare più efficacemente dei lows la modalità di immaginazione secondo le richieste dello sperimentatore (%modalità). Inaspettatamente (Carli et al., 2007), gli highs hanno riferito uno sforzo maggiore dei lows per la modalità cinestesica rispetto a quella visiva per tutti i compiti immaginativi, tranne il primo in modalità visiva. In effetti, gli studi sulla capacità immaginativa dei soggetti di alta ipnotizzabilità hanno dato finora risultati non univoci (Szrich et al,. 2016). La durata dell’immaginazione indicata dai soggetti, che in tutti è maggiore per la modalità cinestesica, non contribuisce a chiarire questi risultati perché comprende sia il tempo impiegato dai soggetti a realizzare l’immagine mentale sia la durata del suo mantenimento. La mancanza di questa informazione è una limitazione dello studio.

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27

I risultati ottenuti con l’analisi della potenza assoluta della banda beta sono particolarmente interessanti, sebbene siano da considerare preliminari a causa della bassa numerosità del campione.

Teoricamente, la mancanza di significative differenze tra condizioni di compito e condizioni basali osservata negli highs potrebbe essere conseguenza di una maggiore variabilità del campione di highs rispetto a quello dei lows (che sono numericamente identici), ma allo stato attuale non è l’unica interpretazione possibile. Infatti, si deve tenere conto di due elementi: il primo è che si è assunto che i soggetti abbiano manifestato un correlato EEG della loro attività immaginativa se la potenza spettrale durante il compito è cambiata significativamente rispetto alle condizioni basali; il secondo, apparentemente contrastante, è che è stato dimostrato che quanto maggiore è l’efficacia dell’attività cognitiva tanto minore è il cambiamento dell’attività corticale (Schultz e Cole, 2016), e, in particolare, meno evidente è il passaggio da un’attività prevalentemente “distribuita” su larga scala ad un’attività limitata a networks più ristretti e più specifici (Smith et al., 1999; Cremades, 2002; Hatfield, 2004; Del Percio et al. 2009; Cheron et al., 2016).

In questa prospettiva, la mancanza di cambiamenti significativi della potenza beta negli highs può essere indice di maggiore efficienza cognitiva, cioè della capacità di immaginare più vividamente a un minor costo cognitivo. A questo proposito, si intende valutare l’attività corticale con metodi che, invece di “fotografare” l’attività EEG attraverso l’analisi spettrale, ne considerino aspetti dinamici (analisi topologica) (Hilton e Wylie, 1967) e si sono dimostrati utili nella caratterizzazione elettroencefalografica di compiti cognitivi nell’uomo (Yoo et al., 2016) e nella classificazione di comportamenti normali (Arai et al., 2014) e patologici (Khalid et al., 2016) in modelli animali.

E’ interessante notare che durante l’immaginazione cinestesica precedente il movimento reale si osserva un aumento di potenza beta rispetto alle condizioni basali, contrariamente a quanto accade per l’immaginazione di posizioni statiche, ottenuta attraverso le modalità sia visiva sia propriocettiva, che sono associate a riduzioni di potenza assoluta (Campioni, tesi di laurea Università di Pisa, 2017). Si può ipotizzare che la programmazione motoria associata all’immaginazione di un movimento (Guillot et al., 2009), ma non a quella della

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posizione di parti del corpo (Ganea e Longo, 2017), sia responsabile della differenza.

In effetti, il risultato è in linea con l’osservazione che, mentre durante un movimento si registra una diminuzione di potenza beta, subito dopo di esso si registra un aumento che dura parecchi secondi (Jurkiewicz et al., 2006; Pfurtscheller et al., 1996); questo si osserva sia dopo movimenti richiesti dallo sperimentatore sia decisi dal soggetto (Pfurtscheller e Lopes da Silva, 1999), ma anche quando i soggetti sono semplicemente “invitati a pensare al movimento” (Pfurtscheller et al., 2005; Schnitzler et al., 1997).

L’aumento della frequenza beta in queste condizioni è stato interpretato come l’effetto della riafferenza sensoriale causata dal movimento sia reale sia immaginato (Turella, 2016).

Nei compiti immaginativi si è osservato un apprendimento perché la differenza di potenza tra compiti immaginativi e condizioni basali, che nei lows è significativa prima del movimento, diventa non significativa nei compiti immaginativi successivi al movimento reale (regioni frontale, medioposteriore, linea mediana). Inoltre, la direzione del cambiamento di potenza si inverte nell’immaginazione cinestesica successiva al movimento reale, suggerendo che l’apprendimento trasformi la rappresentazione corticale del movimento da mera simulazione (Jeannerod, 2001 ) a rappresentazione “sopramodale” (Papale et al., 2016; Bonino et al., 2015).

Ovviamente la mancanza di confronto statistico diretto tra highs e lows riduce in modo rilevante il significato delle osservazioni che riportiamo.

Comunque, ci sembra interessante segnalare che le attivazioni corticali associate ai compiti immaginativi sono state osservate nei lows a livello fronto-centrale e negli highs a livello centro-occipitale, suggerendo un diverso “stile immaginativo” nei due gruppi di soggetti, una differenza che si aggiunge a quella riguardante le scarse modificazioni EEG indotte dai compiti negli highs e significative solo nei soggetti lows.

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5.1 Limitazioni

Oltre la bassa numerosità del campione, lo studio presentato ha alcune altre limitazioni. Una è la mancanza di soggetti di suscettibilità intermedia, che rappresentano la popolazione generale meglio dei lows perché ne costituiscono il 70% (De Pascalis et al., 2000; Carvalho et al., 2008). Un’altra è la valutazione dell’ipnotizzabilità attraverso una Scala Stanford (Weitzehoffer e Hilgard, 1959), il cui punteggio assicura una buona classificazione della popolazione generale, ma non delinea il profilo individuale perché non tiene conto del tipo di items che, superati, hanno contribuito al punteggio totale (Cardena e Terhune, 2009).

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6. CONCLUSIONI

Lo studio indica un diverso stile immaginativo nei soggetti di diversa suscettibilità ipnotica che eseguono compiti di immaginazione motoria. Per chiarirne i meccanismi, sono necessari ulteriori approfondimenti in un gruppo di soggetti più numeroso che comprenda anche soggetti di media ipnotizzabilità. A questo proposito, va ricordato che highs e mediums possono condividere alcune caratteristiche (Fidanza et al., 2017), cosa che aumenta molto il numero di persone in cui la valutazione dell’ipnotizzabilità può indirizzare la messa a punto di training immaginativi personalizzati.

La rilevanza dell’argomento nelle Scienze Motorie è sostenuta dall’ampia diffusione che i training immaginativi stanno via via assumendo nell’allenamento di atleti e non atleti, ma anche in quello di pazienti che richiedono trattamenti neuro-riabilitativi.

L’obiettivo di questa linea di ricerca, nel solco del modello PETLEP (Wakefield e Smith, 2012), è riuscire a mettere a punto training immaginativi personalizzati in soggetti sani che pratichino attività fisica (atleti e non atleti) e in pazienti da sottoporre a trattamenti riabilitativi basandosi su caratteristiche cognitive associate alla suscettibilità ipnotica, la cui misurazione è semplice, economica e stabile nel tempo.

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