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Il contributo italiano per il recupero e la riqualificazione dell'Iraq Museum

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Academic year: 2021

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Carlo Lippolis

Stefano de Martino

CENTRO RICERCHE ARCHEOLOGICHE E SCAVI DI TORINO

PER IL MEDIO ORIENTE E L’ASIA

Gli interventi italiani per la riqualificazione

di un patrimonio dell’umanità

Roberto Parapetti

Gianluca Capri

apice libri

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Testi a cura di:

• Carlo lippolis (premessa, capitolo 2, capitolo 4), docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente antico presso l’Università di Torino e presidente del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST);

• Stefano de Martino (capitolo 3), docente di ittitologia presso l’Università di Torino e direttore scientifico del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST);

• Gianluca Capri (capitolo 4, capitolo 5 ), architetto, lavora nel settore ambientale e nell’ambito di iniziative di cooperazione internazionale legate al recupero e alla valorizzazione del patrimonio culturale;

• Roberto Parapetti (capitolo 6, capitolo 7 ), architetto, esperto di restauro architettonico e allestimento mu-seale, direttore del Centro Italo-Iraqeno per il Restauro dei Monumenti e presidente di Monumenta Orientalia. I pannelli didattici per il Museo (capitolo 5 ) sono stati realizzati da Gaia Russo (grafica) e Marco Benetti (disegni); i testi sono a cura di Stefano de Martino, Alessandra Cellerino e Giorgio Affanni.

Progetto grafico: Gianluca Capri Impaginazione: Stefano Rolle

© 2016 CRAST - Torino isbn978-88-99176-22-8

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GlI INTERVENTI DESCRITTI IN QUESTA PUBBLICAZIONE SONO STATI REALIZZATI DA:

www.centroscavitorino.it

Il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino (CRAST) è stato fondato con atto costitutivo del 16 settem-bre 1963 per iniziativa di Giorgio Gullini e per l’impegno congiunto di Comune di Torino, Provincia di Torino, Università di Torino, come sviluppo autonomo del Centro Scavi e Ricerche in Asia dell’Is.M.E.O. e di Torino. Sostengono oggi il Centro Scavi in qualità di soci: la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, il Comune di Torino, l’Università degli Studi di Torino, la Fondazione CRT. Singoli progetti e attività finalizzate sono state finanziate negli ultimi anni da: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale DGPCC/ora DGSP, ex DGMM Task Force iraq, DGAP, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Dipartimento per la Ricerca, l’innovazione e l’Organizzazione, Dipartimento per i Beni Archivistici e Librari), Compagnia di San Paolo, Fondazione Banca Nazionale delle Comunicazioni. Da ormai quarant’anni il Centro lega così il proprio nome e quello di Torino nella ricerca storico-archeologica, soprattutto in Paesi dell’area del Mediterraneo, compresa l’Italia, e del Vicino e Medio Oriente. All’estero assolve, per delega del Ministero degli Affari Esteri, i compiti della parte italiana in accordi di cooperazione in progetti culturali con alcuni Paesi.

www.monumentaorientalia.com

L’associazione Monumenta Orientalia nasce nel 2008, su iniziativa dell’arch. Roberto Parapetti, per conti-nuare le attività nel sito antico di Jerash in Giordania, dallo stesso dirette dal 1977 al 2008 per conto del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino e per proseguire le attività in Iraq già condotte per la stessa Istituzione in qualità di direttore del Centro Italo-Iraqeno per il Restauro dei Monumenti a partire dal 1972.

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I lavori presentati in questo volume sono stati realizzati grazie al supporto di:

• Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale (MAECi)

• Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT)

• Ministry of Culture of iraq

• Ministry of Tourism and Antiquities of iraq

Ambasciata della Repubblica dell’Iraq in Italia

Ambasciata d’Italia in Iraq

State Boardof antiquitieS and Heritageof iraq

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La tutela del patrimonio culturale iraqeno

L’Iraq Museum di Baghdad: dalla sua

fondazione, al saccheggio, alla ricostruzione

La storia della Mesopotamia per parole e immagini

Il contributo italiano per il recupero

e la riqualificazione dell’Iraq Museum

Strumenti per la didattica e la comunicazione nel

nuovo allestimento della seconda Galleria Assira

Gli istituti italo-iraqeni: una lunga

esperienza di cooperazione culturale

La ricostruzione della sala di

preghiera della Mirjaniya madrasa

Indice

1

2

3

4

5

6

7

7

29

39

73

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169

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L’Iraq Museum di Baghdad è un luogo unico al mondo: rappresenta una finestra sull’arte e archeo-logia della Mesopotamia, dalle epoche più remote della storia umana fino al periodo ottomano. È un luogo unico per la ricchezza e la varietà tipologica dei manufatti esposti, perché rappresenta quasi due secoli di esplorazione, scoperta e ricerca archeologica nella “terra tra i due fiumi”, un’epopea a cui hanno preso parte grandi personaggi dell’archeologia mondiale.

Il percorso attraverso le sale del museo costituisce un ponte atemporale tra il visitatore e la gloriosa avventura delle ricerche dell’archeologia orientale. È un viaggio attraverso le varie epoche della storia dell’uomo, raccontata da grandi scoperte di grandi archeologi di ogni parte del mondo. Dal 1991, anno della sua prima chiusura, solo pochi privilegiati visitatori hanno potuto accedere a queste collezioni. Nel marzo 2015, a seguito dello sconsiderato attacco al patrimonio culturale iraqeno perpetrato dal Da’esh al Museo di Mosul e nei siti di Ninive, Hatra, Nimrud e Khorsabad, il Ministry of Tourism and

Antiquities of Iraq ha deciso la riapertura ufficiale dell’iraq Museum, come segnale forte e tangibile al

mondo intero di un’eredità che è un fondamentale capitolo della storia dell’uomo e che da tutti deve essere protetta per poi essere tramandata alle future generazioni.

Se il museo di Baghdad ha negli ultimi anni ricevuto adeguata protezione e attenzione al fine di garan-tirne la sua riapertura e fruizione, non si deve tuttavia tacere sul gravissimo problema rappresentato dal saccheggio sistematico dei siti archeologici che, dopo gli anni di guerra, è oggi ripreso su ampia scala nei territori all’interno dei confine dell’autoproclamatosi “califfato”. Nella zona meridionale dell’Iraq, dopo anni di sforzi, le autorità iraqene sono riuscite a limitare questa piaga (che tuttavia non è ancora del tutto scomparsa) grazie alla creazione di un corpo nazionale di polizia archeologica. Oggi, però, le zone tra Siria e Iraq sotto il controllo delle armate nere del Da’esh sono sistematicamente de-predate dei loro tesori da cancellare oppure da rivendere sul mercato nero antiquario: un’importante fonte di approvvigionamento finanziario per le milizie terroristiche. Questo tipo di saccheggio ha da sempre avuto alle spalle il volano del mercato illecito antiquario, che oggi rappresenta un complesso e articolato network criminale nato anche dalle richieste di acquirenti senza scrupoli dall’Occidente, dall’Estremo Oriente, dai Paesi Arabi stessi.

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iL CONTRiBUTO iTALiANO PER iL

RECUPERO E LA RiQUALiFiCAZiONE

DELL’iRAQ MUSEUM

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Dopo il saccheggio del museo nel 2003, il Centro Scavi di Torino si adoperò in maniera tempestiva per fronteggiare l’emergenza relativa alla sicurezza e alla verifica delle collezioni museali: il contri-buto offerto a questo scopo dalle istituzioni italiane è stato di primissimo piano, grazie all’interesse e all’attiva partecipazione degli ambasciatori Pietro Cordone e Mario Bondioli Osio, alla direzione del Dipartimento Affari Culturali della Coalition Provisional Administration e di Giuseppe Proietti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che da subito concordò interventi di pronta urgenza con la direzione del Museo (Jabir Khalil, Donny George), anche in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale e il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino (nelle persone dei loro presidenti Giorgio Gullini, poi scomparso nel 2004, Antonio Invernizzi e, a partire dal 2010, Carlo Lippolis, oltre a Roberto Parapetti, direttore del Centro Italo-Iraqeno per il Restauro dei Monumenti).

La politica di collaborazione del centro di ricerca torinese con le autorità iraqene, in campo archeo-logico e architettonico, è iniziata ben prima delle due guerre: in un clima di intensa attività, a partire dai primi anni ’60 il Centro Scavi di Torino condusse indagini archeologiche nell’area di al-Mada’in; nel 1969 aprirono a Baghdad l’istituto italo-iraqeno di Scienze Archeologiche e il Centro per il Restauro dei Monumenti che videro l’attuazione di numerosi progetti nel campo della tutela e conservazione dei monumenti e la partecipazione a progetti internazionali di salvataggio; sempre fruttuose furono queste occasioni di cooperazione, rivolte a casi specifici e problematici che di volta in volta venivano indicati dalla direzione delle antichità locale. È anche grazie a questo consolidato rapporto di collabo-razione che ci si trovò nella situazione di poter intervenire fin da subito dopo il saccheggio dell’iraq Museum: in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ISCR), si decise di intervenire urgentemente al recupero di alcuni oggetti danneggiati dagli atti di vandalismo e si cominciò la ricostruzione dei laboratori di restauro.

Vennero realizzati dunque i primi interventi di pulitura e conservazione di alcuni dei più importanti oggetti custoditi nel museo, che per la loro importanza rappresentano un patrimonio dell’intera umanità: il volto femminile e il vaso da Uruk, che erano stati rubati o danneggiati e poi successivamente

Il contributo italiano per il recupero

e la riqualificazione dell’Iraq Museum

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recuperati; altri interventi furono condotti su alcune statue da Hatra e su avori assiri da Nimrud che, custoditi in un caveau della Banca Centrale d’iraq, erano stati sommersi dall’acqua in seguito ai bom-bardamenti e pertanto erano soggetti a un rapido e forte degrado biologico. Il Centro torinese propose inoltre alle autorità irachene di lavorare alla riqualificazione di alcune significative sale del museo in vista di una sua auspicata riapertura, volendo dare con questo una testimonianza alla comunità di protezione dell’identità culturale del paese. Del resto il Centro Scavi di Torino aveva già da tempo operato nel campo della tutela del patrimonio culturale iraqeno e aveva intrapreso fin dal 1999, in concerto con i Carabinieri del NTPCC, la compilazione di un data base (BRiLA – Bureau for Recovering

and Investigating Iraqi Looted Antiquities) per quegli oggetti che nel primo dopoguerra del Golfo erano

stati depredati da alcuni musei provinciali iraqeni. Il progetto prevedeva la creazione di una banca dati a partire da una lista già esistente (redatta da istituzioni inglesi, americane e giapponesi) di antichità iraqene trafugate, che potesse servire di riferimento alle polizie locali e all’Interpol, nella speranza di ostacolare il fenomeno clandestino, per la verità poco noto nell’Iraq prima della guerra, che aveva co-minciato ad assumere, dai primi anni ’90, dimensioni considerevoli. Oggi, dopo il recente conflitto, una nuova banca dati è stata aggiornata ed elaborata dall’Oriental Institute dell’Università di Chicago. La collaborazione con l’Arma dei Carabinieri permise di recuperare e documentare nel 2003 un signi-ficativo lotto di materiali al suq di Baghdad, a poche centinaia di metri da quei magazzini del museo dove erano prima custoditi 800 oggetti. i restauri e i corsi di formazione continuarono fino a che, nel 2004, le condizioni di sicurezza interna si deteriorarono. Anche allora il contributo italiano non venne comunque a mancare: si era cominciato a programmare il riallestimento di alcune sale del museo, mentre i corsi di formazione per i restauratori iraqeni erano stati trasferiti ad Amman, in Giordania. Il training venne impostato come un cantiere-scuola con lezioni teoriche tenute da archeologi, storici e filologi e interventi di restauro di base compiuti su materiali archeologici e coordinati da specialisti dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (i corsi di formazione per i tecnici iraqeni proseguirono a Roma tra il 2005 e il 2006). Alcuni dei materiali archeologici sui quali si intervenne furono scelti tra quelli di un lotto di circa 1300 pezzi, sequestrato alle frontiere dalla polizia locale e riconsegnato poi all’Iraq Museum grazie anche alla mediazione del Centro torinese.

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il progetto di riallestimento delle sale più significative dell’iraq Museum venne pianificato fin dal 2003: malgrado si fosse ancora nel pieno della seconda guerra del Golfo, il Ministero italiano dei Beni e delle Attività Culturali, il Centro Scavi di Torino e lo State Board of Antiquities and Heritage of iraq giunsero a una proposta condivisa.

L’iniziativa, finanziata dall’allora Direzione Generale per il Mediterraneo e il Medio Oriente del Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, è stata resa possibile anche grazie a un contributo offerto dal Dipartimento per la Ricerca, l’innovazione e l’Organizzazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Fondazione Banca Nazionale delle Comunicazioni. Sin dal principio le autorità iraqene (SBAH e Direzione dell’iraq Museum) si mostrarono interessate a una configurazione più moderna del museo, inteso non solo come un mero contenitore di oggetti, ma anche come uno spazio di narrazione, un luogo in grado di interagire con un pubblico diversificato e contribuire al rafforzamento dell’identità nazionale.

L’Iraq Museum è un luogo ricchissimo di testimonianze di periodi storici assai diversi. Senza però il supporto di una guida preparata che sappia mantener viva l’attenzione del visitatore e sappia fornire i necessari presupposti culturali per comprendere quanto è esposto, si finisce per concludere la visi-ta con un senso di smarrimento, mantenendo il ricordo di pochi oggetti preziosi. Da qui la necessii necessari presupposti culturali per comprendere quanto è esposto, si finisce per concludere la visi-tà di pensare a nuovi strumenti per la comunicazione museale e per la didattica, utilizzando forme di linguaggio visivo in grado di suscitare una maggiore empatia per i contenuti.

i lavori per la riqualificazione di alcune sale del museo vennero quindi avviati tra il 2006 e il 2008, sotto la direzione dell’arch. Roberto Parapetti (Grande Galleria Assira, Cortile Centrale, Sale Islamiche) ed eseguiti da una ditta locale (la Engineering Correlation di Baghdad, diretta dall’ing. Ala’ Anbaki). in queste sale sono esposti i reperti architettonici più significativi dell’iraq Museum e quelli di fatto inamovibili: la Grande Galleria Assira (Great Assyrian Hall), che ospita grandi sculture dai siti antichi di Khorsabad e Nimrud risultava però male illuminata e priva di contesto archeologico. Il progetto ha previsto quindi la ricostruzione di una delle porte del palazzo di Sargon II e un nuovo impianto

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illuminotecnico. Nel cortile centrale furono allestiti pannelli illustrativi in inglese e arabo sulla storia del museo e delle civiltà della Mesopotamia antica e una presentazione della statuaria di età partica dal sito di Hatra era stata collocata d’emergenza in vari spazi del museo. Nelle sale islamiche venne proposta una soluzione per una più efficace organizzazione espositiva dei reperti, provenienti da vari monumenti datati dall’Viii al XV secolo, mediante tramezzature mobili e nuova illuminazione artificiale. In tutti gli spazi vennero inoltre installati sistemi antintrusione e monitoraggio CCTV.

il 23 febbraio 2009 le autorità iraqene decisero la riapertura dell’iraq Museum di Baghdad e per dare visibilità agli interventi italiani venne redatta una brochure (Iraq Museum 2008).

La collaborazione culturale tra Italia e Iraq non si è però fermata qui. Nel marzo 2012 il Centro Scavi di Torino e lo State Board of Antiquities and Heritage/Ministry of Tourism and Antiquities (dott. Bahaa Mayah e dott.ssa Amira Edan) hanno concordato un progetto per il riallestimento di un’altra grande galleria del piano terra dell’Iraq Museum: la seconda Galleria Assira (chiamata anche Middle Assyrian

Gallery) dove sono esposti importanti reperti prevalentemente di epoca medio-assira e neo-assira,

provenienti dagli scavi di Tell al Rimah e Nimrud. La collaborazione è continuata fino a oggi, grazie all’appoggio dell’allora direttore delle antichità iraqene e Deputy Minister for Antiquities and Heritage

Affairs, Qais Hussein Rashid.

Gli interventi nella seconda Galleria assira (Middle Assyrian Gallery) sono stati coordinati dal punto di vista scientifico da Carlo Lippolis e Stefano de Martino del CRAST, mentre il progetto architettonico è di Roberto Parapetti e Gianluca Capri.

L’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ISCR) ha assicurato una supervisione (Ales-sandro Bianchi, E.P. Battino). La realizzazione dei lavori è stata ancora una volta a cura dell’impresa iraqena Engineering Correlation, diretta dall’ing. Ala’ Anbaki; l’iniziativa è stata finanziata dal Mini- stero dei Beni e delle Attività Culturali e, come nelle precedenti occasioni, non sarebbe stata possi-bile senza il prezioso supporto logistico dell’Ambasciata d’italia a Baghdad e il sostegno attivo degli Ambasciatori Gerardo Carante, Massimo Marotti e Marco Carnelos.

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Figure 40-43. Iraq Museum: foto della Grande Galleria Assira prima degli interventi italiani di riallestimento (2004).

Tra le sale più belle dell’Iraq Museum, la Grande Galleria Assira custodisce alcuni degli oggetti sim-bolo del museo, sculture e rilievi provenienti da Khorsabad e Nimrud. Con questo primo significativo intervento di riqualificazione, avviato sin dal 2004, si è tentato di proporre nuovi modelli espositivi, aggiornando gli schemi adottati con l’originario progetto di Werner March.

la Grande Galleria Assira

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Quali sono stati gli interventi realizzati nella Grande Galleria Assira?

• La realizzazione di una volta che propone la ricostruzione di uno degli ingressi del palazzo di Sargon II a Khorsabad, sulla base della documentazione degli scavi archeologici condotti nel sito; la struttura in metallo si regge su un telaio fissato al muro, ma l’impressione è che il sostegno sia offerto da due sculture colossali rappresentanti tori andocefali e figure mitiche (cosiddetti lamassu, vd. scheda), che sono stati spostati dalle pareti a cui erano addossate. Di grande effetto scenografico, il visitatore ha la percezione, attraversando la porta, di entrare fisicamente in uno dei monumentali ambienti del palazzo reale di Sargon II; le dimensioni dell’arco consentono di apprezzare pienamente le di-mensioni delle sculture (alte 4 m) che prima risultavano schiacciate dall’elevata altezza della sala (che supera i 10 m).

• L’introduzione di un elemento continuo al di sopra dei rilievi (chiamati ortostati) in modo da far comprendere che essi erano addossati alle mura del palazzo; su questi pannelli sono stati inseriti i nuovi dispositivi per l’illuminazione dei rilievi: una luce radente riesce a rendere con più efficacia il valore plastico delle raffigurazioni. Non è stato possibile invece cambiare la sequenza dei rilievi, anche se gli studiosi hanno dimostrato che l’allestimento non è quello corretto (sulla base di un confronto con gli ottocenteschi disegni di Layard).

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Figure 44-45. Iraq Museum: due rendering realizzati per la presentazione

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Quali sono gli oggetti più interessanti della Grande Galleria Assi

ra?

Figure 50-51. iraq Museum: rilievi figurati da Khorsabad (età neoassira, Viii secolo a.C.).

• Una serie di rilievi in gesso alabastrino (ortostati, alt. 2 m) raffiguranti lunghi cortei di dignitari, funzionari o portatori di doni e tributi che rendono omaggio al re Sargon II che decoravano le pareti della residenza reale a Khorsabad (Dur Sharrukin): i rilievi esposti mostrano assiri nell’atto di tra-sportare pregiati mobili intagliati (un seggio, due tavole, un poggiapiedi), frutti di bottini di guerra o tributi, e due attendenti con un flabello e le armi del sovrano.

Tutto ciò è reso con un rilievo plastico maestoso, ricco di dettagli: dalla decorazione dei mobili, alla rappresentazione delle capigliature e delle vesti, movimentate dalle fitte pieghe di frange e scialli, al naturalismo dei volti. Grazie all’alto livello qualitativo delle botteghe di artigiani al suo servizio, Sargon ii riuscı̀ a realizzare un ambizioso programma figurativo per celebrare la potente e sontuosa corte assira, garante di un impero che non temeva confronti.

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Quali sono gli oggetti più interessanti della Grande Galleria Assi

ra?

• Sculture monumentali in gesso alabastrino, lamassu, rappresentanti tori andocefali e figure mitiche; originariamente poste a guardia delle porte urbiche e dei principali ingressi del palazzo di Sargon II (721- 705 a.C.) a Khorsabad (Dur Sharrukin), queste monumentali sculture erano concepite per proteggere i portali e incutere soggezione a chi entrava nei maggiori edifici. Rispetto ai tori alati an-drocefali posti a protezione dei principali ingressi del palazzo di Assurbanipal II a Nimrud (esposte nella seconda Sala Assira), gli esseri ibridi di Khorsabad si distinguono per le colossali dimensioni, che superano i quattro metri di altezza e il tipo di copricapo: un’alta tiara cilindrica decorata con file di rosette e sormontata da penne. Ma non sono le dimensioni a rendere imponenti queste immagini: il rilievo è molto accentuato, fino quasi al tutto tondo nella parte anteriore.

Figura 52. L’archeologo francese V. Place da-vanti alla porta urbica 3 di Khorsabad (1852-1854).

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Khorsabad - Dur Sharrukin

Nel 713 a.C il re assiro Sargon II sposta la capitale dell’Impero 20 km a nord di Ninive (presso l’odierna Mosul). L’impresa è celebrata nei suoi annali: si tratta di una fondazione ex nihilo e laddove prima non vi era nulla Sargon ii edifica un’imponente capitale, trasformandone l’entroterra, prima inospitale, in pascolo, bosco o terreno agricolo. La fondazione di Khorsabad (antica Dur Sharrukin, “fortezza di Sargon”) assume la valenza di una universale affermazione sulla natura da parte del re assiro (quale vicario del dio principale, Assur), del trionfo dell’ordine sul caos. Un gesto, però, che dopo la morte improvvisa e inattesa del re nel 705 a.C. verrà interpretato come atto di arroganza nei confronti degli dèi: ecco perché la capitale assira, sotto i suoi successori, verrà definitivamente trasferita nell’antichissima e sacra città di Ninive.

i primi scavi effettuati sistematicamente furono quelli del console fran-cese (piemontese di nascita) Paul Emile Botta. i lavori furono effettuati dal 1842 al 1844 e dal 1852 al 1855 e i meravigliosi reperti archeologici rinvenuti – tra cui soprattutto i mirabili rilievi scolpiti che narrano le gesta del sovrano e celebrano il suo apparato di corte – furono trasportati al Louvre di Parigi, che da allora cominciò a rivaleggiare con il British Museum (dove giungeranno i cicli scultorei di Nimrud e Ninive). Khorsabad venne investigata, negli anni Trenta del secolo scorso, dall’Oriental Institute di Chicago e poi, a partire dal 1957, dal dipartimento iraqeno di antichità. La città aveva un impianto rettangolare di circa 1760 per 1635 metri di lato. La linea delle massicce mura turrite era interrotta da sette porte urbiche, dedicate a varie divinità. La cittadella reale, al cui interno si trovavano il palazzo, la residenza del principe, i templi maggiori e la ziqqurat, era sopraelevata su di una terrazza a cavallo del lato setten-trionale delle mura.

Il palazzo del re Sargon II, che alla sua morte non era ancora stato ultimato, aveva una forma quadrata, con una lunghezza/larghezza di 290 metri e comprendeva oltre 200 stanze ordinate intorno a corti interne. La città, come il palazzo, non fu mai interamente completata e venne abbandonata

ancor prima della caduta finale dell’impero assiro. Figura 54. Khorsabad: piantadel palazzo reale. Figura 53. Khorsabad:

pianta della città.

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Nimrud - Kalh˜u

Nimrud (Kalh˜u) sorge 35 km a sud di Ninive, in una regione

fertile, sulla riva sinistra del Tigri. Occupa una superficie di 360 ettari circa e il suo perimetro di mura raggiunge i 7,5 km. Già in parte esplorata dall’inglese Claudius J. Rich nel 1820, i primi scavi archeologici estensivi cominciarono con Austen H. Layard (1845-1847, 1849-1851), al quale si dovrà anche la scoperta dei palazzi di Ninive. Esattamente un secolo dopo, un’altra missione inglese, questa volta guidata da Max Mal-lowan (il marito di Agatha Christie che, tra la stesura di un romanzo giallo e l’altro, partecipò alle operazioni di scavo), diede inizio all’esplorazione moderna del sito, poi proseguita con le missioni iraqene, polacche e italiane.

Il sito contiene i resti monumentali dell’antica Kalh˜u, un inse-diamento occupato dal Vi millennio a.C. fino all’età ellenistica. il periodo più significativo della città, però, fu quello neoassiro quando, nel IX secolo a.C., il re Assurnasirpal II (883-859) la scelse e rifondò come capitale del suo impero.

Questi costruì una magnifica capitale, adornando i suoi pa-lazzi e i suoi templi con materiali esotici provenienti dagli scambi e dalle conquiste militari compiute verso Occiden-te, fino alle coste del Mediterraneo. il figlio Salmanassar III completò poi l’opera del padre costruendo un proprio enorme palazzo-arsenale (Forte Salmanassar) al vertice sud-est della città bassa e la città rimase sede prestigiosa anche sotto i successivi sovrani assiri di VIII e VII secolo, per quanto la capitale venisse poi spostata prima a Khorsabad e, in ultimo, a Ninive.

L’insediamento si può suddividere in tre grandi settori. La cittadella, all’angolo sud-ovest e un tempo affacciata sul fiume Tigri, conteneva i resti dei più importanti complessi palatini

e templari della capitale, oltre alla ziqqurat. Figura 57. Nimrud: uno degli ingressi al palazzo reale. Figura 55. Nimrud: porta nelle mura di Forte Salmanassar.

Figura 56. Nimrud: restauri nella cittadella.

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All’estremità opposta, presso il vertice sud-orientale delle mura, venne edificato Forte Salmanassar, un enorme comples-so articolato attorno a grandi corti e spazi aperti che doveva fungere al tempo stesso da residenza reale, da magazzino e da edificio cerimoniale per parate militari. infine, la città bassa che era compresa tra i due settori sopra menzionati e circondata dalle mura. L’indagine archeologica ha indagato solo una minima parte dei lati ovest e sud, presso le mura e assai poco si sa sull’immenso settore che dovrebbe ancora nascondere, oltre alle case di abitazione, strutture residenziali e templari minori.

Sono state riportate alla luce le tombe delle regine assire (i re erano sepolti nell’antica capitale Assur), in parte già depredate in antico ma ancora ricchissime di capolavori dell’oreficeria assira: centinaia di gioielli in oro, argento, lapislazuli, corna-lina e altre pietre semipreziose, assieme a vetri, sigilli e altri mirabili oggetti del corredo di queste potenti e ricche donne dell’Impero. I tesori delle regine, solo in minima parte esposti e per poche ore nel 2004, sono oggi conservati nei caveaux di banche appositamente protette a Baghdad, ma si spera di poterli riportare presto nelle sale del museo della capitale. Nimrud cadde dopo l’assedio di Medi e Babilonesi nel 612, fu saccheggiata e distrutta.

Le splendide rovine di Nimrud, che ancora testimoniavano i fasti dell’epoca antica, sono state recentemente sgretolate dalla barbaria dissennata delle bande Da’esh, in quanto ritenute simbolo di idolatria (ma anche per coprire un enorme traffico di beni archeologici venduti sul mercato clandestino, tra le principali fonti economiche delle associazioni terroristiche dell’area): l’immagine del palazzo di Assurbanipal II fatto saltare in aria con un’enorme quantità di tritolo rimarrà nella storia come uno dei momenti più tristi e illogici della storia.

Figura 58. Nimrud: rilievo con la rappresentazione del re Assurnasirpal ii a lato dell’albero sacro (British Museum).

Figure 59-60: Nimrud: le recenti distruzioni del sito e delle sue testimonianze (2015). It is hard to decide what is one’s strongest impression of Nimrud: I think of it in the winter as a lofty island in a sea of mud; in the spring as a green meadow gleaming in the sun; in the early summer as a torrid watch-tower, remote and proud, in a pitiless solitude”.

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lamassu

“Ho messo tra le sue porte dei mostri da montagne e mari, fabbricati in calcare

bianco e alabastro”. (Nimrud, iscrizione dal Palazzo di Assurnasirpal II)

Figure fantastiche con corpo di toro alato e testa umana, questi esseri mitici, disposti sempre in simmetria ai lati dei passaggi o, attergati, lungo le fronti delle torri che fiancheggiano i portali dei maggiori ambienti di rappresentanza della reggia, possedevano la funzione strutturale di sostegno degli archi di copertura dei portali a cui si associava il fondamentale valore di protezione delle entrate e per estensione del palazzo e della città tutta.

Denominati lamassu o šedu lamassu, questi geni tutelari sono scolpiti ad alto rilievo in blocchi monolitici, nel co-siddetto alabastro di Mosul, e hanno una altezza variabile tra i 3,5 e i 5,8 metri. Sul lato breve del blocco è scolpita la parte frontale dell’essere mitico, le zampe accostate, in posizione di quiete, mentre lungo il passaggio il toro androcefalo è raffigurato di profilo, al passo. La visione combinata di queste due diverse posizioni nello spazio, provoca dunque la rappresentazione di cinque zampe. La muscolatura e il pelame del corpo animale, i tratti del volto umano, la folta barba e i lunghi capelli, entrambi resi con fitti riccioli, sono scolpiti con particolare cura. Gli esseri mitici indossano una tiara a calotta semplice oppure cilindrica e decorata da serie di rosette con coro-na di piume, sempre però recante due o tre paia di corna, l’attributo iconografico essenziale delle figure divine. Nelle sale dell’iraq Museum sono esposte alcune delle figure colossali provenienti dai palazzi di Assurnasirpal ii a Nimrud-Kalh˜u e di Sargon ii a Khorsabad-Dur Sharrukin. Queste sculture colossali, che decoravano quasi tutti i

Figura 61. Khorsabad: lamassu a lato della porta A del palazzo (VIII secolo a.C.).

principali edifici delle capitali assire, possono essere consi-derate un’elaborazione originale dell’arte assira di elementi decorativi che derivano da un’antichissima tradizione me-sopotamica ma anche da modelli stranieri delle zone con-quistate dall’Impero, come Siria e Anatolia. Grazie alla loro collocazione, le dimensioni e il loro forte plasticismo, queste creature ibride erano ben visibili anche da lontano.

Gli effetti di luce e ombra, forse in antico ulteriormente accentuati da integrazioni di colore, facevano sì che que-sti colossi oltre alla loro simbolica funzione di guardiani fornissero anche l’indicazione di quelli che erano i princi-pali ingressi delle strutture per coloro che entravano nelle cittadelle assire.

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(23)

lamassu

(simbologia)

La funzione di queste monumentali sculture era molteplice. innanzitutto esse avevano una funzione profilattica e magico-religiosa: baluardi a protezione degli ingressi alla città e ai palazzi e barriera contro le forze malvagie e i nemici. in secondo luogo essi accentuavano l’imponenza delle architetture e dell’opera edificatrice del re e della potenza dell’impero. Non del tutto secondaria, poi, era la funzione di guidare il “visitatore” all’interno degli spazi più esclusivi dei complessi palatini. Minore, invece, per quanto non del tutto assente, era la loro funzione strutturale: si tratta infatti di elementi addossati alle murature che fornivano ulteriore sostegno per gli archi dei passaggi e alcune rifiniture a intonaco. A Nimrud le tipologie di colossi dispiegati nei passaggi del palazzo reale erano piuttosto varie, con esseri ibridi che riunivano in sé elementi di diversi animali, tra cui uomo, toro, leone, pesce.

Una varietà che tende successivamente a decrescere se non a scomparire. A Khorsabad i grandi tori androcefali, i più monumentali dell’intera storia assira, vengono talora affiancati da geni antropomorfi alati che, esclusivamente nel caso degli ingressi alla cittadella e alla città stessa, presentano busto e volto frontale, e indossano una caratteristica tiara a terminazione arrotondata a due o tre paia di corna, compiendo un caratteristico gesto rituale tenendo una pigna nella mano destra alzata e una situla nella sinistra.

Sulla facciata della sala del trono di Khorsabad, infine, i giganteschi tori alati erano associati per la prima volta nell’arte assira di corte alla maestosa immagine di un signore degli animali, torso e volto frontali, recante nella mano destra una corta spada ricurva e nella sinistra un piccolo leone ruggente tenuto contro il petto: questo insieme di figure è considerato come vero e proprio emblema reale, appositamente creato per la nuova residenza di Dur Sharrukin, a proclamare la potenza e la legittimità del regno e della stirpe di Sargon.

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Sulla superficie liscia dei blocchi monolitici dei colossi, sul corpo o tra le zampe dell’animale, si leggono iscrizioni reali che narrano delle gesta del re (vittorie militari, opere edilizie, cacce, ecc.), riportandone gli epiteti.

Se le formule presenti sui colossi di Assurnasirpal II e Sargon II rimangono piuttosto stereotipate e sintetiche, più avanti con Sennacherib apparirà una maggiore varietà di testi e un racconto più dettagliato.

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Figure 64-66. Iraq Museum: alcune vedute dell’allestimento della Galleria Islamica prima degli interventi italiani (2004).

Più o meno in concomitanza con i lavori nella Grande Galleria Assira venne proposto ai responsabili dell’Iraq Museum di intervenire anche nelle due, delle tre, grandi sale islamiche; originariamente a conclusione della visita al museo, in queste sale sono esposti soprattutto reperti provenienti dai più importanti monumenti dell’architettura in territorio iraqeno dai secoli del califfato degli Abbasidi (Bagh-dad, Samarra) al medioevo dei sultanati Selgiuchide, Atabeg, Safavide fino al periodo ottomano. Sono elementi della grande decorazione architettonica in marmo, stucco, terracotta laterizia, maiolica e legno derivanti da scavo (Samarra), ma in gran parte proveniente da bonifiche-demolizioni novecen-tesche di monumenti fatiscenti dei principali centri storici (Baghdad, Mosul) del Paese.

Le sale dedicate all’esposizione dell’arte islamica sono ampi spazi, frammentati dalla presenza di pila-stri di spina posti nel mezzo e illuminati da finestrature a nastro che lasciano ampiamente entrare la luce naturale; dal momento che i reperti erano semplicemente allineati lungo le pareti, l’intervento di riallestimento è consistito nella (temporanea) suddivisione secondo criteri cronologici e territoriali, con tramezzature mobili non a tutt’altezza su cui sono stati disposti dei pannelli didattici, in modo da valorizzare i pezzi più importanti della collezione: il mirhab (la nicchia) della moschea della mitica Città Rotonda di Al-Mansur, fondatore della favolosa Baghdad delle Mille e Una Notte.

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Figure 67-71. Iraq Museum: alcune vedute del nuovo allestimento

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Figure 75-78. Iraq Museum: alcuni dei pannelli didattici preparati in occasione del nuovo allestimento

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Terminato il progetto della grande galleria Assira, dopo una sospensione legata a motivi di sicurezza che rendevano difficile operare nel paese, venne deciso di proseguire i lavori e di intervenire nella seconda galleria Assira (Middle Assyrian Gallery), in cui sono custoditi materiali perlopiù provenienti da Nimrud.

La seconda Galleria Assira

detta anche Middle Assyrian Gallery

(2010/2013)

Figure 79-80. Iraq Museum: la seconda galleria Assira prima degli interventi italiani (2010).

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È stato dunque realizzato un documento preliminare per: • presentare i criteri d’intervento,

• illustrare esperienze museali a livello internazionale, •

fornire spunti (suggestioni visive) per l’uso di nuovi stru-menti e linguaggi nella comunicazione museale.

Con gli interventi in questa sala si è tentato di rendere più agevole la lettura del percorso espositivo, sia migliorando le condizioni illuminotecniche (filtrando la quantità di luce na-turale proveniente dalle ampie finestrature e sostituendo le apparecchiature per l’illuminazione artificiale), che riducendo il numero degli oggetti esposti nelle vetrine.

L’impostazione finora adottata era stata quella di riempire il più possibile le teche, mettendo assieme oggetti di diversa fattura, materiale e periodo storico, cosı̀ da mostrare al pub-blico quanto più diffusamente possibile il ricco patrimonio in possesso del museo. Si è partiti dunque da una proposta di suddivisione della sala in 3 aree funzionali, inserendo al centro le vetrine e riproponendo una scenografica ricostru-zione di una porta del palazzo di Assurnasipal II a Nimrud. Una terza parte della sala doveva essere dedicata alle attività multimediali (proiezioni video) e ad attività didattiche volte a favorire la conoscenza della cultura assira, ma i responsabili dell’Iraq Museum, apprezzando le scelte espositive proposte, hanno deciso di utilizzare anche quest’area per la

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Il progetto per la seconda Galleria Assira ha quindi tentato di proporre una diversa filosofia espositiva nell’Iraq Museum, capace di rivolgersi a tipologie diverse di visitatori:

• pubblico non preparato (famiglie, bambini, turisti); • pubblico esperto (studiosi, appassionati specialisti).

Ecco dunque i principali interventi che sono stati realizzati nella seconda Galleria Assira:

• interventi per il miglioramento delle condizioni illuminotecniche della sala: è stata decisa la sostituzione dei vecchi apparecchi per l’illuminazione artificiale, risalenti all’originario allestimento di W. March; si è deciso di utilizzare lampade a risparmio energetico, facilmente reperibili sul mercato locale per un eventuale sostituzione (nella Grande Galleria Assira erano state utilizzate in precedenza apparec-chi Guzzini, di grande qualità costruttiva e tecnologica, ma difficilmente sostituibili); inoltre è stato deciso di ridurre la quantità di luce naturale in ingresso nella sala, schermando le ampie finestre a nastro poste al piano inferiore con una serie di pannelli traslucidi in vetro ed elementi in cartongesso; • inserimento di elementi trasversali in alluminio, una serie di diaframmi posti all’altezza del mezza-nino per modificare la percezione delle grandi dimensioni della sala: con i suoi 10 metri di altezza era difficile apprezzare le reali proporzioni degli oggetti esposti, che finivano per apparire molto più piccoli di quanto effettivamente non siano;

• posizionamento, al centro della sala, di un riconoscibile elemento architettonico a forma di C, un blocco entro cui sono state inserite le nuove vetrine espositive dei reperti da Tell al-Rimah e Nimrud (ceramica, metalli, piccole sculture); le teche, realizzate con una struttura in ferro rivestita da pan-nelli in alluminio bianco, sono dotate di vetri antisfondamento e hanno sostituito quelle originarie che non garantivano adeguate condizioni di sicurezza e che offrivano scarse possibilità di controllo della luce artificiale (gli oggetti esposti sono ora illuminati da un sistema di apparecchi led; si tratta di una tecnologia a basso consumo energetico ormai molto diffusa nei musei, ma che la prima volta è stata utilizzata nell’Iraq Museum);

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Figure 83-85. Iraq Museum: rendering per la presentazione

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• ricostruzione, tramite un arco in struttura metallica, della (possibile) configurazione architettonica di una delle porte del Palazzo di Assurnasirpal II a Nimrud, dove era collocata una coppia di grandi tori androcefali alati (lamassu). Finora le monumentali sculture erano collocate nella Grande Galleria Assira, addossate al muro e il visitatore non ne rimaneva impressionato, né riusciva facilmente a comprendere l’originaria funzione. Il trasporto da una galleria all’altra dei due colossi, del peso di circa 6 tonnellate ciascuno, è stato realizzato con non poche difficolta; ora che sono state ripulite e restaurate, possono essere godute appieno in tutto il loro splendore.

• realizzazione di nuovi supporti e basi per l’esposizione dei frammenti di rilievo e delle sculture, posti prima alle pareti della sala (in maniera peraltro piuttosto disordinata); su una pedana rialzata sono collocati i pezzi relativi all’altare del tempio di Tell al-Rimah;

• disegno e realizzazione di nuovi strumenti per la didattica e la comunicazione (si rimanda per una trattazione più esaustiva al successivo capitolo 5), concepiti per suscitare l’interesse soprattutto dei non addetti ai lavori e dei visitatori più giovani: una timeline retroilluminata riepiloga i princi-pali eventi dell’Assiria tra il II e il I millennio a.C. mentre una serie di pannelli, in parte sulle pareti della sala in parte inseriti in una cassettiera, consentono di approfondire alcuni temi delle vicende storiche, artistiche e culturali della civiltà assira, nonché della sua riscoperta.

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Figure 89-91. Iraq Museum: la seconda Galleria Assira dopo gli interventi italiani (2013).

In alto a sinistra: la risistemazione degli oggetti provenienti dal sito del tempio di Tell al-Rimah. In basso a sinistra: le nuove vetrine consentono una disposizione più leggibile degli oggetti. A destra: viene riproposta con una struttura ad arco in acciaio la configurazione dei lamassu di Nimrud.

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finito di stampare nel mese di marzo 2016 dalla tipografia abc, sesto fiorentino - firenze

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