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Individuazione e descrizione dei complessi tana presenti in un'area densamente abitata da istrici e delle loro connessioni (Pathways) con le aree di pascolo

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Academic year: 2021

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Dipartimento Scienze Veterinarie

Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie delle Produzioni

Animali

Tesi di Laurea

Individuazione e descrizione dei complessi tana

presenti in un'area densamente abitata da istrici

(Hystrix cristata L., 1758) e delle loro connessioni

(Pathways) con le aree di pascolo

Candidato

Relatore

Tommaso Di Gregorio

Dott. Antonio Felicioli

Correlatore

Dott. Giuseppe Vecchio

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Indice Generale

Riassunto...5

Abstract...6

1. Introduzione...7

1.1 L'istrice (Hystrix cristata)...7

1.1.1 Tassonomia e tratti morfologici...7

1.1.2 Distribuzione geografica...8 1.1.3 Alimentazione...12 1.1.4 Riproduzione...14 1.1.5 Habitat...18 1.1.6 Le tane...20 1.1.7 Danni in agricoltura...23

1.2 Il movimento orientato, lo home range e i pathways...25

1.2.1 Il movimento orientato...25

1.2.2 Home range e pathways...28

1.3 Legislazione ambientale e venatoria vigente...30

2. Scopo del lavoro...32

3. Materiali e Metodi...33

3.1 L'area di studio...33

3.1.1 Individuazione e collocazione geografica...33

3.1.2 Vegetazione...33

3.1.3 Mammalofauna presente nell'area...34

3.2 Fototrappole...36

3.2.1 Caratteristiche tecniche delle fototrappole...36

3.3 Metodo di individuazione e di descrizione dei Pathways...41

3.3.1 Modalità di individuazione...41 3.3.2 Modalità di tracciamento...43 3.3.3 Il GPS sequenziale...43 3.3.4 Il Quantum Gis...46 3.4 Le interviste...47 4. Risultati...48 4.1 Il test del GPS...48

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4.2 Insediamenti...49

4.3 Monitoraggio delle istrici presenti tramite utilizzo di fototrappole...55

4.4 I pathways...56 4.5 Le interviste...65 5. Discussione...66 6. Conclusioni...68 8. Bibliografia...69 9. Sitografia...80 Ringraziamenti...81

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Riassunto

Questo studio si inserisce in un più ampio progetto di ricerca dell'Università di Pisa sull'etologia e biologia dell'istrice (Hystrix cristata), specie protetta e di particolare interesse nazionale, di cui scarse sono le conoscenze attuali. Lo studio è stato effettuato in un'area nella Provincia di Pisa situata nel comune di Crespina-Lorenzana. Le ricerche sono state condotte nel periodo di tempo che intercorre da novembre 2013 a settembre 2014. Tramite ricerca attiva sono stati individuati e rilevati tramite GPS degli insediamenti di istrice e i relativi pathways che si diramano nelle vicinanze di essi. Per il periodo 1 luglio 2013 – 30 novembre 2013, sono state monitorate delle tane tramite delle fototrappole poste al loro ingresso.

Durante la fase di ricerca attiva sono stati individuati un totale di 7 insediamenti in cui sono presenti 21 buche. Di queste buche ne è stata rilevata e descritta la loro orientazione e organizzazione spaziale. Le coordinate lat-long, rilevate con il GPS, di tutti gli insediamenti e dei relativi pathways sono state riportate su un programma per l'elaborazione dei dati geo-spaziali che ha permesso di tracciare una mappatura dell'area evidenziando le connessioni tra le buche abitate e le aree di foraggiamento delle istrici. Inoltre sono state condotte delle interviste a abitanti in case con orti e giardini e/o piccole aziende agricole residenti nell'area di studio. Queste interviste hanno dato la possibilità di inquadrare in maniera più accurata l'impatto che le istrici hanno su queste colture agrarie e piccoli orti evidenziando che, seppure le istrici approfittino dei coltivi per reperire alimenti, raramente causano danni tali da ridurre in maniera consistente la produzione totale.

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Abstract

This study is part of a broader research project of the University of Pisa about the biology and ethology of crested porcupine (Hystrix cristata), a protected species of particular national interest on which there is currently a lack of knowledge. The study was carried out in an area in the Province of Pisa located in the municipality of Crespina-Lorenzana. The research was conducted during the period of time that elapses from November 2013 to September 2014. Through active research were identified and detected by GPS settlements porcupine and related pathways that branch near them. For the period July 1, 2013 - November 30, 2013, were monitored through the dens of camera traps placed at their entrance.

During the phase of active research have been identified a total of 7 settlements in which there are 21 holes. Of these holes they have been detected and described their orientation and spatial organization. The lat-long, measured with GPS, of all settlements and related pathways have been reported on a program for the development of geo-spatial data that allowed to draw a map of the area showing the connections between the holes inhabited and foraging areas of porcupines.

Were also conducted interviews with residents in homes with gardens and orchards and / or small farms residents in the study area. These interviews were given the option to frame more accurately the impact that porcupines have on these crops and small gardens pointing out that, although the porcupines take advantage cropland to find food, rarely cause damage such as to substantially reduce the production total.

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1. Introduzione

1.1 L'istrice (Hystrix cristata)

1.1.1 Tassonomia e tratti morfologici

L'istrice, Hystrix cristata Linneo, 1758, appartiene alla famiglia degli Hystricidae, compresa nella superfamiglia degli Hystricoidea. Il numero di specie della famiglia degli Hystricidae è 20, esse sono raggruppate in 3 generi: Atherurus, Trichys e Hystrix (Walker, 1969).

Le istrici del genere Atherurus Cuvier, 1829, dette dalla coda a spazzola (Brush-tailed

porcupine) e caratterizzate da una coda corta e a spazzola, si suddividono in due specie: Atherurus africanus Gray, 1921, (African brush-tailed porcupine) e Atherurus macrourus Thomas, 1921, (Asiatic brush-tailed porcupine) (Corbet, 1991). La specie macrourus è tipica dell'Asia: questi roditori risiedono nel sud della Cina, nell'Assam, nel

sud-est asiatico e nell'isola di Sumatra. L'Atherurus africanus è distribuito nel nel continente africano: vive principalmente in Africa Centrale, dal Kenya verso ovest attraverso il Congo fino alla Sierra Leone (Walker, 1964). Le istrici dalla coda a spazzola hanno aculei piatti con una scanalatura sulla superficie dorsale. Nelle forme africane di questi animali sono presenti alcuni aculei spessi e circolari fra le spine del dorso, che apparentemente sono assenti nelle forme asiatiche. Posseggono una coda lunga da 150-250 mm, terminante con un ciuffo di setole che si può rompere e che spesso viene perso (Kingdom, 1974).

Il genere Thrichys Gunther, 1876, comprende una sola specie: Trichys fasciculata Shaw, 1801, (long-tailed porcupine)(Hutchins, 2004). Esse vivono nel Borneo, nel sud della

Tabella 1: inquadramento tassonomico dell'istrice

Regno Animalia Phylum Chordata Classe Mammalia Ordine Rodentia Sottordine Hystricomorpha Famiglia Hystricidae Genere Hystrix

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penisola della Malesia e nell'isola di Sumatra. Questi animali sono simili alle istrici del genere Atherurus eccetto che per la loro lunga coda che le caratterizza. A differenza delle istrici appartenenti agli altri generi della famiglia Hystricidae, questi istrici non sanno erigere gli aculei e farli tintinnare (Walker, 1964).

Al genere Hystrix Linneo, 1758, appartengono tre specie: H.indica Kerr, 1792;

H.africaeaustralis Peters, 1852; H.cristata Linneo, 1758 (Corbett and Jones, 1965).

Seppure le conoscenze su questa specie siano poche è doveroso riportare un'altra specie:

Hystrix sumatrae Lion, 1907(Corbet and Hill, 1992). In origine questa specie era nota

come Thecurus sumatrae Lion, 1907, includendola quindi in un unico genere: il

Thecurus Lion, 1907 (Chasen, 1940). Successivamente il genere è stato riclassificato

come specie e aggiunto alle specie del genere Hystrix. Queste istrici sono esclusive dell'Indonesia e, a parte la descrizione morfologica, non ci sono informazioni riguardanti la loro biologia e il loro comportamento in libertà (Lyon, 1907; van Weers, 1978; van Weers, 1983).

Il genere Hystrix è caratterizzato da individui dal corpo tozzo a coda breve e ricoperto per i due terzi posteriori dorsali e laterali da aculei erettili di lunghezza variabile e per lo più inanellati di bianco e nero. Sul collo è presente una cresta di lunghe setole e la coda è ricoperta da brevi aculei cavi di colore bianco. Le mani presentano cinque dita di cui quattro funzionanti con unghie forti e il pollice atrofico. I piedi hanno invece tutte e cinque le dita sviluppate (Toschi, 1965; Scaramella, 1981).

La chiave di riconoscimento per i generi e specie della famiglia Hystricidae è stata messa a punto da Desirè J. Van Weers (1983), che così riconosce la specie cristata:

“Lunghezza della testa e del corpo 60-90 cm. Nel tratto medio della groppa ci sono aculei corti e totalmente neri o al più punteggiati di bianco. La coda nella sua parte ventrale non è completamente bianca, le spine ventrali della coda presentano bandeggi pigmentati. Gli aculei della coda (modificati) sono piccoli e di lunghezza inferiore a 60 mm, il loro diametro è di 2-5 mm. I peli della testa sono completamente bianchi.”

1.1.2 Distribuzione geografica

L'areale dell'istrice cristata si estende su due continenti: l'Africa e l'Europa. Questa specie è diffusa nella parte nord-occidentale dell' Africa, dal Marocco fino alla Libia e, a sud del deserto del Sahara, dalla Tanzania fino al Gambia (Kingdom, 1974; Santini, 1980). Nell'Africa dell'est, nel territorio che comprende la Tanzania, quest'istrice vive in

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simpatria con la specie H.africaeaustralis ma, forse per una maggiore capacità adattativa, la sua popolazione è numericamente più ampia e occupa un areale più vasto e diversificato (Kingdom, 1974).

In Europa la presenza della specie cristata nell'area dei Balcani, dal sud della Bosnia-Erzegovina al nord della Grecia è oggetto di opinioni contrastanti (Toschi, 1965; Nowak, 1999). A tale riguardo la distribuzione dell'istrice in queste aree è stata anche oggetto di studio in un lavoro recente di Masseti (2010), il quale, riferendosi a diversi Autori come Wettstein (1942), Brink (1969), Corbet (1978), Honacki et al. (1982), Burton e Pearson (1987) e Cheylan (1988), ne ipotizza la presenza in quest'area. Lo stesso Autore, sulla base di testimonianze della popolazione locale, ne ha segnalato la presenza sulle isole di Ikaria e Lesbo (Masseti, 2010). Masseti riporta, inoltre, quanto già indicato da Wettstein nel 1942, cioè che l'istrice potesse essere stato confuso con il riccio Erinaceus europaeus; infatti il termine greco usato per indicare quest'ultima specie è skanzohiros, che significa "maiale spinoso" che potrebbe facilmente aver dato dato luogo alla confusione con il termine inglese porcospino. Tutte queste notizie hanno dato origine a diverse credenze non dimostrate che ancora persistono. Secondo Masseti, quindi, in accordo con Nowak (1999) da lui citato e Pigozzi (1992), la presenza dell'istrice nella penisola balcanica non è mai stata confermata. Questo roditore attualmente sembra anche essere sparito dalla penisola Iberica. Infatti all'inizio del secolo Naccari (1918) ne descriveva la sua presenza in un suo scritto e

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riportava :"sembra che l'Istrice sia oriondo dei climi più caldi dell'Africa e dell'indie,

ma è certo che ora abita anco nei paesi più caldi dell'Asia e dell'Europa, e specialmente trovansene di essi in discreta quantità nella Spagna e nell'Italia".

H.cristata è presente in quasi tutta l'Italia. Vive in maniera abbastanza uniforme lungo

tutto il versante tirrenico della penisola, mentre la sua presenza è registrata in maniera più discontinua sul versante adriatico (Ghigi, 1911; Santini, 1980; Felicioli, 1989). Nella zona peninsulare l'istrice è presente in Calabria e Basilicata. In Calabria però sembra essere assente nell'istmo di Catanzaro. In Puglia la sua presenza è molto scarsa, solo il promontorio del Gargano fa eccezione ed è densamente popolato da questo animale (Pandolfi, 1986). In Campania, dove le informazioni sono scarse, l'istrice sembra estinta nelle zone di Salerno e Napoli, mentre sono stati registrati degli avvistamenti nella provincia di Caserta (Mori et al. 2013). In Abruzzo la specie è presente nelle province di L'Aquila e Teramo (De Santis, 2011). Nel Molise la distribuzione dell'istrice è limitata a pochi comuni, è infatti presente solo nel comune di San Croce in Magliano (Norante e Nappi, 2003), nel comune di Campobasso ed alcuni segni di presenza sono stati rinvenuti nella provincia di Isernia (Pandolfi, 1986). Molto abbondante è invece la presenza in Lazio e Toscana (Vanni, 1980; A. Tinelli & P. Tinelli, 1983), Umbria e Marche (Pandolfi, 1992). Il limite nord-occidentale dell'areale di distribuzione dell'istrice, fino agli anni '70, era rappresentato dal fiume Arno, in provincia di Pisa (Scortecci, 1955; Ghigi, 1958). Tomei e Cavalli (1976), a compimento di accurate ricerche nella zona dei Monti Pisani, hanno riferito della accertata presenza di questo animale in questi luoghi (a nord del fiume) ed hanno ipotizzato un espansione dell'areale

Figura 2: distribuzione di Hystrix cristata nel mondo. IUCN 2014. Il giallo più chiaro rappresenta la zona in cui la presenza è probabile.

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oltre il fiume Arno. Oggi è ormai accertato che le istrici vivono a nord dell'Arno. La presenza dell'istrice è stata documentata anche in Emilia Romagna dove occupa le aree che hanno come limite settentrionale le vallate della Romagna a sud della via Emilia fino al crinale appenninico (Ferri & Sala 1991; Zavalloni et al., 1991). In queste zone stanziano a una quota minima di 75 metri s.l.m. di Cesena fino ai 1060 metri di Monte Marino. Sempre Ferri e Sala (1991) riportano dati su individui avvistati nelle provincie di Parma e di Modena sul versante toscano dell'appennino. Alcune segnalazioni rilevano la presenza dell'Istrice nella Liguria centro-occidentale (Balletto, 1977), è comunque importante ricordare che Targioni-Tozzetti (in Rodolico, 1945) riferisce che, nei secoli XVII e XVIII, la specie era presente anche nella Lunigiana. In Lombardia l'istrice è stata segnalata nelle province di Cremona, Pavia, Brescia e Lodi (Mori et al. 2013). In Veneto sono stati ritrovati aculei (nel 2001, 2002, 2004, 2005), animali deceduti (nel 2001, 2003, 2004, 2005) e segnalati animali vivi osservati direttamente (nel 2004 e 2005) nelle province di Verona, Vicenza e Rovigo (Bon, 2006); un istrice morto è stato trovato nell'aprile del 2004 a un’altitudine di 1104 metri in zona nevosa. Le più recenti notizie concernenti l’espansione a nord dell'istrice si ritrovano nel Piemonte sud-occidentale, più precisamente a Peveragno nella provincia di Cuneo, dove nel 2012 è stato avvistato un istrice e a Castellar, sempre in provincia di Cuneo, dove nel 2013 sono stati avvistati degli aculei nel mese di agosto e nel mese di ottobre sono stati rinvenuti resti (zampe e aculei) di un esemplare precedentemente investito da un'auto (Dutto, 2014).

Per quando riguarda l'Italia insulare, in Sicilia, l'istrice ne occupa l'intero territorio (Santini, 1980; Mori 2013) e vi si distribuisce in maniera uniforme e abbondante. In Sardegna l'istrice è stata recentemente introdotta (2005). pochi esemplari sono stati immessi illegalmente nella provincia dell'Ogliastra, possibilmente dal Lazio (Angelici

et al, 2009; Mori et al, 2013). Nel 2010 ne è stata indirettamente segnalata la presenza

nella zona nord e a Budoni nella provincia di Oristano (Mori et al. 2013). La presenza dell'istrice all'isola d'Elba era stata documentata all'inizio del 1800 (Thiebaut de Bernaud, 1808). Secondo Masetti (2010) la specie è stata nuovamente e recentemente introdotta probabilmente intorno alla prima metà del 1980, ma la recente testimonianza della biologa del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, Francesca Giannini, ne smentisce l' attuale presenza sull'isola (Mori et al. 2013).

Alcuni Autori (Orsomando e Pedrotti, 1976; Santini, 1980) riportano che l'istrice non è reperibile al di sopra dei 700-800 m s.l.m. e ciò rende credibile l'ipotesi che la barriera

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geografica all'espansione della specie fosse rappresentata dagli Appennini lasciando pensare che le istrici non fossero in grado di frequentare altezze elevate.

1.1.3 Alimentazione

L'istrice è un animale vegetariano. (Santini, 1980; Felicioli, 1989). La dieta è costituita essenzialmente da radici (di cui mangia sia la parte ipogea sia epigea), bacche e frutta caduta a terra (Kingdom, 1974; Felicioli, 1989). Mangia anche semi, frutti caduti o che crescono sui rami più bassi, vista la sua incapacità di arrampicarsi, germogli, erbe e altra vegetazione verde epigea; nei mesi invernali può trarre nutrimento rosicchiando la parte corticale di giovani piante arboree, soprattutto quella di Fraxinus ornus e di Ficus

carica (Santini, 1980; A. Tinelli & P. Tinelli, 1983).

H.cristata si nutre di molte specie vegetali coltivate, come le barbabietole, la zucca, i

ceci, le cipolle e l'uva; particolarmente appetiti sono granturco, patate, fave, piselli e asparagi (Santini 1980, 1983).

Nel Parco Naturale della Maremma, l'istrice si nutre dei tuberi dell'asfodelo e delle radici del rosmarino, ma sembra avere una predilezione per il finocchio selvatico e le ghiande (Tinelli e Tinelli, 1988). L'analisi di campioni fecali raccolti nel Parco durante

Figura 3: distribuzione attuale (2013) dell'istrice (Hystrix cristata) in Italia (Mori et al. 2013)

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il mese di luglio ha rilevato la presenza di semi di girasole, grano e altro materiale vegetale (p.es. Organi di riserva sotterranei, erbe) (Pigozzi e Patterson, 1990).

Schweiger (1992) ha descritto per questa specie un comportamento alimentare non esclusivamente vegetariano; dalle sue osservazioni risulta infatti che l'istrice si nutre anche di uova di Testudo hermanni hermanni.

Per alimentarsi questo animale fa ampio uso dei suoi potenti e taglienti incisivi (in particolare per recidere parti legnose e steli) e delle mani per lo scavo. Queste caratteristiche, anche se utili alla sopravvivenza, recano numerosi danni alla vegetazione di cui si nutre (Felicioli, 1989). Laddove vi sia una convivenza tra uomo e istrice è consueto riscontrare lamentele da parte degli agricoltori per i danni subiti dalle incursioni notturne di questi animali (Felicioli, 1989).

Tabella 2: elenco delle piante spontanee più comunemente mangiate da Hystrix cristata (Santini, 1980)

Nome scientifico Nome comune Famiglia Parte mangiata

Arum maculatum Gigaro scuro Araceae Rizoma

Tamus communis Tamaro Discoreaceae Tubero

Iris germanica Giaggiolo maggiore Iridiaceae rizoma

Allium ursinum Aglio selvatico Liliaceae Rizoma, germoglio

Rumex crispus Romice Poligonaceae Radice

Cuclamen europaeus

Ciclamino europeo Primulaceae Tubero

Frazinus ornus Frassino Oleaceae Corteccia

Tabella 3: elenco delle piante spontanee più comunemente mangiate da Hystrix cristata (Santini, 1980)

Nome scientifico Nome comune Famiglia Parte mangiata

Zea mays mais Graminaceae semi

Solanum tuberosum patata Solanaceae tubero

Beta vulgaris barbabietola Chenopodiaceae radice

Brassica oleracea botrytis

cavolfiore Cruciferae germoglio centrale

Cicer arietinum cece Leguminosae semi

Citrullus lanatus anguria Cucurbitaceae frutti e semi

Cucurbita spp. zucca Cucurbitaceae frutti e semi

Allium cepa cipolla Liliaceae bulbo

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Alcune essenze di cui l'istrice si nutre, come Arum spp, Tamus communis, Iris

germanica e Cyclamen europaeum contengono, oltre all'amido, anche alcune sostanze

tossiche per l'uomo che però non causano effetti negativi all'animale (Santini, 1983; Felicioli, 1989; Riccardi, 1992). Da evidenziare come in Sicilia l'istrice riesca a cibarsi anche della Scilla rossa (Uriginea maritima) contenente un alcaloide noto per le sue proprietà rodenticide (Santini, 1983; Felicioli, 1989; Riccardi, 1992).

Generalmente le tane si trovano non lontano dalle aree in cui è possibile trovare cibo e in quantità sufficiente durante tutto l'anno, anche se sembra non essere un fattore fondamentale visto le grandi doti di camminatore dell'istrice (Santini, 1980). La capacità di spostarsi è legata alla struttura fisica potente e agile. Per cercare il cibo l'istrice spende diverse ore a camminare e perlustrare zone molto vaste, arrivando a percorrere distanze considerevoli (Pigozzi et al., 1988; Felicioli, 1989). Tutta quest'area di frequentazione sembra sia disseminata di tane, anfratti, ripari e aree di sosta che l'istrice frequenta nel corso di tutto l'anno senza una regola apparente e scopi specifici (A. Tinelli & P. Tinelli, 1983; Pigozzi, 1984; Felicioli, 1989).

1.1.4 Riproduzione

Il comportamento riproduttivo dell'istrice in natura è poco noto (Felicioli, 1989). La maggior parte delle osservazioni proviene da animali in cattività. Tali osservazioni, unitamente alle analogie con altre specie del genere Hystrix, indicano che è una specie monogama, il cui sistema riproduttivo è basato sulla formazione di coppie stabili (Weir, 1974; Sever & Mendelsshon 1984-1985; Felicioli et al., 1997).

Sia in cattività, sia nei gruppi selvatici, l'istrice, forma una famiglia allargata, costituita da una coppia di adulti con la progenie dell'anno e alcuni esemplari sub-adulti nati l'anno precedente (Morris & Van Aarde, 1985).

La formazione di legami familiari stabili nel tempo sembra essere un comportamento consueto tra questi animali (Mohr, 1965; Weir, 1974; van Aarde, 1987; Sever & Mendelsshon, 1988a, b). La tendenza a formare coppie fisse nei mammiferi è generalmente associata:

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• al tipo di cure parentali che sono richieste, di modo tale che entrambi i partner possano contribuire alla cura dei giovani con un valore basso nel rapporto tra peso/dimensione della cucciolata (Kleiman, 1977; Zeveloff & Boyce, 1980). Il ciclo dell'estro per H.cristata è di 35 giorni (Weir, 1974). Osservazioni compiute in cattività indicano che gli accoppiamenti avvengono solo di notte, sia al di fuori sia all'interno delle tane, indipendentemente dalla fase del ciclo dell'estro (Felicioli, 1997). Il periodo e la durata della gestazione di H. cristata non sono perfettamente noti e le fonti non sono sempre concordanti. Weir (1974) riporta un periodo di gestazione di 112 giorni. Santini (1980, 1983), in seguito a osservazioni su femmine gravide catturate in Italia centrale, ipotizza che il periodo di gestazione non sia inferiore ai 3 mesi. Diverso il lasso di tempo riferito nell'Enciclopedia Grzimek che definisce la durata della gestazione in un periodo compreso tra le 6 e le 8 settimane e un intervallo tra i due parti che oscilla tra i 91 e i 110 giorni.

Secondo uno studio condotto da Grazzini (1993) su due soggetti di H. cristata la media dei giorni di gestazione è di 159 ± 24,8 giorni in una e 119,5 ± 9,7 giorni nell'altra. Partorisce in cattività due volte all'anno (Santini, 1980; Kingdom, 1974). In uno studio effettuato da Sonnino (1998) si ipotizza che le nascite in natura siano concentrate nel mese di febbraio, con accoppiamenti in settembre-ottobre. In un lavoro condotto su soggetti in cattività, è stato osservato che il numero di cuccioli per parto varia da uno a due, occasionalmente tre (Weir 1974; Grazzini, 1993).

I cuccioli nascono ben formati e con occhi aperti e ben sviluppati, dopo una settimana sono già in grado di affacciarsi all'esterno della tana (Scaramella, 1981; Santini, 1983; Felicioli et al., 1997; Nowak, 1999; Amori et al, 2002). L'allattamento si protrae per circa 40-50 giorni (Kingdom, 1974; Santini, 1980), terminati i quali le piccole istrici iniziano a cibarsi autonomamente di cibo solido. Uno studio condotto da Grazzini (1993) ha messo in evidenza come i cuccioli, nonostante fossero in grado di assumere cibo solido, continuavano ad alimentarsi con il latte della madre fino a oltre i 3 mesi dalla nascita.

La maturità sessuale viene raggiunta dopo circa 9 mesi, quando il giovane pesa circa 8, 9 kg (Santini, 1980). Nel maschio non ci sono evidenti segnali che mostrino il raggiungimento dell'età adulta, se non la diretta verifica della completa eruzione dentale. Nella femmina invece la pubertà si evidenzia con l'insorgere del primo ciclo estrale (Felicioli, 1989).

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Dewsbury (1972) distingue il comportamento di monta da quello di copulazione. La monta non prevede la penetrazione al contrario della copulazione che è finalizzata alla riproduzione. Entrambi i comportamenti sono caratterizzati dalla presenza del grooming e del nose-quill contact.

Il corteggiamento inizia con il grooming reciproco; il maschio e femmina si dispongono l'uno accanto all'altro, sollevati o distesi al suolo. Quando la femmina è pronta all'accoppiamento per invitare il maschio sposta la coda in alto battendola sul dorso, il compagno la monta appoggiando gli arti anteriori al suo corpo. Nelle coppie la monta può avere almeno due obiettivi principali:

1. consentire la penetrazione al maschio per diminuire i comportamenti aggressivi o di riluttanza da parte della femmina;

2. per contribuire al mantenimento e il rafforzamento del legame di coppia (Felicioli et al., 1997).

Quando l'istrice raggiunge la maturità sessuale si ha il manifestarsi, oltre che dei segni fisici, di evidenti modificazioni comportamentali. Sono stati osservati particolari comportamenti rituali utili per l'accoppiamento:

Arousal: maschi e femmine. L'atto di alzarsi dal riposo. Questo comportamento

prevede un contatto con il partner seduto accanto.

Grooming: maschi e femmine. È un comportamento molto comune tra gli istrici.

L'atto consiste nel leccare la coda, la testa o il collo, rispettivamente. Si possono distinguere 3 tipi di grooming: self-; allo-; mutualallo- (Morris & van Aarde, 1985).

Sniffing or Flehmen: solo maschi. Il maschio mentre annusa allunga il collo

verso l'alto, la testa è tenuta verticale rispetto al suolo e le narici sono dilatate. Quest'atto viene compiuto frontalmente o lateralmente alla femmina. Il Flehmen termina quando il collo e la testa tornano nella posizione "rilassata"; è spesso associato allo stepping.

Sound: maschi e femmine, alternativamente. Suoni brevi e rapidi emessi

attraverso le narici (sbuffa) e strettamente legato alle interazioni maschio-femmina.

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Following: maschi e femmine. Si inseguono a vicenda. Fuori dalla tana si

seguono da vicino mentre all'interno della tana corrono in circolo (Morris & van Aarde, 1985).

Stepping: solo maschi. Consiste in una serie di "passi" con le zampe ferme sul

posto.

Nose-quill contact: solo maschi. Il maschio, con il suo naso o testa, tocca e

suscita gli aculei della coda della femmina.

Display or presenting: solo femmine. La femmina alza gli aculei indietro e

solleva la coda esponendo la regione ano-genitale. Questa posizione è spesso accompagnata da brevi passi all'indietro (Morris & van Aarde, 1985).

Mounting: il maschio alza il corpo in posizione verticale e allo stesso tempo

estroflette il pene e avanza verso la femmina in posizione bipede fino alla parte inferiore della coda. Questa sollevata fa da supporto e contatto con la pancia, per poggiare le zampe anteriori (Morris & van Aarde, 1985).

Intromission or copulation: inserimento del pene in vagina.

Thrusting: movimento pelvico durante l'intromissione.

Resting: maschi e femmine. Entrambi dopo l'accoppiamento dormono all'interno

della tana, generalmente sono in contatto con le groppe o uno accanto all'altro. • Exploring: ogni attività diversa dalle precedentemente descritte (Morris & van

Aarde, 1985).

Con l'espressione comportamento di 'copula' e di 'monta' sono descritti due comportamenti differenti:

Accoppiamento: l'attività comportamentale che comprende tutto quanto sopra

descritto tranne intromission, arousal, resting ed exploring.

Monta: lo stesso che per accoppiamento con l'esclusione di intromission e thrusting (Felicioli et al., 2009).

Tra gli esemplari del genere Hystrix si riscontrano delle differenze nel comportamento riproduttivo. Hystrix indica e Hystrix cristata compiono monta e copula indipendentemente dalla presenza dell'estro (Sever & Mendelsshon, 1988, Felicioli, 1997; Grazzini, 1993), invece per Hystrix africaeaustralis è stato osservato che la monta avviene con copula soltanto nel periodo dell'estro (Morris and van Aarde, 1985). La

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copula consenziente, non procreativa, è stata interpretata come meccanismo per mantenere la monogamia (Sever & Mendelsshon, 1980).

1.1.5 Habitat

L'istrice si è adattato in ambienti anche molto diversi tra loro. Questo grosso roditore preferisce zone con densa copertura vegetale, come la macchia mediterranea (A. Tinelli & P. Tinelli, 1980; Corsini, 1992). Questo è un animale che, in condizioni ideali, vive soprattutto in località tranquille dove trova facilmente cibo e rifugio (Orsomando, 1976). Sfruttando le caratteristiche favorevoli dell'habitat l'istrice scava le sue tane, generalmente in luoghi ben nascosti da cespugli o da un fitto sottobosco, a ridosso di ripidi pendii, dentro gole o rive di fiumi e canali (A. Tinelli & P. Tinelli, 1983).

Gli habitat scelti dall'istrice sono molto diversificati ma si riscontrano delle caratteristiche comuni in tutti gli ambienti in cui vive. Infatti l'istrice preferisce zone con una densa copertura vegetale durante tutto il corso dell'anno, in modo da avere rifugi disponibili per le ore diurne e la possibilità di emergere in sicurezza dalle tane al tramonto. La macchia mediterranea si presenta, quindi, come uno degli ambienti a esso più idonei: talmente fitta e sovente impenetrabile da consentire appena il passaggio agli animali a essa adattati (A. Tinelli & P. Tinelli, 1980). Predilige terreni arenari ben esposti ad altitudini relativamente modeste (massimo 600 s.l.m.), abita le aree provviste di adeguata copertura vegetale, arborea o arbustiva, in grado di offrire riparo e sufficiente nutrimento. (Orsomando e Pedrotti, 1976; Santini, 1980; Felicioli, 1989; Amori et al., 2002). Sugli Appennini è stata segnalata eccezionalmente la sua presenza fino a 2000m s.l.m. (Pellegrini et al., 1992). Gli insediamenti si trovano nella macchia mediterranea ricca di arbusti e di roccaglie, in colli scoscesi, in aree forestate limitrofe ai coltivi e spesso anche lungo argini di fiumi che presentino un terreno arenario idoneo allo scavo di una tana ed una vegetazione che offra un'adeguata copertura e solo raramente in boschi di conifere che, per la scarsità di sottobosco, offrono poca protezione (Santini, 1980; Grazzini, 1992). Anche le zone collinari, dove sono presenti campi incolti, aree cespugliose, poderi abbandonati e boschi, possono rappresentare un habitat gradito all'istrice, soprattutto se vicino si trovano ambienti antropizzati con campi coltivati, oliveti, alberi da frutto e orti (Corsini, 1992).

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I biotopi più rappresentativi dell'habitat dell'istrice sono: il bosco di roverella, il bosco di leccio, il bosco di leccio misto a pino e l'orno-ostrieto, tutti boschi tipici del piano collinare mediterraneo (Orsomando e Pedrotti, 1976; Santini, 1980).

L'orno-ostrieto e il bosco di roverella sono boschi cedui e semisempreverdi caratterizzati dalla presenza preminente di quercia lanuginosa (Quercus pubescens) e di orniuello (Fraxinus ornus). Questo tipo di bosco comprende anche piante come il carpino nero (Ostrya carpinifolia), il carpino orientale (Castanea sativa), l'acero (Acero

sp.), l'albero di Giuda (Cercis siliquastru). Caratteristici dello strato arbustivo sono: il

pero corvino (Amelanchier ovalis), il bosso (Buxus sempervirens), il ligustro (Ligustrum

vulgare) (Felicioli, 1989).

La lecceta è un bosco costituito da un denso strato arbustivo. Al suo interno possiamo trovare piante come il leccio (Quercus ilex) e altre specie come la fillirea (Phyllirea

media), il corbezzolo (Arbutus unedo), il laurotino (Vibuernum tinus), la salsapariglia

(Smilax aspera), l'erica (Erica scoparia) e altre ancora. Nello strato erboso possiamo trovare tra le altre l'euforbia (Euphorbia sp.), la robbia (Robbia peregrina). Questo bosco è ridotto allo stato arbustivo e cespuglioso a causa delle continue ceduazioni, fitto e impenetrabile per l'uomo, offre all'istrice le condizioni ottimali per vivere e per nutrirsi (Toschi, 1965; Felicioli, 1989).

La lecceta è un bosco di sclerofille sempreverdi molto ombroso e dotato di un denso strato arbustivo formato da specie della macchia mediterranea, mentre l'orno-ostrieto, il querceto di roverella e la cerrata sono boschi di caducifoglie. L'habitat prediletto dall'istrice è da considerarsi la lecceta e l'orno-ostrieto (Orsomando e Pedrotti, 1976; Felicioli, 1989).

Seguendo gli spostamenti di alcuni esemplari e utilizzando catture successive sono stati registrati spostamenti fino a 1.300 m per i maschi e 1.100 m per le femmine, con differenze significative a seconda degli ambienti frequentati, con valori più elevati nella pineta e minori in zone aperte di pascoli, ma su individui provvisti di radio-collare sono stati riscontrati spostamenti ben più consistenti (Pigozzi & Patterson, 1990; Sonnino, 1998). Gli individui tendono a muoversi sfruttando siepi, fossi e margini del bosco, evitando gli spazi aperti (Amori et al., 2008). L'istrice è in grado di nuotare efficacemente: Pigozzi & Patterson (1990) riportano l'attraversamento da parte di un individuo di un canale di 8 m di lunghezza. Sonnino (1998) ha analizzato le dimensioni medie dell'area vitale, ottenute da quattro individui muniti di radio-colare. Esse sono risultate comprese tra 34 ± 17 ha in inverno e 50 ± 22 ha in estate per individui che si

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nutrono in ambienti naturali, e tra i 128 ± 85 ha in inverno e 151 ± 77 ha in estate per individui che frequentano coltivazioni (Sonnino, 1998).

1.1.6 Le tane

L'istrice scava le sue tane, solitamente protette da cespugli o da un folto sottobosco (A. Tinelli & P. Tinelli, 1983; Felicioli, 1989). Questo roditore preferisce i terreni in pendenza per scavare le tane: questa abitudine aiuta l'animale nella rimozione del materiale di scavo, che viene spinto fuori con le zampe posteriori (A. Tinelli & P. Tinelli, 1983; Dari, 2014). Preferisce terreni argillosi, sabbiosi, tufacei, con un buon drenaggio e con buone caratteristiche di solidità per evitare il crollo del soffitto. Spesso utilizza anche tronchi cavi, crepacci, piccole grotte nella roccia (Corsini, 1992), e può occupare anche tane di volpe o di tasso. Nel Parco Naturale della Maremma istrici e tassi hanno condiviso lo stesso sistema di tane. Le tane possono essere scavate nel punto di congiunzione tra due strati di differente consistenza e permeabilità (A. Tinelli & P. Tinelli, 1983) e in terreni marnoso-arenacei (Orsomando e Pedrotti, 1976) e sono composte da più camere connesse da un reticolato di cunicoli sotterranei e comunicanti con l'esterno tramite più aperture spesso anche molto distanti tra loro (A. Tinelli & P. Tinelli, 1988).

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Valutata la complessità dei rifugi utilizzati dall'istrice è opportuno fare una distinzione tra tana, buca e insediamento:

la tana è caratterizzata da una o più camere comunicanti, in serie o in parallelo, per via sotterranea, alle quali si accede, attraverso uno o più tunnel, che si aprono all'esterno;

la buca è l'apertura presente nel terreno che permette l'accesso alla tana;

l'insediamento è un'area limitata nella quale le singole tane non sono individuabili dall'esterno. Spesso insediamento è sinonimo di tana (Felicioli, 1989).

Ogni area abitata comprende un numero variabile di buche di accesso alle camere della tana e, entro un raggio di 100 metri, spesso possiede un insediamento gemello localizzato su un pendio con orientazione nei quadranti opposti. Questo sistema binario di insediamenti, è stato definito da Felicioli (1989) stazione, ed è connesso da una fitta rete di sentieri comunicanti tra loro e molto frequentati (pathways) (Felicioli, 1989; Grazzini, 1992).

Le tane possono essere caratterizzate da una grande flessibilità della loro struttura, da una sola buca con un unico antro fino ad arrivare a sette buche con tre antri. Nella maggior parte dei casi la conformazione strutturale della tana dipende dalla composizione del gruppo sociale che ne usufruisce e dalla disponibilità alimentare dell'ambiente in cui l'istrice risiede e dalla natura del terreno (A. Tinelli & P. Tinelli, 1988).

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Spesso sono usati anche dei luoghi temporanei come supporto alle lunghe esplorazioni alla ricerca di cibo (Tinelli A. Tinelli P., 1983; Pigozzi e Patterson, 1988; Grazzini, 1992). La facilità di scavo e un buon drenaggio sono i due requisiti più importanti nella scelta del sito da parte dell'istrice (Tinelli A. Tinelli P., 1980).

Sonnino (1998) riscontra che il sistema di gallerie viene condiviso da almeno una femmina e un maschio. L'istrice però vive oltre che in coppia anche in nuclei familiari (Felicioli et al., 1997), costituiti da una femmina, un maschio e diversi giovani, i quali condividono l'esteso sistema di gallerie (Felicioli et al., 1997). Queste gallerie possiedono più sbocchi esterni e sono utilizzate in maniera differente secondo il periodo dell'anno. In inverno sono maggiormente utilizzate le gallerie con orientamento del foro di accesso rivolto verso Sud, in estate sono preferite quelle con esposizione verso Nord-Ovest, mentre in autunno e primavera non si registrano preferenze particolari (Felicioli

et al., 1997). Secondo Felicioli & Santini, (1994) ciò potrebbe essere collegato alla

differente posizione del sole al tramonto nelle varie stagioni, il cui momento è strettamente correlato a quello d'inizio dell'attività notturna degli individui. Differente l'opinione di Monetti (2005) che imputa queste differenze stagionali alla necessità di evitare i terreni troppo fangosi.

Illustrazione 2: configurazione di un sistema tana in bosco di caducifoglie. Valori riportati in cm. (Tinelli, 1988)

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1.1.7 Danni in agricoltura

Osservazioni condotte sulle specie del genere Hystrix, mettono in evidenza come questi animali possano essere nocivi per le produzioni agricole. È stato osservato, da uno studio condotto nel deserto del Negev da Gutterman (1982), come H.indica si nutra di molte colture, quali mais, grano, arachidi e in particolare dei tuberi di patate perché ricchi di valori nutritivi e d'acqua. Le coltivazioni di patate offrono cibo e acqua per quasi 4 mesi all'anno e, considerando che le istrici mangiano anche i resti dopo il raccolto, garantiscono nutrimento per un anno intero (Alkon & Saltz, 1985). Un altro studio condotto in Pakistan su H.indica avvalora questa tesi, infatti anche in quelle zone sono stati documentati danni alle produzioni agricole (Greavers et al., 1978). In un lavoro condotto da Brooks in Pakistan (1988) è stato osservato come questo animale danneggi le piantagioni di arachidi: con le zampe sradica le piante di cui poi si ciba lasciando il terreno sciolto. I danni osservati sono esigui e si limitano a un numero che varia dalle trenta alle quaranta piante danneggiate in una notte (Greavers et al., 1978). Ancora Alkon & Saltz (1985) riportano come in Israele H.indica viene considerato dannoso per le coltivazioni, in particolare consuma le patate, rosicchia la corteccia degli alberi da frutto e persino le tubature per l'irrigazione. Nonostante questo roditore sia considerato nocivo per i danni che arreca ai coltivi, esso svolge un ruolo fondamentale nell'ecologia del deserto: le buche scavate per estrarre le parti ipogee delle piante sono ricettacoli di semi, acqua, particelle organiche, ecc., che favoriscono enormemente la germinazione, regolano il regime acqueo e aumentano la permeabilità dei terreni declivi (Gutterman, 1990). La “cattiva fama” delle istrici presso gli agricoltori non è sorprendente, in particolare in regioni come quelle israeliane tendenzialmente aride e dove il cibo naturale e l'acqua possono scarseggiare (Alkon e Saltz, 1985). In realtà, almeno per quanto riguarda le coltivazioni di patate, sembra che solo l'1% circa del raccolto venga compromesso (Sever & Mendelsshon, 1988). Anche in Libano H.indica è nota per i danni arrecati agli orti privati dove si coltivano cipolle, carote, patate, cocomeri e legumi (Tohmé & Tohmé, 1980). Secondo uno studio condotto nel Parco Nazionale di Sariska, in India, H.indica è causa di danni alle colture arboree in seguito allo scortecciamento che essa opera (Sharma & Prasad, 1992). Anche in questo caso però i risultati ottenuti hanno evidenziato che la mortalità dovuta a questo comportamento alimentare ha riguardato soltanto circa lo 0,8% del totale degli alberi scortecciati (Sharma & Prasad, 1992).

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In Italia gli agricoltori hanno da sempre lamentato il danneggiamento alle colture; realisticamente si tratta del risultato di incursioni notturne nell'orto e/o in zone a coltivazione specializzata in mais, girasole e patate (Felicioli, 1989). Santini (1983) afferma che questi esemplari possano produrre danni sensibili alle aree coltivate. L’impatto dell’Istrice sulle coltivazioni agricole è notevole in numerose parti del suo areale distributivo, tanto da annoverarlo come seconda o terza specie causa di danno (Santini, 1983).

Da alcuni studi condotti nel Parco Naturale della Maremma, si è reso evidente che H.

cristata, seppure si nutra di tuberi dell'asfodelo e delle radici del rosmarino, sembra che

abbia una predilezione per il finocchio selvatico e le ghiande (A. Tinelli & P. Tinelli, 1983; Riccardi, 1992). Un’analisi dei campioni fecali ha rilevato la presenza di semi di girasole, grano e altro materiale vegetale (Pigozzi e Patterson, 1990). Il grado di danneggiamento alle produzioni agricole in quest'area varia da insignificante a sostanziale e dipende dal tipo di coltivazione e dalla posizione rispetto alla dimora degli animali (Riccardi, 1992). Relativamente a colture di grano e girasole i danni registrati sono lievi e generalmente interessano i margini dei campi; le istrici preferiscono evitare di esporsi troppo alla vista di eventuali predatori rimanendo vicine alle zone boschive (Riccardi, 1992). I cocomeri rappresentano un'altra parte dei danni procurati da questi animali, probabilmente perché le coltivazioni di queste piante sono localizzate in aree aperte in cui è facile sia l'accesso che la fuga (Pigozzi e Patterson, 1990). Tinelli e Tinelli (1983) hanno osservato che, nella tenuta di Castelporziano, i danni arrecati dalle istrici alle colture non sono di gravi entità e sono notevolmente inferiori a quelli causati da conigli e cinghiali.

In un lavoro svolto per la provincia di Pisa è stata condotta un indagine sull'ecologia e sull'impatto ambientale dell'istrice. In questo studio è stato messo in evidenza come la caratteristica comune a tutti gli insediamenti di istrice indagati sia quella di essere collocati in ambienti con una fitta copertura vegetale, quasi sempre pluriennale e in stretta contiguità di colture agrarie che costituiscono ricche e costanti fonti di cibo (Santini & Felicioli, 1997). Consultando il Piano Faunistico-venatorio Provinciale di Pisa è possibile reperire dei dati utili alla valutazione dei danni sia alle produzioni agricole locali sia alle infrastrutture (Mazzarone, Vecchio et al., 2012). L'istrice, al pari del Tasso (Meles meles), rappresenta un rischio per la sicurezza delle infrastrutture e degli argini dei fiumi, a causa della costruzione di tane sia lungo le sponde dei corsi d'acqua o in arginature artificiali. È inoltre un pericolo per le persone, infatti, sempre

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dalla consultazione del Piano faunistico venatorio 2012 della Provincia di Pisa si evince che anche all'interno dell'area aeroportuale pisana sono state rinvenute tane scavate da questi animali rappresentando un rischio per la sicurezza aeroportuale. Questa specie causa danni alle produzioni orticole, e tra queste, in particolare, alle colture di patata. Nell’ATC Livorno 9 nel periodo 1999/2004 i danni da questa specie hanno rappresentato il 4% del totale (max. 9.9% nel 2004) (Adriani et al., 2010). Tra i fattori dai quali dipende la scarsa entità dei danni denunciati con finalità di indennizzo, meritano di essere evidenziati: l’assenza di coltivazioni “intensive” del tubero in questo territorio e la parzialità delle denunce effettivamente avanzate rispetto ai danni realmente provocati dall’Istrice (Adriani et al., 2010).

1.2 Il movimento orientato, lo home range e i pathways

1.2.1 Il movimento orientato

Il movimento di un animale può avere influenza sui suoi processi biologici a molti livelli organizzativi. A volte quando gli animali si muovono all'interno di un territorio possono orientarsi verso un determinato obiettivo o meno, e questo può influenzare in modo molto diverso i processi biologici. Quando gli animali si disperdono alla ricerca di nuove aree sfruttabili è possibile osservare come, in base alle modalità con cui gli stessi animali si muovono, si ottenga una più o meno eterogenea distribuzione degli stessi animali nel paesaggio (Hein et al.,2004 in Nams, 2006). A un livello organizzativo più

Figura 4: Istogramma dei danni causati da istrice alle colture agricole liquidati in seguito a denunce (Mazzarone & Vecchio et al., 2012)

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 € 0,00 € 100,00 € 200,00 € 300,00 € 400,00 € 500,00 € 600,00 € 700,00 € 800,00 € 900,00 € 1.000,00 ZRC OASI ATC14 ATC15 ZRV Anno di liquidazione S o ld i l iq u id a ti

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elevato, queste differenze nel movimento possono influenzare la dinamica delle popolazioni. Per esempio è stato osservato che popolazioni di rampichino bruno,

Climacteris picumnus, uccello dell'ordine dei passeriformi, aumentano quando gli

individui viaggiano verso altri individui, ma non quando viaggiano a caso (Cooper et al. 2002). A un livello organizzativo ancora superiore, differenze nelle modalità di movimento influenzano l'intera biodiversità. Mentre il movimento orientato può portare ad una compartimentazione territoriale di specie, il movimento casuale è in grado di mantenere la biodiversità attraverso la coesistenza locale (Armsworth & Roughgarden 2005). Così, per comprendere come un movimento specifico degli animali influenzi i processi biologici, è necessario sapere se tali animali viaggiano in maniera orientata o meno. La questione chiave è il meccanismo tramite cui si muovono gli animali. Alcuni animali si orientano verso determinate posizioni (ad es., l'homing1 nei topi selvatici, Apodemus sylvaticus; Jamon & Benhamou, 1989), alcuni si orientano verso certi habitat

(ad es., la gamma percettiva dei topi dalle zampe bianche, Peromyscus leucopus; Zollner & Lima, 1997), altri verso determinate direzioni (ad es., i Cactus Coreid,

Chelinidea vittiger, che si orientano con il vento; Schooley & Wiens, 2003). Tutti questi

sistemi di navigazione implicano un meccanismo di orientamento a lungo raggio (Nams, 2006).

Un sistema di navigazione e orientamento è uno strumento essenziale, in tutte le specie animali, per reperire cibo o fuggire da eventuali predatori; pertanto più alta è l'efficienza di tale sistema maggiori saranno le possibilità di sopravvivenza di un animale (Cheung, 2012).

Una delle più importanti strategie di navigazione usate nel regno animale è chiamata Path integration (PI) (Mittelstaedt and Mittelstaedt, 1980). Il PI è il processo grazie al quale un animale riesce a mantenere una stima della sua posizione in relazione al punto di partenza e a come vi si è mosso intorno integrando velocità o spostamenti straordinari (Mittelstaedt & Mittelstaedt, 1980; Collett & Collett, 2000). L'uso di questo sistema di orientamento è stato studiato nelle formiche (Muller and Wehner, 1988), api (von Frisch, 1967), ragni (Moller and Görner, 1994), uccelli (von Saint Paul, 1982), roditori (Mittelstaedt & Mittelstaedt, 1980; Etienne et al., 1988; Kimchi et al., 2004;) e anche nell'uomo (Mittelstaedt & Glasauer, 1991).

1 Homing: in biologia viene definito come movimento orientato che permette alla maggior parte delle specie animali di giungere o di ritornare a un determinato luogo secondo una direttiva non casuale. I movimenti di h., di solito, non coprono lunghe distanze, ma richiedono una capacità di orientamento. Un modello determinato di h. è quello delle api: K. von Frisch ha dimostrato che le api usano un sistema di navigazione assimilabile a un vettore, determinato dai parametri distanza e direzione, che lo definiscono quantitativamente.

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Studi sperimentali hanno evidenziato come il PI possa essere usato come impalcatura su cui costruire altri processi di navigazione, compresa la landmark navigation o navigazione a punti di riferimento (Collett et al., 2003; Mc Naughtonetal, 2006).

Altri modelli di movimento derivanti dal PI come il random walk e quello a “diffusione” sono comunemente usati per descrivere i movimenti degli animali nel loro ambiente, e per analizzare la loro dispersione e prevedere la loro distribuzione spaziale (Okubo, 1980; Berg, 1993; Byers, 2001). Questi modelli sono stati utilizzati, ad esempio, per descrivere gli schemi di foraggiamento di formiche (Crist e& McMahon, 1991), la ricerca di risorse in farfalle (Root & Kareiva 1984) o i modelli di migrazione dei vertebrati (Bergman et al., 2000).

I tipi di copertura del suolo e l'eterogeneità spaziale del paesaggio (p.es. patch

boundaries, traducibili in italiano come limiti di biotopi o gli habitat edges o confini

degli habitat) possono influenzare la distribuzione spaziale degli organismi attraverso la loro influenza sui modelli di movimento propri di questi animali (Crist et al., 1992; Johnson et al., 1992; Wiens et al., 1993; Morales & Ellner, 2002). In particolare, l'influenza delle piccole eterogeneità fisiche dell'ambiente sarà importante per gli animali di piccole dimensioni o di specie striscianti. Ad esempio, è noto che le formiche e le termiti orientano i loro movimenti lungo le linee guida strutturali creati da pietre, linee di cresta o scanalature (Jander & Daumer, 1974; Klotz & Reid, 1992). La tendenza per un organismo di orientarsi nello spazio grazie a contatti meccanici è stato definito

thigmotaxis (Fraenkel & Gunn, 1961), e la tendenza a muoversi lungo i bordi è stato

definito come comportamento wall-following. In questi casi, gli animali non sono attratti dalle eterogeneità fisiche ma piuttosto, si muovono in modo casuale nel ambiente fino stabilire un contatto fisico con un ostacolo che guiderà il loro moto (Creed & Miller, 1990).

Anche per H.indica è stato osservato come l'attività motoria segua questi modelli di movimento (Alkon & Saltz, 1983- 1984- 1985). In uno studio su queste istrici è stato messo in evidenza come, in un area semideserta di Israele, l'attività motoria, suddivisa nelle sue componenti temporali e spaziali, di questi animali abbia effetto sul suolo (Yair & Rutim, 1981; Yair & Lavee, 1981), sulla vegetazione (Gutterman, 1982), sulla agricoltura (Alkon & Saltz, 1985).

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1.2.2 Home range e pathways

Il concetto di home range è stato definito da diversi autori (Burt, 1943: Mohor 1947; Jewell, 1966; Baker, 1978, in Harris et al., 1990). Lo home range consiste nella determinazione di un'area più o meno ristretta entro la quale un animale si muove quando compie le sue normali attività (ricerca del cibo, accoppiamento, cura della prole). Nelle specie territoriali, all'interno dello home range è presente un'area attivamente difesa nei confronti dei conspecifici, il territorio. L'analisi degli spostamenti, home range e ritmi di attività concerne la valutazione dell'uso delle risorse e delle sue variazioni in diversi contesti ambientali (Corsini, 1992). Il loro studio è quindi indispensabile per conoscere le esigenze ecologiche degli animali. Nello home

range sono comprese, infatti, le risorse alimentari spesso difese. I ritmi di attività e degli

spostamenti sono normalmente condizionati dallo stato riproduttivo, dalla disponibilità di cibo e dalla competizione intra e inter-specifica.

Per quanto concerne il genere Hystrix sono stati compiuti degli studi su H.indica con tecniche radio telemetriche. È risultato che le specie indica ha un ritmo di attività bifasico, riposandosi nelle ore diurne e uscendo di notte (Alkon & Saltz, 1983). Solitamente la coppia abbandona la propria tana, utilizzata per riposare e per scopi riproduttivi, per un'area specifica, dove passa la maggior parte delle notti. Poi, all'alba, ritorna alla stessa tana. I maschi solitari non sono territoriali: possono fare anche lunghi tragitti, fino a 8 km per notte e, qualche volta, finendo all'alba in una tana diversa nascondendosi in folti macchie (Sever & Mendelsshon, 1984; Sever 1985).

Secondo studi condotti da Saltz & Alkon (1989) e Sever & Mendelsshon (1991) nel deserto del Negev, è risultato che il comportamento spaziale, per H.indica, risulta essere flessibile e altamente sensibile alla disponibilità di cibo: in questa zona le sorgenti alimentari ricche e prevedibili (coltivazioni agricole) promuovono territori più piccoli e stabili, ampia sovrapposizione di home range e densità di popolazione più alta, viceversa istrici che dipendono dalla vegetazione selvatica hanno home range ampiamente esclusivi, territori grandi e diffusi con singoli centri di attività vicino alla tana.

Per quanto concerne H.cristata diversi sono gli aspetti dello home range analizzati. Sonnino (1998) ha condotto uno studio sull'attività spaziale dell'istrice in Italia centrale cercando di delineare quale fosse l'impatto dell'habitat che utilizza. Altri studi hanno invece evidenziato come questi roditori usino dei modelli di sovrapposizione spaziale e

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che all'interno di questi spazi scavino le loro tane (Monetti et al., 2005; Mori et al., 2014).

H.cristata è capace di colonizzare habitat molto diversi e mostra una marcata flessibilità

nell'uso dello spazio: lo home range può variare da poco molto e i siti di alimentazione visitati possono essere localizzati a oltre 4 km dalla tana. Durante uno studio condotto in Toscana sono stati monitorati tramite telemetria diversi esemplari di istrice. L'uso dello habitat è stato studiato al secondo e al terzo livello di selezione, cioè composizione in habitat degli home range e selezione dello habitat all'interno degli home range. Bosco, macchia, prati e pascoli predominavano negli home range individuali, al contrario di coltivi, zone edificate, zone umide e zone dunali (Franconi et al., 2003).

L'unico Autore che però ha identificato i sentieri (pathways) percorsi dalle istrici nel loro peregrinare alla ricerca di risorse e rifugio è stato Felicioli (1989). Lo studio condotto su istrici sia in condizioni di semi-libertà che sul campo ha messo in evidenza il variare del tempo dedicato all'attività motoria in funzione della luminosità all'esterno della tana nelle varie stagioni dell'anno (Felicioli, 1989). In accordo con Alkon & Saltz (1983) è stato riportato come il comportamento di questo animale sia strettamente dipendente dalla luce e come l'istrice preferisca l'oscurità per dedicare tempo all'attività motoria. Durante la parte dello studio condotta sul campo Felicioli (1989) ha osservato come i fori d'ingresso/uscita delle tane siano collegati tra loro da dei sentieri creati dal continuo passaggio di questi animali. I pathways si diramano a loro volta attraverso il fitto della boscaglia e vengono percorsi dalle istrici per raggiungere le altre stazioni o aree di foraggiamento all'interno del loro home range.

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1.3 Legislazione ambientale e venatoria vigente

La L.N. 157/92 “Norme per la protezione della fauna omeoterma e prelievo venatorio” rappresenta la legge quadro che disciplina la tutela della fauna selvatica su tutto il territorio nazionale e il suo prelievo attraverso la caccia.

Questa Legge cardine, che ha sostituito la L.N. 968/77, nasce a seguito del fallimento (per mancato raggiungimento del quorum) del referendum del 1990 che proponeva l’abolizione della caccia su tutto il territorio italiano; inoltre recepisce le Direttive europee e le Convenzioni internazionali concernenti la conservazione della fauna selvatica come la Convenzione di Parigi, la Convenzione di Berna e la Direttiva Uccelli. La L.N. 157/92 disciplina il prelievo venatorio di fauna selvatica stabilendone le modalità e attribuendo nello specifico le competenze degli enti locali, degli organi preposti alla tutela della fauna e la loro autonomia in materia.

L'articolo 10 della suddetta legge esamina le ipotesi di risarcimento nel caso in cui di danni arrecati alle produzioni agricole da fauna selvatica.

Figura 5: foto di insieme dove è visibile un pathway (evidenziato con la linea rossa) di istrice in un contesto boschivo.

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Per specie di interesse conservazionistico si intendono specie presenti negli allegati A, B e C della L.R. 56/00, nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE e nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE.

Hystrix cristata è una specie di interesse conservazionistico presente negli allegati A, B

e C delle leggi sopra citate, pertanto ne è vietato il prelievo venatorio su tutto il territorio nazionale.

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2. Scopo del lavoro

Questo lavoro di tesi si colloca nell'ambito di uno studio più vasto volto a definire i desiderata ambientali e le relazioni sociali di alcuni gruppi di istrici residenti nell'area di studio considerata.

In particolare lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di individuare, descrivere e determinare, ove possibile, le connessioni dei pathways con le "Buche" e le aree di foraggiamento create dalle istrici in un'area di studio densamente popolata da questi animali.

Con questa indagine si è voluto dare un contributo alla conoscenza dell'uso dello spazio a livello locale dell'istrice in un area dove, nell'immaginario collettivo, questi preziosi animali della nostra fauna sono considerati responsabili di notevoli danni alle produzioni agricole.

Le informazioni ottenute con questa indagine potrebbero essere utili, quindi, a delineare in modo più accurato il reale impatto che questo grosso roditore della nostra fauna ha sulle coltivazioni agricole.

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3. Materiali e Metodi

3.1 L'area di studio

3.1.1 Individuazione e collocazione geografica

L’area di studio, che misura poco più di 500 ha, è interamente localizzata nel comune di Crespina-Lorenzana, in Provincia di Pisa; il comune di Crespina-Lorenzana e l'area stessa, confinano a ovest con il comune di Fauglia; a Nord con il comune di Cascina, a est e sud-est con il comune di Lari. Quest’area è stata scelta poiché sono noti, grazie a censimenti compiuti negli anni passati (Felicioli, informazioni personali), un gran numero di insediamenti di istrice.

L'area non è attraversata da fiumi importanti, ma soltanto da qualche fosso; sono presenti due piccoli laghetti nella zona centro-occidentale. L'area è intercorsa da diverse zone urbanizzate e industriali e da una rete stradale sia asfaltata che sterrata.

3.1.2 Vegetazione

L'area di studio è caratterizzata da una grande biodiversità della vegetazione, sia spontanea sia colturale. Sono presenti campi di cereali autunno-vernini come orzo e

Figura 6: foto aerea dell'area di studio, la linea in arancio delimita il perimetro dell'area di interesse.

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grano e campi di cereali primaverili-estivi quali sorgo e mais. La zona di interesse è caratterizzata dalla presenza di molti vitigni che rappresentano circa il 25% dell'area. Nell'area di studio il bosco giovane di caducifoglie a prevalenza di Robinia (Robinia

pseudoacacia), mista a sambuco comune (Sambucus nigra), cerro (Quercus cerris),

alloro (Laurus nobilis). Il sottobosco è ricco di edera e rovi, ambiente ideale per l'istrice. Il clima è caldo e temperato. In inverno la piovosità è intensa rispetto all'estate. Ha una temperatura media di 14.6 °C. e una piovosità media annua di 842 mm con 26 mm nel mese di luglio, il più secco, e 112 mm nel mese di novembre, il più piovoso.

3.1.3 Mammalofauna presente nell'area

L'area di studio oggetto di questa indagine è la dimora abituale di molti mammiferi. È stata osservata la presenza del riccio comune (Erinaceus europaeus), della lepre europea (Lepus europaeus), del cinghiale (Sus scrofa), del capriolo (Capreolus capreolus), della

Figura 7: fotografia di una zona coltivata a vigna presente nell'area di studio.

Tabella 4: temperatura media, minima e massima, rilevata per l'anno 2014, nel comune di Crespina -Lorenzana (dati ottenuti da: climate-data.org)

Mese 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

T. media 6,8 7,7 9,9 12,8 16,5 20,3 23 23,1 28,11 15,7 11,1 7,6 T. min 3,1 3,6 5,6 8,1 11,5 15 17,4 17,6 15 11,2 7,4 4,1 T. max 10,5 11,8 14,3 17,6 21,6 25,7 28,7 28,7 25,3 20,3 14,8 11,1

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puzzola (Mustela putorius), della faina (Martes foina), della martora (Martes martes), molti esemplari della famiglia dei Muridi come il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il topo comune (Mus musculus). Sempre appartenenti all'ordine dei roditori sono presenti il ghiro (Glis glis), lo scoiattolo europeo (Sciurus vulgaris) e il moscardino (Muscardinus avellanarius). Di particolare interesse, per le relazioni che, da bibliografia, sono soliti instaurare con l'istrice, è d'obbligo segnalare il tasso (Meles

meles), la volpe (Vulpes vulpes) e il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus).

Il tasso (Meles meles) tendenzialmente vive nei boschi e nelle vegetazione incolta. Scava la tana al margine del bosco o in macchie soleggiate, là dove il terreno è asciutto e sabbioso. Sono animali prevalentemente crepuscolari e notturni, ma si spingono all'aperto anche durante il giorno. Il tasso ha un’alimentazione molto più ricca di vegetali rispetto ad altri mustelidi. Per andare alla ricerca del cibo percorre i soliti sentieri rimanendo all'interno del proprio territorio (Freye, 1974). All'interno del proprio territorio il tasso elegge una tana principale per il riposo e l'accoppiamento.

La volpe (Vulpes vulpes) è molto versatile e può abitare sia nei territori paludosi sia in quelli sabbiosi, in assenza di boschi o nelle foreste più estese. Scavano la loro tana preferibilmente nel bosco, in punti dove il terreno è compatto, ma non troppo resistente; molto spesso utilizzano tane disabitate dei tassi o, quando ampliate, dei conigli. Le tane sono solitamente orientate a sud, sud-ovest e sud-est e ciò mostra che le volpi prediligono luoghi soleggiati, mentre nella vegetazione l'orientamento è da porre in rapporto allo sviluppo della vegetazione (Lucherini et al., 1995; Spagnesi, 2002).

I tassi costruiscono dei grandi complessi comprendenti numerose tane che vengono di solito abitate anche dalle volpi. Le specie possono convivere pacificamente per anni e sembra vigere uno stato di permanente tregua interspecifica. L'alimentazione della volpe è basata principalmente su topi, ma nella sua dieta si può trovare di tutto tra cui tacchini, piccoli di capriolo, lombrichi, lumache (Roper, 1992; Grzimek, 1974).

Il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) è un animale sociale e vive in tane sotterranee; preferisce, infatti, terreni sabbiosi, ricchi di cespugli e macchia per ricevere riparo e cibo. I conigli hanno una grande capacità di adattamento. Le tane sono caratterizzate dalla presenza di gallerie principali e altre laterali a fondo cieco (Grzimek, 1974).

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3.2 Fototrappole

Per questa tesi sono state posizionate delle fototrappole con il fine di monitorare diverse buche presenti nell'area di studio e valutarne l'attività. Sono state osservate le popolazioni residenti di istrice nella zona prescelta con l'obbiettivo di accertare la presenza di questi animali all'interno delle buche. Ogni fototrappola è stata posizionata, per un periodo variabile di tempo, di fronte ad una buca, per valutare se questa fosse o no abitata e da quale specie animale. È stato prioritario constatare l'attività della buca: nel caso di buca inattiva è stato abbandonato il suo monitoraggio, invece, in caso di buca attivamente frequentata dalle istrici, le fototrappole sono state lasciate in loco dal 1 luglio 2013 al 31 ottobre 2013.

3.2.1 Caratteristiche tecniche delle fototrappole

Le fototrappole sono delle macchine fotografiche, utilizzate anche in modalità video, dotate di un sensore di movimento, che le aziona quando un corpo le attraversa. Queste possono scattare in seguito a stimoli meccanici veri e propri come il movimento, o in caso di presenza di un corpo caldo; le fototrappole di questo tipo hanno sensori termici. Questa seconda tipologia evita l'accumulo di un gran numero di scatti inutili allo studio, dovuti a foglie mosse dal vento o forti movimenti della vegetazione in seguito a temporali, ma non può essere utilizzata con animali eterotermi come serpenti o altri rettili in generale. Le fototrappole con sensore di movimento, possono avere un sensore più o meno sensibile in base al modello utilizzato, ma anche in base alle impostazioni che vengono scelte nel settaggio. Fattori determinanti nella scelta della fototrappola sono:

l'intervallo tra una foto, o un video, e il successivo (trigger time);

• il raggio di illuminazione durante la notte. Questo può permettere la visione di oggetti lontani o, se troppo intenso, può rifrangere contro oggetti vicini e compromettere la visibilità dell'immagine;

• la risoluzione video. La conoscenza di questo parametro è importante anche per la scelta della scheda SD da montare all'interno della fototrappola: risoluzioni in HD necessitano, nella maggior parte dei casi, di SD di classe 10;

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Per questo studio sono stati utilizzati diversi modelli di fototrappole come la Multipir-12 HD, la IR Plus HD e la LTL Acorn, dotate anche della funzione audio. È stato, inoltre, calcolato lo sforzo di trappolamento per tutto il periodo di monitoraggio rapportando i video buoni ai video totali. Per video buoni si intendono tutti quei video che riprendono animali o comunque forme viventi e lo scatto non è stato innescato da movimenti della vegetazione o di oggetti non identificati.

Sono state utilizzate 2 fototrappole IR Plus HD, 2 Multipir-12 HD e 1 LTL Acorn 6210 HD.

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La fototrappola IR Plus HD è dotata di :

• un potente illuminatore IR a 850 Nm con range di 6-20 metri, regolabile (40 led IR);

• modalità video: 1920 x 1280 px (Full HD) o 1280 x 720 px (HD), VGA e QVGA;

• registrazione AUDIO;

• compatibile con schede SD fino a 16 Gb di memoria con funzione di sovrascrittura;

• dimensioni 12 cm x 14 cm x 6,5 cm; • trigger time: 1,1 secondi;

• foto/video a colori di giorno e in bianco e nero di notte da 5-8 Mpx; • schermo a colori integrato.

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La Multipir-12 HD è dotata di:

• sensore immagine: CMOS da 12, 10, 8 e 5 Mega Pixel;

• schermo TFT integrato da 2,5 pollici a colori per rivedere immagini e video; • risoluzione foto: 3.000 x 4.000 MP, 3.264 x 2.448 MP, 2.592 x 1.944 MP; • risoluzione video: HD: 1.280 x 720, D1: 720 x 480, 640 x 480, 320 x 240; • trigger time: 1 secondo;

• foto e i video diurni a colori, di notte in bianco e nero; • registrazione AUDIO;

• tempo di attivazione: 0.8 - 1 secondo;

• in ogni foto/video è possibile riportare data, ora, temperatura e fase lunare; • programmabile per lavorare in Time-Lapse scattando foto o video a intervalli

ampi durante il giorno e la notte;

• puntatore laser che permette di posizionare in modo ottimale la fototrappola; • multi-scatto per fare foto singole, foto+video, 3 foto, 5 foto;

• dotata di numero di serie e protezione con password.

Figura 9: Multipir-12 con funzione audio, in questa foto sono indicate alcune componenti

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La LTL Acorn 6210 HD è dotata di: • video in HDV 1080 e 720P con AUDIO; • attivazione in soli 0,8 secondi;

• foto da 5 a 12 MP ad alta risoluzione;

• esclusivi Led infrarossi da 940 nm invisibili ad occhio umano e animale; • cattura immagini fino a 15 m;

• possibilità di scatto ad intervalli prestabiliti.

Figura 10: LTL Acorn 6210 HD SMS, il modello in foto ha l'opzione di invio Email o SMS/MMS in caso di video ricevuti. È necessario, in questo caso, inserire una SIM card.

Figura 11: particolare della LTL Acorn 6210 HD: sportellino inferiore apribile, molto utile per posizionare

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