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Uguaglianza, simmetria e diseguaglianza: una lettura de "Il Secondo sesso" di Simone de Beauvoir

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Academic year: 2021

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Università di Pisa

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

Corso di Laurea

Filosofia e Forme del Sapere

Tesi di laurea magistrale

Uguaglianza, simmetria e diseguaglianza:

una lettura de “Il Secondo sesso” di Simone de Beauvoir

Relatrice

Candidata

Prof.ssa Vinzia Fiorino

Silvia Mele

Correlatore

Prof. Giovanni Paoletti

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Indice

Introduzione p. 3

I Biografia di “uno scrittore donna” p. 19

I. 1 Vita p. 19

I. 2 Opere p. 51

I. 3 Sartre p. 83

II Il Secondo sesso p. 92

II. 1 Pensiero p. 92

II. 2 Critiche e recensioni p. 170

II. 3 L‟impegno successivo p. 179

III Simone de Beauvoir: una voce femminista p. 194

III. 1 Storia delle donne p. 194

III. 2 Il ruolo di Simone de Beauvoir nelle pensatrici successive p. 227 III. 3 L‟indipendenza del pensiero di Simone de Beauvoir p. 243

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Introduzione

Fin da quando siamo bambini abbiamo imparato ad interiorizzare i costrutti e ruoli sociali, spesso senza porci delle domande al riguardo. Per quanto i tempi si siano modificati e le convenzioni sociali siano spesso state ribaltate, rimane il fatto che viviamo in un mondo in cui è molto importante il pensiero collettivo. La filosofia, come branca del sapere che interiorizza qualsiasi domanda, ha sempre avuto lo scopo di rispondere alle esigenze umane e concedere un pensiero che costruisca modelli di oggettività e che si rivolgesse ad ogni condizione possibile. Spesso, però, la filosofia si è posta come un sapere utopico, poiché difficilmente è presente una coerenza fra la realtà “come dovrebbe essere” e “come realmente è”. Ciò non deve però farci pensare che la filosofia sia diventata obsoleta, piuttosto deve farci capire che, trattandosi di un sapere che risponde alle esigenze umane, deve rimanere al passo coi tempi, quindi svecchiarsi e imparare a creare dei sistemi che si accordino ai tempi che corrono. In altre parole la filosofia deve imparare a porsi nuove domande e risolvere i problemi attuali.

Il nostro è un mondo complesso, carico di soggetti, di punti di vista, di estremismi ed ingiustizie. Ma è anche ricco di individui che cercano costantemente di riparare ai danni subiti. Le ingiustizie che regnano in questo mondo potrebbero essere risolte, spesso, semplicemente cambiando alcuni elementi del nostro vivere quotidiano, ma ciò non accade facilmente poiché è complicato, per un individuo, imparare a pensare in maniera diversa.

Lo scopo di questa tesi è proprio quello di riflettere su come una precisa condizione sociale che si perpetra da secoli sia ancora presente. Ciò è possibile se si prendono in esame le opere e i pensieri di personalità di spicco che hanno affrontato questo tema. Mi riferisco in particolar modo a Simone de Beauvoir e al suo contributo per lo sviluppo del Femminismo. Alcuni obbietteranno che di femminismo si è parlato abbastanza, che ormai il problema delle disparità sessuali sia acqua passata, che la donna ha ormai raggiunto indipendenza ed emancipazione. Ma non è così e numerosi sono gli esempi che possono mostrare ciò. Proviamo ad elencarli:

- In Italia il tasso di occupazione femminile nel 2018 era pari al 49,6% contro il 67,5% di occupazione maschile1. Le cause possono essere ritrovate, oltre che nella crisi economica che da ormai lunghi anni colpisce l‟Italia e in generale l‟Europa, anche nelle condizioni di lavoro. Numerose sono le testimonianze di donne costrette a scegliere fra carriera e maternità.

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- Un grande punto di scontro fra uomini e donne nella quotidianità lavorativa è relativa alle differenze salariali. Le seconde, infatti, a parità di merito e di impiego, guadagnano molto meno rispetto ai loro colleghi maschi. Durante alcune indagini sui paesi dell‟Unione Europea era emerso che la differenza salariale in Italia fosse praticamente irrisoria, per poi saltar fuori il fatto che si trattava di un dato grezzo che non considerava una serie di variabili. I dati completi riportavano altre informazioni: «Nel 2014, il valore osservato del Gender overall earnings gap era del 39,6% nell‟Unione europea e del 43,7% in Italia. Questo forse restituisce un quadro più corretto della disparità nel mondo del lavoro fra uomini e donne nel nostro Paese2». Nel Regno Unito e negli Stati Uniti questo dato è molto più rilevante ma, allo stesso tempo, è anche molto più sentito e contestato grazie anche alle proteste delle attrici hollywoodiane che, al riguardo, hanno preteso di ricevere lo stesso guadagno dei colleghi attori maschi.

- Le donne sono ancora vittime di molestie e ricatti nel mondo del lavoro. Spesso, anche trovando un buon equilibrio fra vita privata e pubblica, sono costrette a cedere a pressioni per mantenere il proprio impiego oppure a rinunciare a lavorare. «Si stima che 425 mila donne (2,7%) abbiano subìto molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro solo negli ultimi tre anni. Quasi una su dieci (8,9%) nel corso della vita. Centosessantasettemila (1,1%) sono quelle che hanno subìto un ricatto per essere assunte, mantenere il posto o ottenere una promozione. Ne sono state vittima più frequentemente le impiegate (37,6%) e le lavoratrici del commercio e dei servizi (30,4%)3».

- Uno dei dati allarmanti è però quello relativo alle violenze sulle donne. I dati Istat relativi all‟anno 2017 parlano chiaro: più di 49.000 donne italiane si sono rivolte ai centri anti violenza, ma solo 29.000 hanno effettuato un percorso per uscire dalla terribile situazione in cui si trovavano. Inoltre il 63% delle donne che chiede aiuto ai centri ha dei figli minorenni. Il Grevio4 si è impegnato nella scrittura di un rapporto sull‟Italia e sulla sua situazione al riguardo, ricevendo in risposta numerosi dati relativi

2 Cfr. articolo in «Il Sole 24 ore» del 12 aprile 2018 di Monica D‟Ascenzo.

https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-04-12/salari-divario-inspiegabile-gli-uomini-e-donne-italia-133736.shtml?uuid=AEA9eHPE.

3 Cfr. articolo in «La 27Ora» in «Il Corriere della sera», https://27esimaora.corriere.it/18_marzo_06/lavoratrici-ricattate-0a351022-218d-11e8-a661-74ccbd41f00f.shtml.

4 Il Grevio è un Gruppo Esperto nell‟Azione contro la Violenza sulle Donne e violenze domestiche. Tale organismo è responsabile di supervisionare l‟azione dei paesi firmatari la Convenzione di Istanbul (7 aprile 2011) creata dal Consiglio di Europa per evitare, appunto, la violenza sulle donne e la violenza domestica. Cfr. https://www.coe.int/en/web/istanbul-convention/grevio.

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al problema dalle associazioni nazionali che si occupano di evitare e proteggere le vittime di violenza5.

- Esistono diverse forme di violenza. Nel caso dello stalking nel periodo gennaio-agosto 2018 ci sono stati 8.414 casi. Per quanto riguarda le violenze sessuali nello stesso arco di tempo si sono registrati 2.977 casi6.

- L‟aspetto peggiore delle violenze sulle donne è che molto spesso sfociano in femminicidi7. Dal 2012 al 2016 in Italia sono stati registrati 774 casi di omicidi di donne, in media 150 all‟anno. Ciò significa che nel nostro paese, circa ogni due giorni, viene uccisa una donna. Inoltre, stando ai dati Istat di questi anni presi in esame, circa l‟82% dei delitti commessi a scapito delle donne sono appunto femminicidi. In questi omicidi il 74,5% degli assassini sono italiani, mentre per il 25,5% si tratta di stranieri. La relazione fra vittima e carnefice è, nel 55,8% di natura sentimentale: ciò dimostra che nella maggior parte dei casi si tratta di coppie sposate e fidanzate o che hanno avuto, in passato, una relazione8.

- Ciò che maggiormente però fa rabbrividire è che non sempre le pene sono adeguate al tipo di crimine commesso. Nella maggior parte dei casi le vittime di femminicidi hanno denunciato più volte le aggressioni e i comportamenti anomali dell‟uomo ma non sono state ascoltate o prese sul serio. Quando poi, per forza di cose, le minacce si trasformano nell‟atto violento vero e proprio è sempre troppo tardi per intervenire. Lo dimostra tranquillamente la giustizia italiana evidentemente non abbastanza preparata per risolvere le questioni legate alle violenze sulle donne e al femminicidio. Frutto di un forte paternalismo e maschilismo di fondo della nostra cultura? Probabilmente. Per citare solo alcuni esempi, che potrebbero essere a mio parere corredati da un sottotitolo “oltre il danno la beffa”, ci sono coloro che hanno ucciso perché guidati da una forte gelosia o perché vittime di una tempesta emotiva. Nel 2016 Michele Castaldo uccise la sua ex compagna Olga Matei strangolandola. La Corte d‟assise di Bologna, che inizialmente aveva proposto una pena di trent‟anni di carcere, ha poi deciso di dimezzare e ridurre a sedici anni di prigionia. Tutto questo perché hanno pesato delle motivazioni legate ad una “tempesta emotiva e passionale”. Lo stesso

5 Cfr. articolo apparso su “La Repubblica” il 23 novembre 2018.

https://www.repubblica.it/cronaca/2018/11/23/news/accuse_dall_europa_l_italia_fa_troppo_poco_per_evitare_i_ femminicidi-212392247/.

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Cfr. articolo apparso sul sito di «Sky», per SkyTg24 del 19 novembre 2018. https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/femminicidi-italia-2018.html.

7 Il Femminicidio è un neologismo volto ad indicare l‟omicidio di una donna per motivi basati sul genere. 8 Cfr. articolo apparso su «L‟Espresso» il 21 giugno 2017.

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killer aveva ammesso, quando arrestato, di essere tremendamente geloso9. Nell‟aprile del 2018, invece, fu Javier Napoleon Pareja Gamboa ad uccidere la compagna Jenny Angela Coello Reyes a coltellate, avendo scoperto numerosi tradimenti da parte di lei. Anche nel suo caso la pena da trent‟anni fu dimezzata a sedici anni poiché, stando alle parole del giudice «ha agito sotto la spinta di uno stato d'animo molto intenso, non pretestuoso, né umanamente del tutto incomprensibile»10. Queste sentenze, che provocano la rabbia sia dei familiari che dei cittadini, non sono neanche l‟aspetto peggiore di queste “beffe”. Marianna Manduca venne uccisa nel 2007 dal compagno Saverio Nolfo che, come gli altri due casi precedenti avendo scelto il rito abbreviato, si vide la pena ridotta a ventuno anni di carcere. La donna, che aveva denunciato l‟uomo ben dodici volte, con ciò permise che la famiglia facesse causa allo Stato perché non aveva fatto abbastanza per evitare l‟uccisione. Il Tribunale aveva inizialmente accolto la richiesta dei familiari, accordando ai figli orfani della donna un risarcimento per poi, all‟appello, fare marcia indietro e accogliere la richiesta della presidenza del Consiglio che affermava come la procura del paese in cui si erano svolti i fatti, avesse fatto il massimo per evitare il femminicidio, stando alle leggi sullo stalking allora vigenti. Ciò significa che lo Stato non deve più pagare il risarcimento a questi bambini orfani11.

- Questo genere di violenze relativo alle donne avviene nella maggior parte dei casi in ambienti familiari: è il caso di una ragazza palermitana che ha subito questo genere di violenze da parte della famiglia, dal padre soprattutto. La ragazza, che all‟epoca dei fatti aveva solo quindici anni, subiva molestie e stupri da parte del padre che giustificava queste sue azioni per insegnare alla figlia cosa davvero ci si aspettasse da lei. Questo perché la ragazza è lesbica. Pare che il padre abbia affermato in più occasioni «Meglio una figlia morta che lesbica» e dicendo ciò si slacciava i pantaloni pronto a stuprarla. La ragazza, che nel 2016 riuscì a denunciare, ha adesso ventitré anni e si è costituita parte civile contro i genitori che hanno sempre negato tutto. Ciò a dimostrazione di come il maschilismo, la misoginia e il paternalismo siano tutt‟ora

9 Cfr. articolo in «Il Resto del carlino», del 4 marzo 2019 di Alessandra Nanni. https://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/omicidio-olga-matei-1.4470623. 10 Cfr. articolo in «Il Messaggero» del 13 marzo 2019.

https://www.ilmessaggero.it/italia/genova_uccise_compagna_condanna_attenuante_delusione-4358932.html?refresh_ce.

11 Cfr. articolo in «Il fatto quotidiano» del 22 marzo 2019. https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/22/marianna-

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vigenti in Italia e giustifichino, in questo modo, la non congruenza della donna ai modelli prestabiliti dagli uomini12.

- Lo stupro è da sempre una delle forme di violenza favorito dagli uomini. Nella storia le donne sono state violentate in ogni circostanza e in ogni tempo, spesso perché bottino di guerra, oppure per permettere il proseguo di certe tradizioni (basti pensare al discusso ius primae noctis13), sfruttando la diversità della forza fisica. Dal momento che si tratta di un delitto che si è sempre compiuto è piuttosto complicato determinare le cause e i moventi di queste terribili azioni. Forse è in generale la tendenza umana a sopraffare il più debole e mostrare la propria supremazia. In generale, di fronte ad atti così orribili, la reazione pubblica che dovrebbe emergere sarebbe il disgusto e soprattutto la disapprovazione ma, come vediamo nella quotidianità del nostro paese, queste reazioni si sviluppano maggiormente quando lo stupratore non è italiano. Il 5 marzo 2019 una ragazza ventiquattrenne è stata stuprata da tre ragazzi più piccoli di lei, maggiorenni, i quali l‟hanno attirata con una trappola nel vano ascensore della Circumvesuviana di Napoli. Qua è stata violentata dai tre ragazzi i quali sono stati identificati e incarcerati, anche se il più giovane è stato scarcerato perché, stando ai video delle telecamere, la ragazza sarebbe entrata autonomamente nell‟ascensore14

. Oppure possiamo prendere un caso del 2015 quando una ragazza di ventidue anni di origine peruviana è stata stuprata da dei colleghi della scuola serale con cui si era attardata per bere qualcosa. In questo caso ciò che maggiormente ha fatto scalpore è stato il verdetto di tre giudici donna che hanno scagionato i ragazzi sulla base dell‟aspetto fisico della ragazza che, stando a loro, era troppo mascolina e poco attraente per essere stuprata. In questo caso l‟aspetto positivo della vicenda risiede nel fatto che la Cassazione ha rifiutato tale verdetto e ha richiesto un nuovo processo15. È sempre stata la Cassazione che ha chiesto il riesami di altri casi di stupro, affermando però che l‟alcol non risulta essere un‟aggravante per lo stupratore nel caso sia stato assunto dalla vittima per sua volontà16. Accade anche però che altri elementi non siano

12 Cfr. articolo in «Meridione News» del 7 marzo 2019. https://palermo.meridionews.it/articolo/75402/viene-violentata-dal-padre-perche-lesbica-palermo-pride-e-necessario-schierarsi/.

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Lo ius primae noctis è un mito, per molti storici ritenuto vero, relativo al diritto del signore feudale che, nel Medioevo, poteva sostituirsi al suo servo della gleba nella sua prima notte di nozze.

14 Cfr. articolo in «Tgcom24» di Mediaset, del 22 marzo 2019.

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/campania/stupro-in-ascensore-circumvesuviana-scarcerato-uno-dei-tre-giovani-arrestati_3198452-201902a.shtml.

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Cfr. articolo in «La Repubblica» del 10 marzo 2019 di Maria Elena Vincenzi.

https://www.repubblica.it/cronaca/2019/03/10/news/sentenza_shock_stupro_sembra_un_maschio-221145195/?ref=search.

16 Cfr. articolo in «Il Fatto quotidiano» del 16 luglio 2018. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/16/stupro-la-cassazione-se-la-vittima-si-ubriaca-volontariamente-condanne-ma-senza-aggravanti/4497262/.

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sufficienti per condannare lo stupratore: ne è l‟esempio il caso della donna che, a quanto pare, non ha urlato a sufficienza nonostante abbia negato il suo consenso durante lo stupro17.

- Tutto ciò mette in luce un grosso problema legato al consenso sessuale. Per quanto si tratti di una questione di banale ovvietà pare che si tratti di un concetto di difficile comprensione. In questi ultimi mesi la polemica relativa allo stupro e ai tentativi da parte della vittima di sfuggire all‟assalto, ha raggiunto l‟apice dopo numerosi episodi deplorevoli, come ad esempio il caso del novembre 2018 in Irlanda dove uno stupratore è stato assolto dall‟accusa di stupro su una ragazza di diciassette anni colpevole di aver indossato della biancheria troppo sexy18. Ciò ha scatenato numerose proteste sia in Irlanda che nel resto del mondo, soprattutto visto che poco tempo prima, nel marzo dello stesso anno, in Svezia era stata approvata una legge che ha rivoluzionato la normativa relativa alle violenze sessuali, affermando che il sesso deve essere sempre volontario, altrimenti si parla di stupro19.

- Ciò che maggiormente genera rabbia è spesso la reazione del pubblico di fronte a queste azioni. In più occasioni la società ha mostrato di essere misogina e maschilista, non solo dai responsi e verdetti dei tribunali che hanno spesso assolto gli stupratori, ma anche dall‟atteggiamento avuto nei confronti delle vittime. Di chi è la colpa? Ovviamente del sistema e della cultura di stampo paternalistico che ancora non riesce a considerare la donna in quanto soggetto libero e autonomo. Nell‟era tecnologica in cui viviamo, dove la maggior parte dei confronti fra individui si realizza nei social network tramite la possibilità di esprimere affermazioni vergognose perché c‟è sempre la possibilità di nascondersi dietro uno schermo, le parole stesse hanno perso il loro significato originario. Per comprendere ciò basta leggere l‟infinità di commenti relativi ad ogni notizia che riguarda un uomo e una donna: quest‟ultima verrà definita con i peggiori epiteti destinati a ritenerla, con l‟ausilio di definizioni tradizionali e pittoresche, una donna dai facili costumi. Come se una donna che decide quando e con chi andare a letto fosse la cosa peggiore che potrebbe accadere nel mondo. A mio parere ciò mostra solo la profondità del maschilismo e sessismo vigente, ormai radicato in ognuno di noi, che continua a farci scandalizzare di fronte alla libertà che

17 Cfr. articolo in «Il Fatto quotidiano» del 22 marzo 2017. https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/22/torino-assolto-da-violenza-sessuale-perche-lei-disse-basta-ma-non-urlo/3467255/.

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Cfr. articolo in «Il Fatto quotidiano» del 15 novembre 2018.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/15/irlanda-stupratore-assolto-perche-la-vittima-indossava-biancheria-troppo-sexy-parte-la-protesta-dei-tanga/4766439/.

19 Cfr. articolo in «La Repubblica» del 24 maggio 2018 di Valentina Ruggiu.

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una donna, giustamente, si prende al pari dell‟uomo. Ma spesso, questo strato culturale e sociale che in molti cercano di scardinare ed eliminare, viene alla luce per colpa di coloro che, rappresentando il popolo intero, si fanno portavoce di questa terribile ideologia. Nell‟estate del 2017 il sindaco della città di Pontinvrea augurò lo stupro all‟allora presidente della Camera Laura Boldrini. Pochi mesi fa il tribunale ha condannato il sindaco a pagare una pesante multa alla donna offesa e alle associazioni che si erano costituite parte civile durante il processo20. Oppure il caso del consigliere comunale di Bolzano che, a febbraio 2019, è stato accusato di aver mandato un messaggio vocale tramite Whatsapp invitante gli amici a recarsi in una discoteca del luogo perché era presente una «dj figa da violentare»: Masocco, questo è il suo nome, si è dimesso dal suo incarico21. E ancora, per concludere, il caso sempre recente del consigliere comunale di Amelia che, a seguito dell‟affermazione di una cantante italiana relativa a questioni politiche del paese, scrisse su Facebook che la donna avrebbe fatto meglio “ad aprire le cosce”. In questo caso l‟uomo è stato espulso dal partito politico di cui faceva parte22. Il punto cardine di questa mia personale polemica, è che questi individui non provano neanche vergogna nel pensare e successivamente esprimere tali pensieri.

- Altro aspetto fondamentale dell‟evidente maschilismo vigente è relativo alla pratica di interruzione volontaria di gravidanza. Nel 1978 in Italia è stata votata e approvata una legge che rendeva legale tale pratica con le relative limitazioni e condizioni di applicazione, ossia la legge 194. Da quel momento, però, in Italia si combatte una battaglia sotterranea fra quei medici che, scegliendo di esercitare alcune professioni fondamentali relative alla riproduzione umana, decidono anche di porsi come obiettori di coscienza. Posto che ogni individuo deve essere libero di seguire la propria inclinazione e non andare contro i propri principi morali, etici e religiosi, trovo abbastanza scandaloso che una persona con tali convinzioni decida poi di esercitare un mestiere che prevede tali interventi consentiti dalla legge italiana. Detto ciò in Italia è presente un numero molto elevato di medici obiettori che impedisce alle donne di esercitare il proprio diritto e controllo sul proprio corpo. Probabilmente il retaggio religioso cattolico rende tutto ciò molto più evidente in Italia, ma è anche vero che i

20 Cfr. articolo in «Il Messaggero» del 15 gennaio 2019.

https://www.ilmessaggero.it/italia/laura_boldrini_stupro_offese_matteo_camiciottoli-4232943.html?refresh_ce. 21

Cfr. articolo in «Il Fatto quotidiano» del 13 febbraio 2019.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/13/bolzano-audio-del-consigliere-leghista-masocco-ce-una-dj-figa-da-violentare-lui-smentisce-la-voce-non-e-la-mia/4970234/.

22 Cfr. articolo in «Il Fatto quotidiano» del 22 febbraio 2019. https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/22/emma-marrone-consigliere-leghista-contro-la-cantante-aprire-i-porti-apri-le-tue-cosce-espulso-dal-partito/4989944/.

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dati parlano chiaro: nel 2017 sono stati rilevati valori più elevati di obiezione di coscienza tra i ginecologi (68.4%) rispetto agli anestesisti (45.6%)23. L‟aspetto peggiore è che il servizio non è garantito in tutta Italia in maniera uniforme, contrariamente a quanto rivela la relazione del Ministero della Salute: sempre nel 2017 in Molise le percentuali di ginecologi obiettori era del 96,4%, in Basilicata dell‟88%, in Sicilia 83,2%, e a Bolzano 85,2%24. Sono informazioni, queste, che dovrebbero far riflettere. Davvero l‟autonomia e l‟indipendenza femminile sono state raggiunte se molte di loro sono costrette a macinare chilometri per trovare un ginecologo che permetta loro di interrompere una gravidanza indesiderata?

- Il 30 marzo 2019 si svolgerà a Verona il Congresso Mondiale delle Famiglie (WCF)25. Lo scopo di tale congresso è, sostanzialmente, quello di difendere la famiglia tradizionale e naturale, ossia quella composta da un padre e una madre. Per quanto alcuni punti che difende il Congresso siano molto nobili (intende tutelare la salute psicofisica dei bambini), molte delle pretese sono di stampo omofobo e misogino. Questo congresso nacque dall‟idea di due personalità americane e russe: Carlson, ex funzionario dell‟amministrazione di Reagan, e Antonov, sociologo russo. I due, dopo un colloquio, arrivarono a concludere che il grosso calo demografico dipendeva da dei nemici della moralità: l‟omosessualità, il divorzio e anche il femminismo (e più in generale le donne). Per comprendere l‟ideologia di questo movimento basti pensare che esso favorì la campagna politica omofoba in Russia del 2013, e non ha mai accettato la libera scelta legata all‟autodeterminazione del corpo, sia che si tratti di interruzione volontaria di gravidanza che di fine vita. Le affermazioni di questo Congresso, oltre ad essere estremamente conservatrici, sono anche una grossa minaccia per la libertà di tutti gli esseri umani, a prescindere dal sesso. A partecipare a questo congresso, e questo è l‟aspetto peggiore, saranno personalità di spicco della politica italiana: innanzitutto il ministro dell‟Interno Matteo Salvini, poi il ministro per la Famiglia e la Disabilità Lorenzo Fontana e anche il senatore leghista Simone Pillon. Si tratta ovviamente di tre personalità che hanno, in più occasioni, espresso il proprio parere su tematiche delicatissime e intendono modificare l‟ambito dei diritti umani, soprattutto quelli femminili.

23 Relazione del Ministero della Salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela della maternità e per l‟interruzione volontaria di gravidanza del 2017.

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2807_allegato.pdf. p. 8. 24 Ibidem.

25 Il Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Family) è una lobby statunitense di stampo cristiano. Il suo scopo è di unificare i vari gruppi con le stesse basi per portare avanti le stesse istanze che sono di stampo conservatore. Venne fondato nel 1997. https://wcfverona.org/it/.

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- Fontana e Pillon, entrambi membri della Lega Nord, sono personalità di potere e, a mio parere, estremamente pericolosi per i diritti, soprattutto quelli delle donne. Entrambi, infatti, sono difensori dei valori cattolici, quindi contrari a qualsiasi tematica che emancipa la donna e la rende un soggetto autonomo: la possibilità di divorziare e di abortire. Entrambi hanno partecipato al Family Day26 e hanno espresso pareri molto forti legati all‟interruzione di gravidanza volontaria. Nel giugno 2018, infatti, Fontana aveva espresso il suo parere ai giornalisti affermando che il suo intento era quello di incentivare le nascite e disincentivare gli aborti; inoltre intendeva sostenere la famiglia tradizionale e rinnegare le famiglie “arcobaleno”27

. Pochi mesi dopo, nell‟agosto dello scorso anno, anche Pillon era intervenuto al riguardo, affermando invece il suo interesse per l‟abolizione definitiva della legge 194, prendendo spunto dall‟Argentina28

. Non ritengo necessario elencare i motivi che rendono queste due personalità lesive per i diritti delle donne conquistati dopo anni di fatiche dei movimenti femministi. Non a caso le affermazioni di questi due politici sono spesso seguite da numerose proteste provenienti da diversi ambiti della società. - Il senatore Pillon, però, è anche responsabile di un disegno di legge con lo scopo di

modificare la normativa già vigente in tema di divorzio. A suo dire le donne sono troppo avvantaggiate da questa norma che consentirebbe nella maggioranza dei casi l‟affido a lei soltanto dei figli e l‟obbligo da parte del marito di fornire un assegno di mantenimento. Per quanto ciò possa anche essere vero, la legge prevede l‟ausilio di avvocati e giudici che permettono di valutare caso per caso. L‟aspetto più spaventoso del ddl è che intende ridurre l‟autonomia e l‟indipendenza femminile invitando la donna, che nella coppia sposata rappresenta per forza di cose (difficoltà nel trovare e mantenere un lavoro, salario inferiore agli uomini ecc.) il soggetto più debole, a rinunciare al divorzio. Questo perché il nuovo decreto proposto da Pillon prevede, oltre ad una lunga mediazione per evitare di giungere al divorzio, una divisione equa di ogni diritto nei confronti dei figli, e anche di ogni dovere: entrambi i genitori avranno a disposizione la metà del tempo totale da passare coi figli, e allo stesso tempo dovranno contribuire al 50% ciascuno nelle spese per il mantenimento e per le spese di separazione. Inoltre, altro aspetto spaventoso, questo disegno di legge prevede

26 Il Family Day è il nome conferito ad una serie di dimostrazioni organizzate (per lo più in Italia) da gruppi cattolici e tradizionalisti, che non intendono accettare l‟estensione dei diritti genitoriali alle coppie omosessuali. 27

Cfr. articolo in «Il Fatto quotidiano» del 2 giugno 2018. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/02/governo-

fontana-famiglie-gay-non-esistono-piu-figli-meno-aborti-salvini-le-sue-idee-non-sono-nel-contratto-di-governo/4399405/.

28 Cfr. articolo in «Il Fatto quotidiano» del 13 agosto 2018. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/13/legge-194-il-senatore-della-lega-pillon-via-laborto-prima-o-poi-in-italia-faremo-come-in-argentina/4556550/.

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l‟affido condiviso anche se uno dei due partner è violento. L‟ONU, grazie a due relatrici di nome Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, ha espresso il suo disappunto di fronte a tale modifica della legge italiana: ostacolerebbe il divorzio, non riconoscerebbe i diritti dei figli (che verrebbero trattati come fonti inattendibili in qualsiasi caso e ridotti al pari di un oggetto da dividere in due parti uguali), inoltre presenterebbe una soluzione univoca anche nei casi di violenza domestica(e anche se permettesse il divorzio costringerebbe comunque i figli a frequentare anche il genitore violento) e in definitiva sarebbe una proposta di legge maschilista e punitiva nei confronti delle madri. Addirittura Massimo Adinolfi, presidente del Family Day, ha espresso le sue titubanze sul disegno di legge, che sarebbe oscuro su certe parti e poco funzionale29.

- La conferma del paternalismo, del maschilismo e della misoginia attualmente vigente in Italia e nel mondo sarebbe dimostrabile anche con esempi molto più semplici e facilmente riscontrabili. Da un paio d‟anni a questa parte in molte parti del mondo si è giunti alla conclusione che le donne spendano molto di più rispetto agli uomini nell‟acquisto di ogni bene. Ciò, anziché confermare l‟antico pregiudizio sulle donne scialacquatrici di stipendi dei mariti, si riferirebbe ad un‟azione di marketing ben congeniata: si tratta di quella che è stata definiti come Pink Tax. La tassa rosa, infatti, si riferirebbe al fatto che i prodotti femminili di qualsiasi natura, per il semplice fatto di essere rivolti alle donne, costano di più rispetto al corrispettivo maschile. «La rivista online Business of Fashion ha analizzato i siti di e-commerce di sei diversi marchi di alta moda – Saint Laurent, Valentino, Gucci, Dolce & Gabbana, Balmain e Alexander Wang – e ha trovato 17 prodotti per cui la versione femminile ha un costo diverso da quella maschile, nonostante si tratti di capi analoghi senza grandi differenze: nella maggior parte dei casi gli oggetti destinati al pubblico femminile hanno un costo superiore, a volte anche più di 1.000 dollari (quasi 900 euro)30». Ma non si tratta solo di abbigliamento di lusso. Per esempio sul mercato sono disponibili dei rasoi usa e getta di plastica blu e rosa: i primi sono maschili, i secondi femminili. Nonostante non siano presenti differenze di sorta (stessa plastica, stesso metallo, stesso numero di lame, stesso numero di utilizzi possibili), quelli femminili hanno un prezzo maggiore rispetto a quelli maschili, e spesso vengono venduti in confezioni con

29 Cfr. articolo in «Il Sole 24 ore » di Nicoletta Cottone del 29 gennaio 2019.

https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-01-29/ddl-pillon-ecco-ombre-che-fanno-discutere-124106.shtml?uuid=AFnYQRC.

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meno esemplari, ma pur sempre più cari. Per rendere la cosa più assurda, però, anche altri settori hanno approfittato della situazione: «in nome della parità di genere di recente la maggior parte delle polizze auto - invece di premiare il fatto che le donne siano automobiliste meno a rischio degli uomini - hanno registrato un rincaro del 4 per cento a danno delle femmine31». Si potrebbe pensare che l‟assurdo sia stato raggiunto, e invece non è così. Di fianco alla Pink Tax esiste la Tampon Tax. In Italia gli assorbenti igienici di ogni sorta e i prodotti igienici femminili sono tassati al 22%, ossia le imposte ricadono totalmente sul consumatore. In questo senso, stando all‟iva applicata a tali prodotti, gli assorbenti sarebbero un bene di lusso. Tutto ciò è in moto dal 1972 e dalla legge approvata quell‟anno in materia di iva su prodotti di prima necessità. Gli assorbenti igienici, al pari dei pannolini per bambini, sono invece esclusi. L‟assurdità di ciò si ritrova però nel fatto che molti altri prodotti (anche di lusso) avrebbero l‟iva inferiore, addirittura al 4%. Ne sono esempio beni come birra, cioccolato,tartufi e anche i rasoi maschili (quelli blu dell‟esempio precedente)32. L‟aspetto più irritante è che in molti paesi del mondo, che presentavano una situazione analoga a quella italiana, sono stati emessi dei provvedimenti per risolvere la disparità sull‟iva, arrivando ad inserire questi prodotti nella categoria di “prima necessità”. «La Francia ha portato l‟imposta [sui prodotti igienici femminili] dal 20% al 5.5%, l‟ Olanda al 6%, in Inghilterra è stata ridotta dal 17,5% al 5,5%. L‟ultimo in ordine di tempo è stato il Belgio dove alcune parlamentari sono riuscite a inserire nella legge di bilancio del 2017 la diminuzione dal 21% al 6%. L‟Irlanda, così come il Canada, la ha invece addirittura abolita33». La Scozia, da settembre 2018, ha invece provveduto a concedere a tutte le studentesse assorbenti gratuiti per combattere lo stato di povertà in cui molte studentesse del paese si trovavano: a causa dei prezzi troppo elevati e la necessità di cambiarli spesso, molte ragazze non potevano permettersi di comprare gli assorbenti e, di fatto, erano costrette a rinunciare alle lezioni e rimanere a casa34. Condividendo il pensiero di molte altre persone, sono del parere che se le mestruazioni fossero appannaggio maschile questo problema non si porrebbe: gli uomini avrebbero

31 Cfr. articolo in «La Stampa» di Roberto Giovannini del 6 marzo 2017. https://www.lastampa.it/2017/03/06/societa/quanto-costa-la-tassa-rosa-GUPbNzNJrZqeGTJtBDonUL/pagina.html.

32 Cfr. articolo in «Il Corriere della sera», di Milena Gabanelli del 18 aprile 2018.

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/iva-assorbenti-in-italia/f12ec14a-424d-11e8-9398-f8876b79369b-va.shtml.

33 Ibidem.

34 Cfr. articolo in «Il Post» del 30 agosto 2018. https://www.ilpost.it/2018/08/30/scozia-assorbenti-gratis-studentesse/.

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diritto mensilmente ad un periodo di malattia e i prodotti per l‟igiene sarebbe gratuiti in qualsiasi parte del mondo.

In questa introduzione ho voluto indicare i motivi che mi hanno spinto ad analizzare la tematica del femminismo nell‟ottica della filosofa e pensatrice Simone de Beauvoir in relazione al presente.

Il semplice fatto che nel 2019 molte persone ritengano il femminismo un‟ideologia superata e obsoleta deve far riflettere. Non viviamo in un mondo che propone il medesimo trattamento a uomini e donne perché, anche se negli statuti della maggior parte dei paesi del mondo esistono leggi che garantiscono medesimi diritti e doveri per entrambi i sessi, di fatto la realtà è diversa. Per questo motivo ho scelto Simone de Beauvoir. Per quanto la filosofa non abbia mai accettato di definirsi fondatrice del femminismo contemporaneo, è innegabile che Il Secondo sesso sia stato un testo fondamentale per le successive lotte femministe, nonché per la creazione dei movimenti che hanno permesso la conquista di tali diritti che, ahimè, spesso diamo per scontati. Ritengo infatti che, prima di impegnarsi concretamente nella lotta, sia necessario conoscere, quindi comprendere da dove siano giunte le rivendicazioni femministe e quali siano stati gli elementi che hanno dato il coraggio a certe donne per opporsi al maschilismo vigente. Simone de Beauvoir, che nel 1949 (esattamente settanta anni fa) ha pubblicato questo imponente saggio di circa settecento pagine, ha il merito di aver ricostruito la condizione di totale asservimento in cui le donne vivevano fino a quel momento: se guardiamo bene la realtà quotidiana ci rendiamo però conto dell‟esistenza di alcune aree in cui questa subordinazione è ancora presente. Non mi riferisco solo ai paesi in cui l‟estremismo religioso tiene sotto scacco la libertà femminile che noi diamo per scontata, ma anche a quelle zone d‟ombra quotidiane in cui la donna deve ancora fare un passo indietro, tacere e fingere di non vedere per non urtare una persona fortemente tradizionalista e legata a certi costumi di stampo paternalistico. Simone de Beauvoir, se letta con attenzione, ci mostra i percorsi fatti dalle donne per l‟ottenimento dei diritti, ma soprattutto ci mostra dove ancora bisogna scavare affinché le donne diventino soggetti autonomi, indipendenti e liberi.

Per fare ciò ho deciso di dividere il mio lavoro in tre capitoli.

Nel primo capitolo, intitolato “Biografia di «uno scrittore donna»” ho cercato di descrivere e concedere al lettore un quadro generale sulla vita di Simone de Beauvoir, concentrandomi sulle esperienze che sono state per lei essenziali. La sua infanzia, per esempio, fu decisiva per la sua formazione culturale e allontanamento dal modello borghese. Grazie agli studi universitari, poi, la filosofa poté conquistare la sua ambita laurea che la portò tuttavia al suo interesse principale: la scrittura. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu per lei un periodo di terribile dolore ma anche di feconda produttività. Le sue opere erano

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varie e rappresentavano le sue tendenze: saggi filosofici, romanzi impegnati, memorie. Grazie al suo grande amore e compagno di vita, il filosofo francese Jean-Paul Sartre, i due poterono dedicarsi alla produzione di una nuova corrente filosofica, di stampo esistenzialista, ma precisamente francese: il punto cardine, da entrambi condiviso, era l‟impegno politico che divenne essenziale per tutta la loro esistenza.

Nel secondo capitolo, intitolato “Il Secondo sesso”, ho voluto concentrarmi prettamente sull‟imponente saggio enciclopedico di Beauvoir. L‟opera, considerata come la bibbia del femminismo, analizza la condizione femminile su due direzioni: la prima, quella storica, studia l‟inferiorità femminile come dato storico, riscontrabile in ogni epoca e perpetuatosi grazie alla fondazione di miti sulla femminilità; la seconda direttrice, invece, analizza come la storia e questi miti si ripercuotono quotidianamente nella vita della donna, dall‟infanzia alla vecchiaia, attraversando l‟ambito sociale e lavorativo (se presente) nonché l‟importante ambito sessuale (che fino a quel momento non era mai stato preso in considerazione dalle femministe del tempo). In questo modo Beauvoir, utilizzando le categorie della filosofia esistenzialista che lei e Sartre avevano costituito, ha potuto mostrare l‟esistenza di un asservimento di natura esistenziale: la donna è sempre stata posta come altro dal soggetto assoluto che è sempre stato l‟uomo. Entrano quindi in gioco elementi filosofici tipici dell‟esistenzialismo, come l‟autenticità, la responsabilità e la malafede, nonché l‟importante lotta da parte delle donne per emanciparsi e finalmente riconoscersi come soggetti attivi, autonomi e indipendenti. L‟opera, estremamente carica di significati e di dati, riscosse l‟effetto di una bomba per l‟opinione pubblica: venne letta, criticata, mal compresa, accettata, estremizzata, rivalutata. Ho quindi analizzato le critiche e le ricezioni del saggio fra le persone del suo tempo per concludere il capitolo con il resoconto delle numerose dimostrazioni dell‟impegno concreto di Simone de Beauvoir. La filosofa, infatti, prima della scrittura del saggio non si sarebbe mai definita femminista, ma successivamente accettò volentieri di esserlo diventata: coerentemente alla sua filosofia dell‟impegno, Beauvoir “ci mise la faccia”. Si espose, per esempio firmando il «Manifesto delle 343», e contribuì all‟approvazione della legge che depenalizzava l‟aborto in Francia, diede il suo aiuto per una maggiore attuazione della legge sul divorzio e lottò, di fianco ai ragazzi del Maggio ‟68, per la concessione di una educazione e libertà sessuale per giovani e meno giovani.

Nel terzo e ultimo capitolo, intitolato “Simone de Beauvoir: una voce femminista”, ho invece voluto ricreare un quadro storico in cui inserire la figura della filosofa francese, partendo dalle prime rivendicazioni delle donne che presero ispirazione dagli ideali dell‟Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese. Facendo ciò ho potuto ricostruire il flusso di elementi utili affinché Beauvoir potesse arrivare a scrivere Il Secondo sesso.

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Successivamente, tramite l‟analisi di tre altre pensatrici, ho potuto mostrare l‟importanza dell‟opera beauvariana nelle analisi femministe seguenti, dimostrando come il contributo di Beauvoir sia stato fondamentale per lo sviluppo delle nuove correnti di pensiero e nuove rivendicazioni sempre più attuali. In conclusione ho voluto prendere in esame, in maniera più approfondita, il rapporto fra Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre per dimostrare come l‟ispirazione reciproca dei due filosofi abbia permesso lo sviluppo della filosofia esistenzialista rappresentata da entrambi. Uno dei maggior pregiudizi legati alla figura di Beauvoir, infatti, sarebbe relativo al fatto che la filosofa non avrebbe contribuito alla produzione dell‟ideologia, ma che si sia limitata ad ereditare e utilizzare le categorie di Sartre per la sua produzione letteraria e filosofica. In realtà, oltre a dimostrare come sia stata Beauvoir ad aver per prima pensato ad una filosofia dell‟impegno, ho voluto insistere sull‟importante sintonia che permise ai due filosofi una stretta collaborazione, consentendo ad entrambi di ispirarsi costantemente e reciprocamente. Entrambi infatti, in più interviste, affermarono la necessità del parere dell‟altro per discutere e analizzare importanti tematiche. Per scendere poi maggiormente nel dettaglio, si può osservare la particolarità della filosofia di Beauvoir proprio nel saggio Il Secondo sesso in cui, l‟utilizzo delle categorie della filosofia esistenzialista, furono da lei utilizzate in differente modo rispetto a Sartre, permettendo quindi di riconoscere la particolarità dell‟opera filosofica della pensatrice e la sua individualità come filosofa.

Per concludere questa lunga introduzione, lo scopo della mia tesi è quindi duplice: mostrare la necessità di uno sviluppo di una “morale femminista” in tutti gli individui, per consentire lo scardinamento di vecchie tradizioni e schemi di pensiero di stampo maschilista nocivi per entrambi i sessi, e scovare il punto iniziale di questa lotta in termini contemporanei e più adatti al nostro presente, partendo dall‟innovativa e anticipatrice missione di Simone de Beauvoir che, con Il Secondo sesso, ha permesso la nascita di una fase storica di concreta emancipazione femminile tutt‟ora in corso. Innanzitutto uno dei suoi meriti maggiori è stato quello di aver utilizzato la filosofia esistenzialista per una lettura innovativa della condizione della donna che, da sempre, è stata sottomessa all‟uomo. In termini filosofici, infatti, la donna non è mai stata riconosciuta dall‟uomo come un suo simile ed è sempre stata posta come altro. Impedendo questa reciprocità la donna non ha potuto percepire se stessa come un soggetto attivo e indipendente, perché ostacolata nella presa di coscienza per assenza di mezzi concreti: agire, esperienze concrete, libertà. Il merito di Beauvoir è stato quindi quello di aver messo in luce una condizione specificamente femminile tramite gli strumenti della filosofia esistenzialista: prima di tutto la sua analisi ha permesso di riconoscere una originalità dell‟agire femminile, e quindi anche un‟importanza nella trascendenza specificamente

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femminile. Come già detto, infatti, la filosofia esistenzialista è liberatoria per il soggetto ma è anche una filosofia della responsabilità, poiché ogni agire ha delle ripercussioni sul mondo intero. Il soggetto autentico è colui che, conscio di questa responsabilità, continua ad agire in maniera libera. Però la donna, che da sempre è stata posta in un angolo, è stata anche costretta all‟inazione. Il particolare utilizzo della filosofia esistenzialista da parte di Beauvoir nell‟analisi del soggetto femminile, le ha permesso di mettere in luce una specificità particolare dell‟agire della donna, perché le invita a prendere coscienza della falsa vita che stanno vivendo e a scegliersi come soggetti attivi. Io ritengo che, tramite questo particolare utilizzo delle categorie della filosofia esistenzialista, Beauvoir abbia cercato di rimanere coerente con l‟intento della filosofia, ossia rivolgersi a tutti gli individui, ma ha anche messo in luce una condizione reale e concreta e, invitando tutti gli individui e specialmente le donne ad una presa di coscienza, abbia permesso lo sviluppo di una sorta di morale femminista. Questo perché, utilizzando i principi dell‟esistenzialismo come la scelta, la libertà, la responsabilità, la trascendenza e l‟agire, li ha rivolti specificamente alla condizione della donna. In questo senso, a mio parere, Beauvoir ha aperto la strada a diversi studi affinché la donna potesse considerarsi un soggetto libero, caratteristica molto più fondamentale rispetto alla felicità personale. Solo la libertà comporta l‟azione, e solo l‟azione libera permette una responsabilità nei confronti del mondo: in altre parole, solo cogliendosi e agendo come un soggetto libero la donna sfugge dal cono d‟ombra in cui è stata posta dall‟uomo, e diventa finalmente un essere umano a tutti gli effetti. Specificamente l‟essere umano a cui si riferisce la filosofia esistenzialista. Ciò mi permette di concludere che, con questa particolare lettura dei temi fondamentali dell‟esistenzialismo, Beauvoir sia riuscita a creare delle linee guida per l‟emancipazione femminile che si è realizzata e continua ancora a svilupparsi in forme nuove. Tramite l‟esame della biografia di Beauvoir, oltre a consentire di comprendere le motivazioni che condizionarono questa pensatrice progressista, ho potuto aver chiaro il quadro storico entro cui le rivendicazioni femminili iniziarono a trasformarsi in rivendicazioni femministe. Mostrando come il maschilismo, il paternalismo, il sessismo e la misoginia siano tutt‟ora attuali, risulta evidente quanto essi siano nocivi e deleteri per entrambi i sessi, perché costringono gli individui (a prescindere dal sesso biologico) a sottostare a costruzioni sociali che, in quanto tali, possono essere cambiate in ogni momento e adattate alle esigenze umane. L‟importanza di Beauvoir, nel riconoscere la cultura e la società come strumento maggiore di oppressione del singolo, si riscontra quindi maggiormente nel momento in cui non invoca una guerra fra i sessi, bensì una fratellanza in grado di poggiarsi sul mutuo riconoscimento, sulla reciprocità, sull‟autenticità, sulla responsabilità dell‟agire e soprattutto sulla libertà del singolo. In questo modo appare chiaro come l‟iconica frase per cui «Donne non si nasce, lo si

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diventa», si possa applicare tranquillamente anche nel caso maschile: «Uomini non si nasce, lo si diventa». Ciò a dimostrazione del fatto che siamo sempre e costantemente responsabili delle costruzioni sociali che contribuiamo a formare ma che, contrariamente ad altre scuole di pensiero, la nostra individualità e singolarità è più forte dell‟omologazione a strette dottrine che, anziché stimolare l‟individuo alla ricerca della propria individualità e realizzazione personale, invitano ad una uniformità sterile.

Il messaggio di Beauvoir, a mio avviso, è ancora più vasto e profondo di come appare: l‟uguaglianza nella differenza di cui ha parlato, relativa al riconoscimento della donna come essere umano al pari dell‟uomo, sottolinea l‟esistenza di differenze secondarie che non dovrebbero minimamente intaccare la solidarietà necessaria fra persone. Questo per dimostrare che il sesso biologico, così come il colore della pelle, l‟altezza e la religione, sono solamente qualità accessorie e mai capaci di ostacolare un reciproco riconoscimento responsabile degli individui.

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Capitolo I. Biografia di “uno scrittore donna

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Il presente capitolo ha come scopo l‟analisi biografica di Simone de Beauvoir. È opportuno conoscere gli avvenimenti e le esperienze che hanno forgiato il pensiero dell‟intellettuale preso in esame, soprattutto quando esso ha il merito di aver aperto una breccia in un contesto rigido e chiuso che ancora si trascinava successivamente alla Seconda Guerra Mondiale.

Oltre ad analizzare gli aspetti biografici legati agli avvenimenti personali, in tale capitolo intendo descrivere i lavori “sgorgati” dalla sua penna, per concludere con l‟indagine del legame che legava Simone de Beauvoir a Jean-Paul Sartre.

I.1. Vita

Simone Lucie Ernestine Marie Bertrand de Beauvoir nacque il 9 gennaio 1908 a Parigi da una famiglia alto - borghese, in un ambiente protetto in cui la giovane ebbe modo di sviluppare un carattere sicuro e ottimista, nonché la possibilità di accedere all‟ambito della conoscenza e della letteratura da cui non si separò mai. Fin da bambina diede prova di un carattere estremamente vitale, tale per cui spesso i semplici capricci di bambina divenivano delle vere e proprie scenate di collera. Lei stessa giunse a pensare, come racconta nella sua autobiografia, che le motivazioni di ciò, oltre che ritrovarsi in questo carattere estremista, dipendessero da una consapevolezza che forse non ci si aspetta normalmente in una bambina così piccola. Spesso queste reazioni erano lo sfogo della bambina di fronte ai comportamenti degli adulti, spesso accondiscendenti oppure, come lei stessa racconta, falsi36.

Il padre Georges proveniva da un ambiente decisamente altolocato: la situazione economica sicura gli permisero infatti di accedere alla facoltà di legge e allo stesso tempo di coltivare il suo interesse per l‟arte drammatica. Grande appassionato di letteratura, fu per molto tempo una figura essenziale nell‟educazione della sua primogenita Simone, anche se col tempo i gusti letterari e politici dei due giunsero ad una divergenza tale per cui si venne a creare una forte separazione37.

Per quanto riguarda la madre, Françoise, si trattava di una giovane donna, proveniente anch‟ella da una ricca famiglia borghese. La figlia, all‟interno delle sue Memorie, descrive

35 Cfr. S. DE BEAUVOIR, La Forza delle cose, Einaudi, Torino, 1966, p. 614.

36 Cfr. S. DE BEAUVOIR, Memorie di una ragazza perbene, Torino, Einaudi, 2005, pp. 11-13. 37

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l‟infanzia della madre come un periodo abbastanza triste e difficile dovuto principalmente al fatto di non essere la beniamina dei genitori. Nonostante ciò, Françoise ebbe la possibilità di studiare in un convento, dove formò la sua educazione rigida ed estremamente religiosa. Essendo una donna molto timida e insicura, trovò nel marito, il cui incontro venne organizzato dai rispettivi genitori, una piacevole ventata d‟aria fresca che le permise di sbocciare. Fu in grado di mostrarsi sempre umile e sottomessa al marito, anche se decisamente imperiosa e intransigente con le figlie38.

Come appare chiaro fin dalle prime pagine scritte di suo pugno, il mondo degli adulti le apparve come un avvenire promesso che sperava di raggiungere al più presto. Complice l‟interesse sincero del padre di inserirsi nella sua istruzione e lo zelo materno per indottrinare la figlia, Beauvoir volle avvicinare gli adulti, per sentirsi completa. Fin da piccola, fu in grado di accorgersi che il mondo descritto dagli adulti ai bambini era una versione sfumata ed edulcorata del reale. Accorgendosi quindi della verità sottostante, o comunque di una stonatura nella descrizione degli adulti, ella rispondeva con collera e con la formazione di una capacità di analisi che le permisero di forgiare uno spirito critico che le fu costantemente utile. Fortunatamente, ben presto la piccola Simone trovò all‟interno della propria casa una piccola alleata. Di due anni e mezzo più piccola la sorella Henriette-Hélène, conosciuta col nome affettuoso di Poupette, divenne la complice perfetta per i giochi e i divertimenti della futura scrittrice. Senza poi dimenticare che fu proprio questa stretta relazione ad ispirare nella narratrice il desiderio all‟insegnamento: avendo la possibilità di trasmettere il proprio sapere a sua sorella, fu in grado di maturare fin da bambina l‟aspirazione alla vita accademica, in maniera così precoce da diventare sempre più evidente quando poi si trattò di effettuare delle scelte importanti nei suoi studi successivi39. La presenza di una sorella più piccola fu per Beauvoir una grande fortuna, poiché, come racconta lei nelle sue memorie, l‟aiutò ad affermarsi40.

All‟età di cinque anni i genitori decisero di impegnarsi nell‟istruzione formale della bambina. Venne iscritta all‟Istituto Désir, scuola di matrice religiosa che rispondeva alle esigenze materne. Beauvoir racconta nelle sue memorie come questo avvenimento avesse segnato una svolta nella sua infanzia: finalmente, in questa circostanza, si sarebbe potuta separare dal mondo degli adulti a cui le era impedito di accedere, e poteva infine crearsi uno

38 Cfr. S. DE BEAUVOIR, Memorie di una ragazza perbene, op. cit., pp. 32- 34. 39 Cfr. Ivi, pp. 36 - 40.

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spazio di autonomia, composto dai suoi libri, quaderni e matite che la strappavano dalla vita noiosa e quotidiana41.

In fin dei conti questa decisione venne accolta molto positivamente dalla bambina, che in quel periodo abbracciò la religione fino a definirsi «pia con fervore»; amava leggere i libri, soprattutto i testi religiosi che la madre le consigliava42.

Queste evasioni dalla noia fu in grado di trovarle anche nei soggiorni campestri quando, approfittando delle vacanze, i genitori la portavano in visita ai parenti. Questa abitudine e questo amore per i paesaggi rurali, si mantennero per tutta la sua vita, come dimostrano il grande numero di gite ed escursioni che ella fece in tutta la sua vita nelle province francesi.

Tutto sommato l‟infanzia si dispiegò con serenità per Beauvoir, a parte alcuni momenti critici come lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il padre, che in quel periodo ricopriva un ruolo decisamente importante per l‟educazione della figlia, fu rivalutato, nonostante i suoi problemi cardiaci, per essere impiegato militarmente. È in questo periodo che la giovane scoprì l‟esistenza di eventi negativi, anche se ovviamente, come in ogni circostanza, gli adulti si impegnarono a ovattare gli avvenimenti. Ella rispose con molto zelo, trasformandosi ben presto in una nazionalista convinta, cercando di mostrare il suo sostegno ai soldati francesi e cercando ovviamente di compiere azioni di beneficenza per i bambini profughi del Belgio43.

Tutto ciò venne accompagnato da un profondo cambiamento di atteggiamento. Se nei suoi primi anni di vita la curiosità si esprimeva con forza tanto da portarla ad essere dispettosa e indisponente, l‟educazione religiosa impartita all‟Istituto in aggiunta a quella estremamente rigorosa della madre, la convinsero a modificare i suoi atteggiamenti, trasformandola in una

bambina rispettosa, educata e lodata in ogni circostanza44.

Insieme alla passione per l‟insegnamento, l‟ancora bambina Simone ebbe modo di approfondire le sue conoscenze. Durante la guerra, quando le ristrettezze economiche furono sentite anche da una famiglia di origine borghese come la sua, oltre alla sua alleata-sorella, poté trovare confronto nei libri, che le furono utili per spiegarle la realtà del mondo in cui si trovava. La smania della letteratura si trasformò ben presto nel desiderio di scrivere essa stessa qualcosa che la rappresentasse. Fu proprio in quegli anni che si dedicò al suo primo romanzo da esordiente che, rifacendosi ad un libro da lei letto precedentemente, ottenne

41 Cfr. S. DE BEAUVOIR, A conti fatti, op. cit., pp. 18-20. 42 Cfr. Ivi, p. 11.

43 Cfr. S. DE BEAUVOIR, Memorie di una ragazza perbene, op. cit., pp. 23 – 26. 44

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grandi lodi dalla famiglia, nonché la possibilità di essere trascritto su un grande volume rilegato regalatole dal nonno45.

Essere circondata da adulti e avere come compagnia preferita sua sorella, le impedirono di farsi un‟idea delle differenze fra maschi e femmine, almeno nella sua prima infanzia. Appare particolare che, la donna che successivamente scriverà uno dei testi fondamentali del femminismo contemporaneo, non avesse la consapevolezza di essere donna. Provenendo da una famiglia in cui la figura maschile veniva riconosciuta come superiore rispetto alla donna, questa verità venne assorbita senza alcun dubbio anche dalla giovane scrittrice. In realtà, per quanto questa superiorità maschile venisse ammessa anche da lei, si rese ben presto conto che l‟immagine tradizionale della donna che sua madre, le sue zie e le governanti incarnavano, era lungi da essere quella che anche lei avrebbe voluto abbracciare. Nella stragrande maggioranza dei giochi in cui si intrattenne con Poupette, le bambole ebbero un ruolo importante; le due sorelle, rappresentando madri emancipate i cui mariti di fantasia si trovavano costantemente lontani da casa per affari, ebbero modo di modificare il celebre gioco dedicandosi prevalentemente a una vita materna interessata all‟aspetto istruttivo delle figlie/bambole. In modo assai precoce, consapevole del fatto che nella vita reale una donna è sempre affiancata da un marito, nonché oberata da compiti opprimenti, la piccola Simone rinunciò ad avere figli suoi, immaginando il suo futuro totalmente dedito all‟impegno di istitutrice dei figli altrui sognando di ricoprire il ruolo di professoressa46.

Ad aggiungersi a questi giochi “emancipatori”, durante la Prima Guerra Mondiale, la famiglia De Beauvoir soffrì, come tutti del resto, di ristrettezze economiche. Un malore del padre gli permise di tornare a casa durante il conflitto, ma la crisi economica che dilagava in tutta la Francia si abbatté ugualmente su di loro. Georges de Beauvoir perse il lavoro e dovette adattarsi a trovare altri impieghi per mandare avanti la famiglia. In questo contesto Simone de Beauvoir ebbe modo di mettersi alla prova attuando rigidi programmi di risparmio materiale, che però non riguardava il dispendio di energie. Lontana dai capricci, dai vizi e dagli ozi, volle sempre mantenersi in attività. Ma si trattava prevalentemente di attività intellettuali, poiché quelle pratiche l‟annoiavano ben presto. Non c‟è da sorprendersi quindi che in questo clima di rigidità, Simone de Beauvoir trovò conforto, oltre che nella lettura, anche nella religione. Inculcata in lei da sua madre, accresciuta dall‟Istituto, divenne un‟ancora di salvezza di fronte a una realtà spesso distaccata e sconfortante. Arrivò addirittura a programmare un suo futuro ingresso in convento47.

45 Cfr. S. DE BEAUVOIR, Memorie di una ragazza perbene, op. cit., pp. 44- 45. 46 Cfr. Ivi, pp. 47 – 48.

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Questa religiosità unita ad una forte credenza ebbe però modo di scontrarsi con un aspetto della personalità della giovane Simone: la curiosità. Come ogni bambino che si rispetti, giunge un momento nell‟infanzia in cui i misteri del corpo, in particolare della nascita, diventano stimolanti. L‟atteggiamento delle sorelle di fronte a queste domande curiose, suscitò l‟imbarazzo della madre, la quale non nascose come si trattasse di qualcosa prossimo all‟indecenza, cercando di rispondere, senza eccedere, ai quesiti posti. D‟altra parte, la forte religiosità della madre la spingeva a edulcorare la realtà, come dimostra la forte censura che ella applicò alle sue risposte e in maniera più evidente alle letture che venivano concesse a Simone48.

A strappare la futura scrittrice da questo ambiente ovattato che occultava la realtà, contribuì l‟amicizia con Elizabeth, conosciuta come Zazà. Simone de Beauvoir definì questo incontro, avvenuto intorno all‟età di dieci anni, come il primo tra i fatti più importanti della sua vita49. Zazà proveniva da un ambiente borghese molto più agiato rispetto a quello della sua compagna, ma questo, invece di essere un ostacolo, almeno nell‟infanzia, non creò disagi. L‟amicizia che nacque fra le due fu guidata dalla costante ammirazione che Simone provava nei confronti di Elizabeth, soprattutto per la sua disinvoltura in ogni campo. A parte questo, l‟amicizia fu reciproca e rivestì un ruolo fondamentale nella formazione della personalità di Beauvoir50.

Giunta alle soglie della pubertà, momento che coincise con la comparsa dei problemi finanziari della famiglia Beauvoir e il conseguente trasferimento in un appartamento più modesto, come qualsiasi adolescente, l‟atteggiamento di Simone cambiò. Se in tutta la sua infanzia aveva osservato il mondo degli adulti come una meta da raggiungere il più in fretta possibile, da questo momento in poi l‟avvenire le suscitò angoscia. Piuttosto che diventarne vittima, ella si adoperò per convincere se stessa di avere a disposizione un futuro diverso, lontano dalla noia della ripetizione costante degli stessi gesti. Tanto che, quando il padre le annunciò che la loro condizione economica le avrebbe impedito un matrimonio a causa dell‟assenza di una dote, questa notizia venne accolta da Simone con gioia, consapevole che ciò le avrebbe aperto la possibilità di un futuro concreto51.

Anche il rapporto con i genitori ovviamente ne risentì. Entrando nell‟«età ingrata52

» dell‟adolescenza, dove il suo corpo non rispondeva più ai canoni estetici diffusi, il rapporto col padre divenne molto freddo, a causa della percezione di Simone della scontentezza del

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Cfr. S. DE BEAUVOIR, Memorie di una ragazza perbene, op. cit., pp. 71 – 74. 49 Cfr. S. DE BEAUVOIR, A conti fatti, op. cit., p. 12.

50 Cfr. S. DE BEAUVOIR, Memorie di una ragazza perbene, op. cit., pp. 77 – 81. 51 Cfr. Ivi, pp. 84 – 91.

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padre che, lungi dall‟essere femminista, riteneva la donna utile per il suo ruolo di moglie. La vera rivale in questo contesto era però sua madre. Oltre ad essere l‟ostacolo percepito fra lei e il padre, rappresentava con la sua estrema religiosità e severità, il bigottismo dell‟ambiente degli adulti con i suoi obblighi e con le sue regole ormai non più accettate dall‟adolescente. Tutto ciò fu poi acuito dal confronto con Poupette e Zazà53.

L‟opposizione all‟autorità non si realizzò solo entro le mura di casa, ma anche all‟Istituto. Quelle che prima apparivano agli occhi di Simone de Beauvoir come delle detentrici del sapere assoluto, adesso mostravano la loro natura imperfetta. Non solo. Anche il fervore religioso appassì, arrivando alla consapevolezza della perdita totale della fede. In effetti, il suo atteggiamento di quegli anni così ribelle che ripartiva dagli scoppi d‟ira dell‟infanzia, era abbastanza restio ad adattarsi ad un‟obbedienza cieca come la richiede la religione. Rinunciando al cielo rimaneva in lei solo la terra: era da lì che desiderava emergere, distinguendosi dalla massa54.

Ma tutto ciò non era possibile che si realizzasse solipsisticamente. Il desiderio di trovare qualcuno con cui condividere questa presa sul mondo, aggiunto allo scombussolamento adolescenziale, la portò a desiderare l‟incontro futuro con un uomo, con cui instaurare una relazione di uguaglianza. L‟altro avrebbe dovuto essere però una persona eccezionale, qualcuno che occupasse il ruolo che precedentemente, prima della crisi mistica, aveva occupato Dio. Non si trattava di una superiorità totale ammessa all‟uomo, ma della consapevolezza che egli non fosse né inferiore, né indifferente, né superiormente indifferente, ma qualcuno in grado di garantirle la sua esistenza senza toglierle la sovranità. E questo qualcuno sembrava coincidere perfettamente a suo cugino Jacques55.

Intorno ai quindici anni riuscì a prepararsi per gli esami che superò con buoni voti. Già da un anno all‟Istituto era stata introdotta allo studio della filosofia per cui si appassionò. Trovandosi prossima alla scelta dei suoi studi successivi, decise di proseguire con una laurea, nonostante il padre preferisse per lei un impiego statale come quello di bibliotecaria. Da tempo però, Simone aveva scoperto l‟esistenza di un numero assai esiguo di donne filosofe e, unendo questa informazione al suo interesse per questo ambito di studi, si direzionò verso questa scelta. Successivamente decise di sacrificare la filosofia alle lettere, per poter proseguire gli studi per ottenere la laurea in compagnia di Zazà, senza però rinunciare definitivamente all‟interesse filosofico56.

53Cfr. S. DE BEAUVOIR, Memorie di una ragazza perbene, op. cit., pp. 92 – 97. 54 Cfr. Ivi, pp. 106 – 122.

55 Cfr. Ivi, pp. 126 – 127. 56

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Questo periodo di rivolta rispetto alle pretese genitoriali, alla consapevolezza di non credere più nella religione, a decidere per sé il proprio futuro lavorativo, viene ritenuto dalla scrittrice come un punto fondamentale della sua vita. Quando nell‟ultimo volume della sua autobiografia parla di nozione di fortuna, intende fra le varie che elenca anche questa: la necessità di esprimere se stessa, a costo di creare elementi di attrito e divergenze con i genitori57.

In corrispondenza di questo periodo, allo sviluppo mentale e fisico della giovane Beauvoir, si svilupparono in lei i primi pensieri di uguaglianza di genere. Abituata a vivere in un contesto borghese, a frequentare scuole e compagnie dall‟animo puritano, sarebbe stato palese in lei un‟accettazione della subordinazione della donna. Ma proprio in quegli anni, grazie ad alcune esperienze che si svilupparono durante le vacanze estive, questo pensiero mutò. Come racconta nel primo tomo della sua autobiografia, ella era abituata a considerare la passività femminile, visto che suo padre in primis, e la maggioranza degli scrittori poi, ritenevano che fosse giusto per la donna conservarsi pura fino al matrimonio, mentre ai ragazzi era consentito accrescere le proprie esperienze approfittando dell‟ingenuità di ragazze di provenienza sociale bassa. Ma quest‟uso, come dice lei, la nauseava. Era ingiusto, infatti, l‟utilizzo di due pesi e due misure, e per questo motivo l‟adolescente Simone, iniziò a pretendere una castità da entrambi i sessi58.

Preparandosi agli studi superiori che le avrebbero permesso di ottenere la laurea, e successivamente l‟abilitazione all‟insegnamento, Simone de Beauvoir inaugurava un periodo contraddittorio. Sbalzata dal suo passato e inserita in un presente complicato, si sentiva smarrita. Lo dimostra il fatto che la maggioranza delle sue precedenti compagne di classe si preparava a diventare adatta al matrimonio, mentre lei, a cui l‟unione coniugale era interdetta per l‟assenza di dote, l‟unica forma di affermazione personale era mettersi costantemente alla prova e dimostrare la sua preparazione. Tutto ciò però, lungi da esserle riconosciuto dalla famiglia, creava, soprattutto nel padre, forte risentimento. Georges de Beauvoir non era affatto un femminista. Quando tempo prima aveva confessato alle sue bambine che non si sarebbero mai sposate, la giovane Simone non aveva percepito nella sua voce una nota di desolazione. Per quanto quest‟uomo borghese amasse la cultura e l‟intelligenza, vedeva nella donna solo quelle caratteristiche che la rendevano una buona moglie e madre. Ecco perché, secondo Simone, fu in quel periodo che suo padre iniziò a provare rancore per la sua primogenita. Fu complicato per lei cercare di superare questa reticenza della famiglia nei suoi confronti, visto che il paragone che i suoi genitori effettuavano costantemente fra lei e le altre

57 Cfr. S. DE BEAUVOIR, A conti fatti, op. cit., pp. 14 – 15. 58

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