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Ascesi, pensiero ed azione : la vicenda biografica e la riflessione politica ed economica di Sergio Paronetto (1911-1945)

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Dottorato di ricerca in Scienze politiche

Ciclo XXVII

Settore concorsuale di afferenza: 11/A3 Storia contemporanea

Settore scientifico disciplinare: M-STO/04 Storia contemporanea

Ascesi, pensiero ed azione.

La vicenda biografica e la riflessione politica ed economica

di Sergio Paronetto (1911-1945)

Presentata da Tiziano Torresi

Coordinatore del dottorato: prof. Leopoldo Nuti

Tutor: prof. Renato Moro

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Abbreviazioni e sigle p. 7

Introduzione p. 9

I. Miriade di cime. L’ambiente familiare e la giovinezza p. 35 1. Nel segno di Tolstoj e di Toniolo: l’ambiente familiare, p. 37 - 2.

L’infanzia e la formazione scolastica, p. 45 - 3. L’alpinismo come scuola di vita, p. 54 - 4. La passione per la lettura e la ricerca di amicizie, p. 59 - 5. Il viaggio in Ungheria, p. 66 - 6. 1928: l’anno decisivo, p. 70

II. Un fiore di serra. Gli studi universitari e l’esperienza nella Fuci p. 75 1. «Una via di mezzo»: nella Facoltà di Scienze Politiche, p. 76 - 2. L’iter esemplare nella Fuci, p. 101 - 3. Fuci in compendio: i Gruppi di studio, p. 131 - 4. Verso il conflitto, p. 139 - 5. Il maggio 1931 e lo scontro con il fascismo, p. 153 - 6. La ripresa delle attività, p. 171 - 7. Sotto processo: la crisi del 1933, p. 179

III. Serpenti e colombe. La nascita del Movimento Laureati p. 219 1. Tra professione e spiritualità: la strategia degli intellettuali dell’Aci, p.

219 - 2. Una sensibilità nuova verso la dottrina sociale cattolica, p. 230 - 3. La riflessione sull’uomo e la tecnica, p. 237 - 4. Il dibattito sul corporativismo, p. 246

IV. L’apprenti sorcier. Pensiero ed azione ai vertici dell’Iri p. 263 1. La «via giusta»: l’ingresso all’Iri, p. 264 - 2. La revisione del sistema

bancario, p. 286 - 3. La risistemazione del settore marittimo e della siderurgia, p. 293 - 4. Nel brain trust dell’Istituto, p. 304 - 5. Chef de file: l’esperienza sul campo, p. 316 - 6. L’Iri diviene ente permanente, p. 320

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V. Il cortile dei passi perduti. Moralità professionale e cultura religiosa p. 329

1. Un cenacolo di amicizie, p. 329 - 2. Il laboratorio di «Studium», p. 335 - 3. Una «vocazione di uomo d’oggi»: la moralità professionale, p. 340 - 4. Le settimane di cultura religiosa, p. 357 - 5. La repubblica delle termiti, p. 394 - 6. La morte di Righetti, p. 404

VI. Angeli neri. La guerra e il “risveglio” della cultura cattolica p. 415 1. L’insegnamento universitario e l’orientamento delle matricole, p. 417-

2. L’eredità di Righetti, p. 423 - 3. Gli incontri e le lezioni di via Reno, p. 434 - 4. La ripresa degli studi sociali ed il “risveglio” culturale dei cattolici, p. 449 - 5. Giugno 1940: «l’inevitabile ora dei perché», p. 465 - 6. L’Iri, l’economia, la guerra, p. 481 - 7. Fermenti intellettuali e nuove prospettive nei Laureati e «Studium», p. 504 - 8. «Esami di coscienza», p. 547 - 9. La missione di Myron Taylor, p. 566

VII. Senza timore, senza evasione. La crisi del 1943 p. 577 1. Responsabilità e coscienza sociale: alla guida dello «stato maggiore» di

Montini, p. 577 - 2. Il confronto con De Gasperi e la nascita della Dc, p. 601 - 3. L’organizzazione e la realizzazione del Convegno di Camaldoli, p. 635 - 4. Dopo il 25 luglio, p. 662 - 5. La morale “professionale” del cittadino, p. 674 - 6. Comincia la redazione del “Codice”, p. 704 - 7. Verso un nuovo «umanesimo cristiano», p. 708 - 8. Il trasferimento dell’Iri al Nord e l’impegno per Roma “città aperta”, p. 716

VIII. Aurora di democrazia. Il difficile cammino verso la ricostruzione p. 725 1. La rivoluzione della giustizia sociale, p. 726 - 2. Un lavoro «febbrile e

casalingo»: l’elaborazione del “Codice”, p. 749 - 3. La posizione dell’Iri, p. 760 - 4. Una proposta di riforma dell’Aci, p. 767 - 5. La collaborazione con il fronte militare clandestino, p. 778 - 6. La socializzazione, il partecipazionismo operaio, la ricostruzione, p. 792 - 7. Il processo per collaborazionismo, p. 816 - 8. Il travaglio della democrazia, p. 836 - 9. Il

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5 comunismo, p. 850 - 10. Il problema del partito cattolico, p. 870 - 11.

L’ultimo periodo, p. 877

Conclusioni p. 899

Fonti p. 913

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AA.EE.SS. Archivio storico della Segreteria di Stato, Sezione rapporti con gli Stati, Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari

Aci Azione cattolica italiana

Aci-Pg Azione cattolica italiana - Presidenza generale ACS Archivio centrale dello Stato - Roma

AI Archivio storico dell’Istituto Paolo VI - Concesio (BS)

All. Allegato

Ann. Annotazione

ASBI Archivio storico della Banca d’Italia - Roma ASC Archivio storico di Camaldoli (AR)

ASDBG Archivio storico diocesano di Bergamo

ASILS Archivio storico dell’Istituto Luigi Sturzo - Roma

ASIRI Archivio storico dell’Istituto per la ricostruzione industriale - Roma ASUR Archivio storico della Sapienza Università di Roma

ASV Archivio Segreto Vaticano

B. Busta

BAV Biblioteca Apostolica Vaticana

CA Carte Anichini

Cart. Cartella

Cass. Cassetta

DBI Dizionario biografico degli italiani

Ds. Dattiloscritto

DSMC Dizionario storico del Movimento cattolico in Italia

F. Foglio

Fald. Faldone

Fasc. Fascicolo

FF Fondazione Fuci

FSP Fondo Sergio Paronetto

Icas Istituto cattolico per le attività sociali

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ISACEM Archivio storico dell’Istituto Paolo VI per la storia dell’Azione cattolica e del Movimento cattolico in Italia

Ms. Manoscritto pratt. Pratiche Prot. Protocollo Rubr. Rubrica S.d. Senza data S.f. Senza firma S.fasc. Sottofascicolo S.serie Sottoserie Sc. Scatola Sez. Sezione Ss.serie Sottosottoserie

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Nell’agosto del 1948, Giovanni Battista Montini scrisse che i brani del diario di Sergio Paronetto, raccolti nel volume Ascetica dell’uomo d’azione, suscitavano il desiderio di conoscere meglio la vita di quell’«ardito esploratore di se stesso». «Il desiderio sarebbe legittimo – avvertì nella sua Prefazione – e il soddisfarlo benefico»1.

Trent’anni più tardi Pietro Scoppola, nel volume su La proposta politica di De Gasperi, segnalò che il ruolo di Paronetto come consulente dello statista trentino ed animatore degli intellettuali cattolici andava approfondito2.

Nonostante gli auspici di Montini ed il suggerimento di Scoppola, nessuno ha sinora messo mano ad una globale ricognizione della vita e del pensiero di Sergio Paronetto e scarne sono le voci biografiche che gli son state dedicate3. Esse accennano,

anzitutto, alla militanza giovanile nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci) guidata da mons. Giovanni Battista Montini e da Igino Righetti, nella quale fu collaboratore del quindicinale «Azione Fucina» e della rivista di cultura professionale «Studium». Sottolineano che Paronetto fu una delle vittime dello scontro in cui sfociò la crisi tra l’Azione cattolica italiana (Aci) ed il fascismo nel 1931 e che egli fu tra i fondatori del movimento dei Laureati cattolici, cui si dedicò sino alla morte. Ricordano che dal 1934 fece parte dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri) dove, accanto ad Alberto Beneduce, Pasquale Saraceno e Donato Menichella, partecipò con molteplici incarichi a ridisegnare il volto dell’economia italiana e del quale, nove anni più tardi, divenne vicedirettore generale. Spiegano, infine, che la rete di amicizie con esponenti di

1 G. B. MONTINI, Prefazione a S. PARONETTO, Ascetica dell’uomo d’azione, Studium, Roma 1948, p. 2. 2 P. SCOPPOLA, La proposta politica di De Gasperi, Il Mulino, Bologna 1977, p. 111, n. 31.

3 Cfr. G. FUMI, Paronetto, Sergio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. LXXXI, Pansini-Pazienza, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2014, pp. 431-434. Cfr. anche G.MAGGI, Paronetto, Sergio, in F.TRANIELLO,

G. CAMPANINI, Dizionario storico del Movimento cattolico in Italia, 1860-1980, II, I protagonisti, Marietti, Genova 1982, pp. 458-462; F.BOIARDI, Sergio Paronetto, in AA.VV., I bianchi. Gli uomini che hanno fatto la storia della Dc, Ebe, Roma 1992, pp. 148-159; J. DAGNINO, Sergio Paronetto, inD.ROY PALMER,M.HANLEY (a

cura di), Encyclopedia of modern Christian politics, vol. 2, Greenwood Press, Westport-London 2006, pp. 430-431. S.BAIETTI,G.FARESE, Sergio Paronetto: profilo biografico (1911-1945), in IDD. (a cura di), Sergio Paronetto e il formarsi della costituzione economica italiana, Rubbettino, Soveria Mannelli 2012, pp. 17-24.

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rilievo della politica, del mondo economico e del movimento cattolico, la competenza professionale ed una non comune vivacità intellettuale ne fecero uno dei consiglieri più ricercati ed ascoltati tra gli uomini che, durante la seconda guerra mondiale, cercarono di dare una forma al futuro democratico dell’Italia.

Questa breve trama della sua vita contiene i germi della storia, in larga parte ancora sconosciuta, ricostruita nelle pagine che seguono. È una trama rimasta sinora povera. I riferimenti a Paronetto negli studi e nelle testimonianze che hanno cercato di ricostruire il contesto storico nel quale egli si è formato e ha operato assomigliano ai tasselli di un mosaico da ricollocare dentro un disegno complessivo, i momenti di una storia che appare più ricca ed importante.

Alcuni di questi tasselli sono i ricordi delle personalità a fianco delle quali egli ha vissuto e che hanno mantenuto viva la sua memoria. A dieci anni dalla morte, ad esempio, Ezio Vanoni lo ricordò come «il migliore delle nostre vecchie schiere, quello certamente più completo che seppe meglio fondere le doti di uomo di pensiero e di uomo di azione», sottolineandone il forte legame di fiducia e di collaborazione con De Gasperi4, e Vittorino Veronese definì la sua vita un modello «esemplare» per gli

intellettuali cattolici5. Nel corso degli anni, molte altre testimonianze si sono soffermate

proprio sul carattere «esemplare» della sua competenza in ambito economico, della qualità della sua riflessione intellettuale, della capacità di ispirare ed animare, con ironia ed intelligenza, un significativo cenacolo di amicizie6.

Fu però a partire dalla metà degli anni Settanta che la posizione e la riflessione di Paronetto iniziarono a suscitare l’attenzione degli studiosi, in coincidenza con l’avvio di una ricca produzione storiografica e di una vivace discussione metodologica sulla storia del cattolicesimo italiano tra le due guerre7. Nel 1975 la vedova Maria Luisa Paronetto

Valier compiva un’indagine sull’iniziativa editoriale intitolata Esami di coscienza messa

4 E. VANONI, Sergio Paronetto amico e maestro, in «Il Popolo», 20 marzo 1955, p. 3. 5 V. VERONESE, Ricordo di Paronetto, in «Coscienza», n. 5, 5 marzo 1955, a. IX, p. 1.

6 Tra queste testimonianze si segnala, in particolare, la collezione di ricordi pubblicati in «Studium», n. 4, luglio agosto 1985, a. LXXXI, pp. 421-459, con i contributi di Giovanni Battista Scaglia, Mario Ferrari Aggradi, Pasquale Saraceno, Silvio Golzio, Aurelia Accame Bobbio, Serafino Majerotto, Fausto Montanari. 7 Per un riepilogo dei titoli si può intanto consultare la bibliografia in R. MORO, Azione cattolica, clero e

laicato di fronte al fascismo, in Storia del Movimento cattolico in Italia, IV, collana diretta da F. Malgeri, Il

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11 in campo dall’editrice «Studium» nel 1942. Cercò di dimostrare, per la prima volta e con la pubblicazione di alcuni documenti inediti, perché Paronetto colse meglio di altri il bisogno del mondo cattolico di un’interpretazione nuova, che conciliasse la dottrina cattolica e l’adesione alla realtà concreta, della crisi manifestatasi con la guerra e come egli riuscì ad ispirare la riflessione culturale dei Laureati cattolici in quel periodo8. Due

anni più tardi, nel citato saggio su La proposta politica di De Gasperi9, Scoppola indicava

in Paronetto un interlocutore fondamentale dello statista trentino, per la sua conoscenza in materia economica e tecnica, nella genesi del progetto democristiano. Ne metteva in luce l’aiuto offerto a De Gasperi per avvicinare, comprendere e confrontarsi sia con la più giovane generazione cresciuta nei rami intellettuali dell’Aci sia con un modo nuovo, rispetto alla tradizione popolare, di ragionare sulla politica e sullo stato alla luce del pensiero cattolico. Pubblicando due importanti testi di Paronetto – una nota sulla condanna della Sinistra Cristiana da parte della Santa Sede ed un appunto su Il

comunismo visto dal Vaticano10 – Scoppola ne evidenziava in modo particolare la

capacità di mediazione rispetto alla complessa vicenda dei cattolici comunisti. L’interpretazione che ne diede fu che De Gasperi e Paronetto, pur condividendo una posizione critica, non manichea, del fenomeno comunista, esprimevano esigenze diverse e non componibili nel breve periodo, in tensione tra la catalizzazione del consenso della chiesa attorno all’ipotesi di un unico partito cattolico, da un lato, ed una testimonianza religiosamente ispirata, aperta al pluralismo della rappresentanza politica dei cattolici e non legata a pregiudizi o interessi conservatori, dall’altro.

Sempre alla fine degli anni Settanta, Renato Moro metteva mano ad una profonda ricognizione della storia dei movimenti intellettuali dell’Aci tra le due guerre. Egli introduceva la categoria interpretativa dell’afascismo per spiegare la loro peculiare presa di posizione rispetto al regime che, senza identificarvisi e senza opporvisi esplicitamente, senza ripiegamenti ed opportunismi, coincise con una presa di distanza

8 M.L. PARONETTO VALIER, “Esami di coscienza”: una iniziativa editoriale, in «Studium», n. 5, settembre-ottobre 1975, a. LXXI, pp. 743-760.

9 P. SCOPPOLA, La proposta politica di De Gasperi, cit. 10 Ibid., rispettivamente alle pp. 125-131 e 267-272.

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culturale, spirituale ed esistenziale11. Concentrandosi sui momenti ed i caratteri delle

personalità coinvolte, con brevi ma frequenti cenni anche alla riflessione di Paronetto, Moro ne spiegava le strategie di penetrazione nelle strutture della cultura e della società di massa. Si trattò di una cultura basata su un nuovo rapporto tra modernità e tradizione, non più strumento di conquista ma di verifica, non più soltanto apologetica ma espressione di valore capitale per la persona umana. Analizzandone la matrice intellettuale a confronto con le altre iniziative culturali dell’epoca e le loro peculiarità nel panorama del movimento cattolico12, egli ha definito quello dei movimenti intellettuali

dell’Aci come «un ambizioso tentativo di conciliare la chiesa con la cultura moderna, di riavvicinare la fede e la cultura, l’intellettualità e il cattolicesimo»13. In questo contesto il

ruolo di Paronetto avrebbe avuto per certi versi un valore programmatico: saldando in modo nuovo la lettura del cristianesimo con una prospettiva culturalmente e teologicamente fondata dell’impegno intellettuale e morale del cristiano, egli si fece voce della cultura professionale e tecnica nella moderna società di massa, con una peculiare sensibilità per la formazione della coscienza civile del cittadino e per una motivata resistenza al coinvolgimento diretto dei rami intellettuali dell’Aci sul piano politico.

Sulla scia dell’interesse suscitato dagli studi di Moro, da quelli di Maria Cristina Giuntella e di altri14, nel 1981 Maria Luisa Paronetto Valier arricchiva il quadro delle

11 Cfr., in particolare, R.MORO, Afascismo e antifascismo nei movimenti intellettuali di Azione Cattolica dopo

il ’31, in «Storia contemporanea», n. 4, dicembre 1975, a. VI, pp. 733-799 e ID., La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Il Mulino, Bologna 1979.

12 ID., I movimenti intellettuali cattolici, in Cultura politica e partiti nell’età della Costituente, a cura di Roberto Ruffilli, vol. I, L’area liberal-democratica, Il mondo cattolico e la Democrazia cristiana, Il Mulino, Bologna 1979, pp. 159-261, p. 160. Cfr. anche ID., Il modernismo buono. La modernizzazione cattolica tra

fascismo e postfascismo come problema storiografico, in «Storia contemporanea», n. 4, agosto 1988, a. XIX,

pp. 625-716, specialmente le pagine iniziali del saggio, dedicate all’approfondimento sulla storiografia e sulle categorie interpretative della storia del movimento cattolico di quegli anni.

13 ID., Il Movimento laureati nella storia della cultura, in AA.VV., In ascolto della storia. L’itinerario del

“Laureati cattolici” 1932-1982, Studium, Roma 1984, pp. 25-48.

14 Cfr., tra gli altri, M. C. GIUNTELLA, I fatti del 1931 e la formazione della “seconda generazione”, in P. SCOPPOLA,F.TRANIELLO (a cura di), I cattolici tra fascismo e democrazia, Il Mulino, Bologna 1975, pp.

185-233 e M. REINERI, I fatti del 1931: cattolici e fascisti a confronto, in «Rivista di storia contemporanea», VI,

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13 conoscenze sulla Fuci degli anni Trenta, in particolar modo sulla crisi dell’associazione che nel 1933 portò all’allontanamento di Montini dall’incarico di assistente ecclesiastico, grazie ad uno specifico approfondimento sul comportamento tenuto in quel frangente proprio da Paronetto. In un saggio su «Studium» sottolineava l’interpretazione che egli diede alle vicende e alle difficoltà degli universitari cattolici alla metà degli anni Trenta, dentro il più ampio contesto ecclesiale dell’epoca, un’interpretazione estremamente consapevole della diversità di apostolato tra la Fuci montiniana e le organizzazioni di massa dell’Aci e nella quale si radicò la convinzione di una necessaria soluzione ai potenziali conflitti col regime ma anche alla crescente diffidenza delle gerarchie nei confronti degli universitari e dei Laureati cattolici15.

È, tuttavia, nel 1982 che, con la pubblicazione del volume di Agostino Giovagnoli,

Le premesse della ricostruzione16, la riflessione di Paronetto conosce una vera e propria

analisi interpretativa. Nella sua ricerca Giovagnoli individuava nel processo di maturazione della classe dirigente democristiana una «via cattolica al capitalismo» analoga a quella protestante, ed analizzava le ragioni che portarono i cattolici all’abbandono di antiche pregiudiziali verso la modernità e persino ad un’esplicita autocandidatura alla guida di un processo di sviluppo schiettamente capitalistico. Più che sul piano della cultura e dell’ammodernamento ideologico, tutto questo, secondo lui, sarebbe avvenuto nel vissuto, nella spiritualità, nell’agire nel mondo. Per questo egli considerava in modo speciale l’esperienza religiosa, intesa non soltanto come un connotato culturale ma come una scelta di coscienza degli intellettuali cattolici tra le due guerre. Vi indicava il punto di saldatura tra le premesse spirituali e la loro esperienza politica, per ricostruire da una parte l’unità della loro vita e della loro azione, analizzando le analogie intellettuali, i ragionamenti e le abitudini mentali che permisero loro di conciliare le esigenze della formazione con la logica cogente della realtà; dall’altra

15 M.L.PARONETTO VALIER, Una fiera contesa per cosa da nulla. La crisi del circolo romano della Fuci nel 1933, in «Studium», n. 1, gennaio-febbraio 1981, a. LXVVII, pp. 25-44.

16 A. GIOVAGNOLI, Le premesse della ricostruzione. Tradizione e modernità nella classe dirigente cattolica del

dopoguerra, Nuovo istituto editoriale italiano, Milano 1982. Di grande importanza anche ID., La cultura democristiana. Tra Chiesa cattolica e identità italiana 1918-1948, Laterza, Bari 1991 specialmente, per le

attenzioni che dedica alle radici culturali della “seconda generazione”, le pp. 81-104 e 187-194 e ID., I cattolici e il capitalismo nella storiografia sul secondo dopoguerra, in «Studium», n. 3, maggio-giugno 1986,

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per rintracciare una linea di continuità sottile e sotterranea, ma non per questo meno incisiva, lungo la quale si è sviluppato, e radicalmente trasformato, il loro atteggiamento verso il mondo moderno. In questo senso i Laureati cattolici si sarebbero distinti per una «spiritualità dell’equilibrio», segnata dalla capacità di mantenere un equilibrio dinamico e tuttavia difficilmente definibile tra le esigenze della fede e la condivisione dei drammi del proprio tempo, tra la visione tradizionale dei problemi dell’economia e della società e gli orientamenti cattolici per la loro soluzione. Sotto lo stimolo dei mutamenti della società contemporanea, essi avrebbero manifestato una sensibilità singolare ed anche una crescente insofferenza per le formulazioni tradizionali della dottrina sociale, unita alla necessità di una presa di coscienza della crisi delle istituzioni economiche del tempo e delle nuove tendenze in atto. L’esempio più significativo di tutto questo, indicato da Giovagnoli nella sua ricerca, era proprio quello di Sergio Paronetto17. Egli ne metteva in

luce la consapevolezza della necessaria duttilità di una nozione cristiana di economia, attenta alla tradizione ma aperta alla concreta esperienza di vita; in «equilibrio», appunto, tra azione individuale ed esigenze complessive della società, tra i valori cristiani ed il bisogno di inserirsi nella realtà economica e sociale del capitalismo per correggerla dall’interno, tra contemplazione ed azione, tra adesione ai principi religiosi ed esperienza professionale. Nella critica ai guasti del capitalismo classico e nel confronto con quello avanzato, il caso di Paronetto sarebbe dunque stato «esemplare» del confronto tra il cattolicesimo e la società moderna. «Paronetto, come altri esponenti della sua generazione – scriveva ne Le premesse della ricostruzione – si pone il problema di armonizzare con i valori e i principi cattolici un dato esistenziale, la sua condizione di laico, e più specificamente il suo impegno di professionista immerso nella realtà e nella problematica del capitalismo moderno, attento nel contempo a valutare le attese legate al suo ruolo nella società e soprattutto l’importanza di agire, di operare, di coordinare il lavoro altrui, in modo funzionale alle esigenze di una società sempre più complessa. La sua “azione” di professionista si inserisce in una profonda conoscenza “tecnica” di una vasta problematica di natura soprattutto economica, ma comporta anche una riflessione capace di collocare la sua elaborazione e la sua opera settoriale all’interno di una vasta comprensione delle esigenze e delle tendenze della moderna società capitalistica»18.

17 ID., Le premesse della ricostruzione, cit., pp. 158-169. 18 Ibid., pp. 158-159.

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15 Giovagnoli arrivava a definire la spiritualità di Paronetto come una «ingegneria dell’anima» che si traduce e si riconcilia con l’attività professionale ed è segnata da uno sforzo continuo di decifrazione interiore, di autodisciplina, di dominio della realtà circostante.

All’ipotesi interpretativa di Giovagnoli sulla spiritualità di Paronetto si aggiungeva, su un altro versante, la riscoperta del compito che egli svolse sotto un profilo contenutistico ed organizzativo nella vicenda conosciuta come “Codice di Camaldoli”, confluita nel testo Per la comunità cristiana19. Il documento, pubblicato nella

primavera del 1945, era caduto rapidamente nell’oblio sino a quando, proprio a partire dagli anni Ottanta, grazie alla rivista «Civitas» che lo ripubblicò in più occasioni20, si è

ridestata su di esso un’attenzione spesso pregna, in verità, più di un nostalgico interesse politico che di autentiche ragioni storiografiche. Un recente studio di Alessandro Angelo Persico lo ha attentamente dimostrato, correggendo letture parziali e ricollocando correttamente quell’esperienza e le personalità che vi furono coinvolte nel loro originario contesto21. La riflessione sul Codice sembrò infatti venire incontro piuttosto

all’esigenza di riprendere un discorso comune sui fondamenti morali dell’impegno politico cristiano. In questo ambito toccò ancora una volta a Maria Luisa Paronetto Valier riportare alla luce l’ispirazione e la guida offerti da Paronetto, la sua capacità di organizzare la redazione, ma soprattutto di dare risalto al sostrato di valori comuni che aveva legato le diverse personalità rappresentative degli ambienti in cui nacque l’idea del “Codice” e di equilibrare le motivazioni ideali e le verifiche tecniche, la dottrina e la realtà concreta sulle quali si articolò il lavoro. In questo modo, le aspirazioni comuni dei redattori, «riducendo su un piano ideale le mete concrete e gli approcci operativi di una visione sociale ispirata alla dottrina cristiana» li resero più consapevoli e motivati e

19 Per la comunità cristiana: principi dell’ordine sociale a cura di un gruppi di studiosi amici di Camaldoli, Studium, Roma 1945.

20 Cfr., in particolare, I codici di Malines e di Camaldoli, Edizioni Civitas, Roma 1982; P. E. Taviani, La svolta

di Camaldoli, in «Civitas», a. XXXV, luglio-agosto 1984, pp. 3 e ss. e FALCIATORE M., Premessa a Il Codice di Camaldoli, in «Civitas», a. XXIX, luglio-agosto 1988, pp. 3-6.

21 A. A. PERSICO, Il Codice di Camaldoli. La Dc e la ricerca della “terza via” tra Stato e mercato (1943-1993), Guerini e Associati, Milano 2014, specialmente le pp. 242 e ss.

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quindi più liberi nelle loro scelte22. Lo sforzo di Paronetto, interpretato anche alla luce di

alcuni suoi documenti privati, sarebbe cioè stato la prova, a giudizio di Paronetto Valier, di come gli estensori fossero attenti ad una verifica dei propri orientamenti di fondo alla luce del magistero ecclesiale e della dottrina sociale ma anche liberi nella loro responsabilità, a confronto con la realtà e con l’esperienza economica23. Essi –

aggiungeva in un altro saggio del 1984 – «si erano ripetutamente e soffertamente posti il problema della propria autonomia rispetto a impostazioni di carattere specificamente politico. Ritenevano infatti che le opzioni politiche dovessero essere effettuate dai singoli senza coinvolgere la Chiesa. Ritenevano urgente di conseguenza contribuire a che i singoli cristiani potessero liberamente e responsabilmente assumere una loro posizione nei confronti dei valori irrinunciabili per una coscienza cristiana»24.

Sempre nel 1984 Mario Casella arricchiva la ricostruzione delle vicende de

L’Azione Cattolica alla caduta del fascismo25, facendo ricorso ad una lunga nota scritta da

Paronetto in occasione di un convegno che, nell’estate del 1944, cercò di ridefinire gli obiettivi dell’Aci dopo la guerra. Nella sua presa di posizione, Paronetto sollevava con spregiudicatezza il problema dell’efficienza della principale aggregazione laicale, auspicando una discussione libera, non per criticare polemicamente l’Aci ma per domandarsi le ragioni della sua ipertrofia burocratica e capire perché alle cifre non corrispondesse una coerente e diffusa adesione ai principi religiosi dentro la società italiana. Casella sottolineava «la profondità, la chiarezza e la schiettezza» di quel documento, tanto da leggervi «felici intuizioni e profetiche aspirazioni»26. L’obiettivo

proposto da Paronetto di ripensare culturalmente la presenza dell’Aci nella società

22 M. L.PARONETTO VALIER, Il codice di Camaldoli tra storia e utopia, in «Studium», n. 1, gennaio-febbraio 1978, a. LXXIV, pp. 61-90.

23 EAD., Il Codice di Camaldoli, in AA.VV., In ascolto della storia, cit. pp. 153-166.

24 EAD., La redazione del Codice di Camaldoli, in «Civitas», a. XXXV, luglio-agosto 1984, pp. 9-16, p. 14. 25 M.CASELLA, L’Azione Cattolica alla caduta del fascismo. Attività e progetti per il dopoguerra (1942-’45), Studium, Roma 1984.

26 Ibid., p. 229. Il commento dell’autore alla nota di Paronetto è alle pp. 222-235. Fausto Fonzi, nella

Prefazione al volume, condividendo il giudizio di Casella sulla qualità del documento, si domandava se

«respingendo alcune proposte di Paronetto, la cattolicità italiana [avesse] perduto una occasione che le avrebbe permesso di accogliere con più alto livello di maturità e preparazione, e di conseguenza con maggiore efficacia ed equilibrio, le vivificanti novità del Concilio»: p. XXII.

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17 italiana era un impegno che necessariamente spettava ai laici, essendo loro i veri protagonisti della vita civile, economica e politica, della quale conoscevano i linguaggi e le sensibilità. A giudizio di Casella, l’esplicito richiamo alla responsabilità del laicato fatto da Paronetto, pur «valido» ma ancora irrealizzabile in quel contesto storico, coglieva con non comune lucidità fermenti ed esigenze di grande importanza, che avrebbero conosciuto, in seguito, un notevole sviluppo.

Intanto il nome di Paronetto faceva la sua comparsa negli studi sempre più impegnativi sull’intervento dello stato nell’economia degli anni Trenta e sulla nascita dell’Iri27. Pur senza approfondirlo, le ricerche ne segnalavano il ruolo svolto

nell’individuazione della politica economica necessaria per l’Italia e la sua riflessione sull’impresa a partecipazione statale e sulle modalità che avrebbero dovuto caratterizzare l’impresa pubblica all’interno dell’apparato industriale del paese. L’opinione condivisa dagli studiosi – e sostenuta in particolare nei saggi di Gianni La Bella28 e Lucio Avagliano29 – è che egli, nell’incarico ricoperto alla guida dell’Ufficio studi

dell’Iri, abbia elaborato una riflessione importante per instradare l’attività e le scelte dell’Istituto nella fase originaria e più creativa della sua storia, per definirne i compiti, gli obiettivi e la struttura nel contesto dell’economia italiana. La gestione finanziaria ed il

27 Dopo il saggio, per molti aspetti “pionieristico”, di E.CIANCI,La nascita dello stato imprenditore in Italia, Mursia, Milano 1977, nel corso degli anni Ottanta si intensificava la ricerca sull’intervento dello stato nell’economia, con particolare riguardo alla politica bancaria ed industriale del fascismo. Nel 1981 venivano pubblicati da Il Mulino gli atti di un importante convegno promosso dal Banco di Roma su Banca

e industria fra le due guerre. Nello stesso anno M. PORZIO curava una ricerca su La legge bancaria. Note e documenti sulla sua “storia segreta”, Il Mulino, Bologna 1981 e V. ZAMAGNI pubblicava Lo stato italiano e l’economia. Storia dell’intervento pubblico dall’unificazione ai nostri giorni, Le Monnier, Firenze 1981.

L’anno dopo uscivano i lavori di G. GUALERNI, Lo stato industriale in Italia, 1890-1940, Etas Libri Milano

1982, F. CESARINI, Alle origini del credito industriale. L’Imi negli anni Trenta, Il Mulino, Bologna 1982, e F.

BONELLI (a cura di), Acciaio per l’industrializzazione. Contributi allo studio del problema siderurgico italiano,

Einaudi, Torino 1982. Nel novembre 1983 si teneva a Caserta una giornata di studio su Alberto Beneduce, i cui atti vennero pubblicati di lì a breve da Edindustria e, l’anno dopo, Alberto Mortara inaugurava, offrendo anche un ricco inquadramento storiografico, una serie di ricerche dedicate a I protagonisti

dell’intervento pubblico in Italia, Franco Angeli, Milano 1984.

28 G.LA BELLA, L’IRI nel dopoguerra, Studium, Roma 1983.

29 L. AVAGLIANO, “La mano visibile in Italia”. Le vicende della finanziaria IRI (1933-1985), Studium, Roma 1991.

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controllo di numerose imprese; la ristrutturazione delle banche di interesse nazionale; la redazione della legge bancaria; la costituzione delle holding di settore; la trasformazione dell’Iri in ente permanente; il salvataggio dei cespiti industriali e tecnologici dalla guerra; la redazione dei rapporti annuali: sono questi alcuni momenti fondamentali nella storia dell’Istituto a proposito dei quali veniva ricordato il suo contributo. Per qualificare meglio questo impegno si è scritto che ai vertici dell’Iri operò un vero e proprio brain trust, un sodalizio intellettuale tra Paronetto, Pasquale Saraceno e Donato Menichella capace di dare forma compiuta alle intuizioni di Alberto Beneduce, presidente dell’Istituto ed autentico ispiratore della sua missione di salvataggio dell’economia italiana da una crisi potenzialmente irreversibile30. Paronetto operò

quindi dentro una precisa e comune linea di indirizzo, dentro un progetto di ampio respiro e, soprattutto, di esclusivo carattere tecnico. La conoscenza approfondita della realtà produttiva dell’Italia, la competenza negli interventi sulle imprese e la consapevolezza del ruolo del tutto inedito assunto dallo Stato nella vita economica italiana ne rappresentarono le basi.

Finalmente, nel 1991, veniva pubblicato dalla «Studium» il libro della vedova Maria Luisa Paronetto Valier, Sergio Paronetto. Libertà d’iniziativa e giustizia sociale31.

Secondo gli intendimenti della collana in cui comparve, il volume offriva alcuni efficaci cenni biografici seguiti da una rassegna dei temi principali degli scritti di Paronetto, alcuni dei quali riportati in appendice. L’autrice spiegava che leggendoli è «possibile identificare le tappe di una maturazione in cui le esperienze e le analisi di carattere tecnico e professionale divengono da un lato materia di riflessione, di elaborazione culturale, di approfondimento spirituale, dall’altro apertura ai grandi problemi della società e del mondo e, finalmente, proposta politica»32. Facendo il punto sullo

scarsissimo approfondimento storiografico della sua personalità, ancora esistente a quel momento, puntualizzava come «in linea generale, i riferimenti a Paronetto fossero spesso imprecisi o inesatti, talora arbitrari» e la «obiettiva difficoltà di identificare il suo

30 Ibid., pp. 81 e ss.

31 M.L.PARONETTO VALIER, Sergio Paronetto. Libertà d’iniziativa e giustizia sociale, Studium, Roma 1991. 32 Ibid., p. 58.

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19 ruolo specifico» al crocevia di “mondi” importanti, come i movimenti intellettuali dell’Aci, l’Iri, la rinascita della democrazia durante la guerra33.

Restando egli «sconosciuto ai più»34, bisognerà attendere altri vent’anni perché

l’attenzione degli studiosi torni a concentrarsi in maniera specifica su Paronetto. Nel febbraio del 2011 Stefano Baietti e Giovanni Farese hanno promosso infatti presso l’Università Luiss-Guido Carli di Roma una giornata di studi dedicata a Sergio Paronetto e

il formarsi della costituzione economica italiana. Il convegno preludeva e preparava un

più ampio concorso di ricerche, condivise in altre due iniziative, nel 2013 e nel 2014, e dedicate alla genesi e allo sviluppo del sistema economico italiano durante gli anni Quaranta. Nel primo degli incontri – i cui atti sono stati pubblicati da Rubbettino nel 201235 – è stata analizzata la posizione di Sergio Paronetto in questo quadro, centrale

rispetto a tante relazioni di scambio di contenuti e di prospettive che sono state foriere di sviluppi organizzativi e di conferimenti di forma al sistema economico e sociale italiano. Gli interventi hanno sottolineato infatti l’importanza dell’azione pedagogica da lui svolta durante la seconda guerra mondiale su molte personalità della futura classe dirigente. L’hanno considerata come un momento cruciale nell’interpretazione e nella trasmissione di una visione generale dell’economia, dello Stato e degli interventi di correzione degli squilibri sociali che avrebbero dovuto esser messi in campo dopo la fine della dittatura e della guerra36. In questo senso, Paronetto avrebbe salvaguardato la

visione venutasi ad accumulare gradualmente nei venticinque anni di progettualità e di realizzazioni dal sistema di enti messo in piedi da Alberto Beneduce e l’avrebbe riproposta per il futuro dell’Italia, integrandola con i concetti di giustizia sociale e di bene comune e facendo salvi alcuni elementi basilari per la ricostruzione: il sistema di accumulazione ed il suo controllo, l’affermazione di uno specifico interesse pubblico nel campo dell’economia reale, la scelta industrialista, il risparmio, la considerazione prioritaria del vincolo esterno, il controllo dei mercati finanziari e valutari, l’attivazione

33 Ibid., pp. 298-299.

34 B. BERTOLI, Sergio Paronetto e la vigilia della nuova presenza dei cattolici in Italia nel passaggio dal

fascismo alla democrazia, in «Humanitas», XLVII, 1992, n. 3, pp. 366-376, p. 366.

35 S. BAIETTI, G. FARESE,Sergio Paronetto e il formarsi della costituzione economica italiana, cit.

36 Su questo cfr. anche IDD., Sergio Paronetto and the Italian economy between the industrial reconstruction

of the 1930s and the reconstruction of Italy in the 1940s, in «The Journal of European Economic History», n.

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di un assetto solidale per l’insieme di economia pubblica ed economia privata, la programmazione economica, la disponibilità di adeguate cabine di regia di natura tecnica. È opinione condivisa, nei testi raccolti nel volume, che la validità di questi contenuti promossi da Paronetto non dipese né da categorie discendenti dalla militanza cattolica né dall’adesione incondizionata alle leggi dell’economia liberale ma da una capacità non comune nel dare sistemazione al tutto, dentro una matrice di coerenze inedita ed innovativa. Dal libro si ricava dunque l’immagine di Paronetto come detentore di un’informata e coerente idea di sistema, come un protagonista, sinora rimasto nell’ombra, di un momento cruciale della cultura economica italiana. Un’immagine affascinante, ma al tempo stesso da mettere ancor meglio a fuoco, come si ammette nel volume stesso, da inserire cioè in un quadro che non tenga conto soltanto dei successivi sviluppi della storia economica italiana e della riflessione dei collaboratori di Paronetto ma ne scavi le radici, ne qualifichi le relazioni al crocevia di culture, teorie ed esperienze diverse.

Questa ricerca prende le mosse da qui. Ricomponendo i cenni, i ricordi e le poche e frammentarie interpretazioni della figura di Paronetto offerte dagli studiosi, sin qui appena riepilogate e sulle quali si tornerà a riflettere a fondo, ma soprattutto facendo ricorso ad una vasta documentazione inedita, essa vuol provare a verificare la rilevanza e l’influenza che egli ebbe nelle vicende politiche, economiche ed ecclesiali dell’Italia durante gli anni Trenta e la prima metà degli anni Quaranta.

Per farlo si cercherà di mettere costantemente a confronto l’itinerario biografico ed intellettuale di Paronetto con le più importanti questioni sollevate dalla storiografia sui “mondi” dei quali egli sembra essere stato un protagonista: quello dei movimenti intellettuali dell’Aci, quello dell’Iri – più in generale, dei tecnici e degli economisti che pensarono e governarono l’intervento dello stato nell’economia dopo la crisi del ’29 – e, infine, la fase della rinascita democratica durante la guerra.

Nel corso degli anni si è andata consolidando, ad esempio, un’opinione storiografica sulla fisionomia culturale del mondo cattolico durante il fascismo, dentro il quale maturò la formazione di una classe dirigente diversa da quella del regime. Il giudizio sui contenuti effettivi di questa diversità resta difforme, ricchissimo di sfumature, come in parte esige la stessa pluralità dei fenomeni e delle personalità indagate. Meno lo è la convinzione che le élites cattoliche non siano state soltanto

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21 coinvolte nella trasformazione ma radicate in essa, che ne siano state per molti aspetti protagoniste37. Ma in che modo lo specifico percorso intellettuale e professionale di

Paronetto e la sua riflessione sulla formazione della classe dirigente, sulla necessità di competenze tecniche nell’economia e nella politica e di una visione di sistema, partecipò a questa trasformazione?

Studiando questo cambiamento, le ricerche hanno mostrato interesse per il dibattito filosofico e teologico che gli intellettuali cattolici animarono all’interno della cultura italiana dell’epoca attingendo anche alla letteratura europea, chiedendosi se a questa vivacità potesse corrispondere un progetto in grado di assumere dei connotati politici. Soprattutto si è insistito sull’incontro della generazione di Paronetto con le realtà nuove del capitalismo e della modernità. Ci si è confrontati con le forme assunte da questo riavvicinamento tra il cristianesimo e le trasformazioni del mondo contemporaneo, con i limiti impliciti ed espliciti che esso incontrò e con i tentativi elaborati per rispondere alle ansie e alle incertezze del pensiero moderno reinterpretando, secondo un ampio spettro di sensibilità, spesso contrastanti, la tradizione cattolica38. Questo è un altro fronte aperto della storiografia che non potrà

essere trascurato nell’indagine circoscritta al caso di Paronetto, che per formazione

37 F.TRANIELLO, La formazione della dirigenza democristiana. Osservazioni sulla storiografia, in Le élites in

Francia e in Italia negli anni Quaranta, Atti del Seminario di Roma 14-16 aprile 1983, numero monografico

di «Italia contemporanea», n. 153, XXXIV, 1983, pp. 219-236.

38 A.CANAVERO, I cattolici nella società italiana. Dalla metà dell’800 al Concilio Vaticano II, La Scuola, Brescia 1991, pp. 207-208. Per un’efficace ricognizione degli studi, anche recenti, sul dibattito culturale e storiografico circa il rapporto tra cattolicesimo e modernità cfr. R. MORO, Il caso italiano, in R. MOROZZO DELLA ROCCA (a cura di), La modernità e i mondi cristiani, Il Mulino, Bologna 2010, pp. 145-192. Merita

anche citare il confronto tra diverse interpretazioni raccolto in F. BOLGIANI, V. FERRONE, F. MARGOTTA

BROGLIO (a cura di), Chiesa cattolica e modernità. Atti del Convegno della Fondazione Michele Pellegrino.

Università di Torino, 6 febbraio 2004, Il Mulino, Bologna 2004 e la grande opera curata da Giovanni Filoramo sul confronto tra le religioni e la modernità, con particolare riguardo all’introduzione generale nella quale egli spiega come i processi di ricomposizione del religioso sotto la spinta del moderno siano «frutto di una relazione non solo di reciproca esclusione ma anche di profonda simbiosi»: G. FILORAMO,

Introduzione generale all’opera, in ID. (a cura di), Le religioni e il mondo moderno, vol. I, Cristianesimo, a

cura di D. Menozzi, Einaudi, Torino 2008, pp. XV-XXVI e le pagine introduttive, immediatamente seguenti, di Menozzi su Cristianesimo e modernità. Cfr. anche G. VERUCCI, La Chiesa e la modernità. Considerazioni su alcuni scritti recenti, in B.GARIGLIO,M.MARGOTTI,P.G.ZUNINO (a cura di), Le due società. Scritti in onore di Francesco Traniello, Il Mulino, Bologna 2009, pp. 455-464.

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universitaria, interessi culturali ed impegno professionale sembra aver toccato molto da vicino, dal vivo e da intellettuale cattolico tout court la questione.

Del resto, se si escludono le ricerche sopra citate, i riferimenti a Paronetto nelle ricerche sul movimento cattolico tra le due guerre, son quasi sempre stati limitati a poche righe: lo spazio sufficiente per segnalare una comparsa oppure l’indicazione, appena abbozzata, di un ruolo ben più importante? Verso questa seconda possibilità sembrano orientare alcuni indizi di rilievo. Ad uno sguardo generale ci si accorge infatti che Paronetto è stato sinora ricordato principalmente per tre circostanze: la sua riflessione sull’economia, sul ruolo dello stato e sulla società, con un convergente concorso, nel suo pensiero, di fonti di livello internazionale ma anche di una forte indole introspettiva; il coinvolgimento in prima persona sia nella crisi del 1931, che vide contrapposti gli universitari cattolici ed il fascismo, sia nella crisi del circolo romano della Fuci del 1933, che mise in crisi la linea di condotta di Montini e l’identità stessa dell’associazione nell’ambito del movimento cattolico; il suo contributo al consolidamento dell’attività dei Laureati, in special modo attraverso la programmazione e la realizzazione delle settimane di cultura religiosa di Camaldoli e l’animazione del gruppo editoriale «Studium». Non sono delle circostanze di poco conto se messe a confronto con le principali questioni della storia del movimento cattolico di quegli anni. Invitano piuttosto ad uno sforzo interpretativo più ampio, a chiedersi, in modo specifico, quali furono le sue fonti di ispirazione, se e quali spiegazioni personali egli diede ai fatti importanti di cui fu protagonista nella Fuci, quali motivazioni e quali obiettivi ebbero dal suo punto di vista le iniziative dei Laureati cattolici alle quali collaborò. Ci si chiede perciò se, attraverso la storia personale di Paronetto ed il suo pensiero, sia possibile approfondire la ricerca delle radici intellettuali e spirituali della classe dirigente cattolica cresciuta negli anni Trenta, comprendere meglio le tensioni tra i movimenti di massa e quelli di élite dentro l’Aci, osservare da vicino il complesso rapporto tra la Chiesa ed il regime mussoliniano. Questo rapporto è stato ormai storicizzato dagli studiosi. Si è superata l’idea che tutto potesse ridursi alla misura delle manifestazioni di critica o di consenso al fascismo. Si è tentato invece di capire nella loro dinamica le motivazioni degli atteggiamenti cattolici, si è superata la visione di vertice, si sono visti i rapporti interni alle due realtà, si è riscoperto lo spessore dell’ambiente universitario e professionale in cui la Fuci ed i Laureati hanno operato. Le ricerche da una parte hanno

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23 verificato la pluralità delle posizioni personali all’interno della compagine ecclesiale, dall’altra hanno dimostrato la necessità di comprendere la storia religiosa non come un ambito separato degli studi ma come saldamente inserita nella storia generale dello sviluppo della società italiana39. Accettando che la pluralità di storie dei movimenti

intellettuali dell’Aci sia interpretabile anzitutto in relazione alla pluralità delle singole vicende umane che vi si sono intrecciate40, bisogna allora ipotizzare che la ricostruzione

dell’iter biografico e della riflessione culturale di Paronetto possa giovare a capirne non solo la formazione umana e spirituale in sé, ma se, ed in che misura, il suo percorso corrisponda alla storia di una generazione intera, quali siano i punti di convergenza o di differenziazione rispetto alla modalità con le quali, proprio nell’arco temporale compreso tra le due guerre, la Fuci ed i Laureati cattolici seppero incidere nella maturazione della futura classe dirigente41.

Un discorso simile vale anche per la storia dell’Iri ed il ruolo che Paronetto vi svolse. Negli ultimi anni è stata messa in campo una profonda indagine storiografica sull’Istituto, affidata alla curatela di Valerio Castronovo, che ha sfidato il riserbo che caratterizzò le attività dell’ente e ne ha ricomposto le fonti dopo la disgregazione degli archivi seguita alla sua liquidazione42. Oggi si dispone perciò di una messe di documenti

e di un numero importante di saggi. Per quanto gli studiosi sottolineino che gran parte del successo dell’Iri dipese da un lavoro di squadra, segnato da una riservatezza quasi inaccessibile e con pochi margini per il protagonismo dei singoli, molteplici indizi

39 Cfr. P. SCOPPOLA, Il Movimento Laureati nelle recenti vicende storiche, in AA.VV., In ascolto della storia, cit., pp. 9-24.

40 F.TRANIELLO, Il ruolo della Fuci e del movimento cattolico nella vita del paese, in «Ricerca», n. 10-12, ottobre-dicembre 1997, a. XIII, p. 31.

41 In questo ambito un altro dato comune che occorrerà verificare alla luce dell’esempio di Paronetto è il ruolo di Montini nella preparazione di un laicato aperto al confronto tra la chiesa ed il mondo moderno, alla vocazione culturale come strumento di perfezione cristiana, in un quadro di dinamica ricomposizione, fedele al magistero ma libera, del rapporto fra tradizione e modernità, fra dimensione religiosa e laicità: M. C.GIUNTELLA, La Fuci tra modernismo, partito popolare e fascismo, Studium, Roma 2000, p. 6. Giova citare da subito due recenti opere su Montini di grande rilievo, alle quali si farà più volte riferimento nel corso della ricerca: F.DE GIORGI, Mons. Montini. Chiesa cattolica e scontri di civiltà nella prima metà del Novecento,

Il Mulino Bologna 2012 e X. TOSCANI (a cura di), Paolo VI. Una biografia, Istituto Paolo VI-Studium,

Brescia-Roma 2014.

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lasciano perciò intuire l’importanza di Paronetto anche in questo contesto. Ci si chiede: esistono conferme di questi indizi nella documentazione dell’Iri recentemente resa accessibile agli studiosi? Da questo confronto può derivare un chiarimento sull’apporto che egli diede alle riflessioni e alle iniziative dell’Istituto? Le ricerche sinora compiute lasciano aperta un’ulteriore pista di approfondimento: se è vero che fu suo compito stendere i documenti sull’attività dell’Istituto ai quali gran parte dei esse han fatto riferimento per riepilogare la fase originaria dell’ente, non è opportuno esaminarli concentrandosi non più soltanto sulle informazioni che essi offrono, ma anche sulla visione complessiva che li ispira, sulle motivazioni del loro autore, in equilibrio tra i convincimenti personali e la condivisione di un progetto comune e lungimirante per l’economia? È, cioè, possibile comprendere le origini e lo spirito dell’Iri con lo sguardo di Paronetto? In altri termini, ed in via più generale, studiandone in maniera specifica uno dei protagonisti, ci si chiede se sia possibile fornire una sorta di storia “dall’interno” dell’Istituto mettendola in dialogo con la ricognizione storiografica recentemente effettuata, cercandovi conferme, integrazioni, ulteriori sviluppi. Ad esempio, si è talvolta riconosciuto a Paronetto di aver catalizzato nella riflessione dell’Istituto le energie scientifiche e culturali presenti tra gli intellettuali cattolici in fatto di economia e di scienza dello Stato, ma non se ne è indagata a fondo la sensibilità. Viceversa, ma incontrando lo stesso limite, si è parlato della sua preparazione tecnica ed economica e della sua esperienza diretta nel campo dell’intervento dello Stato nell’economia come un elemento essenziale nella riflessione fatta sulle riviste degli intellettuali cattolici e nell’elaborazione del “Codice di Camaldoli”. Ma quali contaminazioni ci furono tra la sua storia personale, il suo retroterra formativo ed i piani dell’Istituto? Quali considerazioni suscitò la professione che vi svolse? Quali stimoli ne ricavò? Come influirono nel confronto degli intellettuali cattolici con il capitalismo? Quali significati diede alla collaborazione con il gruppo dirigente? Si intuisce, insomma, come anche in questo ambito la comprensione dell’unità del suo itinerario intellettuale e della sua posizione al crocevia di mondi diversi ma comunicanti tra di loro sia un’occasione promettente di approfondimento e di verifica degli studi.

Come ricordava Scoppola, nella citazione riportata all’inizio, anche il ruolo svolto da Paronetto al fianco di De Gasperi e nell’animazione degli intellettuali dell’Aci durante la seconda guerra mondiale merita di essere approfondito. Negli studi e nelle

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25 testimonianze è infatti presente l’idea che egli, essendo il punto di riferimento di personalità legate al mondo cattolico e all’Iri, divenne il fulcro di un reticolo di relazioni, tra chiesa, politica ed economia di grande importanza per la storia italiana, nello stretto arco di tempo in cui maturarono il pensiero dei protagonisti della ricostruzione dell’Italia e la sorte della sua breve vita. Questo confronto tra uomini e idee avrebbe così gettato un ponte tra laicità e dottrina sociale della chiesa, tra la riflessione economica e tecnica in prospettiva nazionale ed internazionale e la ricerca di una soluzione politica e democratica alla tragedia della guerra e alla fine della dittatura fascista. I possibili collegamenti con le questioni affrontate dalla storiografia perciò si moltiplicano, se solo si pensa a quanto a lungo ed a fondo le ricerche si siano confrontate con il significato della guerra per il mondo cattolico, le tematiche della ricostruzione, la frattura aperta nel tessuto nazionale dal 25 luglio e dall’8 settembre, la rinascita della vita democratica e la Resistenza43.

Dunque, quanto furono importanti l’azione ed il pensiero di Paronetto in questa fase? «Continua a consigliarmi colla tua coscienza illuminata dalla realtà oltre che dalla tua bontà»44: l’invito che De Gasperi gli rivolse alla metà del 1944 basta ad accendere

l’interesse su un rapporto tra i due che è noto in alcune linee essenziali, ma che è ancora privo di una chiave interpretativa convincente. Come detto, si sa che Paronetto fu un

43 Per avere un quadro degli studi in proposito cfr. P. TRIONFINI, I cattolici italiani, la seconda guerra

mondiale, la resistenza: una bibliografia, in «Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale

cattolico in Italia», XXXI, 1996, n. 1, pp. 34-184. Cfr. anche F. MALGERI, La chiesa italiana e la guerra

1940-1945, Roma, Studium 1980; R. MORO, I cattolici italiani di fronte alla guerra fascista, in M.PAPETTI,M.PAPINI,

M.SARACINELLI (a cura di), La cultura della pace dalla Resistenza al Patto Atlantico, Il Lavoro editoriale,

Bologna 1988, pp. 75-126; D. MENOZZI, La cultura cattolica davanti alle due guerre mondiali, in G. ROCHAT (a cura di), La spada e la croce. I cappellani italiani nelle due guerre mondiali, Atti del XXXIV Convegno di studi sulla “Riforma e i movimenti religiosi in Italia”, Torre Pellice, 28-30 agosto 1994, in «Bollettino della Società di studi Valdesi», n. 176, pp. 28-60; F. MALGERI, Chiesa, clero e laicato cattolico tra guerra e Resistenza, in G. DE ROSA, T. GREGORY, A. VAUCHEZ (a cura di), Storia dell’Italia religiosa, vol. 3, L’età contemporanea, Laterza, Bari-Roma 1995, pp. 301-334; F. TRANIELLO, Il mondo cattolico nella seconda

guerra mondiale, in ID., Città dell’uomo. Cattolici, partito e Stato nella storia d’Italia, Il Mulino, Bologna

1998, pp. 217-278. Più in generale, per studiare questa fase, sono di grande interesse i contributi raccolti in più volumi nell’opera G.DE ROSA (a cura di), Cattolici, Chiesa, Resistenza, Il Mulino, Bologna 1997.

44 A.DE GASPERI, De Gasperi scrive. Corrispondenza con capi di stato, cardinali, uomini politici, giornalisti,

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interlocutore fondamentale per De Gasperi, grazie alle sue conoscenze in materia economica e tecnica. Ma come nacque il rapporto tra i due e come si inserì nel concerto di considerazioni degli uomini legati al nascente progetto democristiano e al movimento cattolico durante la guerra? Come si collocò nel confronto tra gli ex popolari e la “seconda generazione”? Di quali idee egli fu ispiratore e tramite tra l’Iri e la Dc?

Le ricerche hanno inoltre messo in luce il ruolo svolto dall’Iri nell’economia e nella strategia bellica dell’Italia, documentando la volontà del gruppo dirigente di non interrompere il ciclo virtuoso innescato nei primi anni di attività dell’Iri, di sfruttare in un’ottica di lungo periodo la preparazione bellica, di cogliere l’occasione per incrementare l’industrializzazione. Per conseguire questo obiettivo, all’indomani dell’8 settembre sarebbe stato elaborato ai vertici dell’Istituto un piano di salvaguardia della sua struttura, proprio nel periodo in cui Paronetto ne fu vicedirettore45. In questa veste,

quale fu la sua azione nel periodo più difficile della storia dell’Iri? Quali le motivazioni? D’altra parte non può essere trascurata l’attenzione dimostrata dallo storiografia allo sviluppo dei fermenti interni al mondo cattolico con l’evolvere della guerra a sfavore dell’Asse, cercando di capire, attraverso il punto di vista di Paronetto, in che modo ed in che misura esso si preparò all’incontro con la realtà nuova che si preannunciava, che bilancio trasse del suo itinerario lungo gli anni Trenta e soprattutto che interpretazione diede al ruolo che, in modo crescente, sembrarono assegnargli le circostanze, il radicamento nella società italiana, l’autorevolezza mantenuta dalla chiesa – e specialmente dal papa – nel corso del conflitto46. Si sa, ad esempio, che nella casa

45 Cfr. in particolare F. SANTONASTASO, Alberto Asquini Commissario straordinario Iri e Sergio Paronetto

responsabile della sede di Roma. Dal trasferimento dell’Iri a Milano (9 ottobre-12 novembre 1943) alla critica della “socializzazione delle imprese (d.Lgs. 12 febbraio 1944, n. 251), in S. BAIETTI,G.FARESE, Sergio Paronetto e il formarsi della costituzione economica italiana, cit., pp. 159-198.

46 Ripercorrendo questo itinerario della cultura cattolica, e segnatamente dei movimenti intellettuali dell’Aci, non potrà esser trascurato quello, ancora più tormentato e al tempo stesso emblematico, della riconciliazione del cattolicesimo con la democrazia, sul quale, per ora, ci si limita a citare F. TRANIELLO,

Chiesa e società moderna, in Storia delle idee politiche, economiche e sociali, a cura di L. Firpo, Utet, Torino

1973, vol. V, pp. 551-657; P. SCOPPOLA, La democrazia nel pensiero politico cattolico del Novecento, ibid., vol.

VI, pp. 110-190; G. CAMPANINI, Cristianesimo e democrazia, Morcelliana, Brescia 1980; ID., I cristiani e la democrazia, in F. CASAVOLA,G.SALVATORI (a cura di), La politica “educata”. Per la formazione della coscienza civile in Italia, Ave, Roma 1980, pp. 89-108. ID., Profilo del pensiero politico di ispirazione cattolica, in DSMC,

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27 romana di Paronetto, in via Reno, si animò in quegli anni un intenso colloquio fra i protagonisti della rinascita democratica47. Ma quali furono i temi affrontati, gli obiettivi

condivisi, che posto può assumere l’iniziativa nel più ampio quadro storiografico su questa stagione? E che ruolo ebbe, in tutto questo, l’intensa riflessione culturale portata avanti da «Studium»?

Oggi si dispone di un ampio spettro di considerazioni anche sul rapporto tra il “Codice di Camaldoli” e la dottrina sociale della chiesa, sulla sua carica progettuale, sull’originalità di alcuni suoi contenuti, sulla sensibilità dimostrata dagli estensori verso approcci metodologici differenti, dalla sociologia alla spiritualità, all’economia, al diritto. Sono stati chiariti molti aspetti della fase di preparazione del convegno del luglio 1943 e delle successive tappe della redazione. Le riflessioni dedicate all’economia presenti in quell’«incunabolo» son state enucleate dagli studiosi, che ne hanno assegnato la paternità a uomini come Paronetto e Saraceno che, provenienti dall’Iri, erano a contatto con la realtà tecnica e produttiva con la quale il testo voleva mettere a confronto la dottrina cristiana. Quello che manca, anche in questo caso, è un serio approfondimento su Paronetto, che ispirò e governò tutto il lavoro. Gli studiosi si sono, ad esempio, soffermati sulla Presentazione del documento, da lui elaborata. Ma non si sono chiesti in modo sufficientemente approfondito perché Paronetto aggiunse agli intenti stabiliti a Camaldoli l’obiettivo più ambizioso di esegesi, di interpretazione, di integrazione e di sviluppo del magistero della chiesa. Perché insistette nello spiegare la dottrina come il fondamento di un ordine sociale non solo astrattamente giusto, ma anche storicamente possibile. Se, ed in che misura, il lavoro che egli svolse nella fase di redazione sia stato l’espressione di un personale metodo di lavoro e la manifestazione di uno schema logico sulla formazione delle idee e sulla loro applicazione nella vita concreta.

Nelle ricerche sul movimento cattolico tra le due guerre, sull’Iri e sulla rinascita democratica dell’Italia negli anni della seconda guerra mondiale, si potrebbero spigolare altri cenni che segnalano o lasciano intendere l’opportunità di ricostruire ed interpretare più a fondo la personalità e la riflessione di Paronetto. Per il momento,

vol. I, pp. 206-232; F. MALGERI, Chiesa, cattolici e democrazia. Da Sturzo a De Gasperi, Morcelliana, Brescia

1990; A. ACERBI, Chiesa e democrazia. Da Leone XIII al Concilio Vaticano II, Vita e Pensiero, Milano 1991.

47 Casa Paronetto: dove è passata la storia, intervista a Maria Luisa Paronetto Valier, a cura di Renato Balduzzi e Luca Rolandi, in «Coscienza», n. 1, gennaio 2010, a. LXII, pp. 53-58.

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tuttavia, dovrebbe essere sufficientemente chiaro che interessa studiarlo in maniera specifica per almeno tre motivi: per ricomporre l’unità del suo itinerario biografico ed intellettuale; per adottare un punto di vista sinora del tutto inedito sulle vicende sin qui sommariamente richiamate, arricchendone la comprensione; per capire, infine, il contributo peculiare che egli vi offrì con i suoi scritti, con le sue attività e con un rapporto di collaborazione e di interlocuzione con alcuni tra i più rilevanti personaggi dell’epoca.

Per far questo si è scelto di adottare il metodo biografico. Il riconoscimento dello

status della biografia come un particolare genere storiografico è un'acquisizione

abbastanza recente e conosce ancora delle diffidenze, lascito della degnazione che per molto tempo le hanno riservato alcune scuole storiografiche. In sede di discussione storiografica ed epistemologica la concettualizzazione del metodo biografico ha infatti rappresentato un tema controverso: la biografia gode di una sua autonomia scientifica oppure vale ancora quanto scrisse Benedetto Croce, e cioè che la storia si ha soltanto quando «l’individuo è pensato solo nell’opera che è sua e insieme non sua, che egli fa e che lo oltrepassa»?48. Autorevoli voci si sono così levate per legittimare o viceversa per

contrastare lo spazio specifico della biografia nella ricerca storica49. Si è capito che può

essere un utilissimo strumento di ricerca ma anche un modo per sfuggire ad essa, come osservò a suo tempo Arnaldo Momigliano in un suo magistrale studio50. Alla luce di un

vivace dibattito iniziato negli anni Ottanta, oggi si è tuttavia più concordi nel riconoscere

48 B. CROCE, La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari 1954, p. 13.

49 Su questo dibattito, oltre alle utili riflessioni raccolte in A. RIOSA (a cura di), Biografia e storiografia, Franco Angeli, Milano 1983, ci si limita a citare: R. KOSELLECK, La storia sociale moderna e i tempi storici, P.

ROSSI (a cura di), La teoria della storiografia oggi, Il Saggiatore, Milano 1983; P. BOURDIEU, L'illusion

biographique, in «Actes de la Recherche en Sciences Sociales», vol. 62, 1986 n. 62-63, pp. 69-72; J. LE GOFF, Comment écrire une biographie historique aujourd'hui?, in «Le Débat», n. 54, 1989/2, pp. 48-53;ID., Saint Louis a-t-il existé?, in «Histoire», n. 40, dicembre 1981, pp. 90-99; M. ANSART-DOURLEN, Le rôle des individualités au cours des mutations historiques, in «Cahiers internationaux de Sociologie», vol. XCIV,

1993, pp. 71-96; V. SGAMBATI, Le lusinghe della biografia, in «Studi Storici», a. XXXVI, n. 2, 1995, pp. 397-413; C. CASSINA,F.TRANIELLO, La biografia: un genere storiografico in trasformazione, in «Contemporanea»,

a. II, n. 2, 1999, pp. 287-305; G. CANDAR, Le statut de la biographie. Essai de chronologie, in

«Correspondances», n. 61, 2000, pp. 12-16; G. ORSINA (a cura di), Fare storia politica. Il problema dello spazio pubblico nell’età contemporanea, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000.

(29)

29 le potenzialità offerte da un approccio di tipo biografico all'interpretazione degli eventi storici, i limiti ma anche gli effetti positivi dell’utilizzo della categoria di individuo come entità a cui ancorare la ricostruzione storiografica, il ruolo della personalità nella storia e, in ultima analisi, il rapporto tra biografia e storia generale.

In proposito, Rosario Romeo ha scritto che «si tratta di fare anche nella biografia come nelle storie collettive e cioè di mettere in primo piano un certo aspetto, quello che si è deciso di studiare, e di indagare il resto della personalità per tutto quello che è rilevante ai fini di una migliore comprensione dell’aspetto che si è messo in rilievo, senza pretendere di esaurire l’assoluto “io” di quel personaggio»51. Nel caso di

Paronetto, l’aspetto che si pone al centro dell’analisi è il rapporto tra l’unità del suo itinerario intellettuale e la centralità nei mondi rilevanti richiamati, come due facce di una stessa medaglia. Dalle azioni esterne e documentabili, verificandone a fondo la coerenza, si cercherà di risalire sino al soggetto e alla sua psicologia e di ricondurre ad un comune e pregnante principio di spiegazione la sua storia e la sua influenza sugli ambienti in cui visse. In questo senso, il fatto che egli sia stato anche «un ardito esploratore di se stesso» e che il colloquio interiore abbia lasciato traccia in un cospicuo numero di documenti rende la ricerca ancora più interessante, pur invitando ad un’opportuna prudenza nell’indagare l’introspezione del personaggio52.

La ricerca di un nesso persuasivo tra la sua storia individuale e le grandi questioni sopra richiamate non può ignorare un’altra domanda sollevata dal dibattito storiografico: fino a che punto la vicenda individuale di un personaggio per quanto

importante – e dell’importanza del “nostro” si è cercato per sommi capi di mettere

insieme gli indizi – è anche emblematica, tipica, esemplare? L’utilizzo della categoria del personaggio “rappresentativo” di una situazione, di un movimento, delle contraddizioni di un periodo storico ricorda infatti che l’operato individuale né è tutto il risultato di forze collettive, né è solo una rappresentazione di esse. Ha un suo carattere creativo, non inventa la realtà ma contribuisce a modificarla. Perciò un personaggio non “rappresenta” gli altri, non riassume tutta intera una situazione, ma si inserisce nel suo svolgimento, ne offre le indicazioni, ne diventa una specie di bussola sensibile, rivela le forme ed i

51 R. ROMEO, [Intervento], in A. RIOSA (a cura di), Biografia e storiografia, cit., p. 40.

52 Cfr. A. LEVALLOIS, Dalla storia dei comportamenti collettivi alla biografia storica. Storiografia e psicanalisi, in «Segni e comprensione», a XVI, n. 45, 2002, pp. 81-90.

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