• Non ci sono risultati.

allegato report 1206544 Un punto d’incontro fra arti marziali e occidentali

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "allegato report 1206544 Un punto d’incontro fra arti marziali e occidentali"

Copied!
7
0
0

Testo completo

(1)

24 July 2021 Terms of use: Open Access

(Article begins on next page)

Anyone can freely access the full text of works made available as "Open Access". Works made available under a Creative Commons license can be used according to the terms and conditions of said license. Use of all other works requires consent of the right holder (author or publisher) if not exempted from copyright protection by the applicable law. Availability:

(2)

L’essere umano è come l’acqua che scorre, è un soffio destinato a nascere, invecchiare, ammalarsi e morire. Il top della sua condizione fisica non dura a lungo e va ri-spettato l’arco del periodo della “sua forza”, che corri-sponde alla giovinezza, breve rispetto alle altre età umane, e all’instabilità, legata spesso a cause esterne de-rivanti dai casi della vita.

Le arti marziali non sono strumenti di guerra, di disar-monia e di squilibrio di potenza, ma infondono il corag-gio, la volontà e il senso della sicurezza. Gli elementi im-portanti per la conduzione e la difesa della vita umana si acquisiscono grazie alla conoscenza delle tecniche; è pro-prio questo apprendimento che infonde il coraggio per il combattimento inteso come educazione alla e per la vita. Per il maestro Chang Yu-Shin la ricerca della tecnica per chi vuole apprenderne l’arte non deve essere spasmodi-ca, la conoscenza va cercata nell’energia, che sprigiona la passione, e ha per effetto l’accrescimento della forza fisi-ca. Il combattimento nelle arti marziali è un metodo vali-do per rinforzare l’anima. La finalità delle discipline orientali in genere consiste nell’ottenimento di una men-te equilibrata e sana tramimen-te l’esercizio fisico mirato.

I Fondamentali

Un’antica fiaba cinese racconta di due veloci cavalli che iniziarono una corsa quando il sole era dietro di essi ad oriente, ma che alla fine della corsa si trovarono ad avere il sole di fronte ad occidente. Il Pellegrinaggio in Oriente di Hermann Hesse e Il viaggio in Occidente di Wu Ch’eng-en affrontano in pratica lo stesso tema: che cosa siano Oriente e Occidente e come possano due termini come Tao e Dow diventare un facile gioco di parole. Il loro suo-no è analogo, eppure sosuo-no due vocaboli differenti nel-l’essenza. In cinese Oriente/Occidente come espressione

sa, forse «niente del tutto» (Watts Alan, 1977: 117). Le arti marziali sono nate millenni or sono per la “so-pravvivenza” ed hanno un punto d’incontro, non tanto con atletica, analoga disciplina nata all’origine della civi-lizzazione nel bacino del Mediterraneo, quanto piuttosto in un altro sport: con il golf. Queste due lontane speciali-tà, l’una orientale e l’altra occidentale, sono come due “anelli incrociati” uno nell’altro, il loro punto d’incontro è reale ed è importante, ma limitato ad alcuni fondamen-tali. In primo luogo in entrambi la tipologia del movi-mento non richiede la fretta, che è controproducente; è invece importante la stabilità intrinseca, Grounding, che crea velocità, esercizio e passione che “non guardino al risultato”. Questo particolare per il golfista è un monito ben presente nell’insegnamento dei migliori maestri, il risultato verrà come conseguenza finale di una serie di fondamentali, tenuti presenti nella memoria del giocato-re colpo dopo colpo fino al conseguimento dell’obiettivo finale: la buca e il numero dei colpi giocati per arrivarvi. Nel golf, come nelle arti marziali, non si deve esercitare una grande forza, ci vuole uno spirito rilassato ma deter-minato, poi tecnica e memoria: si deve ricordare il vissu-to, l’esperienza, l’apprendimento motorio per sapere co-sa si deve fare nelle diverse situazioni di gioco e qual è il comportamento da tenere rispetto alle regole imposte dal codice. «Un conto è “credere” di saper usare il pro-prio corpo ed un altro è quello di saperlo impiegare co-scientemente ed in forma biomeccanicamente corretta per generare energia riproducibile. In effetti la conoscen-za reale del nostro corpo è del tutto aleatoria ed empiri-ca», questa capacità è nel concetto di core, inteso come corpo motore (Nazzi, 2013). La medicina sportiva studia quali siano le parti del corpo umano all’origine del core, quali forze dinamiche possano produrre lo starter, la grande velocità generata da un “movimento immobile”, ma la risposta è ancora oggetto di ricerca.

Respiro e swing

I cinesi sin dalle epoche più remote pensavano che l’u-niverso fosse permeato da una specie di forza vitale, grazie alla quale non solo si muovono atomi e astri ma esiste anche la vita. Tale forza è il Ch’i. La respirazione è

IL PUNTO D’INCONTRO

Le arti marziali d’Oriente e il golf come forma

occidentale di meditazione

(3)

Lo swing è un movimento determinante nel gioco del golf. Lo swing è paragonabile a un gesto d’arte marziale. Più lo ripeti, più lo rendi tuo e più realizzi quell’“accordo intonato”.

renata Freccero, Swing, olio su tela 100 x 80, 2009

LO SWING, OvverO IL GeSTO INTerIOre

(4)

energia. Durante la respirazione l’aria cede all’organi-smo sia l’ossigeno che il Ch’i. Quest’ultimo percorre de-terminati “canali energetici”, i meridiani, e può venire attivato e diretto dal pensiero dell’uomo (Chang Dsu Yao, Fassi, 1989: 20). L’energia e la forza per eseguire un altro fondamentale, lo swing, si estrae dal respiro con l’anima, muovendo con velocità,

elasticità e destrezza un corpo che in partenza è fermo.

Nel golf, nel momento del lancio, si dice che si “gioca in apnea”; la medicina dello sport insegna che nel momento del tiro si deve re-spirare per recuperare più ener-gia, ma in questo caso il lancio della palla non va dritto, va stor-to. La massima concentrazione di questo gioco implica un elemento fondamentale delle arti marziali, il respiro con l’anima nella consa-pevolezza del momento e dello stato in cui ci si trova.

Questo è un principio del Tao, se-condo il quale il movimento fece levare il gi, un soffio vitale; il sof-fio si coagulò nei cinque elementi (metalli, acqua, legno, terra, fuo-co); poi questo caos per opera del-lo yin e deldel-lo yang divenne orga-nizzato. Il respiro conobbe inala-zioni ed esalainala-zioni, l’universo venne ordinato secondo la dualità, perché solo nell’interazione e nella tensione tra poli opposti poteva sorgere il movimento e

l’evoluzio-ne (Slingerland, 2003). Lo swing è un movimento deter-minante nel gioco del golf, poiché si effettua con tutte le mazze ad eccezione del putter, utilizzato sul green. Questo movimento è come la voce: ognuno ha la pro-pria e ognuno deve ricercare interiormente il proprio swing, deve costruirlo. Lo swing è paragonabile a un ge-sto d’arte marziale in cui ognuno ha il suo tramite; il

gesto, più lo rendi tuo e più diventa interessante, per-ché questo movimento è un dono della natura, il piano dello swing e dello shaft (la canna del bastone) un “ac-cordo intonato”, è armonia. Ci sono persone più o me-no portate all’attività fisica, ma la ricerca dello swing coinvolge tutti a ogni livello di gioco. Solo i campioni, che diventano tali per talento pro-prio e per le opportunità favore-voli che la vita ha offerto loro, mantengono le alte prestazioni nel lungo periodo se a sorreggerli rimane la passione.

Il golf come le arti marziali è me-ditazione. Talvolta la palla si tira in modo corretto ma cade in un punto del terreno dove c’è un af-fossamento, è come la vita, a volte si agisce bene e va bene, a volte non è così. Inoltre il clima atmo-sferico ed emotivo influenzano il gioco, ma non l’entusiasmo e la sequenza dei colpi che non deve produrre “strappi”. Il principio sta infatti nella sequenza e nel non avere mai pregiudizi né verso le proprie aspettative né verso gli al-tri giocatori, con i quali si deve in-teragire e verso cui si deve sempre avere rispetto. I rapporti fra i gol-fisti devono considerare l’etichetta e i sentimenti d’insofferenze van-no gestiti e controllati. Dal con-travvenire a questi valori deriva il rischio della rigidità muscolare. Per arrivare a competere si deve conoscere “la difesa” ed essere determinati lungo l’inte-ro percorso di gioco. Il colpo preciso sulla palla fonda la qualità o meno del colpo seguente. Tutti questi elementi compongono un ritmo di gioco stabile.

L’esercizio delle arti marziali, come quello del golf, ne-cessita di una vita serena e non stressata dal raggiungi-mento del risultato a tutti i costi. Queste discipline per

L’affinità del golf con l’arte marziale giapponese chiamata tessenjutsu consiste nel mantenere la simmetria e la stabilità nel balance, in una totale armonia fisica: percezione sensomotoria del bilan-ciamento e del parallelismo sono un gesto unico.

(5)

essere vissute bene non devono avere l’obiettivo della vittoria, ma del passaggio, devono avere un “percor-so”, dentro il quale il movimento non va imitato ma re-so proprio e capito.

Il C’hi e il prolungamento del corpo

Nelle arti marziali la pratica delle armi Ping Chi fa par-te della grande tradizione del T’ai Chi Ch’üan. Le armi sono cinque: Tao (la sciabola), Kun (il bastone lungo), Ch’iang (la lancia), Chien (la spada) e T’ieh Ch’i (una cor-ta ascor-ta mecor-tallica ). Il maestro Chang Dsu Yao scrive: «Dapprima è l’uomo che muove l’arma, poi arma e uo-mo diventano uniti; infine è l’arma che muove l’uo-mo». Ciò significa che innanzitutto bisogna imparare a maneggiare correttamente l’attrezzo, in una seconda fa-se è importante diventare una sola cosa con esso. Il mo-vimento si ottiene trasferendo la nostra energia, il no-stro Ch’i, all’arma, che diventa, in un certo senso, una parte, un prolungamento del nostro corpo (Chang Dsu Yao, Fassi, 1989: 57-8).

Questo concetto vale perfettamente per il grip, ovvero la presa del “ferro”, del “legno”, dell’“ibrido”, del “chipper” e del “putter” rispetto alla palla. Nel golf le mazze che convenzionalmente è possibile tenere nella sacca del giocatore sono 14 e ciascuna va conosciuta nel suo uso appropriato, il che necessita di una grande ap-plicazione. L’impugnatura è l’unico punto di contatto fra il corpo del golfista e il bastone, è un fondamentale indispensabile per controllare e condurre la palla. La posizione delle mani è essenziale per mettere l’attrezzo nelle condizioni di lavorare per tutto quanto può offrire nel gioco: le mani vanno sovrapposte e tutte le dita so-no coinvolte, nessuna esclusa; i polsi e le braccia so-non vanno segmentati, agiscono all’unisono per mettere il bastone nella condizione di liberare il movimento, che è ampio e possiede un proprio ritmo. L’allineamento di tutto il corpo poi va impostato rispetto alla palla, che fi-nalizza la linea di tiro prescelta. Gli occhi sono un ele-mento chiave nella totale concentrazione sull’impatto con la palla, concentrazione per la quale è richiesto il silenzio da parte degli altri giocatori in campo. Il don-dolamento, il balance del giocatore, deve essere stabile, l’ombelico del golfista nello swing deve puntare verso

la sinistra del bersaglio e mai dritto, gesto questo che implica la piena coscienza fisica, analoga a quella del tessenjutsu, un’arte marziale giapponese in cui si ado-pera il ventaglio tessen (Di Ponziano, 1994: 104). L’affi-nità consiste nel mantenere la simmetria (Weyl, 1952) e la stabilità nel balance durante la rapidissima apertura e chiusura del ventaglio. L’ombelico segue la direzione dell’apertura e chiusura in simmetria, in una totale ar-monia fisica: percezione sensomotoria del bilanciamen-to e del parallelismo sono un gesbilanciamen-to unico.

La tecnica orientale applicata al gioco occidentale del golf promuove il corretto indirizzo della palla favoren-do: a) la stabilizzazione divaricata e il movimento alter-nato dei piedi e delle ginocchia; b) la rotazione dei fian-chi con le spalle; c) la sensibilità di volgere la testa do-po che la palla si è alzata per seguirne la direzione. Tut-to ciò rende possibile il down swing, cioè il gesTut-to di chiusura del colpo. Il mantenimento della simmetria in una disciplina asimmetrica come il golf può quindi tro-vare un valido esercizio nella pratica del tessenjutsu.

Il Tao e la via spirituale del golf

Per il maestro Chang Yu-Shin, che vive da molti anni in Italia e gioca a golf, e per suo figlio Chang Zhi-Juin, che è diventato maestro di golf, non esiste l’uomo “orienta-le” o l’uomo “occidenta“orienta-le”, esistono tradizioni e culture segnate da profonde affinità: una sorta di elementi uni-versali, prodotti dallo scorrere del tempo e della vita. Marcel Jousse nella “revue Anthropologique” parla di «antropologia del gesto e manducazione della parola», e non si limita alla cultura greca e latina, ma fonda il suo pensiero sulla convinzione che tutto il mondo e quindi la cultura e la storia umana siano un universale (Jousse, 1940).

Secondo la legge antropologica del bilateralismo, l’uomo è un essere a due battenti. Ovunque troviamo il princi-pio del bilanciamento: negli esseri allo stato spontaneo, nel bambino che gioca, nell’uomo che lavora. L’uomo di-vide il mondo secondo la sua struttura bilaterale: crea la destra e la sinistra, crea il davanti e crea il dietro. Al cen-tro c’è l’uomo che fa la spartizione. Il movimento mirato è prodotto da un’esplosione di energia nervosa che costi-tuisce la sua espressione biologica: “vita in gestu”. I

(6)

mec-vita interiore è sottesa da motori complessi, quali il cer-vello, la motricità, il talento (Oliviero, 2009).

Data la complessità dei fattori in gioco, pertanto, otte-nere il miglioramento tecnico è un obiettivo difficile: non sempre ai fini dell’acquisizione di abilità analoghe o simili basta l’allenamento, perché tali abilità possono confondersi e danneggiarsi vicendevolmente. L’appli-cazione delle arti marziali al golf è un transfer positivo che, se ben condotto, può promuoverne l’apprendi-mento motorio: in particolare può essere efficacemente usato come allenamento bilaterale o simmetrico per l’acquisizione delle abilità che nel golf vengono esegui-te da un solo lato.

Dal momento che il lato preferito è frutto di un adatta-mento ambientale dovuto all’esercizio precoce e solita-rio, si tratta di azzerare la determinazione casuale e di riprogrammare l’allenamento a cominciare dall’alfabe-tizzazione motoria già nella prima infanzia. Nei bambi-ni la precisione di un braccio all’ibambi-nizio è all’incirca uguale a quella dell’altro, poi con l’età uno dei due lati, generalmente il destro, diventa dominante rispetto al-l’altro. Nelle età più avanzate le interferenze, come ef-fetti di apprendimenti motori negativi sedimentati, de-terminano errori che emergono facilmente in condizio-ni di tensione emotiva o disagio fisico.

Il golf non è meramente un gioco, ma una forma di me-ditazione occidentale, che può arricchire le proprie competenze psicofisiche con l’apporto del patrimonio culturale delle arti marziali, con la conoscenza dei suoi meccanismi di apprendimento mentali e fisici. La disci-plina del golf può essere vista come uno specchio della vita, perché lungo il percorso del campo mette in scena la “vita in formato ridotto”, e il suo esercizio è parago-nabile al metodo del Tao, un sentiero, una via per porta-re l’individuo in armonia con se stesso: un sistema spi-rituale a molti livelli (Deng Ming-Dao, 2003). Il passo che segue ne delinea bene gli effetti psicofisici: «Adam al termine della lezione di golf era così esausto che ap-pena giunto a casa si lasciò cadere sul letto […] pensò alla sua lezione successiva nel corso della quale Lila avrebbe dovuto rivelargli il segreto di uno swing per-fetto. Per l’intera settimana si sentì libero e leggero.

quarant’otto ore le sue spalle si allentarono […] e pen-sare che fino a quel momento non si era nemmeno reso conto di essere così contratto […]. Di qualunque cosa si trattasse almeno adesso sembrava essere sparita. Adam notò altri cambiamenti nel suo stile di vita: aveva smes-so di borbottare fra sé quando restava bloccato nel traf-fico, di perdere la concentrazione durante le riunioni di lavoro e i colleghi particolarmente noiosi non gli pare-vano più insopportabili» (Chopra, 2007: 75-6).

Le origini e la pallamaglio

Ma sorge la domanda: il golf è una disciplina completa-mente occidentale o è diventata tale? Il medico forlive-se Girolamo Mercuriale, autore nel 1569 di Artis Gymnasticae apud antiquos celeberrimae, nostris temporibus ignoratae, Libri Sex, ricorda che in un tempo lontano, precedente l’anno mille, la pallamaglio, con il nome di alsulegian, veniva riportata nel Fen dal medico arabo Avicenna. Si giocava con verghe ritorte e una palla di legno, e prima ancora di Avicenna ne parlavano i Greci. Quindi, per quanto una certa storiografia dello sport sostenga che il golf sia nato in Gran Bretagna nel XvII secolo, non va dimenticato che non solo le origini sem-brano lontane nel tempo e nello spazio, ma anche che nel secondo 500 l’opera del Mercuriale aveva già avuto una notevole diffusione in europa.

Il De arte Gynnastica inserisce la pallamaglio, l’antenata del golf, tra i cosiddetti «grandi esercizi», la considera valida per «corroborare i nervi fiacchi e renderli elastici, ammollire i corpi intensi e ridurli pieghevoli e stabili», e ne indica con precisione gli effetti benefici: «le braccia, il dorso e le gambe vengono rinvigorite dalla pratica e dal-l’esercizio protratto nella giornata. Più delle altre que-st’arte ginnica purifica il corpo dai succhi superflui, tan-to per mezzo del sudore, quantan-to per una segreta diffla-zione. Le doti ammirevoli della pallamaglio sono l’accre-scere del colore naturale, lo sgombrare dagli escrementi, la conciliazione del sonno, inoltre è un ottimo aiuto nella concozione dei cibi e degli umori umidi» (Mercuriale, 2000: 178-179). «Il limite sta nella troppa pratica, perché se si cade nel vizio dello troppo esercitare s’ingorga il ca-po. Chi vuol ringiovanire e allungare la propria vita si

(7)

dedichi con gioia alla pratica, ma non l’abbandoni più perché i non giovani non la riprenderanno e i vecchi non potranno più apprenderla» (Ivi: 282).

I discorsi di questo antico medico igienista, nell’adden-trarsi nella storia, contribuiscono a spiegarne l’efficacia di una consolidata tradizione, che s’intreccia nella notte dei tempi fra le terre lontane che ne hanno rinnovato e mantenuto le pratiche sportive.

Le arti marziali e la nascita dello sport in Occidente potrebbero essere studiate da un altro pun-to di vista, oltre le barriere e le metodologie che le hanno con-gelate su schemi e saperi codifi-cati e standardizzati. La ricerca di forme nuove di conoscenza fa parte di una nuova educazione interculturale, o forse di un pro-getto utopico che tenta di supe-rare le barriere disciplinari ver-so il completamento dei segni e dei vuoti lasciati dalla storia. So-no esigenze queste che esprimo-no una grande energia e una forte singolarità, perché metto-no in movimento le cose e al tempo stesso le riorganizzano, le riconfigurano, le convertono in altre cose, con nuove qualità. Le arti marziali, nate in oriente, e il golf, nato in occidente, riflet-tono una fenomenologia più ric-ca, protesa a dar forma a un

tes-suto di relazioni, interrelazioni e connessioni volte a comprendere le modalità trasformatrici di una stessa armonia universale non codificata. La cultura in genere è sempre stata in movimento, oltre ogni barriera; le pratiche sportive, portate su due gambe, quattro zam-pe, due o quattro ruote di legno e poi di gomma, come le idee, hanno sempre avuto le ali.

ritornano ancora le parole del maestro Chang Yu-Shin: «non esiste l’uomo orientale o occidentale: esiste l’uomo e la sua volitività».

BIBLIOGrAFIA

Boi, L. (2012), Pensare l’impossibile-dialogo infinito fra arte e

scienza, Milano, Springer.

Chang, D. Y., Fassi, r. (1989), Tai Chi Chuan, Milano, De vecchi. Chang, D. Y., Fassi, r. (1991), Il Tai Chi Chuan, il segreto

dell’e-nergia vitale, Milano, De vecchi.

Chopra, D. (2007), Lo spirito del golf applicato alla vita, Milano, Sperling & Kupfer.

Deng Ming-Dao (2003), Vita segreta

di un maestro Tao, trad. Magagnino

A., Milano, TeA.

Di Ponziano, D. (1999), Golf. Alla

ri-cerca del tuo swing migliore, roma,

Pieraldo.

Freccero, r. (2006), Il golf è più di uno

sport, è un’arte, in “La Stampa.it”, 5

settembre.

Slingerland, e. G. (2003), Effortless

Action: Wu Wei as Conceptual Metaphor and Spiritual Ideal in Early China, Oxford, University Press.

Jousse, M. (1940), Le bilatéralisme

hu-main et l’Antropologie du langage,

“re-vue Anthropologique”, n. 4-6, Paris. Jousse, M. (1974), L’Anthropologie du

Geste, Paris, Gallimard, (trad. it. L’antropologia del gesto, roma,

edi-zione Paoline, 1979).

Mercuriale, G. (2000), De Arte

Gymnastica [1569], a cura di

Frecce-ro r., Minerva Medica, Torino. Nazzi, G. (2013), Corso Speciale Golf

Coaching, III lezione del seminario aperto al pubblico, 11 maggio, SUISM

Università degli Studi di Torino. Oliviero, A. (2009), La vita nascosta del cervello, Firenze, Giunti. The r&A rules Limited, United States Golf Association (2012),

Decisions on the rules of golf 2012-2015, roma, New Graphic.

Watts, A. W. (1977), Il Tao: la via dell’acqua che scorre, roma, Ubaldini,.

Weyl, H. (1952), Symmetry, Princeton University Press (trad. it. La Simmetria, Milano, Feltrinelli, 1975.

Si ringrazia il maestro Chang Yu-Shin per il contributo offerto al presente articolo e per le immagini gentilmente messe a disposizione.

La tecnica orientale applicata al gioco occidentale del golf promuove il giusto movimento e il corretto indirizzo del-la paldel-la. Neldel-la foto il maestro di golf Chang Zhi-Juin.

Riferimenti

Documenti correlati

Della coalizione di governo fanno parte il Movimento per il rinnovo serbo ed il Partito Nuova Serbia, che si sono presentati insieme alle elezioni e hanno ottenuto il 7%.. dei

In questo contesto, il ventaglio di missioni assegnate alla MM è piut- tosto ampio: promozione della pace e mantenimento della sicurezza at- traverso l’utilizzo dell’intero spettro

 All'arrivo alla struttura di gara un responsabile della società può ritirare, nella zona ingresso atleti, i braccialetti/pass per atleti e allenatore.. Il ritiro può avvenire 1

Alla città “serenissima” si giunge per questa via, che è la via della carità nella verità, ben sapendo, come ci ricorda ancora il Concilio, che non bisogna “camminare sulla

Balilla Pratella compose La sina d’Vargöun (1909, suo anche il libretto in versi liberi, in linea con l’idea futurista secondo cui il musicista doveva occuparsi in prima persona

• I punti chiave per il successo terapeutico sono rappresentati dalla fluidoterapia e l’integra- zione di glucosio, dalla terapia insulinica e dalla supplementazione di potassio.

Parallelamente alla trasformazione dei rapporti tra professionisti – immaginiamo l’infermiera Blanche del nostro romanzo sollecitata ad abbandonare i tratti di surrogato materno

l’approccio alla regiudicanda, all’udienza, all’escussione dei testi, alla scrittura della motivazione, non sarà mai il medesimo se il giudice è ardimentoso o timido,