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L'agricoltura toscana attraverso la rete regionale di contabilità : rapporto del secondo anno di ricerca

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Academic year: 2021

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L’AGRICOLTURA TOSCANA ATTRAVERSO

LA RETE REGIONALE DI CONTABILITA’

Rapporto del secondo anno di ricerca

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L’AGRICOLTURA TOSCANA ATTRAVERSO

LA RETE REGIONALE DI CONTABILITA’

Rapporto del secondo anno di ricerca

a cura di:

Gianni Franchini

Luigi Alfonso Giancani

Dario Olivieri

Lucia Tudini

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INDICE

PRESENTAZIONE...7

1. IL CAMPIONE BIENNALE COSTANTE 1996-97 DELLA RETE DI INFORMAZIONE CONTABILE AGRICOLA ...9

1.1. Le modalità di selezione del campione rappresentativo di aziende relativo al 1996 e 1997 ... 9

1.2. Il piano di elaborazione e gli indicatori economici del campione biennale costante 1996-97 ... 11

1.3. L'Annata agraria 1997 in Toscana ... 12

1.3.1. L’andamento climatico ... 12

1.3.2. I risultati economici ... 12

1.4. Il campione costante RICA 1996-97 ... 14

1.4.1. I dati strutturali ed economici ... 14

1.4.2. L’analisi per tipo di coltura... 17

1.4.3. L’analisi per tipo di allevamento... 20

2. L'UTILIZZAZIONE DELLA RETE CONTABILE COME SISTEMA DI MONITORAGGIO DELLE AZIENDE AGRICOLE, UNA ANALISI DIMOSTRATIVA...23

2.1. I risultati dello studio... 26

2.2. Le aziende specializzate nei seminativi... 28

2.3. Le aziende specializzate in ortofloricoltura ... 29

2.4. Le aziende specializzate nella viticoltura ... 30

2.5. Le aziende specializzate nel vivaismo ... 31

2.6. Le aziende specializzate nelle altre colture permanenti ... 31

2.7. Le aziende specializzate nell'allevamento bovino ... 32

2.8. Le aziende con ovicaprini ... 33

2.9. Le aziende con policoltura ... 34

2.10. Le aziende con poliallevamento ... 35

2.11. Le aziende miste coltivazioni ed allevamento... 35

2.12. Conclusioni e prospettive ... 36

3. LA FILIERA VITIVINICOLA ...45

3.1. Le associate del Grevepesa... 45

3.2. La cooperativa Castelli del Grevepesa... 58

3.3. Una visione di insieme... 67

4. LA FILIERA DEL LATTE FRESCO ...69

4.1. Le associate al Latte Maremma ... 69

4.2. La cooperativa Latte Maremma ... 81

4.3. Una visione di insieme... 90

5. LA FILIERA DEL POMODORO TRASFORMATO...95

5.1. Le aziende agricole integrate al consorzio cooperativo Conserve Italia ... 95

5.2. Il rapporto di integrazione ... 108

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PRESENTAZIONE

A conclusione del secondo anno di ricerca, è stato possibile un esame sufficientemente ampio delle problematiche che il progetto intendeva affrontare, al fine di individuare una metodologia di lavoro necessaria per impostare una rete regionale di monitoraggio delle aziende agricole ed agroindustriali.

La costituzione di gruppi aziendali sulla base della motivazione e del coinvolgimento degli imprenditori agricoli ad un approfondimento della discussione delle problematiche di filiera interessanti congiuntamente la produzione agricola, la trasformazione e la commercializzazione associata dei prodotti, è apparso l'elemento determinante per il successo della ricerca.

L'avviamento del lavoro è avvenuto secondo un programma triennale:

• nel 1995 con la costituzione, per iniziativa dell'Ufficio Regionale di Contabilità Agraria dell'INEA, di un primo gruppo rilevazione contabile di aziende viticole del Chianti Classico associate alla Cooperativa "Castelli del Grevepesa";

• nel 1996, grazie al finanziamento dell'ARSIA, è stato possibile, secondo il programma triennale concordato: costituire un gruppo di rilevazione contabile ed elaborare i bilanci della produzione foraggiero zootecnica di un gruppo di aziende specializzate nella produzione lattiera associate al "Consorzio produttori Latte Maremma" di Grosseto; costituire un gruppo di rilevazione contabile di aziende produttrici di pomodoro da industria, associate allo stabilimento cooperativo di Albinia (GR) del gruppo "Conserve Italia"; per questo gruppo di aziende l'inizio della rilevazione contabile è iniziata nel 1997;

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• nel 1997, secondo il programma triennale finanziato dall’ARSIA, si è potuto disporre delle rilevazioni contabili per i tre gruppi di aziende, e si è proceduto ad approfondire la conoscenza delle problematiche produttive delle cooperative di trasformazione, "Castelli del Grevepesa", "Consorzio produttori Latte Maremma", comprendendo anche il consorzio "Conserve Italia".

Inoltre è proseguita l’attività di analisi ed approfondimento dei risultati contabili delle aziende della RICA, con uno studio sul campione costante 1996-97 e una analisi dei risultati aziendali nello stesso biennio suddivisi per i principali orientamenti tecnico-economici.

Alessandro Pacciani Maria Grazia Mammuccini

Direttore Osservatorio di Economia Amministratore ARSIA

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1. IL CAMPIONE BIENNALE COSTANTE 1996-97 DELLA RETE DI INFORMAZIONE CONTABILE AGRICOLA

Gianni Franchini, Dario Olivieri, Lucia Tudini *

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Operativamente si è proceduto nel modo seguente:

a) Eliminazione delle aziende inferiori a 4 UDE (108.691) dall'universo censito in Toscana nel 1990 (143.922); si ottengono perciò n. 35.231 aziende che costituiscono la base per tutte le successive analisi.

b) Individuazione del numero di aziende censite ripartito per ogni provincia e calcolo della relativa percentuale al fine di rapportare il dato ottenuto a 570.

c) Individuazione della superficie agricola utilizzata dalle aziende ripartita per ogni provincia e calcolo della relativa percentuale al fine di rapportare il dato ottenuto a 570.

d) Individuazione della dimensione economica raggiunta dalle aziende ripartita per ogni provincia e calcolo della relativa percentuale al fine di rapportare il dato ottenuto a 570.

e) Calcolo della media delle percentuali relative ai tre parametri di cui ai punti b), c) e d) con l'attribuzione a ciascuno dello stesso peso e individuazione del campione numerico di aziende da rilevare in ogni provincia.

f) Definizione delle principali tipologie aziendali da rilevare a livello provinciale mediante l'analisi degli orientamenti tecnico-economici prevalenti e delle classi di dimensione economica presenti.

g) Integrazione fra i dati elaborati al punto e) con quelli derivanti dall'analisi al punto f).

h) Individuazione a livello di singola provincia delle aziende diretto-coltivatrici e di quelle con salariati o con altra forma di conduzione seguendo il criterio, sopra esposto, di mediare le percentuali ottenute dalla ponderazione dei parametri numerosità, ampiezza e dimensione economica.

i) Definizione dei soggetti coinvolti nella rilevazione aziendali e ripartizione del numero di aziende per provincia.

Occorre rilevare che la partecipazione delle aziende alla Rete avviene su base volontaria; pertanto questo può creare delle distorsioni fra il campione teorico e quello reale. L'aspetto forse più eclatante di tale distorsione può essere attribuito alla "caduta" delle aziende assistite dai tecnici di base delle OO.PP. che ha provocato una diminuzione consistente delle piccole e medie aziende rilevate e la loro parziale sostituzione con imprese di elevata dimensione, entrate per la prima volta a far parte della Rete.

Questo ha comportato uno slittamento verso le classi di superficie e di dimensione economica più elevate del campione reale di aziende rispetto a quello teorico, mentre risulta abbastanza coincidente la numerosità delle aziende a livello provinciale e la loro ripartizione fra le varie tipologie di OTE.

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Il nuovo assetto organizzativo ha determinato, come conseguenza positiva, un minor grado di turn-over delle aziende presenti nella Rete, con un campione costante che dal ’95 al’97 si è attestato ad un livello di circa l’85%.

1.2. Il piano di elaborazione e gli indicatori economici del campione biennale costante 1996-97 La RICA rappresenta una fonte di informazioni indispensabile per comprendere la realtà dell’agricoltura, mediante la elaborazione e lo studio dei dati rilevati a livello aziendale. La utilizzazione di una metodologia unica permette di effettuare confronti sia spaziali che temporali, in modo da poter seguire le variazioni dei principali parametri strutturali ed economici del settore. Valorizzare e divulgare le informazioni che annualmente vengono rilevate attraverso la Rete regionale di contabilità agraria, risulta utile per far conoscere, sia agli operatori pubblici che privati, la complessa realtà economica che caratterizza l’agricoltura toscana.

L’andamento dell’agricoltura regionale, nel biennio 1996-97, viene esaminato attraverso lo studio di un gruppo di aziende rilevate nella Rete. Per permettere la omogeneità dei termini di confronto, è stato individuato un campione costante, costituito da 479 aziende presenti in entrambi gli anni del biennio considerato3.

La banca dati della RICA contiene un notevole numero di variabili e consente un'ampia scelta di elaborazioni. Nel selezionare i dati dal campione 1996 e 1997 si è cercato di esaminare il settore agricolo secondo angolazioni diverse, adottando più tipi di stratificazione e includendo tutte le aziende rilevate, anche se in alcuni casi si ha una numerosità molto limitata.

I dati sono stati elaborati in modo da disporre di informazioni confrontabili per quanto attiene i principali parametri economici, tecnici e strutturali a livello generale, per indirizzo produttivo, per coltura ed allevamento4.

Infine, per analizzare i processi produttivi si sono individuati i settori più caratteristici dell'agricoltura toscana, distinguendo nell'ambito della viticoltura la produzione di vino comune e di qualità.

Le elaborazioni prodotte rappresentano solamente una parte dei possibili criteri di stratificazione e di utilizzazione dei dati aziendali, per cui il campione è suscettibile di ulteriori studi ed approfondimenti.

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L’analisi relativa al biennio 1995-96 è stata pubblicata nel 2° Rapporto dell’Osservatorio Agro-industriale per la Toscana dell’INEA, Strutture e dinamiche nel sistema agro-industriale toscano, Firenze 1998.

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Le fonti di riferimento sono le elaborazioni sul campione biennale costante 1996-97 effettuate dall’Ufficio INEA della Toscana sulla Banca dati RICA.

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1.3. L'Annata agraria 1997 in Toscana

1.3.1. L’andamento climatico

Prima di esaminare i dati del campione biennale, si fornisce una sintesi dell’andamento dell’annata agraria 1997 in Toscana, utile per inquadrare i risultati generali e settoriali.

L'annata agraria 1996-97 è stata caratterizzata da temperature massime inferiori alla media nell'ultima decade di dicembre del 1996 e durante il mese di aprile del 1997; al contrario queste hanno superato i valori medi poliennali nella prima parte del mese di giugno. Le temperature minime sono state in generale di poco inferiori ai valori del poliennio, anche se si sono verificati notevoli abbassamenti termici in alcuni periodi (dicembre '96 e fine marzo-aprile '97).

Diversificato è risultato l'andamento delle precipitazioni nelle diverse località, in particolare fra la zona litoranea e quella interna, per ciò che riguarda sia la quantità di pioggia che la sua distribuzione. Dopo una prolungata fase siccitosa nell'autunno 1996, che ha interessato soprattutto l'area della Maremma grossetana, il periodo di dicembre-febbraio ha mostrato precipitazioni superiori alla media in tutta la regione, creando difficoltà nell'effettuazione delle semine, che in alcune località sono state possibili solo a fine gennaio.

Sembrava che la gelata di aprile avesse irrimediabilmente compromesso alcune produzioni (ortaggi e colture arboree), invece il favorevole andamento climatico dei mesi di maggio, giugno e luglio ha fatto sì che la fioritura prima e l'allegagione poi si siano potute svolgere in modo regolare. In particolare la vite ha presentato una ripresa produttiva a tutto vantaggio della qualità.

1.3.2. I risultati economici

Nel 1997 la superficie coltivata in Toscana è di oltre 781 mila ettari, con un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente, dovuto soprattutto al rientro in coltura di superfici a set-aside volontario (circa 10.500 ettari).

Il valore della produzione vendibile in termini reali è nel complesso in diminuzione a causa dell'andamento climatico sfavorevole, mentre a prezzi correnti risulta in lieve crescita. Tenendo presente che si è verificato un trascurabile incremento del costo dei fattori produttivi e che l’inflazione su base annua è scesa a livelli minimi, si può stimare che i redditi degli agricoltori non dovrebbero aver subito sostanziali mutamenti rispetto alla precedente annata.

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del 3,8%, mentre a prezzi correnti è aumentata dell'1,0% (tab.1.1). In sintesi, sotto il profilo quantitativo le produzioni hanno registrato diminuzioni, talvolta anche sensibili, a causa delle avversità meteorologiche (gelate, precipitazioni abbondanti nel periodo delle semine, siccità). In termini di valore, invece, vi è stato un incremento dovuto all’aumento dei prezzi che ha interessato il grano duro, gli ortaggi, le piante industriali e tutte le colture arboree.

Tab.1.1 - Variazione percentuale del valore delle produzioni agricole in Toscana 1997/96

Produzioni a prezzi costanti a prezzi correnti

Cereali -5,7 -3,4

Leguminose da granella -10,0 -14,5

Ortaggi -2,7 -3,6

Colture industriali -4,7 0,2

Foraggi -5,0 4,5

Fiori e piante ornamentali 1,0 3,5

TOTALE COLTURE ERBACEE -2,7 -1,0

Vino -15,0 -1,0

Olio -15,0 -8,2

Frutta fresca -11,6 0,1

Vivai 5,0 12,4

TOTALE COLTURE ARBOREE -8,0 2,6

Bovini -1,0 0,9 Ovini -1,0 -1,8 Suini 1,0 2,0 Latte vaccino 0,0 0,0 Pollame e conigli 0,0 1,7 TOTALE ALLEVAMENTI 0,1 1,4 PLV REGIONALE -3,8 1,0

Fonte: Ufficio INEA regionale e Regione Toscana

Tra i vari comparti, i cereali, pur avendo incrementato la superficie seminata, registrano in generale rese minori con prezzi in diminuzione (mais -23%, frumento tenero -3,2%); fa eccezione il frumento duro che ha presentato un notevole incremento di prezzo (+28%).

Nelle colture industriali continua l’espansione della barbabietola, del girasole, del colza e del tabacco (quest’ultimo soprattutto nella Valtiberina). Le rese, invece, hanno subito una contrazione, particolarmente accentuata nella barbabietola e nel tabacco. I prezzi risultano tutti in aumento.

La patata e le colture orticole presentano un calo sia in termini di superficie che di produzione. I prezzi di alcune specie (cipolla, pomodoro, cocomero, popone e peperone) sono aumentati notevolmente.

Le produzioni arboree hanno registrato una lieve diminuzione di superficie, con contrazione quantitativa in tutte le colture a causa prevalentemente delle avversità climatiche. L’uva, tuttavia,

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grazie al favorevole andamento climatico verificatosi da maggio in poi, ha presentato una ripresa produttiva a tutto vantaggio della qualità. Anche l’olivo ha avuto un calo di produzione, in particolare nelle zone interne, ma con buone rese in olio. Il livello dei prezzi ha compensato le perdite quantitative, tanto che la produzione vendibile del settore aumenta complessivamente del 2,6%.

Il settore zootecnico ha manifestato risultati produttivi diversificati: la consistenza dei bovini risulta stazionaria, con prezzi in ripresa ma ancora inferiori alle quotazioni precedenti la Bse; gli ovini sono in flessione; i suini presentano un aumento sia nelle consistenze che in valore; il pollame e i conigli risultano in lieve aumento di valore. La produzione di latte ed i prezzi sono rimasti invariati.

1.4. Il campione costante RICA 1996-97

1.4.1. I dati strutturali ed economici

Le aziende del campione biennale costante, distribuite su tutto il territorio regionale, sono localizzate prevalentemente in collina (51,6%) e pianura (45,7%) e solo in misura ridotta in montagna (2,7%)5. Il campione dispone complessivamente di una superficie utilizzata di circa 18 mila ettari, pari al 2,3% della SAU regionale. L’analisi dei dati aggregati permette di individuare le seguenti variazioni di tipo strutturale, alcune delle quali confermano gli andamenti del biennio precedente, mentre altre indicano una inversione di tendenza (tab.1.2).

Tab.1.2 - Gli indicatori strutturali del campione biennale costante 1996-97

Campo osservazione Valori per azienda Indici per SAU Indici per ULT

479 aziende 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 Superficie Totale Ha 56,5 57,8 2,3 - - - 20,6 23,1 12,1 SAU Ha 37,0 38,1 3,0 - - - 13,5 15,2 12,6 SAU in affitto Ha 8,3 9,6 15,7 0,22 0,25 13,6 3,0 3,8 26,7 Bestiame UBA 9,1 8,9 -2,2 0,25 0,23 -8,0 3,3 3,6 9,1 Manodopera ULT 2,7 2,5 -7,4 0,07 0,07 0,0 - - -Capitale fondiario 000£ 855.582 902.657 5,5 23.147 23.672 2,3 312.668 360.825 15,4 Capitale di esercizio 000£ 181.453 179.558 -1,0 4.909 4.709 -4,1 66.311 71.776 8,2 Investimenti fondiari 000£ 240.490 241.880 0,6 6.506 6.343 -2,5 87.886 96.688 10,0 Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

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Risultano confermate le seguenti dinamiche:

• la superficie totale e la SAU aumentano rispettivamente del 2,3% e 3,0%;

• il patrimonio zootecnico subisce una ulteriore contrazione, seppure in maniera più lieve, con una riduzione del numero di UBA del 2,2%;

• un leggero spostamento delle aziende verso classi di maggiore dimensione fisica ed economica (classi di ampiezza e di UDE);

• un incremento di superficie a seminativo (5,8%);

• una sensibile diminuzione della superficie complessiva a set aside (-32%), dovuta sia al rientro in coltura di parte della superficie a set aside volontario che alla diminuzione della percentuale di superficie da destinare a riposo obbligatorio.

La SAU in affitto presenta, invece, una variazione in controtendenza, con un aumento di oltre il 15%.

Per la manodopera utilizzata si osserva una forte contrazione in termini di Unità di Lavoro Totale (-7,4%). Sebbene tale dinamica interessi tutte le tipologie di lavoro impiegate, viene confermato il ricorso a forme di utilizzazione più flessibili delle forze di lavoro; infatti la contrazione interessa in misura più marcata sia la manodopera familiare impiegata regolarmente (-10%) che la salariata fissa (-7%), mentre le altre forme presentano riduzioni molto minori (familiari part-time e avventizi).

La produzione totale realizzata durante il 1997 nelle attività delle 479 aziende ammonta ad oltre 105 miliardi di lire, valore che rappresenta circa il 4% della produzione agricola regionale. I prodotti delle colture costituiscono la parte preponderante della produzione totale del campione (82%), mentre gli allevamenti incidono in misura minore (12%); le altre entrate aziendali, quali l’agriturismo e i noleggi attivi, nonché i contributi di carattere generale, concorrono a formare il restante 6%. Un elemento da sottolineare è rappresentato dall’incidenza dei premi e delle sovvenzioni specifici per alcune tipologie di colture ed allevamenti che raggiungono il 12% della PL e che quindi contribuiscono notevolmente alla formazione del valore della produzione totale.

Analizzando l’andamento degli indicatori più esplicitamente economici si può rilevare un contenuto incremento di Produzione Vendibile a livello aziendale (0,6%), correlato ad un aumento dei redditi, dovuto alla contrazione dei prezzi di alcuni fattori produttivi diretti e al minor impiego della manodopera (tab.1.3).

I risultati economici per SAU e per ULT mostrano tra loro un andamento contrapposto; le variazioni negative in termini di superficie sono da attribuire all’aumento della SAU, mentre la variazione positiva della produttività del lavoro dipende anche dalla riduzione delle ULT.

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Tab.1.3 - Gli indicatori economici del campione biennale costante 1996-97

Campo osservazione Valori per azienda Indici per SAU Indici per ULT

479 aziende 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 PLV 000£ 212.444 213.669 0,6 5.747 5.603 -2,5 77.637 85.411 10,0 Reddito Lordo 000£ 152.363 154.184 1,2 4.122 4.043 -1,9 55.680 61.633 10,7 Reddito Netto 000£ 84.819 87.080 2,7 2.295 2.284 -0,5 30.997 34.809 12,3 Prodotto Netto 000£ 122.432 126.230 3,1 3.312 3.310 -0,1 44.742 50.459 12,8 Reddito di lavoro 000£ 89.063 90.880 2,0 2.410 2.383 -1,1 32.548 36.328 11,6 Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

I dati del campione costante sono stati ulteriormente elaborati in modo da selezionare un sotto-campione costituito da 427 aziende che permangono in entrambi gli anni nella stessa classe di Ordinamento Tecnico Economico.

Con riferimento alle aziende con tipologia costante si possono constatare ulteriori indicazioni:

• maggiore incremento di superficie totale (2,8%), di SAU (3,8%) e di SAU in affitto (17,3%);

• una minor contrazione di UBA (-1,3%) e di UL (-7,0%); • un incremento più contenuto di PV (0,1%) e di tutti i redditi.

Tale analisi conferma che le aziende, che nel corso del biennio hanno cambiato OTE, riescono ad adeguarsi alle sollecitazioni del mercato e a realizzare, in media, redditi superiori: in queste aziende il reddito di lavoro aumenta del 5% a fronte di un 2% delle aziende con indirizzo produttivo costante.

L’esame degli indirizzi produttivi costanti evidenzia che i dati economici rilevati a livello generale sono determinati dai buoni risultati conseguiti in alcuni comparti (seminativi, bovini, ortofloricolo e policoltura), cui si contrappone l’andamento negativo di altri settori, tra i quali l’arboreo e il frutticolo (tabb.1.4 e 1.5).

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Tab.1.4 - I dati strutturali ed economici per OTE produzioni vegetali campione 1996-97

Valori per azienda Indici per SAU Indici per ULT 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 Arboreo - 124 aziende Superficie totale Ha 58,0 57,9 -0,2 1,9 1,9 0,0 14,2 15,4 8,0 SAU Ha 30,5 30,6 0,2 1,0 1,0 0,0 7,5 8,1 8,4 Manodopera ULT 4,1 3,8 -7,6 0,1 0,1 0,0 1,0 1,0 0,0 PLV 000£ 418.808 395.637 -5,5 13.726 12.937 -5,7 102.950 105.209 2,2 Reddito Lordo 000£ 313.175 296.399 -5,4 10.264 9.692 -5,6 76.984 78.819 2,4 Reddito di lavoro 000£ 225.041 212.562 -5,5 7.375 6.951 -5,8 55.319 56.525 2,2 Ortofloricoltura - 35 Superficie totale Ha 2,0 2,0 0,0 1,1 1,1 0,0 0,7 0,9 25,5 SAU Ha 1,8 1,8 0,0 1,0 1,0 0,0 0,7 0,9 25,0 Manodopera ULT 2,7 2,2 -20,0 1,5 1,2 -20,0 1,0 1,0 0,0 PLV 000£ 207.064 213.871 3,3 112.291 115.982 3,3 77.057 99.462 29,1 Reddito Lordo 000£ 119.197 124.173 4,2 64.640 67.339 4,2 44.358 57.747 30,2 Reddito di lavoro 000£ 73.843 76.629 3,8 40.045 41.556 3,8 27.480 35.637 29,7 Seminativi - 133 aziende Superficie totale Ha 64,7 69,0 6,7 1,3 1,3 0,0 33,1 37,5 13,4 SAU Ha 51,3 55,1 7,5 1,0 1,0 0,0 26,2 30,0 14,2 Manodopera ULT 2,0 1,8 -5,9 0,0 0,0 0,0 1,0 1,0 0,0 PLV 000£ 137.890 150.054 8,8 2.689 2.722 1,2 70.552 81.601 15,7 Reddito Lordo 000£ 93.721 104.994 12,0 1.828 1.905 4,2 47.953 57.097 19,1 Reddito di lavoro 000£ 35.894 44.762 24,7 700 812 16,0 18.365 24.342 32,5 Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

Tab.1.5 - I dati strutturali ed economici per OTE produzioni animali

Valori per azienda Indici per SAU Indici per ULT 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96

Bovino - 15 aziende

Superficie totale Ha 25,6 25,6 0,0 1,2 1,2 0,0 9,5 9,6 1,1

SAU Ha 20,7 20,7 0,0 1,0 1,0 0,0 7,7 7,8 1,1

Consistenza bestiame UBA 28,4 27,9 -2,1 1,4 1,3 -2,1 10,6 10,5 -1,1

Manodopera ULT 2,7 2,7 0,0 0,1 0,1 0,0 1,0 1,0 0,0 PLV 000£ 98.354 108.257 10,1 4.759 5.239 10,1 36.672 40.790 11,2 Reddito Lordo 000£ 60.971 72.751 19,3 2.950 3.520 19,3 22.734 27.412 20,6 Reddito di lavoro 000£ 14.966 24.413 63,1 724 1.181 63,1 5.580 9.198 64,8 Ovino - 12 aziende Superficie totale Ha 36,3 36,6 1,0 1,3 1,3 0,0 21,2 20,0 -5,4 SAU Ha 27,6 27,9 1,1 1,0 1,0 0,0 16,1 15,2 -5,3

Consistenza bestiame UBA 24,3 24,4 0,5 0,9 0,9 0,0 14,2 13,3 -5,9

Manodopera ULT 1,7 1,8 6,8 0,1 0,1 0,0 1,0 1,0 0,0

PLV 000£ 75.660 75.627 0,0 2.743 2.711 -1,2 44.138 41.307 -6,4

Reddito Lordo 000£ 60.350 60.380 0,0 2.188 2.164 -1,1 35.207 32.979 -6,3 Reddito di lavoro 000£ 22.613 21.887 -3,2 820 785 -4,3 13.192 11.955 -9,4 Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

1.4.2. L’analisi per tipo di coltura

Nel biennio 1996/97, la superficie agricola utilizzata delle aziende in esame ha presentato un aumento di circa il 3,2%.

A livello generale la produzione lorda complessiva non foraggera aumenta (+0,7%), mentre le spese specifiche, relative all’insieme delle colture praticate, subiscono una notevole contrazione

(18)

(-8,6%). Per le principali colture erbacee ed arboree regionali, si osservano buoni risultati, anche se variazioni a volte significative si riscontrano a livello di singola coltura.

Le colture che si esaminano in dettaglio sono state selezionate in quanto rappresentano produzioni significative e caratteristiche: complessivamente costituiscono il 33% della SAU del campione ed il 65% della produzione lorda vegetale. Il rapporto tra produzione e superficie mostra il peso di ciascuna coltura sul campione complessivo, e misura la produttività del fattore produttivo terra (fig.1.1). Emerge chiaramente l’incidenza delle produzioni viticole di qualità che contribuiscono con il 33% alla formazione del valore della produzione nel campione, a fronte di una superficie utilizzata del 6%.

E’ da tenere presente che, sui valori della produzione delle colture, incidono in maniera sensibile i contributi comunitari, che rappresentano in media il 13% del totale.

Fig.1.1 - Produzione e SAU delle colture erbacee ed arboree nel 1997 (valori percentuali)

Vite DOC Grano duro

Olivo

Vite comune Barbabietola

Mais Girasole Grano tenero Pomodoro 0 5 10 15 20 25 30 35

Vite DOC Grano duro

Olivo

Vite comune Barbabietola

Mais

Girasole

Grano tenero

Pomodoro

% Produzione Lorda % SAU Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

Grano duro, Grano tenero e Mais - Per le tre colture esaminate si è riscontrata una forte

contrazione delle rese, molto accentuata per il grano tenero ed il mais (tab.1.6). A tale andamento si contrappone un ampliamento delle superfici a grano duro e mais; è da precisare che l’aumento della superficie a grano duro è favorito dagli interventi comunitari, che per questa coltura prevedono un particolare regime di incoraggiamento. Nel comparto cerealicolo il grano duro presenta buoni risultati economici, con un incremento di margine lordo per quintale di prodotto di

(19)

oltre il 19%. Nell’insieme le tre colture rappresentano il 17% della produzione vegetale del campione costante e della superficie utilizzata.

Tab.1.6 - I dati strutturali ed economici delle colture cerealicole

Grano Grano Mais

duro tenero

1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96

Osservazioni n. 173 173 0,0 121 106 -12,4 92 84 -8,7

SAU Media Ha 18,3 20,7 13,2 7,4 6,0 -19,6 5,2 6,2 19,3

Resa ql/Ha 36 33 -7,5 39 33 -16,4 74 63 -15,7 Prezzo di vendita lire/ql 32.605 37.488 15,0 31.404 30.715 -2,2 31.520 28.137 -10,7 Produzione lorda lire/ql 66.775 75.710 13,4 42.897 46.141 7,6 42.471 42.311 -0,4 Spese specifiche lire/ql 16.571 15.816 -4,6 11.200 16.394 46,4 13.757 14.001 1,8 Margine Lordo lire/ql 50.204 59.894 19,3 31.698 29.747 -6,2 28.714 28.311 -1,4 Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

Barbabietola da zucchero - La superficie complessivamente investita nella coltura risulta

notevolmente aumentata (13,2%), mentre le rese presentano una contrazione compensata dall’aumento del grado zuccherino che ha inciso positivamente sul prezzo di vendita. L’aumento delle spese specifiche determinano un risultato economico, in termini di margine lordo, in leggero calo (tab.1.7).

Tab.1.7 - I dati strutturali ed economici delle colture industriali

Barbabietola Girasole Pomodoro

1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96

Osservazioni n. 42 40 -4,8 73 94 28,8 18 17 -5,6

SAU Media Ha 8,7 10,3 18,8 9,3 9,1 -2,0 3,2 3,6 12,4

Resa ql/Ha 440 401 -8,7 20 17 -11,7 483 566 17,1 Prezzo di vendita lire/ql 10.216 10.720 4,9 31.511 36.420 15,6 21.248 19.451 -8,5 Produzione lorda lire/ql 11.644 11.570 -0,6 81.901 86.488 5,6 22.968 20.500 -10,7 Spese specifiche lire/ql 3.830 3.906 2,0 22.765 22.053 -3,1 10.210 7.068 -30,8 Margine Lordo lire/ql 7.815 7.663 -1,9 59.136 64.435 9,0 12.758 13.432 5,3 Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

Girasole - Nel settore si osserva un forte incremento di aziende produttrici e di superficie

investita, ma con rese unitarie in sensibile flessione (-11,7). Il margine lordo presenta una crescita, sia per l’aumento del prezzo di vendita che per la riduzione delle spese specifiche (tab.1.7).

Pomodoro - Si rileva una maggiore superficie investita (6%), con buone rese. Il prezzo di

vendita è generalmente in diminuzione, anche se si registrano valori diversificati in base alla qualità e al tenore zuccherino della polpa (tab.1.7).

(20)

Vite per uva da vino - Rappresenta la coltura più diffusa: è presente nel 60% delle aziende

rilevate, e viene praticata sul 7% della superficie del gruppo. La superficie vitata, che risulta destinata quasi totalmente alla produzione di uve di qualità (84%), presenta nel biennio un incremento sia in termini complessivi che di superficie media per azienda. A fronte di rese in diminuzione si assiste ad un ulteriore incremento di prezzo per tutti i tipi di vino (9% vino DOC e 2,5% vino comune), che determinano elevati margini lordi (tab.1.8).

Tab.1.8 - I dati strutturali ed economici delle colture arboree

Vite Vite Olivo

DOC comune 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 Osservazioni n. 134 136 1,5 182 180 -1,1 284 284 0,0 SAU Media Ha 11,2 11,4 1,5 1,6 1,7 0,8 4,5 4,5 0,0 Resa ql/Ha 68 61 -9,7 78 65 -16,7 15 12 -17,6 Prezzo prodotto trasformato lire/ql 551.419 600.720 8,9 224.005 229.519 2,5 1.611.016 1.660.126 3,0 Produzione lorda lire/ql 159.195 234.177 47,1 87.715 126.899 44,7 177.700 200.722 13,0 Spese specifiche lire/ql 30.681 25.929 -15,2 10.809 15.241 41,0 19.703 21.415 8,7 Margine Lordo lire/ql 128.514 208.248 62,1 76.906 111.659 45,0 157.997 179.307 13,5 Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

Olivo per olio - Presente nel 59% delle aziende del campione costante, interessa il 5% della

SAU, con una superficie media ad azienda di 4,5 ettari (tab.1.8). A fronte di una contrazione della produzione di olive (-17%), si registrano buone rese in olio, con prezzi di vendita elevati. Il margine lordo risulta in aumento rispetto al 1996 (13%).

1.4.3. L’analisi per tipo di allevamento

Dai dati elaborati sulle 179 aziende con allevamenti, si rileva che il settore zootecnico costituisce il 12% della produzione agricola del campione. Nel biennio, la consistenza di bestiame, pari a 4.259 UBA nel 1997, risulta diminuita di circa il 2%, mentre la produzione vendibile del comparto aumenta del 2,4%. La ripartizione fra i principali allevamenti del valore della produzione mostra la netta prevalenza dei bovini (68%), seguiti dagli ovini (20%) e dal settore suinicolo (10%), mentre gli altri allevamenti incidono in maniera molto ridotta (2%).

Il margine lordo degli allevamenti risulta in crescita sia in termini assoluti (1,4%) che per unità di bestiame (4,5%). Tale incremento interessa il settore bovino e suinicolo, mentre gli allevamenti ovini subiscono una contrazione (tab.1.9).

(21)

contrappone una maggiore specializzazione produttiva, anche a seguito dei miglioramenti apportati nella selezione dei capi. Il valore della produzione lorda del settore aumenta, soprattutto per i buoni risultati degli allevamenti da carne. Nel complesso il margine lordo per UBA aumenta dell’11%.

Tab.1.9 - I dati strutturali ed economici degli allevamenti

Bovino Ovino Suini

misto misto

1996 1997 97/96 1996 1997 97/96 1996 1997 97/96

Osservazioni n. 110 109 -0,9 59 60 1,7 42 43 2,4

UBA Medie n. 24,6 23,3 -5,2 16,4 15,8 -3,5 14,2 14,3 0,9

Latte: Resa Ql/capo latte

32,2 34,5 7,5 0,9 1,0 8,5 - -

prezzo vendita lire/ql 78.673 74.214 -5,7 153.362 150.829 -1,7 - - -Produzione Lorda 000£/UBA 2.591 2.849 10,0 2.257 2.226 -1,4 1.845 1.744 -5,5

di cui latte % 53 48 -9,4 52 50 -4,0 - -

-Spese Specifiche 000£/UBA 1.305 1.418 8,7 692 750 8,4 1.106 893 -19,3

Margine Lordo 000£/UBA 1.286 1.431 11,3 1.565 1.476 -5,7 738 851 15,2

Fonte: elaborazione su Banca dati RICA Toscana

Ovino misto - Il settore, che comprende gli allevamenti da carne e da latte, presenta una

situazione stazionaria nel numero di aziende, ma una riduzione dei capi allevati. L’incidenza della produzione lorda di latte sul totale del settore (pari al 50%) diminuisce, anche a causa della diminuzione del prezzo del latte. Il margine lordo per UBA del settore diminuisce del 5,7%.

Suini - Sono in leggero aumento come numero di aziende e come UBA medie; anche il valore

della produzione e del margine lordo aumenta notevolmente, anche a causa del favorevole andamento dei prezzi.

(22)
(23)

2. L'UTILIZZAZIONE DELLA RETE CONTABILE COME SISTEMA DI MONITORAGGIO DELLE AZIENDE AGRICOLE, UNA ANALISI DIMOSTRATIVA

Luigi Alfonso Giancani

La rete contabile RICA dell’INEA costituisce la più estesa e sistematica rilevazione di informazioni sulle aziende agricole e potrebbe costituire la fonte principale e più completa di informazioni sull'agricoltura regionale e nazionale, e più precisamente su:

• i risultati economici delle aziende (finalità fondamentale della rete contabile) • i costi di produzione

• l'utilizzazione del lavoro e la sua remunerazione • le produzioni ed i relativi prezzi di mercato alle aziende • l'utilizzazione del suolo, dei mezzi tecnici e delle macchine • gli investimenti.

La principale critica che generalmente viene rivolta all'utilizzazione della rete contabile riguarda la sua rappresentatività statistica ed il difficile confronto con i censimenti generali dell'agricoltura, con la conseguenza che le analisi economiche realizzate a partire dalle informazioni contabili della rete subiscono alcune limitazioni che possono essere così riassunte per la Toscana:

• incompleta descrizione dei settori produttivi, ed in particolare degli allevamenti suinicoli e avicunicoli6;

• imperfetta calibratura del peso delle varie tipologie aziendali, cioè dei diversi indirizzi produttivi (Orientamenti Tecnico Economici od OTE secondo la terminologia adottata dalla RICA) per province7.

Ne risulta ancora l'impossibilità di trasformare le analisi microeconomiche in analisi territoriali macroeconomiche per la persistente assenza di un quadro di riferimento aggiornato. Gli unici dati disponibili risalgono al 1990 e devono ormai essere considerati poco attendibili a

6

Fino al 1997 incluso. 7

In assenza di una ponderazione delle tipologie aziendali e della distribuzione territoriale, per provincie e zone altimetriche, le rispettive analisi, nonché l'elaborazione complessiva toscana assumono carattere dimostrativo, essendo soggette ad un margine di errore non quantificato.

(24)

causa delle notevoli variazioni delle produzioni aziendali intervenute successivamente ed accelerate dalla riforma della PAC8.

Questo studio, realizzato con finalità principalmente divulgative, non intende risolvere i nodi che attualmente limitano l'interpretazione dei dati, ma, tenendo in buon conto le attuali limitazioni, vuole suggerire:

• una lettura per ordinamenti produttivi delle aziende agricole, ritenendo che le informazioni disponibili contribuiscono comunque ad accrescere la conoscenza dei risultati economici e produttivi dell'agricoltura toscana e delle possibili prospettive a medio termine;

• un esempio di possibili elaborazioni a livello provinciale e regionale, utilizzabili per le decisioni di politica agraria, qualora si riuscisse a migliorare la rappresentatività delle aziende della rete.

La metodologia utilizzata è molto semplice, per ogni azienda della RICA (531 nel 1996 e 576 nel 1997) è stato calcolato il reddito netto per ora di lavoro (familiare ed extra familiare) che viene assunto come indicatore di efficienza aziendale9; le aziende sono state quindi classificate nelle seguenti classi di remunerazione del lavoro:

A) oltre le 30.000 lire/ora; B) da 15 a 30.000 lire /ora; C) da 10 a 15.000 lire /ora; D) da 5 a 10.000 lire/ora; E) da 0 a 5.000 lire /ora;

F) aziende con reddito da lavoro negativo.

Sono state considerate "efficienti" le aziende nella quali si perviene ad un reddito netto di almeno 10.000 lire/ora; questo valore è stato inoltre assunto per il calcolo della redditività degli investimenti nelle relative tabelle10.

8

Ad esempi si segnala la contrazione degli allevamenti, l'espianto dei vigneti, la variazione delle superfici dei seminativi per l'applicazione del set aside, che hanno modificato la composizione della produzione lorda vendibile e quindi gli orientamenti tecnico economici.

9

La scelta del reddito orario da lavoro tiene conto della prevalenza di aziende a conduzione familiare; i capitali investiti, che sono stati valutati, secondo la metodologia della RICA in base ai valori medi di mercato, sono remunerati, al tasso reale del 2% per gli investimenti fondiari e del 5% per il capitale di esercizio.

10

Sono state realizzate numerose tavole illustrative, riportate nel floppy disk allegato, in base ai seguenti criteri: per ogni anno (1996 e 1997) sono state realizzate due serie di elaborazioni:

- la prima utilizzando i risultati della contabilità della rete, che includono nella produzione lorda vendibile i contributi pubblici in conto esercizio effettivamente percepiti (tabb.1.x.x. per il 1996 e tabb.3.x.x. per il 1997)

- la seconda ricalcolando i risultati di bilancio in assenza dei contributi, comprendendo anche il reddito da lavoro (tabb.2.x.x. per il 1996 e tabb.4.x.x. per il 1997).

Le tavole realizzate esaminano, in valore assoluto e percentuale la ripartizione nelle sei classi di reddito orario da lavoro delle aziende, suddivise:

(25)

Nella scelta dell'obiettivo aziendale potevamo operare in due direzioni:

• in un obiettivo di breve periodo, individuabile nel valore aggiunto, che consente di ottimizzare le scelte produttive nell'ambito dell'ordinamento produttivo esistente,

• oppure in un obiettivo di lungo periodo quale il reddito netto da lavoro.

Si è preferito utilizzare il secondo in quanto ci consente di confrontare i vari ordinamenti produttivi, tenendo conto delle differenti impieghi di capitale. Inoltre, così operando, si possono evidenziare:

• gli orientamenti tecnico economici che pervengono alla migliore valorizzazione complessiva dei fattori produttivi,

• la differenziazione dei risultati produttivi complessivi all'interno di ciascun OTE e delle motivazioni che la determinano.

L'elevata diversificazione dei risultati all'interno di ciascun ordinamento produttivo, solo in parte risulta riferibile a diverse condizioni ambientali e pedologiche evidenziabili da maggiori livelli di produttività del terreno, o dalle diverse dimensioni aziendali, mentre in gran parte deriva dalla diversa efficienza dell'organizzazione aziendale, confermato dalle analisi condotte su gruppi omogenei nella viticoltura, nel pomodoro da industria e nel latte bovino. Esistono quindi ampi spazi di miglioramento dei risultati economici attraverso l'utilizzazione delle informazioni contabili nella consulenza tecnica.

La scelta di analizzare le aziende per OTE invece che per prodotto deriva:

1. dalla constatazione dell'obiettivo imprenditoriale riferibile all'intera azienda e raramente alla singola coltivazione,

2. dalla presenza di costi fissi e congiunti la cui ripartizione tra le colture risulta sempre controversa,

3. dalla realizzazione delle produzioni in una pluralità di orientamenti produttivi che conseguono complessivamente risultati economici molto differenziati,

Gli aspetti tecnico economici descritti nelle tabelle sono stati i seguenti, distinti, per ogni riga, per classe di reddito orario da lavoro, in valore assoluto e percentuale:

- tabb.x.1.x. Numero delle aziende. - tabb.x.2.x. Superficie agricola totale. - tabb.x.3.x. Superficie agricola utilizzata. - tabb.x.4.x. Produzione lorda vendibile.

- tabb.x.5.x. Produzione lorda vendibile degli allevamenti. - tabb.x.6.x. Capitali investiti (fondiario e di esercizio). - tabb.x.7.x. Debiti.

- tabb.x.8.x. Impiego del lavoro (in ore). - tabb.x.9.x. Redditività del capitale investito. - tabb.x.10.x. Contributi pubblici in conto esercizio. - tabb.x.11.x. Nuovi investimenti.

(26)

4. dalla diversa attribuzione di costi congiunti al variare della OTE nella quale si realizzano le singole produzioni11,

5. infine le OTE costituiscono dei modelli di azienda che tengono conto delle differenti situazioni ambientali e socioeconomiche, nonché della diversa specializzazione professionale degli agricoltori.

Le analisi svolte e le tavole realizzate cercano di fornire una risposta ai seguenti quesiti: 1. quanta parte della produzione (per ogni OTE) è in "mani forti", cioè in aziende che

consentono una remunerazione dei fattori produttivi

2. quali Orientamenti tecnico economici consentono una maggiore presenza di aziende efficienti

3. quali diverse caratteristiche strutturali presentano le aziende migliori di ciascun ordinamento produttivo

4. quanta parte di questa efficienza deriva dal mercato e quanto invece dal sistema dei contributi

5. quali Orientamenti Tecnico Economici risultano maggiormente condizionati dal sistema dei contributi

Inoltre le tavole provinciali e per zona altimetrica forniscono, a titolo esclusivamente dimostrativo, una esemplificazione della possibilità, attraverso una più attenta scelta territoriale e strutturale delle aziende della rete, di estendere ed articolare queste analisi alle diverse realtà regionali e di distinguere le diverse esigenze socio economiche su base territoriale

Risultano infine evidenti le possibilità di utilizzo della rete per simulazione degli scenari di diverse azioni di politica agricola comunitaria o di variazione dei prezzi.

2.1. I risultati dello studio

Il 39% delle 572 aziende contabilizzate dalla RICA nel 1997 (tab.2.1) ha conseguito una soddisfacente valorizzazione del lavoro e dei capitali impiegati (37% su 531 aziende nel 1996), al contrario il 17% delle aziende ha conseguito un reddito di lavoro negativo (tab.3.1.1 nel floppy disk allegato)12.

Il 39% di aziende "efficienti" garantiscono: • il 51% delle ore lavorate

• il 72% della PLV 11

(27)

• il 77% del valore aggiunto, impiegano:

• il 60% dei contributi comunitari

• il 56% della superficie agricola utilizzata, • il 57% dei capitali investiti

• il 43% dei nuovi investimenti

Al contrario il 17% costituito dalle aziende più deboli nonostante gli interventi comunitari consegue:

• il 12% delle ore lavorate

• il 5% della produzione lorda vendibile • il 4% del valore aggiunto

utilizza:

• l'8,5% dei premi comunitari

• il 10% della superficie agricola utilizzata • il 12,6% dei capitali investiti

• il 46% dei nuovi investimenti.

Ricalcolando la redditività del lavoro senza tener conto dei contributi pubblici in conto esercizio, si riduce il numero delle aziende efficienti al 28% con una forte riduzione delle superfici coltivate (dal 56 al 30%), e del lavoro (dal 51 al 40%); al contrario le aziende più deboli salgono al 36%, interessando il 42% della SAU ed 27% del lavoro.

Accettando la rappresentatività delle aziende della RICA a livello regionale, se ne potrebbero trarre rapidamente alcune brevi considerazioni riguardo ai principali benefici del sistema contributivo comunitario:

• in primo luogo sull'occupazione, mantenendone circa l'11% in condizioni di sufficiente redditività.

• in secondo luogo sulla conservazione della coltivazione dei terreni del 26% della SAU. • infine facendo conseguire al 19% delle aziende una accettabile redditività.

Nel 1997 le aziende della rete hanno percepito (tab.3.10.1 nel floppy disk allegato) complessivamente 14.091 milioni pari a:

• 24,6 milioni di lire per azienda; • 443.500 lire per ettaro di SAU; • 4.390 lire per ogni ora lavorata.

Ripartendo i contributi sulle sole quote cui viene effettivamente garantita una sufficiente redditività, si ottiene:

(28)

• 129,6 milioni per ogni azienda, che da inefficiente senza contributi raggiunge l'efficienza grazie ai contributi;

• 1.706.000 lire per ettaro13, • 39.900 lire per ora di lavoro14.

Queste brevi cifre sono sufficienti per confermare come l'unico vantaggio dell'attuale politica comunitaria risulti essere la certezza della spesa in sede comunitaria, mentre si consolida un intervento dispersivo "a pioggia", realizzato attraverso l'interazione di molteplici regolamenti che interferiscono con l'attività produttiva.

Il sistema dei premi e delle quote ha determinato un complesso di norme, spesso di difficile interpretazione, che modifica le scelte imprenditoriali in un complesso ed aleatorio meccanismo di ottimizzazione, che, alla variabilità delle stagioni ed alla ritrovata incertezza sui prezzi (dopo anni di stabilità), ha aggiunto l'incertezza sulla durata dei provvedimenti, troppo breve per scelte strategiche di medio-lungo periodo.

I nuovi investimenti, nel gruppo di aziende della rete, hanno segnato un tasso del 6,1% nel 1997 rispetto ai capitali ammortizzabili15, pari ad una durata media di oltre 16 anni (tab.2.4). Livelli consistenti di investimenti sono stati realizzati nel settore vitivinicolo (19%) e delle colture permanenti (22%), all'opposto i livelli più modesti si collocano nell'allevamento bovino (2%), nell'ortofloricolo (2.2%) e nel vivaistico (2.8%).

2.2. Le aziende specializzate nei seminativi

Le aziende di questo gruppo beneficiano del maggior intervento comunitario in rapporto alla produzione lorda vendibile (oltre il 25%)16; questo elevato valore rende questo gruppo il più sensibile alla variazione delle politiche comunitarie, con elevate ripercussioni sull'ambiente con il rischio dell'abbandono di vasti territori, e la perdita di gran parte dell'occupazione: nel caso peggiore l'area dell'inefficienza si estenderebbe all'85% della superficie coltivata e delle ore lavorate. Il rischio ambientale e paesaggistico risulterebbe molto elevato nelle aree nelle quali esistono ben poche alternative produttive ed in particolare nella zona delle "crete", che comprende gran parte della Toscana centrale.

13

Per ogni ettaro in più coltivato in condizioni di efficienza economica raggiunta grazie alle quote. 14

Per ogni ora lavorata in condizioni di efficienza economica raggiunta grazie alle quote. 15

(29)

Nel 1997 le aziende efficienti (34% del totale), coltivando il 55% della SAU ed utilizzando il 43% del lavoro ed il 49% dei capitali hanno ottenuto il 60% della PLV e, grazie al contenimento dei costi variabili, il 65% del valore aggiunto.

Le aziende autosufficienti, cioè quelle in grado di remunerare i capitali ed il lavoro anche in assenza dei contributi (solo il 14% delle aziende), hanno utilizzato il 15% della SAU e del lavoro, il 14% dei capitali, ed hanno ottenuto il 31% della PLV ed il 42% del valore aggiunto17.

I maggiori livelli di efficienza si raggiungono con una elevata produttività del lavoro (oltre 40.000 lire di PLV per ogni ora lavorata) e della terra e, ovviamente, nei terreni più fertili ed irrigui, (2,5-3 milioni per ettaro di PLV, con un andamento più incerto del precedente); la dimensione media è di 123 ha di SAU e 4.300 ore annue mediamente occupate.

Queste aziende raggiungono il più elevato rapporto tra capitali e lavoro a causa dell'elevata incidenza del valore del fondo agli attuali prezzi: 271.000 lire per ora lavorata.

I nuovi investimenti, nel complesso raggiungono l'8,5% del capitale rinnovabile, ma si concentrano per il 72% nelle aziende meno efficienti e solo il 4.6% dalle aziende autosufficienti (tab.3.11.1 e 4.11.1 nel floppy disk allegato).

Le aziende con remunerazione negativa del lavoro sono oltre il 18% nonostante i contributi, interessando il 10% della SAU, il 7% della PLV ed il 13% delle ore lavorate; venendo meno i contributi comunitari le percentuali salirebbero al 58,5 % delle aziende, al 60.5% della SAU ed al 52% del lavoro.

2.3. Le aziende specializzate in ortofloricoltura

Il gruppo è costituito in prevalenza da aziende floricole in serra (31 su 42) 18.

Queste aziende beneficiano degli interventi comunitari in misura trascurabile (0,24%), ma il basso livello di investimento denuncia una fase di debolezza del settore.

Le aziende efficienti (38% del totale) garantiscono il 63% della produzione ed il 65% del valore aggiunto, utilizzando il 40% del lavoro ed il 46% dei capitali.

L'efficienza è raggiunta con una elevata produttività degli impianti, oltre 100 milioni per ha (10.000 lire/mq) con le aziende migliori che sfiorano i 500 milioni, un altrettanto elevata produttività del lavoro (oltre 40.000 lire/ora e fin oltre 100.000). Al contrario l'impiego di capitale per ora lavorata risulta il minore fra gli orientamenti colturali, con sole 70.000 lire di investimento per ora lavorata per collocarsi fra le aziende efficienti (109.000 nelle migliori). La

17

Calcolati al netto dei contributi in conto esercizio. 18

(30)

dimensione media in termini di ore lavorate risulta poco variata tra le varie classi di efficienza oscillando tra le 5.000 e le 7.000 ore annue; in termini di superficie risultano premiate le ampiezza minori.

I nuovi investimenti sono tra i più bassi dell'agricoltura toscana con un modesto 2,2%, insufficiente a garantire il rinnovo periodico degli impianti, per oltre il 70% concentrati fra le aziende efficienti: si denotano livelli maggiori di rinnovo degli impianti nel gruppo delle migliori (circa 6%) e nel gruppo intermedio tra l'efficienza e l'inefficienza (3,3%).

Le aziende con remunerazione negativa del lavoro sono solo il 12% del totale ed interessano il 4% della PLV ed il 12% del lavoro; tuttavia l'ampiezza del gruppo non è influenzata dalle politiche contributive comunitarie, ed il relativamente alto livello di investimento (3,5%) potrebbe evidenziare una ristrutturazione produttiva.

2.4. Le aziende specializzate nella viticoltura

L'attuale favorevole andamento dei prezzi delle uve e del vino consente dopo lunghi anni di grave crisi una elevata remunerazione del lavoro e dei capitali, con una limitato aiuto comunitario che si esprime attraverso il blocco dei nuovi impianti ed il riequilibrio dell'offerta alla domanda, mentre i contributi in conto esercizio sfiorano appena il 6%19.

L'area dell'efficienza si estende ad oltre i tre quarti delle aziende della rete, al 90% della SAU e del lavoro ed al 95% della PLV.

I livelli di efficienza si raggiungono con una elevata valorizzazione delle produzione quantitativa e qualitativa tale da oltrepassare i 10 milioni per ettaro di SAU, una sufficiente produttività del lavoro (oltre le 27.000 lire/ora). Il rapporto tra capitale e lavoro, pur raggiungendo valori vedi tra i più elevati, non risulta così esasperato come nei seminativi con un livello ottimale di 140-230 mila lire per ora lavorata. Queste aziende raggiungono le maggiori dimensioni in termini di lavoro con mediamente 9.500 - 12.000 ore annue con una estensione intorno ai 40-60 ettari di SAU.

L'alto livello di redditività agli attuali prezzi, è testimoniato dalle aziende con oltre 15.000 lire di reddito da lavoro per ora lavorata., che sono quasi i due terzi del totale ed impiegano l'80% delle ore lavorate; questo risultato è di gran lunga il migliore dell'agricoltura toscana.

Le aziende con remunerazione negativa si distinguono per la bassa valorizzazione della terra con soli 6,5 milioni per ha di SAU, imputabile alla vetustà degli impianti testimoniata

(31)

dall'elevatissimo investimento in corso 112% del capitale rinnovabile, con effetti depressivi sulla produttività del lavoro e del capitale.

Il livello medio elevatissimo dei nuovi investimenti 22% denota la forte attesa dei produttori in termini di ritorno economico, in un settore le cui aree di crisi sono determinate prevalentemente dalla vetustà degli impianti.

2.5. Le aziende specializzate nel vivaismo

Questo settore produttivo risulta marginalmente interessato nei risultati economici dagli interventi comunitari che risultano limitati a meno del 6% della produzione lorda vendibile20. I risultati economici in termini di aziende efficienti sono tra i migliori con il 47% delle ore lavorate nelle aziende efficienti (40% delle aziende), le quali garantiscono il 58% della PLV, grazie al razionale uso dei capitali (46% del capitale impiegato) ed al controllo dei costi variabili ottengono il 62% del valore aggiunto.

Il raggiungimento dei livelli di efficienza avviene attraverso un'elevata produttività del lavoro (oltre 27.000 lire per ora lavorata) e della terra oltre 13 milioni ettaro di produzione lorda vendibile. L'impiego del capitale per ora lavorata risulta nella media, con un livello minimo necessario ma non sufficiente (come dimostrato dai valori delle altre aziende) di 160.000 lire/ora. Non sembrano emergere economie di scala sia dal punto di vista del lavoro sia della superficie, con le aziende più efficienti di dimensioni mediamente inferiori.

I nuovi investimenti sono mediamente limitati (2,7%), ma concentrati nelle aziende più redditizie, nelle quali sfiorano il 12%.

Le aziende con remunerazione negativa del lavoro sono limitate al 12% del totale, interessano il 6% della PLV, il 9% del lavoro ed il 4,5% del valore aggiunto.

2.6. Le aziende specializzate nelle altre colture permanenti

Le aziende di questo gruppo raccolgono destinazioni produttive diverse, dall'olivicoltura (codice OTE 3300) alla frutticoltura (codice OTE 32xx) che beneficiano di un livello di sussidi alla produzione limitato al 10% circa della PLV21.

Il settore risulta in crisi, dimostrata dall'esigua percentuale del lavoro collocata in aziende efficienti (24%) e dall'assenza di aziende nelle fascia più elevata di redditività del lavoro e,

20

Tabelle da 2.1 a 2.11. 21

(32)

limitatamente alle cinque aziende olivicole presenti nella rete, anche nella classe intermedia di efficienza; infine le tre aziende specializzate nella frutticoltura in guscio presentano tutte risultati insoddisfacenti.

Le aziende efficienti (18% del totale) ottengono mediamente il 46% della PLV (43% le ortofrutticole fresche ed il 74% le olivicole), il lavoro impiegato risulta rispettivamente del 21% e del 50%.

L'efficienza dipende strettamente dalla produttività del lavoro con almeno 32-35.000 lire di PLV per ora lavorata ed una produttività della terra che si ponga come obiettivo aziendale i 16-17 milioni per ettaro. in queste condizioni l'investimento di capitale deve essere equilibrato, oscillando tra le 100 e le 150.000 lire di investimento per ogni ora annua di lavoro; le economie di scale non influenzano sensibilmente la redditività di queste aziende la cui dimensione è compresa tra le 4.000 e le 7.000 ore annue di lavoro.

I nuovi investimenti risultano tra i più elevati con un tasso medio del 22%, in gran parte concentrati nelle aziende meno efficienti della frutticoltura fresca e le più efficienti dell'olivicoltura; difficile l'interpretazione del fenomeno che richiederebbe una verifica in campagna potendosi attribuire in parte al rinnovo di vecchi impianti frutticoli, sia di vecchi vigneti non estirpati.

2.7. Le aziende specializzate nell'allevamento bovino

Il settore attraversa una profonda crisi, ingessato dalla politica delle quote, che ostacola le ristrutturazioni e pone limiti agli incrementi di produttività22. Su 16 aziende della rete solo una raggiunge parametri appena accettabili di remunerazione dei fattori produttivi con un reddito orario da lavoro compreso tra le 10 e le 15.000 lire/ora. Il sostegno comunitario alla produzione risulta contenuto in meno del 6% della produzione lorda vendibile

La produzione realizzata in condizioni di accettabile efficienza è limitata al 6% delle aziende, nelle quali si realizza il 10% della PLV, ed interessa il 16% della SAU il 6% del lavoro ed il 9% del valore aggiunto. Nessuna azienda supera la soglia delle 15.000 lire ora di reddito da lavoro.

Il raggiungimento di una modesta efficienza si ottiene con l'indirizzo da latte in aziende nelle quali siano presenti almeno 42 UBA e si raggiunga una produttività del bestiame di almeno 4,1 milioni per UBA; devono altresì essere raggiunti:

• una sufficiente produttività del lavoro (28.000 lire di PLV per ora lavorata),

(33)

• il razionale impiego di capitali (139.000 lire di investimento per ora di lavoro),

• ed una bassa produttività della terra (3,3 milioni di PLV per ettaro); cioè devono essere disponibili sufficienti superfici coltivate per la produzione di mangimi aziendali riducendo la quota di quelli necessariamente acquistati.

Il livello dei nuovi investimenti è il minore tra i settori limitato ad un 2% che non consente il rinnovo degli impianti.

Sarebbe opportuno sviluppare la rilevazione in aziende medio grandi al fine di evidenziare l'eventuale redditività collegata alle maggiori dimensioni dell'allevamento.

2.8. Le aziende con ovicaprini

Il settore è indirettamente penalizzato dal sistema dei contributi sui seminativi che ha provocato un generalizzato incremento dei prezzi degli affitti per il pascolo, il contributo diretto, è leggermente superiore alla media (14% della PLV) 23. Settore una volta redditizio, attraversa una fase di grande difficoltà, testimoniato dal fatto che nessuna azienda riesce a superare la soglia delle 15.000 lire ora di reddito da lavoro.

La produzione realizzata nelle condizioni di accettabile efficienza (16% delle aziende) è pari al 23%, occupa il 15% del lavoro impiegando il 18% dei capitali e fornendo il 69% del valore aggiunto.

Il settore è fortemente influenzato dai contributi al punto che, in assenza di questi, solo il 7% della PLV sarebbe ottenuto in aziende che superano la soglia minima di reddito orario del lavoro (10.000 L/ora), utilizzando appena il 4% del lavoro e della SAU; tuttavia in questo scenario il settore trarrebbe vantaggio, sul piano dei costi, dalla enorme disponibilità di pascoli derivante dall'abbandono dei seminativi.

Il raggiungimento dell'efficienza si ottiene in allevamenti di medie dimensioni (28 UBA pari a circa 280 capi ovini adulti) con bestiame selezionato e sufficientemente produttivo (3.9 milioni di PLV per UBA pari a 390.000 lire di PLV a capo adulto), puntando sulla produttività del lavoro (26.000 lire di PLV per ora lavorata) e della terra (2,9 milioni di PLV per ha di SAU); in queste condizioni il fabbisogno di capitale per ora di lavoro annua risulta di 140.000 lire, leggermente inferiore alla media, ma occorre tener conto della assenza di aziende ai livelli maggiori di ampiezza e, forse, di redditività.

I nuovi investimenti sono contenuti nel 5% dei capitali ammortizzabili, ma superano il 9% nelle aziende efficienti, che sembrano quindi confidare in una ripresa del settore.

23

(34)

Anche in questo caso sarebbe opportuno aumentare il numero delle aziende rilevate di medio grandi dimensioni per valutarne la redditività. Un approfondimento appare necessario data l'importanza economica della filiera del latte ovino e la presenza in Toscana di numerosi impianti di trasformazione, cooperativi ed industriali, cui è legata la produzione del pecorino toscano DOP.

2.9. Le aziende con policoltura

Appartengono a questo gruppo 72 aziende che, a differenza delle precedenti, sono caratterizzate da una elevata diversificazione colturale tra seminativi e coltivazioni permanenti fa le quali la vite, che nella situazione attuale contribuisce a migliorarne i risultati24.

I contributi concorrono mediamente per il 14% della PLV, nelle aziende che raggiungono i migliori risultati si attestano intorno al 12-13%, mentre al peggiorare dei risultati l'incidenza dei contributi aumenta fino 25-26% per la maggiore presenza di seminativi, confermato dal ridotto livello della PLV per ettaro coltivato.

Le aziende efficienti (32%) ottengono il 65% della PLV ed il 69% del valore aggiunto impiegando il 53% della SAU, il 40% del lavoro ed il 50% dei capitali; in assenza di contributi risulterebbero ancora efficienti il 25% delle aziende sul 39% della SAU, con una più limitata variazione delle produzioni, e del lavoro. I nuovi investimenti sono abbastanza elevati superando il 7% e per il 60% realizzati da aziende efficienti.

La chiave del successo deriva dalla buona produttività del lavoro, almeno 34.000 lire di PLV per ora lavorata, e, congiuntamente della terra che deve oltrepassare i 4 milioni per ettaro. poco significativo il rapporto tra capitale e lavoro a causa dell'eterogeneità del gruppo, ma con valori compresi tra 130 e 283.000 lire di investimento per ora lavorata.

Le aziende più efficienti risultano decisamente più grandi sia in termini di occupazione (10.000 ore/anno), il doppio della media, sia di superficie (121 ha di SAU) il quadruplo della media; si ottengono così una elevata produttività del lavoro che richiede però un'alta intensità di capitali investiti per ora occupata (283.000 lire).

Infine gli investimenti, con un tasso del 7.1% dei capitali ammortizzabili, e del 10% nelle più efficienti, testimoniano un certo ottimismo da parte dei produttori.

(35)

2.10. Le aziende con poliallevamento

Questo gruppo è rappresentato da 9 aziende nel 1997 e 14 nel 1996, caratterizzate tutte dalla precarietà della redditività del lavoro con solo il 10% delle ore lavorate (5% nel 1996) tra le 10 e le 15.000 lire ora, percentuale che si annulla totalmente nel caso venissero meno i contributi comunitari25.

Il raggiungimento di una accettabile efficienza avviene con superfici aziendali di oltre 60 ha di SAU con 4.500 ore annue di lavoro, con una sufficiente produttività del lavoro, mentre la produttività della terra sembra inversamente correlata, l'intensità dei capitali risulta contenuta in 140.000 lire di investimento per ora occupata, tuttavia l'esiguità dei casi aziendali esaminati, tra loro eterogenei, con una sola azienda oltre la soglia di efficienza, rendono poco significativi i risultati e gli eventuali approfondimenti.

2.11. Le aziende miste coltivazioni ed allevamento

Questo ampio e diversificato gruppo risulta il più importante ai fini delle produzioni zootecniche fra le aziende appartenenti alla Rete; il 30% delle 63 aziende presenti raggiunge risultati economicamente soddisfacenti, realizzando il 54% della PLV ed il 59% del valore aggiunto, coltivando il 46% della SAU, con il 35% delle ore lavorate ed il 42% dei capitali investiti26. Il grado di dipendenza dai contributi comunitari è elevato, pur beneficiandone solo per il 15% della PLV; infatti risultano "autosufficienti" solo il 14% delle aziende le quali producono il 27% della PLV utilizzando il 15% della SAU e del lavoro.

I maggiori livelli di efficienza sono raggiunti da aziende con elevato numero di capi allevati, (75-90 UBA) di medie dimensioni (40-80 ha di SAU e 4250 ore di lavoro) nelle quali la produzione lorda vendibile risulta composta per il 47% dagli allevamenti, il 25% dalle coltivazioni ed il 18% dai contributi comunitari. Gli obiettivi gestionali sono raggiunti con una produttività del lavoro pari a 80.000 lire di PLV per ora lavorata, su livelli di produttività della terra superiori a 3 milioni per ettaro, con un investimento di 290.000 lire per ora annua lavorata.

Il livello di investimento è buono con una media del 5,5% e punte del 9-11% nelle aziende più efficienti. 25 Tabelle da 2.1 a 2.11. 26 Tabelle da 2.1 a 2.11.

(36)

2.12. Conclusioni e prospettive

Questo metodo di approccio allo studio dell'agricoltura mostra interessanti possibilità di approfondimento anche se limitato ad una parte delle grandi possibilità di utilizzazione della Rete come sistema di monitoraggio delle aziende agricole.

Si è tentata anche una simulazione dell'impatto delle politiche comunitarie di sostegno dei redditi, attraverso una valutazione puramente contabile che non tiene conto della parziale compensazione derivante da adattamento degli ordinamenti produttivi, obiettivo che sarà possibile valutare con l'applicazione della programmazione quadratica positiva secondo la metodologia che l'INEA ha già realizzato in altre regioni.

Allo stato attuale permangono alcune limitazioni alla più ampia e sistematica utilizzazione delle informazioni della rete per il monitoraggio delle aziende, ma risulta possibile migliorare notevolmente la qualità delle elaborazioni.

L'intervento più ambizioso riguarderebbe il bilanciamento degli orientamenti tecnico economici prima a livello regionale e successivamente provinciale, attraverso il calcolo, con metodologie statistiche da sviluppare, di una matrice di coefficienti di correzione da applicare per ogni orientamento tecnico economico per passare da una serie di analisi microeconomiche ad una analisi macroeconomica. Questo obiettivo risulta raggiungibile in occasione dei censimenti nazionali, ma occorrerebbe:

• procedere alla valutazione della rappresentatività della rete;

• conservare la rappresentatività del campione nel decennio, che comporta: - limitare la sostituzione delle aziende nel campione,

- effettuarla con altre di analoghe caratteristiche,

- verificare gli scostamenti periodicamente, (ogni due-tre anni).

Un obiettivo meno ambizioso consisterebbe nel limitare l'analisi agli orientamenti tecnico economico così come proposto in questo primo studio, e tentare la costruzione di modelli, ma integrandola:

• con l'applicazione ad un campione costante triennale,

• con l'applicazione della programmazione quadratica positiva per simulare gli adattamenti degli orientamenti produttivi e di bilancio.

(37)

Tab.2.1 - Risultati economici delle aziende della RICA nel 1997: percentuali di efficienza27 in presenza o meno dei contributi comunitari in conto esercizio, per Orientamento Tecnico Economico28

Aziende efficienti nel sistema dei contributi comunitari Aziende autosufficienti N.AZ.

totale

N.AZ. SAU PLV LAVO RO V. AGG. CAPIT ALI NUOVI INV.

N.AZ. SAU PLV LAVO RO V. AGG. CAPIT ALI NUOVI INV.

Aziende specializzate nei seminativi 176 34 55 60 43 65 49 28 14 15 31 15 42 14 5

Aziende specializzate in orto floricoltura 42 38 34 63 40 65 46 72 38 34 64 40 66 46 72

Aziende specializzate nella viticoltura 103 76 90 95 89 96 88 48 68 85 93 83 94 85 48

Aziende specializzate nel vivaismo 50 40 40 58 47 62 46 5 38 39 59 46 64 45 20

Aziende specializzate nelle altre coltivazioni permanenti

22 18 14 46 24 54 22 18 18 14 50 24 60 22 18

Aziende specializzate nei bovini 16 6 16 10 6 9 8 0 6 16 11 6 9 8 0

Aziende con ovicaprini 19 16 19 23 15 69 18 1 5 4 7 4 11 5 0

Aziende con policoltura 72 32 53 65 40 69 50 60 25 39 57 34 62 36 57

Aziende con poliallevamento 9 24 21 10 25 15 0 0 0 0 0 0 0 0

Aziende miste coltivazioni allevamento 63 30 46 54 35 59 42 47 14 15 27 15 37 15 12

TOTALE 572 39 56 72 51 77 57 43 28 30 64 40 72 41 36

Fonte: Ns. elaborazioni su dati RICA INEA

27

L’efficienza della conduzione aziendale è definita come remunerazione oraria del lavoro superiore a 10.000 lire ora al netto della remunerazione del capitale investito (2% per il capitale fondiario e 5% per il capitale di esercizio).

28

Nella prima colonna dei dati è riportato il numero complessivo di aziende in banca dati cui si riferiscono le elaborazioni di ogni OTE; nelle successive le percentuali rispettivamente di aziende, di Superficie Agricola Utilizzata, di Produzione Lorda Vendibile, di ore lavorate, di valore aggiunto, di capitali investiti e di nuovi investimenti in aziende "efficienti nel sistema dei contributi comunitari" ed in aziende "autosufficienti", cioè che manterrebbero le condizioni di efficienza nella remunerazione del lavoro e del capitale anche in assenza di contributi comunitari diretti in conto esercizio.

(38)

Tab.2.2 - Risultati economici delle aziende della RICA nel 1996: percentuali di efficienza29

in presenza o meno dei contributi comunitari in conto esercizio, per Orientamento Tecnico Economico30

Aziende efficienti nel sistema dei contributi comunitari Aziende autosufficienti N.AZ

totale

N.AZ. SAU PLV LAVO RO V. AGG. CAPIT ALI NUOVI INV.

N.AZ. SAU PLV LAVO RO V. AGG. CAPIT ALI NUOVI INV.

Aziende specializzate nei seminativi 152 29 59 55 35 56 51 42 7 15 14 7 20 8 1

Aziende specializzate in orto floricoltura 41 44 28 64 38 64 45 80 44 28 64 38 64 45 80

Aziende specializzate nella viticoltura 87 76 84 90 81 93 78 79 67 79 88 76 91 74 78

Aziende specializzate nel vivaismo 51 35 41 54 37 58 37 84 25 35 50 33 54 32 84

Aziende specializzate nelle altre coltivazioni permanenti 23 22 15 33 21 37 19 6 22 15 34 21 39 19 6

Aziende specializzate nei bovini 26 15 22 30 16 36 18 2 12 12 16 10 16 12 2

Aziende con ovicaprini 20 20 49 26 18 27 20 0 10 8 15 9 20 10 0

Aziende con policoltura 61 33 41 61 38 68 44 49 21 32 54 28 64 35 43

Aziende con poliallevamento 14 7 10 7 5 11 5 27 0 0 0 0 0 0 0

Aziende miste coltivazioni allevamento 55 24 33 44 23 47 34 51 9 12 19 8 26 10 32

TOTALE 531 37 52 68 44 73 34 55 24 25 59 33 68 34 40

Fonte: Ns. elaborazioni su dati RICA INEA

29

L'efficienza della conduzione aziendale è definita come remunerazione oraria del lavoro superiore a 10.000 lire ora al netto della remunerazione del capitale investito (2% per il capitale fondiario e 5% per il capitale di esercizio).

30

Nella prima colonna dei dati è riportato il numero complessivo di aziende in banca dati cui si riferiscono le elaborazioni di ogni OTE; nelle successive le percentuali rispettivamente di aziende, di Superficie Agricola Utilizzata, di Produzione Lorda Vendibile, di ore lavorate, di valore aggiunto, di capitali investiti e di nuovi investimenti in aziende "efficienti nel sistema dei contributi comunitari" ed in aziende "autosufficienti", cioè che manterrebbero le condizioni di efficienza nella remunerazione del lavoro e del capitale anche in assenza di contributi comunitari

Figura

Tab. 3.13 - Castelli del Grevepesa s.c.r.l. Bilancio riclassificato. Conto economico per quintale di uve conferite 40 .
Tab. 5.8 - Commercializzazione dei prodotti dello stabilimento di Albinia del consorzio cooperativo Conserva Italia

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