• Non ci sono risultati.

L’oggetto del lavoro di ricerca e il suo contesto

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L’oggetto del lavoro di ricerca e il suo contesto "

Copied!
4
0
0

Testo completo

(1)

Introduzione

L’oggetto del lavoro di ricerca e il suo contesto

Si è molto discusso del presunto ostracismo di Benedetto Croce nei confronti della sociologia. In realtà, i suoi testi manifestano interesse e talvolta perfino apprezzamento nei confronti di alcune opere sociologiche. È dunque possibile ridisegnare un Croce meno oppositore della sociologia di quanto comunemente si dica?

Per verificare tale ipotesi, ci si propone di analizzare i suddetti interessi e apprezzamenti nel caso di Max Weber. Infatti, l’opera dello studioso tedesco fu introdotto in Italia proprio da Croce che nel 1919 fece pubblicare dalla Laterza – casa editrice della quale fu per molti anni consigliere – lo scritto Parlament und Regierung in neugeordneten Deutschland.

In questo momento, l’ostracismo crociano nei confronti di questa disciplina non è più un dogma, anzi è considerato da più parti un luogo comune da superare assieme all’immagine di Croce provinciale ed egemone della cultura italiana nella prima metà del XX secolo.

La tesi della responsabilità crociana, e più in generale idealistica, riguardo al ritardo nello sviluppo e nella diffusione della sociologia in Italia ha avuto notevole fortuna.

Leggiamo a tal proposito due passi di un saggio di Cesare Pesce: «Il luogo comune che l’opposizione dell’idealismo avrebbe in Italia impedito lo sviluppo degli studi sociologici continua a correre il mondo»

1

. Nello specifico lo studioso si riferisce ad un articolo comparso sulla Rivista di studi crociani, nel quale un sociologo americano, il prof. Stuart Hughes dell’Università di Harvard, torna ad attribuire la

“grande colpa” all’idealismo

2

. Pesce scrive: «è opinione comune – troppo comune – che i motivi che hanno impedito o contribuito a ritardare l’affermazione di una scienza sociologica in Italia siano da ricercare unicamente nell’opposizione

1 Pesce C., La sociologia in Italia: l’opposizione dell’idealismo, in Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto, 3, 1965, p. 535.

2 Orsini G. N. G., Per una recensione, in Rivista di studi crociani, 1, fasc. III, pp. 398-400.

(2)

idealistica; e, alle critiche di fondo effettuate principalmente da Croce, Gentile, Petrone, si fanno risalire ancora oggi le cause delle difficoltà incontrate dalla sociologia in Italia. Certamente vi è una parte notevole di verità, ma non può essere tutto qui»

3

.

Pesce, con questo suo saggio del 1965, segue lo spirito di un intervento di Ferrarotti che, già nel 1954, a proposito della situazione degli studi sociologici in Italia e delle loro difficoltà, invitava a considerare la complessità dei fattori.

Intesa in senso moderno, ossia nel senso di indagine induttiva, non eccessivamente preoccupata da ambizioni sistemiche universaleggianti, e di analisi descrittiva dei raggruppamenti umani… è possibile affermare a cuor leggero che la sociologia in Italia oggi è pressoché inesistente. Una tale affermazione può sembrare mossa e giustificata solo in via polemica specialmente se messa a confronto con l’abbondanza dei titoli e delle frasi che suonano “sociologici” e che non hanno mai difettato nel nostro paese… Secondo un modo di vedere alquanto diffuso, la responsabilità di questa situazione, ossia delle difficoltà e infine della liquidazione e della quasi inesistenza odierna della sociologia in Italia, va sostanzialmente addossata alle filosofie idealistiche di derivazione neo-hegeliana (Croce e Gentile). Nel che è certamente una parte notevole di verità, per quanto sia facile, vedendo la situazione esclusivamente in questi termini, essere indotti a ragionare meccanicamente a bianco e nero rinunciando a prendere in considerazione e a valutare tutte le variabili

4

.

E ancora:

in altre parole è certamente importante esaminare il contenuto delle critiche idealistiche alla sociologia e alle scienze in genere. In parte almeno ciò è stato fatto. Ma anche più importante e istruttivo può risultare l’esame delle ragioni intrinseche di debolezza, dal punto di vista metodologico e di contenuto dei più notevoli fra i sociologi italiani degli ultimi 50 anni

5

.

Confrontandosi con il ragionamento fatto da Ferrarotti, Pesce osserva: «se la sociologia non avesse avuto dunque “ragioni intrinseche di debolezza” sarebbe stata forte e viva, e avrebbe operato e opererebbe indisturbata a prescindere dalle critiche e dalle polemiche»

6

.

Sempre riguardo l’opposizione del crocianesimo alla scienza sociale in Italia, Elisa Calzavara argomenta che l’affermazione delle scienze sociali è stata ostacolata simultaneamente sia dalla cultura idealistica, sia dalla mancanza di scientificità in quelle discipline. Calzavara, rifacendosi ad un lavoro di Tentori

7

, scrive: «Poiché

3 Pesce C., La sociologia in Italia: l’opposizione dell’idealismo, cit., pp. 536-537.

4 Ferrarotti F., La situazione degli studi sociologici in Italia, in Quaderni di sociologia, 16, Torino, 1954, p. 56.

5 Ibidem, p. 59.

6 Pesce C., La sociologia in Italia: l’opposizione dell’idealismo, cit, p. 537.

7 Tentori T., L’antropologia nel mondo moderno, in De Homine, 17-18, giugno 1966, p. 98.

(3)

l’assenza, nel nostro paese, di rigore scientifico in discipline come l’etnologia e la sociologia, e gli apporti a lungo imprecisati di discipline complementari erano venuti a sommarsi

8

, all’inizio del secolo, all’indirizzo filosofico idealistico che, osteggiando la sociologia di stampo positivistico, ostacolava insieme, e gravemente, l’affermarsi delle scienze sociali in genere»

9

. E poche pagine dopo: «è forse opportuno considerare più da vicino l’influenza del pensiero positivistico e cercare di stabilire in che misura esso sia responsabile delle incertezze e carenze critiche che caratterizzarono gli studi sociali in Italia alla fine del secolo. Il positivismo, e Comte in particolare, riducendo l’umanità a natura, giungevano a spiegare il mondo umano in base a procedimenti delle scienze particolari e matematiche che per definizione, secondo Croce, sono astratte e non in grado, quindi, di cogliere in concreto la vita nel suo farsi. (…) Croce si richiama infatti alla storia (…), accentrando nel suo umanismo l’attenzione ad intendere l’uomo nel contesto in cui “effettivamente”

vive»

10

.

Conseguenza diretta dell’idealismo appare invece il ritardo culturale degli studiosi delle scienze sociali rispetto a quelli degli altri paesi. Scrive Calzavara: «Tra le conseguenze di questa “ideologia della classe dominante”

11

, vi fu anche quella di aver a lungo ritardato la partecipazione degli studiosi italiani a quanto si andava facendo altrove»

12

.

Ci si muove quindi sulla linea interpretativa di Garin, che, nelle sue Cronache di filosofia italiana, sostiene:

È stato questo, forse, il punto più caratteristico della crisi della cultura italiana del Novecento: nella sua incomprensione, non solo delle scienze in genere (fisiche e matematiche), ma di tutta la tematica più profonda del positivismo, la cui genesi e la cui affermazioni sono indisgiungibili dai progressi ottocenteschi delle scienze della natura. La equivoca “liquidazione” delle scienze della natura e degli studi di logica, che in Italia venne operata dall’idealismo, determinò una serie di “guasti” che vennero interessando anche il campo delle discipline “umane”, ove lo “storicismo”, pur presentando la filosofia come metodologia della storia, si disfece con troppa facilità di quanto sembrava aver sapore

“naturalistico”, e bloccò persino l’informazione su vasti campi come quelli delle indagini sociologiche, antropologiche, psicologiche. La discussione, sia pure ai fini di una polemica, non si sviluppò mai a più voci; fu una pura e semplice opera di eliminazione che, partita dai

8 Corsivo nostro.

9 Calzavara E., Il “ritardo culturale” italiano di fronte alle scienze sociali, in Rivista di Sociologia, 14, 1967, p. 259.

10 Ibidem, p. 262.

11 Abbagnano N., Filosofia e sociologia, in AA. VV., Filosofia e sociologia, Mulino, Bologna, 1954.

12 Calzavara E., Il “ritardo culturale” italiano di fronte alle scienze sociali, cit., pp. 259-260.

(4)

campi della letteratura, raggiunse quelli delle scienze naturali

13

.

13 Garin E., Cronache di filosofia italiana (1900-1943), vol. II, Laterza, Bari, 1966, p. 592.

Riferimenti

Documenti correlati

[r]

– Analisi Ontologica (As  Th): ogni teoria, in quanto implementata in un processo comunicativo (ontologia = parte della pragmatica e non della sola semantica e sintattica),

Mentre la distribuzione territoriale è di relativa facile definizione (osservazione diretta o rilevamento di segni di presenza), per la valutazione della consistenza e

Ad esempio, la scomparsa del 90% delle zone umide in Sud Carolina ha causato il declino delle popolazioni di serpenti della specie Seminatrix pygaea e Nerodia cyclopion

1) Śruti Tradizione ‘udita’ e rivelata (non ‘creata’!), spesso in forma simbolica, dai Ṛṣi, cioè i santi risvegliati, o ‘veggenti’, grazie

Lo scopo è quello di individuare le relazioni tra queste due serie, definire il ruolo dei segretari minutanti ed elaborare una descrizione archivistica analitica che consenta

"Uno sguardo al futuro - strumenti e strategie per acquisire consapevolezza su di sé e sul proprio spazio nel

Il quinto saggio, Giovanni Vailati e l’epistemologia europea del primo Novecento (pp. 141- 164), si occupa di quello “strano caso” che Vailati rappresenta per tre motivi: