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Academic year: 2021

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6. CONCLUSIONI

Con queste pagine ho tentato di prendere in considerazione la suspense, come strategia narrativa, visiva, emozionale, sotto il maggior numero di punti di vista. Mossa dalla curiosità di scoprire come essa funzionasse attraverso i diversi livelli del cinema, ho studiato le più diverse teorie e confrontato vari film e autori, in un percorso che potrebbe continuare molto più a lungo.

Quello che è emerso con questo studio è, sì, la natura fondamentale della suspense - il ritardare di uno svelamento - ma credo di poter azzardare anche conclusioni di più ampia portata, che potrebbero portare ad ulteriori riflessioni. Potremmo addirittura ipotizzare che uno studio condotto sulla suspense possa funzionare come manuale di cinema. In quale modo? Per cominciare, affermando che la suspense, in quanto strategia cinematografica, possa funzionare oppure no, a seconda di una serie di fattori.

Come abbiamo visto, la suspense è una strategia che funziona come un’orchestra sinfonica: si fonda su un insieme di canali che devono funzionare alla perfezione tra di loro. A mio avviso, l’effetto della suspense si può verificare a due uniche condizioni: una magistrale conoscenza del linguaggio cinematografico e un’ancor più magistrale conoscenza dell’essere umano e dei suoi meccanismi cognitivi, emotivi, socioculturali. Alfred Hitchcock, il maestro della suspense, aveva tutto ciò.

Personalmente ritengo che saper costruire la suspense richieda gli stessi elementi che per fare del buon cinema, ovvero film che, oltre che essere tecnicamente e

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166 stilisticamente precisi, abbiano storie e personaggi memorabili, che si possano imprimere nello spettatore oltre la sua permanenza in sala.

I manuali di sceneggiatura suggeriscono che per scrivere buoni testi occorra osservare molto la vita, le persone, per costruire personaggi e storie forti, per favorire l’identificazione. Syd Field, nel suo manuale di sceneggiatura Screenplay

– The foundations of screenwriting ammonisce che conoscere alla perfezione i

propri personaggi sia la chiave per scrivere una storia intrigante e verosimile, e che per conoscere bene i propri personaggi e le loro vicende bisogna conoscere bene la vita.

Il personaggio è chiave nelle sceneggiature, poiché esso è il veicolo dell’identificazione dello spettatore.

Per creare suspense abbiamo bisogno di situazioni verosimili e personaggi per cui partecipare, ma non solo. Abbiamo visto quanto sia importante conoscere il nostro pubblico, ragionare come lui, capire cosa si aspetta. Inoltre dobbiamo conoscere il cinema alla perfezione, il suo linguaggio, i suoi codici, per poterli adoperare magistralmente per i nostri scopi.

Allo stesso modo, i migliori film della storia sono quelli i cui autori hanno saputo orchestrare meglio tali caratteristiche. Conoscere la vita ha creato ottime storie, personaggi con cui il pubblico potesse identificarsi. Conoscere il pubblico ha permesso di giocare con lui. Conoscere il cinema ha permesso di farlo ancora meglio.

I migliori film presentano sempre questo dialogo tra enunciatore e pubblico, in cui l’identificazione si accompagna con la suspense, per creare un movimento che si spinge sempre avanti.

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167 Oggi che il futuro della narrazione cinematografica risiede, come abbiamo visto, nei contenuti di natura seriale, gli autori hanno più tempo per orchestrare tali elementi, creando prodotti in cui identificazione del pubblico con i personaggi e suspense vanno perennemente a braccetto. Tali situazioni, forse per la prima volta, permettono al film di non concludersi con la parola fine, ma di penetrare nelle vite degli spettatori, nella loro quotidianità, mantenendo la suspense e l’identificazione a dei livelli mai visti prima.

E proprio per questo, se già non è stato fatto, si dovrebbero scrivere dei nuovi manuali di sceneggiatura che, oltre che della creazione di storie intriganti e personaggi verosimili, insegni a chi realizza contenuti seriali i fondamenti della suspense.

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