• Non ci sono risultati.

Capitolo 1

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Capitolo 1"

Copied!
50
0
0

Testo completo

(1)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 1

Capitolo 1

IL VALORE E L’ECOSOSTENIBILITÀ.

“La continuità con il passato che è propria delle regioni abitate da molto tempo, come l’Europa, è fatta non solo della conoscenza della storia scritta ma della continua presenza delle case, delle strade, delle fattorie e delle città costruite dalle passate generazioni. Distruggerle o ignorarle sarebbe veramente una morte oltre la morte. Nelle grandi città o nella civiltà nomade della California meridionale, dove i genitori di un uomo giacciono nella terra dell’Iowa o del Nebraska e i suoi vicini inseguono il loro scopo nella vita senza alcun rapporto con lui, sarebbe inutile chiedere di considerare i propri nipoti come qualcosa di più che stranieri. Per rispettare il futuro bisogna essere consapevoli del passato; e se le ragioni dove questa consapevolezza del passato è reale si sono ridotte a una punta di spillo, allora tanto peggio per noi, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli”

“N. Wiener – Homeostasis in the Individual and Society – 1964”

1.1 – L’ATTIVITÀ DELLA RAPPRESENTAZIONE E

L’APPROCCIO FUNZIONALISTA.

In tutte le attività, che devono dare una risposta a problemi, la questione fondamentale risiede nell’opportuna selezione delle informazioni. Queste dovranno essere tradotte onde consentire la definizione di modelli semplificati.

Perché il modello abbia successo il primo stadio della sua formulazione deve consistere nella precisa messa a fuoco del problema.

L’euristica più efficace, che possa darsi, è di enunciare il problema in modo così chiaro che l’enunciazione stessa divenga lo strumento di conoscenza e di soluzione del problema.

(2)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 2 In tale affermazione è implicito che la soluzione di un problema è condizionata

dalla cultura di una società frutto di un’evoluzione storica. In un contesto urbano ogni atto implica la modifica dell’ecologia del sistema ed è conseguenza di un’azione politica, cioè volontaria.

Il pericolo è che questa volontà non derivi da un’espressione democratica ma sia frutto di un’azione estemporanea cioè di un’operazione ideologica non condivisa e non partecipata.

Se si pensa all’evoluzione dei processi di costruzione si osserva come, nel corso della storia della civiltà, essi si siano sempre più allontanati dall’adeguatezza allo scopo caricandosi di un forte connotato di arbitrarietà al punto che molte delle nostre recenti realizzazioni ci appaiono come oggetti artificiali e dunque estranei.

Il problema della forma, intesa come sintesi culturale che tenga conto di dati scientifici sociali e tecnici e come espressione delle operazioni di costruzione e manutenzione, spesso è stato affrontato nella ricerca di una coerenza dell’opera in sé ed in relazione al contesto. Si può affermare che, con il progressivo allontanamento del destinatario dal processo formativo dell’opera, le soluzioni siano state declinate, piuttosto, verso la coerenza in sé. Ciò corrisponde ad una visione estetizzante dell’opera di architettura anche quando questa sia frutto di un approccio funzionalista.

Questa visione estetizzante è emblematica di quanto l’ideologia sia lontana dal contesto con cui interferisce. Essa, infatti, non ne rappresenta le effettive problematiche e inficia il percorso progettuale sin dai suoi presupposti.

L’equivoco nasce nella rappresentazione del contesto che non viene definito nella sua globalità e complessità ma, di volta in volta, osservato da angolazioni arbitrarie e strumentali a scopi spesso estranei all’ecologia.

Se per arte si debba intendere quell’attività finalizzata alla realizzazione di opere che rappresentino lo spirito di un’epoca, vista come attività globale, l’arte del progettare, non risiede nell’opera finale ma nel processo formativo che la determina.

Solo così un’opera può, nell’era dell’informazione, essere un media e non un mero supporto.

(3)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 3 In un problema di progettazione, come in qualsiasi altro problema, descrivere

significa operare una selezione di informazioni dalla realtà osservata.

Ogni linguaggio, essendo convenzionale, trasmette informazioni traducendo la realtà in un campo la cui natura è altra dal campo di informazioni analizzato.

Il linguaggio del disegno, ad esempio, ha proprie regole formative e fornisce una possibile proiezione del problema. Altri linguaggi come quello matematico rendono contezza di aspetti quantificabili, tutti i linguaggi traducono la realtà osservata in parametri mettendo a fuoco, da diverse angolazioni, aspetti eterogenei.

I mezzi linguistici sono per loro natura selettivi e i parametri individuati vengono successivamente elaborati da regole proprie del linguaggio stesso.

I limiti della conoscenza sono dunque legati a questa necessaria selezione e traduzione e dunque al rischio di una perdita di aderenza tra i concetti elaborati e la realtà osservata.

A questa operazione, evidentemente culturale, è legato un “principio di indeterminatezza” che rende conto dell’impossibilità di conoscere un aspetto del problema senza modificarne la natura stessa. La soluzione fornita al problema posto sarà pertanto sempre e comunque non aderente a quella ottimale.

(4)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 4 Da queste considerazioni deriva l’impossibilità, sin dalla formulazione, di

prevedere le conseguenze effettive di alcune scelte. La difficoltà di aderire alla realtà è, dunque, presente indipendentemente dalla complessità delle dinamiche che la caratterizzano.

L’approccio al problema con l’utilizzo di più linguaggi rende conto della natura sia diacronica che sincronica di certe problematiche. Tuttavia una tale coscienza della realtà è frutto delle nostre stesse interazioni con essa: anche un’astrazione ottenuta con mezzi linguistici non consente di ottenere una posizione completamente svincolata dal fenomeno osservato e a nulla pare valere il considerare anche le semplici proposizioni verbali come fatti: oggetti reali. Questo significa soltanto spostare un po’ più in là il confine del reale: anche la pura astrazione sarebbe a noi preclusa.

Presa coscienza dei limiti sulle nostre possibilità di conoscenza si può definire il progetto, ed ogni attività ad esso legata, come una proiezione della realtà in divenire la cui rispondenza può e deve essere verificata e corretta solo in opera, attraverso un monitoraggio continuo delle conseguenze che esso determina sul contesto, in funzione di un processo mai definitivo e sempre sfasato rispetto alla realtà.

Un’ecologia è possibile solo rendendo l’opera di architettura l’espressione condivisa e aperta di una società narrativa.

Per riuscire a comprendere la natura del problema da affrontare occorre dare una definizione di complessità onde poter distinguere ciò che è complesso da ciò che è complicato. Secondo Abraham Moles “un prodotto è complicato quando gli

elementi che lo compongono appartengono a numerose classi differenti; mentre è complesso se contiene un gran numero di elementi raggruppabili però in poche classi” (B. Munari – Da cosa nasce cosa – 1981).

Siamo in grado di ipotizzare che i vari linguaggi, adottati nella traduzione/descrizione/definizione di un problema, siano uno strumento che l’uomo ha scoperto per trasformare ciò che è naturalmente complicato, in qualcosa di complesso. Tuttavia questa tendenza naturale dell’uomo alla riduzione e alla semplificazione, alla separazione in classi omogenee dei dati del problema, lo espone al pericolo del cumularsi di effetti dovuti alle esclusioni operate dai suoi

(5)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 5 modelli, cioè dalla mancata consapevolezza di talune conseguenze delle sue

scelte.

La maggioranza dei modelli umani è lineare, su di essi e sugli schemi comportamentali degli uomini che lo hanno preceduto l’uomo forma la sua sensibilità: la sua educazione è il risultato del suo comportamento e viceversa.

Rispetto alla molteplicità degli eventi, che paiono irriducibili ad una unità coerente, l’uomo deve continuare a pensare in termini globali e, per evitare il caos, deve fissare e imporsi delle regole.

In linea di principio queste regole potrebbero anche essere arbitrarie, purché conosciute: “il classico che scrive la sua tragedia osservando un certo numero di

regole che conosce è più libero del poeta che scrive quel che gli passa per la testa ed è schiavo di altre regole che ignora” (R. Queneau – Segni, cifre e lettere –

1981).

Tuttavia un riferimento oggettivo esiste ed è rappresentato dalla tradizione, dalla continuità del paradigma rispetto al quale, ogni mutamento in atto, può essere verificato e controllato.

La ricerca strutturalista, ad esempio, punta all’individuazione delle invarianti di un sistema in relazione alle quali poter misurare la distanza dei mutamenti. Tuttavia, come noto, ha prodotto sistemi complessi e rigidi incapaci di modellarsi in itinere.

In Italia, ad esempio, la pianificazione urbana è stata improntata, nel periodo cruciale della ricostruzione post-bellica, a considerare la città come un insieme scomponibile in sottoinsiemi più piccoli, fino ad una sorta di atomizzazione della struttura nelle sue componenti di base, sistemi non più riducibili.

Nei sistemi urbani fortemente storicizzati, le conseguenze di una pianificazione improntata al funzionalismo ha condotto, infatti, all’assenza di relazione tra il centro e la periferia, con la conseguente perdita di valori e, addirittura, di senso nei rapporti tra gli individui e tra questi con l’ambiente.

La prima obiezione che si può porre, in merito all’analisi del contesto, sta nel ritenere un elemento della struttura modellata non più suscettibile di ulteriore scomposizione. È evidente che il limite venga imposto da considerazioni politiche e ideologiche spesso legate a convenienze contingenti ben poco controllabili. In

(6)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 6 una pianificazione che si avvalga delle competenze di un gruppo eterogeneo di

analisti, comprendente gli stessi utenti finali, il livello di soddisfazione che consente di ritenere esaurita l’analisi può essere, quantomeno, ponderato.

La seconda obiezione è sulla sintesi del modello adottato.

Un approccio funzionalista si giustifica nell’ipotesi che i sistemi di una città siano strutturabili, in maniera gerarchica, secondo schemi ad albero. Tale gerarchia di insiemi e sottoinsiemi esclude la possibilità di sovrapposizioni, cioè non esistono insiemi con elementi in comune. Una struttura che ammetta, invece, sovrapposizioni (semi-lattice) consente di tener conto di una quantità estremamente più ampia di possibilità: gli elementi possono essere raggruppati in insiemi/sistemi diversi tra loro, ma connessi.

“Un albero costituito da 20 elementi può contenere al massimo 19 sottoinsiemi oltre i 20 costituiti da ogni elemento isolato, mentre un semi-lattice costituito dagli stessi elementi può contenere più di 1.000.000 di sottoinsiemi diversi” (C. Alexander – Note sulla sintesi della forma – 1964).

Un struttura ad albero è un caso molto semplice di semi-lattice.

Si può comprendere come la scelta di un modello operativo riduca intrinsecamente le possibilità di informazione nell’analisi di un problema. Questo impoverimento determina una tale distanza, tra realtà e modello, da inficiarne le possibilità operative.

Possiamo rilevare che, nelle città che si sono formate e sviluppate in un tempo lunghissimo (città naturali), i sistemi in atto sono ricchissimi di sovrapposizioni, per contro, le città di fondazione recenti (città artificiali) sono state pensate e strutturate come alberi.

Presa coscienza che la città “complicata” non possa più essere sintetizzata come un organismo unitario, gli ultimi venti anni sono stati caratterizzati dall’attivismo dei progettisti volti a concentrarsi su singoli episodi architettonici o

(7)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 7 addirittura su singoli sistemi tecnologici “di facciata” che dessero risposte formali

e materiali ai corpi edilizi considerati, ormai, come meri oggetti di design.

Anche il dibattito scoppiato attorno alla città medioevale è stato affrontato con metodi antiquati mirati a vedere la città come “opera d’arte totale” o affrontato con teorie estemporanee mirate ad interpretare i sistemi e sub-sistemi urbani come reti in un campo di comunicazione: “Stazioni, aeroporti, centri conferenze,

alberghi e autogrill, dove i flussi di traffico si incrociano e confluiscono, vengono esasperati a livello mediale nel loro significato, quali punti transitori di connessione sociale. […] L’urbanità esiste nel migliore dei casi sul monitor o sul marciapiede del binario”. (O.M. Ungers, S. Vieths – La città dialettica – 1993).

La città del nostro tempo pare essere un insieme di “non-luoghi” privi di identità dove la relazione sociale avviene nella sovrabbondanza d’avvenimenti, d’intersezioni, di individualità. “Lo spazio del non-luogo non crea né identità

singola, né relazione, ma solitudine e similitudine. (M. Augé – Non-luoghi, introduzione a una antropologia della sur-modernità” – 1992).

Secondo Oswald Mathias Ungers, l’incapacità di dare risposte unitarie ai problemi sociali, economici e formali della città, dovrebbe portare, le figure coinvolte nella pianificazione urbana ed in particolare i progettisti, a considerare la città piuttosto come un insieme complesso di molti luoghi, sovrapposto in più strati dove, in maniera complementare si integrano pensieri, proposte e sistemi.

Di volta in volta i problemi dovrebbero essere affrontati considerando i luoghi come sistemi aperti ed in relazione al campo di opportunità offerto dalla città attuale. La città attuale si presenta, dunque, come una natura da indagare nella sua presenza, e non attraverso una modellazione e rappresentazione ideale, scoprendone i caratteri attuali, che la contraddistinguono nella sua molteplicità e diversità. Si tratta insomma di un arte urbanistica guidata da strategie volte alla scoperta e non all’invenzione.

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in

(8)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 8 mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. (I. Calvino – Le

(9)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 9

1.2 – SISTEMA: LUOGO – AMBIENTE – PAESAGGIO –

TERRITORIO – COSTRUITO.

Con il termine “sistema” intendiamo un insieme di oggetti congiuntamente ai rapporti tra gli oggetti stessi e tra i loro attributi. “Sistema” anche dal punto di vista etimologico si riferisce a “ciò che tiene assieme o che è solidale”. In tal senso Aristotele aveva una visione sistemistica quando asseriva che il tutto µe maggiore della somma delle parti. Il comportamento del sistema emerge dal coordinamento dei singoli elementi nel loro insieme e tenendo conto dei legami interni tra questi elementi e tra di essi e l'esterno, per cui non é sufficiente considerare la semplice somma dei comportamenti individuali.

Il termine sistema fa immediatamente ed intuitivamente pensare ad un’entità costituita da un insieme di parti interconnesse che si intende studiare nell’interazione e nel comportamento complessivo nel tempo. Si tratta quindi di esaminare questa entità sia dal punto di vista strutturale sia dal punto di vista del suo funzionamento nel tempo.

Si consideri un portacenere di forma quadrata ed uno di forma tonda. Dal punto di vista di un ingegnere meccanico o dei materiali si tratta di due oggetti diversi per come sono realizzati e costruiti. Dal punto di vista di un ingegnere sistemista invece sono due oggetti uguali, in quanto non interessa come sono fatti e come sono costituiti al loro interno, bensì come funzionano, il loro comportamento, nel senso che entrambi hanno la funzione di raccogliere la cenere.

Si comincia a capire quindi che la parola sistema suggerisce il concetto di modello del comportamento. Ma i modelli hanno la caratteristica di essere parziali:

1. dipendono dagli obiettivi, dagli interessi e dai punti di vista di chi li crea; 2. una stessa entità può avere diversi modelli (sistemi astratti) che lo descrivono;

3. un modello rappresenta un aspetto parziale dell’entità e non coincide con l’entità stessa.

Norbert Wiener, considerato il padre della Cibernetica è l'autore del famoso esempio del gatto. Consideriamo un gatto qualsiasi, magari quello domestico che

(10)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 10 vive in casa con noi. Qual è il migliore modello che si può dare di questo gatto?

Forse un altro gatto, magari anch'esso domestico piuttosto che selvatico. O meglio, il gatto stesso considerato! Perché anche tra gatti domestici ci sono differenze!

Il concetto di "ecosistema" (οικο + συστηµα = sistema ambiente) rappresenta la più feconda applicazione della teoria sistemica in materia ambientale. Come indica il termine stesso, si vuole metter in evidenza l'originalità e l'unicità cui pervengono l'insieme delle componenti biotiche (biocenosi) ed abiotiche (biotopo) nel momento in cui si trovano a relazionarsi ed interagire profondamente. Col termine biocenosi si intende la comunità vivente formata da specie vegetali, animali e microrganismi: parliamo, quindi, di un associazione biologica determinatasi soprattutto a causa delle condizioni climatiche, pedologiche, idrologiche presenti in un determinato spazio geografico, ossia un biotopo, che funge da "supporto attivo" della comunità vivente.

La biosfera è data dall'insieme di una pluralità di ecosistemi caratterizzati da diverse dimensioni: i biomi (macroecosistemi delimitati soprattutto in base al clima e alla vegetazione) contengono a loro volta una miriade di ecosistemi intermedi o molto piccoli che, proprio a causa delle loro ridotte dimensioni, sono facilmente soggetti al mutamento. Se in un primo tempo questi ultimi sono stati profondamente modificati dall'intervento dell'uomo, oggi i forti cambiamenti climatici, a seguito delle continue emissioni di CO2 ed altri gas-serra stanno determinando un'alterazione anche a livello dei biomi terrestri: il problema ambientale deve esser affrontato non solo a livello locale ma soprattutto attraverso interventi e coordinamenti globali.

In ecologia si definisce ambiente l’insieme dei fattori esterni a un organismo che ne influenzano la vita. Il termine viene anche inteso, in senso più ampio, come il complesso degli elementi naturali (la flora, la fauna, il paesaggio) e delle risorse che circondano un determinato organismo e, in particolare, gli esseri umani.

L’Ambiente si configura come un complesso attivo di elementi che si muovono in un contesto comune, che si influenzano reciprocamente. Non è solo un insieme di fatti (gli elementi che lo compongono), ma anche luogo di atti (le dinamiche che tra questi stessi elementi intercorrono). L’ambiente è più un luogo di

(11)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 11 modificazioni e di processi storici, che non una questione di essenze e di concetti

in cui vivono l’una accanto all’altra natura e cultura. Nel Vocabolario della Lingua Italiana dell’Enciclopedia Treccani (1986), ambiente è definito “la natura,

come luogo più o meno circoscritto in cui si svolge la vita dell’uomo, degli animali, delle piante, con i suoi aspetti di paesaggio, le sue risorse, i suoi equilibri, considerata sia in sé stessa sia nelle trasformazioni operate dall’uomo e nei nuovi equilibri che ne sono risultati, e come patrimonio da conservare proteggendolo dalla distruzione, dalla degradazione, dall’inquinamento”.

La parola “ambiente” rimanda nello stesso tempo a “ciò che circonda” e a “ciò che è circondato”: la biosfera e i suoi equilibri, il paesaggio, le piante, gli animali, gli esseri umani. Per questo, il termine è così vicino al classico “natura”.

Ma “natura” ha, nel lessico filosofico generale, un significato più ampio: è l’insieme di ciò che esiste, il processo di nascita e di trasformazione delle cose, la loro essenza e legge, o anche, per la tradizione idealistica, l’opposto della mente razionale; “ambiente” possiede un senso meno metafisico, più concreto e vicino all’esperienza. Il termine “ambiente” presenta il vantaggio di una minore definitezza, che ci dà modo di indicare non solo la terra e i suoi equilibri, le diverse specie animali e vegetali, ma anche le formazioni culturali che derivano dal rapporto dell’umanità con la natura circostante, il paesaggio naturale e storico, ecc. I fenomeni e le dinamiche che la parola “ambiente” ci permette di osservare sono numerosi e vari, rispetto a quelli indicati dalla parola “terra”, e allo stesso tempo più concreti e circoscritti rispetto a quelli indicati dalla parola “natura”.

Per ambiente naturale si intende normalmente l'insieme dei fattori che influenzano gli esseri viventi, spontaneamente regolati dal corso della natura, in contrasto con altri ambienti o milieu "non naturali" in quanto creati dall'uomo.

L'ambiente costruito è l'insieme delle realizzazioni umane che trasformano l'ambiente naturale. Il primario stato viene modificato e rimodellato dall'uomo adattandolo alle sue esigenze.

Ambienti costruiti, sono gli agglomerati edilizi e di infrastrutture, urbani e non, dai paesi alle megalopoli, le aree rurali od anche le zone allo stato naturale attraversate da attrezzature di collegamento (vedi autostrade, ferrovie ecc. nel deserto, o attraverso catene montuose). L'ambiente costruito è quindi la fusione

(12)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 12 dell'elemento naturale con le opere dell'essere umano, tema che si riallaccia ai

concetti propri dell'urbanistica e della pianificazione territoriale in stretto rapporto alle competenze scientifiche dell'ecologia.

La combinazione dei due elementi può essere positiva o negativa: se la progettazione del costruito è in armonia con la struttura naturale, si crea un nuovo sistema in equilibrio ed una valorizzazione dell'ambiente in sé; (esempio: la storica campagna toscana in Italia). Se invece le sovrastrutture costruite non creano un amalgama con la componente naturale si ha un disequilibrio e una disgregazione anche dell'elemento naturale con creazione di inquinamento ambientale.

La storia dell’idea di paesaggio, soprattutto a partire dal romanticismo, si è collegata alla riflessione sul bello e alla storia dell’estetica, tanto più dopo che quest’ultima ha cominciato ad estendere il proprio sguardo oltre la tradizione della filosofia dell’arte; e proprio nella sua accezione più squisitamente estetica, l’amore per il paesaggio è stato un valore fondante dello stesso pensiero ecologico.

Tra i primi a parlare di paesaggio ricordiamo anche, agli inizi del XIX secolo, Alexander von Humboldt, che nella sua aspirazione a descrivere il mondo e le sue innumerevoli diversità si sforzò di trovare le ragioni di tali diversità, utilizzando le conoscenze naturalistiche con le quali poteva spiegare i complessi meccanismi che legano tra loro, secondo influssi reciproci, fenomeni attinenti alla geosfera, all’atmosfera e alla biosfera.

La sua visione naturalistica, di base scientifica, è stata rivista da diversi geografi. Alcuni, di scuola deterministica, ritenevano che l’uomo fosse condizionato dalla natura nel suo agire; altri, come i rappresentanti della scuola francese di geografia, capeggiata da Vidal de la Blache, assegnavano all’uomo una libertà di scelta nel suo operare, sia pure in un campo di possibilità più o meno ampie offerte dalla natura.

La nozione di paesaggio è ancor oggi divisa da questi due orientamenti che riguardano il ruolo assunto dall’uomo nel costruire il paesaggio.

Il primo si inserisce nella visione ecologista, che studia e si interroga sulla capacità dell’uomo di modificare e turbare gli equilibri naturali. L’altro

(13)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 13 orientamento, che mette al centro del paesaggio l’uomo (attore e percettore), dà

molta importanza alla percezione, tramite sensoriale attraverso il quale l’uomo si rapporta alla natura.

Il paesaggio ha assunto oggi un ruolo culturale centrale di fronte al dilagare degli interventi modificatori dell’uomo connessi all’indutrializzazione e al liberismo economico che ha assegnato valore al suolo, vi è così il rischio che il paesaggio venga derubato della sua naturale connotazione, che ne si cancelli la memoria, la quale è componete essenziale della sua identità. Al tempo stesso il paesaggio è diventato una preoccupazione degli urbanisti, degli amministratori e di chi presiede al governo dei territori.

In proposito si fa spesso distinzione tra paesaggio agrario e paesaggio urbanizzato (per non parlare di paesaggio naturale). Ma la vita urbana è ormai penetrata nelle campagne e questa distinzione, nei paesi più avanzati, non ha quasi più senso, anche se è tuttora importante nella ricerca storica, che si interessa alle epoche in cui città e campagna davano vita a paesaggi globalmente intesi come manifestazione dei modi di organizzazione del territorio, con tutta la connessa complessità propria del mondo moderno, che ha fatto scomparire quelle visioni del paesaggio di ieri, quadro piacevole, gradito, confortante del vivere. L’eccesso produttivo e l’urbanizzazione sempre più spinta produrranno paesaggi sempre più lontani da quelle aspirazioni proprie dell’uomo secondo le quali si cerca nel paesaggio il riflesso migliore del proprio agire nella natura.

Il concetto di «Luogo» è controverso. Da un lato, associandolo alle prospettive postmoderne e tradizionali, esso si riferisce alla considerazione che l’identità e il suo sviluppo derivino dalle condizioni in cui le persone vivono e da come gli edifici sono costruiti. Da un altro punto di vista, quello moderno, il luogo è visto come una profonda alienazione da una astratta condizione dell’esistenza sociale, che può essere realizzata in modo soddisfacente solo se si modifica la lettura dei luoghi della vita presente, verso una prospettiva spaziale illimitata del divenire. In entrambi i casi, tuttavia, sia nella chiave di lettura tradizionale e postmoderna che in quella moderna, l’architettura è profondamente legata a come i luoghi sono e come essi «funzionano». Ancora, in rapporto a ciò, gli edifici spesso non sono chiaramente connessi agli ambiti dove sono collocati.

(14)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 14 Il termine luogo, con la nozione correlata di paesaggio, visiva rappresentazione

del territorio, ha subito un significativo rilancio negli studi e nelle ricerche contemporanee, sia in campo sociologico che architettonico.

Il significato di luogo poggia sull’idea che i territori hanno una singolarità che dà il senso e il materiale sostentamento a coloro che li abitano e che costantemente li ricreano. Anche i cosiddetti non-luoghi, come possono essere i terminal degli aeroporti e le sale di attesa degli ospedali, hanno le loro specifiche peculiarità, configurate sia da coloro che in essi vi lavorano, sia da coloro che in essi sono di passaggio, caratteristiche che non vengono riconosciute da quanti vedono invece solamente una monotonia spaziale.

I luoghi sono senza sosta in divenire, essi non sono mai in una condizione statica d’essere. Il vero potere del luogo, tuttavia, sta nella misura in cui la memoria sociale è rappresentata da siti determinati. L’architettura si occuperà sempre della costruzione nei luoghi, rendendo così, continuamente, gli stessi luoghi complici nella sua realizzazione.

La nozione di luogo è più ampia di quella di sito. Il sito è parte, con carattere unitario rispetto a precisi parametri, di un luogo. Non ne è però parte come sottoinsieme ad esso omogeneo, ma come ‘contesto’ rispondente a particolari parametri di lettura storico-critica.

Temine di ampio utilizzo in vari contesti. Nel progetto architettonico e nella lettura storico-critica di una architettura, esso individua normalmente:

• il carattere della conformazione fisica del terreno nel quale il progetto è localizzato,

• l’insieme delle relazioni fisiche, del progetto o dell’architettura costruita in esame, con

• il contesto osservato anche nelle sue stratificazioni storiche.

Il sito ha un perimetro, il contesto no. Il sito sta dentro un contesto. In una città, il sito svolge il ruolo di sistema unitario di riferimento, indispensabile alla messa a fuoco dei caratteri di contesto propri di un progetto architettonico o di un’opera realizzata (singola costruzione e complesso). Un sito è composto da elementi artificiali e naturali: muri, alberi, movimenti del terreno, edifici, organizzati in brani di città qualificati da precise morfologie, monumenti, aree libere.

(15)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 15 Tali elementi costituiscono margini e fuochi del sito: accentrano, racchiudono,

delimitano. Si colgono i fattori e le potenzialità di un sito sia tramite un esercizio percettivo che in una lettura delle sua struttura interna e storicamente stratificata.

Le peculiarità del sito si riconoscono attraverso una sua lettura analitica. Essa è preliminare ed essenziale al progetto, che veicolerà una propria “idea” correlata, o in dialogo, con le potenzialità che il sito manifesta.

Pertanto la costruzione di un nuovo manufatto o l’introduzione di una modifica delle costruzioni esistenti costituisce sempre una alterazione (positiva o negativa, a vari gradi) di un sistema spaziale, che l’esercizio percettivo e la lettura storico-critica hanno individuato come sito unitario rispetto a precisi parametri interpretativi.

A questo proposito sono utili alcune riflessioni sul rapporto tra paesaggio e luogo, e di come il paesaggio risulti formato da un insieme di luoghi anche diversi tra loro e da una coesistenza di caratteristiche naturali ed antropiche. La valenza di un paesaggio è spesso determinata dall’armonia tra queste due fondamentali componenti. Il concetto di "luogo" è di sovente e banalmente sostituito da quello di "paesaggio" che evidentemente rappresenta un concetto astratto se disgiunto dall’analisi delle sue specifiche componenti. E’ analizzando le sue componenti che si arriva alla comprensione della sua specificità. Un luogo è tale se è riconoscibile la sua identità che dipende dalla sua collocazione geografica e culturale, dalla configurazione spaziale e dalle caratteristiche della sua articolazione. Un luogo per definirsi tale deve quindi possedere i requisiti per essere spazio "identitario, relazionale e storico". In questo senso, l’uomo "abita" un luogo e lo rende coerente con il suo portato culturale e la sua coscienza spontanea. L’architettura quindi diventa la mediazione tra gli aspetti naturali di un luogo e la necessità dell’uomo di abitare.

La funzione dell’architettura è perciò quella di comprendere la "vocazione" del luogo interpretando quello che quel "luogo vuole essere" rispetto all’ambiente naturale; solo quando vi è questa comprensione l’architettura è in grado di contribuirvi.

Abitare un luogo ha significati diversi rispetto al vivere in un determinato luogo, in quanto posso vivere in un luogo e non avere senso di appartenenza ed

(16)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 16 identificazione con esso, ma al contrario abitare un luogo significa essere in

coerenza culturale con lo stesso.

Oggi la qualità del paesaggio non è determinata esclusivamente da fattori estetici, come voleva la tradizione ottocentesca, ma dalla sovrapposizione di elementi peculiari, secondo l’interpretazione urbanistica corrente che il territorio ha valore nel suo complesso. Questa definizione è confermata dai principi della Convenzione Europea del Paesaggio per i quali il valore di un territorio è la conseguenza diretta delle relazioni tra luogo, storia, natura e società locali. La pianificazione del Paesaggio anche se di competenza regionale(Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio DL 42/04), opera attraverso la sinergia degli enti territoriali competenti(LR 1/05) in materia urbanistica e paesaggistica.

In applicazione ai criteri e alle metodologie indicati nella Convenzione Europea il valore paesaggistico di un territorio è determinato dalla somma delle relazioni tra luogo, storia, natura e società locali, allontanandosi dal concetto puramente estetico e vincolistico applicato fino ad oggi.

Secondo“Convenzione Europea del Paesaggio”, 20 ott 2000, “Paesaggio designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” (art.1 C.E.); è, ovunque, “un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati come in quelli di grande qualità; nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana” (Preambolo C. E.).

Il campo di applicazione è dunque “tutto il territorio”, “riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani”; “ogni paesaggio costituisce un ambito di vita per la popolazione che vi risiede; esistono interconnessioni complesse tra paesaggi urbani e rurali; la maggior parte degli Europei vive nelle città (grandi o piccole), la cui qualità paesaggistica ha un’enorme influenza sulla loro esistenza; (…) i paesaggi rurali occupano un posto importante nella sensibilità europea (…); profonde modifiche subiscono attualmente i paesaggi europei, in particolar modo quelli periurbani” (par.45, art.2, C. E.)

La valutazione di qualità paesistica “potrebbe venir effettuata senza che si proceda necessariamente a stabilire una scala precisa di valori”, ma con l’obiettivo

(17)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 17 di “fornire una base che consenta di determinare quali elementi, nel paesaggio di

una zona determinata, sono preziosi al punto da doverli proteggere; quali caratteristiche richiedano una gestione volta a preservare la qualità del paesaggio, e quali elementi e quali zone meritano che se ne preveda la valorizzazione”(art.6 C.E.).

Il termine “paesaggio” è il nodo centrale di ricerca di una nuova qualità dello spazio pubblico. Tale obiettivo mira a definire modalità di intervento, di progetto e/o “processo che stabilisce ordine, gerarchie, possibilità di combinazione tra gli elementi e le parti”.

E’ noto che nel paesaggio si cerca oggi di controllare i problemi conseguenti all’incidenza visuale di agenti di impatto negativo. Si intende infatti valorizzare punti di vista come fondamenti d’ordine non solo percettivo ma anche di sicurezza per il pubblico e di gerarchizzazione delle più complesse relazioni di contesto. Interviene a questo livello quella contiguità tra paesaggio naturale, che ha il suo vertice storico nel giardino, e paesaggio culturale, sintetizzato storicamente nella città, che consente oggi un uso generalizzato del termine paesaggio.

Secondo il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (Decr. Leg. 22 genn. 2004, n. 42) dopo aver indicato che il patrimonio culturale italiano è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici, all’art.131-1 si dichiara che “per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.

Un territorio è un’ area definita o delimitata che include porzioni di acque e/o terreni, considerata possedimento di un animale, di una persona, di un’organizzazione o di una istituzione.

Il concetto di “territorio” ha subito, specialmente negli ultimi decenni, una trasformazione radicale: da semplice risorsa materiale suscettibile di sfruttamento, da spazio controllabile nel quale le differenziazioni sono viste come resistenze alla trasformazione, si è giunti ad una interpretazione in cui è riconosciuto il carattere relazionale e incerto proprio di un sistema complesso.

La conoscenza del territorio passa attraverso il riconoscimento delle interazioni tra dinamiche a differente scala (globale/locale) e tra le dinamiche tra l’osservatore e l’oggetto osservato (abitante/territorio); il territorio non è più il

(18)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 18 medium neutro su cui si svolgono gli eventi, ma è il frutto delle dinamiche

interattive che si svolgono continuamente tra di essi.

Un prezioso contributo è fornito da Magnaghi (2000), per il quale il territorio è un «soggetto vivente ad alta complessità», intendendo per soggetto vivente nè il complesso di ecosistemi, nè la società presente che vive in un determinato luogo e neppure il milieu (inteso come giacimento socioculturale di un luogo). Per tale autore il territorio è soggetto vivente in quanto prodotto dalla interazione di lunga durata tra insediamento umano ed ambiente, ciclicamente trasformato dal succedersi delle civilizzazioni; non è un oggetto fisico, («il territorio non esiste in natura»), piuttosto rappresenta l’esito di un «processo di territorializzazione», ovvero un processo di strutturazione dello spazio fisico da parte della società insediata; il suolo, la terra, l’ambiente fisico, il paesaggio, l’ecosistema, l’architettura, le infrastrutture non sono ancora il territorio, essi ne rappresentano i supporti fisici e simbolici.

La specificità del territorio consiste nel suo essere esito della capacità di strutturazione simbolica dello spazio, consentendo il riconoscimento di una correlazione fra luogo fisico e spazio culturale, simbolico, economico della società insediata; il territorio è inscindibile sia dai suoi supporti materiali che dalle diverse forme di appropriazione che si sono succedute

Il territorio assume diversi significati in base al contesto in cui lo troviamo: geografia, pedagogia, diritto, psicologia, biologia, sociologia, economia, urbanistica.

In geografia il territorio è un artefatto sociale derivato dai processi umani di territorializzazione che indica il rapporto tra l’ uomo e l’ambiente.

In pedagogia è lo spazio occupato dalle persone che favorisce l’ apprendimento, il senso di appartenenza, la costruzione e l’ evoluzione positiva del sé per la formazione integrale della personalità.

Per il “diritto” il territorio è formato da terraferma, mare territoriale, spazio territoriale, sottosuolo e territorio mobile. Il territorio è lo spazio su cui sono efficaci le norme giuridiche.

In psicologia gli studiosi del territorio studiano il comportamento dei territorio per comprendere i meccanismi di difesa del territorio stesso da parte degli

(19)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 19 organismi che vi si trovano all’ interno e il luogo psicologico di libero movimento

in senso fisico e mentale.

In biologia, un organismo che difende un’ area delle intrusioni e dagli attacchi esterni si dice che marca e difende il territorio

In sociologia è il luogo o porzione di territorio in cui interagiscono le strutture sociali, le regole sociali ed i processi che uniscono (e separano) le persone non solo come individui ma come componenti di associazioni, gruppi ed istituzioni. Riguarda la vita sociale di uomini, gruppi e società.

In economia riguarda il territorio e lo studio della gestione delle risorse da tutelare per lo sviluppo, la qualità e il benessere e l’utilizzo delle risorse naturali (acqua, aria, suolo, ecosistemi della flora e della fauna) e risorse essenziali (città, paese, paesaggio, materiali della civiltà e infrastrutture).

In urbanistica (disciplina che studia la creazione di zone per l’ insediamento demografico per favorire e realizzare le condizioni favorevoli alla vita e alla attività produttive degli abitanti) è lo spazio geografico riguardante zone urbanizzate dove è possibile effettuare la progettazione, la regolamentazione e lo sviluppo dell’ ambiente costruito che è l’ insieme delle realizzazioni umane (architettura, ambienti abitati, lavorazioni agricole, autostrade e ferrovie) che trasformano l’ ambiente naturale dove il primario stato viene modificato e rimodellato dall’ uomo adattandolo alla sue esigenze. L’ urbanistica comunica attraverso i piani. Attraverso l’urbanistica ci si propone anche di agire su un territorio con l’obiettivo di migliorare le conseguenze insediative, attraverso la riqualificazione del territorio stesso.

(20)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 20

1.3 – ECOSOSTENIBILITÀ, SISMICA E

BIOCOMPATIBILITÀ: IL LEGNO COME MATERIALE DA

COSTRUZIONE.

Il dibattito sulla questione ambientale è nato tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso ed ha prodotto una molteplicità di definizioni di Sviluppo Sostenibile. All’inizio ebbe come nodo centrale il rapporto tra economia e ambiente, per preservare la qualità del patrimonio naturale e nella consapevolezza che, essendo le risorse del pianeta destinate ad esaurirsi, si rendesse necessaria la revisione dei modelli di sviluppo per renderli maggiormente equilibrati.

Nel 1972 a Stoccolma ebbe luogo la prima conferenza mondiale sui temi ambientali. Fu adottata una Dichiarazione all'interno della quale la tutela dell'ambiente diveniva parte integrante dello sviluppo, uno sviluppo compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse.

La percezione del Pianeta come sistema chiuso, nel quale ogni risorsa naturale trova i suoi limiti nella disponibilità e nella capacità di assorbimento dell'ecosistema, in altre parole la coscienza dei limiti dello sviluppo, aprì in quegli anni la strada ad un dibattito profondo e ad una crescente attenzione da parte della comunità scientifica e della società civile.

Da allora, nei simposi governativi internazionali derivarono varie definizioni di sviluppo sostenibile.

Dalla consapevolezza di voler operare verso azioni orientate alla ecogestione del territorio e delle attività antropiche prende avvio il concetto di "Sostenibilità" e "Sviluppo Sostenibile", contenuto nel Rapporto "Our Common Future" (1987) della World Commission on Environment and Development (Commissione Bruntland), che gli diede la sua accezione più nota, ovvero lo sviluppo che “garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”.

Il concetto informatore di questo modello di sviluppo, compatibile con le esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse e capitale dell'umanità, ripropone una visione del mondo nella quale il fine ultimo è rappresentato dal raggiungimento di una migliore qualità della vita, dalla diffusione di una

(21)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 21 prosperità crescente ed equa, dal conseguimento di un livello ambientale non

dannoso per l'uomo e per le altre specie viventi e nel quale sia possibile una più equa accessibilità alle risorse.

Nascono proprio in quegli anni i presupposti dell'economia ecologica e dell'economia ambientale.

Un'evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile si registra in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 che, nella sua Dichiarazione, sancisce i 27 Principi su ambiente e sviluppo, i Principi delle foreste e l'Agenda 21, ancora oggi vivi ed attuali.

Lo sviluppo sostenibile assume quindi le caratteristiche di concetto integrato, avocando a sé la necessità di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili di Ambiente, Economia e Società, dato che risulta evidente come l'azione ambientale da sola non possa esaurire la sfida: ogni piano o politica di intervento, infatti, deve rispondere ad una visione integrata e definire sia impatti economici che sociali ed ambientali.

Il modello di sviluppo che ne consegue è quello nel quale il progresso tecnologico sostenibile si pone quale strumento per raggiungere l'obiettivo di un uso oculato delle risorse naturali diminuendo il consumo di quelle non rinnovabili, della limitazione dei rifiuti prodotti e della sostituzione del capitale naturale (territorio, risorse materiali, specie viventi) con capitale costruito (risorse naturali trasformate).

La Conferenza di Rio, contestualmente, lanciava la Convenzione sulla Diversità biologica, la Convenzione sui Cambiamenti climatici e quella sulla Desertificazione, adottata poi nel 1994.

Oltre ad affermare la necessità di integrare Ambiente, Economia e Società, il Summit di Rio Janeiro 1992 riconobbe l'importanza degli indicatori. La Commissione sullo Sviluppo Sostenibile, la UN CSD, deliberata a Rio, seguì questa raccomandazione e approvò un programma di lavoro sugli indicatori alla sua terza Sessione nel 1995 (CSD III).

Questo programma diede luogo alla preparazione di una working list di 134 indicatori, alla compilazione del format metodologico ed alla struttura per la loro organizzazione.

(22)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 22 L'agenda 21 è il programma di azioni indicato dalla Conferenza di Rio per

invertire l'impatto negativo delle attività antropiche sull'ambiente; “(...) riconosce

che operare verso lo sviluppo sostenibile è principale responsabilità dei Governi e richiede strategie, politiche, piani a livello nazionale (...)”.

L'Agenda definisce attività da intraprendere, soggetti da coinvolgere e mezzi da utilizzare in relazione alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (Ambiente, Economia, Società), ponendosi come processo complesso data la diversa natura dei problemi affrontati e gli inevitabili riferimenti alle più diverse scale di governo degli interventi.

Altri eventi salienti riguardanti lo sviluppo sostenibile si sono verificati negli anni che seguirono la Conferenza di Rio, e tra questi si ricordano:

• nel 1997, il Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici;

• nel 1998, la Convenzione di Aarhus sui diritti all'informazione e alla partecipazione ai processi decisionali;

• nel 2000, la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite sui valori sui quali fondare i rapporti internazionali del terzo millennio;

• nel 2000, a Montreal, il Protocollo sulla biosicurezza;

• nel 2001, a Stoccolma, la Convenzione sulle sostanze inquinanti non degradabili;

• nel 2002, a Monterrey, la Conferenza sui finanziamenti per lo sviluppo. Dal 1992 al 2002, i dieci anni che separano il Vertice di Rio da quello di Johannesburg, il Summit destinato a rafforzare l'impegno globale verso lo sviluppo sostenibile, si è diventati mano a mano consapevoli di come il cammino verso un mondo più sostenibile sia molto più lento e difficoltoso di quanto ci si aspettava e di come le prospettive stesse di Rio, a parte qualche progresso specifico a livello nazionale o regionale, non siano state mantenute.

Il Vertice di Johannesburg, conclusosi con la presentazione del Piano di attuazione e la definizione di cinque nuovi targets, si richiama agli eventi di Stoccolma e di Rio ed attribuisce al compimento del processo di Agenda 21 il ruolo fondamentale per la realizzazione dello sviluppo sostenibile.

Accanto ai pronunciamenti di organizzazioni governative internazionali ed agli strumenti varati per avviare percorsi di sostenibilità, si registrano azioni

(23)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 23 importanti, che testimoniano come i concetti informatori generali siano permeati

all'interno delle organizzazioni economiche.

L'ISO, l’Organizzazione internazionale per la normalizzazione, nell'aggiornare i propri standard sulla gestione per la Qualità, ha introdotto il concetto di sostenibilità.

L’ecosostenibilità è l'attività umana che regola la propria pratica secondo assunti ecologisti nel quadro dello sviluppo sostenibile.

Il concetto di biocampatibilità è stato trattato in maniera organica per la prima volta nella letteratura medico-chirurgica, per la quale esso definisce la particolare proprietà di sostanze, organi o materiali, di essere ben tollerati da un organismo vivente e comprende l’idea dell’accettazione di un impianto artificiale da parte dei tessuti circostanti e da parte del corpo come un tutt’uno.

Successivamente il termine biocompatibilità è diventato di uso comune anche nel linguaggio architettonico, quasi sempre accompagnato al concetto di ecosostenibilità.

Il parallelo con la medicina permette di definire la biocompatibilità in architettura come la caratteristica di quei materiali/componenti/sistemi/edifici che consente un loro equilibrato inserimento nel contesto naturale, evitando non solo qualunque forma di disattitudine, ma anche qualsiasi effetto nocivo sulla vita, ed in particolar modo sulla salute degli uomini, ad esempio nelle fasi di programmazione - progettazione - realizzazione - gestione di un organismo edilizio.

Si possono definire materiali biocompatibili in architettura, quelli che non provocano irritazioni e/o infiammazioni, non stimolano l’insorgere di reazioni allergiche e non causano nessuna altra forma di patologia.

Il legno, come materiale da costruzione, è tornato alla ribalta negli ultimi decenni in Italia con l’affermarsi delle nuove tecnologie che tendono a superar alcune note limitazioni di utilizzo ed d’impiego (prestazioni, dimensioni, disponibilità sul mercato), esaltandone al contrario le caratteristiche vantaggiose rispetto ad altri materiali tipici dell’edilizia come il calcestruzzo e l’acciaio.

Nell’ordine naturale la materia (soprattutto anidride carbonica) e l’energia fissate nel legno dovrebbero venire restituite all’ambiente in tempi abbastanza

(24)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 24 rapidi. Si tratta di fenomeni naturali che necessitano di condizioni di temperatura

e umidità specifiche, venendo a mancare le quali, non hanno luogo o procedono molto lentamente come è testimoniato dalla sopravvivenza, spesso secolare, di manufatti lignei, strutturali o meno. Questa capacità di alterare prolungandolo il ciclo dell’anidride carbonica rappresenta, oggi, una notevole attrattiva, in quanto consente una riduzione del bilancio dei gas ad effetto serra.

Il legname per impieghi strutturali proviene soltanto da boschi gestiti in maniera sostenibile: mediamente in Europa viene utilizzato circa il 65% della crescita (la sostenibilità è garantita fino al 90%) ed i boschi, correttamente gestiti da secoli, rimangono una fonte rinnovabile di occupazione per gli abitanti delle zone rurali.

Il ruolo fondamentale dell'impiego del legno per attenuare il cambiamento climatico viene sottolineato dall’Unione Europea nel Sesto Programma di Azione Ambientale: ogni metro cubo di legno impiegato in edilizia equivale ad 1 t di CO2 stoccata, per tutta la durata di vita del manufatto. La bassa conducibilità e

l’elevata inerzia termica rendono le strutture di legno ottimali per il risparmio energetico, che è del 20-30% rispetto ad una costruzione in laterizio e cemento di pari trasmittanza. Anche l’igroscopicità dei materiali a base di legno riduce parecchio le necessità di deumidificazione durante i picchi di affollamento, dal momento che questi materiali assorbono velocemente e cedono lentamente l’umidità prodotta.

Il costo delle strutture può essere del 15-25% inferiore, a parità di funzione, rispetto al cls armato o all'acciaio, le fondazioni possono essere ridotte grazie al minor peso delle strutture in elevazione, i tempi di esecuzione sono normalmente molto rapidi. La qualità del progetto diviene fondamentale per garantire l'efficienza, la sicurezza e la durabilità che le strutture di legno correttamente realizzate possono offrire. L'Eurocodice 5, ormai norma UNI EN definitiva, insieme alle recenti Norme Tecniche per le Costruzioni, offre un quadro di riferimento abbastanza completo.

(25)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 25 Ecologia.

Gli edifici usano circa il 41% dell'energia ed il 25% delle materie prime impiegate nei Paesi industrializzati, e lo fanno in maniera particolarmente inefficiente. Il grado di sostenibilità dell'edificio e/o dell'intero processo edilizio dev’essere definito in maniera il più possibile oggettiva e condivisibile dalle varie parti coinvolte (progettisti, imprese, utenti), se si vogliono comparare soluzioni alternative e monitorare i risultati delle azioni intraprese. Stanno sviluppandosi, anche in Italia, strumenti di valutazione basati su “liste di riscontro” ispirate ai principi del Green Building Challenge, come ad es. le “Linee Guida della Regione

Toscana”, ma sta crescendo l'uso di strumenti basati sull'Analisi del Ciclo di Vita

(LCA), più complessi ma sicuramente più oggettivi.

Strutture, tamponamenti e finiture a base di legno consentono, rispetto a quelle realizzate in laterizio, cemento o metalli, di ottenere un riscontro ottimale per tutti gli indicatori relativi ai seguenti obiettivi:

• utilizzare materiali locali, rinnovabili, traspiranti, salubri;

• ridurre il consumo di energia in tutte le fasi del ciclo di vita dell’edificio (produzione, trasporto, costruzione, esercizio, demolizione e smaltimento) e la quantità di fondazioni (grazie alla leggerezza delle strutture in elevazione);

• minimizzare l’impatto delle emissioni in acqua, aria e suolo in tutte le fasi del ciclo di vita dell’edificio;

• rendere facili modifiche, rimozioni, sostituzioni o integrazioni (impianti, ampliamenti, cambi di destinazione d'uso).

Altrettanto importante, è l'effetto dei materiali a base di legno sulla qualità dell'aria all'interno di un edificio: la bassa conducibilità, l’elevata inerzia termica ed igroscopicità dei materiali a base di legno riducono le necessità di riscaldamento in inverno e raffrescamento/deumidificazione in estate, dal momento che il legno assorbe velocemente e cede lentamente l’umidità, come dimostrato in una ricerca che ha considerato vari climi, dalla Finlandia alla Sicilia.

(26)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 26 Materiali impiegati in bioarchitettura: isolanti a base di legno e sughero,

membrane traspiranti.

I pannelli in fibra di legno vengono generalmente realizzati con legno di Abete rosso o di Pino, la materia prima è costituita da residui di segheria, operazioni selvicolturali ecc. Sono disponibili varie tipologie che vengono utilizzate in diverse applicazioni, sia interne che esterne dell’edificio (cappotto), per le buone caratteristiche termoisolanti e la maggiore capacità di accumulo del calore rispetto ad altri materiali. Sono inoltre pienamente conformi ai requisiti richiesti per un prodotto ecologico e rappresentano pertanto una valida alternativa ai materiali isolanti in plastica o in fibra minerale. Il sughero si ricava dalla corteccia della Quercia da sughero, coltivata principalmente in Sardegna, Portogallo, Spagna e Africa nordoccidentale.

I pannelli isolanti vengono prodotti in versione espansa o granulare. La cellulosa soffiata è poco diffusa in Italia, ma trova larga applicazione in Nordamerica, Germania ed Austria, dove operano vari applicatori specializzati. Il freno al vapore è una membrana traspirante, a permeabilità limitata, che si installa normalmente all’interno dell’isolante in modo che esso non debba risentire degli eccessivi picchi di umidità causati dall’attività domestica (bagno, cucina...) mentre il telo traspirante, più permeabile al vapore, si applica all’esterno dell’isolante per proteggerlo dalle sollecitazioni ambientali (vento, acqua infiltrata sotto il manto di copertura, polvere, parassiti…). A seconda del carico di umidità, delle condizioni climatiche del sito e della tipologia di ventilazione esterna, la permeabilità ottimale di queste membrane può variare: quella esterna deve comunque essere più permeabile rispetto a quella interna, per favorire lo smaltimento verso l’esterno del vapore. Una vera e propria barriera al vapore, nelle applicazioni tipiche in Italia, non è quasi mai necessaria e va usata con molta cautela perché può indurre ristagno di umidità. La scelta dev’essere effettuata anche considerando le caratteristiche di impermeabilità all’acqua liquida, facilità di posa, resistenza e sicurezza al calpestio, resistenza nel tempo alle alte temperature (anche in molte zone d’Italia non è difficile raggiungere una temperatura di 80°C sotto il manto di copertura) ed ai raggi UV (fase di posa).

(27)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 27 Riduzione delle emissioni.

Il ruolo che il legno svolge nell’attenuare il cambiamento climatico viene sottolineato dall’Unione Europea nel Sesto Programma di Azione Ambientale: “l’uso del legno e dei prodotti da esso derivati dovrebbe essere maggiormente sfruttato sia a livello domestico che industriale, in virtù della capacità di questo materiale di assorbire il carbonio…”.

La produzione, il trasporto, la messa in opera, l'uso e lo smaltimento dei prodotti a base di legno hanno un impatto in termini di inquinamento di acqua, aria e suolo assai inferiore a quello di prodotti con identica funzione, realizzati con altri materiali (metalli, rocce, materie plastiche).

Infine un cenno al problema dello smaltimento dei materiali di risulta provenienti dalla costruzione: il DPR 10 Settembre 1982 n. 915 li definisce normalmente come “rifiuti speciali”, categoria per la quale l'obbligo di smaltimento compete al produttore dei rifiuti stessi, in definitiva l'impresa costruttrice. La legge 9 Novembre 1988 n. 475 definisce “materie prime secondarie” i residui derivanti da processi produttivi che sono suscettibili, eventualmente con idonei trattamenti, di essere utilizzati come materie prime in altri processi produttivi della stessa o di altra natura. Quando i rifiuti da costruzione sono materiali a base di legno (non impregnati a pressione) è possibile venderli come materie prime secondarie ai produttori di pannelli truciolari, che nel caso di forniture continuative forniscono anche i cassoni per stoccarli e ritirarli.

Trasformazione dell'edificio.

Sempre più spesso gli edifici richiedono adeguamenti impiantistici, funzionali, volumetrici…con notevoli disagi e costi che a volte sono vicini a quelli di nuova costruzione. Gli edifici a base di legno sono facili da modificare e ampliare, perché costruiti a secco e, normalmente, con elevata modularità.

Economia.

La possibilità di reperimento del materiale più idoneo per l’applicazione prevista, sul piano tecnico, economico e dei tempi di consegna, è un requisito di progetto presente nella maggior parte dei contesti. Ciò è particolarmente

(28)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 28 importante nel caso dei materiali a base di legno per i quali valgono, salvo casi

particolari, le seguenti osservazioni:

- la natura del materiale può imporre limitazioni dimensionali e di forma, di qualità, di contenuto di umidità, e ciò specialmente nel caso del legno massiccio (anche per il lamellare ed i pannelli, ma in misura minore);

- il ricorso quasi esclusivo all’importazione può comportare variazioni nella disponibilità e nei prezzi, dovuti a cause imprevedibili e non controllabili a livello locale o nazionale (ad es. dopo un forte tifone in USA mancano il compensato e l’OSB in Europa);

- la frammentazione, la taglia mediamente piccola della rete distributiva e l’ingombro dei materiali (a fronte di prezzi unitari bassi) non consentono uno stoccaggio significativo;

- la stagionalità della domanda, che in estate supera l’offerta.

Pertanto, un approccio corretto all’utilizzo del legno nella progettazione edile deve necessariamente considerare la necessità di conoscere il mercato in termini di tipologie, disponibilità e prezzi.

Tipologie e prezzi.

Le tre principali modalità di fornitura diffuse in Italia sono:

- elementi grezzi forniti in magazzino o cantiere (ad es. trave in abete Uso Fiume, pannello OSB/3…);

- elementi lavorati a misura, con tagli, fori, piallatura, impregnazione e quant’altro necessario, eventualmente forniti in combinazione con la ferramenta necessaria, a piè d’opera (ad es. un kit “tetto pronto” da montare da parte dell’impresa edile non specializzata);

- strutture fornite in opera, montate da parte di carpentieri (operatori specializzati).

Normalmente, per lavori di taglia medio-piccola, conviene da un punto di vista economico e di qualità del lavoro usare le sezioni standard e uniformarle, piuttosto che ottimizzarle troppo con il risultato di far lievitare il numero di pezzi diversi;

(29)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 29 Il dimensionamento con le Norme Tecniche per le Costruzioni porta a delle

sezioni maggiori del 12-36% rispetto a quello secondo DM 16/01/96 + Eurocodice 5. Nel periodo di coesistenza (e nell'attesa che la Commissione Consultiva faccia modificare gli aspetti delle NTC che sono tecnicamente incomprensibili) è possibile usare il riferimento vigente.

La quasi totalità del legname per impieghi strutturali venduto in Italia non proviene dai nazionali, ma (in ordine di importanza quantitativa) dall’Austria, dalla Scandinavia e dal Nordamerica.

Aspetti generali della progettazione antisismica e riferimenti al materiale legno.

Il legno come materiale e le strutture in legno in generale sono naturalmente dotate di alcune caratteristiche intrinseche che ne rendono non solo adatto, ma addirittura consigliabile l’impiego in zona sismica.

Leggerezza.

Le strutture in legno, se confrontate con le strutture realizzate con materiali da costruzione quali il calcestruzzo armato e la muratura, sono leggere e pertanto le sollecitazioni indotte dall’azione sismica sono notevolmente inferiori.

Ad esempio il legno massiccio di conifera ha un peso specifico intorno ai 500 kg/m3. Questo significa che il rapporto peso specifico/resistenza è simile a quello dell'acciaio ed è cinque volte inferiore a quello del calcestruzzo.

Resistenza.

La resistenza del legno in dimensioni strutturali è dello stesso ordine di grandezza di quella del calcestruzzo, ma in più è presente anche a trazione.

Deformabilità.

Il valore medio del modulo elastico del legno parallelamente alla fibratura è all’incirca pari a 1/3 di quello del calcestruzzo.

Il fatto che il legno sia maggiormente deformabile comporta bassi valori di rigidezza e quindi un’alta flessibilità che si può tradurre in un aumento del periodo proprio di oscillazione e, quindi, in una minore suscettibilità della struttura nei confronti dell’azione sismica.

(30)

Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa 30 Oltre alle succitate caratteristiche del materiale legno, ottimali nei confronti

delle azioni sismiche, ne esiste un’altra che sembrerebbe sconsigliarne l’utilizzo in zona sismica ossia la fragilità.

Tutto questo però viene superato nelle strutture in legno attraverso l’utilizzo di elementi meccanici di collegamento, i quali avendo uno spiccato comportamento plastico, permettono il raggiungimento di livelli di duttilità maggiori di 1 per tutto l’organismo strutturale. E questo è particolarmente vero nel caso di edifici per l’edilizia residenziale realizzati con intelaiatura in legno e rivestimento in compensato strutturale o OSB, dove la presenza di migliaia di chiodi che collegano gli elementi portanti di legno massiccio ai pannelli di compensato svolgono un ruolo fondamentale nel raggiungimento del livello di duttilità necessario al buon comportamento dell’edificio sotto l’azione del terremoto.

La situazione normativa in Italia.

Al momento attuale in Europa è in pieno atto il processo di recepimento da parte dei vari paesi membri dei cosiddetti Eurocodici per il calcolo delle strutture portanti realizzate con i vari materiali da costruzione: acciaio, cemento armato, muratura, alluminio e legno.

Nel contempo anche le norme nazionali si stanno evolvendo e le nuove versioni assumono una forma simile a quella dell’Eurocodice pur mantenendo alcune caratteristiche del Paese in cui la norma nazionale si sviluppa.

L’attuale situazione normativa nel nostro paese subisce un ritardo per questo materiale da costruzione a favore di altri (cemento armato, acciaio) ritenuti più affidabili.

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici si è più volte espresso sulla opportunità di utilizzare questo materiale da costruzione nel nostro paese, utilizzando per la progettazione “norme di comprovata validità”, ossia norme di paesi in cui c’è una vasta e datata esperienza sull’utilizzo di questo materiale per le costruzioni, e quindi le DIN tedesche o le corrispondenti norme della Svizzera o della Francia, ma anche e soprattutto l’Eurocodice 5, che in pratica rappresenta la “summa” di tutte le norme nazionali dei vari paesi europei.

Riferimenti

Documenti correlati