NOTE INTRODUTTIVE ALL’ ANALISI MATEMATICA Andrea Prevete, 2014
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Sia data la semplice funzione y=x 2 -1. Dato un valore alla variabile indipendente, per esempio x=2, il valore della variabile dipendente si ottiene, come noto, sostituendo ad x il valore dato nel corpo della funzione e calcolando l’espressione corrispondente – quindi:
y(2) = 2 2 – 1 = 4 – 1 = 3
Nel linguaggio delle funzioni diciamo anche che la funzione assume in corrispondenza del punto x=2 (o semplicemente in x=2) il valore 3.
Se calcolassimo per ogni valore di x il corrispondente valore della funzione otterremmo tante coppie (x; y) che poste su un piano cartesiano determinano il noto grafico della funzione.
Consideriamo adesso l’espressione:
y(2 0 + )
ed interpretiamola come l’intenzione di calcolare il valore della funzione non proprio nel punto x=2 ma in due punti prossimi a 2, una volta a destra di 2 (quindi 2 + 0 + ), una volta a sinistra di 2 (quindi 2 - 0 + ).
Nelle espressioni precedenti compare un simbolo nuovo, 0 + (si legge zero più) che si intuisce voler significare un numero positivo molto piccolo (quasi zero ma non zero!). Per il momento accontentiamoci di questo significato intuitivo.
Proviamo ora a calcolare la funzione in questi punti procedendo come prima:
y(2 0 + ) = (2 0 + ) 2 – 1 = 4 + (0 + ) 2 40 + -1 = 3 0 +
Quindi, considerato che 2 è un punto di accumulazione (rivedere!) per il dominio della funzione posso scegliere punti prossimi a x=2 quanto voglio. Ciò significa che 0 + diventa sempre più piccolo e di conseguenza 3 0 + sempre più prossimo a 3 che è proprio il valore della funzione in x=2.
Nel linguaggio dei limiti quanto abbiamo appena detto si traduce così:
3
2 1
2
( )
lim x
x
Si legge: il valore limite (o semplicemente il limite) della funzione x 2 -1, quando x tende a 2, vale 3.
Riassumiamo. Abbiamo appena visto che per la funzione y=x 2 -1 il valore in x=2 coincide con il valore limite in quello stesso punto. Quando questo accade si dice che la funzione è continua in quel punto. Se questa proprietà vale per tutti i valori che può assumere x, si dice che la funzione è continua dappertutto. Questo è il caso di tutte le funzioni razionali intere (o polinomiali). Una funzione continua è caratterizzata da un grafico costituito da una linea continua nel senso intutivo del termine, cioè senza buchi o salti.
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-2 -1 0 1 2 3
Questo va via perché se faccio il quadrato di un numero piccolo, ad esempio 0.000001 diventa 0.000000000001 – quindi molto più piccolo!
Questo diventa semplicemente
0 + perché moltiplicando per 4
un numero piccolo, ad esempio
0.000001, ottengo 0.000004 che
continua ad essere un numero
piccolo!
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Per comprendere meglio la potenza della nuova notazione, consideriamo la funzione razionale fratta
1 2
y x
Proviamo a calcolarne il valore nel punto x=1:
0
2 1 1 1) 2
y ( ?
La divisione per 0 è una operazione senza significato, quindi la funzione non ha valore nel punto x=1.
Ma cosa possiamo dire per il valore limite (o limite)?
Procediamo come prima:
0 2 1 0 1 0 2
1 )
y (
Attenzione, qui la sottile differenza sta nel fatto che non dividiamo per zero, ma per un numero piccolo a piacere comunque differente da 0. Considerato che dividendo per
numeri via via più piccoli si ottengono numeri sempre più grandi, il risultato della divisione potrà crescere a piacere (in valore assoluto!). Questo fatto si indica dicendo che la funzione diverge (positivamente o negativamente). Con + indicheremo, appunto, una divergenza positiva, con -
una divergenza negativa. Il grafico in figura mostra quanto appena descritto.
Con il linguaggio dei limiti diremo che:
1
2
1 x
x lim (il limite della funzione
1 2
y x per x tendente ad 1 da destra diverge positivamente)
1
2
1 x
x lim (il limite della funzione
1 2
y x per x tendente ad 1 da sinistra diverge negativamente)
---
Riprendiamo in considerazione la funzione y=x 2 -1 e consideriamo un punto qualsiasi del suo grafico P(w; w 2 -1)
Volendo calcolare il tasso di variazione della funzione in quel punto potremmo pensare di calcolare la
pendenza del segmento di retta che unisce P ad un punto Q più in avanti nel grafico ( ricordiamo la
definizione di pendenza come rapporto fra la differenza delle ordinate e la differenza delle ascisse).
Ma questo misurebbe appunto la pendenza del
segmento, non del tratto di curva-grafico che unisce P e Q.
Facciamoci guidare ancora dall’intuizione ed
ammettiamo che a mano a mano che avviciniamo Q a P
il tratto di curva che unisce i due punti somiglierà sempre più ad un segmento.
-10 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10
-0,5 0 0,5 1 1,5 2
-2 0 2 4 6 8 10 12 14 16
-2 -1 0 1 2 w 3
w
2-1 P
Q
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Se, quindi, w è l’ascissa di P, l’ascissa di Q quando questo sarà molto vicino a P sarà w+0 + . E l’ordinata di Q sarà (w+0 + ) 2 -1.
Possiamo quindi calcolare la pendenza:
pendenza=
ascisse differenza
ordinate differenza
=
0
1 1
0
2w
2w )
( =
0
1 1
0 2
0
2 22
w w
w ( )
=
=
0
1 1
0 2
0
2 22
w w
w ( )
=