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Greta Thumberg the power of youth

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Academic year: 2022

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Greta thumberG

the power

of youth

(2)

Editoriale

di Corrado Augias

Sommario

Direttore Benedetta Zambelli

Vicedirettore Lisa Primavera

Redattori

Sofia Bonesi, Maria Vittoria Corniani, Viola Capiluppi, Irene Carra, Elisabetta Lutteri, Alice Ferramola, Lisa Primavera, Linda Davoli, Alice Grasso, Valentina Ferrari, Benedetta Bernardelli, Valentina Sarzola, Annalisa Zanardi, Beatrice Volta, Elisabetta Donà, Emily Mantovani, Ludovica Montilla, Alessia Teopompi, Rachele Fava, Chiara Dalmiglio, Veronica Ianes, Adam Elmehrath, Francesca Turrini, Luigi Saviano.

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È

probabile che non tutti abbiano la consapevolez- za di vivere un periodo rivoluzionario. Non ci sono le barricate né gli scontri a fuoco, la rivolu- zione che stiamo vivendo è veloce, silenziosa, globale.

Si tratta di passare dalla civiltà della carta alla civiltà digitale, molte cose cambieranno ci saranno numerose perdite, ancora più numerose novità. Con quali occhi un giovane che si appresta ad entrare nella vita dovreb- be guardare questa trasformazione epocale? Suggeri- sco una breve formula di Francesco Petrarca: Ante re- troque prospiciens. Avere la capacità di guardare avanti ma anche dietro, prendere il meglio delle novità e degli strumenti che circolano senza dimenticare le tradizio- ni, i risultati, l’etica che ha informato la lunga storia della nostra civiltà cominciata 25 secoli fa da Atene, arrivata fino a noi.

Il grande astrofisico Stephen W. Hawking (1942-2018) un giorno ha fatto una conturbante osservazione che riassumo a memoria: «Come non siamo ancora in gra- do di scorgere i confini dell’universo, così non riusciamo a vedere fin dove potranno arrivare le applicazioni elet- troniche, le conquiste dell’intelligenza artificiale».

La tecnologia, che si sognava creata per liberare gli esseri umani dalle occupazioni ripetitive e faticose, ha invaso la nostra vita, fruga nei nostri segreti, supera in molti campi le nostre capacità, sicuramente le batte sul tempo. Se a questo si aggiunge un’economia or- mai globale e in prevalenza finanziaria, imponenti e drammatiche migrazioni da un continente all’altro, il tramonto di consolidati punti di riferimento, si vede come non sia esagerato definire tutto ciò una rivolu- zione senza precedenti nella storia umana.

Proprio perché siamo nel mezzo di una bufera, è an- cora più importante avere consapevolezza e memoria del percorso che ci ha portato fin qui, consapevoli che ci serve conservare quanto più si possa di un sapere che contiene insegnamenti fondamentali quale che sia il tipo di comunicazione e di convivenza che nel pros- simo futuro ci (ma dovrei piuttosto dire ‘vi’) aspetta.

Ecco dunque l’atteggiamento che mi sentirei di con- sigliare, utilizzare i nuovi strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione senza mai perdere di vista un principio fondamentale: siamo noi a dover utilizzare loro, non il contrario.

Corrado Augias

Giornalista, scrittore, autore di programmi culturali per la tv, è nato a roma.

È opinionista del quotidiano

«la repubblica».

Lo ringraziamo infinitamente per aver scritto il nostro editoriale.

anno 1 - n° 1 attuaLità

Orientamento.

Un progetto per aiutarci nelle scelte della scuola superiore La nostra scuola

dalla parte di Liliana Segre.

E la Senatrice ringrazia Aiuto, sostegno e accoglienza.

Tre parole magiche Greta Thumberg.

Il futuro è nelle mani delle giovani generazioni Essere studenti

al tempo del CoVid-19 A trent'anni dalla caduta del muro di Berlino.

Cosa è cambiato?

territorio

25 Aprile sempre.

Anche quest’anno

Sport

Voglia di muoversi? Danza, ginnastica ed equitazione

muSica

Only the best...

Le classifiche

GameS

Chi ha detto Fortnite?

Fenomeno planetario

ScuoLa

Letture

Righe che scaldano il cuore.

Lasciatevi avvolgere

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Attualità

N

ata nel 2003, attivista svedese per la salvaguardia dell’ambiente. Nell’agosto del 2018 inizia a scioperare da scuola tutti i venerdì e a recarsi davanti al parlamento svedese a protestare per spingere i politici a prendere misure contro il surriscaldamento globale.

La sua iniziativa supera i confini della Svezia ed ispira i giovani di tutto il mondo. Greta ha partecipato ad importanti conferenze sul clima

e non solo: ha parlato alla COP 24, la Conferenza Onu sul clima, ed al forum economico mondiale di Davos. È stata candidata al Nobel per la pace del 2019 e non ha alcuna intenzione di smettere di lottare per salvare il pianeta.

Greta Thunberg è figlia della cantante d’opera Malena Ernman e dell’attore Svante Thunberg.

Quando aveva 13 anni le fu diagnosticata la sindrome di

Asperger (disturbo ossessivo compulsivo, mutismo selettivo e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività). Molto spesso queste informazioni vengono utilizzate per screditarla o per confutare le sue idee ambientaliste. Lei stessa ha parlato della sua condizione in alcune interviste. È autrice, insieme alla sua famiglia, del libro La nostra casa è in fiamme, in cui viene raccontata la sua vita con

alcuni aneddoti della sua famiglia;

solo in piccola parte vi si trovano riferimenti al suo impegno per la difesa dell’ambiente.

Greta ha deciso di iniziare a manifestare da sola dal 20 agosto dell’estate 2018, quella è stata un’estate tremenda per la Svezia, in cui eccezionali ondate di calore ed un numero impressionante di incendi boschivi hanno investito il Paese come mai prima. Le cause ? Le emissioni di anidride carbonica prodotte dalle industrie del Paese.

Le stesse emissioni che un accordo firmato nel 2015 da ben 196 Paesi si propone di diminuire.

A seguito delle elezioni, ha continuato a manifestare ogni venerdì, lanciando così il movimento studentesco internazionale Fridays for Future.

Cresce di ora in ora il numero delle adesioni a questo movimento, lo sciopero degli studenti contro i cambiamenti climatici, che vede Francia e Italia prevedere il maggior numero di raduni. Un movimento ormai globale, nato sull’onda dell’esempio dell’attivista svedese sedicenne Greta Thunberg:

all’appuntamento di oggi hanno finora aderito movimenti di studenti in 106 Paesi diversi, con

di Benedetta Zambelli e Sofia Bonesi

manifestazioni previste in 1693 città ai quattro angoli del pianeta.

Greta ha partecipato a diversi congressi come: il congresso USA, il congresso Unitevi per la scienza, il Summit ONU sul clima e molti altri.

Come si è svolto

il Summit Onu sul clima Lunedì 23 settembre 2019 i leader politici di tutto il mondo si sono riuniti a New York per il Climate Action Summit, voluto fortissimamente soprattutto dal Segretario Generale dell’ONU António Guterres, per richiamare all’ordine molti Paesi, primo fra tutti gli Stati Uniti, che non stanno onorando gli impegni di riduzione delle emissioni inquinanti presi negli Accordi di Parigi.

Proprio in occasione del Summit sul Clima, lunedì mattina i giovani di Fridays for Future Roma avevano appeso uno striscione davanti al Colosseo: «Le promesse e le buone intenzioni non ci interessano, si deve agire subito per fermare il disastro climatico – hanno dichiarato – Il nostro Pianeta sta bruciando: servono soluzioni radicali per un cambiamento di sistema».

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Greta

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of youth Greta

thumberG

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Attualità

Ciò che resterà certo nella memoria dei più, tuttavia, sarà il veemente e sofferto discorso di Greta, le cui accuse e la cui rabbia questa volta non hanno saputo trattenersi: «Il mio messaggio è che vi terremo d’occhio. Questo è tutto sbagliato. Io non dovrei essere qui. Dovrei tornare a scuola dall’altra parte dell’Oceano. Eppure venite tutti da noi giovani a cercare speranza. Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. Eppure io sono una fra le fortunate. Le persone stanno soffrendo. Le persone

stanno morendo. E gli ecosistemi stanno crollando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa e tutto ciò di cui parlate sono i soldi e le fiabe dell’eterna crescita economica.

Come osate? Per più di 30 anni la scienza è stata cristallina. Come osate continuare a distogliere lo sguardo e venire qui a dire che state facendo abbastanza quando la politica e le soluzioni necessarie non si vedono ancora? Dite di ascoltarci e di capire l’urgenza, ma non importa quanto sia triste e arrabbiata. Non voglio crederlo, perché se voi capiste davvero la situazione e continuaste a non agire,

allora sareste malvagi e mi rifiuto di crederci. Ci state deludendo. Ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi.

E se scegliete di fallire noi non vi perdoneremo mai. Non vi lasceremo andare via così. Proprio qui, adesso, è dove tracciamo la linea. Il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no.

Grazie».

La vita di Greta e della famiglia Thunberg è cambiata, dopo aver scoperto i problemi climatici del

nostro pianeta ed aver ragionato sul proprio stile di vita.

La madre di Greta Thunberg è una famosa cantante lirica che ha viaggiato per anni in aereo in giro per il mondo. Eppure, da quando ha scoperto le grandi emissioni di anidride carbonica degli aeroplani, si sposta in treno per i lunghi viaggi ed in bicicletta per i piccoli tragitti.

Lo stesso vale per il cibo: il signor Thunberg ha smesso di mangiare carne da quando ha scoperto quanto inquina l’allevamento intensivo di animali.

Tante piccole azioni possono fare la

differenza! Spegnere la luce quando usciamo da una stanza, abbassare il riscaldamento nella stagione fredda e mettere una felpa, mangiare frutta e verdura di stagione, possibilmente a chilometro 0. Queste sono tutte piccole grandi azioni che limitano l’emissione di anidride carbonica, una tra le principali responsabili del surriscaldamento globale e della crisi del nostro pianeta.

I

koala sono dei piccoli marsupiali arrampicatori che pesano dai 4 ai 15 kg e sono lunghi dai 60 agli 85 cm. Dormono dalle 18 alle 22 ore, infatti possono restare svegli solo fino a quattro ore, dormono così tanto perché hanno la digestione molto lenta!

Non ingeriscono acqua perché si nutrono dei liquidi presenti nel- le foglie di eucalipto, di esse ne mangiano quasi due kg e mez- zo al giorno. Il resto della giornata dormono. La vita dei koala è sempre più minacciata dagli incendi provocati dal surriscalda- mento globale, e il disseccamento delle foglie di eucalipto, di cui essi si nutrono, oltre alla deforestazione per fare posto a elementi antropici, si aggiunge alle minacce.

All’inizio del 2020 i koala sopravvissuti erano circa 80 000, quindi meno del 1% dei koala esistenti in origine. Data la distru- zione degli habitat naturali dei koala, essi sono obbligati a spo- starsi per poter trovare cibo e un rifugio sicuro, di conseguenza il rischio di essere investiti dalle auto o essere attaccati da animali è aumentato.

Questi simpatici animali sono stati dichiarati in fortissimo ri- schio di estinzione, ma la battaglia per la salvezza dei koala va avanti grazie a molte persone che non si arrendono.

Negli ultimi mesi i volontari hanno piantato più di 12 mila al- beri di eucalipto, con l’obiettivo di arrivare a 100 mila entro il 2025.

Billy era stato trovato prima di Natale con ferite alla zampe ed è il koala simbolo della raccolta fondi del centro di recupero della fauna selvatica di Adelaide. Era stato trovato con le zampe ustio- nate ed è stato subito portato in questo centro, lì era stato curato dai medici che hanno provato a salvarlo. Purtroppo non ce l’ha fatta, perché le ustioni alle zampe erano troppo gravi, lo stress causato dagli incendi ha contribuito al peggioramento delle sue condizioni. Le foto del koala con le zampe fasciate avevano fatto il giro del web, facendo iniziare la raccolta fondi per il paese di- strutto dagli incendi.

SaLviamo i koaLa

di Maria Vittoria Corniani Viola Capiluppi Irene Carra

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Attualità

eSSere Studenti

aL tempo deL covid-19

T

utto è iniziato il 26 febbraio 2020 quando per colpa del Covid-19 non siamo più potuti uscire di casa.

Questo virus è chiamato SARS- CoV-2 e si è diffuso in quasi tutte le regioni italiane e in molti paesi del mondo provocando migliaia di morti e contagi.

Il virus è nato in Cina nella città di Wuhan e lentamente si è sviluppato in quasi tutto il mondo arrivando anche in Italia; il focolaio principale è stata la Lombardia, ma velocemente si è diffuso in tutto lo territorio italiano. Quello che non ha permesso di prevenire i contagi è stata la mancata individuazione del “paziente 0”, ovvero colui che ha

portato il virus in Italia.

Alla luce di tutti questi contagi accertati, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato il Covid una vera pandemia.

I sintomi del coronavirus sono febbre, sintomi simil-influenzali come tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie (respiro corto), dolore ai muscoli e stanchezza.

Alcune persone che vengono infettate ma non sviluppano alcun sintomo sono chiamate asintomatiche. La  maggior parte dei casi confermati, soprattutto bambini e giovani adulti, sembra presentare una malattia lieve, simil- influenzale e all’inizio lenta. In molti casi l’infezione progredisce in

una  malattia più grave: polmonite, insufficienza respiratoria acuta grave, insufficienza renale e in alcuni casi morte.

Le  persone anziane e quelle con gravi patologie sono più soggette a sviluppare forme gravi della malattia.

Ancora non si sa con certezza da dove derivi questo virus, tuttavia molti credono che abbia le caratteristiche di un virus zoonotico, cioè un virus che è ospitato da animali come i pipistrelli, i roditori e i primati.

Nei primi giorni di marzo i contagi sono cresciuti a dismisura, così come i decessi perciò il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha dato inizio ad una fase 1 che

prevedeva una segregazione forzata in casa: solo una persona per famiglia poteva uscire di casa per fare la spesa settimanale, per andare in farmacia o per urgenze sanitarie, e questa doveva essere munita di mascherina e guanti.

Durante la quarantena forzata, giovani e adulti, per trascorrere il proprio tempo, hanno sperimentato cose che prima non avevano mai fatto, come cucinare, dipingere o cucire. Abbiamo aperto gli occhi e ci siamo accorti di tutte quelle belle cose che ci circondavano, dell’importanza delle piccole cose e di quanto siano importante la vicinanza delle persone a cui vogliamo bene. Nonostante l’Italia

È importante lavarsi le mani?

Contro il coronavirus e altre patologie è utile incentivare l’abitudine di lavarsi le mani: un gesto semplice ma poco diffuso e il più delle volte eseguito male. Diversi studi effettuati hanno dimostrato che sono presenti in media 150 specie di batteri differenti sulle nostre mani che, quando vanno a contatto con naso, bocca e occhi, diventano un sicuro veicolo di trasmissione di malattie e infezioni.

Queste misure però sono efficaci se il lavaggio avviene correttamente.

focuS

fosse ferma, alcune persone hanno continuato a lavorare, come i medici, gli infermieri, le forze dell’ordine e le commesse dei supermercati, che nonostante le difficoltà non si sono arresi. Anche il lavoro è continuato grazie allo smart working, cioè il lavoro digitale svolto da casa. Gli studenti, i primi a dover rimanere a casa, non potendo andare a scuola hanno sperimentato la didattica a distanza, collegandosi ogni giorno con i propri docenti e apprendendo attraverso video lezioni.

Non si poteva svolgere attività fisica all’aperto e ovviamente anche le palestre erano chiuse, quindi molte persone, anche professionisti, hanno condiviso in rete video tutorial di

“allenamento casalingo”.

Finalmente dal 4 maggio è stata emanata la fase 2, poi realmente cominciata dal 18 maggio, che ha dato la possibilità di incontrare di nuovo i propri congiunti, fidanzati e parenti purché abitassero nella stessa regione, e di fare attività fisica all’aperto indossando le adeguate precauzioni. Se la fase due proseguirà come deve, senza rischi e risalite di contagi, dal primo giugno ci saranno molti progressi legati all’aspetto sociale della vita: riapertura di parrucchieri, bar, ristoranti ecc...

Insomma si ritornerà ad un po’ di normalità.

Il Covid-19 è stata e rimane una disgrazia: ha tolto tanto alle persone, ha infranto molti sogni, ha distrutto molti progetti, ha allontanato le persone, ha provocato molti decessi, ma nonostante ciò ha insegnato quali sono le vere cose importanti nella vita, ad esempio l’amore per il prossimo e la libertà individuale.

Elisabetta Lutteri Alice Ferramola

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Attualità

di Lisa Primavera

E

ra il tardo pomeriggio di giovedì 9 Novembre 1989, quando gli abitanti di Berlino Est si riversarono nelle strade ed attraversarono il muro che li divideva con la parte di città occidentale.

Rivedendo le immagini di quella giornata e di quelle che seguirono,

non sembrano siano passati 30 anni ma 30 secoli. Probabilmente perché è difficile immaginare qualcosa di più antico di un muro che divide una città, nella nostra epoca globalizzata, in un’Europa che cerca di eliminare ogni traccia di confine e barriera tra i vari Stati.

Cosa c'era peggio di un sistema politico

di uno Stato da cui si voleva scappare?

Il muro di Berlino, però, è stato il simbolo di un’epoca, di decenni di guerra fredda. Va ricordato che il muro era una barriera vera e propria di cemento armato, lunga 155 Km, alta quasi 4 metri, con più di 300 torri di guardia presidiate da tiratori scelti, che divideva e separava

famiglie e relazioni sociali.

All’epoca della costruzione, il muro venne interpretato come una prova di forza del governo comunista ed ufficialmente considerato “un muro di protezione antifascista”

in caso di aggressione da parte occidentale. In realtà i governanti della vecchia DDR (Repubblica democratica tedesca) volevano mettere un freno al continuo esodo di cittadini, spesso professionisti, lavoratori specializzati e componenti dell’esercito, che da Berlino Est passavano al settore ovest della città. Una situazione che metteva in cattiva luce sia il governo tedesco- orientale che l’Unione Sovietica che, ricordiamolo, muoveva le fila della politica in tutta l’Europa dell’Est.

Con il passare dei decenni il sistema di governo mostrò le sue debolezze, facendo diventare la Germania dell’Est un paese grigio, triste e dominato dalla polizia segreta: la Stasi.

Non fu certo un’immagine positiva, cosa c’era peggio di un

sistema politico di uno Stato da cui si voleva scappare?

Tutto questo fino al 1989. Già nell’agosto di quell’anno un altro Paese del blocco comunista, l’Ungheria, aveva aperto le frontiere con l’Austria e rotto la “cortina di ferro”. I tedeschi dell’Est avevano ripreso a fuggire verso l’Occidente attraverso il territorio ungherese.

Nell’arco dei 2 anni successivi anche l’Unione Sovietica non esisteva più spazzando via i resti della Seconda guerra mondiale, aprendo ai cittadini una nuova epoca. Presto avrebbero capito che anche in Occidente non tutto era florido, ma almeno non c’erano muri.

Nel mondo, ad oggi, rimangono altre barriere che speriamo vengano quanto prima abbattute. Qualche esempio: Arabia Saudita-Yemen, Bulgaria-Turchia. Cipro zona greca- zona turca, Israele-Egitto, Zimbabwe- Botswana, India- Pakistan, India- Bangladesh, Pakistan-Afghanistan, Israele-Palestina.

trent’anni

e non SentirLi

iL 1989 Sembra ieri

ci Sono ancora troppi muri che dividono i popoLi

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U

n muro non va visto solo come isolamento fisico.

“Io non posso andarmene perché è stata costru- ita una barriera”, ci viene da pensare, ma non è detto che io voglia andarmene: magari la situazione che sto vivendo mi rende felice e non la cambierei per nulla al mondo, ma non è questo il punto.

Il problema arriva quando una forza esterna decide di costruire una barriera che mi separi da un’altra realtà: che mi piaccia o no io non posso andarmene. A questo punto, anche se sto bene dove sono, sentirò un profondo senso di disagio verso quel muro e soprattutto verso chi l’ha costru- ito, perché ha cercato di limitare la mia libertà.

Si arriva quindi ad un punto in cui il disagio più forte non è più legato alla fisicità del muro che mi impedisce di allontanarmi, ma al fatto che qualcuno abbia cercato di separarmi da una realtà diversa, non ha importanza se migliore o peggiore, costruendo una barriera che impedisce il passaggio di idee.

Forse i muri vengono innalzati per isolare due popoli diversi, governati da due entità differenti in contrasto tra loro, come per il muro di Berlino. O potrebbero essere costruiti per arginare il fenomeno dell’immigrazione, come per Ceuta e Melilla. Oppure è possibile che il muro non sia fisico, ma creato da qualcuno che non vuole renderti partecipe della sua opinione, un muro creato dalle parole, per esempio.

Ma se cade un muro quello che segue non può che essere la riconquista della libertà, di persone e idee.

Dopo un tempo di limitazioni è naturale che tutto ciò che è stato “bloccato” per volontà di altri tenda ad uscire allo scoperto, più velocemente rispetto a come avrebbe fatto nel caso in cui questa barriera non fosse mai stata costruita.

di Linda Davoli

neSSun È buono muro

Attualità

di Alice Grasso e Valentina Ferrari

orientamento

L

e classi terze dell’IC1 Marghe- rita Hack, hanno intrapreso durante il loro ultimo anno di scuola secondaria, un progetto di orientamento finalizzato alla scelta della scuola superiore. Noi ragazzi abbiamo scelto sulla base delle no- stre capacità e attitudini e insieme ai nostri insegnanti.

Questo progetto è iniziato intorno ai primi giorni di novembre, quando abbiamo compilato dei questionari grazie ai quali abbiamo ricavato in- formazioni riguardo alle nostre pas- sioni.

In seguito, la nostra prof. di lette- re ci ha diviso in gruppi, ognuno di questi avrebbe dovuto cercare delle informazioni riguardo alle scuole superiori presenti nella provincia di Mantova; le abbiamo poi condivise in classe cosicché i nostri compagni e tutti noi potessimo essere più in- formati.

Il progetto Orientamento della no- stra scuola inoltre ha previsto un in- contro nella nostra scuola con alcuni ragazzi delle scuole superiori del ter- ritorio frequentanti diversi indirizzi.

Ci hanno parlato della scuola che frequentavano, del perché l’hanno scelta, delle materie principali che

si studiano e ci hanno raccontato le loro impressioni sui percorsi scola- stici scelti.

Inoltre, in dicembre abbiamo in- contrato, sempre nella nostra scuo- la, due professori di un istituto per geometri, i quali ci hanno proposto una vera e propria lezione: ci hanno mostrato alcuni strumenti utilizza- ti dagli studenti della loro scuola, ci hanno dato l’opportunità di utiliz- zarli, insomma siamo stati geometri professionisti per un giorno.

Intorno alla metà dicembre sono stati organizzati degli Open day nel- le scuole superiori. All’interno di essi gli studenti, i docenti e gli studenti delle scuole secondarie di II grado mostravano a noi ragazzi di terza media le principali materie e le at- tività previste nei propri istituti e ci hanno guidati in un tour all’interno delle scuole visitate. Grazie a questi Open day noi ragazzi ci siamo potuti fare un’idea più chiara dell’indirizzo da scegliere o al quale ci saremmo successivamente iscritti.

Poco prima delle vacanze di Nata- le, abbiamo incontrato i genitori di alcuni ragazzi che frequentano il no- stro istituto, i quali ci hanno spiegato qual è stato il loro percorso di studi

e i motivi delle loro scelte formative e professionali. Ci hanno raccontato le loro esperienze e ci hanno parlato del lavoro che svolgono quotidiana- mente, in cosa consiste e delle loro impressioni riguardo ad esso.

A gennaio, come ultima tappa del percorso di orientamento, abbiamo partecipato a “scuola per prova”, grazie al quale le scuole superiori ci hanno dato la possibilità di parteci- pare per una mattinata alle lezioni del proprio indirizzo, dandoci una visione più chiara del modo in cui esse si sarebbero svolte.

Questo progetto ci ha fatto capire quanto sia importante scegliere la scuola giusta, quanto sia importante farlo sulla base di ciò che vogliamo e conosciamo realmente, quanto sia bello poter fare quella scelta che ci permette di coltivare le nostre pas- sioni. Questa esperienza vissuta ci sarà d’aiuto anche in futuro, quan- do sarà il momento di scegliere altre strade da intraprendere.

Scuola

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Scuola

M

olti conoscono la storia della senatrice Liliana Se- gre, donna meravigliosa sopravvissuta ai campi di concen- tramento che fino a poco tempo fa andava nelle scuole a raccontare la sua esperienza per sensibilizzare i giovanissimi. Ha sempre raccolto l’ammirazione di molti italiani che riconoscono il suo coraggio, ma ha anche subito molte critiche di stam-

Linda Davoli

po antisemita.

Da quando è diventata senatrice a vita, notando la diffusione del lin- guaggio d’odio, ha proposto una legge contro i fenomeni di violenza ingiustificata, razzismo e antise- mitismo; purtroppo da quando ha presentato la sua idea ha iniziato a ricevere numerosi insulti pesanti e minacce di morte. Da quel momento in poi il Governo ha deciso di asse-

gnarle una scorta in modo da evita- re qualsiasi episodio spiacevole. Ma gli insulti e le minacce non si sono fermate: la senatrice ha continuato a ricevere messaggi, soprattutto sui so- cial, di odio; in media duecento offe- se al giorno, un numero vergognoso.

La nostra scuola non poteva restare indifferente a tutto questo odio. Così, su suggerimento di alcuni insegnan- ti, abbiamo deciso di far arrivare alla

senatrice tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto attraverso centinaia di cartoline in cui i ragazzi e le ragaz- ze hanno scritto semplici e affettuosi messaggi di amicizia e vicinanza.

Sono state anche scritte due lettere:

una indirizzata alla senatrice Liliana Segre e una per il Presidente della Repubblica, per fagli arrivare tutto il nostro dispiacere e per chiedergli di agire contro tutte le offese che la

senatrice stava ricevendo.

Pochi giorni dopo abbiamo ricevu- to la notizia che non ci aspettavamo, pensando alla quantità di lettere che ogni giorno le segreteria del Senato e del Quirinale ricevono, ed invece era arrivata la risposta da parte del segretario personale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il quale ringraziava studenti e profes- sori per i messaggi ricevuti.

iL marGherita hack

daLLa parte di LiLiana SeGre

SoLidarietà contro

odio

Siamo molto orgogliosi, non capita tutti i giorni ricevere risposte e te- lefonate ufficiali dalla segreteria del Presidente e del Senato.

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Scuola

I

l nostro Istituto prende a cuore ogni giorno le difficoltà che gli alunni più “fragili” possono incontrare, siano essi prove- nienti da altri Paesi o perché in con- dizioni di disabilità.

Abbiamo chiesto alla nostra Diri- gente Dr.ssa Patrizia Mantovani in che modo e attraverso quali azioni la nostra scuola offre aiuto, sostegno e accoglienza.

Dirigente, quanti sono i bambini non italofoni che frequentano il nostro I.C.?

Sono in numero maggiore alla scuola dell’infanzia, primaria o secondaria?

La percentuale è considerevole an- che se occorre fare una distinzione tra gli alunni non italofoni con citta-

dinanza italiana e coloro che invece non la possiedono. In tutti gli ordini di scuola c’è una presenza consistente che si attesta intorno al 30-40% con

L'impeGno deLLa noStra ScuoLa

aiuto, SoSteGno e accoGLienza

dei picchi alla scuola dell’infanzia.

Da quali Paesi provengono?

I Paesi prevalenti che sono rimasti per lo più costanti sono i Paesi Arabi (Marocco e Tunisia), India, Bangla- desh, Pakistan ma sono inoltre pre-

senti alunni cinesi, moldavi e delle aree dell’Europa dell’Est (Albania e Romania).

Quando si iscrive un alunno stra- niero quali strategie vengono attivate dagli insegnanti per accoglierlo e per favorire l’apprendimento della lingua italiana?

Esiste un protocollo di accoglienza che prevede il livello di conoscenza della lingua italiana, compreso anche il livello 0, cioè di chi non la conosce affatto, ed in base a questo vengono offerti dei percorsi di alfabetizzazio- ne che consentono loro di iniziare a comprendere i primi messaggi della comunicazione.

Il dialogo con le loro famiglie è sem-

plice?

Non si può generalizzare in quan- to ciò dipende anche dagli strumenti culturali delle famiglie e dal tempo di permanenza in Italia, ma è im- portante dire che quest’anno è stato ripreso un percorso da parte della Commissione Intercultura finaliz- zato al miglioramento della comu- nicazione, in particolar modo con le mamme straniere, così come era sta- to svolto alcuni anni fa.

Questa però è una questione che va costantemente seguita perché se si migliora la comunicazione con le famiglie migliora anche la qualità dell’inserimento e dell’integrazione dei loro figli.

«Esiste un protocollo di accoglienza che prevede il livello di conoscenza della lingua italiana»

Quanti sono i bambini con disabilità che frequentano il nostro I.C.? In che modo vengono aiutati?

Il numero degli alunni con disa- bilità è abbastanza elevato. La legge prevede, in base al loro numero, l’as- segnazione di insegnanti di sostegno e la nostra scuola ha elaborato da diversi tempi una serie di interventi tesi a garantire a questi alunni l’acco- glienza e la cura come ad esempio il progetto della “pedagogia dei genito- ri” perché anche per queste situazio- ni la comunicazione con le famiglie è fondamentale per il benessere di questi alunni che già vivono un loro svantaggio.

Ci sono degli insegnanti di riferimen- to?La risposta è sì. La scuola infatti si è organizzata dal punto di vista dei progetti in aree: due di queste sono l’area “integrazione alunni non italo- foni” e l’area “inclusione degli alun- ni con disabilità”. Ogni area ha dei docenti di riferimento che si sono formati e hanno costruito percorsi adeguati per il miglioramento e per il benessere a scuola di questi alunni.

Nella nostra scuola esistono barriere architettoniche?

Nella nostra scuola le barriere ar- chitettoniche più macroscopiche sono state superate: esistono infatti gli ascensori e le salite senza scale per l’accesso agli edifici. Ci sono “altre barriere” però che a volte non age- volano i percorsi di inclusione: aule a volte strette, arredi non sempre ade- guati ad attività didattiche a vantag- gio di questi alunni. Occorrerebbe pertanto investire maggiormente in questo senso.

Si parla molto di bullismo: non solo chi è vittima del bullo ha bisogno di aiuto, ma spesso anche chi fa il bullo è un alunno in difficoltà.

Un’altra area importante è quel- la riferita alla “cittadinanza” che si occupa anche di stimolare una più adeguata comprensione delle regole e della loro applicazione. Ogniqual volta si verificano delle situazioni

“complesse” o di scarso rispetto delle persone o delle cose ci si attiva con un approfondimento con genitori, insegnanti e al bisogno con lo psico- logo scolastico, anche alla luce della nuova legge sul bullismo.

Sono assolutamente d’accordo sul fatto che il fenomeno del bullismo non si risolve “sanzionando” chi bullizza perché ciò è il risultato di una storia di fragilità. Occorrerebbe un occhio di riguardo sul gruppo e non solo sul “colpevole”. Queste sono problematiche di difficile gestione perché spesso, mai come nell’ultimo periodo, la società non interviene in modo costruttivo sul linguaggio utilizzato, sulla violenza delle parole ed è proprio per questo che servireb- be “un’alleanza educativa” tra tutti:

scuola-famiglia-società.

Cosa si sente di suggerire a noi stu- denti per migliorare il benessere a scuola di questi compagni in difficol- tà?Io credo che la cosa fondamentale sia evitare che questi problemi pos- sano radicarsi. Un buon dialogo con gli insegnanti e segnalazioni tempe- stive siano molto importanti. Quel- lo che i pari possono fare per questi compagni non è sufficiente, l’adulto deve essere il riferimento per affron- tare questi problemi e tra gli adulti mi rendo disponibile anch’io per tro- vare insieme a voi delle soluzioni. Il coinvolgimento degli alunni nell’in- dividuazione delle risposte è sempre fondamentale.

«Il bullismo non si risolve “sanzionando” chi

bullizza perché ciò è il risultato di una storia

di fragilità»

Benedetta Bernardelli

(10)

un animaLe non È un Gioco

A

volte si cede all’entusiasmo di un momento, oppure si decide di fare un dono speciale per un compleanno o una festività ed ecco arrivare in casa un animale.

Presto, però ci si rende conto che oltre a dare tantissimo, quel piccolo essere chiede attenzioni, cure, tempo.

Allora può accadere con la stessa fa- cilità con cui è stato accolto un cane o un gatto che venga messo alla porta e abbandonato.

Le punte massime di animali ab- bandonati si registrano nel perio- do estivo, quando la partenza per le vacanze pone il problema della pre- senza di un amico a quattro zampe.

Bisogna prendersi cura degli animali trattandoli con effetto e cura. Se non è possibile portarli in vacanza biso- gna pensare a soluzioni alternative, come portarli in una pensione per animali, ad esempio.

Negli anni passati erano moltissimi gli abbandoni e nessuno veniva pu- nito perché non c’era nessuna legge in merito. Solo negli ultimi tempi c’è stata una grande sensibilizzazione e molti attivisti amanti degli animali si sono ribellati e battuti riuscendo ad ottenere i primi risultati.

Le prime leggi a tutela dei cani sono entrate in vigore agli inizi degli anni

‘90, da allora fortunatamente sono stati fatti passi da gigante.

A Suzzara non ci sono canili, ma ce n’è uno a Pegognaga. Si tratta del canile San Lorenzo ed è aperto tutte le mattine e tutti i pomeriggi inclusa domenica. Su prenotazione è possibi- le andare a far fare un giretto ai cani, dargli da mangiare e giocare facen- doli sfogare e divertire.

Cosa fare se si trova un cane abban- donato o in brutte condizioni? È im- portante prestare soccorso cercando di avvicinarlo con calma e cercando di metterlo in un luogo sicuro. Veri- ficare se possiede un collare con tar- ghetta identificativa e relativo con- tatto telefonico da poter chiamare, qualora non avesse né collare né nu- mero di telefono agire come meglio si riesce, portandolo se possibile da un veterinario per riconoscimento microchip. Qualora si fosse in diffi- coltà nell’avvicinamento in aree ur- bane è importante chiamare la poli- zia municipale o il numero verde del comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente 800-253-608. In alter- nativa ci si può rivolge all’ASL terri- toriale, hanno reperibilità notturna e festiva.

È importante tutelare i nostri ami- ci a quattro zampe! Si meritano una vita piena di gioia, corse spensierate, coccole.

Questo dipende da noi.

L

’edizione 2020 della festa del 25 aprile è stata un’edizione unica, se vogliamo.

A causa dell’emergenza sanitaria in- fatti, le azioni che la nostra scuola, ogni anno, metteva in campo per prendere parte al percorso che avreb- be portato al 25 aprile, sono state snaturate a causa dall’emergenza epi- demiologica che tutti noi abbiamo sofferto.

È proprio durante la chiusura della scuola che si sarebbero dovute svi- luppare le esperienze che si sarebbe- ro poi concluse con la manifestazione del 25 aprile. Ma quest’anno è stato diverso.

Il progetto Resistenza era già partito attraverso una serie di incontri tra ragazzi delle classi terze e rappresen- tanti dell’ANPI (Associazione Nazio- nale Partigiani d’Italia) Ezio Frontelli e Anna Pezzella: i due “resistenti” in questi anni hanno dato la loro dispo- nibilità al fine di far conoscere la sto- ria della resistenza italiana, e in par- ticolare quella suzzarese. Lo hanno fatto attraverso le testimonianze di protagonisti di quel periodo storico

Territorio

25 apriLe Sempre

ma queSt’anno È Stata diverSa

di Emily Mantovani Ludovica Montilla Alessia Teopompi

avvenute in presenza degli studenti poco prima che le lezioni fossero in- terrotte.

Una volta avviati questi percorsi le classi terze del nostro istituto sareb- bero andate in giro per la città fa- cendo una “passeggiata storica” sof- fermandosi sui luoghi simbolo della resistenza: i giardini Gina Bianchi, via 23 aprile e la nostra scuola, per dirne alcuni.

Il 20 febbraio però il mondo si è come fermato.

L’insorgere del coronavirus ha messo in pausa tutto.

Ciononostante, attraverso la capar- bietà e la passione degli organizza- tori, si è pensato di trasformare la manifestazione - che normalmente si sarebbe dovuta svolgere percorrendo le vie e i luoghi simbolo della città - in una manifestazione virtuale. Sono stati infatti disegnati e composti cen- tinaia di tricolori realizzati da tutti i ragazzi e le ragazze delle scuole di Suzzara e attraverso la condivisione sui social ci si è potuti sentire “resi- stenti” er ricordare che il 25 aprile c’è sempre.

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S

in dai tempi antichissimi, la danza è parte integrante di ri- tuali, preghiere, momenti sacri e di aggressione. La ritroviamo nel- le feste popolari, nei teatri e in tutti quei luoghi e quelle situazioni dedi- cati allo spettacolo in generale.

Per capire le origini di questa arte nobile e antica dobbiamo fare un

Sport

salto all’indietro di millenni. Nel- le civiltà indiane, cinesi ed egiziane la danza era considerata la massima espressione dell’armonia degli astri.

Per i Greci si trattava di un’arte pro- tetta dalla musa Tersicore, simbolo dell’essenza stessa della cultura el- lenica. I Romani, invece, non, sem- bravano prediligere la danza nelle

occasioni di svago, ma la considera- vano imprescindibile per celebrare il periodo dei sette re. Il Cristianesimo, infine, accolse la danza per celebrare i rituali ecclesiastici all’interno del- le chiese, ma durante il medioevo la bandì dalla Chiesa e della liturgia cristiana. L’unica forma che soprav- visse in quel periodo, fu la danza po-

polare.

Abbiamo fatto un semplice sondag- gio andando nelle classi e chiedendo chi, tra gli alunni della nostra scuola praticasse danza, abbiamo scoperto che in ben 26 tra ragazzi e ragazze si dedicano a questa disciplina.

Per capire meglio dal punto di vista umano cosa si prova a danzare e di cosa si tratta realmente ho fatto qual- che domanda alla mia insegnante di danza.

Lei è Jessika Becchi, della scuola New Generation di Suzzara.

Ciao Jessika, da quanto tempo inse- gni danza?

Insegno danza da quindici anni, da quando ero molto giovane quindi.

Quali tipi di danza ti piacciono?

Molti stili. Hip-hop, contempora- neo, vouging, danze caraibiche, clas- sica, waacking, tip tap.

Ma quale preferisci insegnare mag- giormente?

A me piace molto insegnare hip- hop, vuoging e contemporaneo.

A fine anno fate il saggio?

Ovviamente, mi raccomando il 20 giugno non mancate: il saggio si ter- rà al teatro Ariston di Mantova.

Qual è stato il saggio più bello in questi dieci anni?

Quello del 2014/2015, a mio parere.

Quante scuole di ballo sono presenti a Suzzara?

Sono presenti quattro scuole: New Generation, Danza Studio, la Petit Rats e la scuola della Lalla.

C’è uno stile più dfficile da praticare più di altri?

danza

che paSSione!

una diScipLina compLeta che da La carica

Per i Greci si trattava di un'arte protetta dalla musa Tersicore, simbolo

dell'essenza stessa della cultura ellenica.

Rachele Fava

«Insegno danza da quindici anni, da quando

ero molto giovane.

Mi piace molto insegnare hip-hop, vuoging e

contemporaneo».

A mio parere gli stili più difficili da praticare sono hip-hop e danza con- temporanea.

Perché hai scelto di fare danza?

Perché lo pratico da quando sono nata.

Cosa mangi per tenerti in forma per praticare la danza?

Mangio molti cibi che contengono carboidrati per produrre energia.

La danza ha conosciuto molteplici trasformazioni che l’hanno mutata in tantissime forme e generi differen- ti. Questi mutamenti, hanno quasi sempre seguito quelli del teatro, della musica e dello spettacolo diventando specchio dei cambiamenti sociali.

Se la consideriamo come sport, la danza è un’attività fisica dai molte- plici benefici sia per il corpo che per la mente. Considerarla una discipli- na sportiva sarebbe riduttivo. E’ più uno strumento di espressione totale dell’essere umano in quanto tale e in quanto atleta.

Danzare aiuta a bruciare calorie e perdere peso corporeo, tonifica e sviluppa in maniera armonica l’ap- parato muscolare, sviluppa la coor- dinazione, regola la postura, stimola il metabolismo lipidico, favorisce la circolazione sanguigna, aiuta la mo- dalità articolare e l’elasticità com- plessiva del corpo.

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Sport

T

utti sanno che fare sport è fon- damentale. Si vive meglio, si sta meglio, ci si sente meglio.

Oggi parliamo di ginnastica artistica ed equitazione.

La ginnastica artistica è una discipli- na in cui entra in gioco tutto il corpo ed è necessario avere una determina- ta forza. È soprattutto un lavoro di flessibilità ed equilibrio.

Sono Gaia, pratico ginnastica artisti- ca ai 5 Anelli qui a Suzzara. E que- sto è il mio primo anno. Ho deciso di fare una piccola intervista alla mia allenatrice Giorgia Mantovani.

Da quanti anni fai l’allenatrice?

Da 6 anni.

Com’è nata la tua passione ad inse- gnare?

A 15/16 anni facevo l’animatrice, lì tutta la settimana si praticava sport e proprio in quel contesto è nata la mia passione per l’insegnamento.

Hai mai praticato ginnastica artistica da piccola?

Sì, ma solo per un anno.

E quindi se l’hai praticato per così poco tempo perché hai scelto di fare l’istruttrice di questo sport?

Facevo sollevamento pesi in questa palestra (5 Anelli), ho conosciuto la responsabile di questa palestra (Micaela) alla quale serviva un’in- segnante di ginnastica, così ho co- minciato un po’ per gioco, poi mi è iniziato a piacere molto ed ho conti- nuato a farlo.

Come ti trovi ad insegnare?

Non è così facile come sembra, dato che a volte le ragazze non ascoltano.

Però è bello vedere i progressi delle allieve.

Perché i ragazzi/e dovrebbero pratica- re questo sport?

Perché usi tutto il corpo. È divertente ed aiuta lo sviluppo.

Anche i maschi possono praticarlo?

Certo, qui insegniamo sia a maschi che a femmine.

Che rapporto c’è tra insegnante e al- lieva?

È un rapporto quasi di amicizia ma c’è anche rispetto.

Perché questo rapporto?

Penso che aiuti i ragazzi ad essere più a loro agio.

GinnaStica artiStica equitazione

forza e coordinazione impeGno, amore e dedizione

L

’equitazione è uno sport in cui bisogna essere in sintonia con il cavallo per poter riuscire ad ottenere dei risultati. Non è uno sport semplice come dicono tutti, anzi è uno degli sport più difficili perché devi andare a ritmo con i mo- vimenti del cavallo.

Sono Isabella e pratico equitazione al maneggio Eclipse. Ho iniziato da un anno a cavalcare e mi piace così tanto che penso lo praticherò per tut- ta la vita.

Avere un cavallo richiede quasi dei riti soprattutto per la sua pulizia.

Se è inverno o anche estate, si va a prendere il cavallo o dalla stalla o dal paddock (recinto all’aperto) dopodi- ché, se è inverno, si toglie la coperta

dal cavallo e si prende il beauty del cavallo assegnato. Prima di tutto si inizia a pulire il cavallo con la stri- glia e si fanno movimenti circolari, in modo da togliere tutta la polvere.

Poi si passa alla brusca a setole dure per finire meglio il lavoro. Dopo si passa agli zoccoli, utilizzando il net- tapiedi si toglie via tutta la terra e con la spazzolina integrata si spolve- ra lo sporco. Per la criniera e la coda si utilizza una comune spazzola per districare tutti i nodi ed infine per il muso si usa la spazzola più sottile in modo da non fare male al cavallo.

SELLIAMO!

Per sellare prima di tutto si pren- dono il sottosella e l’agnellino. Si posiziona prima l’agnellino e dopo

il sottosella. Si passa poi alla sella mettendola sopra al sottosella. Dopo aver disposto bene il tutto, si prende il sottopancia legandolo prima dalla parte senza elastici e poi dalla par- te elasticizzata in modo che sia più semplice legare il tutto. Poi si mette la testiera, si allungano le staffe, si stringe il sottopancia e si alzano le redini. PRONTI PER PARTIRE!

Gaia Guariso

Isabella Allegretti

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Musica Games

fortnite

un fenomeno pLanetario

I l 4 dicembre 2019, Billie Eilish ha trionfato agli Apple Music Award ritirando sul palco del- lo Steve Jobs Theater i premi di artista dell’anno, album dell’anno e autore dell’anno.

Accompagnata dal fratello Finne- as (co-vincitore del premio autore dell’anno), Billie ha reinterpreta- to le canzoni di una carriera in straordinaria ascesa, e gli arran- giamenti non hanno fatto che amplificare il suo grande cari- sma. «Bad guy» e «Bury a friend»

le abbiamo ascoltate ovunque nel 2019. Le sue canzoni sono una perfetta dichiarazione d’intenti per un’artista che ha ben rappre- sentato l’anno passato ma che non vuole smettere di stupire.

G li album più venduti in questi ultimi mesi hanno una classifica dedicata, rilasciata direttamente da FIMI.

Se non lo avete già scordato, il 2019 è stato ricco di proposte musicali e di singoli che si sono imposti come vere e proprie hit durante tutto l’arco del vecchio anno.

Il primo riconoscimento va a

Ultimo, il giovane cantautore

romano che con il suo Colpa delle

Favole, occupa il primo posto

della Top 10. Al momento conta tre dischi di platino all’attivo:

nel quarto posto della classifica compare l’altro suo album, Peter

Pan, del 2018.

Al secondo posto c’è Salmo, con

Playlist Live. Salmo rientra anche

al terzo posto perché fa parte del collettivo Machete che è sul podio con Machete Mixtape 4.

La graduatoria continua con

Marracash che è al quinto posto

con Persona, cui seguono fino al decimo posto, rispettivamente,

Start di Ligabue, Paranoia Airli- nesdi Fedez, Atlantico on Tour di Marco Mengoni, Accetto Miracoli

di Tiziano Ferro e Bohemian Rap-

sody dei Queen.

biLLie

the beSt aLbum

ecco i miGLiori deL 2019

S

commetto che avete già sentito parlare di Fortnite.

È un gioco molto popolare, precisamente al quinto posto tra i più scaricati al mondo. Fortnite nasce nel 2017, sviluppato da Epic Games e People Can Fly. Presenta tre modali- tà di gioco: Salva il mondo, Modalità Creativa e Battaglia reale.

Salva il mondo è ambientata in una terra post-apocalittica, dove l’im- provvisa apparizione di una tempe- sta ha fatto scomparire il 98% della popolazione, in parte sostituita da pericolose creature aliene.

Nella modalità Creativa si pos- sono creare mappe e giochi con le regole che si vogliono.

Battaglia reale invece è ambien- tata su un’isola in cui 100 gioca- tori lottano per la sopravvivenza.

C’è la modalità singolo, in cop- pia o in squadra da tre o quattro giocatori, mentre sono presenti anche modalità a tempo limitato.

Alcune di queste modalità posso- no anche diventare permanenti, come Rissa a squadre e Laborato- rio della battaglia.

Fortnite offre anche una modali- tà multiplayer fino a quattro gio- catori: puoi costruire fortificazio- ni attorno a obiettivi che hanno lo scopo di aiutare a combattere la tempesta e proteggere i soprav- vissuti, ottenendo ricompense per migliorare le abilità.

Epic Games ha poi indetto al- cuni tornei sia online che dal vivo e nell’arco di un anno han- no coinvolto centinaia di migliaia

di videogiocatori ogni weekend.

Attirati, in particolare, dal mon- tepremi messo in palio (100 milio- ni di dollari per l’intera stagione 2018/2019).

Tra i partecipanti alla World Cup di Fortnite compare anche un ra- gazzo italiano: Edoardo Badolato, in arte Carnifex, che grazie al se- sto posto del suo team si è portato a casa 67.500 dollari.

Ma perché Fortnite è divenuto così famoso? Ancora una volta è la forza della community che ha la meglio. I giocatori hanno un chiaro obiettivo in mente: dimostrare d’essere i mi- gliori. Classifiche e tornei sono ciò che alimentano una grande idea.

di Adam Elmehrath

1. Ultimo - Colpa delle favole

2. Salmo - Playlist

3. Machete - Machete Mixtape 4

4. Ultimo - Peter Pan

5. Marracash - Persona

6. Ligabue - Start

7. Fedez - Paranoia Airlines

8. Marco Mengoni - Atlantico on Tour

9. Tiziano Ferro - Accetto miracoli

10. Queen - Bohemian Rapsody

Alcuni fatti curiosi sui cantanti.

Freddie Mercury era un grande fan di Star Wars, una volta si è esibito sulle spalle di Darth Vader nel 1980 al The game tour.

Diamonds di Rihanna è stata

scritta in soli 14 minuti, Rap God di Eminem, detiene il record mondiale per la canzone con maggiore frequenza di parole, os- sia 4 al secondo. Ariana Grande ha origini italiane! Per essere più precisi, siciliane e abruzzesi.

Justin Bieber e le sue mascotte:

pare che il cantante abbia co- stretto un jet privato a un’attesa di otto ore perché non riusciva a trovare la sua amata scimmietta.

Una vera passione, la sua, per le scimmiette. Un’altra, Molly, gli è stata sequestrata all’aeroporto di Berlino perché non aveva la documentazione necessaria per partire. Un’altra volta Bieber ha tentato di imbarcare anche un criceto, Pac, che ha poi dovuto regalare a una fan prima del volo.

Chiara Dalmiglio Veronica Ianes

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L

a prima volta che l’ho vista mi sono detto:

«Figurati, quella neanche ti vede. Due anni in più di me, e poi è bel- lissima».

Era al bar con gli amici. Conoscevo un paio di persone, mi sono se- duto. Lei non mi ha nemmeno guardato. Era tutta presa a parla- re con una tizia accanto a lei. I capelli lunghi brillavano sotto il lam- pione del bar. A un certo punto si è voltata verso quelli accanto a me e ha sorriso. Ho pensato che se mi avesse sorriso così sarei morto.

Si chiama Chloè e frequenta il quarto anno di liceo classico. È una bel- lezza naturale: magra, alta, capelli castani e lunghi, occhi intensi valo- rizzati da sopracciglia alla Cara Delevingne. In quella nevosa serata in- vernale indossava un tubino rosso con delle calze nere coprenti e calzava un paio di Dr. Martens. Sapevo che non avrei avuto nessuna speranza con lei quindi smisi di guardarla e continuai a parlare con i miei amici.

I giorni passavano, vacanza di Natale, festeggiai e smisi di pensare a

“quell’angelo vestito di rosso”. Trascorsi il capodanno in una sala preno- tata dal mio migliore amico Diego, lui compie gli anni l’1 gennaio, quin- di oltre a festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo festeggiammo anche il suo 18° compleanno. Alla festa arrivai in ritardo, entrai nella sala e mi dires- si verso il tavolo, non feci in tempo a togliermi la giacca che vidi Chloè.

Rimasi nuovamente affascinato da lei e passai i successivi quindici mi- nuti a chiedere di lei. Presi coraggio e le parlai. Conversammo per qua- si tutta la serata e prima che la festa finisse ci scambiammo i numeri.

I giorni passavano e ogni serata ci scrivevamo. L’ultimo giorno delle va- canze di Natale mamma aveva l’influenza e quindi mi offrii di andare a fare la spesa al suo posto. Arrivato al supermarket presi il carrello e iniziai a metterci dentro il necessario. Arrivai davanti allo scaffale delle bibite e vidi una ragazza che non arrivava a prendere la cassa di bottigliette d’acqua si- tuata nella zona più alta dello scaffale. Le offrii il mio aiuto per prendere quell’acqua, la ragazza accettò e appena si voltò riconobbi Chloè; non so se fosse stato il fato a farci incontrare o se fosse una semplice coincidenza, so solo che quell’incontro mi cambiò la giornata. Finito di far la spesa, la in- vitai a bere qualcosa, lei accettò e ci dirigemmo verso il bar. Bevemmo due cioccolate calde. Si stava facendo tardi, ma non volevo smettere di parlare con lei, perciò le chiesi se avesse voglia di andare in un posto a me molto

impoSSibiLe

È SoLo una paroLa

di Elisabetta Lutteri

caro, lei accettò nuovamente. Andammo al lido e ci sedemmo sulla sabbia sovrastata da uno strato non molto spesso di neve. Parlammo e parlammo ancora, quella ragazza la conoscevo da solo due settimane ma a me sem- brava di conoscerla da sempre. Mentre il sole lasciava lentamente il posto alla luna, in un tranquillo silenzio i nostri corpi si avvicinavano lentamen- te, la mia mano le accarezzò delicatamente il viso e la sua s’appoggiò sulla mia spalla, le nostre bocche si sfiorarono e il suo respiro accarezzò delicato la mia pelle, ci baciammo: fu un bacio leggero, delicato, voluto. Il mio cuo- re batteva all’impazzata ed era come se stesse lottando per uscire dal petto.

Mi guardò e sorrise come aveva sorriso ai ragazzi seduti di fianco a me al bar quella sera, io sorrisi a mia volta, la sua mano s’appoggiò delicatamente sulla mia e ritornammo a guardare il crepuscolo in quella fredda serata invernale.

Letture

(15)

Letture

I

o e mio cugino Emanuele non sempre andiamo d’accordo, anzi quasi mai. Se io dico bianco, lui dice nero, se io voglio uscire, lui vuole stare in casa e così via.

Il nostro rapporto è cambiato un paio di anni fa a seguito di una piccola avventura. Tutti gli anni Emanuele durante il periodo delle vacanze estive viene a casa mia e resta con noi circa una settimana.

Vivo la sua permanenza a casa nostra come una grande scocciatu- ra perché visto che è nostro ospite devo trattarlo con “riguardo” come dice mia mamma e lui ovviamente se ne approfitta. Di solito preferisce stare con mio fratello o mia sorel- la che sono più grandi di noi ma, poiché loro si trovano spesso altri impegni, si accontenta di stare con me. Mio cugino ha un anno più di me anche se è più basso, è biondis- simo con due piccoli occhi azzurri che ti fissano quel tanto da metterti quasi a disagio, ma lo fa solo con noi cugini perché solitamente con gli adulti tende a fissare un punto sopra la spalla di chi gli parla ed evita il contatto diretto sia visivo che fisico, odia essere abbracciato ma ancora di più essere baciato e io per fargli di- spetto quando meno se lo aspetta gli stampo un bacio in fronte. Poiché è cieco come una talpa porta un paio

emanueLe ed io

di Elisabetta Donà

«Ciao mamma , ci vediamo dopo».

Dissi, dopo aver chiuso la portiera della macchina di corsa.

Appena entrai, la Professoressa Jeannine mi sgridò con toni provocatori:

«Sei in ritardo come sempre Louis… Vuoi venire anche tu all’interrogazio- ne?»Andai a sedermi ammutolito, però c’era qualcosa di strano… Perché il banco affianco alla cattedra non è vuoto?

Incurioso , appena suonò la campanella , mi lanciai verso quel ragazzo.

Sembrava molto timido e spaventato, notai che era di pelle scura, era bas- sino e non aveva nemmeno uno astuccio, in mano teneva solo una misera penna.

Decisi di parlargli, mi avvicinai con cautela e dissi:

«Ciao, io sono Louis, e tu come ti chiami?»

Mi guardò e rispose sottovoce:

«Ciao, io sono Bilal, sono appena arrivato qua a Parigi».

Io, capendo che non parlava bene l’italiano, gli chiesi da dove venisse.

«Vengo dalla Nigeria, io abitavo in un paese di nome Zaria».

Mi sorpresi, perché doveva proprio venire qui? Nel frattempo arrivò la prof. di antologia, quindi ritornai al mio posto; ogni ora che passava ero sempre più curioso , volevo sapere nuove cose su Bilal.

Ormai era mezzogiorno, suonata la campanella, mi incamminai verso casa. Arrivata al cancelletto del mio condominio vidi che Bilal stava salendo le scale.

«Ciao Bilal, non sapevo abitassi anche tu qui». Dissi. Mi sorrise e mi venne incontro dicendomi:

«Ciao… Sì io abito qui da inizio estate, sai… Io vengo dal mare»

Non volevo essere troppo invadente quindi gli feci l’ultima domanda:

«In che senso dal mare?»

«Non tutti son fortunati come voi. Io sono scappato dalla guerra, non avevo abbastanza soldi per un visto, quindi, io, mia madre e mia sorella di tre anni, siamo saliti su uno di quei grossi barconi. Abbiamo speso tutti i risparmi per salire sul barcone. A dir la verità, avevo già notato che quel- lo strano canotto, contenente una quarantina di persone, era tutto rotto e sporco. Eravamo in mezzo al mare, e il personale del barcone era scomparso nel nulla. Avevo paura. Di notte, dopo essermi addormentato, non mi ricor- davo più nulla: penso che il barcone si fosse capovolto. Mi sono risvegliato su una delle tante spiagge della Sicilia, pensai che ce l’avevo fatta. Per fortu- na che c’erano molte persone ad aiutarci. C’erano tanti morti sulla spiaggia.

Tra quelli ho riconosciuto mia sorella. Mi misi a piangere guardando mia madre che si era salvata insieme a me. Dopo esserci ripresi abbiamo deciso di venire in Francia.

Amico mio, ricorda: qualsiasi cosa accada, tu non mollare mai!»

Sono passati anni da quel giorno e io e Bilal siamo ancora amici.

di occhialetti con due lenti spesse su una montatura blu, ed è molto magro anche se ha la pancetta. Ha le spalle ricurve e una postura da uomo adulto, quasi da vecchio.

Purtroppo gli hanno riscontrato sia la lordosi che la scoliosi e per questo deve portare sempre un busto rigido che gli blocca tutti i movimenti dal collo alla vita. Gli unici momenti in cui non lo porta sono le ore durante scuola e nel pe- riodo che trascorre a casa nostra.

Che peccato! Io avrei preferito lo indossasse anche da noi così non mi avrebbe scocciato con tutte le sue richieste.

Delle volte penso che sia un po’

bipolare perché passa dall’essere arrabbiato alla persona più feli- ce del mondo nel giro di pochi minuti, mia mamma dice che sono gli ormoni. Per lei è sempre un discorso di ormoni quando si parla del carattere degli adolescen- ti. Mah!

Comunque Emi è un ragazzino intelligentissimo, forse troppo, tanto da risultare a volte noioso.

Una delle poche cose che ci acco- muna è che tutti e due vogliamo comandare l’una sull’altro e ciò ci porta inevitabilmente a scontrarci.

L’altra cosa che piace a entrambi è esplorare. Poiché abito in cam-

pagna quando viene a casa mia, pur litigando per quasi tutto il tempo, gironzoliamo e curiosiamo in giro, ed è stato proprio così che ci siamo messi nei guai. Era un’estate calda ed Emanuele era già da un paio di giorni ospite a casa mia. I miei fratelli erano impegnati con i loro amici perciò dovevo intrattenere io mio cugino che ogni due secondi mi chiedeva: «Cosa facciamo? Dove andiamo? Usciamo?». Dopo un’o- ra di insistenti richieste ho ceduto e ci siamo incamminati in aperta campagna. Dopo circa mezz’ora di passeggiata io, che mi ero già “rotta”

di stare con lui, volevo rientrare ma Emanuele insisteva perché voleva andare a caccia di gamberi nei fossi.

Le terre che circondano casa mia sono delimitate da fossi che vengono utilizzati durante il periodo estivo per irrigare i campi e perciò vengo- no riempiti d’acqua, e successiva- mente svuotati d’autunno.

I fossi sono pieni di gamberi che in origine non abitavano queste zone ma una volta insediatasi hanno colonizzato l’ambiente e prolificato.

Quel giorno non gli prestavo molta attenzione e lui, cocciuto come non mai, si sporgeva troppo, finché ad un certo punto ho sentito un urlo e non l’ho più visto. Era caduto in bonifica; fortunatamente non aveva

bevuto acqua, ma si era ben im- piantato e l’acqua gli arrivava fino alla vita. Non sapevo se lasciarlo lì e andare subito a chiamare aiuto o cercare di tirarlo su correndo il rischio di cadere a mia volta. Ad un certo punto abbiamo sentito un verso strano, era una mamma nutria che era lì vicino con i suoi cuccioli che ci fissava e ci mostrava i suoi orrendi denti gialli.

Io ero terrorizzata perché avevo già sentito storie di nutrie femmine che per difendere i loro cuccioli diven- tavano aggressive; perciò, con molta cautela, allungai un braccio ad Emi e con tutta la forza che avevo pian piano lo tirai su ma nello sforzo mi feci male ad una caviglia. Per due giorni dovetti rimanere completa- mente bloccata perché la caviglia si era gonfiata. Mio cugino mi stava vicino e mi assisteva e per ben 48 ore non abbiamo litigato. Ora stavo comprendendo come poteva sentirsi lui, bloccato nel suo busto senza nessuna possibilità di movimento e cosa doveva provare quando final- mente lo toglieva per stare con noi e vivere in libertà.

Da quel momento mi sono ripro- messa di portare pazienza con mio cugino e approfittare del fatto che comunque con lui anche bisticcian- do mi diverto un sacco.

io venGo daL mare

di Francesca Turrini

(16)

Letture

Q

ualche anno fa, una ragazza di nome Greta, ha iniziato a protestare contro l’inquinamento atmosferico.

Ogni giorno vedeva queste nubi nere causate da macchine, sigaret- te e dai caloriferi delle case ed era sempre molto arrabbiata!

Dopo qualche mese capì che era inutile fare capricci per questa cosa.

Nel frattempo i ghiacciai iniziarono a sciogliersi e Greta si chiese se il regno della neve (Antartide) sarebbe svanito. Beh... se non ci muoviamo la risposta è sì!

Allora Greta trovò un modo per aiutare la terra grazie a piccoli gesti.

Semplici regole: non usare troppa energia; usare la bicicletta se possibile, oppure usare i mezzi pubblici; non fumare; fare sempre la raccolta diffe- renziata e non buttare per terra carta e non sprecarla a caso, perché la carta proviene da alberi che creano ossigeno.

Qualche giorno dopo Greta andò a scuola e consegnò il foglio con le regole affinché anche i suoi compagni le rispettassero.

Passò una settimana dalla consegna e cercò di pubblicare le regole in un Magazine. Pensò subito che avrebbero avuto successo e il Ministro decise di non far circolare auto che creavano troppo smog, ma solo macchine ibride ed elettriche. Dopo un anno tantissime aziende avevano iniziato a produrre macchine che non inquinavano.

Oramai ci sono tante macchine elettriche e tante persone circolano solo in bicicletta.

Finalmente i canti dei passerotti si sentivano e il cielo non era più grigio come una volta, era sereno. Alcuni hanno smesso di consumare tanto, la vita era diventata meravigliosa!

Greta, che oramai era diventata famosissima, creò un’associazione che pre- vedeva “una piccola donazione per un albero. L’associazione aveva incassato 5 milioni di dollari e così si era potuto iniziare a piantare gli alberi.

Adesso Greta e tutto il mondo conosce il vero valore della natura.

C

aro lettore,

sono Beatrice, ho dodici anni e frequento la seconda media.

Forse questa è una storia noiosa e banale; a me piace definirla una storia a metà: un po’ vera e un po’ immaginaria e fantasiosa. Certe cose provengono direttamente dalla mia fantasia, altre, invece, sono cose scelte dalla vita e dal destino.

A volte mi chiedo:

«Cosa potrei fare di più di questo, anche solo per sentirmi più soddisfat- ta?». Queste domande mi aiutano a dare il meglio.

Nella scuola non penso di avere problemi, ma nella pallavolo mi sento scarsa. Mi sento... Non riesco ad esprimermi, ecco mi sento meno brava delle altre; quando sbaglio, anche solo un pallone, mi sembra di sbagliarne cinquanta. Per fortuna ho una squadra fantastica, con delle ragazze mitiche e divertenti che mi tirano su di morale quando sbaglio e mi aiutano.

Sono una ragazza un po’ insicura ma che prova a risolvere i problemi e ad oltrepassare gli ostacoli che le si pongono davanti. Credo ti sia fatto un’idea di come sono e di chi sono.

È probabile che se conoscessi anche il mio aspetto fisico, riusciresti a rico- noscermi tra mille.

Continuiamo:

«Sono molto affiatata con i miei compagni di classe, sono la mia seconda famiglia. Ogni giorno sto insieme a loro e mi viene da ridere e commuover- mi se solo penso a quante ne abbiamo passate insieme».

Carissimo (come dice un mio caro amico), ora ti racconto la storia di Be- nedetta, il mio io immaginario; lei è come il mio riflesso visto a testa in giù, è la mia rappresentazione in un universo parallelo. Una ragazza di seconda media, ma che nella scuola non va proprio benissimo. Al contrario è una vera campionessa di pallavolo.

«A scuola è il mio alter ego: non dà il meglio di sé perché considera la scuola come una perdita di tempo che riempie le mattinate. Detta così potrebbe sembrare che Benedetta sia una ragazzina antipatica, ignorante;

ma in verità lei non riesce solo ad applicarsi. Nella pallavolo non ha limiti, è determinata e sicura di sé. A scuola, però non è sola, ha un’amica fantastica, Daniela, è questo il suo nome. Daniela cerca di aiutare Benedetta nella scuo- la e Benedetta cerca di fare lo stesso con Daniela, ma nella pallavolo in cui non eccelle particolarmente».

In questo mondo, in questo “riflesso”; le cose non sono poi così diverse dal nostro mondo.

Qui chi è in difficoltà viene aiutato, proprio come in questo riflesso.

Anche se sono due universi diversi, addirittura opposti, le persone, anche quelle più giovani, cercano quell’aiuto, quello scambio di affetto e legami che dell’essere umano è caratteristico.

troppo inquinamento chi Sono neL mondo

di Beatrice Volta di Luigi Saviano

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