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Crisi sanitaria, crisi economica, spesa e reddito Lezione conclusiva del corso di Economia politica Anno Accademico

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(1)

Crisi sanitaria, crisi

economica, spesa e reddito

Lezione conclusiva del corso di Economia politica Anno Accademico 2020-21

(2)

COVID19 casi giornalieri in Italia dal

primo giorno

(3)

ITALY - Hospital stress:

in rosso i ricoveri in terapia intensiva

(4)

Numero di decessi giornalieri

(5)

La crisi sanitaria ha amplificato la crisi del sistema economico

In particolare per alcuni settori economici

per quanto riguarda il lavoro → disoccupazione.

La crisi si manifesta inoltre sui consumi privati

mentre aumenta il peso del settore pubblico

e crescono i debiti, privati e pubblici.

(6)

Stati uniti d’America

Nella sola New York City78 giorni di lockdown sono costati 13,5 miliardi di dollari

In 5 mesi il Tasso di disoccupazione US è passato dal 3,4% di febbraio al 20,4% di giugno

Nel 2020 il PIL Usa è diminuito del 4,3%

nonostante 3.000 miliardi di dollari di aiuti pubblici tra marzo e luglio

che hanno portato il deficit/Pil US a -16% (valore che non si registrava dal 1945)

Consumi (≈ 2/3 del PIL US): -12,9% ad aprile, +8,6% a maggio, 6,2% giugno, 1,9% luglio, 0,5% ottobre

(7)

Tasso di disoccupazione negli USA

2014 - 2020

(8)

Tasso di disoccupazione negli USA (1950 – 2020)

(9)

Numero medie di settimane in cui si

rimane disoccupati negli USA

(10)

Spesa privata per consumi negli USA

(11)

Andamento dei risparmi privati negli

USA

(12)

Andamento degli investimenti privati

negli USA

(13)

Indice di fiducia dei consumatori USA

(14)

Andamento del PIL reale in Italia

(luglio 2000 – luglio 2020)

(15)

Reddito reale pro-capite in Italia a

prezzi costanti

(16)

Reddito pro-capite, Italia e USA

fonte: Sandro Brusco https://twitter.com/brusco_sandro/status/1349281906215563266

(17)

Spesa privata per consumi in Italia

(18)

Tasso di risparmio delle famiglie in Italia

fonte: Banca d’Italia,

https://www.bancaditalia.it/media/notizie/2021/conti_finanziari_ed_economici_covid_14gen21.pdf

(19)

Tasso di disoccupazione giovanile (15-

24 anni) in Italia

(20)

Tasso di disoccupazione femminile in

Italia

(21)

Reddito, consumi, risparmi e investimenti

Ripartiamo da qui:

Y = C + S vuol dire che il reddito prodotto, il PIL di un paese può essere consumato o risparmiato;

Y = C + I vuol dire che la parte di reddito che viene spesa può avere come destinazione i consumi (da parte delle famiglie) o gli investimenti (imprese).

E’ importante tenere a mente che:

le decisioni di risparmio sono indipendenti da quelle di investimento;

e dunque non c’è nessuna ragione per presupporre che i risparmi si

tradurranno automaticamente – grazie ai mercati finanziari – in investimenti produttivi atti a stimolare la crescita economica.

(22)

Crescita economica, prodotto effettivo e prodotto potenziale

fonte: Giorgio Rodano, La lunga scivolata

https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnxnaW9yZ2lvcm9kYW5vfGd4OjU3NjMzYzZhNmEzYj VkMmQ

In prima battuta la questione sembra semplice: si ha crescita economica quando il livello del Pil reale aumenta rispetto al livello che aveva nell’anno precedente.

La cosa si fa un pochino più complicata se si introduce la distinzione tra Pil effettivo e Pil potenziale. Il primo, come suggerisce l’aggettivo, è il livello del Pil reale registrato dalle statistiche, cioè la quantità di beni prodotta

nell’economia nell’intervallo di tempo considerato. Il secondo rappresenta invece il livello del Pil reale che potrebbe essere ottenuto se si impiegassero integralmente e al meglio tutte le risorse a disposizione del paese, sempre nell’intervallo considerato.

Ne consegue che quando non si impiegano integralmente le risorse

disponibili e/o non le si impiegano al meglio, il Pil effettivo sarà inferiore al Pil potenziale.

(23)

Perché il prodotto effettivo è spesso inferiore al prodotto potenziale ?

fonte: Giorgio Rodano, op. cit.

Il prodotto effettivo può essere inferiore al potenziale per svariati motivi, su cui non ci soffermeremo. Qui ci limitiamo ad accennare al meccanismo di base che provoca un tale risultato: quando l’economia viene colpita da uno shock che ne rompe l’equilibrio, se la risposta dei soggetti economici (tra i quali va compreso anche il policy maker) non è sufficientemente rapida, l’economia può trovarsi in una situazione in cui le risorse disponibili non sono pienamente utilizzate (e/o non sono utilizzate al meglio); ne

consegue una recessione.

Viceversa, se il mercato e/o la politica economica riescono a mettere in atto le opportune contromisure, il prodotto effettivo tornerà, più o meno rapidamente, verso il potenziale.

Il punto è: quale modello economico utilizzano i policy makers?

(24)

Output gap e domanda aggregata

fonte: Giorgio Rodano, op. cit.

La differenza tra Pil potenziale e Pil effettivo (che, in assenza di shock, tenderebbe a ridursi nel lungo periodo) viene chiamata output gap. La presenza di un output gap emerge quando le imprese, se non riescono a vendere tutto ciò che hanno prodotto, rivedono i propri piani riducendo l’attività produttiva. Ne consegue che il livello effettivo del prodotto

dipende dalla richiesta di beni e servizi prodotti dalle imprese.

Questa richiesta, la cosiddetta domanda aggregata, proviene da quattro macro-soggetti: le famiglie, la cui domanda di beni e servizi costituisce il consumo; le imprese, la cui domanda di mezzi di produzione addizionali costituisce l’investimento; lo Stato, la cui domanda di beni e servizi

costituisce la spesa pubblica; il resto del mondo, la cui domanda di beni e servizi (al netto dei beni e servizi che il resto del mondo vende al paese) costituisce le esportazioni nette.

(25)

Il risparmio

fonte: Giorgio Rodano, op. cit.

Un problema di insufficienza della domanda aggregata può presentarsi perché le famiglie risparmiano, ossia non spendono in beni e servizi tutto il reddito di cui dispongono. Per tradursi in domanda aggregata, questo risparmio deve affluire agli altri soggetti (imprese, Stato, resto del mondo) che lo devono spendere in beni e servizi, alimentando così la loro

domanda e la produzione da parte delle imprese.

Dato che le decisioni di risparmio delle famiglie sono indipendenti dalle decisioni di spesa di altri soggetti, nulla garantisce, in linea di principio, che l’ammontare di fondi non spesi resi disponibili dalle famiglie (loanable

funds) venga integralmente assorbito dalle imprese e dagli altri soggetti: al risparmio inutilizzato corrisponde una insufficienza di domanda; in questo caso le imprese riducono la loro produzione ed emerge appunto un output gap.

(26)

Il ruolo dei mercati finanziari e del tasso di interesse

fonte: Giorgio Rodano, op. cit.

Il compito di far incontrare le somme rese disponibili dai prestatori di fondi con quelle richieste dai prenditori di fondi è affidato ai mercati finanziari. C’è una relazione inversa tra il livello del tasso di interesse e quello della domanda aggregata. Il tasso di interesse influenza soprattutto l’investimento,

contribuendo sia a determinare il suo valore attuale netto sia a quantificare il costo del suo finanziamento.

E influenza anche il livello della spesa pubblica, sia per la parte finanziata in disavanzo, sia, indirettamente, perché quantifica il costo del servizio del debito e perciò il vincolo di bilancio del settore pubblico. Se è vero, tuttavia, che un tasso di interesse alto deprime la domanda aggregata, non esistono efficienti meccanismi di mercato per cui in presenza di una domanda aggregata

depressa il tasso di interesse tenda spontaneamente a scendere.

Un tasso di interesse troppo alto dal punto di vista degli investimenti deprime la domanda di fondi da parte delle imprese; ma questo può non essere sufficiente per provocare la sua discesa, perché la domanda di fondi può essere

alimentata da altri soggetti (per esempio uno Stato fortemente indebitato) …

(27)

Una breve parentesi: il concetto di VALORE ATTUALE

fonte: Gregory Mankiw, Principle of Economics

Per confrontare una somma disponibile in tempi diversi, gli economisti

utilizzano il concetto di valore attuale, ossia l’importo equivalente al tempo presente di una o più prestazioni monetarie.

Esempio: se deposito 100 in una banca al 5% di interesse, qual è il valore futuro (FV) di questo ammontare?

Per saperlo, dovremo moltiplicare la somma per (1+r) per il n. di anni:

In three years, FV = $100(1 + 0.05)3 = $115.76 In two years, FV = $100(1 + 0.05)2 = $110.25 In one year, FV = $100(1 + 0.05) = $105.00 In N years, FV = $100(1 + 0.05)N

(28)

Una decisione di investimento

fonte: Gregory Mankiw, op. cit.

Ricordando la formula del valore attuale: PV = FV/(1 + r )

N

.

(A) Supponi che r = 0.06. Dovrebbe la General Motors spendere $100 million per costruire una fabbrica che le renderebbe $200 million in dieci anni?

(B)Supponi che r = 0.09. Dovrebbe GM spendere

$100 million per costruire una fabbrica che le

renderebbe $200 million in dieci anni?

(29)

soluzioni

Soluzione (A): Find present value of $200 million in 10 years:

PV = ($200 million)/(1.06)10 = $112 million. Since PV > cost of factory, GM should build it.

Soluzione (B): Find present value of $200 million in 10 years:

PV = ($200 million)/(1.09)10 = $84 million. Since

PV < cost of factory, GM should not build it.

(30)

ancora sul VALORE ATTUALE

fonte: Gregory Mankiw, op. cit.

Stai considerando la possibilità di

acquistare un terreno di due ettari e mezzo per 70.000euro. Il lotto varrà 100.000euro nel giro di cinque anni.

A. Dovresti acquistare il lotto se r = 0.05?

B. Dovresti acquistare il lotto se r = 0.10?

(31)

soluzioni

A. Should you buy the lot if r = 0.05?

PV = $100,000/(1.05)5 = $78,350. PV of lot >

price of lot. Yes, buy it.

B. Should you buy it if r = 0.10?

PV = $100,000/(1.1)5 = $62,090. PV of lot <

price of lot. No, do not buy it.

(32)

.. Tornando ai risparmiatori

I risparmiatori in generale chiedono una remunerazione elevata per mettere a disposizione i loro fondi, preferendo, altrimenti, lasciarli inoperosi in forma di moneta

(manifestando cioè una preferenza per la liquidità).

Il problema è dunque quello della spesa, e del suo rapporto con il reddito: vediamo allora come funziona il modello

reddito-spesa, cioè il modello macroeconomico tipico della teoria Keynesiana.

Devi avere un reddito monetario, cioè un lavoro, e poi

spenderlo.

(33)

Da che cosa dipende l’occupazione?

« In un dato stato della tecnica, delle risorse e del costo dei fattori per unità di occupazione, il volume di occupazione, sia in ciascuna impresa singola o in ciascun settore produttivo, sia nel complesso, dipende dall’ammontare del ricavo che gli imprenditori prevedono di ottenere dalla produzione corrispondente [per Keynes è questa la domanda aggregata, n.d.r.];

.. gli imprenditori cercheranno di fissare il volume dell’occupazione

a quel livello che rende massima, nelle loro previsioni, l’eccedenza

del ricavo sul costo dei fattori.”

(34)

Il ruolo delle aspettative

• Dunque, date le condizioni di offerta nel breve periodo (stato della tecnica, risorse e costo dei fattori), il livello di produzione e di occupazione dipende dalle aspettative di ricavo degli imprenditori, cioè dalla

funzione di domanda aggregata.

(35)

Il concetto Keynesiano di domanda effettiva

”.. quindi il volume di occupazione è dato dal punto di intersezione fra la funzione di domanda aggregata e la funzione di offerta aggregata, giacché a quel punto saranno rese massime le previsioni di profitti da parte degli imprenditori.

Chiameremo domanda effettiva il valore di D nel punto

della funzione di domanda aggregata nel quale questa

è intersecata dalla funzione di offerta aggregata.”

(36)

Equilibri di sottoccupazione

Keynes sostiene che gli imprenditori non investiranno, non

produrranno e quindi non assumeranno lavoratori se la domanda attesa in futuro viene ritenuta scarsa, assegnando un ruolo rilevante

alle aspettative degli imprenditori da un lato e

alla propensione al consumo delle famiglie dall’altra, propensione che influenza l’inclinazione della curva di domanda aggregata.

Non tutti i soggetti economici hanno la stessa funzione sociale e gli stessi comportamenti e quindi non vi è alcuna tendenza ‘naturale’

alla piena occupazione. Al contrario, il sistema si trova

normalmente in un punto di inferiore a quello di piena

occupazione.

(37)

Offerta aggregata e domanda aggregata

Aiutandoci con un grafico, possiamo identificare la funzione di offerta aggregata Z(N) che è determinata dai costi che le imprese sostengono.

Mentre D(N) rappresenta la funzione di domanda

aggregata attesa dagli imprenditori, che a sua volta è determinata da spesa per consumi, spesa per

investimenti, spesa delle pubbliche amministrazioni ed

esportazioni

.

(38)

Z(N) è l’offerta aggregata e D(N) la domanda aggregata

(39)

Il ruolo della domanda effettiva

Il punto di incontro in E* rappresenta per Keynes la domanda effettiva che determina il livello di equilibrio del reddito nominale (ossia in termini di moneta) nazionale Y* e del livello

dell’occupazione effettiva N*.

• Supponendo un andamento della produttività marginale del lavoro decrescente, se si riporta N* nella parte inferiore del grafico

precedente, si determina il livello del salario reale d’equilibrio(w/P)*.

• Possiamo notare come un aumento della domanda aggregata

fino a D(N)+ provocherebbe un aumento del reddito nazionale

nominale fino a Y+, un aumento dell’occupazione fino a N+ e una

diminuzione del salario reale fino a (w/P)+.

(40)

Spesa aggregata

L’attenzione è rivolta alla domanda: le imprese, nel breve periodo, adeguano il volume di merci alla domanda che esse fronteggiano.

L’ipotesi è che, ai prezzi correnti, le imprese

offrano il volume domandato: la curva di offerta nell’impostazione Keynesiana è orizzontale

(ultra-elastica relativamente ai prezzi).

(41)

Spesa aggregata e flusso circolare del reddito

Il reddito disponibile può essere risparmiato o consumato.

Y – T = C + S, da cui Y – T – S = C; se teniamo conto delle importazioni → C – IM

La spesa totale = C + I + G + X – IM

è da considerarsi spesa programmata (desiderata) e, in particolare, I è l’ investimento programmato

• che non comprende l’investimento in scorte,

mentre la spesa effettiva comprende tutte le voci.

(42)

Equilibrio tra spesa desiderata e spesa effettiva

La spesa aggregata AE = C + I + G + X-IM

eguaglia il reddito se non c’è accumulo involontario di scorte.

L’equilibrio cui si riferisce Keynes è quello tra spesa desiderata e spesa effettiva.

La componente principale della spesa è il

consumo.

(43)

La funzione del consumo

Il consumo ha una componente autonomia e una che dipende dal reddito disponibile con una determinata propensione

C

t

= C

0

+ c Yd

t

; con C

0

>0, 0<c<1

• La propensione marginale al consumo misura quanto di un euro addizionale di reddito venga speso per

consumi.

c < 1 ci dice che, se il reddito varia di una certa

percentuale, il consumo varia meno di questa

percentuale.

(44)

Funzioni del consumo e del risparmio

Il consumo autonomo determina la posizione della curva (intercetta verticale), mentre la propensione marginale al consumo determina l’inclinazione

della curva

La parte di reddito non consumata viene

risparmiata S = Yd – C; sostituendo, otteniamo

S = - C

0

+ (1-c) Yd

La propensione media al consumo è il rapporto tra consumi e reddito e non è in genere ipotizzata

costante

(45)

Funzione del consumo lineare

C=C

0

+cY

D

C

0

>0, 0<c<1

dove

C

0

= consumo autonomo, di sussistenza

C

Yo C0

c

(46)

Una proprietà fondamentale della funzione del consumo keynesiana

Al crescere del reddito disponibile

cresce anche il consumo corrente ma meno;

c’è un punto della funzione in cui la

spesa eguaglia il reddito disponibile ed è

quello il punto di equilibrio.

(47)

Consumi e risparmi nel modello

keynesiano

(48)

L’ipotesi ‘normale’ è che la propensione

marginale al consumo sia costante, ma

(49)

Equilibrio tra risparmi e investimenti

L’equilibrio indica una situazione in cui non ci siano tendenze al cambiamento; in questo

contesto l’eguaglianza tra spesa aggregata e output equivale a quella tra risparmio e

investimento

Se AE = C + I, la condizione di equilibrio sarebbe Y = AE = C + I;

dato che Y = C + S, allora C = Y – S, sicché

Y = Y-S + I, da cui, in equilibrio, I = S.

(50)

Spesa

E

Reddito, Prodotto,

Y

Spesa programmata:

G I

T Y

C

E = ( − ) + +

PMC

G

I +

(51)

E

Reddito, Prodotto,

Y

spesa

domanda effettiva (ex post)

E Y =

45o

La spesa

programmata e la domanda effettiva

spesa programmata (ex ante)

G I

T Y

C

E = ( − ) + +

G

I +

(52)

La ‘croce’ keynesiana e il reddito di equilibrio

E

Y

G I

T Y

C

E = ( − ) + + Y

1

E

1

Y

2

E

2

Y

1

Y

2

Reddito di equilibrio:

In condizioni di equilibrio la spesa programmata è pari a quella effettiva e tutto il reddito prodotto viene utilizzato in

qualche componente della spesa programmata.

In equilibrio le scorte di

magazzino non variano e sono al loro livello normale

45o

(53)

Caratteristiche dell’equilibrio keynesiano

Si tratta di un equilibrio di sotto-occupazione

Per via dell’insufficienza della domanda aggregata l’economia non riesce a raggiungere

spontaneamente il reddito di pieno impiego

Il settore pubblico ha un ruolo importante nello

spingere l’economia alla piena occupazione delle risorse: l’aumento della spesa pubblica provoca un aumento del reddito che può a certe condizioni

essere superiore all’aumento della spesa.

(54)

Un aumento di spesa pubblica..

E

Y

)

1

( Y T I G

C

E = − + +

E Y =

E

1

=Y

1

)

2

( Y T I G

C

E = − + +

Un aumento della spesa pubblica sposta la curva di spesa programmata verso l’alto. Le imprese prima riducono le scorte poi aumentano la produzione 45o

G

(55)

..comporta l’aumento del reddito di equilibrio

E

Y

)

1

( Y T I G

C

E = − + +

Reddito di equilibrio

)

2

( Y T I G

C

E = − + +

E

2

= Y

2

45o

Y

G

E

1

=Y

1

(56)

Il principio della domanda effettiva

‘rivisitato’

È la domanda aggregata a

determinare il livello di produzione (di

equilibrio)

dell’economia

(notare la forma orizzontale della curva di Offerta

Aggregata)

p

Yd, Yo Yo

Yd

Y*

Yd1 Y**

(57)

La curva di offerta aggregata nel modello keynesiano

Per livelli di produzione inferiori al reddito di piena occupazione, i prezzi rimangono fissi;

nel momento in cui si raggiunge la piena occupazione, un aumento della

produzione si riflette in un incremento dei

prezzi.

p

Y Ypo

(58)

L’aggiustamento verso l’equilibrio

In caso di eccesso di offerta, parte della produzione viene immagazzinata e le scorte aumentano in modo indesiderato. La produzione diminuisce per ridurre le scorte al livello desiderato.

In caso di eccesso di domanda, le imprese utilizzano le scorte di magazzino per far fronte all’aumento della domanda.

Questa variazione

indesiderata spinge le imprese ad aumentare la produzione per

ricostituire le scorte.

L’aggiustamento non avviene tramite variazioni di

prezzo, ma attraverso la quantità prodotta

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