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Il calciatore è un fingitore

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Academic year: 2022

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(1)

Gian Piero Stefanoni

Il calciatore è un fingitore

20 e più poesie sul giuoco del calcio

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Gian Piero Stefanoni – Il calciatore è un fingitore www.

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eBook n. 234

Pubblicato da LaRecherche.it [Poesia]

In copertina: fotografia di Guillaume de Germain da Unsplash

Le fotografie all’interno dell’e-book sono di Gian Piero e Tullio Stefanoni, tranne la fotografia a pagina 10 che è di Simone Porry.

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SOMMARIO

INTRODUZIONE

PROLOGO L’ENTRATA

SECONDO TEMPO FUORI CAMPO

POSTFAZIONE

NOTA DELL’AUTORE RINGRAZIAMENTI

NOTE SULL’AUTORE

COLLANA LIBRI LIBERI [ EBOOK ] AUTORIZZAZIONI

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INTRODUZIONE dell’autore

Cos’è che a tanti di noi (si dice troppi) fa amare il calcio e seguirlo sovente a dispetto delle sue innumerevoli e innegabili brutture? Cos’è, che però, ancora, ci fa fremere e insieme interrogare dietro alle emozioni che questo gioco, nei suoi gruppi, nelle sue figure ogni volta suscita? Perché, per dirne una, personalmente riesco ad accendermi dalla quarta serie austriaca (First Vienna) alle categorie meno contemplate a cui televideo stesso non arriva? Forse per una necessità, un desiderio estremo di appartenenza e condivisione nella guida del corpo, questo veicolo bellissimo di acrobazia e raccordi incontro a cui una sola palla, persa o data bene, batte sempre nel segno di una fantasia antica a ricordarci nell’inarrivabilità della nostra condizione la possibilità del compimento, la sua sorpresa sempre- e allora la nostra stessa gioia. Ma questo in fondo è una consonanza che è un po’ nelle corde dello sport tutto, avrei da obiettarmi da solo.

Ed è vero. Di più, forse, nel mistero che ha in sé ogni cosa bella, una delle risposte è nella nitida semplicità dei suoi elementi che da subito, come un osso al suo cane, ci richiama dai primi passi a un sorriso che nella ribattuta vara l’incontro (la letizia caracollante del piccolo afgano nella simil maglia di Messi ogni volta me lo ricorda). Incontro e insieme che diventa poi, in quella risonanza a ricucire il presente che fa la storia e il tempo, racconto di noi stessi all’interno di quella stessa storia e quel tempo nella parte dovuta per determinazione con gli altri.

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Conoscenza e assenso al mondo che, nella mia piccola fratina, ho voluto allora riportare in poesia certo dell’intimo legame che unisce il verso alla metrica del campo. In questo, nel perché, ritenendo altresì sufficiente racchiuder l’eco nel breve arco che passa dalle prime sfocate sensazioni ai primi ritorni di appassionato e di adolescente nel coro delle sue partecipazioni.

In fondo di più è mania. Di più è segreto.

G.P. S.

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al campo numero 8 dell’acqua acetosa, a Fedeli, Procesi, Gravante, e a tutti i compagni: ancora

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Una delle cose che ho capito da bambino è che quelli che più si divertivano a insegnarti qualcosa erano quelli che meglio dominavano il pallone, mentre quelli capaci solo di entrare sull’avversario, e di piazzarsi in campo per fare ostruzione e tirare pedate, non avevano nulla da insegnare, anche se temo, avrebbero avuto molto da imparare.

Johan Cruijff

Dal corpo passa il cielo.

Luca Giordano

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PROLOGO

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LARGO DEGLI AMMIRAGLI

per Agostino Di Bartolomei Danzano prima del tocco

a chiamare il battito, i bambini attendendo la palla, gli occhi

distesi fra il compagno e la strada.

In loro è ancora il Brasile

e la sragionata arte del non punteggio, del cielo quei pochi metri

fra il calzettone e il tiro.

Sarà la tattica a vincerli poi, a disperderli via dal traffico;

lanciati a un’altra vita, lanciati a un altrui ordine.

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L’ENTRATA

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LA PRIMA. BORUSSIA-INTER (ripetizione)

Giacché nel corpo dell’abbraccio l’incavo della carne, la terra

che stasera per biscotto- e luce bassa- ci confonde nel nostro primo incontro.

Questo il bastevole ricordo, la figura

che tra figure mi ti abbassa- nello schermo di contrasti e celebri lattine- di un pari a reti nulle di incomprensibile vittoria.

Di un padre, ancora a dirsi nel racconto di Mazzola.

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STELLA MATTUTINA*

Balza e rimbalza, balza e rimbalza

la pallina e la destra, la pallina e la testa sul cancello e sul muro, dall’occhio alla gamba- dal sogno al suo tiro.

Poi lo sguardo si ferma- e di nuovo ripensa- il sudore nello spazio di quello strano contatto- nel piccolo volo destato, levato dal tocco

quel cielo di grazia che torna al suo piede.

* Area dove le Suore delle Piccole Ancelle del Sacro cuore di Roma ci portavano a correre in prima elementare.

(13)

SANDRO MAZZOLA

Mazzola Alessandro, il fu Valentino appunto la prima fetta di torta,

nell’azzurro e nel nero della selva il sole incarnato della favola.

Sandro Mazzola- ancora- nel divincolo del corpo, in quell’occhio che già vede, l’idea platonica del calcio e della maglia, a noi il teorema risolto della rete.

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LAZIO-VERONA (1972-73)

per Antonino, Peppe, Giacomo, celesti del cuore Veglia la Madonnina

sul mio primo, piccolo Olimpico-

su un biancazzurro di squadernati spazi.

Di là la figurina, Pizzaballa tra i pali.

Ed al centro, dal dischetto, nella postura bisonte una squadra:

(Giorgio nello scherzo) nella ripetizione Chinaglia.

(Ma) poi sarà scontro, rivalità, rinfaccio d’allori.

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MONACO ‘74

Che poi nel gioco dei cortili Perfumo era un profumo e Lato un nome strano a dire chi in realtà tagliava l’area

dentro un’estate fin dentro tutto il suo volere.

Ma più a noi fratelli diceva Mayanga

detto Maku, per inspiegabile ritorno di lingua lo sbilenco, l’atleta, il prodigio già totale

di un calcio prenatale, di un calcio anche a noi possibile.

Nello scarto di mondi, il mondo allora, l’invitta figurina nello scatto di destino che porta sulla fascia come Sanon per noi a compiersi o cadere.

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Oggi la Roma fa strabordare gli argini.

Elio Filippo Accrocca

FORO ITALICO la scelta

Nessuna sfida,

papà dallo straordinario amore.

Solo una rivolta di vento e di colore.

Non Milano, non Inter, ma il giallorosso di Roma e di quel numero 9

che, tra Fedele e Facchetti,

corre verso il sole, battuto Bordon.

“Piero gol! Piero gol! Piero gol!”

Questa la sintesi e lo stravolgimento.

Questa la mia bandiera.

Su Roma-Inter 1-0 stagione 1974-75.

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RE CECCONI

Luciano da Nerviano, l’inspiegabile caduta- l’ala abile e biondissima- nell’azzurro

ormai sbiadito della memoria e della maglia- lo sgomento del terzino celebrato dall’assolo.

Così almeno io so- e ti rivedo- nel cielo semicoperto di Turone, dopo un’altra rete nel sorriso dei compagni a ritornare.

Su Lazio-Milan 4-0, maggio 1976.

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ITALIA-POLONIA 19 aprile 1975

La stanno ridando sul digitale, figurati, ora che non ci sei- ora che è solo dolore a saperti

là ancora vivo, con me alla tua mano.

E non posso che piangerla adesso

nella quercia Tomaszewskij e in Lato, la festa;

come il povero, piccolo Deyna

non più incandescente, non più acceso papà, burlesca ala al penultimo dribbling.

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DIAVOLI VOLANTI

per Suor Aurora, nel cuore

Alla sfilata delle scuole la prima armata indossava terra battuta e pochi portieri

sotto al grembiule di piedi divelti.

Nella conta una tattica appena, una reazione solista- a provare nel graffio una coscienza d’artista.

Dagli Aquilotti, dalle Pantere a raccoglierne ora otto ora tre

tra similmaglie di impacciate schermaglie.

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ITALIA- BAYERN MONACO 13 novembre 1974

Nella partita di memoria pari al mistero-

uno, tre a uno, quanto? - qualcuno a marcare

nella quiete delle maglie, nell’azzurro e nel rosa-

più che rosso- del tramonto,

il solo spazio, il solo affondo dato nel mentre nella sera, nell’ improvvisa scomparsa di De Sica.

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FRANCESCO ROCCA

Come anche Spadoni la notizia ci arrivò via etere- canale della filodiffusione-

al padrone della corsa, al bambino maestro la vita e il ginocchio piegato.

Poi il professor Perugia, le cadute e le riprese nell’azzurro della maglia consegnata-

San Vito e le Tre fontane a contarti solo nel rigore del comando fuori campo.

Eppure l’altra partita era nei fatti, lo spirito da sempre già all’accesso- educatore, più che atleta nel ricordo di quel giorno al nostro tavolo.

“Che la sostanza dei giorni è corrispondere” - nell’imprimatur d’orizzonte a noi undicenni.

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CHE TU POI football e preghiera

Che Tu poi eri già con me nello scatto e nel passaggio a compormi coi compagni in quel modulo che nessuno lascia solo ma perpetua nella cura del triangolo il suo salmo in pallonetto alla barriera.

Che poi Tu eri già con me in questa foga di corpi e spazi stretti- in questa fisica

d’abbracci e linee bianche che anche nel recupero- prima del fischio- il Tuo Spirito rivela.

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SECONDO TEMPO

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VINCENZO PAPARELLI

Una domenica- plumbea- d’ottobre ruppe il segreto- si veniva bambini da un pari bianco via Salaria, da lividi di piccoli corpo a corpo di paese.

“Hanno colpito dopo le parole.

Hanno ucciso una persona con un razzo”.

I dieci e cento e mille Fiorillo

che hanno colpito anche dopo nelle parole- dal buio di una partita infinita- in Gabriele e Marco e Wanda la violazione del nome, il rigetto di una umanità contesa.

Il 28 ottobre 1979 durante il prepartita di un derby di campionato Roma- Lazio un razzo lanciato dalla curva romanista dal giovane Giovanni Fiorillo colpì a morte nella curva opposta il 33enne Vincenzo Paparelli.

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ROMA DAI SUOI CAMPI

Ciò che ti rese bella- fuori dal quartiere, ai primi tocchi- fu, lo è ancora, il ritorno di aeree e imperfette circonvallazioni, di slarghi- e di facce, vegetali e di pietra, a seconda dei corpi e dei palazzi.

Tra ruvidezze di Eucalipti* e di terzini campi di coetanei e case e parole alte

e larghe il doppio- Forte Braschi, Gardenie, Villini- a dire di quegli anni la città degli esili

nelle acquisizioni e negli sguardi.

* S’intende Stadio degli Eucalipti, dietro Viale Marconi.

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ROMA-TORINO maggio 1980

Era il tempo di armadietti e figurine-

la classe dell’AsR la rosa tutta in comune- di cancellini, infiniti, e corridoi i calci

a saltare- e a infilare- per le reti e i calori più segreti.

Così fu Tancredi e nel guanto ad alzare l’età

e a scuotere la palude nello stupore di tutti gli stupori- come per fede a se stessi, come c’entrasse l’amore nella vittoria prima a dirsi sulla paura e sul cuore.

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US NM’77

al sor Augusto, presidente e a tutta la famiglia Spinosi

Zoff Gentile Cabrini ma anche

Fedeli Procesi Gravante la consegna, il battito, nel manthra il passaggio obbligato

tra l’autarchia e il campo. Undici

come dieci più uno- come nove più due- ché la distensione nel numero, il plurale dice dell’anima il compiersi: dell’area

nell’affondo finalmente lo spazio aperto alla strofa.

La rete- sapemmo- è dicitura di femmina.

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TULLIO

fratello, minore caro

Ma poi sei ancora tu-

fedele al padre e alla linea- l’espulso, il bandito dal corpo o noi i fuori raccordo- le dita sotto la nuova mammella?

Qui sempre a venire- a te vittoria- a noi già gioia.

Nel dubbio che fa eguali, il dubbio ci discosta.

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PONTE MILVIO

Della sfera- e degli esagoni in testa- la sgrammatica indotta del ventre- dei volti e la piazza a compier le attese

la squadretta e la squadra confusi alla borsa.

Solo un tempo di un intervallo-

nell’ora breve dal Ponte d’Aosta al Bernini- a scalare il passaggio, a scoprirci mortali entro una storia guardata dal basso.

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SARRIA

Qui fu la quadratura del cerchio- il glomerulo in agguato- nella firma in calce triplice.

Qui l’adolescenza già perfetta-

nel corpo dell’abbandono, l’abbandono del corpo prima del suo patire.

“Chi lo teneva!?!” Chi lo teneva

insieme a noi sulle gambe di pubera postura:

“Paullo Rossiii… Paullo Rossiii…”

nel pianto strozzato del cronista?

(31)

PAULO ROBERTO (FALCAO)

ad Alessandro Spadaro, alla sua sciarpa Il mistero del ginocchio-

il no di maggio- non ferma

nel contrasto, di noi, di quella squadra, il tacco ad angelo in estasi perfetta.

Nella manica tirata su

lo scacco alla torre, la storia

finalmente al suo passo ricomposta- a Pisa nella corsa, in quello schiudersi di occhi e di ali mai visto, sì

con la città, della città l'identificazione esatta.

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TERRY MC DERMOTT Farnesina

Nelle partite del venerdì tra fratine e tradimenti collettivi di compiti la voce ed il vento- il suo nome al mio nome ancorato.

Da Anfield, da Wembley,

nel passo che la tradizione sostiene

lo smarcarsi ancestrale del rito, la lingua- l'oriente- nel cuore ai contrasti dettato.

(33)

ROMA-COLONIA

Siamo tutti ancora lì, sospesi

in quello stop- prima dell’urlo-

nell’ipotesi possibile,

nell’affondo del respiro nella notte dentro quel corpo

che ad un solo corpo ci addestina.

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ANDREA

fratello, maggiore caro

“Bobo goal!” - inciso sulla spalliera del letto;

ma poi anche tu ti sei sgamato

nella città in calore, nel delirio degli occhi.

E Peppe e il bruno- nel vessillo icona ragazza di Marassi- dai rigori il tuo abbracciato contrappasso in una partita che non c'è mai stata.

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GENOVA PER ME

per Silvio Del Ninno, affabulatore

Genova per noi l’ultima domenica

di inesplicabili errori, tra gonfiori di portoni dalla Cassia la prima- vera- primavera

in accordo di fantasie e motorini.

Una Roma discesa cento e più volte

come per ricompattate rovine- dal centro,

dal margine- nello sguardo dei suoi placati strazi.

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FUORI CAMPO

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a tutti i dimenticati terzini, ad Ulivieri

Ora è sintetica l’erba,

asciugata e seccata la terra.

Il corpo- nella testa-

un animale nell’adeguo della movenza.

Pure, dal branco

ogni giorno un segnale

al cerchio del tuo centrocampo.

“Resta figura distesa

al comando del mondo minuto.

Arretra nel giusto, disponiti al lancio”.

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POSTFAZIONE di Simone Cola

www.uomonelpallone.it

Da appassionato e cultore del calcio e della sua storia mi sono sempre chiesto quale sia il segreto immortale del suo successo.

Come sia accaduto che uno sport inventato da nobili gentiluomini – e che la maggior parte dei nobili gentiluomini mai avrebbe voluto condividere con la plebe – sia diventato la più grande religione laica esistente al mondo, un successo che dura da più di un secolo e che negli anni ha prodotto scritti, racconti, episodi destinati a passare alla storia, smosso coscienze e addirittura determinato fatti storici.

La risposta non è semplice né scontata: forse amiamo tanto il calcio perché in fondo è un gioco a cui chiunque – pur dotato di talento – può giocare, che non predilige né esclude nessuno.

Puoi essere un gigante o alto come un soldo di cacio, se sai come colpire il pallone potrai giocare; puoi avere tanta classe, oppure soltanto tanta grinta, potrai comunque giocare. Forse il calcio ha avuto successo perché era decisamente più semplice da praticare:

un pallone, qualche amico, giubbotti come pali, chi non ha mai provato questa esperienza?

Ma deve esserci qualcosa di più: perché se questi semplici, forse banali ma innegabili, pensieri spiegano perché amiamo GIOCARE il calcio, non rispondono alla domanda di fondo sul perché ci piaccia tanto anche guardarlo, viverlo. Questa è una risposta che ognuno di noi ha dentro di sé: personalmente direi

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che amo il calcio perché è arte, perché in ogni gesto tecnico e atletico c’è qualcosa di straordinario, a volte irripetibile, nei gesti e negli sguardi, nei pensieri di chi gioca e di chi guarda, nelle diverse idee tattiche, filosofie, intuizioni. Perché il calcio è capace di raccontare storie che non parlano solo di calcio, e a chi vengono in mente cose come il Maracanazo e Moacir Barbosa, George Best, il Grande Torino, sa di cosa parlo. Perché il calcio è appartenenza, e lotta tra diverse bandiere e diversi colori, ma anche la consapevolezza che siamo tutti innamorati della stessa cosa.

Perché il calcio è poesia, come le istantanee che l’amico Gian Piero ha voluto condividere con noi e che per questo ringrazio.

Perché, ancora una volta, mi ha fatto comprendere come questo gioco, ancora oggi, sia lo stesso di cui mi sono innamorato da bambino.

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NOTA DELL’AUTORE

La poesia che fa da prologo, Largo degli ammiragli, è stata pubblicata nell’aprile del 2014 su LaRecherche.it nella sezione

“Poesia della settimana”.

Alcune di queste poesie sono state esposte presso la libreria

“Pagine di Sport” di Roma nel maggio del 2016.

Come silloge inedita la raccolta è stata finalista nel 2016 nella seconda edizione del Premio Arcipelago Itaca.

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RINGRAZIAMENTI

I miei più cari ringraziamenti sono per:

Roberto Maggiani e Giuliano Brenna che hanno avuto la bontà, ancora una volta, di seguirmi e di ospitarmi nelle loro pubblicazioni.

A mio fratello Andrea a cui va, da una azzeccata battuta, il merito di avermi suggerito il titolo del libro.

Al caro Simone Porry per l’attenzione e i suggerimenti con cui ha seguito e, in qualche modo partecipato, alla nascita di questo ebook vetrinando tra l’altro alcuni dei testi nella sua libreria.

A Simone Cola, dodicesimo in campo.

E infine a mio padre Arrigo, sperando mi osservi dalla sua tribuna non disdegnando in queste pagine, come nella vita, esiti di uomini e “squadrette” (ti amo).

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NOTE SULL’AUTORE

Nato a Roma nel 1967, laureato in Lettere moderne, ha esordito nel 1999 con la raccolta In suo corpo vivo (Arlem edizioni, Roma) vincendo nello stesso anno, per la sezione poesia in lingua italiana, il premio internazionale di Thionville (Francia) e nel 2001, per l’opera prima, il “Vincenzo Maria Rippo” del Comune di Spoleto. Nel 2008 ha pubblicato Geografia del mattino e altre poesie (Gazebo, Firenze – premio “Le Nuvole-Peter Russell” e

“Città di Venarotta”) a cui son seguiti nel 2011 Roma delle distanze (Joker, Novi Ligure- premio “Leandro Polverini” sezione poesia sociale) e gli ebooks La stortura della ragione (Clepsydra, Milano) e

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Quaderno di Grecia (Larecherche.it, Roma). Nel 2014 ancora per i tipi della Gazebo è uscito Da questo mare (includente l’omonimo poemetto già nel 2013 in ebook per LaRecherche.it ed il canto pasquale L’amore che ti manca edito nella sua prima versione per la cura delle Edizioni d’arte Musidora di Nina Maroccolo – fuori commercio, ed ora presso la biblioteca della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma). Ancora in ebook è La tua destra (LaRecherche.it, Roma 2015), come il saggio sulla poesia in dialetto della provincia di Chieti La terra che snida ai perdoni (LaRecherche.it, Roma, 2017). Nel 2019 per la collana aperilibri della Cofine edizioni (Roma) ha pubblicato Lunamajella.

Presente in volumi antologici, tra i quali La poesia dell’esilio (Arlem, Roma 1998), Dai parchi letterari ai poeti contemporanei (Edizioni Arte Scrittura, Roma 2009), S’impalpiti materia-Omaggio a Manzù (Edizioni d’arte Musidora, Roma, 2011 – fuori commercio, copia presso la Raccolta Manzù di Ardea), e L’evoluzione delle ultime forme poetiche (Kairòs, Napoli, 2013) suoi testi sono apparsi su diversi periodici specializzati e sono stati pubblicati in Argentina, Spagna, Malta, Grecia e Francia.

Già collaboratore con “Pietraserena” e “Viaggiando in autostrada” è stato redattore della rivista di letteratura multiculturale “Caffè” e, per la poesia, della rivista teatrale

“Tempi moderni”. Dal 2013 sempre per la poesia è recensore di poesia per LaRecherche.it e dal 2014 giurato del Premio “Il giardino di Babuk – Proust en Italie”.

Tra i riconoscimenti ama ricordare per l’inedito i premi “Via di

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COLLANA LIBRI LIBERI [ eBook ] www.ebook-larecherche.it

(…)

215 La terra che snida ai perdoni, Gian Piero Stefanoni [Saggio]

216 Sbagliando strada, Alessandro Franci [Frammenti]

217 Proust N° 7 – Il profumo del tempo, Aa. Vv. [Antologia]

218 Il posto delle piaghe lucenti, Giovanni Baldaccini [Poesia e prosa]

219 Jump, a cura di Claudia Zironi [Poesia] (a cura di Enea Roversi, in collaborazione con Versanteripido.it)

220 La paura e la città, Aa. Vv. [Poesia e fotografia] (a cura di Enea Roversi, in collaborazione con Versanteripido.it e Civico32)

221 Una Venere nel Tevere, Giovanna Iorio [Poesia]

222 RitortaEStorta, Elisa Mazzieri [Poesia]

223 Il Giardino di Babuk – Proust en Italie 2018, Aa. Vv. [Poesia e Narrativa]

224 La cosa morta, Cristina Sparagana [Racconto]

225 Sei cose su Gadda, Gualberto Alvino [Saggio]

226 Cherchez la femme, Aa. Vv. [Antologia Proust]

227 Una piccolissima morte, Francesca Del Moro [Poesia] (a cura di Enea Roversi, in collaborazione con Versanteripido.it)

228 Pittorici idiomi, Marco Furia [Riflessioni]

229 Memoria e desiderio, Alfonzo Brezmes, a cura di Mirta Armanda Barbonetti [Poesia]

230 La via dello stupore, Guglielmo Peralta [Saggio]

231 Euridice non abita più qui, Giovanni Baldaccini [Poesie e lettere]

232 Il Giardino di Babuk – Proust en Italie 2019, Aa. Vv. [Poesia e Racconto breve]

233 Poetry Sound Library, Aa. Vv. [ Riflessioni sulla voce ]

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AUTORIZZAZIONI

Questo libro elettronico (eBook) è un Libro libero proposto in formato pdf da LaRecherche.it ed è scaricabile e consultabile gratuitamente.

Pubblicato nel mese di maggio 2019 sui siti:

www.ebook-larecherche.it www.larecherche.it

eBook n. 234

Collana acura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani Per contatti: ebook@larecherche.it

[Senza l’autorizzazione dell’autore, è consentita soltanto la diffusione gratuita dei testi in versione elettronica (non a stampa), purché se ne citino correttamente autore, titolo e sito web di provenienza: www.ebook-larecherche.it]

*

L’autore, con la pubblicazione del presente eBook, dichiara implicitamente che i testi da lui proposti e qui pubblicati, sono di propria stesura e non violano in nessun modo le leggi sul diritto d’autore, e dà esplicito consenso alla pubblicazione dei propri testi, editi e/o inediti che siano, in esso contenuti, pertanto solleva LaRecherche.it e relativi redattori e/o curatori da ogni responsabilità riguardo diritti d’autore ed editoriali; se i testi fossero già editi da altro editore,

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