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a) Tenendo conto della spinta di Archimede e rivolgendo l’asse verticale verso l’alto, in assenza di attrito viscoso l’equazione di Newton per la sferetta si scrive,

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(1)

Scuola Galileiana di Studi Superiori – Classe di Scienze Naturali Soluzione della Prova Scritta di Fisica – a.a. 2009–2010 Problema 1

a) Tenendo conto della spinta di Archimede e rivolgendo l’asse verticale verso l’alto, in assenza di attrito viscoso l’equazione di Newton per la sferetta si scrive,

ma = −mg + ρ

L

V g, V = 4πr

3

3 = 3.33 · 10

−8

m

3

, m = ρ

S

V = 2.7 · 10

−5

kg.

Dato che ρ

S

= 4

5 ρ

L

, per l’accelerazione nel liquido si ottiene allora, a =

Ã

ρ

L

ρ

S

− 1

!

g = g 4 ,

e la velocit`a della sferetta quando raggiunge la superficie del liquido sarebbe,

v

0

= 2aL =

s

gL

2 = 2.2m/s.

La velocit`a v realmente raggiunta sulla superficie del liquido `e, invece, data da, v =

q

2gh = 0.80m/s.

L’energia meccanica dissipata nel liquido `e quindi,

∆E = 1

2 mv

02

1

2 mv

2

= mg

µ

L 4 − h

= 4πr

3

3 ρ

S

g

µ

L 4 − h

= 5.6 · 10

−5

J.

b) Dato che la velocit`a in prossimit`a della superficie `e costante, l’accelerazione `e zero e la risultante delle forze deve allora annullarsi,

−mg + ρ

L

V g − kv = 0 k = (ρ

L

− ρ

S

) 4πr

3

3

g

v = (ρ

L

− ρ

S

) 4πr

3

3

r

g

2h = 8.1 · 10

−5

kg/s.

c) L’energia dissipata viene trasformata in energia interna del liquido e della sferetta, provo- cando un aumento della temperatura ∆T , impercettibile, determinato da,

∆E =

Ã

c

L

ρ

L

(πR

2

L) + c

S

ρ

S

4πr

3

3

!

∆T ' c

L

ρ

L

(πR

2

L)∆T ⇒ ∆T = ∆E

c

L

ρ

L

(πR

2

L) = 4.5·10

−8

K.

Problema 2

a) La prima e la seconda legge di Keplero valgono sia per la forza gravitazionale che per quella elettrostatica, perch´e entrambe sono centrali e a simmetria sferica, con intensit`a proporzionale all’inverso del quadrato della distanza. La terza legge, secondo cui il rapporto T

2

/a

3

`e indipen- dente dalla particella, non si applica, invece, all’interazione elettrostatica. Infatti, quest’ultima non soddisfa il principio di equivalenza e il moto dipende dalla massa m della particella carica.

Anche il rapporto T

2

/a

3

varia quindi da particella carica a particella carica, a seconda della

loro massa.

(2)

b) Confrontando le equazioni di Newton nei due casi, m ~ A = −G mM

r

2

r

b

A = −GM ~ r

b

r

2

, m ~ A = − 1

4πε

0

qQ

r

2

r

b

A = − ~ qQ 4πε

0

m

r

b

r

2

,

dove ~ A `e l’accelerazione, si vede che la dinamica in un campo elettrostatico pu`o essere ottenuta da quella in un campo gravitazionale, effettuando la sostituzione,

GM → qQ

4πε

0

m .

Dato che nel caso gravitazionale si ha T

2

/a

3

= 4π

2

/GM, nel caso elettrostatico questo rapporto diventa allora,

T

2

a

3

= 4π

2

4πε

0

m

qQ ≡ C

e

, che dipende dunque dal rapporto m/q.

c) Per la prima legge di Keplero la carica compie un’orbita ellittica, e P

1

e P

2

corrispondono allora rispettivamente al “perielio” e all’“afelio”. Secondo la seconda legge si conserva poi la velocit`a areale, che in P

1

e P

2

assume la semplice forma r v/2. Si ottiene allora,

1

2 r

1

v

1

= 1

2 r

2

v

2

v

2

= r

1

r

2

v

1

= v

1

2 .

Alla stessa conclusione si arriva usando la conservazione del momento angolare, mr

1

v

1

= mr

2

v

2

. d) Sfruttando la conservazione dell’energia meccanica, con r

2

= 2r

1

, v

2

= v

1

/2, si ha,

1

2 mv

12

qQ

4πε

0

r

1

= 1

2 mv

22

qQ

4πε

0

r

2

4πε

0

m qQ = 4

3 1 r

1

v

21

. La terza legge d`a allora,

T

2

a

3

= 16π

2

3r

1

v

12

. Siccome il semiasse maggiore `e dato da,

a = r

1

+ r

2

2 = 3

2 r

1

, (1)

segue che,

T = 3 2 π r

1

v

1

.

NOTA: Al quesito d) si pu`o anche rispondere usando la geometria dell’ellisse. La velocit`a areale si pu`o infatti esprimere come il rapporto tra l’area dell’ellisse e il periodo,

1

2 r

1

v

1

= π a b T , da cui,

T = 2π a b

r

1

v

1

= 3π b v

1

.

Il semiasse minore b si calcola ricordando che l’ellisse `e il luogo geometrico di tutti i punti per

cui la somma S delle distanze dai due fuochi `e costante, e che S = 2a. Si pu`o allora applicare

(3)

il teorema di Pitagora al triangolo rettangolo ABC, dove A `e il punto in cui si trova la carica Q, B `e il centro dell’ellisse e C `e uno dei due punti dell’ellisse che sono equidistanti da P

1

e P

2

,

a

2

= b

2

+ (a − r

1

)

2

. Usando la (1) si deduce allora che b =

2 r

1

, e si riottiene il valore del periodo determinato sopra.

Problema 3

a) L’elio liquido `e un gas monoatomico, che nelle condizioni specificate nel problema si comporta come un gas ideale. Il tratto AB `e costituito da una retta ascendente. Il tratto BC (adiabatica reversibile di un gas monoatomico) `e costituito da una curva discendente convessa della forma p(V ) ∝ 1/V

5/3

. Il tratto CA (isoterma reversibile) `e rappresentato da una curva convessa ascendente, data da p(V ) = nRT

A

/V .

b) Il lavoro nella trasformazione A → B equivale all’area sottostante il segmento AB nel piano (p, V ), che corrisponde all’area di un trapezio,

W

AB

= 1

2 (p

A

+ p

B

)(V

B

− V

A

) = 0.379 · 10

4

J.

c) Dal primo principio si ha,

Q

AB

= ∆U

AB

+ W

AB

.

Per calcolare la variazione di energia interna, ∆U

AB

=

32

nR(T

B

− T

A

), con n = 2, occorre calcolare le temperature in A e B. Dalle equazioni di stato segue,

T

A

= p

A

V

A

nR , T

B

= p

B

V

B

nR ∆U

AB

= 3

2 (p

B

V

B

− p

A

V

A

) = 1.515 · 10

4

J, da cui Q

AB

= 1.894 · 10

4

J.

d) In una trasformazione isoterma l’energia interna non varia, quindi W

CA

= Q

CA

. D’altra parte il rendimento di un ciclo `e dato da η = 1 + Q

ced

Q

ass

. Nel tratto AB il calore viene assorbito, nel tratto BC non c’`e scambio di calore, mentre nel tratto CA il calore viene ceduto. Si ha allora,

η = 1 + Q

CA

Q

AB

Q

CA

= (η − 1) Q

AB

= −1.042 · 10

4

J = W

CA

. e) Conviene sfruttare il fatto che in un ciclo la variazione di entropia `e zero,

∆S = ∆S

AB

+ ∆S

BC

+ ∆S

CA

= 0.

In un’adiabatica reversibile l’entropia non varia, quindi ∆S

BC

= 0. D’altra parte, la trasfor- mazione C → A `e un’isoterma reversibile con temperatura T

A

, quindi,

∆S

AB

= −∆S

CA

= − Q

CA

T

A

= − 2R Q

CA

p

A

V

A

= 34, 29J/K.

NOTA: I dati del problema sono ridondanti, poich´e al quesito d) si pu`o infatti anche rispon-

dere senza conoscere η, ricordando che in un’isoterma reversibile il lavoro `e dato da W

CA

=

n R T

A

ln(V

A

/V

C

). Il volume V

C

si pu`o calcolare dall’equazione dell’adiabatica reversibile,

V

C

T

C3/2

= V

B

T

B3/2

, con T

C

= T

A

.

(4)

Problema 4

Indicando la forza che A esercita su B con ~ R, quella che il piano esercita su A con ~ N, e quella che le rotaie esercitano su A con ~ f , le equazioni di Newton per i due corpi si scrivono,

m

A

~a

A

= m

A

~g − ~ R + ~ N + ~ f , m

B

~a

B

= m

B

~g + ~ R + ~ F .

Con i coefficienti di attrito dati nel problema, e dato che le rotaie sono lisce, si hanno le componenti cartesiane,

R = (−µ ~

1

R

z

, R

y

, R

z

), N = (−µ ~

2

N

z

, 0, N

z

), f = (0, f, 0). ~

Proiettando le equazioni di Newton rispettivamente sugli assi x, y e z si ottengono le equazioni,

A



m

A

a

A

= µ

1

R

z

− µ

2

N

z

0 = −R

y

+ f

0 = −m

A

g − R

z

+ N

z

B



m

B

a

B

= −µ

1

R

z

+ F cosϑ 0 = R

y

+ F senϑ

0 = −m

B

g + R

z

a) La soluzione del sistema per B d`a R

z

= m

B

g, R

y

= −F senϑ, e quindi, a

B

= F cosϑ

m

B

− µ

1

g = 11.03m/s

2

.

b) Dal sistema per A si trova N

z

= R

z

+ m

A

g = (m

A

+ m

B

)g, e quindi, a

A

= µ

1

m

B

− µ

2

(m

A

+ m

B

)

m

A

g = 0.24m/s

2

. c) Dal sistema per A si ha f = R

y

= −F senϑ = −1.5N.

d) Dato che inizialmente i corpi sono fermi, lo spazio percorso da B rispetto ad A in funzione del tempo `e dato da,

s(t) = 1

2 (a

B

− a

A

) t

2

. Il corpo B cade quando s(T ) = L,

L = 1

2 (a

B

− a

A

) T

2

T =

s

2L

a

B

− a

A

= 0.36s.

Problema 5

a) Indicando con ~ T la forza esercitata dalla fune e con ~ F la reazione vincolare esercitata dai coni, l’equazione di Newton per la sferetta si scrive,

m~a = ~ T + ~ F + m~g.

Siccome le superifici coniche sono lisce ~ F `e ortogonale ad esse, mentre ~ T `e diretta lungo

la loro generatrice. D’altra parte, in un moto circolare uniforme l’accelerazione corrisponde

all’accelerazione centripeta, di modulo v

02

/r. Dato che R = h i coni hanno una semiapertura

angolare di 45

o

, e quindi r =

22

l. Proiettando l’equazione di Newton lungo la generatrice dei

(5)

coni e lungo la loro normale – entrambe rivolte verso l’alto – si ottengono allora rispettivamente le equazioni,

mv

20

r

2

2 = T − mg

2 2 ,

mv

20

r

2

2 = F − mg

2 2 . Quindi,

T = mg

2

2 + mv

02

l = 1.35N, F = mg

2

2 mv

20

l = −0.65N.

b) Siccome F < 0 la sferetta esercita una pressione sul cono esterno.

c) Usando la conservazione dell’energia si ha, 1

2 mv

2

1

2 mv

20

= mg

Ã

h −

2 2 l

!

v =

r

v

02

+ g

³

2h −

2 l

´

= 4.95m/s. (2) d) Data la geometria del problema si conserva la componente z del momento angolare rispetto a P , L

z

. Inizialmente la velocit`a ha solo una componente orizzontale e si ha,

L

iz

= r m v

0

=

2

2 l m v

0

.

Nel punto finale A = (0, h, 0) la velocit`a della sferetta si scompone in una componente orizzon- tale v

x

, e in una componente v

g

lungo la generatrice del cono. Siccome il raggio della base `e uguale a h si ha,

L

fz

= h m v

x

. Imponendo L

fz

= L

iz

si ottiene,

v

x

=

2 2

l

h v

0

= 2.26m/s.

D’altra parte, siccome v

2

= v

x2

+ v

g2

, si ha,

v

g

=

q

v

2

− v

x2

=

s

v

2

l

2

2h

2

v

02

= 4.40m/s, con v determinato in (2). Infine,

v

y

=

2

2 v

g

= 3.11m/s, v

z

= −

2

2 v

g

= −3.11m/s.

Problema 6

a) La forza centripeta eguaglia la forza elettrica esercitata dal protone sull’elettrone, mv

2

r = e

2

4πε

0

r

2

v =

s

e

2

4πε

0

mr = c

s

L

r = 2.2 · 10

6

m/s. (3) Per il periodo si ottiene allora,

T = 2πr

v = 2πr c

r

r

L = 1.5 · 10

−16

s.

(6)

b) Sfruttando l’espressione della velocit`a ricavata al quesito precedente risulta, E = 1

2 mv

2

e

2

4πε

0

r = − e

2

8πε

0

r . (4)

c) L’espressione di W ha l’unit`a di misura di un’energia divisa per tempo, se e solo se β = 2.

d) Per la conservazione dell’energia, la potenza W trasportata dalla radiazione elettromagnetica deve uguagliare la perdita di energia meccanica nell’unit`a di tempo dell’elettrone. Sostituendo

|~a| con l’accelerazione centripeta v

2

/r, si ottiene,

W = e

2

|~a|

2

6πε

0

c

3

= e

2

6πε

0

c

3

Ã

v

2

r

!2

= e

2

c 6πε

0

L

2

r

4

,

dove per v si `e usata l’espressione ricavata in (3). Durante un periodo l’energia meccanica dell’elettrone diminuisce allora della quantit`a ∆E = W T , che corrisponde alla diminuzione relativa,

f = ∆E

|E| = W T

|E| =

Ã

e

2

c 6πε

0

L

2

r

4

! µ

2πr c

r

r L

Ã

e

2

8πε

0

r

!

= 3

µ

L r

3/2

∼ 3 · 10

−6

.

e) Dalla (4) si vede che per avere una riduzione del raggio di Bohr del 50%, r → r/2, occorre che l’energia raddoppi, E → 2E. Ma dato che l’energia `e negativa, ci`o equivale a una diminuzione dell’energia dell’ordine ∆E = |E|; per ottenere f = 1 sono quindi necessari N = 1/(3 · 10

−6

) ∼ 3 · 10

5

periodi. Per il tempo richiesto si ottiene allora la stima ∆t = N T ∼ 5 · 10

−11

s.

NOTA: Da E = −1/2mv

2

segue δE = −m v δv. La perdita di energia ∆E durante un periodo comporta quindi l’aumento della velocit`a ∆v/v = 1/2∆E/|E|, il quale, a sua volta, d`a luogo all’accelerazione tangenziale a

t

= ∆v/T . Nell’espressione di W bisognerebbe dunque tenere conto sia dell’accelerazione centripeta a

c

= v

2

/r, che di quella tangenziale: |~a|

2

= a

2c

+ a

2t

= (v

2

/r)

2

+ (∆v/T )

2

. Tuttavia, l’accelerazione tangenziale `e trascurabile rispetto a quella cen- tripeta. Infatti,

a

t

a

c

= ∆v T

r

v

2

= ∆v 2πv = 1

∆E

|E| 3

· 10

−6

.

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