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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.19 (1892) n.926, 31 gennaio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

S C I E N Z A E C O N O M I C A , . F I N A N Z A , C O M M E R C I O , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno XIX - Voi. XXIII Domenica 31 Gennaio 1892 N. 926

BANCA NAZIONALE TOSCANA

E B A N C A T O S C A N A D I C R E D I T O

AfTerm.isi da qualche giorno che si stieno facendo studi e pratiche per fondere la Banca Toscana di Credito nella Banca Nazionale Toscana. L'Econo-mista, che ha sempre e tenacemente propugnato la fusione tra le Banche di emissione come mezzo per rinvigorire la circolazione e 1' azione degli stabilimenti a cui è affidata, non potrebbe non tenere i n formali i suoi lettori di questi importantissimi t e n -tativi che si vanno facendo e c h e sembrano vicini ad una felice conclusione.

I lettori ricorderanno che alcuni anni or sono a b -biamo propugnata eguolmente la fusione tra questi due Istituti e c h e un gruppo di azionisti aveva fatte sue le nostre proposte e condotte le cose in m o d o che pareva prossimo il raggiungimento del fine. C i r costanze speciali intralciarono l'opera allora c o m i n -ciata ; ma fu germe c h e fruttificò, giacché coloro i quali si erano convinti della utilità che sarebbe d e -rivata dalle fusioni, non ristettero, allargarono anzi la loro azione e raggiunsero nel gennaio dell' anno decorso quasi completa la meta, guadagnando alla causa l'op. Crispi, sotto gli auspici del quale si erano stretti fra tre delle quattro Banche per azioni, accordi definitivi per la fusione.

Noi dell 'Economista, lieti di questi nuovi passi che la questione aveva mossi, attendevamo che si concretassero in fatti compiuti, quando la crise m i -nisteriale arrestò il movimento. F u però c o n vera soddisfazione c h e da alcuno dei membri del nuovo Ministero udimmo manifestare idee, se non di radicale riforma, almeno di buona disposizione verso l'indi-rizzo da noi propugnato nella questione bancaria, ed i. lettori non han»o dimenticalo che nel nostro n u -mero del 1 2 aprile 1891 abbiamo espresso il nostro compiacimento di trovarci d'accordo c o n l'on. L u z -zatti nelle linee generali della questione bancaria, e ci mostrammo lietissimi di appoggiare i concetti c h e pareva disposto ad applicare.

La legge del 5 0 giugno venne a toglierci in gran parte la illusione e ci parve un passo indietro verso quella c h e credevamo meta comune.

Oggi i nostri amici, punto scoraggiati dai tenta-tivi falliti altre volte, hanno ripresa la questione e, ripetiamo, se le nostre informazioni sono esalte, sono già gettale le basi di una specie di fusione tra i due Istituti di emissione che hanno sede a Firenze.

1 principali punti del progetto sarebbero sempli-cissimi e possono essere esposti in poche parole.

La Banca Nazionale Toscana dovrebbe offrire agli azionisti della Banca Toscana di Credito o il rimborso del valore delle azioni, più la riserva e più una somma c h e non sarebbe inferiore a mezzo milione, ovvero altrettante azioni della Banca Nazionale T o -scana alla pari. Ciascun azionista avrebbe facoltà di optare per I' uno o per I' altro sistema. La Banca Nazionale Toscana assumerebbe perciò i diritti e gli obblighi della Banca Tpscana di Credilo.

Questo progetto, che c o m e si vede è semplicissimo, e che lascia perfetta liberlà agli azionisti della Banca di Credito tanto di entrare nell' altra Banca c o m e di realizzare il capitale, la riserva ed anche un discreto utile, crediamo non possa essere accolto se n o n con piena soddisfazione dagli azionisti delle due Banche e dal paese, giacché offre vantaggi dei quali bisogna tener conto. È uno dei pochi casi nei quali un contratto diventa grandemente utile per i d u e contraenti ed anche per i terzi.

E veramente gli azionisti della Banca Toscana di Credito non possono a meno di essere perplessi sulle sorti finali della Banca, giacché se l'Istituto è senza dubbio tra i meglio amministrati, se ha avuto la fortuna di una amministrazione che ha saputo man-tenersi immune o quasi da tutti i guai c h e , specie in questi ultimi anni, hanno colpito le Banche di emissione, non è meno vero che si trova a disagio per una serie di cause. La esiguità del capitale non ha permesso alla Banca di espandersi ed il n o n espandersi ha mantenuto le operazioni bancarie che la legge consente agli Istituti, in un limite ristretto. Non raggiunge infatti il massimo della circola-zione, la quale rimane a 1 3 milioni sui 2 0 auto-rizzati, ed il portafoglio non arriva che ad un quinto della circolazione, il che lascia credere che la Banca coutinui in quelle operazioni di riporto che, rigoro-samente interpretando la legge, non le sarebbero consentite. Malgrado ciò la Banca da molti anni non riesce a dare ai suoi azionisti c h e poco più del 5 per cento.

Occorre appena avvertire che n o n facciamo q u e -ste osservazioni c o n intendimento critico ; che anzi la Banca di Credito, dato il limite del suo capitale, e data la incertezza dell' avvenire per tante flut-tuazioni di idee e . d i principi che parvero dominare intorno alla questione bancaria, fu prudentissima a mantenersi in grande riserva. E ne traggono oggi profìtto gli azionisti ed onore l'Amministrazione, poiché si presenta possibile la liquidazione non solo senza per-dita alcuna, ma anzi c o n vantaggio; né forse egual-mente potrebbe avvenire p e r gli altri Istituti se dovessero liquidare.

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-verebbero quindi dalla fusione, oltreché un utile pe-cuniario apprezzabile, anche il vantaggio di una so-luzione dell' avvenire, giacché, qualunque abbia ad essere la nuova legge, l'Istituto avrebbe dovuto mo-dificare il proprio organismo e quindi più o meno largamente affrontare I' ignoto.

Dal lato della Banca Nazionale Toscana non sono meno notevoli i buoni aspetti che presenta la fusione. La Banca ha raggiunto il massimo della sua circo-lazione e si trova quindi nella condizione di n o n poter espandere maggiormente la propria attività e di dover resistere anzi alle domande insistenti di alcune piazze che, come Torino, chieggono la isti-tuzione di una sede. Tanto più degno dt osserva-zioni è questo stato di cose, c h e arresta la Banca nel suo sviluppo, perciò che la Banca potrebbe più presto e più facilmente liquidare le partite del passato che ancora sono aperte, poiché colla fusione allarghe-rebbe di 2 0 milioni la circolazione e potallarghe-rebbe la Banca accrescere in relazione la propria attività ricavandone maggior utile. Né va taciuto c h e la Banca, assorbendo quella di Credito, si toglierebbe un concorrente, che per quanto, c o m e s i è detto, limi-tato, ha una speciale importanza, perchè opera nello stesso luogo dove la Banca Nazionale Toscana ha la sua sede.' La qualità stessa poi di tal concor-rente rende immune la Banca Toscana da quelle alee che sono quasi sempre compagne delle fusioni, per-chè, ò noto a tutti, essere la situazione della Banca Toscana di Credito solidissima, per la cautela e la prudenza colla quale ha sempre compiute le sue operazioni.

Infine vi sono vantaggi anche per il pubblico, giacché colla fusione dei d u e Istituti, qualunque fosse il modo col quale la legge la legittimasse o d autorizzasse, si sarebbe rotto quell' incanto c h e p a -reva accompagnasse la legge del 1874, rendendo im-mutabile p e r ' v a r i motivi uno stato di cose che erasi detto provvisorio.

Non diremo che la fusione di questi due Istituti sia un avvenimento di grande utilità diretta per il pubblico, ma p u ò certamente essere il punto di par-tenza a future e più larghe applicazioni, può essere il germe di un nuovo ordinamento bancario più ra-zionale e più consono agli interessi generali del paese; ad ogni modo sarà, ripetiamo, un primo passo verso un nuovo indirizzo.

Tutte queste considerazioni ci conducono a ralle-grarci della iniziativa presa dai nostri amici, a congratularci del disinteressamento e della buona v o -lontà delle due amministrazioni, e ad augurare c h e il progetto possa avere una completa e prossima esecuzione.

LA RIFORMA DEL BILANCIO

Da qualche tempo si legge, or qua, or là, c h e il Ministero del Tesoro intende portare delle modificazioni all'ordinamento attuale del bilancio per r a g -giungere, dicesi, maggiore chiarezza e sincerità; anzi

Fa riforma n o n dovrebbe limitarsi al bilancio , ma estendersi a tutta la nostra contabilità dello Stato. L e notizie alle quali ci riferiamo hanno più spesso un secondo fine c h e non indagheremo qui,, perchè tornerebbe affatto superfluo. Ciò che a noi importa si è che per la manìa di demolire quello che è stato

fatto dagli altri n o n si faccia peggio, e n o n si a l -terino alla leggiera o per futili o discutibili motivi le basi dell'ordinamento contabile, che tanta influenza in bene o in male può avere sulla finanza.

Ora su questo argomento abbiamo letto nella Nuova Antologia un articolo dell'on. Maggiorino Ferraris c h e ci ha recato qualche sorpresa. L ' e g r e -gio deputato trattando della « finanza ed economia nazionale » si occupa sin dal principio del bilancio sotto l'aspetto contabile, ossia della su.a forma e dai miglioramenti che ad essa si dovrebbero recare. Dalla diligenza e dall'acume dello scrittore noi ci ripro-mettevamo u n o studio profondo e ponderato, ohe recasse un vero contributo alla questione tanto d i -battuta della struttura del bilancio italiano, ma per contro dobbiamo dire c h e , a nostro avviso, dallo studio dell'on. Ferraris, la forma del bilancio non esce punto più chiara di quello che sia ora. L'on. Fer-raris muove dall'osservazione che il nostro bilancio in realtà non è più né di competenza, né di cassa. « L'on. Giolilti, egli scrive, neh' intento di dimi-nuire la cifra delle emissioni, cominciò a ridarlo ad un bilancio di cassa per le costruzioni ferroviarie, inscrivendo in questa categoria non la c o m p e -tenza dell'anno, ma le sole s o m m e che dovevansi effettivamente pagare. L'esempio non tardò ad essere imitato nella parte straordinaria del bilancio, sopra-tutto dei lavori pubblici, a fine di presentare una diminuzione apparente nella spesa effettiva. Più tardi, segnatamente nei bilanci 1891-92, l'attuale Mini-stero ha fatto largo uso di codesto espediente. » Questa infrazione al concetto del bilancio di c o m -petenza è incontestabile, ma poiché anche il Ministero attuale se n' è reso colpevole, l'onorevole Ferraris poteva ricercarne la ragione, e allora si sarebbe forse persuaso d'un fatto che' egli trascura completamente, del fatto cioè che di molte, si può dire di tutte, le irregolarità contabili la vera colpevole è la politica, e per essa i governi ; e n o n la contabilità, la logi-smografia, la partita doppia e simili. Ma il deputato di Alessandria nel suo studio, pur criticando acer-bamente il sistema di bilanci ancora in vigore, non rivela di avere in fatto di contabilità di Stato idee ben chiare e precise, quali almeno sono necessarie per potersi presentare nella veste di riformatore. Infatti il concetto ch'egli ha del bilancio di compe-tenza è, a dir poco, inesatto : per effetto del sistema del bilancio di competenza « s'inscrivono - sono sue parole - all'entrata le s o m m e che si prevede di in-troitare nell' esercizio quaud* anche n o n vengano effettivamente incassate; alla spesa si inscrivono le s o m m e c h e si presume di pagare, quantunque il pagamento effettivo avvenga più tardi, anche dopo chiuso l'esercizio. »

Qui dobbiamo osservare all' on. Ferraris eh' egli non dà del nostro bilancio di competenza una d e -finizione veramente esatta, perchè esso n o n si rife-risce alle s o m m e che si prevede di introitare e di pagare, ma a quelle c h e si accerteranno a credito o a debito dello Stato nell' esercizio finanziario ; è insomma una previsione di addebitamenti e accre-ditamenti.

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traccie nella mente, ili solito pur così perspicua, del-l'egregio scrittore. E trattandosi di una proposta di riforma, questo primo fatto mette in qualche diffi-denza.

Venendo al punto veramente importante comince-remo dal notare che F on. Ferraris confonde la logi-smografia c o n la forma del bilancio. La prima è propriamente un metodo per le scritture, fondato so-pra principi che sono stati, è vero, assai discussi, ma che ormai sono divenuti patrimonio della contabilità e sono applicati consciamente o no, dai suoi fautori, come dai suoi avversari. La forma del bilancio nulla ha da vedere con la logismografia, la quale rimane utile, perchè chiara e semp'ice, qualunque forma vo-gliasi dare al bilancio, qualunque sia la struttura di esso. Procuriamo adunque, se vogliamo discutere scientificamente le questioni, di non fare simili c o n -fusioni e di lasciare ai profani di mettere i metodi di scritture contabili in un fascio c o n la forma dei bi-lanci e dei conti.

L'on. Ferraris espone adunque l'ordinamento a t -tuale elei bilancio il quale comprende le ben note quattro"categorie : Entrale e spese effettive — E n -trate e spese per movimento di capitali — Idem per costruzioni ferroviarie — e Partite di giro. Egli dice: « ciò che oscura la chiara notizia del nostro bilan-cio non è tanto 1' esistenza di coleste quattro cate-gorie dell'entrata e della spesa; ma è piuttosto il fatto che ciascuna di esse fa un conto distinto per sè stessa ; cosicché invece di un bilancio, abbiamo in realtà quattro conti o bilanci diversi. » Sareb-bero anzi in realtà non quattro ma, almeno, otto le contabilità dello Stato o i conti speciali che si ebbero finora nel nostro bilancio e cioè : 1° entrate e spese effettivo ; 2° pensioni ; 3° movimento di capitali ; 4° fondi di riserva delle ferrovie in esercizio (suddivisi iu 9 fondi diversi, ossia tre per ciascuna S o -cietà di ferrovie); 5 ° casse patrimoniali delle ferrovie (suddivise anch'esse in tre casse distinte) ; 6 ° spese per le costruzioni ferroviarie a carico diretto dello Stato ; 7 ° spese per le costruzioni a licitazione pri-vata delle linee tirrene (Eboli-Reggio, Messina-Cerda e Catanzaro allo Stretto Veraldi • 8* Partite di giro. Ammettiamo pure che siano otto, i conti formanti il nostro bilancio e deploriamo c o n 1' on. Ferraris questo fatto, c h e è davvero causa non ultima della confusione nei giudizi della situazione finanziaria, ma egli deve pur riconoscere che alcuni conti sono necessari perchè corrispondenti alla natura delle cose come quelli per le eutrate e spese effettive, pel movimento dei capitali e per le partite di giro, altri sono voluti dalla legge per lo speciale funzionamento di taluni Istituti economico-finanziari, c o m e i conti pei fondi di riserva e le casse patrimoniali delle ferrovie. Fate c h e lo Stato n o n sia più costruttore di ferrovie c o m e è ora, sciupando milioni e milioni, fate che a certe spese non si provveda c o n debiti, come è avvenuto tante volte, e allora avrete ridotto naturalmente i conti allo stretto numero necessario. Anche qui è la politica che si è foggiato il bilancio come le faceva c o m o d o ; ed il bilancio semplice e chiaro nella forma primitiva, è stato contorto per adottarlo alla politica parlamentare.

Or bene, è notando quella molteplicità di conti e la confusione che ne deriva, per la varietà degli ele-menti che vanno presi in considerazione quando vo-gliasi venire a un giudizio sintetico, è dall'esame dei difetti del sistema, che l'on. Ferraris trae la

convinzione che sia necessaria una radicale riforma n e l -l'ordinamento contabile del bilancio. « Bisogna uscire per s e m p r e , egli scrive, da tutti i complicati c o n -gegni del passato e dare al nostro bilancio una forma così chiara e semplice che lo metta alla portata di tutti ». Perciò egli vuole il conto unico, o meglio riprende l'idea manifestata dagli onorevoli Di R u -dinì e Luzzatti di sopprimere i conti speciali delle diverse categorie del bilancio, riducendolo in tal guisa a un conto unico. « La sua portata, così egli spiega il nuovo concetto riformatore, non p u ò essere quella di sopprimere le diverse categorie delle entrate e delle spese ; esse resteranno sempre distinte per l'indole loro intrinseca ; dacché il riu-nire insieme, ad esempio, le entrate provenienti dalle imposte e quelle ottenute mediante debiti, non farebbe altro che ingenerare una confusione ine-stricabile. Ciò che in verità si deve fare, è di s o p primere i sotte od otto conti speciali in cui si d i -vide il bilancio, ciascuno dei quali si 'chiude in avanzo o in disavanzo, o non si pareggia ohe figu-rativamente, e di ricondurre l'intero bilancio ad°un conto unico. »

Credere di riformare seriamente il bilancio p r o -cedendo a questa guisa, ci pare una grande illusione. Siamo d ' a c c o r d o c o n l ' o n . Ferraris quanto a l l ' i n -scrizione all'entrata e alla spesa di tutte le s o m m e * relative alle varie gestioni che finora vennero tenute fuori bilancio, ma circa la forma nuova di bilancio, eh'egli mette innanzi, non ci pare punto soddisfa-cente. È bene che i lettori abbiano sott'occhio le due forme.

Stato di previsione dell'entrata e della spesa per l'esercizio 4 8 9 2 - 9 3 :

A. - Bilancio pel 4 8 9 2 - 9 3 , compilato secondo il metodo in vigore.

Entrate Movimento Costruzione Partite

e spese di di dt

effettive capitali strade ferr. giro Totale

Entrate mille li 1581 33 1 61 1676 Spese . . » 1532 44 30 61 1666 Differenze. + 49 — 11 — 29 — + 9

B . - B i l a n c i o pel 4 8 9 2 - 9 3 compilato in base al si-stema del conto unico secondo i metodi usuali di conta-bilità, cioè secondo la riforma proposta dall'on.Ferraris.

Entrate milioni Spesa Milioni

I. - Spese effettive. Spese per servizi

e lavori pubblici 153*2 II. - Spese a conto

capit. delle fer-rovie. Casse patrimoniali e nuove costru-zioni . . . . 87 III. - Movimento di capitali. Estinzione e conversione di d e -biti ed accen-sione di crediti. 104 Residuo di cassa. . 9 Totale milioni . 1732 I V . - Partite di giro 61 Totale gen. milioni 1793

I. - Entrate effettive. Redditi, concorsi,

imposte e p r o -venti di servizi pubblici . . . 1582 II. - Consumo di

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La differenza tra le cifre dei due conti A e B , avverte l'on. Ferraris, deriva da questo, che il Mi-nistero lascia fuori bila JÌO ( e quii di del conto A ) le seguenti entrate e s, ise: Casse patrimoniali delle ferrovie, spesa (presunta) milioni 1 2 ; Costruzione delle linee tirrene milioni 4 5 ; conversione del d e -bito del tesoro mi ioni 6 0 . Ora ci domandiamo anzitutto se procedendo a questo modo, cioè in-cludendo in un modulo di bilancio quello c h e è escluso dall' altro, si possano avere d u e termini da j confrontare tra loro. Quando mai si fanno i c o n -fronti tra bilanci composti secondo criteri finanziari dillerenti. L ' o n . Ferraris se voleva essere alla sua volta chiaro e sincero doveva compilare i d u e bi-lanci c o n i medesimi criteri e quindi includere nel conto A quelle entrate e quelle spese che da esso sono escluse ; allora si sarebbe accorto c h e tra ì due conti non v ' è alcuna differenza, all'infuori di questa: c h e nel!' uno le entrate e le spese sono or-dinate verticalmente e nell'altro sono disposte in senso orizzontale. E in ciò veramente, per chi si intende di contabilità, sta tutta o quasi tutta la ri-forma presentata come urgente e indispensabile. L è anche è vero una nuova'partita , tra le spese, ed è il residuo di cassa ma è questo un' altro se-gno c h e la riforma è voluta a qualunque costo, perchè quella nuova partita non è altro che l'avanzo, come si dice, e la sostituzione indica solo che al bi-lancio di competenza I' on. Ferraris preferisce quello di cassa. Ma, vista la definizione del bilancio di c o m -petenza vorremmo sapere dall'egregio scrittore, che cosa intenda ora per bilancio di cassa.

L ' o n o r e v o l e Ferraris ci dirà c h e egli ha s o p -presso i molteplici conti ed ha ottenuto il conto unico. Osserviamo c h e la soppressione di alcuni conti si potrebbe benissimo conseguire col sistema vigente, qualora mutassero i criteri economici e finanziari che li hanno fatti sorgere e ad esempio la categoria delle costruzioni ferroviarie p u ò benis-simo scomparire c o m e categoria distinta e autonoma. Ma alla trasformazione formale delle altre categorie componenti l'entrata e la spesa, non crediamo si possa dare alcuna importanza. Si mettano o n o n si met-tano le entrate di una categoria di fronte alle spese della stessa categoria, la cosa n o n muta affatto e noi non possiamo certo credere c h e I' on. Ferraris, tro-vandosi dinanzi la forma vecchia del bilancio ne

sap-pia meno di quello c h e viene a sapere c o n la sua forma nuova. Per conto nostro quello c h e risulta dalla forma nuova risulterebbe indubbiamente da quella vecchia, se lo scrittore della Nuova Antolo-gia avesse proceduto come doveva e come si usa fare quando si stabilisce un confronto, avesse cioè incluso nei due bilanci gli stessi elementi numerici. A v r e m o molte altre cose da osservare sopra la prima parte dell'articolo d e l l ' o n . Ferraris, ma ci siamo già a lungo intrattenuti sull'argomento e n o n insistiamo. Diremo solo prima di finire, c h e se il bilancio va riformato conviene procedere c o n mag-giore studio e ponderazione, evitando di accettare il nuovo, solo perchè è tale e badando a non peggio-rare la situazione, c h e se ha dei difetti ha però il gran merito della chiarezza.

U n v e r o s c a n d a l o

Il Travati National ha recentemente pubblicato un articolo, c h e la Industria di Milano riprodusse, con grande compiacenza, intorno all'insegnamento ufficiale della Economia politica. In detto articolo si osserva c h e , mentre un professore di diritto, spie-gando la storia del diritto, si guarderebbe bene dal far voti c h e certi principi antichi fossero oggi a p -plicati, un professore di Economia oggi insegni, di-fenda e propugni coi sussidi e gli incoraggiamenti dello Stato, precisamente il contrario delle dottrine che lo Stato mette in pratica. Domandasi pertanto che si prendano le misure necessarie per far c e s sar quello che dice il Travail « persistiamo a c o n -siderare come un vero scandalo ».

A queste vivaci parole del giornale francese con tanta gioia riportate dalla Industria di Milano o p -poniamo brevi, ma chiare e precise considerazioni.

I protezionisti, dei quali i due periodici citati si fanno compiacenti portavoce, si ingannano se c r e -dono c h e vi sia un conflitto tra lo Stato e la sola Economia Politica ; il conflitto esiste tra lo Stato e tutte le scienze, perchè lo Stato espressione del a moltitudine ha, c o m e questa, per qualità principale la mancanza della scienza, e, usando un termine non parlamentare, ma efficace ad esprimere un concetto che non ha ombra di essere e di voler essere o f -fensivo, lo Stato è n o n dotto. Nessuna mera-viglia pertanto c h e egli si trovi in poco buona ar-monia colla scienza e coi professori; ed hanno corta vista i nostri d u e confratelli se n o n vedono c h e il conflitto da essi accertato tra la economia scienza e la economia praticata dallo Stato ; esso si estende a tutte quelle scienze e discipline delle quali lo Stato deve fare la applicazione.

Basta non vivere in quel famoso mondo della luna dove ci hanno gentilmente mandati noi dottrinari, i più vivaci protezionisti, per accorgersi c h e tra lo Stato e la scienza n o n vi è dimestichezza di sorta, e c h e c o n grandi slenti e fatiche riesce alla scienza di rimorchiare lo Stato, perchè corregga se stesso, le sue amministrazioni e le sue leggi.

Si domandi ai cultori di Diritto Civile quanta di-sannonia passi ancora tra lo Stato ed il diritto ; la capacità giuridica degli stranieri, il godimento dei diritti civili alle donne, i rapporti coniugali, I uso della patria potestà, e c c . e c c . sono a gran fatica messi in armonia col mondo praiico per mezzo della giurisprudenza, mentre la legge è ancora rimasta cri-stallizzata in certi principi, che non sono più accet-tati dalla scienza.

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sequestrata perchè froda 1'erario della tassa, mentre I nessuna pena si applica a chi froda egualmente e forse in maggior misura la finanza denunciando, agli effetti della imposta, un reddito minore di quello che poi dalla autorità gli sarà accertato.

Si domandi al medico, al chimico, al fisico c h e strazio della scienza abbia fatto lo Stato nella legge sanitaria pretendendo di autorizzare o no lo spaccio di certi medicinali ; si concilino le dichiarazioni del Presidente del Consiglio fatte l'altro giorno alla Ca-mera, sulla inefficacia dei rimedi antifìlosserici, colle distruzioni dei vigneti a furia di carbonati e di sulfuri ; — si domandi ai funzionari dello Stato p r e -posti ai telegrafi se ignorano il pericolo a cui espon-gono i cittadini col tendere lungo le vie senza limite di lunghezza i fili telegrafici, la rottura dei quali ha già prodotta qualche morte.

Si osservino le stesse leggi sulla istruzione c h e oggi pretendono di fare il filosofo e psicologo i n -segnandogli, come cento anni or sono, il greco, il

alino, la storia, il sanscrito, l'arabo, la filosofia antica, e non l'anatomia, la fisiologia, il diritto, l ' e c o -nomia, la scienza sociale.

E i nostri egregi due confratelli, c h e vorrebbero che la scienza ufficiale fosse quella professata dallo Stato, ci diano il più piccolo esempio dal quale ap-parisca c h e lo Stato abbia saputo seguire i dettami non di una scienza, ma della logica, in alcune sue funzioni. La finanza, l'igiene, l'istruzione, la giusti-zia, tutte le incumbenze esercitate dallo Stato olirono al più profano dei cittadini argomento di lagnanza e di biasimo. N è la correzione è possibile, perchè lo Stato non può fare altrimenti, la sua stessa na-tura lo mette nella impossibilità, non pur di precor-rere, nemmeno di seguire davvicino il progresso, e non vi è raaestrucolo che non sia, nell'ambito della sua sfera di azione, più logico e più illuminato dello Stato ; lo stesso compito supremo di fare le leggi è eseguito in m o d o da muovere a pietà per la forma e per la sostanza, per il disordine e la confusione.

Nè, ripetiamo, vale il lamento, poiché è inevita-bile conseguenza dell'ordine stesso dei fatti questo stato di cose. E così nell'ordine fisico, c o m e nell'or-dine sociale e politico ed economico, l'ultimo ad ac-cettare le scoperte della scienza fu e sarà sempre la Stato, a cai manca la competenza e del quale non può essere proprio l'ardimento.

Nessuna meraviglia pertanto che anche la scienza della economia si trovi iti couflitto coi principi che professa lo Stato, il quale è sempre in mano di una minoranza che lo sfrutta prima di tutto a proprio interesse. E se qualche vittoria contro la tirannia dei pochi si è ottenuta, si deve quasi [sempre alla scienza che, lasciata libera o compressa, ha sempre agito c o n pieno disinteresse ed ha proclamata la verità, qualunque ne fossero le conseguenze.

Nel caso concreto poi, non è esatto c h e i profes-sori di economia politica sieno liberali; in Italia alcuni pochi professori sono francamente liberali; che se nemmeno sono numerosi quelli c h e dalla catte-dra osino proclamare come scienza le dottrine pro-tezioniste, ciò dipende dal fatto che la maggioranza si acconcia appunto al sistema dei governanti, i quali proclamano eccellenti le dottrine economiche scientifiche, ma dichiarano in pari tempo di non vo-lerle applicare. Più o meno largamente quindi anche tra gli economisti è penetrato' \'opportunismo e d è a questo che si deve la decadenza degli studi. Pochi

coltivano la scienza perchè scienza, i più la usano come mezzo per arrivare.

Il Travati National e l'Industria vorrebbero c h e addirittura la scienza si vendesse allo Stato; sarebbe il solo modo per provocare la reazione contro tale nuova forma di tirannia degli interessi particolari sui generali, ma intanto sarebbe una gran jattura per il paese e si tornerebbe allo stato dogmatico ed alle inquisizioni.

UN CURIOSO GENERE DI TASSE CAMERALI

Ulpiano parlando della gente c h e mette le mani nelle tasche altrui, definisce : saccularii, qui vetitas in sacculo artes exereentes partem subdueunt, p a r -tem subtrahunt (L. 7, D. 4 7 , 1 1 ) , e Cuiacio, buon anima, commenta : Hic est sensus : qui magicis ar-tibus e x alienis saeeulis aut subdueunt pecuniam aut subtrahunt. Il passo di Ulpiano, e più ancora il commento di Cuiacio (Observ. X . 27), mi erano, per non poco t e m p o , parsi due corbellerie belle buone. Infatti, c o m e sarebbe ? A Roma ( R o m a antica, i n -tendiamoci bene) c ' erano dei saccularii i quali con arti recondite, anzi magiche, o portavano via le tasche o sottraevano la moneta dal saeculuin dei viandanti! E che mai saranno state quelle arti magiche? N o n è domanda che farei ancora oggi, maturato dagli anni e dall' esperienza. I saccularii dalle arti magiche, sono rinati sotto altra forma a servizio del contribuente italiano.

Premessa questa riflessione, che non ha nulla che fare c o n quel che segue, tanto che proprio n o n so per quale strana ed inconscia associazione di idee mi sia venuta, vorrei dimostrare, come vi possono essere in talune provincie del R e g n o , delle tasse più gravose della Tassa di ricchezza mobile.

Vediamolo con esempi:

La Camera di Commercio di Bari ha, n o n so come, il diritto di tassare, in conformità di una tariffa c h e classifica le merci in un certo numero di categorie, ogni merce che s'importa, o si esporta dalla provincia, o c h e circola in essa. Questa tassa si riscuote ogni volta che al commerciante o al pro-prietario occorre una polizza di carico. Facciamo un caso concreto e fermiamoci su di un paio di voci, per vedere bene c o m e funzioni questo fran-toio fiscale.

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la quale, se trattasi di Foggia è pure di 4 cente-simi, e se trattasi di Lecce è di set centesimi. Dun-que, un quintale di vino venuto da Cengnola a Bari e ripartito per Venezia è slato gravato di 4 + 4 + 4 centesimi sul peso lordo, pari a 2 0 centesimi al netto. S e il quintale di vino è venuto da Maglie, poniamo, allora ha pagato 6 + 4 + 4 centesimi, pari a 2 2 centesimi sul netto.

Ora, questa tassa, c h e gravame rappresenta per il contribuente? Fanno un gran c h e questi centesimi?

La risposta è facile. . Cento chili di vino valgono attualmente ra Puglia

1 5 lire al massimo e da 8 a 1 0 lire se trattasi di una qualità media e da 5 a 6 lire se trattasi di vino da distilleria. Dunque, su di un vino da 1 0 lire la tassa di 2 0 centesimi sarà un carico ad valorem del 2 ° /0. Sarà alquanto minore per il vino da

l o lire e alquanto più grave per il vino da 5 a 6 lire. Or bene, per una azienda qualsiasi, in che rap-porto starà il carico di una tassa di questo genere con il carico della tassa di ricchezza m o b i l e ?

Il confronto è facile, perchè le d u e tasse, ossia " l a tassa camerale e l'imposta di ricchezza mobile

hanno l'istessa base per un caso fortuito in questa regione e per i commercianti di olio e di vino.

Infatti, per l'applicazione della imposta di ricchezza mobile alle case di c o m m e r c i o c h e lavorano nei suddetti generi, l'agente delle tasse fonda le sue stime sulle quantità di olio e di vino comperate e vendute da ciascuna di esse, cioè, sul movimento delle merci a destinazione loro e partite dai loro stabilimenti. Questo movimento gli è noto dalle statistiche ferroviarie e portuario c o n precisione p o r -fetta. A questo movimento egli attribuisce un coeffi-ciente di profitto (coefficoeffi-ciente che ora non importa di sapere se sia corretto o erroneo) e la stima del reddito del contribuente è bella e fatta. Ora, c o m e ciascuno vede, quali' istesso movimento di merci che serve all' agente di tasse per commisurarvi la i m -posta di ricchezza mobile, è pure quello che tassa la Camera di C o m m e r c i o ; donde la comparabilita del peso dei d u e tributi.

Pongasi adesso una casa di commercio che c o m -peri e m e n d a l o mila quintali di olio e 2 5 mila quintali di vino in un anno. Questi 4 0 mila quintali tra olio e vino avranno pagato 4 centesimi a l -l ' a r r i v o e 4 centesimi a-l-la partenza su-l quinta-le lordo, cioè 1 0 centesimi sul netto, ossia precisa-mente 4 mila lire di tassa camerale, se n o n una sola goccia è venuta da una località situata fuori della circoscrizione camerale ; c h e se ciò fosse, la tassa p u ò pure aver tolto al commerciante 6 . m i l a lire, supponendola di l o centesimi in media al

q UQ u a l e sarà l'imposta di ricchezza mobile per

questa casa ?

Un commercio di 1 5 mila quintali di olio e di 2 5 mila quintali di vino p u ò stimarsi, in base ai prezzi del vino e dell' olio, c o m e un giro di aftari di un milione e tre quarti di lire. Sopra questo giro di affari 1' agente delle tasse suppone (mi consta) un profitto del 2 ° /0 netto, cioè, nella fattispecie, egli

manterrebbe un profitto di 5 5 mila lire per la casa. Or bene, un reddito di 3 5 mila lire, prescindendo anche da ogni tira e molla tra contribuente e agente nelle commissioni di prima e seconda istanza, n o n

può pagare, in qualsiasi peggiore ipotesi più di 3,o0() lire a titolo di tassa di ricchezza mobile. E sopra

questo conto ho pure regalato parecchio all' agente jelle tsssB»

Dunque": sta e regge la proposizione « che i com-mercianti delle Puglie pagano maggiori s o m m e per tassa delle Camere di Commercio di quelle c.he essi paghino per l'imposta di ricchezza mobile ».

Avvertirò ancora che e* è qualche differenza tra il regime c h e si ha a Foggia e quello che vige a Bari e a Lecce, perchè a Foggia, se n o n erro, è tassata solo l'importazione e I' esportazione e non pure il movimento di merci nell'in terno della Tro-vinola. , . , .. Per effetto di questa tassa sul movimento de e merci c h e è una specie di pedaggio applicato alle polizze di carico, avviene c h e le Camere pugliesi abbiano dei fondi assai più notevoli dei ondi di cui dispongono le maggiori altre Camere del Regno. La Camera di Commercio di Bari, ad es., ha una entrata di 1 2 0 mila lire, quando il c o m m e r c i o è scarso, cioè nelle peggiori annate. Ora, Bari ha 7 0 mila abitanti, ovvero, è circa là meta di Venezia. Ma, le risorse finanziarie della sua Camera superano quelle dei centri assai più importanti, ì quali riten-gono una Camera adeguatamente dotata, se essa ha 3 0 o 3 5 mila lire ! E questi ultimi hanno ragione, poiché troppi mezzi portano a fare spese affatto in-giustificate, mettono la Camera in grado di favorire questa o quella località con sovvenzioni a società di navigazione e ad imprese, ne fanno una cuccagna disputata da tutti, e non le impediscono e di aver bi-sogno di un Commissario regio che le raddrizzi le

8 3 M a6c o m e avviene, mi direte, che le Camere di

Commercio, le quali sono composte di commercianti, conservino queste tasse? C o m e avviene c h e ì c o m -mercianti, c h e sono il corpo elettorale che forma le Camere, n o n imponga a queste di rinunziare a c o n -simili tasse e si dà da p e r se la zappa sui piedi * Insomma, sono o n o n sono quelle tasse volute dai c o m m e r c i a n t i ? . .

E c c o come sarebbero le cose. La tassa di cui parlo non è pagata che da chi fa il commercio mediante un movimento di merci per ferrovia o per nave. Quindi la tassa n o n è pagata n è dalla Banca N a -zionale, nè dal Banco di Napoli, di cui le sedi fanno affari per molti e molti milioni, nè e pagata dal grosso del corpo elettorale, costituito da tutti gli artigiani e piccoli bottegai di ogni città e borgata delle Puglie, cioè, dai barbieri, dai fabbri, dai fale-gnami daili osti, dai venditori calze e cravat-te ecc., ecc., i quali, salvo le provviscravat-te della loro materia prima, fanno il c o m m e r c i o a m o d o di pic-cola industria, cioè, n o n guadagnano sulle i m p o r -tazioni ed espor-tazioni, ma stando dietro il bancone, o trasformando leggermente una materia prima, o prestando un servizio. Questi sono gli elettori e que-sti formano le Camere. Ma v ' è di più. L e Camere

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e di Commercio, cioè degli enti c h e non hanno nulla di comune con ciò che all'estero è una Camera di Commercio. Di queste è all' estero ristrettissimo il corpo elettorale, limitato cioè alle vere grandi case, c h e hanno interessi ultra provinciali, e spesso internazionali, da tutelare ; e perciò riescono c o m -poste di uomini di cui la riunione rappresenta dav-vero il capitale mobile della località, o la parte più attiva e intraprendente di esso, e, ad ogni modo, sono ripiene di uomini di cui il peso morale e i n -tellettuale è ragionevolmente enorme.

Data la condizione di fatto esposta, noi vediamo tutti i veri commercianti ribellarsi alla tassa c h e li colpisce soli, fare dei comizi, delle petizioni, minac-ciare delle cause, e restare sopraffatti nelle elezioni commerciali, e non avere voce abbastanza robusta per farsi sentire alla Camera dei deputati, di cui i membri hanno una base elettorale in buona parte coincidente c o n quella dei membri delle Camere di Commercio.

Sarà cosa vana di sperare che il Ministro di Agri-coltura, Industria e Commercio nell'interesse gene-rale del commercio e il Ministro delle finanze nel suo proprio interesse, cioè, in quello dell'erario dello Stato, se ne occupino ? Puossi in due tosare una pecora ? S e il Ministro delle finanze vuole m o -neta, e se egli ha fatto rinvigorire le stime per la ricchezza mobile in modo c h e egli raccoglierà in quest'anno molto più di quello che raccoglieva negli anni passati dai commercianti e dagli industriali, ci guardi per lo meno che non gli tosino la pecorella, oltre le provincie e i comuni, pure le Camere di Commercio 1

MAFFEO PANTALEONI.

RIVISTA Di COSE FERROVIARIE

La Rete Siculo net 1890-91. — La nazionalizzazione

delle ferrovie in Austria-Ungheria e in

SvizzeraLa. R o t e Sicilia n e l 189091 . — Anch e n e l l ' u l -timo esercizio i risultati ottenuti dalla Società per le Strade Ferrate della Sicilia sono stati assoluta-mente soddisfacenti. A differenza delle d u e grandi reti continentali, la Sicula risentì poco o punto la crisi generale da cui il paese è travagliato, anzi le condizioni del suo traffico migliorarono in confronto dell' anno precedente e questo fatto, insieme alle buone disposizioni amministrative, permise alla S o -cietà di consolidare la propria florida situazione, chiudendo c o n un ottimo bilancio.

L'ordinamento della gestione fu mantenuto c o m e era stato stabilito in seguito alla creazione delle D i rezioni locali. Queste continuarono dunque a f u n -zionare; solo vi si introdusse qualche modificazione per quanto riguarda il servizio della trazione, essendo emerso c h e in questa parte un maggior accentra-mento meglio rispondeva al fine della completa utilizzazione del materiale e quindi all'intento di e c o -nomia cui sopratutto si mirava.

Il personale di ruolo, c h e dal 1 8 8 5 in poi andò sempre diminuendo, potè ancora essere ridotto nel 1 8 9 0 - 9 1 , cosicché, mentre al 3 0 giugno 1 8 9 0 gli Agenti stabili e provvisori sommavano a 3 . 4 6 4 , al 30 giugno 1891 erano 3.438. È vero c h e a questa

diminuzione di 2 6 Agenti va contrapposto un a u mento di 3 6 ( 5 8 2 contro 5 4 6 ) nel personale a v -ventizio, ma oltre ohe quest' ultima categoria n o n grava per intero sull'esercizio essendo in parte a d i -biti alle nuove costruzioni e a lavori fatti per conto del Governo o su fondi speciali, va poi considerato che durante l'anno crebbe di 2 8 chil. la lunghezza media della rete esercitata. Infatti la spesa comples-siva per il personale d'ogni sorta, che nel 1 8 8 9 - 9 9 fu di L. 3 . 4 5 7 . 1 1 0 risultò nel 1 8 9 0 - 9 1 di L. 3 . 4 4 5 . 6 6 7 con un risparmio di L . 11.443, nonostante il mag-giore sviluppo delle linee e gli aumenti di stipendio accordati nell'ultimo esercizio.

Dalle cifre assai diffuse che la relazione del Con-siglio espone riguardo al personale, si rileva :

1 . ° Che, il numero totale degli Agenti a carico dell'esercizio (stabili, provvisori ed avventizi) essendo di 3 8 6 5 , il personale impiegato per ogni chilometro in esercizio dà una media di 5.20.

2.° Che la spesa media relativa fu di L. 4 . 6 4 3 . 7 5 , con una differenza in meno di L . 191.36 sull'anno precedente.

3.° C h e tali economie furono, per la massima parte, dovute al nuovo ordinamento del servizio.

La lunghezza delle linee in esercizio, che al 3 0 gno 1 8 9 0 era di chil. 720, era divenuta al 3 0 giu-gno successivo di chil. 788, e ciò coll'apertura'dei tronchi Milazzo-S. Lucia (chil. 7), Milazzo-Barcellona (chil. 9 ) Barcellona-Olivieri (chil. 16) e Licata-Ter-ranova (chil. 36). Avuto riguardo alle diverse date d'apertura di quei tronchi, la lunghezza media eser-citata nell'anno crebbe però come già si disse, di soli chil. 2 8 .

Il prodotto lordo ottenuto durante il 1890-91 ascese a L . 8 . 4 9 0 . 2 1 7 , cioè L . 11.427 per ogni chil. c o n un aumento complessivo sul prodotto del precedente esercizio di L . 6 2 4 . 3 7 6 e chilometrico di L. 8 4 0 .

Distinguendo la rete principale dalla complemen-tare, si trova che il prodotto fu di L . 7.757.841 per la prima ( L . 1 2 . 7 3 8 per chil.) e di L . 7 3 2 . 5 7 5 per l'altra ( L . 5 4 6 5 al chil.), e che entrambe le reti diedero un maggior prodotto tanto complessivo, quanto chilometrico.

Ripartendo il prodotto fra le diverse categorie dei trasporti, si trova che tutte, senza eccezione furono in aumento, ma specialmente i viaggiatori e le merci a piccola velocità. Esaminando poi le singole linee o tronchi di linea, risulta, che il maggior prodotto chilometrico è dato dal tronco Messina-Catania (Lire 2 2 . 5 1 4 ) e subito dopo dal tronco T e r m i n i P a lermo (L. 22.215), il minore dal tronco L i c a t a T e r -ranova ( L . 1 . 3 5 9 ) .

Le spese dell' esercizio sommarono in complesso a L . 6 . 8 5 8 . 4 9 5 , il che dà una media chilometrica di L . 9 . 2 5 0 , con un aumento totale di L . 4 1 5 . 7 7 1 e per chilometro di Lire 2 2 0 su quello dell'anno 1 8 8 9 - 1 8 9 0 . Il maggiore prodotto totale essendo stato, c o m e v e d e m m o di L. 6 2 4 . 3 7 6 e quello chilometrico di L . 8 4 0 , tosto si scorge come gli utili siano stati superiori a quelli del precedente esercizio.

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Le nuove linee di cui fu affidata alla Società la costruzione mediante annualità chilometriche sono le seguenti :

Noto-Licata — Scordia-Caltagirone — Dirama-zione al Porto di Siracusa.

Della prima fu aperto il tronco da Terranova a I Licata; i rimanenti saranno aperti, parte nel 1 8 9 2 , parte nel 1 8 9 4 , l'ultimo infine nel 1 8 9 5 . Entro il 1 8 9 2 saranno pure aperte altre due linee.

La linea litoranea da Messina a Cefalù per Pa-lermo viene costrutta a cura diretta dello Stato.

Per le costruzioni affidate alla Società vennero nel 1 8 9 1 emesse 2 4 . 5 0 0 obbligazioni al 4 O / o , realizzando così L. 10.107.500, che si aggiunsero ai 5 milioni ottenuti coli" aumento del capitale sociale e ai 1 6 . 6 0 0 . 0 0 0 già ricavati dalla prima emissione di obbligazioni. I fondi occorrenti in più furono e saranno procacciali mediante temporanee operazioni di eredito.

La liquidazione dell'esercizio sociale avendo dato un utile ripartibile di L . 1.315.835, il dividendo venne fissato in L. 3 2 . 5 0 per azione, pari al 6 1 / 2 per 0 / 0 netto. Il fondo di riserva, ordinario e straor-dinario, fu portato in complesso a L. 7 7 0 . 8 2 2 .

l a nazionalizzazione delle ferrovie in Austria-Ungheria e in Svizzera. — S e ci si passa la p a

-rola, barbara non v ' ha dubbio, ma la sola c h e , senza obbligarci a perifrasi, renda il concetto tede-sco della Verstaatlichung, diremo c h e la nazionalizzazione delle Strade Ferrate ha fat o grandi p r o -gressi nell' Impero Austro-Ungarico durante I' anno testé compiuto. Nella Cisleitania sono state riscattate ed annesse alla rete delle ferrovie dello Stato, le linee della Società Carlo Lodovicea, quelle d e n o -minate dell'Arciduca Alberto, la Dux-Bodenbach e la "Praga-Dux. La Carlo Lodovicea formava prima una rete di quasi 1 0 0 0 chilometri, svolgentisi in Galizia, di proprietà ed esercizio privato ; le altre linee ap-partenenti pur esse a Società concessionarie, erano però già esercitate dall'Amministrazione Governativa ed ora anche la proprietà ne è passata allo Stato. Più ancora si è fatto nella Transleitania, tutta la rete ungherese della Staatsbahn-Gesellschaft, che misura circa 1 5 0 0 chilometri, essendo stala aggregata alla rete Governativa. A questi fatti compiuti aggiungasi che ora si riparla con insistenza di trattative dirette al riscatto di due fra le maggiori reti private, le Nordbahn e la Sìidbahn.

Nella Svizzera i partigiani della nazionalizzazione, che avevano alla loro testa lo stesso Presidente della Confederazione e Capo del Dipartimento delle Poste e Ferrovie, hanno subito uno scacco assai sensibile colla votazione popolare che respinse il progetto, già approvato dalle due Camere, per l'acquisto di 5 0 . 0 0 0 azioni della ferrovia Centrale. Si ritiene però in g e -nerale c h e questa espressione della volontà popolare, mentre significò avversione decisa all'affare propo-sto e agli aggiotaggi della speculazione straniera, che da parecchi mesi aveva preso di mira le azioni fer-roviarie Svizzere, n o n implichi la caduta definitiva dell'idea di riunire nelle mani della Confederazione l'esercizio dello Strade ferrate, ora suddiviso fra un numero davvero eccessivo di Amministrazioni pri vate. Forse, se invece di procedere quasi tenten-nando, ora c o n un metodo, ora c o n altro c o m e si

fece in questi ultimi anni, per arrivare poi sempre a risuttati negativi, il Consiglio Federale avesse prima interrogato il paese sulla massima e studiato un

pro-gramma preciso e completo d'attuazione, la idea della nazionalizzazione avrebbe a quest'ora fatto maggiori progressi. E di questo modo di vedere si è fatto in-terprete un deputato al Consiglio Nazionale, il quale annunciò nell'ultima sessione dello scorso anno c h e presenterà e svolgerà nella prima del corrente una mozione cosi concepita :

1.° Il Consiglio Nazionale nomina una C o m missione incaricala di esaminare, d'accordo col C o n -siglio Federale, la questione delle ferrovie Svizzere sotto tutti i rapporti (riforme e riscatti); 2.° La C o m -missione à composta di 11 Membri nominati dal Consiglio Nazionale; 3.° È aperto un credito di fr. 2 0 . 0 0 0 pei lavori di detta Commissione ; 4 . ° Il Consiglio degli Stati sarà invitalo a nominare altra Commissiono analoga, la quale si riunirebbe insieme a quella del Consiglio Nazionale, sotto la presidenza del Presidente di quest'ultimo.

(Rivista (Economica

I provvedimenti legislativi per le spese delle

Provin-cie e dei Comuni — La Camera di Commercio di Londra e le proposte del sig. Goschen — Necro-logia : Enrico Baudrillart.

I provvedimenti legislativi per le spese delle

Provincie e dei Comuni. — I lettori ricorderanno che nel luglio u. s., c o n decreto presidenziale fu istituita una Commissione con mandato di ricercare e proporre i provvedimenti idonei a proporzionare le spese obbligatorie dei Comuni e delle Provincie alla rispettiva potenza economica.

II risultato degli studi della Commissione fu con-cretato in un progetto di legge, testé distribuito e sul quale ali uffici della Camera sono già stati chia-mati a deliberare nelle recenti loro riunioni.

1 provvedimenti proposti riguardano particolar-mente le leggi sull' igiene, sulla pubblica istruzione e sui lavori pubblici, le quali sono lievemente m o dificate in talune loro disposizioni, c h e all'atto p r a -tico si riconobbero essere o parvero troppo gravose alla finanza dei Comuni e delle provincie.

Altri ritocchi sono proposti eziandio alla legge comunale e provinciale a fine di rendere più effi-cace il servizio di vigilanza e di controllo sulle aziende locali.

A dimostrare l'opportunità di un provvedimento legislativo, c h e riesca a porre un freno al continuo e ^progressivo accrescimento degli oneri locali, b a -steranno le poche cifre seguenti, c h e togliamo dalla

relazione, c o n la quale il progetto di legge f u a c -compagnato alla Camera.

L e spese per i Comuni e per le Provincie, nel periodo 1 8 7 9 - 1 8 9 0 aumentarono di 165 milioni per quelli, di 2 5 per queste.

La eccedenza della sovrimposta salì, nel solo trien-nio 1 8 8 7 - 1 8 9 0 , da L . 7 8 5 , 0 0 0 a L . 2 , 1 9 2 , 0 0 0 per i Comuni e da L . 1 , 5 5 3 , 0 0 0 a L . 3 , 6 3 3 , 0 0 0 per le provincie, ossia salì da 1 0 0 a 2 5 1 .

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Ciò posto, ecco una rapida e sommaria analisi dei vari provvedimenti.

Igiene e sanità pubblica. La legge del 1 8 8 8 ha imposto ai Comuni I' obbligo di provvedere alla vi-gilanza igienica con adatto personale e con conve-nienti laboratori.

Il governo propone ora di limitare quest' obbligo ai Comuni capiluoghi di provincia c o n popolazione superiore ai 2 5 , 0 0 0 abitanti e di affidare negli altri Comuni del regno le funzioni di ufficiali sanitari al medico condotto.

L ' o b b l i g o fatto ai Comuni dalla stessa legge di fornirsi di acqua potabile pura e di buona qualità è mantenuto; ma l'esercizio della facoltà del mini-stro ili ordinare ai Comuni di provvedersene, se ne sono mancanti, è subordinato al voto del Consiglio sanitario provinciale e della Giunta amministrativa, che sono i tutori naturali dei bisogni delle popola-zioni e della buona gestione delle finanze locali.

Rimane immutata la disposizione c h e ogni C o -mune debba avere un cimitero ad inumazione; ina resta egualmente inteso che i nuovi cimiteri, dove non esistono ancora, saranno costruiti soltanto man mano che se ne presenterà il bisogno, a meno c h e urgenti necessità igieniche non consiglino, in taluni casi speciali, la immediata trasformazione degli at-tuali cimiteri.

Finalmente è precisato ed è alquanto ristretta la competenza delle spese inerenti ai servizi sanitari.

Sono poste, a carico dei comuni, le spese per il personale sanitario addetto alla cura dei poveri ; per gli uffici di vigilanza igienica; per la vaccina-zione; per i cimiteri, per l'acqua potabile è per tutti quegli altri provvedimenti igienici, ordinati a termine di legge.

Sono, invece, a carico delle provincie le spese per la conservazione del vaccino, per gli uffici dei m e -dici provinciali e per le visite sanitarie in caso di epidemia o di epizoozia.

Tutte le altre spese sono a carico dello Stato. Pubblica istruzione. L'articolo 2 0 3 della legge comunale e provinciale ha posto a carico delle pro-vincie le spese per l'ispezione delle scuole elemen-tari e per le pensioni degli allievi ed allieve delle scuole normali.

Il governo propone che questa disposizione, la quale del resto non è stata mai eseguita, sia c a n -cellata.

Ai Comuni o frazioni di comune con popolazione minore degli 8 0 0 abitanti è fatta facoltà di sostituire alla scuola maschile e femminile, che ogni c o -mune ha il dovere di istituire per l'articolo 3 1 9 della legge Casati, una scuola mista sotto la dire-zione di una maestra.

Nella relazione è detto c h e da questo provvedi-mento si presume un'economia a vantaggio di 1 2 0 0 piccoli comuni di oltre L. 1,300,000.

Lavori pubblici. Gli articoli 1 4 5 e 2 0 3 della egge comunale e provinciale hanno classificato tra e spese obbligatorie dei Comuni e delle provincie la sistemazione ed il mantenimento delle strade c o -munali e provinciali, dei ponti e degli argini.

La costruzione di nuovi ponti, I' allargamento della sezione stradale, la riduzione delle pendenze e via discorrendo sono lavori di sistemazione ovvero di miglioramento ?

L' interpretazione ne è stata varia ed a togliere ogni dubbio, in coerenza alle disposizioni d e l l ' a r t i

-colo 2 8 della legge organica del 1 8 6 5 sui lavori pubblici, il governo propone di sostituire nella legge comunale le parole manutenzione in stato normale a quella di sistemazione, rimanendo preciso il c o n -cetto del legislatore, che tra le spese obbligatorie dei comuni e delle provincie in materia stradale siano comprese le spese necessarie a conservare le strade nella loro condizione normale. Soltanto questo. Inoltre a contenere nei più stretti limiti le spese dei comuni e delle provincie l'approvazione dell'auto-rità tutoria, che è già prescritta per lutti i lavori stradali, è estesa a qualsiasi opera nuova, c h e i comuni e le provincie iuteudono costruire.

Una terza proposta riguarda le strade provinciali obbligatone, delle quali la legge del 1 8 8 1 aveva ordinato la costruzione per una lunghezza di 5 6 2 7 chilometri e con una spesa presunta ai 1 3 2 milio-ni, da sostenersi per metà dalle provincie.

A molte di queste strade, la di cui costruzione avrebbe dovuto essere terminata entro l'anno 1 8 9 5 , non è stato ancora posto mano e le provincie sono riluttanti a porvela, credendo c h e i benefici deri-vanti da queste nuove comunicazioni non corrisponderanno agli ingenti sacrifici, c h e dovrebbero s o p -portare ; epperciò molto saviamente il progetto di legge, che veniamo esaminando, dispone che sia rin-viato al 1 8 9 7 - 9 8 l'iniziamento di qualunque opera stradale, per la quale non esistono ancora impegni contrattuali e che si proceda intanto ad una revi-sione generale degli elenchi, sentiti i Consigli pro-vinciali e qui Ilo dei Lavori pubblici.

Eguale provvedimento è esteso alle strade comu-nali obbligatorie, determinato dalla legge del 1868; eccezione fatta soltanto per quelle destinate a c o n -giungere il capoluogo del comune ad una stazione ferroviaria.

Finalmente è fatta facoltà ai Comuni di valersi delle prestazioni d ' o p e r a per la manutenzione delle strade comunali.

Delle altre disposizioni, che riguardano più s p e -cialmente il servizio di vigilanza e di tutela sulle aziende locali, la facoltà di s o v r i m p o r r e , la respon-sabilità degli amministratori, ecc., discorreremo nel prossimo numero.

La Camera di Commercio di Londra e le pro-poste del sig. Goschen. — L e p r o p o s t e d e l C a n -celliere dello Scacchiere, per accrescere la riserva della Banca d'Inghilterra e autorizzare questa a emettere biglietti di una sterlina, sono state discusse di recente dalla Camera di Commercio di Londra. Dal resoconto della riunione si rileva che il Mon-tagu propose due risoluzioni, delle quali la prima diceva c h e « la riunione approvava l'aumento della riserva metallica come il mezzo migliore di mantenere il credito del paese in momenti',di crisi

e di pànico » e la seconda che « un mezzo desi-derabile per accrescere la riserva d ' oro era l'emis-sione di biglietti da una lira. » Ora, la prima risolu-zione fu approvata dall' adunanza, ma la seconda incontrò opposizione e finì coli' essere surrogata da quest' altra, proposta dal Tritton, c h e « in affare di tanta importanza nazionale, implicante quislioni d'in-dole tecnica intricata e tale da produrre immensi effetti sugli interessi del commercio interno ed esterno, la Camera opinava non doversi decidere alcun cambiamento se non previa un' ampia inchie-sta. » L'inchiesta, soggiunse il Tritton, dev' essere fatta dal Parlamento. La mozione raccolse 5 1 voti

FONDAZIONE 1. EINAUDI

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favorevoli ; i contrari furono soltanto 1 4 . C o m e si vede, la Camera di L o n d r a , se n o n accetta, n o n respinge neppure il progetto d ' emissione di biglietti da una lira, ma sospende il s u o giudizio finche un' inchiesta parlamentare abbia chiarito il pubblico sugli effetti dell' innovazione vagheggiata dal c a n celliere dello Scacchiere. Il Times biasima la reti-cenza della Camera di c o m m e r c i o e dubita che ora il Goschen voglia persistere ne! s u o disegno.

Necrolog a. - ENRICO BATORULART. — L'illustre economista, di c u i la Francia deplora la perdita, era nato a Parigi nel 1821 e fino dulia sua giovinezza diede prove di un ingegno versatile e pronto. Esordi nella vita letteraria c o n l'Elogio di Turgot e con un Discorso sopra Voltaire, poscia, ded calosi partico-larmente alle discipline e c o n o m i c h e , ha dato alle slampe numerose opere c h e attestano la sua instan -cabile operosità e la sua larga dottrina ; citiamo ad esempio Jean Bodin et son temps, il Manuel d'éco-nomie politique, Des rapporto de la morale et de l'économie politique, ecc. F r a i molti suoi lavori, quelli c h e ci paiono destinati a conservare v e r a -mente la fama del Baudrillard sono VHistoire du luxe privi et public, ( 4 v o l u m i , 1 8 7 8 - 1 8 8 0 ) e l'in-chiesta sulle popolazioni agricole della Francia c h e egli aveva intrapresa p e r incarico d e l l ' A c c a d e m i a delle scienze morali e politiche e di cui pubblicò tre volumi. Il Baudrillart collaborò olla Bevue des Deux Mondes, al Journal des Dèbats, ecc.; insegnò al Collège de Trance, ali 'Ecole des Ponts et Chaussées e tenne anche molle conferenze popolari.

Il Baudrillart aveva qualità eminenti c o m e scrit-tore; tutte le s u e opere si distinguono p e r la chia-rézza e l'eleganza del dettato. Egli cercò sempre di porre in luce le relazioni strettissime c h e esistono tra l ' e c o n o m i a e la morale e si mantenne fedele ai principii della scuola classica e liberale.

La navigazione generale italiana nell'esercizio 1890-91

Nell'assemblea generale degli azionisti, tenuta in R o m a il 4 8 dicembre p. p., dal Consiglio di ammi-nistrazione furono comunicati agli interessati il ren-diconto e il bilancio dell' esercizio finanziario dal 1 ° luglio 4 8 9 0 a tutto giugno 4 8 9 1 .

I resultati dell'azienda furono i seguenti : R e n d i t e del traffico . . . . . L . 42,020,229.26 l d . di amministrazione c e n t r a l e . . » l » y , b W . o

T o t a l e . L . 42,209,830.04 Spese d i traffico . L . 38,549,821.45

Oneri sociali . . » 837,954.45 Spese, gravami,

in-teressi di

ammi-nistraz. centrale » 734,052.18

T o t a l e . L . 40,121,828,08 L . 40,121,828.08 A v a n z o . L . 2,088,001.96 Le rendite di fronte all'esercizio precedente p r e -sentano una diminuzione di L . 4 , 3 9 6 , 9 2 8 . 9 8 , dovuta per L . 3 , 4 1 1 , 9 1 5 , 8 5 a minor prodotto p e r noli di merci e passeggeri, e inoltre all' assenza di servizi straordinari p e r conto del g o v e r n o , compensati q u e -sti in parte dall' aumento dei percorsi sovvenzionati

del M a r Rosso, le c u i linee furono oggetto di p a r -ticolare riordinamento.

Negli ultimi tre esercizi gli utili sono andati c o -stantemente diminuendo. Infatti

Nell'eserciz. 1888-89 si e b b e r o utili per L . 3,031,257.49 1889-90 » » » 2,922,754.80 1890-91 » » » 2,088,001,96 La percorrenza dei vapori della società in ambe-d u e le specie ambe-di percorrenza in confronto ambe- dell'eser-cizio precedente dà i seguenti resultati :

1 8 0 0 - 9 1 1 8 8 9 - 9 0

L e g h e n o n sovvenzionate 428,123 498,455 IU. postali sovvenzionate 528,853 523,229 956(976 1,021,684 onde una minore percorrenza nell' esercizio 1 8 9 0 9 1 di leghe 6 4 , 7 0 8 così formata :

in meno sul percorso libero . . L e g h e 70,332 in piìi sul percorso sovvenzionato > 5,624

Leghe 64,708 Contribuirono a questa diminuzione p e r la m a s sima parte le linee del S u d America, le c u i c o m u -nicazioni vennero per lungo tratto di tempo pertur-bate dagli avvenimenti politici, c h e si succedettero nelle regioni del Piata, e la crisi quasi generale che colpì tutti i mercati d' Europa.

L e spese dell' esercizio di cui ci o c c u p i a m o , f u -rono in complesso miuori di L . 3 , 5 6 2 , 1 7 6 . 0 9 in con-fronto all'esercizio precedente, ma tale deficienza non compensò, n e poteva compensare, la deficienza delle entrate, restando sempre le spese generali a gravare anche il materiale attivo.

Dalla situazione numerica si rileva che il capitale versato di L . 5 4 , 9 9 9 , 8 5 0 è salito, tenendo conto de-gli aumenti e delle diminuzioni a L . 5 9 , 7 3 9 , 1 2 2 . 0 8 , cifra c h e forma l'entità sociale. E l ' a u m e n t o di L 4 7 3 9 , 2 7 2 c h e la società possiede oltre il c a p i -tale sociale di L . 5 5 , 0 0 0 , 0 0 0 circa in azioni, va fino a 7 milioni circa aggiungendovi le L . 2 , 1 9 7 , 2 9 5 , che figurano fra i conti in ammortamento per le spese e perdite di emissione dell' imprestito sulla ferrovia Tunisi-Goletta, inquantochè questa somma non grava effettivamente la posizione economica della società, che la ammortizza c o i redditi assicuratile dal

g o v e r n o . . La (lotta che rimane immutata a 1 0 6 piroscafi per

un valore n e l l ' a n n o scorso di L. 6 1 , 6 7 0 , 0 0 0 , vien portata in bilancio p e r L . 5 8 , 8 8 0 , 0 0 0 .

La Fillossera in Germania e nell'Anstria-Ungleria

In Germania, durante la campagna antifilosserica 1 8 9 0 - 9 1 , si rinvennero N . 2 8 4 centri d'infezione c o n 1 3 , 3 7 8 viti infette sopra una superficie infetta di ett. 2 2 , 7 9 , 3 5 . Alla fine del 1 8 9 0 l'infezione aveva colpito le provincie renane, la provincia di Hessen-Nassan, la Sassonia prussiana, il R e g n o di Sassonia, il R e g n o di W u r t e m b e r g , il principato di S c h w a r z b u r g - R o d o s s t a d t , e l ' A l s a z i a - L o r e n a .

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Le spese complessive sostenute dagli Stati dell'Im-pero germanico fino a tutto il 1 8 9 0 ner combattere la fillossera, ammontarono a marchi 2,850,763.68, dei quali si riferiscono all' anno 1 8 9 0 marchi 3 3 2 , 1 0 6 . 8 5 .

Oltreciò da parte dell'Impero dal 1 8 8 9 a tutto il 1890 si spesero marchi 4 6 , 6 2 0 . 8 9 , di cui mar-chi 2,703.65 nel 1 8 9 0 . La spesa totale, quindi, è stata per la Germania di marchi 2 , 8 9 7 , 3 5 5 . 5 7 .

In Austria la superficie filosserata o ' sospetta di esserlo, elio alla fine del 1 8 8 9 aumentava a 2 8 , 3 1 5 ettari, sparsi in G provincie, 2 1 distretti politici, e 106 comuni salì nel 1890 a 2 8 , 4 6 2 ett. distribuiti in 6 provinole, 2 4 distretti e 201 comuni. In g e -nerale ove erano vecchi centri di infezione, la fillos-sera ha continuato ad estendersi più o meno celer-mente a seconda delle località, della natura dei terreni, dell'età delle viti, e della cultura. Più rapidamente si è diffusa ed agisce là o v e le viti sono coltivate a poca distanza le une dalle altre, e sopra zone este-se, e dove i viticoltori, hanno trascurato di colti-vare le viti c o n cura, c o n o senza utilizzazione di insetticide. In ben pochi casi i vigneti infetti sono stali sradicati e tagliati per destinare il terreno ad altre culture.

Maggior fortuna ebbero le viti americane, e l ' i n -nesto di queste con marze europee.

Nel 1890 sono state distribuite 5 2 7 , 2 6 5 talee di viti americane tolte dai vivai governativi, di cui 41,158 gratuitamente, le altre sono state vendute a hor. o per 1 0 0 0 , se di varietà Riparia selvatica o Saionis ed a 6 fior, il 1000 le altre specie o va-rietà. L e barbatelle si venderono a fior. 1 0 il 1 0 0 0 .

Dalla Francia, oltre il fabbisogno per i! Ministero di agricoltura, su richiesta dei privati sono state ri-tirate 25,040 talee.

Le viti americane di produzione diretta non hanno soddisfatta la aspettativa, vuoi per la poca resistenza al parassita, vuoi per la scadente qualità dei pro-dotti. Fanno Recezione la Jork Madeira, nel nord, e la Jacques nel sud d e l l ' A u s t r i a ; quest'ultima va-rietà di vite però, proprio là o v e trova terreno e clima confacenti, cioè nel Goriziano, va più di qua-lunque altra vite soggetta alla peronospora.

La distruzione si effettuò col solfuro di carbonio, che venne acquistato a fior. 11 al quint. ; cosicché per un ettaro trattato con 1 5 grammi al metro qua-dro, si spesero fior. 31,50 e c o n 2 0 grammi fior. 4 2 .

In Ungheria non esiste ancora una statistica, dalla quale sia possibile desumere la diffusione della fil-lossera nello Stato. Secondo notizie raccolte, il nu-mero dei comuni infetti da fillossera, o sospetti di esserli, saliva da 1 5 6 6 nel 1 8 8 9 e 1 8 1 3 nel 1 8 9 0 , cioè ad un terzo circa dei comuni viticoli, i quali sommano a 5,900.

Mancano affatto i dati sulla infezione fillosserica del Regno di Croazia e Slavonia.

La viticoltura delle lande sabbiose ha preso u n grande sviluppo, così che si spera di poter in pochi anni, col prodotto di queste, rimpiazzare i vigneti perduti causa la fillossera.

La superficie coltivata a viti americane non è stata ancora rilevata. Approssimativamente si calcola che le talee e le barbatelle messe a dimora oscillino Ira i 1 5 ed i 1 6 millioni, di cui una parte sono già state innestate.

L'EMIGRAZIONE INGLESE NEL 1891

Anche in Inghilterra paese ricco, o v e non sono da deplorarsi come in Italia mancanza di lavoro ed esorbitanza di tasse, specialmente nei consumi, e p -pure anche colà l'emigrazione ha preso proporzioni alquanto estese. Da una relazione statistica ufficiale si rileva infatti che il numero degli emigranti par-titi dal Regno Unito per paesi e regioni fuori d'Eu-ropa ascese ne! 1891 a 2 1 8 , 2 6 3 individui di cui 137,658 erano inglesi, 22,211 scozzesi, 53,391 irlan-desi e 5,003 di altri paesi.

La popolazione dei tre regni ammonta a poco più di 3 5 milioni di abitanti, diinodo che, volendo confrontare l'emigrazione avvenuta in Inghilterra c o n quella del nostro paese, la cui popolazione ascende a circa 3 0 milioni di abitanti, n e deriva che la n o -stra emigrazione, la cui cifra nel 1891 si fa ascen-dere a circa 1 8 0 mila individui, non è punto supe-riore alla proporzione dell'emigrazione inglese.

Ma vi è di più giacché dopo essere salita, nel 1 8 8 3 , l'emigrazione del Rpgno Unito a ben 320,118 indi-vidui, non discese mai al disotto di 2 0 0 , 0 0 0 per anno, fu anzi superiore di molto ai 2 5 0 mila nel 1 8 8 7 - 8 8 - 8 9 e soltanto nel 1 8 8 5 si ha la cifra minima di 2 0 7 , 6 4 1 .

Il contingente massimo nell'emigrazione comples-siva è dato, naturalmente e relativamente alla popolazione, dall'Irlanda, al che, oltre le poco liete c o n -dizioni economiche, a tutti note, contribuiscono le cause politiche e l'attrazione che su quel popolo eser-citano man mano i già emigrati stabiliti negli Stati dell'Unione Nord-a mericana. Dai 1887 però anche l'emigrazione dall'Irlanda è d'alquanto scemata, dopo però essere salita da 1 0 3 mila e più nel 1 8 8 3 , a circa 7 0 mila nel 1887, a più di 7 3 mila nel 1888: scese infatti a poco più di 5 7 mila nel 1890, e di 5 8 mila nel 1 8 9 1 .

In proporzione poco diversa è l'emigrazione scoz-zese la quale, nel novennio 1 8 8 3 - 9 1 , che veniamo esa-minando, ci presenta una media approssimativa di 2 5 mila circa emigranti annualmente,passando dalla cifra massima di 3 1 , 1 3 9 nel 1 8 8 3 alla minima di 2 0 , 6 5 3 nel 1 8 9 0 : nell'ultimo anno 1891 fu 2 1 , 2 1 1 . Per meglio poi calcolar l'importanza di queste c i f r e , vuoisi osservare che la popolazione dell'Irlanda su-pera di poco i cinque milioni e quella della Scozia i tre milioni e mezzo d' abitanti, per guisa c h e , la proporzione fra abitanti ed emigrati è in entrambi i due Regni superiore a quella dell'Italia.

Nella sola Inghilterra che conta poco più di 2 5 milioni di abitanti, la media dei suoi emigranti è stata nel novennio 1 8 8 3 - 1 8 9 1 di 150 mila individui con un massimo di 1 8 3 , 2 3 1 nel 1 8 8 3 e un minimo di 1 2 6 , 2 6 0 nel 1885. Nel 1891 l'emigrazione della sola Inghilterra è stala di 1 3 7 , 6 5 8 individui.

(12)

nel 1 8 9 1 . V i e n e poi l'Australia, c h e ne ebbe più di 3 4 , 0 0 0 nel 4 8 8 7 e quasi 2 0 , 0 0 0 nel 1 8 9 4 .

Il resto va diviso fra la Colonia del C a p o , in Africa, ed altri paesi, fra i quali si p u ò dire ehe non figurano quasi il Brasile, e le Repubbliche a m e r i -cane del S u d , o v e qualche migliaio, per n o n dir centinaio d'inglesi si r e c a , è vero, ma jsono quasi tutti speculatori, commercianti, capitalisti i quali si portano colà p e r affari, per acquisto di terreoi, im-pianto di fatiorie, c u i fanno poi lavorare da coltiva-tori d'altre nazioni, preferibilmente italiani: così pure è notorio c h e la maggior parte delle imprese e delle industrie in quelle Repubbliche sono in mano d'inglesi.

IL MOVIMENTO DEI METALLI PREZIOSI

nei primi nove mesi dell' anno 1891

DELLE CAMERE DI COMMERCI

La consueta statistica mensile, pubblicata dal M i -nistero di Agricoltura e c o m m e r c i o , dimostra c h e il m o v i m e n t o dei metalli preziosi nei primi nove mesi del 1 8 9 1 , ascese complessivamente a L . 1 2 1 , 6 5 2 , 2 1 6 , di cui 6 3 , 0 8 0 , 4 8 5 spettano alla importazione, e L i -re 5 8 , 5 7 2 , 4 3 1 alla esportazione.

Se si confronta il movimento di importazione c o n quello di esportazione, si trova c h e il primo supera questo per la s o m m a di L . 4 , 5 0 8 , 0 5 4 , vale a dire che nei primi nove mesi del 1891 è stata spedita all' estero una minore quantità di metalli preziosi, o in altri termini c h e le nostre riserve metalliche si mantennero maggiori di tanto quanto importa la dif-ferenza fra l'importazione e 1' esportazione. Peraltro la differenza in più a favore della importazione è andata sensibilmente diminuendo, giacché alla fine dei primi sette mesi era salita a L . 1 1 , 0 7 6 , 0 4 2 , mentre alla fine dei primi n o v e mesi è ridotta a L . 4 , 5 0 8 , 0 5 4 .

Confrontando la situazione dei metalli preziosi alla fine dei primi 9 mesi del 1891 c o n quella d e l p e -riodo corrispondente del 1 8 9 0 , si trova che nei primi nove mesi del 1 8 9 0 , I' esportazione aveva superato l'importazione per l'ingente s o m m a di L . 3 1 , 7 5 5 , 0 6 5 .

Nel movimento dei primi n o v e mesi del 1 8 9 1 , l'oro e l'argento stanno nelle seguenti proporzioni :

Importazione Esportazione

O r o . . L . 2 2 , 6 5 9 , 1 6 7 1 4 , 5 7 6 , 1 2 0 A r g e n t o . . . . » 4 0 , 4 2 1 , 3 1 8 4 3 , 9 9 6 , 1 1 1 L . 6 3 , 0 8 0 , 4 8 5 5 8 , 5 7 2 , 4 3 1 Il seguente specchietto riassume la misura delle importazioni ed esportazioni dei metalli preziosi coi

paesi, coi quali avvennero gli scambi monetari :

Importazione Esportazione F r a n c i a L . 4 3 , 1 2 4 , 6 3 3 4 3 , 0 1 5 , 7 6 2 A u s t r i a - U n g h e r i a . . » 1 6 , 2 2 9 , 1 9 5 5 , 1 6 6 , 0 1 2 Svizzera 8 5 8 , 5 4 1 7 , 7 0 7 , 1 1 8 G e r m a n i a » 1 , 6 4 5 , 4 0 1 5 , 0 3 7 , 1 1 3 G r a n Brettagna . . » 2 0 , 0 7 5 3 , 7 2 2 , 2 4 2 B e l g i o . . . . . » 8 3 , 7 5 7 1 , 6 5 0 , 9 2 5 Grecia » 1 2 7 , 0 6 2 1 5 7 , 0 2 0 A f r i c a 1 , 0 3 6 , 8 8 5 2 4 6 , 2 6 0

Camera di Commercio di Boìogna. — Nella se-duta d e l l ' I i d i c e m b r e p. p. discuteva la richiesta di accertare un u s o riguardo ai viaggiatori di c o m m e r -cio, c h e era del seguente tenore :

« C h e secondo gli usi c o m u n i , e più special-mente secondo gli usi e le consuetudini commerciali vigenti in Romagna, l'ufficio dei commessi v i a g g i a -tori n o n si limita alla sola offerta delle merci in n o m e delle Case che servono, ed al solo ricevimento della commissione p e r parte del negoziante, c h e i n -tende farne acquisto, ma si es-tende pure a tutto quello c h e è relativo alla esecuzione succe-siva del contratto: c o m e rappresentanti delle Case che li fanno viaggiare sogliono regolare fatture, ritirare saldi, e quando essi viaggiatori rappresentano Case estere e risiedono in Italia si suole indirizzare ai medesimi i reclami sulla qualità della merce, ed anche rinviare agli stessi la merce avariata, e n o n c o n f o r m e alla fatta ordinazione.

Certifica che ciò si pratica specialmente in riguardo ai Commessi viaggiatori delle Case estere perchè riuscirebbe oliremodo dannoso alle Case estere il r i n -vio diretto alla Cassa stessa della merce rifiutata, in quanto che, essendo la merce nel!' entrare in Italia stata caricata del dazio, questo alla estradizione della merce non sarebbe restituito, e così qualora la Casa estera dovesse di n u o v o rispedire la stessa merce in Italia, la m e r c e sarebbe una seconda volta caricata di dazio, mentre al contrario rinviata la m e r c e al C o m m e s s o viaggiatore della Casa estera in Italia, la Casa senza pagamento di n u o v o dazio p u ò più f a -cilmente disporne la vendita ad altri ».

La Camera ritenne che non esista l'uso accennato riguardo ai Commessi di Case estere, e per quelli di Case nazionali crede c h e il pagare ai viaggiatori, ciò c h e talora avviene, corrisponda ad una fiducia più c h e ad un vero u s o .

Camera di Commercio di Teramo. — Nella t o r nata del 1 9 gennaio 1892, prendeva le seguenti d e

-liberazioni :

1.® C o n f e r m a v a pel biennio 1 8 9 2 9 3 a suo P r e sidente il c o m m . Giuseppe Cernili ed a v i c e P r e s i -dente il sig. V i n c e n z o De Fabritiis.

2.° Prendeva atto della partecipazione data dal Presidente della morte del consigliere sig. Marcosi-gnori Cesare, ed ordinava la pubblicazione a stampa della c o m m e m o r a z i o n e letta dal Presidente. Deliberava quindi di non procedere alla surrogazione del defunto, a motivo della esiguità del n u m e r o dei voti riportati (otto) da c h i avrebbe dovuto surrogarlo.

3.® Respingeva la domanda Zorli p e r a b b o n a -mento al Bollettino delle Camere di C o m m e r c i o p e r mancanza di fondi nel Bilancio.

4 . ° Appoggiava il voto espresso al G o v e r n o dalla Camera di C o m m e r c i o di Udine, per la parte c h e riguarda l'abolizione del dazio di uscita sulla seta greggia e torta, mentre esprimeva parere contrario sulla' istituzione di un dazio d'uscita sui bozzoli f r e -schi e secchi esclusi i doppi.

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