L ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno I I I - V o i . XIXIV
Firenze, 4 Gennaio 1903
N. 1496
S o m m a r i o : Intorno alle previsioni del Bilancio — R. D. V. La abolizione del dazio di consumo a Lione — Il commercio internazionale italiano negli undici mesi del 1902, (Continua) — A. J. Db Johannis, Sullo condizioni della proprietà fondiaria in Italia — Il ritiro dei biglietti di Stato nell’ Austria-Ungheria — Rivista bibliografica. Christian Cornelissen. Théorie de la valeur — Jules Destrée e Umile Vandervelde. Il socialismo nel Belgio — Rivista economica. (Casse postali di risparmio in Italia - Produzione dello zucchero
nel 1902 - Sviluppo economico nel Messico) — Le industrie tessili in Romania — Mercato monetario e
Banche di emissione Rivista delle Borse — Notizie commerciali — Avvisi.
INTIM O ALLE P EV ISI08I DB1 BILANCIO
Hanno usato nel tempo passato i Ministri del Tesoro, nella occasione della esposizione finanziaria, di spingere lo sguardo nel prossimo futuro e rilevare quali potessero essere le ri sultanze degli esercizi successivi a quello in corso.
Ma sia che la materia molto complessa male si presti a previsioni anche vicine; sia che il momento politico influisca, anche contro la volontà del Ministro, a fargli vedere le cose o più rosee o più nere del verosimile; sia infine che ai Ministri mancasse effettivamente l’occhio preveggente, o tutte queste cause insieme agendo sn loro, è interessante vedere che i fatti si siano svolti in genere molto diversi dalle previ sioni.
Cominciamo dal 1894, quando l’on. Sonnino ebbe ad assumere il portafoglio del Tesoro, in un momento in cui effettivamente la finanza dello Stato attraversava un periodo difficile.
Egli fece delle previsioni in paragone allo esercizio 1894-95 che diede una entrata effettiva di 1569.9 milioni ed una spesa effettiva di 1600.3 milioni e prevedeva per i cinque successivi eser cizi un aumento di entrata effettiva che variava da 900,000 a 1,384,000 lire. Ma invece per la en trata e per la spesa effettiva vi fu nel quinquennio la seguente differenza tra le sue previsioni'(fatte nel febbraio 1894J e gli accertamenti :
Entrate effettive previste Entrate effettive accertate Differenza 1894-95 . . . 1569. 9 (milioni di lire) 1569. 9 1895-96 . . . 1570 4 1633 6 63.2 1896-97 ,. . . 1570 8 1614 8 -!- 44.0 1897-98 . ■ 1570. 9 1029. 4 + 48.5 1898-99 . . 1570.3 1658 8 T4- 00 CO ìQ 1899-900.■ • 1570. 2 1671 5 n- 101 3 E in quanto alla on. Sonnino erano le
spesa le previsioni seguenti :
dello
Spese effettive Spese effettie
previste accertate Differenza
( mi l i o n i ) 1894-95. . . 1600.3 1600. 3
_
1895-96. . .. 1610 7 1699. 0 88. 3 1896-97 . 1618.8 1624. 0 5 2 1897-98. . . 1626. 5 1620 3—
6.2 1898-99 . . . 1633 7 1626 1—
13 6 1899-900. . . 1636. 1 1633 1—
3 .0Questi due prospetti dimostrano che la pre visione della spesa era fatta con sufficiente ve rosimiglianza perchè all’ on. Sonnino successero, come Ministro del Tesoro gli onorevoli Luzzatti, Colombo e Rubini, tutti e tre pensosi di non aumentare la spesa e di mantenerla più che fosse possibile consolidata, ma in quanto all’ en trata le previsioni dell’ on. Sonnino dimostrano la tendenza pessimista dell'uomo, il quale non aveva che scarsa fede nella possibile ripresa della at tività della nazione. Certo è che se nel 1894 lo on. Sonnino avesse potuto pensare che nel quin quennio che egli studiava con tanta cura avrebbe avuto complessivamente 320 milioni di entrate più di quelle che egli prevedeva, la sua espo sizione finanziaria sarebbe stata molto meno nera e si sarebbe risparmiato di ripetere quella macchia che egli avea rimproverata ai suoi predecessori : di aumentare la imposta sul debito pubblico.
Nel successivo maggio 1896 l’ on. Colombo presenta alla Camera una relazione sul bilancio in corso 1895-96 e sul susseguente 1896-97.
Ecco le previsioni delle entrate e spese ef fettive :
Entrate effettivo Entrate effettive Diffe-previste accertate renza
Qui appare chiaro per l’esercizio 1895-96, che nel maggio 1896, cioè meno di due mesi prima della chiusura dell’ esercizio stesso, il Ministro doveva e poteva fare previsioni meno lontane dal vero perchè la differenza di 30 milioni in due mesi darebbe una enorme differenza di 180 milioni in un anno; sembra di vedere anche qui il metodo di nascondere le buone previsioni per non eccitare il Parlamento ad essere largo nelle Per l’ altro esercizio 1896-97 la differenza è ancora notevolissima 73. 7 milioni; se per una parte può attribuirsi al metodo anzidetto, per un’ altra dimostra la nessuna previsione dello stato economico che andava determinandosi nel
paese. . . .
In quanto alla spesa dei due esercizi, ecco le previsioni dell’ on. Colombo, messe a confronto cogli accertamenti: Spesa effettiva prevista 1895- 96. .. 1896- 97. . 1673.9 1605. 8 Spesa effettiva accertata ( mi l i o n i ) 1699. 0 1624. 0 4- 26. 9 -+- 19. 2 Come nelle previsioni dell’ on. Sonnino, la previsione della spesa è meno distante dall ac certamento che non sia la previsione della en-trata^che j, on< L uzzatti nel decembre dello stesso anno 1896 fece le previsioni cosi per 1’ esercizio in corso 1896-97, come per quello suc cessivo 1897-98 e si trova lo stesso fenomeno di una previsione delle entrate notevolmente infe riore al vero; per il 1896-97 prevedeva 1596 9 milioni di entrata, cioè 9 meno di quelli previsti sei mesi prima dall’ on. Colombo; invece ne ac certò 1624 milioni, cioè circa 27 milioni di più del previsto ; — per il 1897-98 le previsioni furono di 1600.2 milioni, mentre si verificarono in 1629 4 quindi una differenza in più di 29 2 mi lioni
E terminiamo qui per non annoiare di troppo i lettori; ma da questi esempi, però, vogliamo ri cavare una conclusione che ci pare importante: o perchè la materia sia difficile o perche i Mini stri del Tesoro amano di tenere basse le previ- • sioni, sta il fatto che i migliori uomini di finanza non sanno imitare il grande Gladstone che di ceva « di sentirsi tanto più contento quanto più piccola risultava la differenza tra le previsioni ed i risultati ». Da noi invece i Ministri del Te soro sembrano tanto più lieti quanto più le en trate accertate sono superiori alle previsioni, Noi però per la sincerità finanziaria e per la utilità pratica, amiamo meglio il concetto di Gladstone.
LA ABOLIZIONE DEL DAZIO DI CONSUMO
a L i o n e . *)
Le imposte sulla generalità dei cittadini, applicate a Lione, sono due: quella sull’ abita zione, ossia sul valore locativo delle case e
Tal-d) Vedi il numero precedente dell’ Economista.
tra sui locali commerciali e industriali. In so- stanza, si tratta sempre di una imposta sul fitto dei locali, sia che essi servano ad uso di abita zione, sia che vengano destinati al commercio e alla industria. Il gettito dei due tributi viene calcolato in circa 2 milioni di franchi, somma importante e che dimostra subito la parte non piccola che quelle due imposte devono ayero nella riforma dei tributi locali della città di
Lione. _
Lo scopo di queste imposte è di colpire, nella proporzione rivelata dal livello dei fitti, i redditi mobiliari e professionali, come pure quelli derivanti dal lavoro. Certo, la pigione non è un indice assoluto del grado reale di agiatezza e di fortuna. Fu detto l’ indice meno ingannatore e,
in tesi generale, si può infatti a.mmettere che in
una medesima città è un segno apparente abba stanza esatto delle facoltà contributive degli abitanti. Tale era pure l’ opinione del relatore alla Camera, sul disegno di legge relativo a Lione; ed egli osservava pure, che i bisogni, i costumi, le abitudini di economia e di lusso sono salvo rare eccezioni, le medesime per tutti coloro i quali avendo carichi di famiglia identici, pagano una eguale pigione; essi hanno a un di presso gli stessi redditi.
La spesa per l’ abitazione non è, ad ogni modo, a nostro avviso, un indice accettabile che per una imposta locale ; nell’ ambito di una città, esso, con qualche correttivo, con alcune cautele, può servire alla distribuzione della imposta, meglio che non servano certi vaghi apprezza menti, ma per una imposta di Stato presenta il grande inconveniente delle differenze talvolta assai sensibili che vi sono tra citta e città ri guardo ai fitti delle case, e delle differenze am cora più notevoli, quando si tratta dei piccoli centri, delle borgate e simili ; nè riesce facile compensare le sperequazioni con espedienti di tecnica fiscale.
A Lione l’ aliquota della imposta è stata fissata al 9 0^0 del valore locativo. Ma iiell’ ap plicazione essa comporta due categorie di con tribuenti. I fitti non superiori ai 150 franchi sono stati esentati dalla imposta. Una somma eguale viene dedotta su tutù i fitti compresi tra 151 e 800 franchi, come frazione non imponibile di quei fitti. Al di sopra di 800 franchi la esen zione parziale scompare e la imposta produce il suo effetto integralmente.
Le ragioni che giustificano una esenzione totale o parziale riguardo agli indigenti, agli operai che vivono col loro salario, agli impiegati che posseggono solo i loro modesti stipendi, a tutti quelli che non hanno altri mezzi oltre quelli prove nienti dal loro lavoro, non potrebbero applicarsi ai capitalisti, ai proprietari e in generale a co loro che godono di una certa agiatezza, di una fortuna sicura e dichiarata.
Quanto ai locali adibiti a uso commerciale e industriale, la imposta è fissata all’ 1,30 0[0 del valore locativo. Essa rappresenta un onere infe riore a quello che risulterebbe dalla imposizione di 12 centesimi addizionali al tributo principale della contribuzione dalle patenti. E da notare che il Parlamento francese ha approvato per la industria e il commercio di Parigi una imposta dell’ 1 010 allo scopo di compensare lo sgravio delle bevande igieniche.
La contribuzione chiesta ai commercianti e industriali di Lione per assicurare l’ abolizione completa del dazio di consumo, non può dirsi, al confronto, eccessiva. La imposta si estende a tutti i locali, uffici, gabinetti, ecc., che servono all’ esercizio di una professione soggetta a pa tente. Ma sono esenti da tale tributo tutti i lo cali soggetti alle tasse speciali, relative alle scu derie e agli spacci di bevande, di cui si è già tenuto parola. Per ciò che riguarda iufine gli alberghi, le osterie, le case di salute e di ritiro, le camere ammobiliate e in generale tutti gli sta bilimenti, qualunque sia la loro denominazione che servono all’ industria degli alloggi, l’ applica zione delle nuove tasse, sarà fatta nelle condi zioni seguenti: le sale da pranzo e gli altri lo cali che servono ad uso comune dei viaggiatori subiranno la tassa degli spacci ; i locali destinati ad uso particolare dei viaggiatori saranno sog getti alla imposta di abitazione.
Da ultimo vi sono delle imposte dette sun tuarie, colle quali si vuol colpire la ricchezza, l’ agiatezza e il lusso in alcune delle loro mani festazioni esterne. Ed esse sono la tassa sui cir coli, società e luoghi di riunione, che viene ap plicata allo stesso modo di quella percetta dallo Stato per proprio conto; la tassa sui teatri e gli spettacoli, che consisterà nel pagamento di 10 centesimi per posto occupato in ogni rappresen tazione. Stabilita in questo modo, essa rappre senterà come una specie di diritto di statistica municipale e nel complesso delle entrate, sulle quali andrà a cadere, sarà troppo modesta per poter esercitare una ripercussi ne qualsiasi sul prezzo dei posti.
Qui finisce la litania delle imposte che so stituiscono il dazio di consumo. Nei riguardi della parte aperta del comune di Lione, della
banlieue lyonnaise, la legge contiene una di
sposizione che va segnalata. La popolazione del forese si impressionò vivamente delle conse guenze derivanti dal nuovo regime tributario. Gli abitanti non erano ostili alla soppressione delle barriere, anzi la invocavano con tutte le loro forze; ma riprovavano energicamente qual siasi idea di partecipazione ai nuovi oneri fiscali destinati ad assicurare l ’equilibrio finanziario della riforma. Dopo varie incertezze si fini quindi per introdurre nella legge un articolo, secondo
il quale per misura transitoria, la parte del Co mune di Lione non attualmente soggetta al dazio di consumo sarà temporaneamente affrancata dalle tasse di sostituzione che colpiscono i fab bricati e i terreni, da quelle sulle costruzioni nuove, sull’ abitazione (valor locativo) e sulla manutenzione degli immobili.
Non godranno di questa esenzione provviso ria i locatari e proprietari frontisti delle vie pub bliche che sono o saranno canalizzate o illumi nate. Le dette imposte di sostituzione diverranno applicabili dal giorno in cui i lavori di canaliz zazione e di illuminazione saranno compiuti alla destra di un immobile. In questo modo si è vo luto che le proprietà immobiliari fossero trattate egualmente dal punto di vista fiscale soltanto quando anche i vantaggi ad esse procurati dai lavori comunali sieno identici. Disposizione della massima equità, che andava segnalata.
Rimane da vedere come si presentava cote- sta riforma dal punto di vista strettamente finan ziario. La media dei tre anni precedenti al 1901 era pel prodotto netto dell’ octroi di 10,270,000 franchi ; il gettito delle nuove imposte veniva previsto in 10,924,000 e precisamente così: Imposta sull’ a lco o l... Fr. 2,154,000
» su cavalli, noleggiatori e mer
canti di cavalli... » 300,000
» sulle costruzioni nuove e sulla
manutenzione delle case.. .. » 1,000,000 » sugli spacci di bevande... » 2,150,000 » sugli stabilimenti d’istruzione. » 50,000 » sui fab bricati... » 3,030,000 » sui te r r e n i... » 50,000 » sulle abitazioni (valor locativo). » 2,2.HO,OuO » sui locali che servono all’ eser
cizio di una professione... » 320,000 » sui c ir c o li... » 20,000 » sui teatri, spettacoli, ecc... » 20,000 Totale delle previsioni Fr. 11,324,000 Deducendo le spese di riscossione
in circa... » 400,000 Rimangono Fr. 10,924,000 Era adunque previsto un maggior reddito di 654,000 franchi, sufficiente per far fronte ai minori introiti possibili sul rendimento delle im poste da applicare.
Sebbene il nuovo regime sia andato in vi gore col 1° luglio 1901, ossia abbia applicazione da un anno e mezzo, non siamo in grado di dare ora notizie precise sui suoi risultati. Soltanto, dal rapporto del Sindaco sul conto amministrativo pel 1901, gentilmente favoritoci, rileviamo che pel secondo semestre 1901, le previsioni delle nuove imposte erano state stabilite in 5,180,000 franchi e che gli accertamenti ammontarono a 5,111,201, ossia vi fu una differenza in meno di 68,798 fran chi; piccola somma, se si rifletta che a motivo della riforma vasta e complessa, 1’ amministra zione ha dovuto superare non poche difficoltà per attuarla completamente. Ma degli effetti si potrà giudicare con maggior fondamento quando saranno noti i risultati del 1902.
esse sole, circa 6 milioni, ossia più della metà del fabbisogno. Qualche delusione pare debba aversi dalle imposte sugli spacci di bevande e da quelle sulle nuove costruzioni e sulla manutenzione de gli immobili, ma è evidente che esse hanno bi sogno di un certo lasso di tempo per mostrare tutta la loro capacità di applicazione.
Questo tentativo ed esperimento di Lione è ad ogni modo del maggior interesse, perchè esso ci mostra che, in certe condizioni, la abolizione del dazio di consumo è cosa possibile. Le difficoltà sono gravi anche nelle migliori condizioni; im maginarsi quindi se esse sono facilmente supe rabili col nostro sistema in cui il dazio è in sieme governativo e comunale, con l’ ordina mento dei nostri tributi e data l’ altezza con siderevole delle loro aliquote. L ’ intervento dello Stato, che in Eranoia può non essere neces sario, ci pare invece condizione fondamentale in Italia, dove occorre certo prima modifi care il sistema dei tributi di Stato, per la sciare un margine maggiore alle imposte dirette locali. Il problema merita tutta l’ attenzione e gli studi indefessi del Governo e del Parlamento, diversamente qualsiasi lodevole e nobile inten zione, qualsiasi sforzo e studio dei Comuni, rie- sciranno opera, se non vana, certo, dal punto di vista pratico, poco o punto concludente.
R. D. V.
IL COMMERCIO INTERNAZIONALE ITALIANO
n e g l i u n d i c i m e s i d e l 1 9 0 3
E ormai finito l’ anno solare ed il bollet tino della Direzione generale delle Gabelle ci dà il movimento commerciale per 1’ ultima volta coi prezzi del 1902; il bollettino che riepilogherà tutto il movimento dell’anno sarà dato coi prezzi del 1903, vi è quindi un giusto motivo per un esame alquanto particolareggiato.
Ciascuno degli undici mesi ha dato un au mento nei traffici intemazionali, meno il maggio che fu nel 1902 al disotto di 14.2 milioni a pa ragone del 1901 ; il complesso degli aumenti però risultò in 144.1 milioni, detratta la defi cienza del maggio ; i due primi mesi dell’ anno, gennaio e febbraio, diedero rispettivamente 29.9 e 21.2 milioni di aumento, il novembre la cilra più alta di 44.8 milioni.
Distinguendo la importazione dalla espor tazione, quella diede un aumento di 92.7 mi lioni, questa di 61.3 milioni ; tutti i mesi, meno il maggio ed il luglio, diedero aumento di im portazione, ed i più cospicui furono : gennaio per 29.1 milioni, novembre per 20.1 ; nella esportazione il solo mese di ottobre fu defi ciente per 10.6 milioni a paragone del 1901, gli altri mesi furono tutti in aumento, il febbraio per 10.0 milioni, il novembre per 24.7.
Distinguendo le diverse categorie, sono de ficienti nella importazione, la prima, spiriti, be
vande ed oli per 2.9 milioni, la seconda, generi coloniali, droghe e tabacchi per 6.2 milioni, la
terza, prodotti chimici per 3.8 milioni, e la un decima, pelli per poche migliaia di lire. — Nella esportazione invece sono deficienti i colori e ge
neri per tinta e per concia di appena 32,000
lire, la carta ed i libri di 724,000 lire, i mine
rali e metalli di 953,000 e le pelli per 2.3 mi
lioni. Tutte le altre categorie sono in aumento così alla entrata come all’uscita e le più cospicue per la importazione furono : il cotone per 14.1 milioni, le lane per 12.8 milioni, la seta per 21 milioni, le pietre, terre, vetri eoe. per 23 mi lioni ; alla esportazione i più cospicui aumenti si trovano negli spiriti, bevande ed oli per 10.4 milioni, nella seta per 16.4 milioni.
Diamo ora un breve sguardo alle singole categorie :
Cat. I. — Spiriti, bevande ed oli — impor tazione totale 44.1 milioni, con diminuzione di 2.9 milioni, dovuta principalmente alla entrata di 49,665 ettolitri in meno di vini non specificati per un valore di 1.3 milioni, e di 54,904 quin tali in meno di olio di cotone per un valore di 3.8 milioni ; per contro è aumentato leggermente la importazione di vini in bottiglie, della birra
in botti, dello spirito puro in botti, degli oli di pesce impuri e degli oli pesanti non specificati ;
— esportazione totale 90 milioni, con 10.4 mi lioni di aumento sul 1901 ; in aumento per oltre 2 milioni il vino in bottiglie e fiaschi ; per 6 mi lioni 1’ olio di olirà, per 2.3 milioni le essenze di
arancio.
Oat. II. — Generi coloniali, droghe e ta
bacchi — importazione totale 53.2 milioni con
diminuzione di 6.2 milioni ; diminusce lo zuc chero di seconda classe per 4.9 milioni ed au menta di 1.2 milioni quello di prima classe ; e diminuisce di 3.6 milioni il tabacco in foglia ; — esportazione totale 9.3 milioni, con 2,3 milioni di aumento ; mezzo milione i confetti e conserve, altrettanto i semi di canapa ; pure quasi mezzo milione la conserva di pomidoro, e quasi un milione i sigari.
Oat. III. — Prodotti chimici, generi medicinali,
resine, profumerie — importazione totale 59.8 mi
lioni, con diminuzione di 3.1 milioni; sono in aumento gli ossidi ed alcaloidi per quasi un milione, i carbonati per mezzo milione, i cloruri per 230,000 lire, per un milione la parafina so
lida e qualche altra voce, ma sono in diminu
zione per 2.6 milioni il nitrato di sodio, e per 3.5 milioni il solfato di rame, ed i generi medi
cinali sono specificati per 2.2 milioni -— espor
tazione totale 89.2 milioni con 3.3 di aumento, dovuto all’acido gallico e tartarico, al tartaro o
feccia di vino per 3.3 milioni, al citrato di calcio
per 1.1 milioni.
Gat. IV. — Colori e generi per 4inta e
per concia — importazione totale 27.8 milioni
con aumento di 2,9 milioni, aumenta la impor tazione dei colori derivati dal catrame per 1.9 milioni, dei colori in mattonelle per quasi 600,000 lire, e di alcune vernici, per contro diminuisce di un milione la entrata dei legni per tinta — importazione totale 7.8 milioni quasi inalterata; vi è aumento lieve nel sommaco, n 11’ indaco, nelle vernici e diminuzione nei colori.
Cat. V. — Canape, lino, juta e altri vegetali
filamentosi importazione totale 29.6 milioni, con aumento di 4.2 milioni; gli aumenti sono la juta greggia per un milione, i filati di lino li
in piccole entità su varie voci — importazione totale 55,3 milioni con aumento d' 3.9 milioni h cui concorrono gli aumenti per 6.2 milioni della
canapa greggia, di alcuni filati e tessuti di lino
di poca entità, mentre sono in diminuzione, la
canapa, lino e juta pettinala, i filati e tessuti dì canapa e di juta ed i pizzi e talli di Uno e canapa
per 1.1 milioni.
Oat. VI. — Catone — importazione totale 176 milioni, con un aumento di 11.1 milioni; l’aumento del cotone greggio alla entrata è di 12.8 milioni, sono in diminuzione lieve i filali da
cucire, ed in aumento lieve i tessuti incatramati, verniciati e smerigliatici velluti, le maglie,\ tulli;
— importazione totale 62.8 milioni, con diminu zione di 4.4 milioni; diminuisce l’ uscita dei
filati semplici greggi 1.5 milioni, tessuti lisci a colori 3.9 milioni, oggetti cuciti per oltre un mi
lione; mentre aumenta la esportazione del co
tone greggio di mezzo milione, dei filati imbian chiti o tinti di quasi un milione, dei tessuti lisci stampati per un milione, delle maglie, dei pizzi
dei tulli per minore entità.
Cat. V II. — Lana, crino e peli — importa zione totale 80.8 milioni, con aumento di 12.8 milioni sul 1901, dovuti specialmente a due voci, le lane pettinate non tinte che entrarono in au mento di 9 milioni, ed i tessuti di lana pettinata, che diedero 2.4 milioni di aumento; le altre voci non danno grandi variazioni, vi è però aumento nella entrata delle lane naturali o sudicie e di minuzione in quelle lavate, un aumento di quasi un milione nelle scardassate, aumenta pure la en trata dei filati di lana pettinata ritorta; - espor tazione totale 18.3 milioni, con aumento di 4.2 milioni; sono quasi 3 milioni di lane naturali
sudicie o lavate che uscirono in più nel 1902,
un milione di tessuti di lana scardassata, 706,000 di crino, ed un quarto di milione di feltri, per contro le lane meccaniche, i cascami, la borra di
lana, i tappeti, le maglie, i passamani sono in
diminuzione.
Cat. V i l i . — Seta— importazione totale 192.9 milioni con un aumento di 21.4 milioni; sono in fatti in aumento per 7.2 milioni i bozzoli secchi, di 5.5 milioni la seta greggia semplice asiatica, di 7.2 quella europea, di 4.7 milioni quella rad
doppiata o torta ; lievi modificazioni nelle altre
voci ma notiamo l’ aumento dei velluti e felpe
di seta o misti con filosella, dei galloni o nastri,
sono invece in qualche diminuzione di importa zione i tessuti ricamati, i passamani, i tessuti con
fili metallici, gli oggetti cuciti; — esportazione
totale 477.8 milioni, con aumento di 16.4 milioni; la sola esportazione di seta europea diede un aumento di 19 milioni e di altri 7 i cascami di
seta, di quasi un milione i tessuti operati, e di
251.000 lire gli oggetti cuciti; per contro dimi nuì la uscita della seta addoppiata o torta per 6.8 milioni, dei tessuti di seta lisci neri per 1.5 milioni, di quasi due milioni quelli colorati.
Cat. I X . — Legno e paglia — importazione totale 17.4 milioni, con aumento di 4.5 milioni ; sono 5.4 milioni di legno comune importati in più, e le corrispondenti diminuzioni sono divise su molte voci, tra le quali la maggiore per Lire 760.000 i bastimenti ed altri galleggianti; — espor tazione totale 47.1 milioni, con aumento di 1.5
milioni, dovuto alle oscillazioni di molte voci che si compensano, ed all’ aumento per 1.9 milioni dei cappelli di paglia; nel resto aumenta alquanto la uscita del carbone di legna, del legno comune
squadrato e delle doghe, del legno da ebanisti,
dei mobili imbottiti, degli utensili comuni greggi ; e diminuisce la esportazione delle radiche per
spazzole, delle botti, dei mobili impiallacciati, dei bastimenti ed altri galleggianti.
{Continua).
Sulle condizioni della proprietà fondiaria
In I t a lia ')
impreparazione tecnica.
Premetto alle poche osservazioni generali che farò su questo tema una dichiarazione che eviterà che mi si ripetano obbiezioni oziose. So benissimo che alcuni proprietari hanno cercato con molto amore, ed anche con sacrifizi finan ziari, di migliorare i metodi tecnici di coltiva zione e di tenuta del terreno, ma so ancora, e spero che nessuno vorrà negarlo, che non tutti gli sforzi fatti furono compiuti razionalmente, e non tutti i tentativi furono esperiti, tenendo conto dei progressi ultimi della scienza e del l ’ arte e nemmeno delle esperienze fatte in altri paesi; e so del pari che in ogni modo la grandis sima maggioranza dei proprietari fa coltivare o coltiva le terre italiane quasi cogli stessi me todi tramandatici dagli avi.
E inutile quindi portare contro le osserva zioni generali, che qui mi permetto di presen tare ai lettori, dei casi singoli più o meno lode voli, bisognerebbe dimostrare che quei casi sin goli corrispondono alle generalità dei casi.
Ciò premesso, da una specie di inchiesta che ho voluto fare sulla tecnica agricola che è an cora seguita in Italia, ho dovuto convincermi che i proprietari e coltivatori italiani sono, nella generalità, cosi indietro nei metodi, a paragone di altri paesi, che lasciano desiderare che non si impieghino ulteriori capitali colla falsa pretesa di migliorare la coltivazione, perchè i capitali così impiegati non sarebbero che sciupati.
E le cause principali stanno in due fatti;— il primo, che la maggior parte degli agricoltori italiani ha trascurato, non solo di esperimentare, ma anche di apprendere, nel campo della scienza, dell’ arte e della meccanica .agricola, i progressi che altrove si sono conseguiti ; — il secondo, che nella ignoranza delle esperienze altrui, troppo spesso l’ agricoltore italiano si è abbandonato ad esperimenti empirici, qualche volta senza at tendere nemmeno il tempo conveniente per ve derle i risultati e rimanendo quindi all’ oscuro anche delle conseguenze dell’ esperimento pro prio.
Ma altrove si è ben capito che il prodotto agricolo buono e redditizio si ottiene con una cura perseverante; — 1° per rilevare col sussi dio della scienza è della pratica le qualità
chimiche del terreno e scegliere quindi la col tura a cui esso è meglio adatto; — 2° colla reintegrazione al terreno di quegli elementi dei quali mancasse per quella data coltura o dei quali fosse dalla stessa coltura depauperato; reintegrazione che non si può determinare nè qualitativamente, uè quantitativamente se non in base ad esperimenti relativamente lunghi, perchè la scienza può dare le linee generali del processo necessario, ma queste linee generali debbono essere adattate alle singole qualità del terreno ; — 3° Colla cognizione dei centri di consumo, delle spese necessarie per farvi arrivare il prodotto, e dei periodi nei quali ciascun pro dotto vi può essere ricercato ; — 4° colla cogni zione delle condizioni di spesa e di tempo, in cui i similiari dei singoli prodotti possono essere da altri luoghi portati ai centri di consumo, af finchè sia determinato se possa esercitarsi util mente la concorrenza.
Ebbene ; chi oserebbe dire che il coltiva tore italiano abbia, in generale, cercato di met tersi in possesso di questi strumenti essenziali ad una razionale coltivazione?
Gli industriali italiani hanno ben compreso che quasi tutte le industrie manifatturiere hanno per base la chimica, e pochi sono gli stabili- menti che non abbiano il loro chimico o non si servano dell’ ufficio di un chimico. Quanti pro prietari o coltivatori di terre in Italia sono in grado di presentare le analisi chimiche delle di verse parti del terreno che coltivano? In via generale, se si sperò di vendei' grano — anni 1872-76 — si estese la coltura del grano; se si sperò di vender vino, si allargò il vigneto; — se si sperò di vendere barbabietole si coltivarono le barbabietole; — salvo eccezioni, tutto il pro gresso della nostra agricoltura consistette in ciò ; e coloro che non vollero seguire questo progresso pur esso empirico, seguirono i metodi vecchi che in un modo o nell’ altro una proprietà dovesse fornire bene o male tutti i prodotti.
Ci fu un periodo durante il quale la Fran cia ebbe i suoi vigneti distrutti dalla fillossera; l’ Italia ebbe a fornirle la materia prima colla quale la vicina nazione continuò a vendere al mondo intero il suo Bordeaux ed il suo Borgogna; e per il viticultore italiano allora la coltura della vite, cioè il prezzo del vino, venduto come materia prima, presentò un margine larghissimo di guadagno. Come usò di questo fortunato evento l’ agricoltore italiano? Aumentò rapida mente 1’ estensione della coltivazione e con essa la quantità del prodotto, ma senza portare ai nuovi impianti nessuno dei criteri già accertati dalla scienza e dall’ arte per ottenere almeno un principio di prodotto selezionato. E siccome per chè la produzione del vino sia in tempi normali rimuneratrice, domanderebbe Una lenta scelta di ottimi vitigni che fra loro possano completarsi ed in certo modo armonizzarsi per la qualità del prodotto, e richiede ancora che così la pianta gione come la potatura sieno studiate nei mi nuti particolari, onde facilitare quella che si chiama la produzione piena di un prodotto fine, il che a sua volta domanda che il terreno abbia date condizioni, e che sia continuamente lavo- rato, cogli arnesi speciali perfezionati che hanno
bisogno di un certo spazio libero per essere in trodotti tra le piante, e finalmente occorre an che una serie di cure speciali preventive e re pressive contro le malattie, — così è avvenuto che nella furia di estendere la coltivazione delle viti, si è trascurato ogni perfezionamento della coltura, paghi i proprietari di vendere molto vino magari, come oggi ancora, a 35 lire 1’ etto litro. E quando la Francia rifece, colla cura che tutti sanno, il suo vigneto, si è trovato che, non ostante che la mano d’ opera francese sia tanto più cara, il nuovo impianto fu più redditizio del- l’ impianto vecchio italiano, perchè la qualità del prodotto francese superava di assai quella del- l’ italiano.
L ’ Italia, non solo non ha approfittato nulla della crise vinicola francese, tranne che per estendere la sua coltura, ma, cessata la crise, si trovò che il prodotto francese era sempre supe riore all’ italiano, e così non avendo noi più modo di vendere la materia prima cademmo nella crise che oggi si lamenta.
Importa bene notare questo fatto perchè esso ha altre conseguenze che minacciano ; mentre in Italia ci accontentavamo di osservare che i produttori francesi comperavano le nostre uve ed il nostro mosto per farne il Bordeaux ed il Borgogna, nè il lungo periodo di prospe rità derivante dalla copiosa ricerca di questa materia prima, suggerì agii italiani di fabbri care essi stessi su larga scala e col loro vino il Bordeaux ed il Borgogna, altri paesi invece hanno imparato dalla Francia ed hanno comin ciato ad impiegare la loro attività, non tanto ad estendere la coltura della vite, quanto a mi gliorarne la produzione. E Spagna, Algeria e Tunisia si sono posti alacremente su questa strada e la percorrono fiduciosi, così che in minor tempo che non si creda, alla concorrente Francia si do vranno aggiungere i paesi suaccennati, che invade ranno lo stesso mercato italiano, il quale non potrà difendersi se non coi dazi di confine.
Intanto la viticoltura italiana, che produce 45 milioni di ettolitri di vino, piange amare la grime sul mezzo milione di ettolitri che vendeva in Austria-Ungheria per la clausola della na zione più favorita.
È vero che nello stesso tempo si allargò il mercato del Marsala, dell’ uso-Porto e di alcuni vini bianchi della Capitanata eccellentemente confezionati, ma questi stessi fatti sono una prova che se si voleva a tempo, l’ Italia avrebbe potuto acquistare un posto distintissimo nella enologia ; ora ha dei campioni che le fanno onore, ma la massa della merce, è sempre ma teria prima Più che la capacità di fare, ci manca la cognizione che si possa fare e come si debba fare.
Ma dà maggiore insegnamento ciò che ri guarda la produzione del grano ; e di questo se ne discorrerà in un altro articolo.
IL RITIRO DEI BIGLIETTI DI STATO
nell’ Austria-Ungheria
Sono ormai dieci anni compiuti dacché è stata promulgata la legge con la quale l’Austria Ungheria adottava il ri girne della moneta d’oro (legge 2 agosto 1892), ed è interessante, ora che la riforma sta per essere completamente attuata, di vedere le varie fasi per le quali essa è pas sata. Questo studio è stato fatto dal sig. Spitz- muller e presenta uno speciale interesse sopra tutto riguardo al ritiro dei biglietti di Stato. Si trattava dapprima di procurarsi i mezzi neces sari per la garanzia dei biglietti di Stato, ga ranzia che non poteva essere costituita se non in oro. Per conseguenza, il Ministro austriaco delle Finanze fu autorizzato a contrarre un pre stito mediante la emissione di obbligazioni 4 per cento in oro in quantità sufficiente per procurarsi 183,456,000 fiorini austriaci in oro. Siccome 84 fiorini in oro valevano 100 fiorini in carta, quella somma equivaleva a 218,400,000 fiorini in carta, che rappresentavano esattamente il 70 per cento del debito fluttuante in biglietti di Stato comune alla Monarchia, ossia 312 milioni di fiorini in carta.
La quantità d’ oro così ottenuta doveva es sere immediatamente coniata in monete nazionali del sistema della « corona ». L ’Amministrazione austriaca delle finanze emise in virtù della suc citata legge un valore nominale di 150 milioni di fiorini di rendita in oro durante gli anni 1894 e 1895 e incassò così 143,773,958 fiorini in oro di modo che non fu fatto alcun uso del diritto di procurarsi la differenza tra questa somma e la somma prevista dalla legge, ossia 39,682,041 fiorini in oro. Dal canto suo il Ministro unghe- ♦ rese delle finanze poteva emettere in virtù della stessa legge 90 milioni di fiorini di rendita in oro e in realtà non ne emise che per un valore nominale di 42 milioni di fiorini.
Un accordo fu allora concluso tra i due Go verni allo scopo di ritirare e di ammortizzare 200 milioni di fiorini in biglietti di Stato. 11 ritiro doveva farsi togliendo dalla circolazione i biglietti di Stato di 1 fiorino e annullando un valore corrispondente di biglietti di Stato delle altre categorie. La emissione dei biglietti di Stato di un fiorino doveva cessare il giorno stesso della firma dell’accordo (24 luglio 1894). Il ri tiro dei 200 milioni in biglietti di Stato doveva farsi dapprima pel valore di 40 milioni di fiorini emettendo pezzi da 1 corona; pel dippiù il cam bio doveva avvenire in fiorini d’ argento e in biglietti di banca. Queste due ultime categorie di valori furono ottenute mediante un deposito di 160 milioni di fiorini in pezzi da 20 corone (di cui 112 milioni, ossia il 70 per cento, fu versato dalla Amministrazione austriaca delle Finanze e 48 milioni, ossia il 30 per cento, dalla Amministra zione ungherese delle Finanze) effettuato alla Banca Austro-Ungarica in seguito ad accordi conchiusi tra essa e ciascuna delie due Ammini strazioni. Contro questo deposito in pezzi da 20 corone la Banca mise a disposizione dei Mini stero delle Finanze, e a sua scelta, monete d’ar gento e biglietti di banca.
Con l’ordinanza ministeriale in data del 24 luglio 1894 la emissione dei biglietti di Stato da 1 fiorino fu sospesa e venne fissato al 31 dicem bre 1895 il limite fino al quale quei biglietti con tinuerebbero ad avere corso forzato. Al 24 lu
glio 1894, vi erano in circolazione di quei biglietti per 57,883,361 fior.; il loro ritiro fu effettuato rapi damente, perchè nel giugno 1895 non ne circola vano più che pel valore di 9 milioni e mezzo e alla fine dello stesso anno per meno di 1 milione e mezzo. Alla fine del 1899, data alla quale l’ obbligo del ritiro cessava per lo Stato, non ne restava in circolazione che pel valore di fiorini 671,978 che furono considerati come ammortizzati. La quantità dei biglietti da 5 e 50 fiorini che era da ritirare rappresentava il valore di oltre 142 mi lioni di fiorini. Il ritiro di questi biglietti era già effettuato alla fine del giugno 1896. Sicché invece dei duecento milioni in cifra tonda di biglietti di Stato così ritirati si misero in circolazione 130 milioni e mezzo di fiorini in biglietti di banca, quasi 39 milioni in fiorini d’ argento e 40 m i lioni di fiorini in pezzi da 1 corona.
Per compiere l’operazione restavano ancora da ritirare 112 milioni di fiorini in biglietti di Stato. Il ritiro totale dei biglietti di Stato fu prescritto in Austria con la ordinanza ministeriale del 21 settembre 1899 e in Ungheria con la legge dello stesso anno.
Invece dei biglietti di Stato ritirati, i due Governi misero in circolazione per mezzo della Banca 64 milioni di corone (32 milioni di fiorini) in pezzi da 5 corone d’ argento del sistema nuovo e 160 milioni di corone in biglietti di banca da 10 corone. Il ritiro e la distruzione dei biglietti di Stato come pure la emissione dei valori mo netari destinati a sostituirli, furono affidati alla Banca Austro-Ungarica. Per garantire i biglietti da 10 corone emessi dalla Banca e per compen sare il servizio della Banca consistente nella conversione dei fiorini d’argento in pezzi da 5 co rone per la somma di 64 milioni di corone, i due Governi dovettero depositare alla Banca Austro-Ungarica la somma di 224 milioni di co rone in monete d’ oro nazionali di 20 corone. La parte del Governo austriaco fu di 156,800,000 corone (78,400,000 fiorini), la parte del Governo ungherese di 67,200,000 corone (33,600,000 fio- rini).
La Banca Austro-Ungarica, tosto che i de positi d’ oro prescritti furono fatti dai due G o verni, cominciò a mettere in circolazione il 15 marzo 1900 i pezzi da 5 corone. La emis sione fu fatta dalle casse con la consegna di quelle monete in cambio dei biglietti di Stato da 5 e da 50 fiorini ; essa terminò verso la metà d’ ottobre 1900. Al 1° novembre 1899, giorno della firma dell’ accordo relativo al ritiro totale dei biglietti di Stato, vi erano in circolazione 26,623,800 corone di biglietti di Stato che sosti tuivano delle obbligazioni ipotecarie parziali.Que sti biglietti furono ammortizzati dal Governo austriaco dal dicembre 1899 all’ ottobre 1900 per mezzo dei biglietti di Stato che si trovavano nelle casse di Stato e in sostituzione di questi bi glietti furono messe in circolazione obbligazioni ipotecarie.
mi-lioni di fiorini in biglietti di Stato, la cui esecu zione dipendeva dalla preparazione per parte della Banca dei biglietti da 10 corone furono iniziate secondo l ’ ordinanza del 10 agosto 1901. Ne de rivò che a partire dal 1“ settembre 1901 qual siasi emissione e qualsiasi cambio di biglietti di Stato da 5 e da 50 fiorini da parte delle casse pubbliche e delle Amministrazioni cessarono completamente nelle due parti della Monarchia. L ’ obbligo di accettare i biglietti di Stato (corso forzoso) terminerà il 28 febbraio 1903. Tuttavia le casse eie amministrazioni pubbliche dovranno accettare in pagamento questi biglietti sino al 31 agosto 1903. In sostituzione dei biglietti da ritirare si calcolava sui 64 milioni di corone in pezzi da 5 corone già emessi e sui biglietti da 10 corone (per la somma di 160 milioni di corone) che la Banca cominciò a emettere il 2 settem bre 1901, essendo stati fatti dai due Governi i depositi di oro destinati a garantire quei biglietti.
La data del 28 febbraio 1903, che ìd con- formità ai termini stabiliti dalla ordinanza mi nisteriale è quella dal giorno in cui cesserà il corso forzoso dei biglietti di Stato, ha una im portanza considerevole dal punto di vista del compimento della riforma monetaria. Coll’ ordi nanza del 21 settembre 1899 era stabilito tra i due Governi che da quando il corso forzato dei biglietti tosse soppresso, cioè dal 28 febbraio 1903, sarebbero state adottate disposizioni legi slative riguardo alla ripresa dei pagamenti in valuta metallica.
Il ritiro ed annullamento dei biglietti fecero rapidi progressi. Alla fine di maggio 1902, se condo le verifiche della Commissione di vigilanza del debito pubblico, non restavano più che 10,764,500 corone in biglietti di Stato non am mortizzati e alla fine di luglio u. s. soltanto 7,737,330 corone.
Il debito fluttuante in obbligazioni ipote carie parziali (Buoni delle Saline) ha una parte notevole nella circolazione della carta moneta a causa della sua correlazione con la circolazione dei biglietti di banca. Occorreva quindi di siste mare la cosa e nell’ accordo intervenuto tra ì due Governi intorno al ritiro dei biglietti di Stato, venne stabilito di far cessare qualsiasi correla zione tra i Buoni delle Saline e i biglietti di Stato. Questa decisione andò in vigore il 1° no vembre 1899 ; il Ministero austriaco delle finanze ritirò nel termine di un anno i biglietti di Stato ohe a quella data erano in circolazione in sosti tuzione dei Buoni delle Saline, ed emise altret tanta somma di questi Buoni. Alla fine del mag gio 1902 la loro circolazione massima era ridotta a quasi 92 milioni di corone. Il loro ammorta mento, cessata la correlazione tra i biglietti di Stato e i Buoni delle Saline, non ha più impor tanza dal punto di vista della riforma monetaria, tuttavia il loro ammortamento è una necessità finanziaria e politica. La loro emissione costi tuisce per ragioni finanziarie d’ ordine tecnico un ostacolo alla emissione in Austria di Buoni del Tesoro portanti un interesse, che pure è il solo mezzo di tesoreria che assicuri ai grandi Stati una stabilità di cassa indipendente dal l’ epoca delle entrate e delle uscite di danaro.
Il ritiro dei biglietti di Stato
neH’Austria-Ùn-gheria può dirsi adunque ormai compiuto e l’ope razione è riuscita senza difficoltà e perturbazioni. Alla vigilia del momento in cui la riforma mo netaria potrà dirsi completamente attuata era opportuno di far notare che l’Austria-Ungheria, procedendo con la prudenza e la calma neces sarie, è riuscita a raggiungere la meta che si era proposta nel 1892, quella cioè di sostituire il monometallismo d’ oro al corso forzoso.
Rivista (Bibliografica
Christian Cornélissen. — Théorie de la valeur. —- Paris, Lib. C. Peinwald-Schleicher Frères e C., 1903, pag. 413 (fr. 4).
È il primo volume di una nuova « Biblio teca di storia e di sociologia » di cui intrapren dono la pubblicazione i sigg. Schleicher. Cer cando di confutare le teorie di Rodbertus, di Marx, di S. Jevons e di Boehm-Bawerk, il si gnor Cornélissen crede che la maggior parte delle difficoltà a cui sono andati incontro gli economisti discutendo la questione del valore, sia di aver distinto soltanto il valore d’ uso dal
valore d i scambio, mentre secondo l’ Autore le
espressioni del valore sono tre: valore di uso, valore di produzione e valore di scambio.
Considera pertanto il valore soggettivo per sonale e sociale consacrandovi tre capitoli, che a nostro avviso avrebbero domandato maggior© trattazione e quindi esamina la nozione del va lore oggettivo nelle tre espressioni surricordate di uso, di produzione e di scambio.
Il lavoro, che appare molto meditato, mira pure con tendenze originali, a riprendere le teo-* rie classiche che vengono messe a contrasto colle tendenze collettiviste.
Senza dire ohe segni un progresso nella scienza pura, il libro merita di essere studiato. Ju les D estrée et E m ile V a ndervelde.. — Il socia
lismo nel Belgio. — Parigi, Giard et Brière, 1903,
pag. 498 (fr. 3,50).
Questo volume di cui vien data la seconda edizione, contiene una appendice di Paul Deut- scher sul programma e gli statuti del Partito operaio ed una bibliografia del socialismo belga.
Il libro e già noto e nulla ne fu mutato colla seconda edizione, gli autori stessi se ne scusano allegando la buona accoglienza fatta dal pubblico.
Rivista (Economica
Casse postali di risparmio in Italia — Produzione dello zucchero nel 1902 — Svilujypo economico nel Mes sico'
C a sse p o s t a li ili r is p a r m io
(Situazione al fine agosto 1902).
Libretti in corso al fine di luglio Libretti emessi nel mese di agosto
in I t a l i a . N. 4,529,911
» 36,672 Libretti estinti nell’agosto N. 4,566,583 10,024 Erano accesi al 31 agosto libretti N. 4,536,539 Depositi in fine di luglio
Depositi del mese di agosto L. 758,541,682.31 » 34,782,142.01 L. 793,323,824.32 Rimborsi del mese di agosto » 32,700.893.80 Rimanenza al fine agosto L. 750,613,930.51 P r o d u z i o n e d e l l o z u c c h e r o n e l 1 9 0 2 . — Secondo l ’ultima stima pubbli' ata dal Bulletin des
Ilalles, la produzione dello zucchero greggio in Eu
ropa, confrontata coi risultati delle due campagne precedenti è cosi ripartita :
1900 1901 1902 tonnellate Germania 1. 984.186 2.229. 408 1. 860. 000 Austria 1.094.043 1.302.038 1.050.000 Trancia 1.170.332 1.183. 420 880. 000 Russia 918.838 1.110.000 1.124.000 Belgio 333.119 350.000 240.000 Olanda 178. 081 203.172 120.000 Altri paesi 367.019 400.000 355. 000 Totale 6.046.518 6. 843.038 5.730.000 La produzione dell’ Italia figura nel complesso di quella dei diversi paesi non nominati.
S v il u p p o e c o n o m i c o n e l M e s s ic o . — Fra tutti i paesi dell’ America latina, secondo un rapporto del Console del Belgio a Vera Cruz, il Messico è quello che ora attira più d’ ogni altro i capitali stra nieri.
Da ogni lato si costruiscono strade ferrate, sor gono da ogni parte nuove piantagioni di cotone, di
ixtle (una varietà di Agaverigida) di tabacco, di canne
da zucchero e perfino di frutta destinate all’ espor tazione e si studiano su i due mari costruzioni di nuovi porti.
L’ America del Nord partecipa più che ogni altro paese a questo movimento di creazione. Più che le Isole Filippine, P ortoricco e Cuba il capitale ame ricano ha scelto il Messico come suo campo d’azione, cd infatti più che 1’ 80 per cento dei capitali stra nieri impegnati in quel paese, sono di proprietà di americani.
Da ciò ne consegue che il mercato messicano, inondato com’ è di prodotti americani, lascia ben poco margine all’ importazione europea.
Tra i paesi di Europa solo il Belgio aumentò nel 1901 le sue importazioni nel Messico.
Secondo le statistiche, questo aumento fu di circa il 20 per cento superiore a quello dell* anno prece dente.
E’ da ritenersi però che 1’ aumento sia stato an cora maggiore, perchè gran quantità di prodotti en trano nel Messico per via d’Am burgo, e quindi sono ritenuti come di provenienza tedesca.
Gli esportatori ed industriali belgi devono quindi cercare, più che è possibile, di fare delle importa zioni dirette, e svincolarsi così dal1 e Case germa niche, che hanno succursali in questo paese.
Per dare un’ idea dei prodotti che il Belgio po trebbe importare nel Messico, basta osservare lo enorme numero d’ imprese che si stan preparando o sono già iniziate. Le più importanti e più note di
queste imprese sono: le costruzioni dei nuovi porti di Coatzacoulcos, di Salina Cruz e di Topolobam po; i lavori di ingrandimento e di miglioramento dei porti di Vera Cruz4 Tampico, Progreso e Mazatlan; le ferrovie dell’ istmo di Tehuantepec, del Yucatan, del Chihuahua al Pacifico, di Zapotlan a Colima e Manzanillo, e così pure le costruzioni di un gran numero di fabbricati, per zuccherifìci, per fabbriche di esplosivi, di prodotti manufatti, di cautchuc, di filande ecc.
LE IN D U S T R IE T E S S I L I IT A L I A N E
I N R O M A N I A
Scrivono da Bucarest al Bulletin Commercial di Bruxelles che i prodotti dell’ industria tessile ita liana guadagnano ogni giorno più terreno in R o mania, a spese dei prodotti similari della Germania. Questo progresso è dovuto al prezzo più basso dei prodotti italiani, alle condizioni più facili di pagamento, che i fabbricanti accordano alle case rumane, ed al fatto ohe l’ industria italiana tien sopratutto calcolo del gusto estetico dei suoi clienti.
L ’ industria tessila italiana cominciò, da circa quattro anni, a far concorrenza sui mercati rumani ai prodotti tedeschi, austriaci ed ungheresi.
Conviene però osservare, ohe i fabbricanti ita liani, commisero in sul principio un grosso errore commerciale. Non si sono contentati di far concor renza alle industrie similari della Germania e del- l ’Austria-Ungheria, ma vollero farla anche fra di loro, offrendo lo loro merci a prezzi derisori. Il ri sultato di questo errore econom ico fu quello che quasi tutte le ditte italiane chiusero in perdita i loro affari colla Romania.
Quest’ anno i direttori dello fabbriche di Venezia e di Milano, che esportano quantità considerevoli di prodotti in Romania, tennero a Milano varie confe renze, o porre un rimedio a questo stato di cose. Fu deciso, pare, di istituire a Milano, per l’ esporta zione in Romania, un ufficio centrale, elle fissando dei prezzi uniformi, impedisca ogni ulteriore con correnza fra le fabbriche italiane. In caso di biso gno, si istituirà a Bucarest una succursale di que sto ufficio. Questo accordo fu conchiuso per cinque anni, ed entrò in vigore col primo di novembre del 1902.
Per far meglio conoscere quanto interesse offra il possesso del mercato rumeno per i prodotti tes sili, riteniamo conveniente di dare le cifre che rap presentano l ’ introduzione di tessuti stranieri in Romania nel 1901.
Il valore delle spedizioni si divide nel modo seguente fra i diversi paesi, Germania 43,077,800 mi lioni di lei o lire ; Inghilterra 40,361,972 ; Au- stria-Ungheria 27,873,105 ; Italia 14,348,724 ; Francia 8,392,858; Svizzera 3,839,974; Belgio 1,319,446.
Mercato monetario e Banche di emissione
La situazione del mercato inglese rimane abba stanza buona; però i saggi dei prestiti e dello sconto sono in aumento. Infatti i prim i sono stati negoziati al 4 e anche più per cento o i secondi a saggi dal 3 e tre quarti a 4 e un quarto per cento. Le richie ste di danaro sono state notevoli e la Banca d’ In ghilterra ha dovuto fare m olti prestiti e parve anzi che ir. causa di questo fatto dovesse alzare il saggio minimo dello sconto.
La situazione della Banca al giovedì u. s. non ei è pervenuta.
Anche a Nuova York le condizioni monetarie sono divenute meno facili ; ma si ritiene general mente che le strettezze finanziarie saranno di breve durata e che dopo le feste il danaro ritornerà dal- 1’ interno ai centri monetari, così da divenire abbon dante.
do-manda. I prestiti giornalieri si negoziarono al 3 per cento e anche più, lo sconto oscillò tra il 3 e il 4 per cento.
La pressione monetaria non è mancata anche a Parigi, dove lo sconto oscillò tra 3 e 3 e mezzo per cento, il cambio su Londra è a 25,15,
La situazione della Banca di Francia non ci è pervenuta.
In Italia la tensione monetaria s’ è pure manife stata ma non s’ è avuto aumento dello sconto in mi sura sensibile; i cambi ebbero queste oscillazioni :
su Parigi su Londra su Berlino su Vienna 29 Lunedi... 99.925 25.12 122.95 104.95 30 M artedì. . . . 99.90 25.12 122. 90 104. 90 31 M ercoled ì.. 99.825 25.10 122.85 104.85 1 G iov ed ì. . . . -- . --- -- . --- -- . --- -- . ---2 V en erd ì.. . . 99. 875 25.11 122. 90 104.90 3 Sabato... 99.875 25.12 122. 90 104. 90
Situazioni ielle Banche di emissione estere
Attivo
o*-00
Passivo
Incasso ...C o r o n e Portafoglio...» Anticipazione . . . » P re s titi...» Circolazione... » Conti co r re n ti...» Cartelle fondiarie »1 « Attivo
Passivo
, (oro Pesetas Incasso ¡ a rgen to. . , Portafoglio... » Anticipazioni... » C ircolazione.. . . » Conti corr. e dep. . »t Incass. S S ' S AMlV0 Portai E Q_ rr! f a «tini £ ® CO S 11- « c o « “
Passivo!
Con, QQ <f> J» o 03 etf "c o .— E n *- 00 E 0 3 E t-E ® — CD — ri N ai •—.Incasso inet. Doli, o Attivo Portaf- e anticip.» > . Valori legali . , . . »
© Poppirftt Circolazione... » Z rai>S1VOjConti co r r.e dep.»
/ Incasso... Marchi Attivo P ortafoglio... » Attivi)^ Anticipazioni... » Pqsci'va' Circolazione... * Conti correnti
..
, : / T i o r o ... Fr. ( ‘ »casso j argent0, . . . ^ Circolazione... » 23 dicembre differenza 1.472.202.000 - 2,923,000 277.739.000 + 23,959,000 46.464.000 + 1,228,000 298.916.000 - 718,000 1.529.407.000 — 1,828,000 215.868.000 + 22,446,000 290.363.000 + 293,000 27 dicembre differenza 359.636.000 + 154,000 492.373.000 — 2,522,000 914.650.000 — 858.000 110.538.000 + 1,502,000 1.618.510.000 + 8,567,000 560.615.000 - 186,000 27 dicembre differenza 56.388.000 — 2,000 79.135.000 — 411,000 61.731.000 — 1,046,000 61.657.000 + 1,577,000 231.349.000 * + 2,348,000 10.598.000 - 1,001,000 27 dicembre differenza 153.740.000 — 3,240,000 875.320.000 — 540,000 69.290.000 + 1,210,000 45.660.000 + 40,000 865.950.000 — 1,910,000 23 dicembre differenza 869.121.000 - 6,401,000 864.127.000 + 54,168,000 74.064.000 + 9,785,000 1,269,495,000 + 54,572,000 592.649.000 — 21,967,000 20 dicembre differenza 106.388.000 + 965,000 12,085,000 + 447,000 283.939.000 + J,274,00CRIVISTA DELLE BORSE
3 gennaio. La liquidazione di fine d’ anno, ohe è quasi sem pre la più gravosa, è del tutto assestata ; le posi zioni ormai superate non fanno temere il menomo disguido, ed il tasso dei riporti si è mostrato nel limite ragionevole del mese passato.L ’ anno nuovo esordisce per le borse italiane in complesso in maniera discreta ; non sono man cati gli aifari, ed i tentativi di ripresa hanno fatto capolino dappertutto. Un po’ più di fiducia da parte degli operatori occorrerebbe, per assodare sempre più i nostri mercati che accennano ancora un po’ alla titubanza.
Gettando uno sguardo ai prezzi dei principali titoli di Stato alla fino del 1902, è con vera soddi-sfazione ohe possiamo segnalare in prima linea, al- 1’ aumento, il nostro 5 per cento che da 102,60 prezzo di decembre 1902, saliva gradatamente a 103,45 prezzo odierno per contanti, ed a 104 p -r fine mese.
Anche il nostro nuovo tipo di rendita 3 1\2 per cento è indubbiamente ben visto dalla speculazione e dal capitale d’ impiego. Nell’ ottava che chiude con oggi ha superato per fine gennaio la pari, chiudendo a 100. 45
Le altre nostre rendite 4 1\2 per cento e 3 per cento sono state alquanto trascurate, e prive di affari.
Altro fatto capitale e che ha servito indubbia mente di sprone a noi, è senza dubbio la benevo lenza del gran mercato francese a nostro riguardo. Il nostro consolidato 5 per cento era l’ anno scorso nel dicembre a 101,72; ora vale a Parigi 104 circa! In Francia, del resto, anche gli altri titoli di Stato non sono nell’ abbandono: notiamo in buone condi zioni lo spagnuolo, il portoghese ed il turco ; leg germente più debole il 3 per cento francese.
A Londra invece vi è sempre grande incertezza non disunita da ribassi; i consolidati inglesi sfio rano appena il 93, perdendo un punto preciso dal- l’ anno passato!
Ed ora per meglio mostrare 1’ andamento delle varie rendite e titoli industriali, durante l’ anno 1902, daremo anche i singoli prezzi al 31 dicembre 1901. TIT O L I DI STATO 31 D ic e m b r e 1 9 0 1 Sab at o 27 D ic e m b r e 1 9 0 2 L u n e d i 29 D ic e m b re 1 9 0 2 M a rt e d ì 3 0 D ic e m b re 1 9 0 2 M e r co le d ì 3 1 D ic e m b r e 1 9 0 2 V e n e r d ì 2 G e n n a io I 1 9 0 3 1 Rendita italiana 3 °/„
_
102.— 100.10 100.10 100.42 100.45 » » 5 » 102. 60 103.55 103.45 103.45 103.47 101.85 » » 4 V2 » 108.35 107.70 107.60 107.80 107.60 106.90 » » 3 » 6 5 . - 69.80 69.80 69.80 69.80 69.50 Rendita italiana 5 °/0:a P a rig i... Lui. 72104.05 104.05 103.90 103.90 104.15 a Londra ... 100. 50 103.25 103.25 103.10 103.15 101.10 a B erlin o... 100.2C - 103.10 103.— 103.— 103.20 Rendita francese 3 ° / 0 ammortizzabile. . . — 99.80 99.85 99.85 -- 99.50 Rend. frane. 3 V2 ° / 0. . . . 101.40 — — — — — | » » 3 ° /0 antico. 100.25 99.60 99.47 99.60 99.85 99.85 Consolidato inglese 2 8/ 4 9 4 . - 93.10 93.05 93.45 9 3 . - 93.25 » prussiano 2 1/ 2 101.— 102. - 102.— 102.— 102.— 102.20 Rendita austriaca in oro 118.70 120.40 120.70 120.60 120.50 120.70 » » in arg. 98.85 101.25 101.25 101, 15 101.15 101.15 » » in carta 98.95 101.35 103.35 101.30 101.30 101.40 Rendita spagn. esteriore:
a P a r ig i... 77.75 87.67 87.20 86.87 87.50 87.70 a Londra ... 77.10 87.25 86. 25 86. — — — Rendita turca a Parigi. 24.80 29.17 29.30 29.32 29.60 29.75
» » a Londra 24.35 28.90 28.90 28.75 28.60 28. 75 Rendita russa a Parigi. — — 88.25 — 88.50
» portoghese 3 ° / 0
a Parigi ... 27.57 31.82 31.80 31.67 31.85 32.37
V A L O B I B AM C A L I Banca d’ Italia... Banca Com merciale... Credito Ita lia n o ... Banco di Eom a... ... Istituto di Credito fo n d ia r io ... . Banco di sconto e s e te ... Banca Generale... Banca di T orin o... Utilità n u o v e ...
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Die. Die. Gena.
Notiamo inoltre ohe lo azioni Banca d’ Italia, Banca Commerciale, Credito Italiano e Istituto Fon- d ario hanno segnato nel 1902 un discreto progresso dall’ anno antecedente. .
Le Utilità sono quasi raddoppiate coi loro prezzi ; non così per il Banco Sconto e Sete depresso da vari mesi a questa parte.
C A R TE LLE FO N D IA R IE St 27 3 D!c. Die. Gemi. 1901 1902 1903 Istituto italiano Banco di N a p oli... Banca Nazionale... » » ... Banco di S. S p irito... Cassa di Bisp. di Milano
* » *
Monte Paschi di Siena..
» * *
Op. Pie di S. P .10 T orino
» » » . 4 °/o 505.— 1 4 la # 515. — 3 * s » 450.— 4 503.— 4 ì|j » 516.— 5 494.— 5 513.— 4 507. 50 4 il, » 491. — 5 509. — 4 512.— 4 i|2 > 502. — 504. — 504. — 516. — 516. - 475 — 482.— 504. 50 506. — 515. — 516.— 505. — 505. — 515.50 516.— 513. - 511.50 514. — 514.— 505. — 505. — 516. 50 517.50 503. 50 504. 50 Differenze insignificanti presentano le cartelle fondiarie, ferme in generale coi loro prezzi in ot tava, e nell’anno.
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P R E S T IT I M U N IC IP A L I Die. Dio. Gena.
— 1901 1902 1903 Prestito di K om a .. » M ila n o. » Firenze » Napoli . 4 «L 506. - 510. 50 511.50 4 » 100. 35 101.90 102. — 3 » 70. 75 73. 75 73. 74 5 » 95.30 99.50 98.25 s i 27 3 V A L O R I F E R R O V IA R I Dio. Die. Gemi.
_ 1901 1902 1903 -, M eridionali... i M editerranee----S ’ editerranee----S ic u le ... I Secondarie Sarde M eridionali... 3°|0 Mediterranee---- 4 » '■* Sicule ( o r o )... 4 » 8, Sarde C ... 3 » ^ \ Ferrovie n u o v e .. 3 » ctì ' V ittorio Eman . . 3 » 3 J T ir r e n e ... 5 » f Costruz. Venete. 5 » © Lom barde... 3 » Marmif. Carrara. » 683. 50 671. — 683. - 482. 50 442. — 451. - 685. — 669. — 648. — 214.— 240.— 236.— 326.25 335. 50 338. 75 491.25 500.25 502. — 515. — 518. — 518. — 320. — 340. — 342. — 320. — 348. — 350. — 350.— 359.50 360.— 5 0 4 .- 513.25 513.25 500. — 506. — 506. — - . — 316. — 308. - 254. — 246. — 246. — Sebbene in ottava le azioni ferroviarie si siano avvantaggiate di qualche frazione, tuttavia chiudono in condizioni più deboli dell’ anno 1901.
Fra le Obbligazioni vi è un cammino assai più ascensionale: ricercate ed in aumento nella setti mana, i loro prezzi atttali segnano per la maggiore parte dei titoli, un notevole progresso dalle quota zioni alla fine del 1901.
In prima lineale Meridionali, Mediterranee, Sarde Ferroviarie, Vittorine e Tirrene.
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VALORI INDUSTRIALI Die. Die. Gena.
— 1901 1902 1903 Navigazione Generale... 436.50 420.— 406.— Fondiaria Vita... 256. — 270,25 276.— » In ce n d i... 138. 50 1 4 0 .- 145.— Acciaierie T erni... 1266.— 1640. — 1660. — Raffineria L igure-L om b... 377. 50 290.— 292.— Lanificio R o s s i... 1266.— 1462. — 1470.— Cotonifìcio Cantoni... 492.— 552.— 550.— » veneziano... 175. — 236.— 237.— Condotte d’ a c q u a ... 260.— 282.— 285.— Acqua M arcia... 1135.— 1390.— 1382. -Linificio e canapificio nazìon. 131. 50 139.— 1 8 9 .-Metallurgiche italiane... 124.50 119.— 121. — P iom bin o... 51.— 39.— 42. -Elettric. Edison v ecch ie... 445.— 511.— 512.— Costruzioni venete... 74.— 82.50 83.—
---, -G a s... Molini Alta I ta lia ... Ceramica R ich a rd ... Ferriere... Officina Meo. Miani Silvestri.
Banca Crédit Foncier. 818.— 1049. — 1088.— _, — 365. — 390.— ____ 312. _ 314.—
_
___ 78. — 69.— 91.— 94. 50 97.— 83.— 86. — 86.— 135.— 570. — 624. — 3824. — 3838. 3775.— 527.— 569 — 598.— 3775. - 3907. — 39 42 .-—. — 750 — 754.— L ’ andamento dei valori industriali si presenta sempre incerto, e solo qualche titolo^ come il Gas di Roma ed il carburo, mostrano dell’attività chiudendo la settimana etn qualche punto di vantaggio. La maggior parto porò di questi titoli è in condizioni migliori in confronto di quell© al 81 dicembre 1901.NOTIZIE COMMERCIALI
Granì. Frumenti fermi con pochi affari, ina of ferti però. Frumentoni più sostenuti, il resto inva-A Rovigo frumenti da L. 23.25 a 24.50, frumen toni da L. 16 a 17.25 al quintale ; a Varese frumento da L. 24 a 24.50, segale da L. 18 a 18.50, melgone da L. 17 a 19, avena da L. 17 a 19, miglio da L. 17 a 18. 50, orzo da L. 19 a 20 ; ad Oleggio frumento da L 25 a 26, avena da L. 21 a 22, meliga da L. lo a 16, segale da L . 15.50 a 16 i 120 litri; a Novara fru mento da L. 22 a 24, avena da L. 18.25 a 19.50, se gale da L. 16 a 16.50, meliga da L. 14 a 15 ; ad Alea-sandria frumento da L. 23.50 a 24, meliga da L. 18
a 18.50, segale da L. 18 a 19, avena da L. 17.50 a 18.50; a Modena frumento fino da L . 24.75 a 25.75, frumentone da L. 18.40 a 18.75, avena da L. 18.50 a 18. 75 al quintale ; a Verona frumento fine da Lire 24 25 a 24.50, granturco da L. 17. 50 a 18, segale da L. 16.50 a 17.50, avena da L . 18.25 a 18.75 ; a Rugo frumento tenero da L. 24.75 a 25, frumentone da L. 18 a 18.50, avena da L. 19.50 a 20, meliga da Lire 13 a 14 al quintale ; a Marsiglia frumento duro_ T u nisi Bona o Philippeville a fr. 21. 50 ; a Parigi fru mento per corr. a fr. 21, id. per prossimo a fr. 21.10 segale per corr. a fr. 16.30, avena a fr. Ì7.10 ; a Co-
stantinopoli frumenti duri da fr. 20 a 21, id. teneri
a fr. 22.50, orzo da fr. 12.50 a 17.75 al quintale; ad
Odessa frumento d’ inverno da eop. 80 a 90, id. Oulca
da eop. 81 a 84, segale da eop. 67 a 69, orzo da cop. 63 a 64.50 al pudo ; a Chicago frumento ros9o da (9 a 80 cents, granturco da eents 64 a 65.
Sete. La settimana, frastagliata da feste, non poteva essere interessante. Possiamo accennare allo assieme dei pochi giorni d’ affari della settimana, constatando uno svolgimento favorevole ai produt tori ed una prospettiva avvenire di eguale impronta. Taluni articoli fruirono di piccolo nuovo rialzo e tutto fa sperare nel meglio, dopo passate le feste di fine d’ anno.
Prezzi fatti :
Greqqie : di marca 12(13 L. 49, 11x16 L. 48. oO;
classica 8x10 L. 49 a 48.50, 9x10 L. 48.50 a 48, 12x13, 12x14 13x15 14x16 L. 48 a 47.50.
Prima qualità sublime 8x10 L. 48 a 47.50, 9x10 L. 4’,.50, 9x11 L. 47 a 46.50, 10x12 L. 46.50, 11x12 11x13 12x13 L. 46, 12)14 L. 46 a 45.50, 13x15 14x16 Lire 46 a 45, 16 a 20 L. 45. 50. „ ,, T
Seconda bella corrente 9x10 L. 46.50, 9(11 L. 46, lOill L. 46 a 45.50, 10(12 11x12 11x13 L. 45, 12x14 Lire 44, 13x15 14(16 L. 44.50 a 44, 16 a 20 20 a 26 L. 44.
Terza buona corrente 11(13 L. 44, 12(13 L. 42,
Orqanzini strajilati : classica 17(19 lire 55, 18(20
L. 54. S), 19(21 lire 53.50, 20|22 L. 53.