L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno XXII - Voi. XXYI Domenica 25 Agosto 1895 N. 1112
UN NUOVO PARTITO POLITICO
Sia che derivi da mancanza di argomenti facili a trattarsi, o che veramente siano intervenuti fatti che giustifichino la discussione, dobbiamo rilevare che da qualche settimana la stampa politica si occupa con predilezione, in un senso o nell'altro, della pos-sibile costituzione di un nuovo partito politico, che sarebbe conservatore. 'Diciamolo subito, sembra a noi tempo perso; i partiti non si costituiscono e non si possono costi-mire se non quando g i uomini che lo compongono hanno comuni idee concrete, mete possibili, infine una base, un programma che, almeno nelle linee generali, raccolgano il convinto suffragio di tutti i componenti.
Ora non occorre un esame difficile della nostra breve storia politica e parlamentare per convincersi che i vecchi partiti sono vissuti stentatamente e sono morti non gloriosamente, appunto perchè gli uomini principali che li incarnavano non avevano idee, od almeno era come se non ne avessero, giacché queste idee facilmente sacrificavano alla opportunità.
Finché la questione del compimento della unità della patria era all'ordine del giorno, poterono vi vere partiti che, pure avendo comune questo scopo, si differenziavano nel metodo proposto per raggiun-gerlo e questa loro differenziazione in tale argomento era prelesto (e il tempo lo dimostrò) per ^atteggiarsi in opposizione anche in altre questioni. E avvenuto nel Parlamento italiano quello che avviette nei pic-coli paesi di campagna che la ubicazione del ponte da costruirsi, o la larghezza della strada da farsi, od altre simili secondarie questioni dividono gli uomini ut due partiti, che poi si chiamano liberali o clericali, progressisti o radicali a proposito del ponte, de la strada, della fontana, ec., ec.
Ma conseguita la unità della patria, si palesò im-mediatamente il grande difetto degli uomini di Stato italiani: quello della mancanza di convinzioni. Il partito moderato, che pretendeva di essere erede della politica del conte di Cavour, cadde e non gloriosa-mente sn una questione di socialismo di Stato: — l'esercizio privato delle strade ferrate;—questione nella quale evidentemente avrebbe dovuto per tra-dizione e per coerenza sostenere il concetto opposto, j
La sinistra, che nel 1876 assunse il potere con la bandiera liberale, diventò più statolatra ancora del •' inghetti, e dello Spaventa, e dopo avere per
qual-cbe anno sostenuto la riforma tributaria, ed averla ;
anche in piccola parte effettuata colla abolizione del macinato, sconfessò il proprio programma e si gettò
essa pure a capofitto nel socialismo di Stato, aiutala in ciò dagli uomini principali di destra, che a quando a quando penetrarono nei Ministeri. Così essa accrebbe enormemente le funzioni dello Stato, sviluppando il potere della burocrazia ; peggiorò la condizione del contribuente facendolo schiavo di un fisco potente e prepotente, seguendo in ciò la scuola fatale del Sella; inaugurò il protezionismo in un paese essenzialmente agricolo e che aveva bisogno soltanto di libertà.
E così a poco a poco, chiamando trasformismo quello che non era altro se non mancanza di con-vincimenti, i nomi dei partiti e degli uomini più segna-lati andarono perdendo ogni significato, tanto da poter temere un governo tirannico od anliìiberale con uo-mini ili sinistra ed anche di estrema sinistra come Fortis e Crispi, e potere sperare maggiore libertà con uomini di destra come il Rudinì ed il Colombo.
Ora cosa si può sperare da un nuovo partito, fosse pure conservatore o fosse liberale ? Ove sono gli uomini autorevoli che non abbiano già fatto una mezza dozzina di conversioni e non abbiano, se sono stati al potere, compiuto atti in contraddizione con quelli che si dovevano ritenere i più sicuri loro con-vincimenti? Ove sono gli uomini che per andare o per restare al potere non abbiano fornicalo colle più op-poste dottrine ? Cento volte ormai lo abbiamo detto, e non ci stancheremo mai dal ripeter'o: se si vuole che la politica italiana esca da questo stato di evi-dente disfacimento, è necessario che sulle idee fon-damentali di governo gli uomini più intelligenti si aggruppino, non solo, ma rimangano anche fedeli a queste idee e non cedano di fronte alle ambizioni personali e di fronte alle opportunità del momento.
È sperabile questa modificazione della nostra vita politica? Chi conosce l'ambiente di Montecitorio deve rispondere negativamente; i giovani e nuovi deputati, che abbastanza numerosi sono entrati eolle ultime elezioni nell'aula parlamentare, potevano essere una speranza, ma per ora si sono mostrati più dei vec-chi deputati, non solo appassionati — che di questo la età può essere scusa — ma — ciò che scon-forta — troppo tenaci nel difendere col voto quelle cause, che poi apertamente fuori dell'aula condan-navano.
LA DENUNCIA DEL TRATTATO ITALO-TUNISINO
Ha sollevato molto rumore, e ha dato motivo an-che a molte discussioni, il fatto della denuncia del trattato italo-tunisino. La questione è certo impor-tante per le conseguenze politiche ed economiche, che la sua soluzione può avere e noi comprendiamo perfettamente che la denuncia del trattato dichia-rata dalla Francia in virtù del famoso trattato del Bardo (1881) provochi un palese malumore e su-sciti qualche apprensione. Ragione di più però per considerare freddamente la cosa nelle sue origini, nelle sue manifestazioni, e nei suoi effetti, anziché lasciarsi dominare da rancori politici e creare arti-ficialmente una opinione pubblica pregiudicata.Nel settembre 1868 noi conchiudevamo con Tunisi un trattato di amicizia, di commercio e di naviga-zione. In esso si confermano anzitutto, i diritti, i privilegi e le immunità conferiti dalle capitolazioni anteriori ai consoli, ai cittadini, alle navi dei paesi, che oggi costituiscono il regno d'Italia ; si riservano allo Stato nostro quelle maggiori larghezze che, più tardi, la Tunisia potesse concedere a nazioni più favo-rite, si guarentisce libertà piena di commercio agli Ita-liani, esenzione da tributi personali, parificazione agli indigeni nell'esercizio della pesca e della navigazione di cabotaggio ; si assicura ad essi protezione nella libertà completa del culto, si concede loro facoltà di acquistare beni immobili e guarentia di rispetto assoluto della proprietà. Quanto alla giurisdizione si determinano norme relative alle cause c i v i l i ; e nulla si stabilisce per la giurisdizione in materia penale. Ma lasciando questa parte, che è stata modificata dal protocollo del 25 gennaio 1884, conviene notare per l'aspetto economico della questione che il trat-talo del 1868 fissava a l l ' 8 per cento del valore il maximum dei diritti doganali da percepirsi sulle importazioni dall' Italia.
Di cotesto trattato, che scade coli'8 settembre 1896, non si era parlato fino a pochi giorni or sono, quando un articolo del Leroy-Beaulieu neW Economiste Fran-pais del IO corrente sollevò la questione in termini espliciti e vivaci. L'egregio scrittore si occupa da parecchi anni con grande amore della Tunisia, dove affermasi abbia interessi agricoli importanti e da entu-siasta della colonizzazione com'egli è, non si lascia sfuggire mai le occasioni nelle quali può spingere la Francia a fare una politica coloniale attiva, invadente e sopratutto proficua pel suo paese. Già nel suo libro YAlgérie et la Tunisie (Paris, Guillanmin, 1887) il Leroy-Beaulieu faceva notare che il regime doga-nale francese e quello tunisino non erano favorevoli ai due paesi uniti dal vincolo politico del protet-rato; egli diceva anzi che i dazi allora esistenti in Francia facevano lejeu de l'Italie; domandava inoltre che in Tunisia i dazi di esportazione fossero sosti-tuiti gradatamente coll'aumento dei dazi di entrata. È naturale, dato quest'ordine di idee, ch'egli chieda ora la denuncia del trattato italo-tunisino, affinchè la Francia compia l'opera già iniziala col trattamento di favore accordato ai prodotti tunisini. Si tratta ora di alzare a Tunisi i dazi di entrata sui prodotti esteri, esclusi quelli francesi, per poter fare a questi una posizione privilegiata.
Tutto ciò appare chiaro dall'articolo del direttore dell'.Economiste .• « Dal punto di vista politico, non
! meno che a quello economico, la denuncia del trat-tato s'impone. Quantunque le relazioni tra la colo-nia italiana e la nostra amministrazione a Tunisi siano divenute da qualche tempo meuo difficili, è certo che l'uniformità del trattamento pei prodotti francesi e quelli italiani lascia sempre sussistere una specie di equivoco sulla situazione rispettiva degli Italiani e dei Francesi nella Reggenza. Quantunque quasi due terzi del commercio tunisino si effettuino attualmente con la Francia e l'Algeria, vi è qual-che cosa qual-che urla [de choquant) nello slato presente del mondo, nel fatto che le merci del paese protet-tore non sieno esenti da dazio nel paese protetto, e d'altra parte che tutte le derrate di quest'ultimo non possano entrare liberamente nel primo. La denuncia del trattato di commercio italo-tunisino sarà la san-zione definitiva della nostra presa di possesso del paese avvenuta quattordici anni or sono; e vera-| mente può dirsi che sopportando così a lungo un
regime ibrido e naturalmente transitorio, la Francia Ita dato un raro esempio di pazienza. » Egli giudi-cava che il non denunciare il trattato sarebbe slata une faute irrèparable e il Governo francese si è affrettato a seguire il eonsiglio, certo autorevole, del Leroy-Beaulieu. Ma se è autorevole sì può dubitare che sia stato suggerito da buone ragioni. L'equivoco che il Leroy-Beaulieu vede nella parità di tratta-mento degli italiani e dei francesi è un anacronismo, e non dovrebbe neanche sorgere nella mente di un economista liberale, ma la cosa non ci meraviglia perchè lo scrittore in parola non è alieno dalle tran-sazioni in materia doganale quando l'opportunità le consiglia.
Del resto nonostante quell' equivoco il commercio tra Francia e la Tunisia ha avuto uno sviluppo notevole e quindi non pnò dirsi che i due paesi ne abbiano avuto alcun danno. Se si considera il quin-quennio anteriore alla occupazione francese della Tuni-sia cioè il 1876-1880, si trova che l'importazione nella Reggenza è stata in media l'anno di 11,200,000 fran-chi e la esportazione di 11,800,000 franfran-chi; in to-tale di 23 milioni. Se si lasciano fuori del conto i quattro anni successivi allo stabilimento del protet-torato francese e si considera il sessennio 1884-85 e 1889-90 si constata che la importazione è salita in media l'anno a 28,900,000 fr. e la esportazione a 21,300,000; in totale a più di 30 milioni di fran-chi, ossia era aumentato del 117 per cento, e pro-priamente la importazione del 158 per cento e la esportazione dell' 80 per cento. Negli ultimi anni poi, dacché la legge doganale ho fatto ai prodotti tuni-sini un trattamento più favorevole, il commercio della Tunisia si è mollo aumentalo. Se si considera il triennio 1890-92 si trova che il commercio tu-nisino è salito in media l'anno a 74,380,000 fr-ossia è del 50 per cento superiore a quello del periodo 1885-90 e più del triplo di quello del pe-riodo 1876-1880. Le importazioni sono state in me-dia negli anni 1892-94 di 39,870,000 ossia del 40 per cento circa superiori a quelle del 1885-90 e tre volte e mezzo superiori a quelle del periodo 1876-1880. Quanto alle esportazioni, la media per gli anni 1892-94 è di 34,600,000 l'anno, ossia il 60 per cento più della media del periodo 1885-90 e quasi tre volte più di quella degli anni 1876-80, che precedettero il protettorato francese.
25 agosto 1895
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del commercio estero della Tunisia si effettuano conla Francia e l'Algeria : sopra 42 milioni di impor-lazione nella Tunisia, 25 milioni formano la parte di quei due paesi, e sopra 37 milioni di esporta-zioni tunisine se ne trovano quasi 26 milioni, ssia il 68 per cento, che vanno in Francia e nell'Al-geria. Vengono dopo, ma a notevole distanza, l'Italia, Malta e l'Inghilterra. Il nostro paese ha importato in Tunisia nel 1894 per 4,198,722 franchi e ha esportalo per 3,163,454 franchi; Malta importa per 6 milioni di franchi in Tunisia e ne riceve merci per 2,119,000; l'Inghilterra importa per 1,128,211 franchi ed esporta per 2 milioni e mezzo. Dopo questi paesi non c'è che il Belgio che abhia relazioni commerciali di qualche importanza ; esso i m -porta per quasi 1 milione e mezzo e ne riceve per 1,293,000 franchi.
È inutile cercare e rilevare ciò che vi è di con-traddittorio, di assurdo, ili medioevale nelI' articolo citato, del Leroy-Beaulieu; certo leggendolo tornano alla mente le difese d'altri tempi de! sistema colo-niale e del proiezionismo. Ma tanl' è ; un effetto dannoso non ultimo della politica coloniale è ap-punto, e sarà per lungo tempo ancora, quello di risollevare la passione protezionista, di ravvivare l'egoismo politico, di d-are nuovo impulso alle ten-denze esclusiviste, vincoliste, agli antagonismi nazio-nali. Ma lasciamo tutto questo che condurrebbe a riflessioni assai malinconiche e consideriamo la que-stione nei riguardi del nostro paese.
Una volta denunciato il trattato del 1868 è chiaro I che la questione della condizione nella quale si tro-veranno gl'Italiani a Tunisi sorge accanto a quella del trattamento doganale, che sarà fatto ai prodotti italiani. Non bisogna dimenticare i rapporti tra la Sicilia e la Tunisia e come la pesca e il lavoro agricolo dei siciliani (emigrazione transitoria) in Tunisia ammontino ad una cifra importante per i nostri compatriotti dell'isola, come anche per quelli della Sardegna,sebbene in proporzione minore. Tut-tavia la denuncia del trattato non dovrebbe dan-neggiare sensibilmente gl'interessi degli isolani, se è vero ciò che scrive lo stesso Leroy-Beaulieu sulla colonizzazione agricola nella citata opera sulla Algeria e la Tunisia. « La disgr. zia del Francese in Tunisia, — egli scrive — come dappertutto è eh' egli costa troppo caro. Si paga l'Arabo 1 franco 50 a 1 fr. 80, il Siciliano circa 3 franchi per giornata di lavoro effettiva, il Francese costa, fatta deduzione dei giorni in cui non lavora, non meno di 4 franchi, 4 e mezzo e anche 5 franchi.... Arabi e Siciliani si tro-vano subito; gli uni sono indigeni del paese, gli altri emigrano spontaneamente; bisogna, al contrario nella maggior parie dei casi, far venire i Francesi a spese del proprietario, che il più spesso non li conosce personalmente e si trova, almeno moral-mente, impegnato a tenerli per un certo tempo. Queste, circostanze fanno sì che si riduce conside-revolmente il numero dei francesi nelle aziende agricole ; se ne occupano otto o dieci contro due o ùe volle più di Siciliani e quattro o cinque volte P'ù d'Arabi. Il faut donc nous attendre à ce que ' èlèment ilalien conserve la supériorilé numérique en Tunisie. «
. Quanto al commercio con la Tunisia è facile ca-pire che un inasprimento dei dazi non potrà che danneggiarci. Lo scopo economico della denuncia "el trattato è palese, si vuol fare un posto sempre
maggiore alle importazioni francesi e in parte vi rie-sciranno. Possiamo tuitavia non impensierirci troppo di questo, perchè sonp in tutto poco più di 7 mi-lioni di traffico, di cui 4 all'uscita dall' Italia. Per-dite ben maggiori abbiamo avuto per colpa in parte nostra, perchè si debba non esagerare la impor-tanza e la causa di quella che ora ci minaccia, non per colpa nostra ma per la ineluttabilità delle cose. Ed è a questo riguardo, come per la tutela dei no-stri connazionali nella Tunisia, che vedremo cosa saprà ottenere l'abilità dei nostri governanti.
Essi hanno ora una occasione, non cercata, nè desiderata, è vero, ma che tutto lasciava credere dovesse sorgere, di regolare con la Francia rap-porti economici e politici di qualche importanza per il nostro paese; vedremo se sapranno trar partito dalle circostanze e avviare con sagacia trattative più vaste e complesse di quelle che la denuncia del trattato italo-tunisino strettamente importerebbe. Nella politica internazionale la teorica dei compensi ha avuto e ha sempre estese applicazioni; tutto sta di saperla applicare.
Certo è che non dobbiamo tagliarci la via a più utili e complesse trattative per la vana insistenza a non voler riconoscere fatti che ormai il tempo ha sanzionato ; nè possiamo credere che uno stato di cose, consacrato in trattati i quali rispecchiavano tutto un sistema politico antico, possa conservarsi tale e quale anche quando sono mutate le condi-zioni politiche e civili che l'hanno determinato. Ma alla sua volta la Francia non potrebbe pretendere di far tabula rasa di ciò che ha avuto vigore fino ad oggi. La ragione da una parte e dall'altra deve condurre a fare delle distinzioni razionali, appunto perchè le differenze sono nell'ambiente stesso in paragone a quello d' un tempo. Se la politica non portasse in questa questione i suoi rancori, i suoi antagonismi, i suoi malintesi sarebbe certo meno dif-ficile F intendersi ; ma la sapienza e la virtù degli uomini di Stato si rivela appunto nel sapere impe-dire che essi riescano a danneggiare gli interessi veri del paese.
I dazi di dogana nel 1894
IL
La Categoria V i l i , Seta, nel 1894 ha avuto una importazione di 105,297,970 lire, la quale ha reso alla dogana 2,402,476 lire. Indichiamo qui appresso le cifre relative al quinquennio precedente 1889-93.
I m p o r t a z i o n e Dazio A n n i — riscosso — Milioni di lire — 1 8 8 9 . . . . 113.8 .1.6 1 8 9 0 . . . . 87.1 2 . 6 1 8 9 1 . . . . 81-0 2 . 7 1 8 9 2 . . . . 124.4 2 . 8 1 8 9 3 . . . . 119.1 2 . 4
Come si vede da questa categoria la dogana ha ottenute somme sempre minori e la perdita sul 1889 non è minore di 1,200,000 lire. Qui i prodotti
giormente colpiti sono i tessuti di seta e di filusella, i nastri e i galloni, i pizzi e i tulli, gli oggetti cu-citi, ecc. ; sono dazi assai vari e in complesso non così alti conte quelli di altre categorie di minor valore.
La Categoria I X , legno e paglia, non rende
che 810,300 lire sopra una importazione di 38.7 milioni.
Indichiamo alcuni dazi a istruzione dei lettori. Sono esenti i l carbone di legna e la legna da fuoco ; il legno comune è pure generalmente esente, quello da ebanisti paga invece dalle 2 alle 6 lire per quin-ta le a seconda che non è segato, segato per il lungo 0 in tavole o in quadrelli per pavimento e pagano le botti nuove o vecchie, i mobili e pezzi finiti o greggi di essi, le cornici, il sughero, ma soltanto quando è lavorato ; gli utensili, le mercerie comuni di legno 1 balocchi di legno, i carri da strade comuni, le vetture a seconda che hanno due ruote sole (42 lire ciascuna), più di due e non più di 5 molle ( H O lire), più di due ruote e di 3 molle (330 lire), le canne, i giunchi e i vimini, quando sono spaccati (8 lire al quintale), trafilati o tinti (16 lire), lavori da panie-raio grossolani (8 lire) e fini (30 lire il quintale), le trecce ili paglia per cappelli (IO lire al quint.), di scorza, di sparlo per cappelli (IO lire), i cordami di sparto,, tiglio e simili (1,30 al quint.), i cappelli di paglia cuciti, quelli guarniti da donna (23 lire il centinaio).
La Categoria X , carta e libri, raggiunse alla
importazione la cifra di 11,8 milioni, sui quali la do-gana riscosse 749.039 lire. Qui sono esenti gli stracci, la pasta di legno di cellulosa e i libri stampati in altre lingue diversa dall'italiana, sciolti o semplice-mente legati. Il maggior provento è dato dalla carta colorita, dorata e dipinta e da_ parati, le slampe, li-tografie e cartelli, i cartoni. È una categoria che, per quanto riguarda i libri, tassa la luce intellet-tuale e dà luogo a qualche anomalia nella riscossione del dazio a seconda che i libri sono spediti per la posta o per la ferrovia.
La Categoria X I , pelli, contribusce alle entrate
doganali per 1,247,063 lire, Ja importazione sale a 49,4 milioni. Le pelli crude sono esenti, quelle conciate pagano dazi tra 20 e 103 l i r e ; la riscos-sione più forte si ha per le pelli rifinite senza pelo. Pagano inoltre i lavori di pellicciaio, le selle, i guanti, le calzature, i lavori di pelle comune senza pelo. Considerando le pelli conciate, che sono quelle che hanno importanza in fatto di dazi, è da notare la di-minuzione che si è verificata negli ultimi cinque finiti. rSLLl CONCIATE Quantità im-portata quint. Dazio r.scosso. D 1891 18,310 17,790 1,194,000 1,150,000 1892 1893 1894 17,284 15,894 15,406 1,118,000 1,005,000 950,000
La Categoria X I I , minerali, metalli e loro
la-vori presenta la riscossione di 13 milioni e mezzo su una importazione di 129 milioni. È notevole la d i -minuzione nelle riscossioni doganali e nelle impor-tazioni verificatasi in questi ultimi anni. Nel 1889 le prime salivano quasi a 30 milioni, nel 1890 scende-vano a 21.6 milioni, nel 1891 a 17.1, nel 1892 a 16.2, nel 1893 a 13.8 e nel 1894 a 13.3, con la diminuzione di oltre 14 milioni in paragone al 1889 e di oltre 6 milioni sul 1890. Ecco del resto le
principali merci ili questa categoria importale nel quinquennio 1890-94 coi relativi dazi riscossi.
at co 1,571,52 6 1,571,52 6 1,228,95 9 1,338,06 0 62,63 5 422.00 0 855,59 3 7,781,00 0 67,89 6 817,00 0 230,75 2 2,350,00 0 4.78 8 48 . OOOJ j m 0) co 1,769,78 3 1,769,78 3 1,157.07 3 1,19 8 00 0 98 67 1 615,00 0 875,58 3 8,0)4,00 0 50,0) 3 682,00 0 214,03 9 2,187,00 0 5,80 r 63,0)0 ; 189 2 1,457.22 9 1,457.24 9 1,021,33 6 1,057,00 0 74 90 1 506,00 0 863,2) 6 8,53 2 00 0 44,17 0 704,0„ 0 221,90 4 2,5)0,00 0 3,35 8 39 , I/O . 189 1 x x x o x o x o o x o © o gè T ? i S S S S s g
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La Categoria X I I I , pietre, terre, vasellami,
ve-tri e cristalli, ha reso alla dogana 1,834,093 lire sopra una importazione di 131.7 milioni. E esente qui il prodotto, che dà il contributo maggiore alla importazione cioè: il carbon fossile (110.3 milioni). Riguardo ai dazi hanno maggiore importanza quelli che colpiscono il cemento e calce idrauliche, le terre cotte, le terraglie, le lastre e i lavori di vetro ecc.
La Categoria X I V , cereali, le farine, le paste
ed altri prodotti vegetali, sopra una importazione di 106.6 milioni resero alla dogana 36,239,362 lire delle quali 32 milioni provengono dai grano o fru-mento, il che vuol dire che gli altri dazi hanno scarsa importanza. Il dazio di 7,50 lire il quintale di grano è condannali) dalla scienza, ma ciò non toglie che il governo italiano lo mantenga e sia disposto al-l'occorrenza ad aumentarlo, perchè è ormai teoria di Stato che quando i prezzi scemano i dazi pos-sono essere aumentati così da far perdere ai con-sumatori il benefizio della diminuzione di prezzo. I semi oleosi resero 2,219,000 lire, il riso greggio e lavorato non rende quasi più nulla all'erario, le granaglie e le avene resero nel 1894, 764,000.
La Categoria X V , animali, prodotti e spoglie
con-25 agosto 1895
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tributo i pesci, il formaggio, l'acido stearico, glianimali, l'avorio ecc.
La Categoria X V I , Oggetti diversi, compren-dente le mercerie, i ventagli, gli strumenti mu-sicali, la gomma elastica e la guttaperca, i cap-pelli, ecc., ha reso quasi 1 milione e mezzo sopra 14.6 milioni di importazione. Sono dazi assai diffe-renti come sono varie le merci di questa categoria. I dazi sui cappelli, ad esempio, vanno da 15 lire il centinaio (di feltro ordinario per contadini) a 500 lire, di qualsiasi qualità guarniti, da donna. Danno il maggior contributo le mercerie, i cappelli, i fiori finti, i ventagli, i pianoforti, ecc.
Quanto ai dazi di uscita, questi rendono, come si è detto, 4,279,000 lire e colpiscono 8 categorie : quella (3a) dei prodotti chimici, che rende 436,168
lire (di cui 369,222 pel tartaro) ; la IV, colori e generi per tinta e per concia, che dà 170,453 lire pei legni, radiche, cortecce ec. per tinta e per concia ; la V i l i , seta, che ora renile pochissimo, 188,209 lire; la X, carta e libri, pel dazio sugli stracci, che fruttò nel 1894, 10,603 lire; la X I I , minerali, metalli e loro lavori pel dazio sul ferro, il piombo e il rame che fruttò 91,842 lire; la X I I I , pel dazio sullo zolfo che dà il contributo maggiore 3,289,986; la X I V , cereali, farine ecc. pel dazio sui semi oleosi, che rese 66,549 lire e finalmente la X V I pel dazio sugli Oggetti da collezione e d'arte, che frultò25,336 lire. Sono circa 15 i dazi di uscita di cui uno, quello sullo zolfi), rende 3 milioni 289,000 e tutti gli altri 1 milione circa.
Concludendo questo rapido esame dei dazi di do-gana non crediamo necessario di far notare come lutto il sistema dei dazi riesca gravoso specialmente pei consumi popolari. Non v'è alcuno, del resto, che non ne sia persuaso, ma siamo lungi dal m o -mento in cui si porrà mano a una riforma inspirata alla giustizia tributaria; per ora fiscalismo e prote-zionismo si danno la mano per gravare in tutti i modi possibili il consumatore italiano. Speriamo, è Ja sola cosa che ci resta da fare di fronte alla po-litica finanziaria ilei nostri giorni, che sorgano uo-mini veramente liberali, che comprendano come i loro primo dovere sia quello di fare tabula rasa di 'ulto ciò che vi è di ingiusto, di irrazionale, di me-ihoevale nel sistema tributario italiano.
Le variazioni nella situazione dei Banchi
La situazione del Banco di Napoli e di quello di Cicilia al 20 luglio u. s., la confronteremo con quelle della fine del 1894, per rilevare le differenze
prin-Clpali che sono avvenute in questi mesi.
Cominciando dal Banco di Napoli troviamo che
1 patrimonio e la massa di rispetto erano insieme
dj ' I milioni e mezzo tanto al 31 dicembre 1894,
cl|e al 20 luglio 1895; però è avvenuto quest'anno
"no spostamento di cifre pel quale il patrimonio da yVoO.OOO è stato portato a 65 milioni e la massa d' rispetto è scesa da 22,750,000 lire a 6 milioni mezzo. Trattandosi di un istituto che non ha
azio-) ^'edi nel numero precedente le variazioni nella «dazione della Banca d'Italia.
nisli, la modificazione non ha vera importanza e per questo non è il caso di esaminare se nelle condizioni, nelle quali si trovava e si trova il Banco di Napoli, era opportuno di aumentare il capitale, diminuendo la massa di rispetto.
La riserva era al 31 dicembre 1894 di 115.9 milioni e al 20 luglio di 116 milioni in aumento può dirsi insensibile.
La cassa ammontava a milioni 10,8 alla prima data e a 11 milioni alla seconda. Ma la variazione più importante è quella avvenuta nel portafoglio, che era di 86 milioni e mezzo alla fine del 1894, mentre ora è di 59 milioni con la diminuzione di 27 mi-lioni e mezzo. Significanti sono anche qui le cifre relative all'ultimo decennio per il portafoglio, le anticipazioni, e le partite varie, perchè si vede l ' a u -mento avvenuto nei primi due capitoli fino al 1894 e le variazioni in quest'ultimo periodo:
Portafoglio Anticipazioni P a r t i t e v a r i e 1885.. 1886.. 1887.. 1888.. 1889.. 1890.. 1891.. 1892.. 1893.. 1894 . 102. 7 130. 1 151.3 150.1 141.9 134.4 113.1 96.0 104.7 86.5 1885 20 lugl. 59.0 48.6 37.5 38.0 40. 8 40.0 39.8 31.3 28.2 33.8 32.9 26.4 49. 1 46.2 46.8 57.0 69. 7 80.1 85.6 128.5 98.7 98.0 161.3 Veramente al 20 luglio le partite varie sono in-dicate in 14,6 milioni, ma vi erano poi 146,7 mi-lioni di partite immobilizzate o non consentite dalla legge 10 agosto 1893, che per ragione di confronto abbiamo unito alle prime. Le cifre del 20 luglio iri paragone a quelle del 1894 indicano i passaggi di partite attive avvenute da un conto all'altro.
Le sofferenze, essendo ora indicate soltanto nella cifra relativa all'esercizio in corso, sono naturalmente ridotte di molto; al 31 dicembre 1894 figuravano per 20 milioni e mezzo, al 20 luglio per poco più di mezzo milione. Sono aumentati considerevolmente i titoli che il Banco alla fine del 1894 possedeva per meno d ' u n milione (918,393 lire) e ora ara montano invece a 17,7 milioni. Quanto alla circo-lazione la troviamo alle due epoche a una cifra quasi eguale, a 246 milioni e mezzo. I conti correnti e altri debiti a vista erano a 42,8 milioni al 31 dicembre u. s. e al 20 luglio a 57,1 milioni.
Il Banco di Sicilia presenta pochissime variazioni degne di menzione. Il pitrimonio e la massa di ri-spetto sono invariati. La riserva figura alle due so-lite date nella stessa cifra di 36,6 milioni, la cassa era di 4 milioni e mezzo alla fine del 1894 e di 5 milioni al 20 luglio. Il portafoglio invece da 31,7 milioni è sceso a 26 milioni, le anticipazioni da 6 milioni e mezzo a 2 milioni. Le partite varie figu-ravano in 29,7 milioni al 31 dicembre 1894 e in 14 milioni al 20 luglio, ma a quest'epoca vi erano anche 18,8 milioni di partite immobilizzate o non consen-tite dalla legge 10 agosto 1893. Le sofferenze da quasi 5 milioni scendono a 355,000 lire per la so-lita ragione, che sono indicate soltanto quelle del-l'esercizio in corso. 1 titoli da 5,3 milioni salirono a milioni 7,8.
e i conti correnti ed altri debiti a vista da 22,9 sce-sero a 21,2.
In conclusione le variazioni più notevoli sono quelle avvenute nei portafogli dei tre Istituti di emissione, nelle partite varie, ossia nel conto debitori diversi, e nella circolazione riguardo alla Banca d' Italia. Ma dall'esame delle situazioni si rileva una grande atonia di affari, una stazionarietà desolante, che si spiega solo con la necessità di procedere alla liquidazione delle partite immobilizzate, le quali pei tre Istituti al 20 luglio ammontavano complessivamente a 523
mi-lioni di lire, mentre il portafoglio totale raggiungeva appena i 275 milioni e mezzo. Queste due sole cifre di-cono, ci pare più di qualsiasi lungo discorso, quale sia stata la natura degli affari conchiusi dagli Istituti di emissione negli ultimi anni. Fino a tanto che il portafoglio non si sarà accresciuto di quel mezzo miliardo, che è stato così male impiegato, non si potrà dire effettuato il risanamento della circolazione.
Rivista Bibliografica
Paul Boilley. — Les trois socialismes : Anarchisme
-Collectivisme - Réformisme. — Paris, Alcan, 1895, pag. 477, (3 fr. 50).
Questo studio non ha lo scopo di dare una nuova esposizione analitica del socialismo, la qaal cosa è stata fatta più volte, ma piuttosto di dimostrare che il nome di « socialismo » è un termime di una vaga generalità, col quale si copre una teoria comunemente supposta unica ed omogenea ma che in realtà è un complesso ibrido di tre principi, completamente op-posti : il principio anarchisla, quello collettivista e infine quello riformatore. L'attenzione dell'Autore si è principalmente fermata sul Collettivismo propugnato dalla dottrina marxista. Però ha fatto un quadro completo o quasi che permette di conoscere e giu-dicare ciascuna teoria, di conoscere le possibilità o meno di applicazione, di fissare nettamente da quale aspetto i tre socialismi possono conciliarsi tra loro o sono in perfetta discordanza.
In una prima parte intitolata Borghesia e capita-lismo, che non è certo la migliore, il sig. Boilley si occupa delle condizioni economiche sociali del no-stro tempo, ma lo fa mollo superficialmente e con poca precisione. Tratta poi dell'anarchismo fornendo varie notizie non inutili a conoscersi e viene poi a svolgere i socialismi comunisti, com'egli li chiama, cioè le dottrine del Marx e del Malon. Qui, sebbene non poche critiche potrebbersi fare all'Autore, ab biamo la parte più interessante del libro, sia per la esposizione della dottrina storica ed economica del Marx, sia per le osservazioni critiche del Boilley. Nella quarta parte l'Autore tratta nel socialismo ri-formista, espressione infelice, a nostro avviso, per designare la scuola riformatrice, infelice perchè man-tiene l'equivoco e la confusione ; esso ammette ad esempio la proprietà individuale che il vero socia-lismo rinnega. Il mutuasocia-lismo, la cooperazione, la partecipazione agli utili industriali, le riforme agra-rie non entrano nel programma del socialismo quando a questi si dà il contenuto e il significato che gli competono.
Il Boilley ha scritto un libro che si può consul-tare come lauti altri per ricavarne notizie, ma non si distingue per grande importanza e valore scien-tifico.
Joseph Chailley-Bert e Arthur Fontaine. - Loia aociales.
Recueil dax textes de la lègielalion sociale de la Fi-ance. — Paris, Leon Chailley, editeur, 1895, pag. 407 (9 franchi).
«Questa raccolta ha lo scopo di colmare una la-cuna. Quasi tutti si occupano delle quistioni sociali, e quasi nessuno ha il testo delle leggi che vi si ri-feriscono. Queste leggi' (condizioni del lavoro, rela-zioni tra il lavoro e il capitale, protezione dei deboli e degli incapaci, ecc.) sono sparse nella immensa collezione dui Bulletin des lois; la presente raccolta ha per iscopo di riunirle ». Così si esprimono gli egregi Autori del volume che annunciamo, assai utile e comodo, così da farne desiderare uno per ogni paese. Gli Autori hanno reputato utile di riunire in uno slesso capitolo tutto ciò che riguarda un medesimo soggetto, anziché adottare l'ordine cro-nologico. S'intende però che per ciascun soggetto è seguito l'ordine cronologico cosi da avere com-pleta la serie dei provvedimenti legislativi e rego-lamentari che si riferiscono ai singoli temi. Questi sono aggruppati in quattro libri: Lavoro, Previdenza, Proprietà, Protezione e Assistenza. Un'appendice tiene i testi di legge relativi allo studio delle con-dizioni del lavoro, al Consiglio superiore del lavoro, all'ufficio del lavoro, ecc.
Le leggi che questa raccolta comprende sono di due sorta, le leggi in vigore nella parte superiore della pagina e le leggi abrogate in quella inferiore; non però tutte le leggi abrogate, perchè ne sarebbe derivata una enorme complicazione, ma soltanto quelle principali.
Non mancano in questa pregevole raccolta le note illustrative per dare la storia di qualche questione, la giurisprudenza relativa, ecc. Per facilitare le ri-cerche del lettore vi sono tre tavole: una logica o metodica, una cronologica e infine una analitica.
Gli Autori si propongono di pubblicare annual-mente un supp'emento contenente le leggi approvate nell'anno precedente sino al 31 dicembre. Questo supplemento, stampato e venduto a parte, permetterà ai possessori delle prime edizioni di avere una rac-colta costantemente al corrente. E questa è una ottima idea perchè le raccolte di si ai i i genere, quando non sono tenute al corrente perdono presto il loro va-lore scemando la loro utilità. Ad esempio, vi sono già leggi e decreti che invano si cercherebbero in questa accurata raccolta, citiamo quella del 20 luglio 1895 sulle Casse di risparmio, il decreto del 26 lu-glio 1895 che modifica il precedente decreto sul lavoro delle donne e dei fanciulli. Diciamo questo non per muovere un appunto agli Autori, che sa-rebbe ridicolo trattandosi di leggi posteriori alla pub-blicazione del loro libro, ma per mostrare che si tratta di materia continuamente messa sul telaio del legislatore per fare dei cambiamenti e quindi occorre seguirla pari passn anche nelle raccolte.
L' E C O N O M I S T A
539
R. W. Cooke-Taylor. — The factory system and the
factory act. — London, Methuen and Co., 1894 pag. V i l i 184. (2 s. 6 d.).
L'Autore, già noto per due opere importanti sul sistema delle fabbriche, ha riassunto in questo vo-lumetto, che fa parte della serie Social Questiono of to-day, le vicende storiche relative alla grande in-dustria accentrata, e alla legislazione inglese che la regola.
Nelle prime cinquanta pagine l'Autore infatti de-scrive il passaggio dalla industria discentrata o in-dustria a domicilio a quella accentrata, che ha la sua manifestazione nelle fabbriche (factories). È un sunto che non può certo bastare a chi voglia conoscere completamente la formazione del sistema industriale inglese, ma che può dare una idea sintetica ed esatta di esso. Più analitica è la rassegna storica delle leggi sulle fabbriche, rassegna che copre il periodo 1802-1891 ed è quindi più al corrente di molte altre che già possiede la letteratura economica. Il Signor Taylor è ispettore delle fabbriche, la sua competenza nella materia è quindi incontestabile e la sua posizione ufficiale spiega anche l'opinione del tutto favorevole, ch'egli porta sulle leggi relative alla polizia delle fabbriche. Sono interessanti le sue considerazioni in-torno all'avvenire di cotesta legislazione e tutta l'ope-retta è un btiou sommario di una materia, che s'im-pone giornalmente allo studio degli economisti.
Rivista Economica
La questione degli alti salari — I risultati dell' « affi-davit » — Per i contribuenti espropriati.
l a questione d e g l i a l t i salari. — È meglio, per l'industria di un paese, che il salario medio sia basso o sia alto? Questo è il problema cui cerca dar ri-sposta in un suo scritto il sig. Hubert-Valleroux.
Egli comincia col dire che di primo acchito si sarebbe tentato a rispondere a codesta domanda cosi: I è meglio che il salario sia basso, perchè in tal modo il costo della produzione sarà minore, e poiché oggi gli industriali dei diversi paesi lottano sul mercato mondiale, il vantaggio resterà a chi produce nelle migliori condizioni e a chi vende meno caro. Ora la mano d'opera è una parte importantissima del costo di un prodotto.
E per questo si dice che la concorrenza degli operai asiatici è una minaccia seria, essi fanno per SO cen-tesimi il lavoro, che gli operai di Europa non vo-gliono fare per 5 lire.
Tuttavia vi è oggi una scuola che va assumendo importanza e si fa ascoltare, che afferma essere da preferirsi, anche per l'industria nazionale, che i sa -'uri siano alti. Questa teoria è stata dapprima so-stenuta in Inghilterra e agli Stati Uniti, paesi di solari elevati, ed ora trova difensori anche in paesi a salari minimi come la Germania ed il Belgio.
Vi sono uomini di valore ed economisti distinti, tanto in Belgio che in Germania, i quali stimano che si abbia torto di considerare i l basso prezzo «mia mano d'opera come una delle cause di suc-cesso della industria dei rispettivi paesi, e
preferi-rebbero gli alti salari dei paesi anglo-sassoni colla intensità di lavoro, che trovasi in quelle regioni. Essi citano in appoggio alle loro teorie dei fatti. Brassey, il grande costruttore di ferrovie, pagava all' operaio francese metà del salario dato all'inglese e diceva essere I' inglese che gli costava meno caro, perchè il suo lavoro era maggiore e più perfetto. Anche oggi nella costruzione delle strade ferrate al Congo il negro operaio, che non ha quasi bisogno, è quello che costa di più. Ce ne vogliono 100 per ottenere il lavoro di 10 europei.
Il salario degli operai dei cotonifici è più alto a chester che a Mulhouse, e pure i tessuti di Man-chester costano meno e le fabbriche dei tessuti slam-pati di Mulhouse comprano le stoffe da stampare a Manchester !
Gli stampatori su cotone del Massachuseltes gua-dagnano un salario di 4 dollari e mezzo per giorno, quelli di Germania nemmeno un dollaro; ma nella concorrenza del genere vince la produzione americana.
I filatori dell'India non chiedono che un pugno di riso, mangiato il quale non lavorano più, cosicché la mano d'opera in India è orribilmente cara.
II contadino russo non ha quasi bisogni; lavora sedici o diciassette ore al giorno. L'agricoltore in-glese, molto ben nutrito, lavora dieci ore, ma fa due volte di più del russo. Un falciatore del Middlesex falcia in un giorno quanto tre falciatori russi; il fitta-volo inglese paga 10 centesimi per falciare quella stessa quantità di prato per cui il russo ne paga 50.
Nella Selva Nera la fabbricazione degli orologi è una industria domestica; ogni operaio fabbrica tutto l'orologio. In America una fabbrica di 420 operai produce, mediante un macchinario meraviglioso, 1500 orologi al giorno. Il salario di codesti operai è qua-druplo iu confronto a quello degli operai della Selva Nora. E pure le spese di fabbricazione sono tenui agli Stati Uniti e l'orologio americano costa meno; e mentre nella Selva Nera la più piccola fluttuazione del salario turba tutta l'industria, negli Stati Uniti, sopra una cifra tanto colossale di orologi, un'aumento di salario non produce effetto sensibile. La qualità dell'operaio diviene essenziale, la questione del sa-lario perde d'importanza per 1* industriale.
Il guadagno medio dell'operaio agli Stati Uniti è di L . 6,25 ; in Inghilterra di L. 4,35; in Francia di L. 3 ; in Germania e in Belgio di L. 2,50, e mal-grado che gli americani abbiano la mano d' opera più cara essi producono le cose più indispensabili a miglior mercato di tutti gli altri paesi.
Anche gli industriali inglesi, che pagano salari più elevati che nel continente, affermano — mostrando in appoggio lo sviluppo delle loro industrie — che gli operai costano ad essi in proporzione meno dei nostri. L ' e x ministro inglese del commercio, Mundella, diceva che sono gli alti salari o le giornate corte di lavoro che costituiscono per l'Inghilterra una causa di progresso; e viceversa sono le giornate lunghe e i salari bassi del continente che la salvano dalla con-correnza.
Certo è che gli operai inglesi e americani, seb-bene per meno ore, si sottomettono a un lavoro in-tenso e in certi casi, tanto esauriente, che pochi operai continentali, compresi tedeschi e italiani (che sono i più forti) vi si sottometterebbero.
7200 giri invece delle usuali a 5000, esclamava: Non oserei mai fare una cosa simile! I miei operai non hanno abbastanza forza nervosa (nerve power) per una tale velocità; se loro imponessi queste mac-chine si metterebbero in f u g a i » Orbene, a Londra si raggiungono adesso i 13,000 giri al minuto. A Lowell nel Massachusetts, una tessitrice dirige otto telai che battono 210 colpi al minuto.
Ciò che decide gli operai inglesi ed americani ad accettare cosifatti lavori, sono i bisogni che essi si sono creali e che non possono essere soddisfatti che con salari elevati. Il mobiglio di un operaio inglese e molto più di un operaio degli Slati Uniti è .supe-riore a quello di cui si contenta la nostra piccola borghesia ; lo stesso si dica del vitto.
Gli anglo-sassoni vanno superbi di questi risultati; essi vi diranno, con orgoglio, che la carne fa parte delle cose necessario ai loro operai, ciò che dà ad essi una superiorità muscolare sugli operai conti-nentali d' Europa.
Essi riguardano con disprezzo l'operaio che si priva del superfluo per non assoggettarsi ad un la-voro cosi estenuante. Avere molti bisogni e per farvi fronte sottoporsi al lavoro più intenso, è per gli anglo-sassoni il modello da proporsi, lo scopo da raggiungere da ogni pupolaz'one veramente laboriosa.
I risaltati dell' « affidavit ». — L'applicazione
dell' affìdavit ha dato buoni risultati nell' interesse del Tesoro e per riflesso in quello del bilancio.
Non si è potuto estendere questo provvedimento a tutti i nostri titoli di debito pubblico, per l ' o b -bligo di rispettare le condizioni di pagamento (issate, nei contralti fatti dai cessati governi ed ereditati dal governo italiano per alcuni titoli, come d prestito romano 1867, Rothschild, il prestito pontifìcio 1866, Blount e via discorrendo.
1 risultati cotnolessivi dei pagamenti all'estero in seguito all'applicazione dell' affidavit sono riassunti nel seguente prospello :
H
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E» O E» o -« O H 3 Sa a S •o « — o ° U E ^ <N 00 SS & S? 35 «5 ara co oo ara oe S ss
K •o g ° S O. e» ... 73 »se ! < •5 z. S 8 era r-T o> t> 88 Sf <§ Il So e : §g < g w a <i o «H< flj T OS Z a £ S? N © a > O ei O J o 2 CO _ sa —i "a> „, -r o. S, o-2 a a S o « O o 00 3 ~ £ e SLa somma dei minori pagamenti; in confronto a quelli dell'anno antecedente, risulta pel 1894 nella cifra rotonda di L. 112,278,000. Questa diminu-zione però non si può attribuire interamente all'ef-ficacia dei provvedimenti adottati per colpire l'espor-tazione delle «e11oIe ; essa è dovuta in parte anche al ritorno di valori assorbiti dal mercato-italiano.
Per i contribuenti espropriati. — È slata
pub-blicata testò una legge, che i due rami del Parla-mento hanno approvalo senza discussione nelle ul-time sedule, ma che ha importanza per i contribuenti ai quali furono espropriati i beni dall'esattore per mancato pagamento delle imposte.
Crediamo utile pubblicare per intiero il testo di questa legge.
A r t . 1. Agli articoli 2, 3, 4, 5 e 6 della legge 14 aprile 1892, N. 189, sono sostituiti i seguenti :
Art. 2. Gli immobili pervenuti al demanio dello Stato per effetto dell' artieolo 54 della legge 20 aprile 1871, N. 192, in seguito a procedimenti coat-tivi compiuti per la riscossione delle imposte com-prese nei ruoli dell'anno 1893 e retro, posseduti dal denaanio alla d a t a della promulgazione della presente legge, potranno essere ceduti, con esenzione dalle tasse sugli affari e di voltura, agli espropriati o a chiunque ne faccia domanda e paghi, entro il 31 di-cembre 1898, una somma corrispondente ad un' an-n a t a delle imposte e sovraimposte relative.
Il pagamento potrà, farsi in tre rate annuali, sem-pre però entro il sem-predetto termine.
fili espropriati avranno sempre la preferenza. In difetto dell'espropriato, la preferenza sarà data agli acquirenti che possiedono una proprietà attigua all'immobile devoluto.
F r a più acquirenti limitrofi la preferenza sarà in favore di colui che possiede la proprietà minore.
Art. 3. I beni che perverranno al demanio dello Stato, in seguito a devoluzioni per debito di imposte comprese nei ruoli dell' anno 1894, potranno essere acquistati essi pure alle predette condizioni, salvo il disposto dell'art. 57 della legge 20 aprile 1871, N. 192. Il pagamento del connato corrispettivo dovrà ese-guirsi entro il 31 dicembre 1899.
A r t . 4. Gli immobili pei quali al 1° gennaio 1899 e rispettivamente al 1° gennaio 1900 non fosse stata prodotta domanda di acquisto nè pagato il corri-spettivo di cui agli articoli 2 e 3, saranno ceduti, con esenzione delle tasse sugli affari e di voltura, al comune nel territorio del quale si trovano.
Art. 5. Dopo un anno dalla d a t a del relativo ver-bale di terzo infruttuoso incanto, dovranno pure es sere, come all'articolo 4, ceduti al locale comune gli immobili, che pervenissero al demanio dello Stato, in seguito ad espropriazioni promosse per riscossioni delle imposte comprese nei ruoli degli anDÌ 1895 e seguenti.
Art. 6. D u r a n t e il periodo nel quale i detti beni rimarranno di proprietà del comune e sino a che non sia a t t u a t o il nuovo catasto, disposto con legge 1° marzo 1886, N. 3682 (serie 2"), saranno esonerati da imposte e sovraimposte.
TASSI SUL GIS-LUCE EU ENERGIA ELETTRICA
Pubblichiamo il testo della legge, che ha stabilito una tassa sul consumo del gaz-luce e della energia elettrica, per scopi che noti siano industriali.25 agosto 1895
L ' E C O N O M I S T A
541
di centesimi 2 pei- ogni metro cubo di gas-luceproveniente dalla distillazione del carbone ;
di centesimi 8 per ogni metro cubo di gas-luce, ottenuto colla distillazione degli olii m i n e r a l i ;
di centesimi 0,60 per ogni e t t o - w a t t - o r a di ener-gia elettrica.
È esente dalla tassa il consumo per la illumina-zione municipale delle aree pubbliche, per forza mo-trice, e per ogni altro uso ohe non sia di illumina-zione o riscaldamento.
È pure esente il consumo negli opifici per fiscal damento richiesto dai processi industriali.
Art. 2. — L a tassa è p a g a t a dal f a b b r i c a n t e sulla quantità del gas o della energia elettrica effettiva-mente utilizzata dai cousumatori, salvo i casi di cui all'art. 4 e con diritto al fabbricante stesso di riva-lersi contro i consumatori dell' imposta p a g a t a allo Stato, anche quando per effetto di tale rivalsa si ec-ceda il prezzo di vendita staliilito nelle concessioni
municipali. Il diritto di rivalsa potrà pure sperimen-tarsi verso i consumatori, coi quali esistessero con-tratti conclusi prima della e n t r a t a in vigore della pre-sente legge, a meno ohe all'esercizio di tale diritto ostino i patti stipulati nei detti c o n t r a t t i .
Art. 3. — Il f a b b r i c a n t e deve dare una cauzione corrispondente al presunto ammontare della tassa per due mesi : questa cauzione potrà essere d a t a in r e n dita pubblica dello Stato, secondo le norme del r e -golamento,
La liquidazione della tassa è f a t t a dall' ufficio tecnico di finanza in base alla dichiarazione, che il fabbricante deve presentargli nei primi 20 giorni di ciascun mese per il consumo del mese precedente.
La riscossione ha luogo con le forme stabilite per la tassa sugli spiriti.
Art. 4. — Quando la distribuzione dell'energia elet-trica a scopo di illuminazione o riscaldamento di case private, eselusi gli opifici, sia f a t t a in comuni non eccedenti i 10 mila abitanti, il f a b b r i c a n t e sarà ammesso a pagare la tassa per abbonamento. Il c a -none annuale sarà determinato dall'ufficio tecnico di finanza, sulla quantità presunta da distribuirsi ai singoli consumatori, e in base ai rispettivi c o n t r a t t i o in m a n c a n z a di questi in base al prezzo unitario per candela stabilito dal produttore e non potrà es-sere fissato in misura maggiore (li L. 3 a n n u e « p e r ogni lampada di dieci candele, e proporzionalmente per altre lampade di diversa potenzialità.
Rimane fermo anche in questo caso il diritto di rivalsa di cui all'articolo 2.
Quando un'officina di gas-luce o di corrente elet-trica serve per uso proprio esclusivo delio stesso pro-prietario od esercente, la tassa sarà corrisposta me-diante un canone annuale determinato in base all'ef-fettivo consumo.
In entrambi i casi sarà d a t a cauzione in ragione di un sesto del canone.
È fatto obbligo al f a b b r i c a n t e in e n t r a m b i i casi di denunciare gli aumenti verificatisi nella distribu-zione dell'energia elettrica che eccedono complessiva-mente il ventesimo della q u a n t i t à che ha servito di base alla determinazione del canone.
Art. 5. — P e r la risoluzione dei ricorsi contro la liquidazione della tassa di determinazione del canone, nei casi previsti dagli arti: oli 3 e 4 si osserveranno le disposizioni nella legge sngli spiriti.
Art. 6. — Nessuno può esercitare un' officina per la produzione del gas-luce o della corrente elettrica senza averne f a t i o , almeno venti giorni prima d ' i n cominciare la lavorazione, apposita dichiarazione al-l'Intendenza di finanza della provincia che rilascia una licenza.
L a licenza vale per la persona o D i t t a e per il 'uogo in essa i n d i c a t i ; è efficace per l ' a n n o solare uel quale è rilasciata, ed è soggetta alla tassa :
di lire 20 per le officine i m p i a n t a t e per il
con-sumo proprio di un solo stabilimento e per quelle che producono per la distribuzione pubblica o pri-v a t a in Comuni di popolazione inferiore ai 5 mila a b i t a n t i ;
di lire 50 per le officine in Comuni di popola-zione compresa fra 5 e 10 mila abitanti ;
di lire 75 per quelle in Comuni di popolazione compresa fra 10 a 50 mila a b i t a n t i ;
di lire 100 per quelle in Comuni di popolazione superiore a 50 mila abitanti.
A r t . 7. — L'Amministrazione avrà facoltà di ap-plicare suggelli apparecchi e contrassegni ai conta-tori e misuraconta-tori generali degli stabilimenti per im-pedire qualsiasi alterazione delle loro indicazioni, ed ove occorra di far applicare, agli opifici un congegno per l'accertamento della q u a n t i t à di gas o di energia elettrica prodotta o smaltita dallo stabilimento, non che di ordinare, riparazioni e modificazioni ai con-gegni esistenti.
In caso di frode a c c e r t a t a le spese dei congegni s a r a n n o a carico dei fabbricanti.
Gli agenti governativi avranno il diritto di en-t r a r e liberamenen-te di giorno e di noen-ten-te nelle officine e nei locali annessi, esclusi i locali d'abitazione distinti da questi, allo scopo di ispezionare l ' a n d a -mento della produzione e la sua corrispondenza con le indicazioni dei registri e dei congegni di misu-razione.
I municipi ed i privati consumatori sono in ob-bligo di esibire ad ogni richiesta dell'amministrazione, gli originali documenti relativi al consumo e p a g a -mento del gas o della energia elettrica.
A r t . 8. — Ai contravventori alle disposizioni re-golamentari, intese ad assicurare la preservazione dei contatori, misuratori od altri congegni verificati od applicati dall' amministrazione, dei contrassegni, suggelli o bolli, sono applicate le penalità stabilite dal capo I I , titolo V I , libro II del Codice penale.
Oltre le maggiori pene stabilite dal Codice penale è punito con multa fissa di L. 1000 il fabbricante :
a) che attivi la fabbrica senza essex-e provvisto della licenza dell' intendenza di finanza ;
b) che ometta, ritardi o compili infedelmente la dichiarazione della produzione e del consumo mensile ; c) che non t e n g a o tenga infedelmente i registri che saranno prescritti per regolamento ;
d) che, o t t e n u t o I' abbonamento, fornisca il gas o la corrente elettrica a locali diversi da quelli con-templati nella rispettiva convenzione o non denunci gli aumenti verificatisi nella distribuzione della ener-gia elettrica in q u a n t i t à eccedente, complessivamente il ventesimo di quella che h a servito di base alla determinazione del canone convenuto
È punito con multa fissa di L. 500 il f a b b r i c a n t e che rifiuti, od in qualsivoglia modo ostacoli l'ingresso degli agenti governativi nelle fabbriche e nei locali annessi od impedisca ad essi agenti il libero eser-cizio delle loro attribuzioni, e chiunque rifiuti l'esi-bizione dei documenti di cui all' ultimo comma del-l ' a r t . 6.
P e r la definizione delle contravvenzioni non pre-viste e le infrazioni alle discipline del regolamento s a r a n n o punite con m u l t a da L. 10 a 100.
LA CONVERSIONE DEI DEDITI DELLO STATO
In Rendita consolidata 4,50 per cento netto
Crediamo utile di dare nel suo testo preciso la circolare elio la Direzione generale del Tesoro ha pubblicata in merito alla conversione dei debiti dello Stato in rendila consolidata 4,50 per cento.
Essa dice:
« In virtù della legge 22 luglio 1894, n.° 339 gato L>, e della legge 8 agosto 1895, n.° 486 (alle-gato L), sono ammessi alla conversione in Rendita consolidata 4,50 por cento, esente da ritenuta per qualsiasi imposta presente e futura, i seguenti titoli di debiti dello S t a t o :
1. Rendita consolidata al lordo, 5 per cento — 2. Rendita consolidata al lordo," 3 per cento — 3. Cer-tificati provvisori del debito perpetuo dei comuni di Sicilia, 5 per cento — 4. Titoli del debito perpetuo dei Corpi morali in Sicilia, 5 per cento — 5. Certi-ficati di rendita nominativa, 3 per cento — 6. Titoli della Rendita assegnata ai cosidetti creditori legali delle provincie napoletane, id. — 7. Obbligazioni ferroviarie, id. — 8. Obbligazioni ferrovia Cuneo, id. — 9. Obbligazioni ferrovia Vittorio Emanuele, id. — 10. Obbligazioni ferrovia Torino-Savona-Acqui, id. — 11. Ferrovie Livornesi, serie A, id.
12. Ferrovie Livornesi, serie B, id. — 13. Ferrovie Livornesi, serie C, id. — 14. Ferrovie Livornesi se-rie D1, id. — 15. Ferrovie Livornesi, serie D', id. —
16. Ferrovia Lucca Pistoia 1856, id. — 17. Ferrovia Lucca-Pistoia 1858, id. — 18. Ferrovia Lucca-Pi-stoia 1860, id. — 19. Obbligazioni comuni, ferrovie Romane, id. — 20. Obbligazioni della ferrovia da Cavallermaggiore ad Alessandria, id. — 21. Obbli-gazioni per i lavori di sistemazione del Tevere, 5 per cento — 22. Obbligazioni per i lavori di risana-mento della città di Napoli, id. — 23. Obbligazioni del prestito Sardegna 1851 (Hambro), id. — 24. P a r m a 1827, id.
25. Toscana 1861, Obbligazioni per la ferrovia Maremmana, id. — 26. Roma 1857 (Rothschild), id. — 27. Roma 1860-64 (Cattolico), id. — 28 Obbliga-zioni ferrovia Novara, id. — 29. ObbligaObbliga-zioni fer-rovia Cuneo, id. — 30. Obbligazioni ferfer-rovia GenovaVoltri, id. — 31. Roma 1866 (Blount), id. -32. Obbligazioni ferrovia Udine Pontebba, id. — Ob-bligazioni Società ferroviarie r o m a n e : 33. Toscana, serie A, id. — 34. Toscana, serie B, id. — 35. To-scana, serie C, id. — 36. Obbligazioni dell'Asse ec-clesiastico, id. — 37. Obbligazioni del Tirreno, serie A, B, C, D, id. — 38. Obbligazioni delle opere edi-lizie di Roma, serie A, id. — 39. Buoni dei danneg-giati dalle truppe borboniche di Sicilia, id. — 40. Certificati nominativi definitivi trentennari emessi per la costruzione delle ferrovie Eboli-Reggio, Mes-sina-Patti-Cerda e Marina di Catanzaro allo Stretto Yeraldi e dati in pagamento agli appaltatori dopo il collaudo finale dei lavori, 5 per cento netto — 41. Buoni del tesoro a lunga scadenza, vario.
Si nota che :
1.° Un comunicato, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, renderà noto il giorno, a cominciare dal quale saranno ammesse le operazioni di conversione e indicherà le modalità relative ;
2.° Alla Rendita consolidata 4,50 per cento, esente da ritenuta per qualsiasi imposta presente e f u t u r a , pagabile soltanto nel Regno, sono estese le disposizioni di legge che regolano il gran libro ed il servizio del Debito pubblico delio S t a t o ;
3.° Le iscrizioni del consolidato 4,50 per cento
netto si faranno con decorrenza del godimento dal primo giorno del trimestre nel quale saranno ese-guite, cioè dal 1° gennaio, dal 1° aprile, dal 1° lu-glio e dal 1° ottobre, ed il pagamento delle rispet-tive rate di Rendita avrà luogo, esclusivamente nel Regno, alla scadenza di ciascun trimestre ;
4.° Le iscrizioni al portatore e le iscrizioni mi-ste del consolidato 4,50 per cento netto saranno distinte in serie di lire 3, 6, 9, 18, 45, 90, 180 e 900. Le iscrizioni nominative potranno essere di lire 3 e di qualunque somma multipla di lire 3;
5.° La nuova rendita consolidato 4,50 per cento netto, per effetto dell' articolo 18 della citata legge 8 agosto 1895, n. 486, non sarà soggetta a conversione a tutto il 30 giugno 1900;
Le conversioni delle quali si discorre sono facol-tative per i portatori dei titoli di debito ammessi alla conversione, salve le disposizioni speciali riguar-danti il riscatto dei buoni del Tesoro a lunga sca-denza.
La Rendita consolidata 4,50 per cento netto da consegnarsi in cambio dei titoli presentati alla con-versione, non può superara, di regola, la Rendita di questi al netto di ritenuta.
Indipendentemente dalle conversioni a patti spe-ciali, da approvarsi per legge, il ministro del Tesoro ha facoltà di operare la conversione dei titoli di de-biti redimibili indicati sopra con un benefizio di rendita netta, setnprechè i titoli da convertire siano presentati in qua n ti tà da costituire una partita com-plessiva non inferiore a centomila lire di rendita annua 4,50 per cento netto.
Per altro la rendita consolidata 4,50 per cento netto, da darsi in cambio dei vecchi titoli redimibili, non potrebbe mai essere maggiore di 25 centesimi per ogni 100 lire del nuovo capitale nominale alla rendita che danno, al netto, i titoli presentati alla conversione.
Quanto dire che per ogni unità di 4,50 per cento contenuta nella Rendita al netto dei titoli redimi-bili presentati alla conversione, il ministro del Tesoro, trovandone la convenienza, e purché si tratti di par-tita non inferiore a 100,000 lire di Rendita netta, potrebbe, dare in cambio fino a lire 4,75 di Rendita al netto in titoli del nuovo consolidato 4,50 per cento esente da ritenuta per qualsiasi imposta presente e futura.
Così nella ipotesi che sieno presentati alla con-versione titoli redimibili f r u t t a n t i il 5 per cento lordo, per una Rendita complessiva di lire 125,000 lorde, cioè 100,000 lire nette da imposta, nei casi normali sarebbe data in eambio ' ' e n d i t a netta 4,50 per cento per una somma di lire 100,000, corrispon-denti a un capitale nominale di L. 2,'(22,222.22. In-vece, qualora il ministro del Tesoro credesse di dover profittare per intero della facoltà concessagli dalla legge testé pubblicata, potrebbe accordare ai porta-tori dei titoli di debito redimibile, in cambio delle lire 100,000 di rendita n e t t a attuale, fino a lire 105,555.55 di Rendita netta in titoli del nuovo con-solidato 4,50 per cento. Questa Rendita corrisponde-rebbe a un capitale nominale di lire 2,345,678.88, che sarebbe inferiore al capitale redimibile da rim-borsare dallo Stato di I,. 154,321.12 (2,345,678.88 + 154,321.12 = 2,500,000).
Conformemente alla facoltà d i ' c h e all' articolo 44 della legge 8 agosto 1895, n. 486, con decreto reale di prossima pubblicazione, sarà attribuito a carico del bilancio del Tesoro l'imporro dei diritti di bollo riguardanti i nuovi titoli 4,50 per cento netto da darsi in cambio dei titoli da convertire, presentati sino al 30 giugno 1896.
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in altri titoli nominativi dei cansolidato 4,50per-cento netto.
Riguardo ai titoli dei debiti redimibili indicati ai numeri 7 a 39, già ammessi alla conversione a parità di rendita netta, resta riservata al ministro del tesoro la facoltà, nei limiti previsti dalla legge, come sopra si è detto, di stabilire di volta in volta le condizioni speciali della conversione tanto per la qualità dei debiti, quanto per la misura della maggior rendita 4,50 per cento netto da potersi consegnare.
Il cambio dei certificati nominativi definitivi tren-tennari, dati agli appaltatori dopo il collaudo finale dei lavori, ai termini dell' art. 4 della legge 24 glio 1887, n. 4785 e d e l l ' a r t . 4 della legge 20 lu-glio 18d8, n. 5580, indicati al n. 40 sarà f a t t o con tanta rendita consolidata 4,50 per cento, esente da ri-tenuta per qualsiasi imposta presente e f u t u r a , q u a n t a corrisponda a quella che sarebbe s t a t a rappresen-tata, al netto, dalle obbligazioni del Tirreno da ce-dersi al presentatore, qualora gli stessi certificati fossero stati ammessi al cambio con questi titoli, secondo l'art. 2 della legge 30 marzo 1880, n. 6751.
Vale a dire che per ogni obbligazione del Tirreno da L. 500 nominali, la quale sarebbe stata sostituita ad altrettanto capitale nominale dei ceriificati, sarà data rendita consolidata 4,50 per cento per L. 20, a cui ammonta l'interesse annuo dell'obbligazione tirrena al netto della ritenuta per imposta di ric-chezza mobile.
S'intende che anche per questi certificati, il mi-nistro del tesoro è autorizzato a far condizioni spe-ciali di conversione, però sempre nei limiti indicati sopra, cioè che la maggior rendita n e t t a sotto forma di consolidato 4.50 per cento netto non superi mai di 25 centesimi ogni cento lire del nuovo capitale nominale, la rendita che avrebbero dato al netto le obbligazioni tirrene che sarebbero state sostituite ai certificati, dei quali sia chiesta eventualmente la conversione.
I buoni del tesoro a lunga scadenza, di cui al n. 41, per i quali sia trascorso il triennio dalia d a t a del- l l'emissione, sopra domanda del presentatore, potranno essere rimborsati, a cominciare dal corrente esercizio finanziario 1895-96, mediante t a n t a rendita conso-lidata 4,5!) per cento netto, in valor capitale, q u a n t a valutata al corso della Borsa di Roma del giorno nel quale i buoni siano presentati per il rimborso, se ne possa acquistare col capitale rappresentato dai buoni medesimi, purché il corso della rendita consolidata 4,50 per cento netta non sia sopra la pari.
II ministro dei tesoro, a sua volta, è autorizzato, \ quando Io creda opportuno, a procacciarsi i fondi che gli abbisognassero per anticipare il rimborso dei detti buoni del tesoro a lunga scadenza, dopo tre ! anni dalla loro emissione, mediante alienazione di titoli di rendita consolidata 4,50 per cento.
La Gassa di risparmio di Iesi nel 1894
Alla fine di decembre 4894 la Cassa di risparmio di lesi compiva il suo cinquantesimo anno di esi- I stenza. Essa diè principio alle sue operazioni con un capitale di L. 11,702.13 e alla fine dell'anno scorso , essa aveva un patrimonio, che ascendeva alla cifra di L. 1,154,802.23. Dal confronto di queste due cifre ognun vede quanto essa sia stata diligentemente e saggiamente amministrata. Premessa questa breve considerazione passeremo ad esporre brevemente i resultati ottenuti nel 1894 ponendoli a confronto conquelli del 1893.
Cominciando dai depositi a risparmio troviamo che ascesero nello
Esercizio 1894 a N. 43,317 per L. 3,476,401.15 e nel 1893 a » 40,919 » » 3,386,659.77
Si ebbero in più nel 1894 N. 2 , 3 9 8 p e r L . 8 9 , 7 4 1 . 3 8
L'aumento nel numero dei depositi nel 1894 si è verificato specialmente nei versamenti, che non oltre-passavano le lire 5 e l'aumento del complessivo im-portare dei medesimi nei depositi superiori alle L. 500.
Il credilo dei depositanti in sorte e frullo alla fine dei due esercizi è il seguente:
Libretti al 31 die. 1894 N. 18,224 per L. 7,106,682.01 1893 » 17,571 » 6,837,396.96 In più nell* esercizio 1894 N. 653 per L. 269,285.08
Il numero dei rimborsi nei due esercizi si rias-sume come segue :
Rimborsi nel 1894 N. 9,451 per L. 3,452,611.84 » 1893 » 8,533 » 3,274,634.43 In più nel 1894 N. 918 per L. 177.977.41 I rinvestimenti vennero fatti con cambiali, mutui, ipotecari, conti correnti attivi, fondi e valori pub-blici, ec., ec.
Le cambiali estinte o diminuite ebbero il seguente movimento :
Nel 1894 . . . N. 6.914 per L. 10,217,205.29 » 1893 . . . » 7,594 » 10,922,890.00
In meno nel 1894 N. 680 per L. 705,684.74 Le cambiali create furono:
Nel 1894 • . . N. 6,989 per L. 9,745,635.50 » 1893 . . . » 7,426 » 10,979,049.47
In meno nel 1894 N. 437 per L. 1,233,413.97 I mutui ipotecari al 31 dicembre resultano come appresso :
Mutui a scadenza fissa N. 31 per L. 1,291,724.18 » ad ammortamento » 70 » 648,610.75 » a cambiali
istru-menlate . . . » 1 » 83,034.60 Totale N. 102 per L. 2,023,369.53 Questa cifra sorpassa i mutui, che esistevano nella situazione al 31 decembre 1893 per L. 521,620.96. I conti correnti attivi ascendevano complessivamente alla fine del 1894 alla somma di L. 805.985,38.
L'Istituto possedeva alla fine dell'anno tanta ren-dita dello Stato 3 per cento per un valore effettivo di L. 406,982.10 e 169 obbligazioni del prestito di Terni e una di quello di Barletta per il complessivo importo di L. 78,615.
11 Commercio fra l'Italia e Calcutta
Il Console generale d' Italia a Calcutta ha inviato al nostro Governo una sua relazione sul movimento commerciale fra l'Italia e Calcutta durante l'anno fiscale 1894-95 cioè dal I» aprile 1894 a tutto marzo 1895.Rileviamo da questa relazione che durante l'annata vi fu una piccola diminuzione nel valore del commercio totale, paragonandolo coll'anno precedente 1893-94. Il valore totale ascese a rupie 10,876,257 (In rupia oscilla sempre nel suo valore coli' Europa : ora è da 1.42 a 1.43); ciò che dimostra una diminuzione del 2-7 per cento su quello dell'anno precedente. Fa d uopo però osservare che l'importo totale del commercio di Calcutta per l'anno 1893-94 fu anor-male, e più elevato di quello dei diversi anni pre-cedènti.
L'esportazione dei prodotti indiani dimostra un aumento nel valore total \
L'importazione ha diminuito da 20 a 1 31/ , laks
(il lack ò di 100 mila rupie, ed è per questo che il virgoleggiare nelle grandi cifre differisce dall' India), ossia di 33 par cento, nel mentre le esportazioni salirono a laks 95, ciò che presenta un aumento del 4 per cento sulle cifre dell'arino precedente.
La maggioro diminuzione avvenne nell* articolo coralli, che rappresenta la più importante parte delle importazioni dall' Italia. Essi discesero in valore da 14 a 9 laks; però la quantità effettiva degli impor tati dimostrò un aumento, essendo essa stata di libbre 201,684, mentre quella deli'anno precedente fu di 199,887.
Il valore dei coralli va declinando d'anno in anno. Il valore delle conterie ha pur diminuito consi-derevolmente, essendo un po' più della metà di quello dell'anno precedente. Esso era di circa laks I '/»• Cosa soddisfacente è il vedere che il consumo dei vini italiani aumentò, durante lo scorso anno, da 3686 galloni a 4781.
Non ostante il limitato raccolto ed il dazio imposto in dicembre 1894 di lire 3 per quintale, l'esporta-zione del cotone greggio per l'Italia non differisce di molto da quella dell'anno precedente. Il quanti-tativo spedito fu di 55,460 cwt (quintali), ossia cwt 39 di meno che nel 1893-94.
L'esportazione dell'indaco aumentò a 2055 cwt, ma con un ribasso nei prezzi locali; il valore totale diminuì di */4 di laks. Quello del grano da Calcutta
in Italia ha cessato, e siccome il dazio d'entrata fu aumentato da lire 50 a 75 per tonnellata, gran com-mercio io questo articolo non si può aspettare in avvenire. Anche la esportazione dei semi di morva ha cessato. D'altro canto quella delle pelli greggio ha preso maggiori proporzioni essendo il valore au-mentato da 33 a circa 36 laks. V i era grande mor-talità nel bestiame in India, causa il ritardo della stagione piovosa, e ciò dà motivo ordinariamente a grandi esportazioni.
Le spedizioni della juta greggia si effettuarono in più gran quantità. Il quantitativo da '/» aumentò a */8 di milione di cwt. L'aumento delle esportazioni
sarebbe stato molto più importante, se non ci fosse stata una gran diminuzione d'esportazione da qui in Italia di seta greggia, la quale discese da 87,217 libbre a sole 44,738. Si dice che ciò sia dovuto al ribasso avvenuto in Italia nel cambio.
di
per
IL bilancio della città di Parigi per il 1896 in
entrate e in spese presenta le seguenti cifre :
Fondi generali.
Servizi ordinari.
Id. straordinari fr. 295,708,971.12 1,610,000.00 Totale per le spese generali fr. 297,318,971.12 Fondi speciali » 36,850,000.00 Esercizi chiusi » 110,000.00
T o t a l e generale fr. 334,278,971.12 Questa somma è costituita in entrata in cifra tonda nel modo che segue :
Dazio di consumo fr
Centesimi comunali » Canone della Società del gas. . . . »
Abbonamento alle acque » Contribuzione dello stato nelle spese
di po izia » Contribuzione dello stato e del
di-partimento nella spesa dei lastrici di Parigi
Diritti percepiti nei mercati, macelli
e depositi „ Tasse e concessioni nei cimiteri. . . »
Diritti per le occupazioni delle strade
pubbliche e passeggiate » Diritto di fermata delle vetture e
omnibus » Tassa per lo scolo diretto nelle fogne »
Fondo dei prestiti » Tassa per la spazzatura e immondezzai »
E n t r a t e d.verse » 152 800,000 34,800,000 15.180,000 17,060,000 11,100,000 4,400,000 15,000,000 3,400,000 4,300,000 6,100,000 5,000,000 36,850,000 4,100,000 24,7O0,0u0 Queste entrate devono far
spese : fronte alle seguenti
Debito munic'pale (capitoli 1 e 5) ec-c e t t u a t a la quinta sezione . . . . fr.
Istruzione » Servizio dei lavori (spurghi,
passeg-giate) » Assistenza . . • »
Polizia e guardia repubblicana . . . »
Amministrazione generale » Servizio del dazio consumo » Servizio delle proprietà, degii
approv-vigionamenti e dell'inumazione . . » Imposte, igiene statistiche, elezioni . » Riserva ordinaria disponibile . . . . » Riserva speciale proveniente dalla
con-versione del debito del Credito
fon-diario » Riserva indisponibile in vista di
ren-dite litigióse » 112,490,000 28,102,000 56,974,000 32,812,700 35,307 000 10,385,000 9,687,U00 2,624,000 3,604,000 1,611,000 1,700,000 2,018,000
Tal quale è stabilito questo bilancio si presenta con un aumento di fr. 4,245,411.22 su quello del-l'ultimo esercizio, ciò che del resto avviene lutti gli anni, l'er mezzo di ritocchi di tasse dei diritti inu ni ci pali si rende sempre più pesante il carico del contribuente.