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all’interno delle scienze sociali e ha dato origine a innumerevoli analisi, condotte sul

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Academic year: 2021

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I INTRODUZIONE

Il fenomeno della povertà è oggetto di studio e ricerca di indiscutibile rilievo all’interno delle scienze sociali e ha dato origine a innumerevoli analisi, condotte sul piano epistemologico, teorico, morfologico e con riferimento alla dimensione tecnica. Ciò nonostante, le molte definizioni (a volte profondamente diverse tra di loro) accumulate nel corso del tempo si caratterizzano per il fatto di essere eccessivamente ampie e vaghe o, nell’ipotesi contraria, molto puntuali, ma riduttive, lasciando la sensazione che si sia in presenza di un campo di indagine confuso e contraddittorio.

In tempi recenti si è assistito a un nuova e crescente attenzione nei confronti del tema della povertà. Tale rinnovato interesse, se da un lato risulta fortemente legato all’individuazione delle migliori strategie di stima quantitativa del fenomeno, dall’altro sembra alimentato da una ritrovata voglia di comprendere i meccanismi alla base della nascita e riproduzione delle dinamiche di impoverimento.

In altri termini, oggi, più che ieri, il dibattito sulla povertà, dopo un lungo periodo in cui si era concentrato soprattutto sulle dimensioni tecniche, come nel caso della scelta degli strumenti di misurazione, sembra necessitare di una sorta di ritorno alle origini per riscoprire il significato e le implicazioni degli assunti comunemente utilizzati nella sua caratterizzazione.

Lo stesso dibattito metodologico non sembra più accontentarsi di fornire risposte alle esigenze conoscitive tradizionali, ma prende coscienza della sua non neutralità nella identificazione delle dimensioni costitutive del fenomeno della povertà e degli specifici significati che possono emergere da ognuna di esse.

Nelle ricerche nazionali e internazionali, la parola povertà è sempre più spesso accompagnata dalla specificazione della sua natura multidimensionale, anche se, di fatto, nel passaggio alla dimensione empirica tale complessità, frequentemente, si perde facendo in modo che reddito e/o consumo continuino a rimanere gli spazi valutativi maggiormente impiegati.

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II Numerosi approcci che si definiscono in grado di analizzare contemporaneamente diverse dimensioni del fenomeno della povertà, rappresentano semplicemente delle estensioni della prospettiva tradizionale e finiscono per offrire informazioni frutto della somma di più aspetti che, però, non sono pensati in maniera integrata tra di loro: la loro utilizzazione congiunta costituisce una somma di elementi che rimangono distinti.

Da questo nasce l’esigenza di andare alla ricerca di approcci alla povertà che si rivelino in grado di rivisitare l’idea di povertà fin dalla sua dimensione concettuale.

Occorre, in altri termini, compiere una riorganizzazione dei numerosi approcci esistenti e iniziare a pensare alla costruzione di teorie sistematiche della povertà. In questo senso, uno degli aspetti centrali, a partire dal quale poter sviluppare la riflessione sulla povertà, è legato alla scelta degli spazi da considerare meritevoli di valutazione nel momento in cui ci si accinge a parlare di benessere e deprivazione.

Si tratta cioè di pensare alla povertà in chiave etica andando a riflettere sulle nozioni di benessere, di utilità e di deprivazione tradizionalmente impiegate e sulla scelta delle “dimensioni focali” in base alle quali si ritiene opportuno promuovere condizioni di uguaglianza. Ad esempio, occorre comprendere se la povertà e le strategie di contrasto alla stessa siano legate, e in quale misura, alla disponibilità di risorse, oppure se possano essere meglio comprese rinviando ad altre dimensioni come i diversi meccanismi distributivi delle opportunità a disposizione degli individui.

Uno degli approcci che oggi sembra in grado di offrire stimolanti elementi di riflessione in questa direzione è costituito dal Capability Approach formulato da Amartya Sen.

L’approccio delle capabilities si delinea come un paradigma teorico e metodologico in grado di rappresentare una nuova prospettiva di analisi nell’ambito degli studi sulla povertà capace di porre al centro dell’osservazione l’uomo nella sua complessità, nei suoi bisogni e nelle sue competenze ad agire.

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III In esso l’attenzione ai beni e alla ricchezza continua a rimanere presente; questi si trasformano in mezzi per permettere al soggetto di esplicare le sue competenze per perseguire il progetto di vita al quale egli attribuisce valore.

In quest’ottica la complessità (o più comunemente chiamata multidimensionalità) della povertà viene considerata come effetto della complessità dell’uomo e, in quanto tale, non eliminabile dall’analisi del problema, se non condannandosi alla costruzione di esiti interpretativi che rimangono estranei e poco efficaci per la comprensione delle sue manifestazioni.

La condizione di povero, inoltre, risulta essere al tempo stesso qualche cosa di oggettivamente misurabile, ma anche storicamente e culturalmente relativo e soggettivamente definito. Per tale ragione si rende necessario sviluppare dei sistemi di interpretazione teorica e di analisi empirica in grado di cogliere simultaneamente gli aspetti maggiormente significativi derivati da queste tre condizioni, avendo cura di interpretarne le sinergie.

Secondo l’ipotesi di ricerca presentata in questo elaborato, l’impianto seniano offre un valore aggiunto sostanzioso allo studio della povertà, grazie alla emancipazione dall’approccio alla deprivazione di stampo economico (e, più precisamente, di uno specifico approccio economico: quello utilitarista) permettendo una maggiore ricchezza dell’informazione, sia in termini di stima del fenomeno, sia con riferimento alla possibilità di utilizzare tali conoscenze in termini di costruzione e valutazione di adeguate politiche sociali di contrasto da parte delle istituzioni appositamente destinate a tale funzione.

Proprio a partire dall’importanza della riflessione teorica all’interno degli studi sulla povertà, il presente lavoro si apre con una ricognizione dei principali contributi concettuali alla povertà (riportati nel primo capitolo). Si tratta dei lavori provenienti dalla disciplina economica, nell’ambito della quale si trovano le prime teorizzazioni e dei lavori derivanti dalla sociologia che si caratterizza, fin dai suoi studi pionieristici, per il fatto di sottolineare l’importanza di uno studio multidimensionale della povertà e della disuguaglianza, in grado di cogliere la complessità derivante dalle influenze del contesto socio-economico nel quale l’individuo si trova ad agire.

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IV Particolare attenzione viene dedicata alla prospettiva utilitarista che rappresenta la colonna dorsale dell’approccio tradizionalmente impiegato nello studio della povertà e sulla cui attenta critica si fonda parte dell’impianto delle

Capabilities.

La riflessione si sviluppa attraverso la presentazione dei diversi modi attraverso i quali viene definito il delicato rapporto tra disuguaglianza e povertà.

Il secondo capitolo si propone di offrire una presentazione critica del panorama esistente in relazione allo studio della povertà con riferimento alle definizioni e ai metodi più comunemente adottati. Ci si sofferma, in particolar modo, sulla natura dicotomica con la quale si è andata sviluppando la riflessione sulla povertà. Nella seconda parte del capitolo si passa ad analizzare le principali misure della povertà adottate negli ultimi anni a livello europeo e nazionale.

La riflessione sullo stato dell’arte dei metodi e delle misure risulta preliminare all’approfondimento della specificità del contributo apportato dall’approccio delle capacità, presentato nel capitolo terzo del lavoro. I principali contenuti della teoria, nel corso degli anni, sono stati sottoposti a molte trasformazioni la cui considerazione non è priva di significato per la comprensione della portata esplicativa della versione definitiva; per tale ragione, i materiali relativi a questo tema sono elaborati in modo da dare visibilità alle diverse tappe del pensiero.

L’approccio seniano allo studio della povertà e della disuguaglianza, nel corso degli ultimi anni, ha assunto una importanza centrale all’interno del dibattito sulla povertà ma, allo stesso tempo, non sono mancati gli elementi di critica. Essi si sono concentrati in modo particolare sulla dimensione del metodo e, più precisamente, sui reali spazi di applicabilità nelle ricerche empiriche.

Nel quarto capitolo vengono riportati gli elementi principali del dibattito in corso tra sostenitori e oppositori dell’utilizzo dell’approccio delle capacità. Ci si sofferma anche sulle caratteristiche delle principali proposte metodologiche avanzate da differenti studiosi per permettere una migliore applicabilità. Particolarmente significativo, a tale proposito, è il contributo di Martha Nussbaum che, rifacendosi

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V alla filosofia di stampo aristotelico, giunge alla costruzione di una lista di funzionamenti con validità universale.

La crescente diffusione dell’approccio dei funzionamenti e delle capacità ha fatto si che, nella produzione scientifica odierna sulla lettura del fenomeno della povertà, costituisca un fatto raro la possibilità di trovare un saggio o un rapporto di ricerca all’interno del quale non venga esplicitamente citato il contributo di questo paradigma teorico; ciò nonostante, nelle rilevazioni empiriche la sua utilizzazione è ancora piuttosto rara, soprattutto a livello europeo, dove solo da alcuni anni ci si sta avviando verso l’introduzione di indicatori volti a osservare aspetti diversi da quelli legati alla variabile reddito (prevalentemente salute, lavoro e istruzione), che continuano a essere considerati come appendici interpretative della lettura tradizionale del concetto di natura monetaria.

Negli ultimi tempi, la crescente sensibilità verso il problema della povertà, legata anche alla specificità della congiuntura economica e sociale, ha portato i maggiori centri di ricerca nazionali e internazionali ad ampliare la loro base informativa introducendo variabili di natura non monetaria all’interno dei loro strumenti di rilevazione. Questo è particolarmente vero per l’indagine europea sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie (Eu-Silc) condotta dall’Istat. Più precisamente, i questionari dell’indagine Eu-Silc comprendono al loro interno alcuni gruppi di domande che si propongono di verificare l’accesso, o il non accesso, ad alcuni funzionamenti valutati come indispensabili, da parte dei ricercatori, per fronteggiare il rischio di caduta in condizione di povertà.

In considerazione del grande interesse di questa parte di domande, si è deciso di andare ad analizzare le variabili corrispondenti e, attraverso l’utilizzo dell’analisi fattoriale, compiere un esercizio applicativo di osservazione della povertà in termini di funzionamenti. La costruzione dei vettori di funzionamenti, in un secondo momento, è stata utilizzata, attraverso l’impiego della regressione lineare, per valutare l’influenza che essi sono in grado di esercitare sul reddito considerato variabile dipendente del modello. I risultati dell’intera applicazione sono contenuti nel quinto capitolo.

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VI Il lavoro si chiude con una riflessione riepilogativa sulla portata teorica e pratica dell’approccio delle capabilities dedicando particolare attenzione al ruolo che esso può avere in termini di conoscenza dei processi di impoverimento e di pianificazione delle politiche di contrasto più efficaci.

Quest’ultimo aspetto presenta elevati livelli di complessità la cui adeguata trattazione necessita di spazi ben più ampi di quelli attribuiti all’interno dell’economia del presente lavoro. Le ricerche confluite nelle pagine seguenti vogliono rappresentare un esercizio teorico e metodologico volto ad evidenziare la ricchezza degli elementi conoscitivi che possono derivare da una lettura sociologica della definizione di povertà sviluppata nell’ambito del Capability Approach.

Proprio questo intento ha spinto alla costruzione di una sorta di conclusione aperta. Più precisamente, ci si è concentrati sulle ripercussioni che l’assunzione di questa prospettiva può comportare nell’ambito della definizione degli obiettivi delle politiche sociali di contrasto alla povertà e nella pianificazione, programmazione e attuazione degli interventi.

Nonostante nella riflessione sulle politiche sociali sia ormai opinione condivisa, da parte delle diverse discipline interessate (si pensi alla sociologia, ma anche all’economia e alla statistica), che la riflessione intorno alla individuazione delle misure più efficaci debba compiesi all’interno di una lettura multifattoriale e multidimensionale, tale consapevolezza sembra ancora trovare alcune difficoltà nella sua declinazione operativa, in fase di costruzione e attuazione degli interventi.

La nota conclusiva rappresenta quindi un modo per riepilogare quanto fatto, ma anche una indicazione circa una possibile direzione applicativa da fare oggetto di nuove e attente ricerche.

Il dibattito su come debba essere definita e misurata la povertà è molto vasto e per molti aspetti rimane ancora oggi irrisolto. Da tale incertezza sembra svilupparsi anche parte del disorientamento e della eccessiva linearità delle politiche sociali di contrasto attualmente in vigore per fronteggiare il fenomeno della povertà. Molte sono le definizioni che vengono tradizionalmente utilizzate all’interno delle indagini empiriche ed esse costituiscono, oltre che elementi di scelta importanti da un punto

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VII di vista del metodo, anche opzioni concettuali e politiche in quanto legate alla scelta del margine di disuguaglianza che si è disposti ad accettare.1

L’approccio delle capacità si dimostra una interessante chiave di lettura per rivisitare e rendere maggiormente significativa la misurazione del fenomeno della povertà. Essa incardina il tema della deprivazione nel sistema più ampio dei processi di formazione delle disuguaglianze e offre elementi di analisi importanti per la panificazione degli interventi di contrasto di natura economica e sociale.

L’approccio delle capabilities propone, inoltre, una chiave di lettura delle problematiche dell’impoverimento più attenta ai bisogni e alle aspettative dell’individuo; tale impegno sembra particolarmente interessante alla luce dei contesti sociali contemporanei sempre più caratterizzati da istanze molto articolate e sempre meno agevolmente interpretabili attraverso logiche basate sulla tradizionale impostazione fornita dall’immagine dell’homo oeconomicus.

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1 Cfr. N. Negri, C. Saraceno, Povertà e vulnerabilità sociale in aree sviluppate, Carocci, Roma, 2003,

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