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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.43 (1916) n.2210, 10 settembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XLIII - Voi. XLVII

Firenze-Roma, 10 settembre 1916 ( E f l ^ S r "

N. 2210

Anche nell'anno 1916 l'Economista uscirà con otto pagine in più. Avevamo progettato, per rispondere specialmente alle richieste degli abbonati esteri di portare a 12 l'aumento delle pagine, ma l'essere il Direttore del periodico mobilitato non ha consentito per ora di affrontare un maggior lavóro, cui occorre accudire con speciale diligenza. Rimandiamo perciò a guerra finita questo nuovo vantaggio che intendia-mo offrire ai nostri lettori.

t i p r e z z o (li a b b o n a m e n t o è di I.. i « a m i n e a n t i c i p a t e , per l ' I t a l i a e C o l o n i e . P e r l ' E s t e r o ( u n i o n e p o s t a l e ) i. « 5 . P e r g l i a l t r i paesi si a g g i u n g o n o lo spese p o s t a l i . U n fasci-colo s e p a r a t o i,. t .

S O M M A R I O : PARTE ECONOMICA.

Questioni economiche di attualità. I/industria della seta in Russia. Il concorto del Portogallo: L. S. La produzione dello zucchero e la guerra.

NOTE ECONOMICHE E F I N A N Z I A R I E .

Le assicurazioni sociali in Rumania — La potenza econo-mica e finanziaria della Gran Brettagna — Le nostre relazioni con il Brasile.

EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.

Il rincaro dei viveri in Italia — I grandi profitti degli indu-striali americani — Il costo della vita in Inghilterra — Condi-zioni del lavoro in Inghilterra.

FINANZE 1)1 STATO.

Le entrate dello Stato nel primo bimestre dell'esercizio 1916-17 — L'aumento della sopratassa sullo zucchero - - 1 redditi agri-coli e l'imposta sui sopraprofitti — Dati statistici sulla circola-zione — II quinto prestito di guerra germanico — La situacircola-zione finanziaria della Svizzera — N u o v e imposte in Austria — La situazione monetaria in Russia — Imposta sui prodotti della pro-fumeria nell'Uruguay.

FINANZE COMUNALI. Mutui ai comuni. IL PENSIERO DEGLI A L T R I .

L'applicazione dei deliberati della Conferenza di Parigi dopo la guerra, GINO BOKGATTA — I probleneconomici dell'ora pre-tente : elettricità ed agricoltura, S. SOLEKI — L'utilizzazione delle forze idro-elettriche — I rapporti economici fra l'Italia e la Fran-cia, G. SARTI — La marina mercantile inglese c i suoi guadagni,

R. DALLA VOLTA — L'emigrazione italiana in Francia e

l'avve-nire sociale dei due popoli, GASTON VANNEUFVILLE — La sovrim-posta per l'assistenza civile. Un errore inavvertito, E. AKNAIIOLIII -- Per la nostra marina merenatile: un colloquio con l'on. Ancona.

LEGISLAZIONE DI GUERRA.

Per la vendita del carbone coke — Facilitazioni di tariffa pel trasporto di legna e fascine - Per la validità dei deliberati delle Camere di commercio — Proroga degli affitti a favore delle famiglie dei militari morti in guerra — 11 rimborso dei libretti postali intestati ai soldati dispersi in guerra — Il riordinamento delle tasse di bollo — Aumento della sopratassa di fabbrica-zione e determinafabbrica-zione del prezzo degli zuccheri — Per il mo-nopolio dei fiammiferi. L'accertamento della produzione — 11 se-questro dei beni dei sudditi nemici nei territori occupati — Norme per la mobilitazione dei militari operai — Nuove emissioni di biglietti di Stato.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

Superfici coltivate, stato delle colture e produzioni — Il re-gime forestale in Cina — La produzione del carbone in Cina — Campagna bacologica 1916 in Grecia — Il petrolio dell'Argentina. Situazione degli Istituti di Credito mobiliare. Situazione degli Istituti di emissione i t a l i a n i , Situazione degli Istituti Nazio-nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Uuito, Situazione del Tesoro italiano, Tasso dello sconto ufficiale, Debito Pubblico italiano. Riscossioni doganali, Riscossione dei tributi nell'eser-c i z i o 1014-15, Commernell'eser-cio nell'eser-coi prinnell'eser-cipali Stati nel 1915. Espor-tazioni ed imporEspor-tazioni riunite, Importazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per m e s i ) . Prodotti delle Ferrovie dello Stato, quotazioni di valori di Stato

i t a l i a n i , Stanze di compensazione, Borsa di Nuova York. Borsa di P a r i g i , Borsa di Londra, Tasso per i pagamenti dei dazi do-gannii, Tasso di cambio per le f e r r o v i e Italiane, Prezzi del-l'argento.

Cambi all'Estero, Media u f f i c i a l e dei cambi agii e f f e t t i d e l l ' a r t . 39 del Cod. conini., Corso medio dei cambi accertato in Roma. Ri-v i s t a dei cambi di Londra, RiRi-vista dei cambi di P a r i g i . Indici economici i t a l i a n i ,

v a l o r i industriali.

PARTE ECONOMICA

Credito dei principali Stati. Numeri i n d i c i nnnnali di vari Pubblicazioni ricevute. v a n e nazioni.

Questioni economiche di attualità

11 momento storico che attraversiamo è così ricco di problemi della più alta importanza da de-terminare nell'animo del pubblico il vivo bisogno di essere illuminato con frequenza sulla estensio-ne e sulla portata delle più vitali questioni e sul m o d o come si pensa a risolverle. E' questo, noi crediamo, il più delicato e difficile compito della stampa d'oggi, quando si pensi che l'opinione pubblica, la quale si va in tal m o d o formando, è poi quella che ha la maggior influenza nel guida-re l'azione segnata dal G o v e r n o e nel contribuiguida-re specialmente al buon esito dei provvedimenti e-conomici e finanziari più urgenti.

V i sono problemi della maggiore attualità per la vita ed i bisogni interni del paese ed in riguar-do ai rapporti fra le nazioni alleate, e ve ne sono altri non meno importanti che si riferiscono al dopo-guerra, ma che hanno bisogno fin da ora di una preparazione attiva e coraggiosa.

V e d i a m o n e brevemente alcuni.

*

In tema di esportazioni sono discordi i pareri fra coloro i quali trovano naturale e conveniente che in cambio di determinate merci, di cui po-trebbe permettersi la esportazione senza controllo di destinazione, l'Italia riceva in cambio milioni di lire in oro e fra coloro i quali credono necessaria una politica severa diretta ad impedire che gli imperi centrali non ricevano in via indiretta da noi approvvigionamenti di qualsiasi genere che val-gano a provvedere alla loro preoccupante de-ficienza alimentare. L a discussione si è aperta a proposito della aumentata esportazione verso la Svizzera di frutta fresche. Prima della guerra l'I-talia esportava in Svizzera non più di quattro o cinque vagoni di frutta al giorno, oggi ne esporta dai 45 ai 65 vagoni al giorno, cioè dieci volte di più senza che il consumo svizzero sia notevolmente accresciuto. E ' presumibile quindi, dato anche il fatto che i prezzi delle frutta sui mercati delle principali città svizzere sono altissimi, che la mas-sima parte sia rispedita immediatamente in Ger-mania e d in Austria. Poiché è dimostrato che la frutta costituisce il più nutriente, il più ricco ed il più gustoso cibo per l'alimentazione del popolo, si può esser certi, oggi specialmente che un altro mercato, quello rumeno, si è chiuso per gli impe-ri centrali, che quello delle frutta è un prodotto di notevole importanza che entra in territorio ne-mico e contribuisce in parte non trascurabile a colmare i più urgenti bisogni alimentari.

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866 L'ECONOMISTA 10 settembre 1916 - N. 2210 E non solo relativamente alle frutta, ma

an-cora ad altri prodotti, tutto il nostro sistema di esportazione va riveduto coll'impegno di eserci-tare su di esso la più rigorosa vigilanza, la quale d e v e mirare ancora a sradicare la mala pianta de-gli speculatori e d incettatori che p o n g o n o un bas-so interesse perbas-sonale al di bas-sopra di quello sacro della patria.

Se un d o v e r e noi abbiamo in quest'ora, cui non va disgiunto un utile per la politica economica futura, è quello di rendere più attivi i rapporti, commerciali con le nazioni alleate, rapporti i quali oggi ci renderanno m e n o oneroso I acqui-sto di materie prime e di prodotti di cui scarseg-g i a m o pei bisoscarseg-gni della scarseg-guerra, e domani a scarseg-guerra finita ci avranno aperti nuovi mercati con nostro grande vantaggio.

*

D o p o lunghe e laboriose, ma cordiali trattative svoltesi fra i rispettivi governi, è stata risolta la questione della m a n o d ' o p e r a italiana nei centri industriali francesi.

E ' inutile ricordare di quale importanza fosse questo problema per la Francia, già prima della guerra preoccupata per il suo scarso sviluppo de-mografico, e d ora, in seguito alla mobilitazione di tutta la p o p o l a z i o n e maschile valida, priva di una sufficiente quantità di operai, indispensabili spe-cialmente pel buon rendimento della produzione del materiale di guerra. E ' noto anche quali sia-no stati gli ostacoli che hansia-no fisia-nora impedito di corrispondere alla richiesta della nazione vicina : l'anormalità del nostro mercato di lavpro anche esso colpito improvvisamente dalla mobilitazione militare e dalla richiesta di mano d ' o p e r a per ur-genti operai di difesa, e la mancanza di un sa-lario sufficientemente rimunerativo. L e tratta-tive ora sono state rivolte ad esaminare le condi-zioni da offrirsi agli operai italiani: e d è stato de-ciso che esse saranno basate sull'attuale salario pagato agli operai francesi più l'aggiunta di una percentuale c o m e lavoro straordinario.

In seguito a tali accordi è imminente la parten-. za delle prime squadre di lavoratori per la f r a n - j eia, dietro richiesta di parecchi industriali.

N o i siamo soddisfatti che il problema abbia a-vuto la miglior soluzione nell'interesse dei due paesi; ma crediamo che il d o v e r e del G o v e r n o non si sia con tale accordo esaurito, essendo ora suo compito quello di esercitare sulla popolazio-ne operaia fuori dei confini una sorveglianza atti-va, inaugurando così quella nuova accorta politi-ca di emigrazione che dovrà, anche d o p o della guer-ra, esser seguita a tutela della dignità e degli inte-ressi nazionali.

A l l a dichiarazione di guerra della G e r m a n i a sono seguiti provvedimenti relativi al sindacato e d al sequestro delle aziende austriache e tede- j sche. L ' o p i n i o n e pubblica reclama che essi siano, applicati energicamente c o l p e n d o tutto e tutti sen- j za c e d e r e a nascoste influenze di cose e di per-sone. Se l ' e c o n o m i a italiana mira a rendersi indi-pendente da quella germanica, cui era stata fino-ra quasi asservita, occorre che sia tolta ogni inge-renza diretta o indiretta non solo nelle industrie, nelle banche, negli istituti pubblici, ma ancora nei rapporti privati.

N o i sappiamo c o m e sia stato frequente il caso di cessioni e di vendite simulate; per cui a ben p o c o si ridurrebbe l'applicazione dei recenti de-creti se non si provvedesse a confiscare tutto quanto era tedesco prima del nostro intervento in guerra, salvo poi a sperimentare le indagini op-portune per stabilire la legittimità dei titolari dai nuovi proprietari.

*

L a recente notizia divulgata che in Germania il Consiglio federale d e l l ' I m p e r o ha deliberato la creazione di un Commissariato Imperiale per il passaggio dell'economia di guerra a quella di pa-ce, rimette sul terreno la questione della prepa-razione economica al dopo-guerra. C o m e durante la pace la Germania si andava silenziosamente, ma senza tregua preparando alla guerra, cosi ora che più elementi fan p r e v e d e r e prossima la hne del conflitto sta apprestandosi a creare quelle misure « atte e convenienti a non far sentire o a far risentire minimamente il brusco passaggio che si avrà dall'economia di guerra alla economia di pace » . N o n sappiamo ancora quali saranno le direttive del nuovo ufficio, ma possiamo preve-dere che tutti i maggiori problemi costituiranno oggetto di studi e di proposte : la provvista di ma-terie prime per l'industria nazionale e per la nu-trizione del p o p o l o ; quello dei trasporti marittimi che sarà di vitale importanza in seguito alla scar-sità del tonnellaggio navale disponibile; altro dei noli agli effetti di evitare gli eccessi della specu-lazione; il problema della valuta per impedire che di fronte ad una esportazione minima e ad una importazione massima, essa scenda troppo in bas-so. E non solo il dopo-guerra costituisce in Ger-mania la preoccupazione dello Stato, ma ancora degli industriali e commercianti che si preparano al passaggio alla gestione di pace.

Parecchie organizzazioni si sono costituite a tale scopo. Fra altre : la « Centrale dei negozianti in c e r a l i » a Berlino; 1' « U n i o n e degli i m p o r t a t o r i » che conta fra i suoi m e m b r i l ' A . E. G . ; 1 « Union e dei commerciaUnionti i m p o r t a t o r i » a Brema; 1 « U nione dei commercianti importatori » ad A m b u r go. A d esempio alla seduta inaugurale dell' « U -nion » di Berlino, il presidente ha precisato le fun-zioni della nuova organizzazione :

1° fissazione delle condizioni per l'acquisto di merci; 2" riporto razionale dei mezzi di trasporto e tonnellaggio; 3" riparto razionale dei mezzi di pagamento: 4° riparto delle materie prime acqui-state durante il p e r i o d o transitorio.

N o n ci f e r m i a m o a discutere gli effetti di que-sto n u o v o intervento dello Stato nella vita econo-mica nazionale; qui ci limitiamo a trarre dal prov-vedimento, le norme che indichino il nuovo d o v e r e che si i m p o n e anche agli Stati alleati e con essi all'Italia. Noi che abbiamo imparato, purtroppo a nostre spese, quanto siano state dolorose le conseguenze della impreparazione militare, dob-biamo ora cercare di p r o v v e d e r e a t e m p o per e-vitare che uguali errori si ripetano nel c a m p o e c o n o m i c o poi che la pace sarà fatta. E ' v e r o che l ' e c o n o m i a chiusa della Germania rende in quel paese più gravi e più urgenti una quantità di pro-blemi che presso di noi si presentano con minori difficoltà, ma ciò non toglie che sia ugualmente ponderoso il c o m p i t o di preparare fin d ora il paese a subire il minor danno dal passaggio dalla guerra alla pace.

N o i d o b b i a m o mirare che questa transizione/ avvenga senza scosse fatali, senza pericoli e sen-za danni, e che anche d o p o la guerra non si ral-lenti nè si arresti, m a continui fervida l'opera che

è per il m o m e n t o tutta rivolta ad affrettare l'ora della vittoria.

N o n f a r e m o un'analisi del vasto c a m p o che de-v e aprirsi alla nostra attide-vità a pace compiuta, per-chè di alcune questioni già ci siamo occupati e di altre ci andremo via via occupando; ma sentia-m o di dover ripetere che, più di quanto non si

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10 settembre 1916 - N. 2210 L'ECONOMISTA 867

L'industria della seta in Russia

L'industria della seta è andata acquistando in Italia, e fin da tempi già antichi una importanza sempre crescente e quindi riteniamo non privo di interesse fornire qui alcuni dati su questa indu-stria in Russia, allo scopo di far conoscere ai pro-duttori ed esportatori italiani questo vastissimo

mercato col quale, se vorranno, potranno certo al-lacciar relazioni della massima importanza.

Fra le industrie sulle quali la guerra ha avuto una cattiva influenza, non è certo fra le ultime, l'industria serica. Cessata quasi completamente la esportazione e l'importazione delle sete e dei bozzo-li, essa è venuta a trovarsi in una situazione così diffìcile che può quasi chiamarsi crisi.

La Russia in questo ramo della sua attività in-dustriale dipende completamente dall'estero tanto per l'esportazione che per l'importazione.

Cessata l'esportazione, l'ultimo raccolto dei boz-zoli è restato completamente nei magazzini dei pro-duttori, ciò che può dar luogo a conseguenze

di-sastrose, fra le quali non ultima quella della for-zata diminuzione nella produzione dei bozzoli.

A sovvenire ad un tale pericolo, la Ranca del-l'Impero ha aumentato da 60 al 75 % gli anticipi.

Per quel che concerne l'esportazione, l'industria tessile serica viene a trovarsi in una situazione assai diffìcile, causa la quasi assoluta mancanza di materia greggia e la scarsezza della valuta e-stera. I produttori non hanno potuto rifornirsi al-l'estero e i telai sono costretti ad un lavoro così limitato che poco differisce da una quasi completa inazione.

La Russia esporta annualmente all'estero delie j grandi quantità di bozzoli e importa dall'estero la , maggior parte del materiale greggio lavorato dalle i sue fabbriche.

i Nella tabella che qui sotto riproduciamo, si trn-! vano le cifre relative all'esportazione ed importa-i zimporta-ione nel corso deglimporta-i ultimporta-imimporta-i quattro annimporta-i, importa-in

raf-1 fronto colle ci'fre medie degli anni 1901-1905 e

1906-| 1910: I A N N I 1901-1905 1906-1910 1911 . . 1912 . . 1913 . . 1914 . .

Importazione Esportazione riguardo all'esportazione Importazione - f o — migliaia di

pud's

migliaia di

rubli migliaia di pud's migliaia di rubli

migliaia di pud's migliaia di rubli 98,8 131,5 215,5 210,3 241.0 119,9 14.011,0 21.425,0 29.161.2 29.381,0 34.542,8 24.097.3 101,6 138,0 132,4 119,7 127,3 23,7 2.192,0 6.134,0 6,212,7 5.016,6 4.517,2 611,6 — 2,8 - 6,5 + 83,1 + 90,6 + H3,7 + 96,2

_

- 11.819,0 - 15.291,0 - 22.948.5 - 24.364,4 - 30.025,6 - 23.485.7 Da questa tabella si vede che malgrado la

dimi-nuzione intervenuta nel corso degli ultimi anni, l'esportazione di seta dalla Russia è sempre molto alta, ' e l'importazione accenna essa pure ad un au-mento costante, che supera sempre (meno quella del 1914) le cifre dell'esportazione.

D'altra parte, mettendo a raffronto le cifre di e-sportazione e quelle d'importazione, si rileva anche una differenza nel valore. Ciò si spiega col fatto che la maggior parte delle esportazioni è costituita da bozzoli e da cascami, mentre l'importazione si basa principalmente sulla seta greggia; sopra un prodotto quindi, che ha un valore di gran lunga superiore.

I setifìci impiegano una gran quantità di seta greggia e sarebbe certamente più vantaggioso di lavorare i bozzoli nelle regioni stesse ove la seta viene sottoposta ad ulteriore definitiva lavorazione, diminuendo cosi sensibilmente l'importazione di seta greggia estera nell'Impero. Ma per ciò fare

l'industria serica russa non è abbastanza sviluppa-ta, nè si può supporre che essa possa essere al caso di fare assolutamente da sè, in un avvenire molto prossimo. Al Caucaso per esempio, ove la produzione dei bozzoli è più intensa, la lavorazione di essi è operata in condizioni assolutamente pri-mitive, e lo sviluppo di questo ramo d'industria si trova fortemente ostacolato dalla concorrenza fatta dalle sete estere. Si potrebbe dire che ci aggiriamo, nel caso presente, in un circolo vizioso, ma va

con--siderato che l'importazione della seta estera è una abitudine inveterata, La quale fornisce grandi co-modità ai fabbricanti. La lavorazione indigena in-vece costa molto, causa la imperfezione dei metodi impiegati, e da un altro lato l'abitudine, inveterata anch'essa di questi metodi primitivi, ne ostacola a sua volta il perfezionamento.

Anche nel Turkestan vi è forte produzione di boz zoli; ma la lavorazione di essi è operata da piccoli industriali domestici e questa produzione di mate-ria che ha appena traversato il primo stadio di preparazione, basta appena ai bisogni dell'indu-stria serica locale, mentre la più gran parte dei produttori di bozzoli, preferisce vendere i suoi pro-dotti all'estero, per le ragioni che abbiamo addotto più sopra quando facemmo parola del Caucaso. 11 60-80 % dei bozzoli del Turkestan è spedito a Mi-lano e- a Marsiglia.

Si deve osservare però, che nella zona di Mosca i fabbricanti di seta hanno accennato, in questi ul-timi anni, a volersi occupare con più assiduità del-la del-lavorazione dei bozzoli, specialmente di quelli provenienti dal Caucaso e dal Turkestan. Ma è un tentativo che non presenta ancora risultati degni di nota, essendo assai ridotto il numero di officine speciali per il trattamento dei bozzoli.

Si aggiunga che il dazio d'entrata delle sete e-stere in Russia è talmente basso, che i fabbricanti russi trovano senza dubbio ogni loro vantaggio a far venire sete dal di fuori e ciò non favorisce certo lo sviluppo dell'industria di smatassamerito dei bozzoli in paese.

Non sappiamo quali potranno essere le sorti di questo importante ramo industriale dopo la guerra; quale sarà la situazione in cui verranno a trovarsi l'esportazione e l'importazione della seta quando sarà superato l'attuale periodo così diffìcile. Molto dipenderà crediamo anche dai nuovi trattati di com-mercio che si stipuleranno a guerra finita.

Per concludere forniamo una tabella, nella quale sono indicate, l'esportazione e l'importazione della seta sotto i suoi vari aspetti, dal 1901 al 1914. Esportazione

B o z z o l i Seta greggia Cascami di seta Filati di seta T o t a l e A N N I

migliaia

di pud's migliaia di rubli m i g l i a i a di pud's di rubli migliaia

migliaia di pud's

migliaia

di rubli di pud's migliaia

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868 L'ECONOMISTA Importazione

10 settembre 1916 - N. 2210

B o z z o l i Seta greggia Cascami di seta Filati di seta T o t a l e A N N I

migliaia

di pud's migliaia di rubli

migliaia di pud's migliaia di rubli migliaia di pud's migliaia' di rubli migliaia di p u d ' s migliaia

di rubli migliaia di pud's

migliaia di rubli 1901-1905. . 1906-1910. . 1 9 1 1 . . . . 1912. . . . 1913. . . . 1 9 1 4 . . . . 10.5 33,0 35.6 56,3 L9 522,5 1,830,3 1.763,2 3.457,7 100,2 69,39 93,0 92.7 91.8 61,6 18.073,0 22.847.0 22.433,9 24.404,8 18.329.1 47.4 79,2 68,8 75,6 37.5 1.728,2 2 604 9 2.740.9 3.353,0 1.913,8 3,0 3,6 10,3 13,1 17,3 18,7 733,0 798,8 1.908,6 2.447.0 3.327,4 3.754.1 98,8 130,89 215,5 210,2 241,0 119,7 14.011,0 21122,5 29.190,8 29.385,0 34 543,2 24.097,2

-11 concorso del Portogallo

I giornali inglesi commentano con viva soddisfa-zione l'entrata nelle' file dell'Intesa, del più antico fra gli alleati della Gran Brettagna.

La decisione fu determinata dalle recenti visite a Londra dei suoi Ministri di finanza® di affari esteri. Com'è noto, il Portogallo si era impegnato sin dalla fine del 1914 adi aiutare militarmente gli Alleati in Africa; ora la promessa si è estesa all'Europa. L'In-ghilterra fornirà il necessario aiuto economico sotto forma, secondo informazioni del Ternps, «i,i Buoni del Tesoro, pagabili tra due anni mediante un pre-stito all'estero emesso dai Portogallo e « f a v o r i t o » dall'Inghilterra. L'Inghilterra era pure disposta ad acquistare al prezzo di Ls. 3.000.000, quelle fra le navi tedesche, sequestrate dal Portogallo, di cui questo potesse privarsi, ma esso preferì noleggiarle (a 14 scellini 3 d. per tonnellata l'orda) a rischio e spese dell'Alleata.

II Portogallo aderisce tanto più volentieri all'invi-to di più estesa cooperazione in quanall'invi-to era da tem-po penosamente conscio di una subdola e persisten-te penetrazione persisten-tedesca e il suo orgoglio nazionale era stato umiliato da alcune voci che correvano prima della guerra, circa ima proposta che gli sa-rebbe venuta da parte Anglo-tedesca di acquisto delle sue colonie, proposta suggerita dalle sue poco floride condizioni finanziarie. Sin dai primordi della guerra, una incursione tedesca nell'Angola provocò la prima offerta d'aiuto del Portogallo all'Inghilter-ra, sua secolare alleata. Ma il passo non ebbe al-lora seguito causa le preoccupazioni interne che agitavano ii paese.

L'aspra controversia fra i democratici, fautori della Repubblica e i più moderati evoluzionisti, rap-presentanti la maggioranza della popolazione rura-le e appoggiati dalla gran massa dell'esercito, fu risolta dalia vittoria democratica alle elezioni

ge-nerali. Una vigorosa politica estera era però osta-colata dai dissidi fra i tre partiti, disputantesi il potere, dalla 'fallita insurrezione in favore della Monarchia, avvenuta nello scorso settembre, e dalla continua instabilità del Gabinetto democratico. T a l i condizioni vennero però a modificarsi in modo da permettere la formazione, nello scorso marzo, di un Ministero nazionale, composto di evoluzionisti e di democratici. A quanto pare gli unionisti partecipe-ranno anch'essi ad un Gabinetto di coalizione quan-do il Portogallo entri attivamente in campo. Si pre-senta dunque come probabile un Ministero nazio-nale; ciò che varrà ad evitare nuove lotte intestine. La costituzione Repubblicana del 1911 ammette la revisione dopo un periodo di 5 anni; il termine sa-rebbe scaduto il 21 agosto p. p. Gli evoluzionisti, nella speranza che nuove elezioni favorirebbero il loro partito, avevano chiesto che fosse accordato al Presidente facoltà di sciogliere il Parlamento. Ma essendo soggetto ad opzione il valersi o meno di quell'articolo dello Statuto, fu deciso di rinviare la revisione al prossimo termine' di 5 anni ed è proba-bile che, nel frattempo, un successo delle armi Por-toghesi consoliderà vieppiù la Repubblica.

I monarchici reazionari e ultramontani, accoglie-rebbero a braccia aperte una restaurazione pur de-terminata dall'intervento tedesco. D'altra parte gli ispagnuoli germanofili appoggerebbero ima Unione Iberica, la quale fonderebbe in uno i due regni o ridurrebbe il Portogallo al vassallaggio sotto uri re

probabilmente più reazionario eli Alfonso X I I L Una vittoria tedesca rappresenterebbe quindi una gran minaccia alla vita nazionale portoghese e le

forze della Repubblica sono bene irnpiegate aiutan-do l'Intesa, affinchè quella non possa effettuarsi.

La preparazione militare è bene avviata giù da vario tempo; una divisione di 22.000 uomini fu mo-bilitata e altre due lo saranno tra breve.

Quanto al lato finanziario diella situazione, chi tratta, di questo argomento meli'E con omist da cuti-togliamo queste note, non crede vi sia motivo a du-bitare. Il debito dello Stato è bensì piuttosto grave, ma d'altronde ii suoi valori non subirono serie

alte-razioni in causa della guerra, il paese possiede va-ste risorse che attendono di essere pova-ste in valore. I suoi uomini politici sono i primi nel riconoscere la

ne-cessità che s'impone di sviluppo interno, di più estese irrigazioni, di strade e ferrovie, di una migliore cul-tura elementare e tecnica, e com'ebbero essi stessi ad esprimersi, sarà desiderabile che la sua politica coloniale divenga quanto più possibile inglese; a-dotti cioè, i sistemi civili posti in azione dall'Inghil-terra con tanto successo presso le popolazioni indi-gene delle sue colonie, impedendo così che si rinno-vino i deplorevoli scandali avvenuti alcuni anni or sono.

L. S.

La produzione dello zucchero e la guerra

L a produzione mondiale di zucchero sii era aggi-rata negli ultimi anni attorno ai 18 milioni di ton-nellate, delle quali circa 8 milioni di zucchero di barbabietola e 10 milioni di zucchero di canna.

Tra i paesi grandi produttori dii zucchero d'i bie-tola figurano la Germania, l'Austria-Ungheria, la Russia, gli Stati Uniti, mentre lo zucchero di can-na è per gran parte fornito da Cuba, da Giava, dal-le isodal-le Hawaii, da Porto-Rico, daldal-le Filippine.

Lo scoppio d'elle ostilità nel memorabile agosto 1014 doveva necessariamente subito colpire in pieno il mercato degli zuccheri e recare gravissimi per-turbamenti e squilibri nei paesi europei ed extra-europei, sia nel campo della produzione, sia in quel-lo del consumo, squilibri che resero necessario l'in-tervento ripetuto dei rispettivi governi con provve-dimenti svariati.

La ftsonomia assunta, nei periodi successivi, dal-l'agosto 1914 ad oggi, dai paesi produttori e consu-matori di zucchero, offre così grandi e così nuovi e così impreveduti elementi d,i studio, da permettere di presentare documentate pagine di storia econo-mica delle nazioni belligeranti e neutrali come ha fatto il Bollettino degli agricoltori italiani in un pre-gevole articolo di O. Munerati.

Imperi centrali. — La Germania aveva prodotto nel 1913-14 2.725.000 tonnellate di zucchero, e, quale forte fornitrice del mercato inglese, ne aveva, nel gennaio-luglio 1914, già esportato nella Gran Bre-tagna un grande contingente.

Naturalmente cessato, con l'inizio della guerra, ogni scambio colla potentissima rivale, il Governo emanava decreti destinati ad attenuare il più possi-bile le conseguenze della grave crisi, regolando, an-che per i prezzi, il commercio interno e aprendo nuo-vi sbocchi d'i consumo.

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10 settembre 1916 - N. 2210 L'ECONOMISTA 869 Ora, quali sorprese presentava il 1915? Il grande

consumo di zucchero richiesto per le armate, l'uso dello zucchero nella panificazione, la necessità di impiegare lo zucchero nell'alimentazione del caval-lo, lo scarso raccolto delle bietole stesse, dovevano condurre fatalmente a uri rapido assottigliamento delle riserve.

In breve: si avrà, in Germania, una vera carestia di zucchero, e a poco varranno, sino a nuovo rac-colto, le ordinanze vietanti nel modo più assoluto l'impiego dello zucchero e delle melasse per farne alcool, la riduzione a metà del quantitativo di zùc-chero nella fabbricazione del cioccolato, la creazio-ne di una « carta » anche per lo zucchero, e simili. Ond'è che non solo veniva ultimamente revocato il decreto che aveva costretta alla limitazione della cultura nel 1915, ma il Ministero di agricoltura del Regno di Prussia emanava una circolare propu-gnante anzi una maggiore estensione di superficie rispetto al 1914, col consiglio di aumentare la cul-tura possibilmente del 20 al 25 per cento. Tra le al-tre motivazioni sono degne di rilievo : la constata-zione, che malgrado il non abbondante raccolto di grano e patate del 1915, il prodotto era stato egual-mente sufficiente pe.r il paese; e la possibilità di e-sportazione verso altri mercati.

Della Gei-mania si conosce infine che furono in al-cune fabbriche impiegati come operai i prigionieri di guerra, e che sarà aperto quest'anno, presso lo Istituto degli zuccheri di Berlino, un corso speciale di chimica di zuccherificio per le donne.

E' accertato ancora che tutti i febbrili tentativi alla ricerca di un surrogato della juta per la confe-zione dei sacchi non hanno avuto alcun successo. Dall'Austria-Ungheria si hanno notizie molto li-mitate e molto più frammentarie : in generale il go-verno austro-ungarico seguì quello della Germania nell'emanare provvedimenti interni; si sa, inoltre, che nel 1915 si ebbe una limitazione di superficie del 30 per cento in Austria e del 44 per cento in Unghe-ria.

Francia. — Dell'industria degli zùccheri in Fran-cia si sono frequentemente occupati anche i gior-nali politici che giungono regolarmente in Italia. Da una produzione di oltre 750 mila tonnellate della campagna 1913-14 si scese a circa 300 mila nel 1914-1915, mentre per la campagna del 1915-lfi si parla di un prodotto complessivo di poco più di 150 mila tonnellate ! Il Governo dovette tosito provvedere

a rifornire il .mercato interno, introducendo circa 50 mila tonnellate di zucchero dall'Italia e il resto, per grandissima parte, dalle Americhe. Un contrat-to col Governo russo per la fornitura di 400 mila tonnellate, da trasportarsi per la via dei Dardanelli, non poteva avere effettuazione per le note ragioni. L'industria degli zuccheri in Francia fu provata a tutte le preoccupazioni e a tutti i disagi, sia pure a prescindere dalle condizioni create alle fabbriche situate nelle provincia invase, Tra l'altro, essa si trovò, alla fine del 1915, persino sotto la minaccia di una requisizione di tutte le bietole, da destinarsi alla estrazione diretta di alcool per l'Amministrazio-ne militare; ma fu possibile scongiurare ir: tempo il gravissimo provvedimento. Il costo di produzione del quintale di zucchero per il solo maggior prezzo del carbone è crésciuto della differenza da meno di tre franchi delle annate precedènti a 14 nel 1915; e alcune fabbriche, anche per il maldestro racimolato personale operaio, videro salire il costo di fabbri-zione a cifre paraboliche. Aggiungasi le enormi dif-ficoltà per il ritiro del seme dalla Russia, per cui sino a metà gennaio nessun accordo si era potuto stipulare tra il Governo di Parigi e quello di Pie-trogrado.

Russia. — E' noto come nella Russia la coltiva-zione fosse andata, con l'efficace appoggio del Go-verno, costantemente estendendosi nell'ultimo de-cennio : al punto che nel 1914 l'impero moscovita ve-niva secondo, dopo la Germania, tra i paesi grandi produttori di zucchero di barbabietola, con tonnel-late 1.939.000 di zucchero, mentre dieci anni prima ne aveva prodotto poco più della metà. Invece nella teste decorsa campagna la produzione in bietole sa-rebbe stata scarsa e piuttosto gravi le difficoltà di approvvigionamento delle fabbriche. Chiusa ia boc-ca dei Dardanelli, non sarebbe stata possibile

l'e-sportazione ciie verso l'Inghilterra per Arcangelo; ma l'immensa distanza del porto nordico- dai centri zuc-cherieri, clic sono nella Russia del sud, aggravata dall'ingombro delle linee ferroviarie a scopo milita-re, non avrebbe potuto assolutamente permetterla.

Fortunatamente, un fenomeno muovo-e impreve-duto .si affacciava nel mercato interno: e cioè un

improvviso notevole maggiore consumo di zucchero da parte delle classi popolari. Il fenomeno trovereb-be la sua spiegazione nella proibizione delle trovereb- bevan-de alcooliche, che avrebbe spinto la popolazione ver-so un maggior uver-so dii zucchero.

L'industria dello zucchero di barbabietole avrà in-dubbiamente un grande avvenire nella Russia. Si annuncia al riguardo che il Governo il quale, come per il passato, continua ad esercitare la suprema tutela sulla industria, non permetterà d'ora innanzi che l'impianto di fabbriche di grande potenza,

men-tre le fabbriche di basso contingente dovranno es-sere pronte per la prossima campagna a produrre almeno 25 mila quintali dii zucchero; e siccome mol-tissime fabbriche sono attrezzate per una produzio-ne di poco più della metà^ così esse dovranno prov-vedere ad ampliare subito i loro impianti.

Tutto dunque fa ritenere che dopo la pace la Rus-sia diverrà .il ipiù grande centro produttore di zuc-chero dell'Europa; e poiché le condizioni specialis-sime dell'ambiente permettono di ottenere lo zucche-ro ad un costo relativamente molto basso, così i com-petenti opinano ohe lo zucchero russo eserciterà una grande pressione sul mercato, europeo.

Paesi invasi. — Da una recente corrispondenza dalla Germania, pubblicata in un giornale ameri-cano, appariva come l'ultimo raccolto sia stato cal-colato nel Belgio per un prodotto di 80 a 90 mila tonnellate. Senonchè, quasi una metà delle bietole furono impiegate dall'Amministrazione militare teu-tonica per l'alimentazione dei cavalli. Non avendo l'Olanda merce disponibile, vi sarà nel Belgio un grande deficit di zucchero per la popolazione civile. Nella Polonia russa varie fabbriche vennero uti-lizzate a scopi diversi dall'autorità tedesca: le une trasformate in ospedali, le altre in officine di ripa-razioni meccaniche, altre in fabbriche di mangimi; per gii zuccherifici non chiusi, è concessa una lavo-razione ridotta al 40-50 per cento sotto il controllo

del governo tedesco.

Quantità notevoli di zucchero, appartenenti a indu-striali . e banchieri, venivano, pure nella Polonia, confiscate dalle autorità militari germaniche. Vice-versa, per rappresaglia, il Governo russo confiscava nel sud dell'impero una grande azienda della nota Casa di Klein Wanzleben, per costituirvi una gran-de raffineria.

Inghilterra. — Il mercato inglese fu sempre la vo-ragine che ingoiò la sovraproduzione di zucchero dei grandi paesi produttori. Della quantità totale importata in Inghilterra nel 1913, calcolata in ton-nellate 2.132.000, circa il 60 per cento era stato in-trodotto dagli Imperi centrali; in eguale misura era-no procedute le importazioni nella prima metà del 1911. D'improvviso, nell'agosto 1914, il Governo bri-tannico si trovava alle prese con uno dei più gran-diosi problemi di rifornimento: non potendo con-tare sul contingente del Belgio e della Francia, o su quello della Russia bloccata, l'Inghilterra dove-va rivolgersi alle Americhe o all'Asia, con importa-zioni da Cuba, da Giava, dalle Indie britanniche, dal Brasile, da Haiti-San Domingo, ecc.

La situazione dell'Inghilterra per quanto riguarda gli approvvigionamenti dello zucchero fece tornare nuovamente di attualità il motto degli agrari ingle-si « zucchero britannico per la Gran Bretagna », ma non sembra che neanche stavolta la propaganda sia destinata a scuotere efficacemente il Governo e gli agricoltori.

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870

Le quantità dii zucchero di barbabietola importa-te negli Stati Uniti andarono perciò proporzional-mente md'ucendosi sino a divenire trascurabili.

Ma altre e ben più grandiose sono le aspirazioni del Paese: si annuncia nientemeno ohe, di colpo, in un anno, si mira a triplicare la produzione, sorpas-salo cioè i 2.000.000 di tonnellate! Nel Texas una sola Società di banchieri porterebbe la propria su-perficie dai 17 mila ettari del 1915 a 214 mila ettari nel 1916. Ai lavori sarebbero adibite famiglie di ar-meni afuggite alle persecuzioni dei turchi e migliaia di lavoratori portoghesi e spagnuoli e negri già im-piegati nella costruzione del Canale di Panama. Cu barbabietola andrebbe a sostituirsi al cotone, di cui il Texas figurò sempre1 f r a i più grandi paesi

pro-dutori; in Egitto, invece, era stato il cotone a sosti-tuirsi alla bietola.

Comunque, è indubbio che gli Stati Uniti si prepa-rano con grande lena a sottrarsi completamente al peso dell'importazione dello zucchero di canna; non solo, ma nel Paese, per iniziativa dei Governo, ferve anelile lo studio serio e attivo del problema della pro-duzione del seme di barbabietola.

L'Italia'?

Eira naturale ohe la guerra esercitasse la sua spe-cifica influenza anche sul nostro Paese.

L'industria italiana sr trovava, nel 1914, ancora sotto il peso della relativamente enorme sovrapro-duzione della campagna del 1913, e per la impossi-bilità sino allora d'esportare aveva dovuto imporsi una riduzione di accaparramenti in materia prima per la campagna successiva. Ma poiché accade tal-volta che a crisi di sovra.prodiuzione succedano crisi di deficienza, ciò che per l'industria, dello zucchero si verificò, come abbiamo veduto, nella stessa « ocu-lata e preveggente » Germania, due fatti dovevano cambiar faccia alla situazione del nostro mercato: l'esportazione di 65 mila tonnellate di zucchero ita-liano nella Francia e in Inghilterra, avvenimento che fu salutato come consolante liberazione degli « s t o c k s » interni, e, assolutamente inaspettati e per-niciosi, sia per gli agricoltori, sia per gl'industriali, lo scarso prodotto e la pessima qualità delle bietole del 1915.

Frattanto i pi Ci alti prezzi dei cereali e della ca-napa e le temute difficoltà dei trasporti dovevano porre la barbabietola da zucchero in condizione di palese inferiorità di fronte adi altre culture, e la grande carestia dell'alcool metteva in grado i di-stillatori d'i offrire prezzi che , per l'industria stessa esercitata in condizioni normali, vanno considerati insostenibili od assurdi.

A guerra finita, quando, rapidamente, o a poco a poco, le correnti rientreranno nei loro alvei, qua-le piega prenderà il mercato intemazionaqua-le degli

zuccheri?

Tutte le considerazioni e i fatti che abbiamo espo-sti condurrebbero a presumere che avremo un'acuta crisi di sovraproduzione: lo zucchero coloniale di-varrà (il concorrente sempre più minaccioso

del-lo zucchero di barbabietola.

Quanto agli Imperi centrali, non si potrebbe con-cepire una radicale limitazione nei contingenti di produzione: la barbabietola è, per quei paesi, il rac-colto più naturale, cioè quello che con la patata co-stituisce 11 caposaldo delle culture da rinnovo. Don-de la necessità di sbocchi per lo smaltimento Don-del so-vraprodotto.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Le assicurazioni sociali in Rumania

Le assicurazioni sociali sono state introdotte in Romania soltanto nel 1912, e la loro applicazione non ha ancora raggiunto un assetto definitivo.

La legge romena sulla organizzazione dei mestie-ri, del credito e delle assicurazioni operaie com-prende, per (pianto concerne l'assicurazione contro le malattie e contro l'invalidità e la vecchiaia, tutti gli operai, senza lìmite di salario, dell'industria, delle miniere e cave, dei mestieri ed i padroni; per quanto invece riguarda l'assicurazione infortuni la legge comprende tutti gli operai (inclusi i capi-ma-stri, sorveglianti, ecc.) delle imprese industriali, delle costruzioni, miniere e cave, lavori boschivi, ferrovie e lavori agricoli nei quali è fatto uso di

macchine. Gli impiegati di commercio ed il perso naie degli uffici amministrativi non partecipano a nessun ramo della assicurazione sociale.

Assicurazione contro le malattie. — L'assicura-zione contro le malattie è totalmente a carico degli assicurati. Le quote sono identiche in tutto il paese e per tutte le professioni; una sola mutualità ob-bligatoria funziona per gli assicurati di tutto il paese.

Le quote degli assicurati sono calcolate, secondo la media del salario delle diverse clasisi e rappresen-tano circa il 2 % dei salari, per coloro che guada-gnano fino a cinque lire al giorno. Tale salario es-sendo il massimo calcolato per l'assicurazione con-tro le malattie, è evidente clic il tasso dèi 2 % viene applicato nella minoranza dei casi; mentre è nor-male un tasso inferiore.

Le prestazioni dall'assicurazione, oltre la cura medica,comprendono dei soccorsi pecuniari del 50 % e del 35 % dei salari medii nonché indennità "per spese funebri varianti da 125 a 200 lire.

Nel primo anno dell'applicazione della legge, le quote e le spese dell'assicurazione contro le malat-tie furono :

Quote incassate L. 2.639.805,30 Spese per soccorsi pecuniari,

medi-cine, ecc. L. 826.463,44 Onorari di medici,

infer-mieri e domestici . . » 573.368,51 Pigioni, materiale, ecc. . » 299.071,09

Totale . . . ». 1.698.903,04 L'eccedente delle quote sulle spese, durante il pri-mo anno, deriva dal fatto che l'Organizzazione dei servizi di assicurazione è stata raggiunta, durante la prima metà dell'anno, gradualmente, mentre il pagamento delle quote ha avuto luogo fin dal prin-cipio dell'anno. Tale eccedente è stato assorbito in gran parte dalle spese del secondo ahno

dell'assicu-razione, c.iò che dimostra che gli operai cominciano a profittare sempre più dei vantaggi della legge.

Dalla seguente tabella, indicante la proporzione delle diverse specie di spese nell'intervallo dal 1° a-prile 1912 al 1° febbraio 1914, risulta che gli assicu-rati ricevono in cambio delle loro quote quasi 1*80 per cento in indennità e servizi in caso di malattia : Soccorsi pecuniari e indennità per spese

funebri 34,8 % Medicine, cura negli ospedali, trasporti di

infermi 17,4 % Onorari di medici, infermieri, levatrici . 26,8 % Totale . . . 79,0 % Salari d'impiegati ausiliari, pigioni, mobilio, stam-pati, illuminazione, riscaldamento, ecc. 21 %.

Il piccolo tasso di spese di amministrazione deri-va dal fatto che una gran parte di tali spese viene, secondo la legge, sostenuta dallo Stato, il quale, oltre l'organizzazione centrale, paga quasi tutti gli impiegati" dei 118 uffici di pagamento locali (circa L. 400.000 all'anno).

Anche i principali padroni sopportano degli ag-gravi indiretti con le spese di amministrazione de-rivanti dall'obbligo di tenere la contabilità delle ri-tenute di salario e di tener al corrente le carte-quietanze di un gran numero di operai, sulle quali devono essere posti i bolli dell'assicurazione contro le malattie e di quella contro l'invalidità e la vec-chiaia.

D'altronde il fatto che, secondo la legge, l'razione contro le malattie è a carico degli assicu-rati, non ha impedito alle grandi imprese industriali di sopportare in generale, oltre le spese di ammini-strazione, altre importanti spese supplementari per migliorare il trattamento degli operai in caso di ma-lattia; alcune di esse hanno costruito degli ospedali, dei bagni, ecc.

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10 settembre 1916 - N. 2210 7

Non si è potuto invece constatare una situazione similmente soddisfacente nelle piccole industrie e mestieri, che formano lu maggior parte delle indu-strie rumene non centralizzate. L'aggravio imposto agli indipendenti è stato trovato spesso troppo pe-sante e sproporzionato ai loro' guadagni reali. Ciò deriva dal fatto che la legge non ha tenuto abba-stanza conto della situazione economica molto va-riabile di coloro che essa definisce come padroni artigiani (mastri d'arte che lavorano soli per loro proprio conto), che sono talvolta importanti im-prenditori commerciali, ma anche molto spesso dei poveri operai che lavorano per proprio loro conto.

Assicurazione contro gli infortuni. — L'assicura-zione contro gli infortuni è, secondo la legge, inte-ramente a carico dei padroni, che sono costituiti in una mutualità unica ed obbligatoria per far fronte alle spese. Per una parte delle imprese sot-toposte all'assicurazione viene applicato il sistema della ripartizione, completato colla costituzione di riserve analoghe a quelle previste dalla legge tede-sca : per un'altra parte delle imprese soggette al-l'assicurazione, che la legge considera come meno permanenti, vien applicato il sistema dei capitali costitutivi. Nei due sistemi vengono ripartite a fine d'anno le somme da completarsi (rendite o capitali costitutivi).

I benefici di tale assicurazione sono'quasi iden-tici a quelli previsti dalla legge tedesca; ma poiché i padroni non contribuiscono alla assicurazione con-tro le malattie, i sinistrati cadono a carico dell'as-sicurazione contro gli infortuni fin dal giorno del-l'accidente.

Al principio i salari di oltre 5 lire al giorno con-tavano per l'assicurazione soltanto per tale somma più un terzo, come in Germania; in seguito alla modificazione della legge, è stato ammesso il mas-simo di lire 2400 all'anno, secondo il sistema au-striaco.

P e r il primo esercizio (aprile 1912-aprile 1913) siN

possono indicare i seguenti risultati:

Le industrie soggette alla legge essendo ripartite in 13 classi di rischio, i cui coefficienti, variano tra 1-28, tutti i rischi di una stessa classe avendo lo stesso coefficiente, il numero delle unità di rischio fu :

Per la prima sezione (industrie permanenti), Unità 507.587.772; salari: L. 45.407.301;

per la seconda sezione (regime dei capitali costi-tutivi), Unità: 1.165.416.242; salari: lire 49.507.387.

Per facilitare la comparazione, bisogna notare che, se tali coefficienti di rischio vengono moltipli-cati per tre, si verificano prèsso a poco i coefficienti medii delle classi corrispondenti della classifica-zione austriaca.

Per quanto concerne le macchine agricole (sezio-ne 3"), hanno preso parte alla ripartizio(sezio-ne 6204 mac-chine trebbiatrici e 126 carri autotrattori. I risultati della ripartizione hanno dato :

per la prima sezione una quota di lire 0,46 per 1000 unità;

per la seconda sezione una quota di lire 0,56 per 1000 unità di rischio;

ed una quota d;i lire 4,78 per trebbiatrice e lire 11,26 per carro autotrattore.

Le spese fatte da tali quote si compongono di: Spese mediche e farmaceutiche

Ai-retrati di rendite

Spese di amministrazione . . . . Fondi di riserva la e 31 sezione . .

Capitali costitutivi della 2a sezione .

L. 111.019,64 114.314,52 36.990,25 162.143,10 501.129,72 Totale da ripartire . . L. 925.597,23 La ragione delle spese limitate di amministrazio-ne deriva dal fatto che anche esse sono in gran parte a carico dello Stato.

Stante che le grandi industrie erano per la mag-gior parte abituate a pagare i premi per le assicu-razioni collettive dei loro operai presso Compagnie private, l'introduzione della legge non ha incontra-to gran difficoltà ed ha trovaincontra-to da parte di molti padroni un efficace appoggio.

Assicurazione per pensioni di vecchiaia e contro l'invalidità. — Alle spese per questa assicurazione vien provveduto interamente col sistema dei premi

medii, sul calcolo dei quali si parlerà più appresso. Stante cne ie rendite assicurate non dipendono dal-l'ammontare dei salari e costituiscono soltanto un minimum eguale per tutti gli assicurati (150 lire al-l'anno, pensione di vecchiaia a 65 anni, 150 lire più

10 centesimi per ogni settimana di quote oltre le prime 200 settimane, come rendita di invalidità), la quota è uniforme, di 45 centesimi per settimana, dei quali lo Stato, il padrone e L'assicurato pagano ciascuno 15 centesimi.

Circa questa assicurazione, si può parimenti no-tare che essa è facilmente sopportata dagli operai delle industrie e dai loro padroni, fatta soltanto ec-cezione pei piccoli partigiani ed industriali che la-vorano soli per proprio conto, ai quali la legge non ha potuto ancora essere applicata che parzial-mente, ed ha dato luogo spesso a vive proteste, che sembrano essere motivate dalla precaria loro situa-zione economica; tali piccoli industriali pare sop-portino realmente con difficoltà la quotazione d'i 15 centesimi per settimana per ogni salariato, alla quale si aggiunge la quota completa di 30 centesimi per loro stessi e per gli apprendisti che abbiano ol-trepassata l'età di 16 anni e che non sono ancora salariati.

Durante il primo anno dell'applicazione della leg-ge, i padroni, gii operai e lo Stato hanno pagato ciascuno per tale assicurazione delle quote che am-montano a lire 1.072.753,58 (in totale lire 3.218.260,74).

Il numero delle carte-quietanza scambiate alla fi-ne dell'armo fu di 181.253.

Spese a carico dello Stato.— Per .quanto riguarda l'aggravio dello Stato, esso comprende oltre alla contribuzione per l'assicurazione, invalidità e vec-chiaia, le spese della quasi intera amministrazione dei vari rami dell'assicurazione sociale.

E' tuttavia quasi impossibile stabilire una cifra pei- tale aggravio, avendo gli organi amministrativi dell'assicurazione, pagati allo Stato, un gran nu-mero di altre attribuzioni, relative alla protezione del lavoro, alla cooperazione degli artigiani, alla mutualità libera, all'insegnamento industriale, ecc.

Il bilancio per l'anno in corso è il seguente : Personale dell'Ufficio .Centrale . . . . h. 573.840 Personale degli organi locali » 346.200 Materiale .' » 300.500 L'aggravio è forse un po' troppo grande. Per dare più vigore all'organismo delle assicurazioni sociali in Romania, sarebbe necessario di estendere l'assi-curazione ai salariati del commercio. Per tal modo l'organizzazione amministrativa attuale, che potreb-be bastare anche per 500.000 assicurati, diverrebpotreb-be meno costosa.

Circa le basi di calcolo delle quote di assicurazio-ne contro l'invalidità, le quote stesse sono state sta-bilite secondo il metodo dei premi medii, in seguito ad uria inchiesta che ha dato la distribuzione degli assicurati per età. In mancanza di statistiche na-zionali sulla mortalità e l'invalidità, furono prese per base ie statistiche dell'assicurazione tedesca, della quale furono imitati anche i calcoli, prendlen-do solo il tasso del 4 % e facenprendlen-do degli importanti aumenti.

Nella tabella seguente è indicata la distribuzione delle età supposte nei calcoli e quella risultante dalle carte-quietanze scambiate alla fine del primo anno, che è la più favorevole.

°/o % 16-25 35.15 43.42 26-35 30.82 28.40 36-45 19.92 16.01 46-55 11.64 8.91 56-65 . . . 4.47 3.26 100% 100 % Il numero supposto costante invece di aumentare in progressione geometrica di coloro che entrano ogni anno nel campo dell'assicurazione all'età di 16 anni, è stato, secondo l'inchiesta, calcolato a 4711, mentre le carte-quietanze dell'assicurazione contro le malattie scambiate in fine d'anno dimostrano che il numero degli assicurati contro le malattie dell'età di 15 armi era di 8148 e di quelli di anni 14, di 7652, ciò che contribuisce parimenti a rendere favorevole il bilancio di questa assicurazione.

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872 L'ECONOMISTA 10 settembre 1916 - N. 2210 preciso su tale bilancio prima di quattro o cinque

anni, quandi) sarà possibile comparare la probabili-tà effettiva dell'invalidiprobabili-tà con quella supposta nei calcoli. La legge ha previsto la possibilità della mo-dificazione della quota di 45 ceri tesimi per settimana soltanto dopo dieci anni di esperienza.

Si deve notare che lo Stato contribuendo simil-mente nel regime della capitalizzazione, l'assicura-zione profitterà molto probabilmente degli impor-tanti fondi di riserva supplementari, provenienti dal gran numero dii lavoranti temporanei ohe non profitteranno probabilmente della assicurazione non ciie di tutti coloro che usciranno dal campo ristretto deiTapsi cu razione per occuparsi nell'agricolnra o nel commercio, che non sono soggetti alla legge.

r;agravio dello Stato per questa assicurazione an-drà aumentando lentamente causa i progressi del-l'industria e il numero crescente degli assicurati.

La potenza economica e finanziarla della Gran Bretagna

Sii- George Paish, uno dei dirigenti lo « S t a t i s t » , ha tenuto, di recente, una conferenza alla Scuola delle Scienze Economiche di Londra, sulla potenza economica defila Gran Bretagna.

Nella sua esposizione più interessante, l'oratore ha dimostrato tutta l'estensione del compito adempiuto dalla Gran Bretagna dal principio della guerra, dal punto di vista finanziario ed economico.

Il paese è stato provvisto di tutti i prodotti ali-mentari e di tutte le materie prime che. gli erano ne-cessarie. Non solo la fiotta britannica ha protetto la libertà dei mari, ma, eziandio, la popolazione ha avuto i mezzi di.acquistare tutto ciò di cui aveva bi-sogno, all'internò ed all'estero. L e Colonie ed i paesi esteri, ai di fuori dei paesi nemici, han venduto vo-lentieri alla popolazione britannica tutto ciò che de-siderava e si son dati premura di produrre, secondo il suo desiderio, merci che non producevano per lo innanzi.

Nel 1913, l'Inghilterra aveva importati prodotti co-loniali ed esteri -pel consumo interne fino alla con-correnza d'i 659 milioni dii lire sterline, dopo di aver collocati all'estero 200 milioni di lire sterline di nuo-vo capitale.

Nel 1915, la Gran Bretagna lia acquistato all'estero merci valutate 755 milioni di lire sterline, e quasi 900 milioni di lire sterline se vi si comprendono le forniture allo Stato.

Inoltre, essa ha aiutato i suoi alleati e le sue Co-lonie ad acquistare nel resto del mondo i prodotti che erano ad essi necessari. Nello scorso anno, si calcola che essa abbia prestato circa 350 milioni di sterline ai suoi alleati, alle sue colonie ed ai suoi amici all'estero. Il Cancelliere dello Scacchiere ha ottenuto dal Parlamento l'autorizzazione di antici-pare 423 milioni di lire sterline agli alleati ed alle colonie nell'anno fiscale in corso: le anticipazioni così eseguite durante il 1915 non debbono essere in-feriori a 300 milioni di lire sterline, somma a cui si debbono aggiungere i 75 milioni di lire sterline di capitali domandati pubblicamente al mercato di Londra, malgrado la guerra, dai paesi coloniali ed esteri che dipendono dall'Inghilterra pei loro biso-gni finanziari.

Cosi in un anno di guerra, la Gran Bretagna è stata in grado, non solo di acquistare e di pagare quasi 900 milioni di lire sterline di prodotti esteri destinati al consumo interno ed ai bisogni militari, ma eziandio trovare circa 350 milioni di lire sterline per gli alleati, per le sue colonie e per la sua clien-tela finanziaria. Essa ha, dunque, potuto effettuare per suo conto e per quello dei suoi amici, pagamenti all'estero per un totale di quasi 1250 milioni di lire sterline.

In breve, l'Inghilterra ha fatto fronte a questo enorme consumo di capitali: con esportazioni di mer-ci inglesi per 385 milioni di lire sterline; con una esportazione di pagamenti in oro di 28 milioni di lire sterline; con servizi resi ad un paese o ad un altro per un valore di 425 milioni di lire sterline, di cui 175 milioni d'interesse sui collocamenti esteri; con un prestito di 50 milioni di lire sterline negli Stali Uniti; con l'utilizzazione dei suoi capitali fluttuanti e con vendite di valori mobiliari per un ammontare di 350 milioni di lire sterline.

Infine, l'Inghilterra ha fatto fronte alle sue pro-prie spese di guerra ascendenti a circa un miliardo di 1 ire stelline oltre 300 milioni forniti pei bisogni militari, alle sue colonie e dai suoi alleati.

In questo anno, essa si prepara ad uno sforzo an-cora maggiore; invece di 2 milioni di uomini sotto le armi essa ne avrà quasi il doppio, che non le co-steranno meno di 1800 milioni o 2 miliardi di lire sterline; oltre a ciò, essa si dispone a prestare ai suoi alleati, alle sue colonie ed ai suoi amici, per lo meno 400 milioni e forse 600 milioni di lire sterline. La Gran Bretagna deve questa potenza economica alla politica finanziaria che essa ha sempre seguito. Ua un secolo, non solo essa ha costruito la propina rete ferroviaria mediante una spesa di circa 1000 lioni di lire sterline, ma essa ha fornito più di 2 mi-liardi di lire sterline di capitali per la costruzione di ferrovie in altri paesi. Essa ha altresì provveduto il mondo di una gran parte delle sue flotte per un costo di circa 200 milioni di lire sterline.

Il sig. Paish valuta ad un totale di 2600 milioni di lire sterline le somme fornite dall'Inghilterra agli Sfati, ai municipi ed alle intraprese ferroviarie delle sue colonie e dei paesi esteri.

L'ammontare del capitale britannico impegnato negl'Istituti bancari alle Indie, nelle colonie inglesi ed all'estero, non si valuta a. meno di 75 milioni di lire sterline e le somme depositate dai sudditi ingle-si in queste banche sono probabilmente superiori alla detta cifra. Nelle intraprese minerarie di tutte le contrade del globo, l'Inghilterra non avrebbe col-locato meno di 275 milioni di lire sterline; essa ha 'fornito 42 milioni di lire sterline alle piantagioni di caucciù, 43 milioni e mezzo di lire sterline alle intra-prese petrolifere, 84 milioni alle Compagnie tram-viarie, 44 milioni ai telegrafi ed ai telefoni, 12 mi-lioni agli sfuttamenti di nitrato, 22 mimi-lioni e mezzo alle piantagioni di thè e di caffè, 62 milioni alle in-traprese d'illuminazione, di forza motrice e condotta d'acqua, 450 milioni alle- intraprese agricole ed in-dustriali di ogni sorta.

In- cifra tonda, l'Inghilterra possederebbe quasi 4 miliardi di lire sterline di valori coloniali ed esteri che essa potrebbe utilizzare, in caso di bisogno, per pagare le forniture che le son fatte dalle sue colonie e dai paesi esteri. Questo portafoglio si ripartirebbe press'a poco nel modo seguente: 600 milioni di lire sterline di valori americani, 1900 milioni di valori indiani e coloniali, 650 milioni di valori sud-ameri-cani e 600 milioni di valori di diversi paesi esteri in Europa ed in Asia.

In quest'anno, è evidente che la Gran Bretagna do-vrà realizzare un'ammontare importante dei suoi ti-toli esteri. La cifra dipenderà dal livello a cui essa sarà in grado di mantenere la sua propria produ-zione e dalle economie che farà nel suo consumo.

/ -.

Le nostre relazioni con il Brasile

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10 settembre 1916 - N. 2210 L'ECONOMISTA 873 ad esser noi. Ed infatti, le potenze d'oltre Alpe non

tardarono molto ad1 accorgersi della capacità di

as-sorbimento del mercato brasiliano per i prodotti del-l'industria europea. Su una importazione totale dà poco inferiore ad un miliardo di milreis carta, ben 163 milioni erano costituiti di prodotti provenienti dalla Germania; 230 milioni di prodotti inglesi; 85 milioni di prodotti francesi, e 51 di prodotti belgi : di fronte a queste cifre imponenti, r esport azione italiana pel Brasile non ammontava — nel 1912, an-no al quale si riferiscoan-no le cifre precedenti — a 38 milioni. E' una condizione di inferiorità, dalla (pia-le ci dobbiamo assolutamente riscattare, qui più che altrove, perchè nei Brasile, per l'esistenza di una numerosa colonia italiana, la (piale ha pervaso del suo spirito e della sua mentalità gran parte delia vita dtel paese, i nostri prodotti hanno la possibilità di soddisfare il gusto dei compratori, ed i nostri

industriali—d'altra parte — possono più facilmente comprendere le esigenze del mercato.

Il momento per agire è, del resto, assai opportuno. Ora, manca completamente, nel mercato brasilia-no come in qualunque altro, a causa della guerra, l'enorme afflusso dielle merci tedesche ed austriache. Tutti i prodotti della lavorazione del ferro -r- mas-selli, verghe, lamine, fili di ferro ed acciaio, rotaie e tulbi — i tessuti, le vetrerie, e specialmente l'enor-me quantità dii cel'enor-menti — 1.740.290 quintali — che prima della guerra erano diffusi in tutto il paese, grazie l'abilissimo e tenace» lavoro dei commessi viag-giatori, degli esportatori e delle banche tedesche, non giungono più, ed il mercato brasiliano è aperto a chiunque voglia soppiantare la esportazione ger-manica, diffondendo i propri prodotti. Le nostre in-dustrie cotoniere e laniere troverebbero laggiù un mercato assai conveniente, come molte d'elle nostre industrie di lusso — dai pianoforti, ai giocattoli, alle vetrerie, ai merletti — come infine, tutte le for-me dell'attività produttrice, poiché per tutte l'Italia ài trova alla coda della statistica d'importazione, mentre le cifre relative al primo posto, contestato fra la Germania e l'Inghilterra, ci dicono quale e quanta ricchezza potrebbe essere assorbita dal Bra-sile.

Né, se si vuole compiere quest'opera di sviluppo espansionistico, se ne deve tardare più oltre l'inizio. Oggi cessata l'importazione dei prodotti austro-ger-manici, cessata ogni attività del commercio tedésco il quale era riuscito a fare di Amburgo il maggior centro delle esportazioni europee per il Brasile/con-centrandovi finanche mercanzie italiane, giunge al Brasile solo una piccola parte dei prodotti che vi occorrono, di provenienza inglese, portoghese e nord-americana; più tardi le importazioni di questi paesi saranno più numerose e più diffuse; occorre quindi approfittare di questo momento dii relativa diminu-zione dei traffici, per ottenere maggiore sviluppo delle nostre relazioni commerciali con quelle regioni.

I grandi profitti degli industriali americani. — Il

I « Board of Trade » ha pubblicato, desumendolo da | documenti ufficiali americani, alcune interessanti j statistiche sui lavori fatti dalle ditte industriali degli ] Stati Uniti durante il periodo in cui ad esse maggi or-! mente affluirono le ordinazioni dall'Europa.

Le duecento principali ditte americane il cui capi-tale ammonta ad un tocapi-tale di trenta miliardi di lire italiane, hanno distribuito durante l'ultimo anno fi-nanziario utili per un ammontare di tre miliardi ed 800 milioni di lire italiane, cioè un dividendo di cir-ca il 13 per cento. Questi profitti sono assolutamente netti dopo avere detratti da essi tutti i versamenti fatti alle riserve, alle obbligazioni, ed ai fondi di am-mortamento. Il profitto netto dell'anno precedente era stato soltanto di 2 miliardi e 200 milioni sullo stesso capitale il che vuol dire un aumento, nei di-videndi, dell'82 per cento.

La compagnia Dupont, che produce esplosivi, ha realizzato un lucro netto di 300 milioni dei quali 125 milioni distribuiti agli azionisti ed il rimanente pas-sati al fondo di riserva. Questa compagnia che nel-l'ottobre 1914 impiegava 5300 operai, nel gennaio del 1916 ne impiegava 62.000.

II costo della vita in Inghilterra. — Dal seguente

spechietto si può rilevare la media dei1, prezzi di

rivendita dei principali articoli commestibili in In-ghilterra confrontati a quelli del luglio 1914. La moneta è calcolata in scellini.

EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA

Il rincaro dei viveri in Italia. — L'ufficio del

La-voro ha calcolato sui prezzi medi che. vengono praticati in quaranta città, e forniti da

muni-cipi, cooperative, camere del lavoro e camere di commercio le seguenti percentuali di aumento di prezzi al minuto nei generi di consumo popolare du-rante il mese di giugno 1916 in confronto del giugno 1915. L'aumento generale è stato del 17,5 per cento. Il pane ha subito un aumento del 5,8 per cento; la farina del 5,5; la pasta del 15,1; carne bovina del 37,3; il lardo 21; l'Oliò del 22; il latte dell'11,7. Il li-vello generale dei prezzi al minuto dei generi di consumo popolare presenta un aumento del 31,4 per cent© rispetto al luglio 1914 e una diminuzione del 0,5 per cento in confronto ai maggio 1916.

Per quanto riguarda le principali città italiane i più forti aumenti in confronto del primo semestre 1916 si sono verificati in Alessandria, 4,07, e Pavia 4,25. Seguono in ordine decrescente: Udine 2,83,

Reg-gio Emilia 2,72, Lecce 2,68, Torino 1,65. Nelle altre città d'Italia i prezzi hanno segnato una notevole diminuzione che va da un massimo di lire 3,40 in Roma a un minimo di L. 0,11 a Bergamo. Le cifre intermedie sono le seguenti: Milano 2,81, Genova 1,97, Livorno 1,89, Bologna 1,20, Firenze 0,36.

% Vi Settembre 1914 11 Settembre 1915 37 Ottobre • » 13 Ottobre

»

42 Novembre

»

13 Novembre

»

43 Dicembre » 17 Dicembre » 46 Gennaio 1915 19 Gennaio 1916 48 Febbraio » 23 Febbraio » 49 Marzo > 26 Marzo » 51 A p r i l e > 26 A p r i l e » 52 Maggio > 28 Maggio > 59 Giugno » 35 Giugno > 62 Luglio > 35 Luglio » 65 Agosto » 36

Tali cifre sono basate sui resoconti che il Board of Trade (Ministero del Commercio) ottenne dai for-nitori della classe lavoratrice, in quelle città ove la pqpolazione non ecceda i 50.000 abitanti.

P^r altri articoli di consumo non si hanno infor-mazioni mensili.

La media di aumento nei mesi qui sotto enumera-ti, dal luglio 1914, è la seguente:

Affitto Vestia- Luce e Spese rio riscald. varie

per cento Luglio . . . . 1915 — 25 20 10 Settembre . . . » 2 30 25 10 Dicembre . . . » 2 35 30 15 Marzo . . . . 1916 — 50 30 15 Giugno . .

. . » —

55 40 30

Avvicinando queste cifre a quelle riguardanti conùnestibili, si può approssimativamente indicare le proporzioni delle spese giornaliere in una fami-glia operaia: circa scellini 7 1/2, affitto se. 2, vestiti 1 1[2, combustibile e luce 1, spese varie 1/2. Secondo questo calcolo e non presumendo alcun mutamento nel sistema di vita, la media di aumento dal luglio 1914 nelle grandi città sarebbe stato di circa il 25 "(, in luglio 1915; circa 30 in settembre, 35 % in dicem-bre, 40 % in marzo 1916, e fra il 40 e il 50. % in giu-gno 1916. Siccome iperò un'alterazione nei prezzi in-variabilmente conduce a qualche spostamento nel consumo dei diversi articoli, non se ne deve dedur-re che il bilancio domestico dell'operaio sia necessa-riamente aumentato nelle suaccennate proporzioni.

Condizioni del lavoro in Inghilterra. — Il « Board

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10 L'ECONOMISTA 10 settembre 1916 - N. 2210 11 seguente .specchietto mostra Le fluttuazioni della

percentuale dal principio del 1911 : l'ine di 1914 1915 1916 per cento Gennaio. . . . 2-0 1-9 0-6 Febbraio . . . 2-3 1-6 0-5 Marzo . . . . 2-1 1-3 0-5 Aprile . . . . 2-1 1-2 0-5 M a g g i o . . . . 2-3 1-2 0-5 Giugno . . . . 24 1-0 0-5 L u g l i o . . . . 2-8 0-9 04 Agosto . . . . 7-1 1-0 — Settembre. . . 5-9 0-9 — O t t o b r e . . . . 44 0-8 — N o v e m b r e . . . 2-9 0-6 — Dicembre . . . 2-5 0-6 —

Lo stesso giornale conferma come la richiesta di mano d'opera durante il mese di luglio, in tutte le principali industrie e in ispacie in quelle connes-se con la guerra, fosconnes-se grandissima. In causa della coscrizione i vuoti aumentano e quindi la necessità sempre maggiore ciré le donne vengano a. sostituire i partiti. Il mercato del lavoro è sempre buono nelle miniere dii ferro, e carbone e in tutte le officine dii ferro, acciaio e in genere nelle officine meccaniche. Nell'industria cotoniera, la sezione filatura offriva lavoro abbondiante; non così la sezione tessitura. Attivissima l'industria laniera. Fiorente quella dei corami. Le operazioni agricole furono ostacolate dal- mal tempo, durante la prima metà di luglio, ma quando si poterono effettuare, l'aiuto delle donne e dei soldati potè supplire in parte all'assenza d'egli agricoltori.

FINANZE DI STATO

Le entrate dello Stato nel primo bimestre delle-sercizio 1916 17. — Continuano ad essere confortanti

10 cifre che rappresentano le entrate dello Stato. Nei primi due mesi dell'esercizio in corso 1916-917 le imposte dirette hanno dato — sul corrispondente bimestre dell'esercizio 1915-1916 un aumento di Lire 7.778.364, a carico per L. 117.753 dei fondi rustici, e per L. 747.894 dei fabbricati; per il resto delle

nuo-ve imposte: la ricchezza mobile, mentre ha gettato coi ruoli L. 1.072.077 in più, ha dato un minore in-casso di L. 4.760.215 nelle ritenute e di L. 660.247 nei versamenti diretti; ma il minore incasso delle ritenute non significa altro se non una minor som-ma di assegni e di stipendi pagati; quindi è finan-ziariamente un indice del quale vale la pena di ral-legrarsi.

11 gettito delle nuove imposte fu di L. 5.183.854 per 11 centesimo di guerra sui redditi, e di L. 3.890.451 per quello sui pagamenti; di L. 2.135,192 per le e-senzioni dal servizio militare, e di L. 61.601 sui pro-venti degli amministratori di società per azioni. Nessuna riscossione è stata ancor fatta per la im-posta- e la sovrimposta sui sopra-profitti di guerra. Notevole è l'incremento verificatasi nelle tasse sugli affari; L. 3.885.162 han dato in più le succes-sioni, L. 12,780.276 il registro; L. 517.072 il bollo;

L. 629.845 le tasse in surrogazione; un leggero au-mento di 8.859 lire presenta pure la manomorta; le tasse sui velocipedi, motocicli, ecc., resero L. 104.087 di più, ie L. 156.267 quelle sui biglietti dei cinema-tografi : -unica diminuzione in lire 556.095, è quella delle tasse sugli affari con quello delle tasse di pub-blico insegnamento, si ha un maggior gettito com-plessivo di L. 18.029.792.

Nelle imposte dirette sui ' consumi malgrado la diminuzione di L. 12.106.220 verificatasi sulle im-poste di -fabbricazione, e dii cui più innanzi, si è avuto un maggior gettito complessivo di L. 21 mi-lioni 482.906; gittarono infatti di più L. 29.002.127 le

dog-ane e i diritti marittimi, L. 3.136.232 le licenze per esportazione, L. 2.090.212 la tassa sulla vendita dei minerali importati; le altre perdite registrabili oltre quella di L. 4.460 alla partita dazio sul grano, si riducono alle L. 301.042 di minore- entrata nel da-zio consumo -di Napoli, -e d'i L. 326.622 nel dada-zio con-sumo dii Roma, oltre L. 7.321 -rappresentanti aggra-vi-i concessi ad altri Comuni sui canoni consolidati.

L'ammanco sensibile nelle tasse di -fabbricazione è quasi tutto imputabile allo zucchero che diede in meno 20.033.297. Tale diminuzione è in diretto rap-porto con la ristrettissima produzione saccarifera della campagna 1915-16, durante i due ultimi mesi nei quali (luglio e agosto) i depositi delle

fabbri-che si trovavano quasi completamente sforniti di zucchero indigeno, ed in cui mancò quindi, con

l'im-ruission-e in consumo, la riscossione della tassa. Co-ime è noto per far fronte ai bisogni si provvide con zucdhero estero importato con speciali agevolazioni doganali e con on-ere scontato dal Tesoro per im-pedire il rialzo dei prezzi di vendita: onere rap-presentato da una parziale e, a seconda dei prezzi d'acquisto, anche larga rinunzia del diritto di

con-fine. Nelle riscossioni doganali si -dovrà trovare quiindii, in parte, un compenso alla diminuzione nella tassa.

L e privative continuano a mantenersi robuste: in due mesi l'aumento dei tabacchi fu di L. 17 mi-lioni 859.363, quello del sale di L. 3.786.644, quello del lotto di L. 859.629.

In -complesso la maggiore entrata del trimestre fu di L. 69.806.338.

L'aumento della sopratassa sullo zucchero. In

altra parte del giornale pubblichiamo un decreto luogotenenziale contenente provvedimenti al regime degli zuccheri. In primo luogo viene portata da 5 a 17 lire al quintale la sopratassa di fabbricazione

dello zucchero indigeno. Ciò era necessario al fine di assicurare che il gettito dell'imposta dello zucchero, che costituisce una parte notevole delle entrate dell'erario, avesse a mantenersi, di fronte al fatto che la produzione nazionale non è più suf-ficiente agli aumentati bisogni del consumo inter-no e deve essere integrata con una larga importa-zione corrispondente a circa i 2/5 di esso e che lo zucchero importato, avendo un costo maggiore del nazionale, non permette l'applicazione interna del-la tassa, a pari prezzo di vendita per il consumo. In secondo luogo viene fissato il prezzo massimo dello zucchero a. datare dal 1° corr. E, tenuto conto degli elementi che hanno aumentato il costo di pro-duzione, tecnicamente controllato, ed altresì dell'ac-cennato aumento della sopratassa, viene-fissato per la vendita all'ingrosso il prezzo massimo di 180 lire al quintale. Per i prezzi al minimo restano fermi i co-efficienti di aumento sul prezzo base, precisato dal decreto luogotenenziale 12 marzo 1916. Il raccolto delle barbabietole e la fabbricazione dello zucchero si svolgono con regolarità, Sicché è largamente as-sicurata la disponibilità della merce pei- il normale fornimento del paese. Pertanto, per le deficienze che in qualche luogo avessero a manifestarsi, è necessario siano immediatamente segnalate alle autorità, affinchè con tutto il rigore si applichino le disposizioni di legge contro gli accaparramenti il-leciti.

I redditi agricoli e l'imposta sui sopraprofitti.

Con l'ultimo decreto finanziario, mentre si sono aggravate le aliquote della sovradmposta sui sopra-profitti di guerra si sono esclusi dall'aggravamento i redditi agricoli.

Non è stata bene compresa, ha dichiarato il Mi-nistro al «Corriere d ' I t a l i a » , la ragione per la

quale l'aumento delle aliquote non è stato portato anche sui sovra profitti agricoli : non è che si sia voluto usare un trattamento di favore per gli agri-coltori di fronte ai commercianti ed agli industria-li : invece si' è voluto non aggravare la situazione di fatto, pe-r la quale la sovrimposta si applica

agli affittuari e non ai proprietari; questa dispari-tà, da molti deplorata, sarebbe divenuta ancora pili stridente se si fosse fatta pesare sempre più' la mano sui redditi agricoli dei non proprietari, men tre quelli d'ai proprietari avrebbero continuato a godere l'esenzione. Nè, d'altra parte, si poteva im-provvisare una radicale modifirazione della sovrim-posta sui redditi di guerra, la quale cosi com'è col-pisce solo i redditi suscettibili di essere gravati

della ricchezza mobile; e i redditi dei proprietà1!

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