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Equazione di Klein-Gordon e potenziale di Yukawa

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Academic year: 2021

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(1)

Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Prof. A. Andreazza

Equazione di Klein-Gordon e potenziale di Yukawa

Lezione 11

(2)

Equazione di Klein-Gordon

•  Per preparare lo studio delle proprietà delle interazioni, diamo una breve occhiata ad una generalizzazione relativistica

dell’equazione di Schrödinger.

•  Equazione di Klein-Gordon

–  Dalla trattazione relativistica compare un’equazione di continuità analoga a quella classica

–  Che permette di intuire la necessità di introdurre anti-particelle:

•  conservazione dei numeri quantici barionico ed elettronico

–  Cercando soluzioni statiche mostreremo come un potenziale a breve range può essere interpretato con lo scambio di una particella

massiva:

–  Dal calcolo delle sezioni d’urto si ottengono relazioni per l’intesità relativa delle forze

•  Questa discussione è una forma estesa del cap. 9 del Das-Ferbel

(3)

Equazione di Klein-Gordon

•  L’equazione di Schrödinger per una particella libera è palesemente non relativisticamente invariante:

•  è stata ricavata dala relazione:

•  Effettuando la sostituzione operatoriale:

•  Per trovare una generalizzazione relativistica, possiamo utilizzare delle relazioni relativistiche:

–  tetra-vettore energia impulso:

–  con l’identità operatoriale

–  e la relazione energia momento:

− !2

2m2ψ = i!

∂tψ E = p2

2m

E = i!

∂t, p = −i! ∇

( E p )

pν ⇒ i!∂ν = i!

∂xν

p2 = pνpν = E2 − p2 = m2

(4)

Equazione di Klein-Gordon

•  Sostituendo gli operatori nelle relazione energia-impulso, otteniamo l’equazione di Klein-Gordon:

–  Cerchiamo soluzione nella forma di onde piane:

•  N è un coefficiente di normalizzazione

–  La condizione che deve soddisfare il tetravettore p è:

–  Per un dato valore del momento, esistono due soluzioni:

•  soluzioni con energia positiva:

•  soluzioni con energia negativa:

2

∂t2 φ − ∇2φ + m2φ = 0

φ = Ne−ip⋅x

−E22 + p2 + m2

( )

φ = 0

E = ± p2 + m2 = ±Ep

Ep definita come sempre positiva

φ+ = Ne−iEpt+ip⋅x φ = Ne+iEpt+ip⋅x

(5)

Corrente di probabilità (Schrödinger)

•  Consideriamo l’equazione di Schrödinger e la sua complessa coniugata:

•  Moltiplichiamo a sinistra rispettivamente per ψ* e ψ:

•  Sottraendo le due equazioni:

•  Da cui si ricava:

•  Che si identifica come un’equazione di continuità:

•  Se identifichiamo la densità: ρ=|ψ|2

•  e la densità di corrente: J=(-i/2m)[ψ*∇ψ-ψψ*]

i

∂tψ + 1

2m2ψ = 0 −i

∂tψ* + 1

2m2ψ* = 0

*

∂tψ + 1

2mψ*2ψ = 0 −iψ

∂tψ* + 1

2mψ∇2ψ* = 0 *

∂tψ + iψ

∂tψ*+ 1

2mψ*2ψ − 1

2mψ∇2ψ* = 0 i

∂t

(

ψ*ψ

)

+ 2m1

(

ψ*∇ψ −ψ∇ψ*

)

= 0

∂t ψ 2i

2m

(

ψ*∇ψ −ψ∇ψ*

)

= 0

∂t ρ + ∇ ⋅ J = 0

(6)

Corrente di probabilità (Schrödinger)

•  Nel caso particolare di onde piane:

•  La densità:

•  La corrente:

•  Ovvero:

ρ = ψ 2 = N 2

J = − i

2m

(

ψ*∇ψ −ψ∇ψ*

)

ψ = Ne−i

p2 2mt+ip⋅x

= − i

2m

(

ψ*(ip)ψ −ψ(−ip)ψ*

)

= p

2m

(

ψ*ψ +ψψ*

)

= 2m2p ψ 2 = v ψ 2

J = vρ = N 2v

(7)

Corrente di probabilità (Klein-Gordon)

•  Ripetiamo lo stesso procedimento con l’equazione di Klein-Gordon:

•  Moltiplichiamo a sinistra rispettivamente per 𝜙* e 𝜙:

•  Sottraendo le due equazioni:

•  Da cui si ricava:

•  Che si identifica anch’essa come un’equazione di continuità:

•  e si può esprimere in maniera covariante

∂t ρ + ∇ ⋅ J = 0

2

∂t2 φ − ∇2φ + m2φ = 0 ∂2

∂t2 φ*− ∇2φ*+ m2φ* = 0

φ*2

∂t2 φ − φ*2φ + φ*m2φ = 0 φ ∂2

∂t2 φ* −φ∇2φ*+φm2φ* = 0 φ*2

∂t2 φ − φ ∂2

∂t2 φ*−φ*2φ + φ∇2φ* = 0

∂t φ*

∂tφ − φ ∂

∂tφ*

⎝⎜ ⎞

⎠⎟ − ∇ φ

(

*∇φ − φ∇φ*

)

= 0

ρ = i φ*

∂tφ − φ ∂

∂tφ*

⎝⎜ ⎞

⎠⎟ J = −i φ

(

*∇φ − φ∇φ*

)

Jν = −i

(

φ*νφ − φ∂νφ*

)

νJν = 0

(8)

Corrente di probabilità (Klein-Gordon)

•  Nel caso particolare di onde piane:

•  La densità:

•  Le soluzioni con energia positiva hanno densità:

•  Le soluzioni con energia negativa hanno densità:

•  Nella densità compare anche un termine proporzionale a γ

→ effetto relativistico dovuto alla contrazione del termine di volume

•  La corrente:

•  Le soluzioni con energia positiva:

•  Le soluzioni con energia negativa:

φ = Ne−iEt+ip⋅x

ρ = i φ*

∂tφ − φ ∂

∂tφ*

⎝⎜ ⎞

⎟ = i φ

(

*(−iE)φ − φ(iE)φ*

)

= E

(

φ*φ + φφ*

)

ρ = 2 N 2E

ρ = 2 N 2 Ep > 0 ρ = −2 N 2 Ep < 0

J = −i φ

(

*∇φ − φ∇φ*

)

= −i

(

φ*(ip)φ − φ(−ip)φ*

)

= p

(

φ*φ + φφ*

)

J = 2p N 2

J = 2pρ / 2Ep = βρ

J = −2pρ / 2E = −βρ β = p / Ep

(9)

Particelle ed anti-particelle

•  Nell’equazione di Klein-Gordon le soluzioni ad energia negativa sorgono perché l’equazione è del secondo ordine nelle derivate temporali.

•  Dirac scrisse un’equazione relativisticamente invariante al primo ordine:

–  descrive i fermioni – particelle con spin 1/2

–  anche in tal caso si trovano soluzioni con energie negative

•  In una formulazione relativistica della meccanica quantistica, queste soluzioni sono identificabili con le anti-particelle:

–  la carica conservata

–  è la differenza tra numero di particelle ed antiparticelle

•  L’esistenza di anti-particelle entra a forza nella meccanica quantistica relativistica.

•  Esempio: processo di scambio carica: non è possibile distinguere i due processi

p

-p p+Δp Δp

-p-Δp -Δp

p

-p p+Δp Δp

-p-Δp -Δp

p emette un π+ che viene assorbito dal n n emette un π- che viene assorbito dal p Q = dV

ρ

(10)

Particelle ed anti-particelle

Nobel 1936

•  1932: osservazione del positrone nei raggi cosmici

(11)

Particelle ed anti-particelle

Nobel 1959

•  1932: osservazione del positrone nei raggi cosmici

•  1955: produzione di anti-protoni in collisioni p-N

Nobel 1936

(12)

Particelle ed anti-particelle

•  Particelle e rispettive anti-particelle hanno la stessa massa:

–  entrambe soddisfano l’equazione E2-p2=m2

•  e lo stesso spin.

•  Le altre cariche hanno segno opposto:

–  elettrone, q=-1 positrone, q=+1

–  protone, q=+1 antiprotone, q=-1

µ=+2.79µN µ=-2.79µN

I3=+1/2 I3=-1/2

•  ...questo vale anche per particelle neutre:

–  neutrone, q=0 antineutrone, q=0

µ=-1.91µN µ=+1.91µN

I3=-1/2 I3=+1/2

•  In alcuni casi, particelle neutre sono le antiparticelle di sè stesse.

–  tipicamente accade per bosoni –  Il caso più notevole è il fotone, γ

(13)

Particelle ed anti-particelle

•  La conservazione del numero totale di particelle – antiparticelle vale individualmente per le singole specie.

•  Nel caso di simmetrie interne, come lo spin isotopico, la funzione d’onda ha diverse componenti:

–  Le interazioni deboli possono causare spostamenti da una componente all’altra

–  La legge di conservazione si applica quindi solo alla funzione d’onda globale, non alle singole componenti.

–  Conservazione del numero barionico:

•  numero di nucleoni – numero di anti-nucleoni

•  vedremo più avanti che il nome serve ad indicare una classe più ampia di particelle, i barioni, di cui il nucleone è la particella più leggera

•  Interazioni forti ed elettromagnetiche conservano separatamente i numeri di n e p

•  Stabilità del protone:

–  conseguenza della conservazione del numero barionico è che il p, essendo il barione più leggero, è stabile.

–  il limite inferiore alla vita media del protone è τp>1031 anni

(da confrontarsi con l’età dell’universo 12×109 anni)

p = 1

( )

0 , n =

( )

01

φ( )x = a x( ) p + b x( ) n = a(x) b(x)

(14)

Neutrini ed anti-neutrini

•  Abbiamo evidenza che neutrini ed anti-neutrini sono particelle differenti:

–  In un reattore nucleare, (anti)neutrini vengono prodotti insieme con e- attraverso decadimenti β-:

–  questi possono venire osservati tramite la reazione:

•  (esperimento di Reines e Cowan)

•  non si osserva invece:

–  Nei processi di fusione, neutrini vengono prodotti insieme con e+

–  questi sono stati osservati tramite reazioni del tipo:

•  (esperimento di Davis)

•  non si osservano processi analoghi come:

•  L’interpretazione è molto simile a quanto fatto per i nucleoni:

–  dal punto di vista delle interazioni deboli, |e-⟩ e |νe⟩ sono due stati corrispondenti ad una simmetria interna

–  isospin debole: I=1/2, |νe⟩ I3=+1/2, |e-⟩ I3=-1/2 (Z, A) → (Z +1, A) + ee νe + p → e+ + n

νe + n → e + p

p + p → d + e+ +νe νe + 37Cl → 37Ar + e

νe + 37Cl → 37S + e+

(15)

Decadimenti doppio β

Z

•  Nella formula di Weiszäcker

•  Un nucleo con A pari può essere

–  pari-pari a5 < 0

–  dispari-dispari a5 > 0

–  ci sono due possibili parabole

•  I casi del tipo Cd–In-Sn sono molto interessanti

–  È possibile un decadimento β doppio

•  È di grande interesse la ricerca di decadimenti doppio β senza neutrini

–  violazione del numero leptonico

–  possibile in modelli teorici in cui un neutrino può trasformarsi in un anti-neutrino

•  Figura da: Basdevant, Rich, Spiro – Fundamentals in nuclear physics – Springer 2005

( ) 23 ( ) 34

13

2 2

1 2 3 4 2 5

, Z A Z

B A Z a A a A a a a A

A A

- -

= - + + + ±

ZAX → Z−2AX + e + e +νe +νe

ZAX → Z−1AX + e +νe νe νe νe + Z−1AX → Z−2AX + e

(16)

Potenziale di Yukawa

•  Possiamo anche cercare soluzioni stazionarie dell’equazione di Klein-Gordon:

•  Queste possono essere non nulle solo in presenza di una carica sorgente:

•  Se andiamo nello spazio delle trasformate di Fourier,

•  l’equazione diventa un’equazione algebrica:

•  dovremmo ora calcolare l’anti-trasformata

•  è più facile notare the la funzione ottenuta è

Esattamente quello che facciamo per il campo elettromagnetico:

•  campo libero:

•  campo elettrostatico

•  se

∂tφ = 0

ννφ = 0

−∇2φ = ρ / ε0 ρ = eδ(r)

φ = e 4πε0r

−∇2φ + m2φ = ηδ(r)

!φ(k) = dVe

ik⋅rφ(r)

k2 !φ + m2 !φ =η !φ = η k2 + m2

φ = η e−mr

(17)

Potenziale di Yukawa

•  L’equazione di Klein-Gordon descrive una particella libera di massa m con un formalismo covariante

•  Il potenziale di Yukawa corrisponde alla soluzione

dell’equazione di Klein-Gordon in corrispondenza di sorgenti

•  Questo porta ad identificare concettualmente le interazione dovute ad un certo potenziale, con la propagazione di

particelle tra le sorgenti di quel potenziale:

–  range delle interazioni: 1/m

–  nel limite m=0 si ha la forma del potenziale elettromagnetico:

interazioni a lungo range

–  predizione dell’esistenza di una particella mediatrice delle interazioni tra nucleoni: il pione

φ = η e

−mr

4 π r

(18)

Intensità delle interazioni

•  Finora abbiamo detto che esiste una gerarchia nell’intensità delle interazioni:

1.  interazioni forti

2.  interazioni elettromagnetiche 3.  interazioni deboli

4.  interazioni gravitazionali

•  Vogliamo ora quantificare meglio questa relazione

–  Usiamo la regola d’oro per calcolare la sezione d’urto di una particella in un potenziale di Yukawa

–  la sezione d’urto dipende:

•  dalla costante η

•  dalla massa m (o dal range 1/m della forza)

–  m=0 per interazione elettromagnetiche e gravitazionali

•  dal momento trasferito q=pi-pf nell’interazione

–  I valori di η stabiliscono una gerarchia

•  interazioni forti interazioni elettromagnetiche e deboli gravitazione

•  la differenza tra interazioni elettromagnetiche e deboli dipende dal range delle interazioni e diminuisce all’aumentare di q2

V (r) = η e

−mr

4 π r

(19)

Scattering su potenziale fisso

•  La probabilità di transizione da uno stato iniziale i, ad uno stato finale f, causata dall’interazione con un potenziale V, è descritta dalla regola d’oro di Fermi:

•  Dove compaiono:

–  l’elemento di matrice

–  Le funzioni d’onda, sono quelle della particella libera, normalizzate

sul volume –  con momenti

–  la densità di stati finali:

(spazio delle fasi)

P =

! f U i 2 ρ

(

Ef

)

f U i =

drψ*f

( )

r U r

( )

ψi

( )

r

ρ

(

Ef

)

= dEdN

f

= Vp2f (2π!)3

dpf dEf

ψ

( )

r 1

V e−ip⋅r

pi = p

(

0 0 1

)

pf = p

(

sinθ cosϕ sinθsinϕ cosθ

)

(20)

Elemento di matrice su potenziale di Yukawa

•  L’elemento di matrice:

•  dove abbiamo introdotto il momento trasferito q=p

i

-p

f

f U i =

drψ*f

( )

r U r

( )

ψi

( )

r =

drV1 eipf⋅rηe4−mrπr e−ipi⋅r = 4πηV dre−mrr e

i

!(pi−pf )⋅r

q2 = p22 1 − cos

(

θ

)

= p24sin2θ 2

q = p

(

−sinθ cosϕ −sinθsinϕ 1 − cosθ

)

= η

V dr e−mr

r e−iq⋅r

(21)

Elemento di matrice su potenziale di Yukawa

•  Per calcolare l’integrale, usiamo le formule:

•  L’elemento di matrice diventa:

–  per svolgere l’integrale, possiamo scegliere liberamente l’asse z –  usiamolo diretto lungo q:

dxeαx

0

+∞ = α1

f U i = η

V dre−mr

r e−iq⋅r

f U i = η V

1 m2 + q2 dxeαx

x1 x2

= α1#$eαx1 − eαx2 %&

= η

V dϕ dcosθ drr2 e

−mr

r e−iqr cosθ

= 42ππηV dr re−mr −1dcosθe−iqr cosθ

1 0

+∞

= η

2V drre−mr 1 iqr

⎝⎜ ⎞

⎟ e⎡⎣ iqr − e−iqr ⎤⎦

0

+∞

= η 2V

1 iq

⎝⎜ ⎞

⎠⎟ 1

m − iq − 1 m + iq

⎣⎢

⎦⎥

= η

2V dr 1

iq

⎝⎜ ⎞

⎟ e⎡⎣ −(m−iq)r − e−(m+iq)r ⎤⎦

0

+∞

= η 2V

1 iq

⎝⎜ ⎞

⎠⎟ 2iq m2 + q2

⎣⎢ ⎤

⎦⎥

f U i = η V

(!c)3

m2c4 + q2c2 in unità SI

(22)

Termine di spazio delle fasi

•  Dalla relazione tra p

f

ed E

f

:

(caso non relativistico)

•  Ed il termine di densità di stati finali diventa:

pf = pi = 2ME = 2MEf dpf

dEf = M 2E

ρ

(

Ef

)

= dEdN

f

= Vp2f (2π!)3

dpf

dEf = Vp2f (2π!)3

M

2E = V 2MEdΩ (2π!)3

M 2E

= VM 2ME (2π!)3

M=massa particella incidente (o massa ridotta del sistema)

(23)

Sezione d’urto

•  La probabilità di transizione per unità di tempo è quindi:

•  confrontandola con la definizione di sezione d’urto:

•  Troviamo la sezione d’urto differenziale:

P = 2π

! η2 V2

(!c)6

m2c4 + q2c2

( )

2

VM 2ME (2π!)3

P = !c

⎝⎜ ⎞

⎠⎟

2 1 V

2E M

η2M2 m2c2 + q2

( )

2

dn

dt = I

o

n

T

v della particella incidente

Il nostro stato ha una sola particella:

dn/dt = P

Una particella, che percorre lo spessore d con velocità vα: produce un’intensità:

I0=v/d

Un bersaglio nel volume V:

la densità è: nT=1/V

dσ = !c

2 η2M2 m2c2 + q2

( )

2

(24)

Sezione d’urto Coulombiana

•  Possiamo confrontare questo risultato con la sezione d’urto classica di Rutherford:

–  M=mα

–  η=ZZαe20 –  m=0

–  q2=(mαvα)24sin2(θ/2)=mαEα8sin2(θ/2)

•  Si ottiene esattamente lo stesso risultato:

•  Per interazioni tra cariche unitarie:

= !c

2 η2M2 m2c2 + q2

( )

2 =

ηM!c 2πq2

2

= ZZαe2mα!c

2πε0mαEα8sin2(θ / 2)

2

dσ

= ZZαα!c 4Eα

2 1

sin4θ 2

= ZZαα!c Eα4sin2(θ / 2)

2

η = e2

= 4πα ≈ 0.09

(25)

Sezione d’urto forte

•  Nel caso limite in cui q≪mc

–  corrisponde ai casi in cui il momento della particella incidente è molto minore di mc

•  Studiando le interazioni nucleone-nucleone, avevamo visto che a basso momento:

–  a=lunghezza di scattering:

•  app = -17.1±0.2 fm

•  ann = -16.6±0.5 fm

•  Confrontanto le due relazioni abbiamo:

•  Sapendo la massa m della particella mediatrice possiamo determinare η

–  nelle prossime lezioni vedremo che questa particella esiste realmente –  il pione, mπ~140 MeV

= η2 2

M!c m2c2

2

= η2 2

M m2

2

σ = 4πa2

σ =η2 π

M m2

2

η = 2πam

2

M

η ≈ 10 Il valore esatto dipende dalla scelta del potenziale/

(26)

Sezione d’urto debole

•  L’ipotesi di Fermi consisteva in pratica ad assumere un mediatore con range 1/m≪1 fm

–  con le convenzioni utilizzate,

•  Ovvero, nel limite di momenti ≪ m

•  Sapendo la massa m della particella mediatrice possiamo determinare η

–  questa particella effettivamente è stata scoperta nel 1982 –  il bosone vettore W, mW=80.385 GeV

•  L’intensità relativa delle interazioni debole ed elettromagnetica:

η ≈ 0.07 f U i = η

V

(

!c

)

3

m2c4 + q2c2

≈ 1

V G

F

( !c )

3

GF =

η

m2

σW σe.m. =

f VW i 2

f V i 2 = ηW 4πα

q2 m2 + q2

ηW 4πα

q2

m2 << 1 per q2 << m η

⎪⎪

(27)

Interazioni gravitazionali

•  Per le interazioni gravitazionali il risultato è immediato:

–  m=0

–  η=4πG

N

M

2

η = 4πGNM2 / (!c) = 12 6.67 ×10−11 (1.67 ×10−27)2 / (6.6 ×10−34 3 ×108)

= 11×10−11−54+34−8 = 1.1×10−38

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