Istituzioni di Fisica Nucleare e Subnucleare – Prof. A. Andreazza
Equazione di Klein-Gordon e potenziale di Yukawa
Lezione 11
Equazione di Klein-Gordon
• Per preparare lo studio delle proprietà delle interazioni, diamo una breve occhiata ad una generalizzazione relativistica
dell’equazione di Schrödinger.
• Equazione di Klein-Gordon
– Dalla trattazione relativistica compare un’equazione di continuità analoga a quella classica
– Che permette di intuire la necessità di introdurre anti-particelle:
• conservazione dei numeri quantici barionico ed elettronico
– Cercando soluzioni statiche mostreremo come un potenziale a breve range può essere interpretato con lo scambio di una particella
massiva:
– Dal calcolo delle sezioni d’urto si ottengono relazioni per l’intesità relativa delle forze
• Questa discussione è una forma estesa del cap. 9 del Das-Ferbel
Equazione di Klein-Gordon
• L’equazione di Schrödinger per una particella libera è palesemente non relativisticamente invariante:
• è stata ricavata dala relazione:
• Effettuando la sostituzione operatoriale:
• Per trovare una generalizzazione relativistica, possiamo utilizzare delle relazioni relativistiche:
– tetra-vettore energia impulso:
– con l’identità operatoriale
– e la relazione energia momento:
− !2
2m∇2ψ = i! ∂
∂tψ E = p2
2m
E = i! ∂
∂t, p = −i! ∇
( E p )
pν ⇒ i!∂ν = i! ∂
∂xν
p2 = pνpν = E2 − p2 = m2
Equazione di Klein-Gordon
• Sostituendo gli operatori nelle relazione energia-impulso, otteniamo l’equazione di Klein-Gordon:
– Cerchiamo soluzione nella forma di onde piane:
• N è un coefficiente di normalizzazione
– La condizione che deve soddisfare il tetravettore p è:
– Per un dato valore del momento, esistono due soluzioni:
• soluzioni con energia positiva:
• soluzioni con energia negativa:
∂2
∂t2 φ − ∇2φ + m2φ = 0
φ = Ne−ip⋅x
−E22 + p2 + m2
( )
φ = 0E = ± p2 + m2 = ±Ep
Ep definita come sempre positiva
φ+ = Ne−iEpt+ip⋅x φ− = Ne+iEpt+ip⋅x
Corrente di probabilità (Schrödinger)
• Consideriamo l’equazione di Schrödinger e la sua complessa coniugata:
• Moltiplichiamo a sinistra rispettivamente per ψ* e ψ:
• Sottraendo le due equazioni:
• Da cui si ricava:
• Che si identifica come un’equazione di continuità:
• Se identifichiamo la densità: ρ=|ψ|2
• e la densità di corrente: J=(-i/2m)[ψ*∇ψ-ψ∇ψ*]
i ∂
∂tψ + 1
2m ∇2ψ = 0 −i ∂
∂tψ* + 1
2m∇2ψ* = 0
iψ* ∂
∂tψ + 1
2mψ*∇2ψ = 0 −iψ ∂
∂tψ* + 1
2mψ∇2ψ* = 0 iψ* ∂
∂tψ + iψ ∂
∂tψ*+ 1
2mψ*∇2ψ − 1
2mψ∇2ψ* = 0 i ∂
∂t
(
ψ*ψ)
+ 2m1 ∇(
ψ*∇ψ −ψ∇ψ*)
= 0∂
∂t ψ 2 − i
2m ∇
(
ψ*∇ψ −ψ∇ψ*)
= 0∂
∂t ρ + ∇ ⋅ J = 0
Corrente di probabilità (Schrödinger)
• Nel caso particolare di onde piane:
• La densità:
• La corrente:
• Ovvero:
ρ = ψ 2 = N 2
J = − i
2m
(
ψ*∇ψ −ψ∇ψ*)
ψ = Ne−i
p2 2mt+ip⋅x
= − i
2m
(
ψ*(ip)ψ −ψ(−ip)ψ*)
= p
2m
(
ψ*ψ +ψψ*)
= 2m2p ψ 2 = v ψ 2J = vρ = N 2v
Corrente di probabilità (Klein-Gordon)
• Ripetiamo lo stesso procedimento con l’equazione di Klein-Gordon:
• Moltiplichiamo a sinistra rispettivamente per 𝜙* e 𝜙:
• Sottraendo le due equazioni:
• Da cui si ricava:
• Che si identifica anch’essa come un’equazione di continuità:
• e si può esprimere in maniera covariante
∂
∂t ρ + ∇ ⋅ J = 0
∂2
∂t2 φ − ∇2φ + m2φ = 0 ∂2
∂t2 φ*− ∇2φ*+ m2φ* = 0
φ* ∂2
∂t2 φ − φ*∇2φ + φ*m2φ = 0 φ ∂2
∂t2 φ* −φ∇2φ*+φm2φ* = 0 φ* ∂2
∂t2 φ − φ ∂2
∂t2 φ*−φ*∇2φ + φ∇2φ* = 0
∂
∂t φ* ∂
∂tφ − φ ∂
∂tφ*
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ − ∇ φ
(
*∇φ − φ∇φ*)
= 0ρ = i φ* ∂
∂tφ − φ ∂
∂tφ*
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ J = −i φ
(
*∇φ − φ∇φ*)
Jν = −i
(
φ*∂νφ − φ∂νφ*)
∂νJν = 0Corrente di probabilità (Klein-Gordon)
• Nel caso particolare di onde piane:
• La densità:
• Le soluzioni con energia positiva hanno densità:
• Le soluzioni con energia negativa hanno densità:
• Nella densità compare anche un termine proporzionale a γ
→ effetto relativistico dovuto alla contrazione del termine di volume
• La corrente:
• Le soluzioni con energia positiva:
• Le soluzioni con energia negativa:
φ = Ne−iEt+ip⋅x
ρ = i φ* ∂
∂tφ − φ ∂
∂tφ*
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ = i φ
(
*(−iE)φ − φ(iE)φ*)
= E(
φ*φ + φφ*)
ρ = 2 N 2E
ρ = 2 N 2 Ep > 0 ρ = −2 N 2 Ep < 0
J = −i φ
(
*∇φ − φ∇φ*)
= −i(
φ*(ip)φ − φ(−ip)φ*)
= p(
φ*φ + φφ*)
J = 2p N 2
J = 2pρ / 2Ep = βρ
J = −2pρ / 2E = −βρ β = p / Ep
Particelle ed anti-particelle
• Nell’equazione di Klein-Gordon le soluzioni ad energia negativa sorgono perché l’equazione è del secondo ordine nelle derivate temporali.
• Dirac scrisse un’equazione relativisticamente invariante al primo ordine:
– descrive i fermioni – particelle con spin 1/2
– anche in tal caso si trovano soluzioni con energie negative
• In una formulazione relativistica della meccanica quantistica, queste soluzioni sono identificabili con le anti-particelle:
– la carica conservata
– è la differenza tra numero di particelle ed antiparticelle
• L’esistenza di anti-particelle entra a forza nella meccanica quantistica relativistica.
• Esempio: processo di scambio carica: non è possibile distinguere i due processi
p
-p p+Δp Δp
-p-Δp -Δp
p
-p p+Δp Δp
-p-Δp -Δp
p emette un π+ che viene assorbito dal n n emette un π- che viene assorbito dal p Q = dV
∫
ρParticelle ed anti-particelle
Nobel 1936
• 1932: osservazione del positrone nei raggi cosmici
Particelle ed anti-particelle
Nobel 1959
• 1932: osservazione del positrone nei raggi cosmici
• 1955: produzione di anti-protoni in collisioni p-N
Nobel 1936
Particelle ed anti-particelle
• Particelle e rispettive anti-particelle hanno la stessa massa:
– entrambe soddisfano l’equazione E2-p2=m2
• e lo stesso spin.
• Le altre cariche hanno segno opposto:
– elettrone, q=-1 positrone, q=+1
– protone, q=+1 antiprotone, q=-1
µ=+2.79µN µ=-2.79µN
I3=+1/2 I3=-1/2
• ...questo vale anche per particelle neutre:
– neutrone, q=0 antineutrone, q=0
µ=-1.91µN µ=+1.91µN
I3=-1/2 I3=+1/2
• In alcuni casi, particelle neutre sono le antiparticelle di sè stesse.
– tipicamente accade per bosoni – Il caso più notevole è il fotone, γ
Particelle ed anti-particelle
• La conservazione del numero totale di particelle – antiparticelle vale individualmente per le singole specie.
• Nel caso di simmetrie interne, come lo spin isotopico, la funzione d’onda ha diverse componenti:
– Le interazioni deboli possono causare spostamenti da una componente all’altra
– La legge di conservazione si applica quindi solo alla funzione d’onda globale, non alle singole componenti.
– Conservazione del numero barionico:
• numero di nucleoni – numero di anti-nucleoni
• vedremo più avanti che il nome serve ad indicare una classe più ampia di particelle, i barioni, di cui il nucleone è la particella più leggera
• Interazioni forti ed elettromagnetiche conservano separatamente i numeri di n e p
• Stabilità del protone:
– conseguenza della conservazione del numero barionico è che il p, essendo il barione più leggero, è stabile.
– il limite inferiore alla vita media del protone è τp>1031 anni
(da confrontarsi con l’età dell’universo 12×109 anni)
p = 1
( )
0 , n =( )
01φ( )x = a x( ) p + b x( ) n = a(x) b(x)
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
Neutrini ed anti-neutrini
• Abbiamo evidenza che neutrini ed anti-neutrini sono particelle differenti:
– In un reattore nucleare, (anti)neutrini vengono prodotti insieme con e- attraverso decadimenti β-:
– questi possono venire osservati tramite la reazione:
• (esperimento di Reines e Cowan)
• non si osserva invece:
– Nei processi di fusione, neutrini vengono prodotti insieme con e+
– questi sono stati osservati tramite reazioni del tipo:
• (esperimento di Davis)
• non si osservano processi analoghi come:
• L’interpretazione è molto simile a quanto fatto per i nucleoni:
– dal punto di vista delle interazioni deboli, |e-⟩ e |νe⟩ sono due stati corrispondenti ad una simmetria interna
– isospin debole: I=1/2, |νe⟩ I3=+1/2, |e-⟩ I3=-1/2 (Z, A) → (Z +1, A) + e−+νe νe + p → e+ + n
νe + n → e− + p
p + p → d + e+ +νe νe + 37Cl → 37Ar + e−
νe + 37Cl → 37S + e+
Decadimenti doppio β
Z
• Nella formula di Weiszäcker
• Un nucleo con A pari può essere
– pari-pari a5 < 0
– dispari-dispari a5 > 0
– ci sono due possibili parabole
• I casi del tipo Cd–In-Sn sono molto interessanti
– È possibile un decadimento β doppio
• È di grande interesse la ricerca di decadimenti doppio β senza neutrini
– violazione del numero leptonico
– possibile in modelli teorici in cui un neutrino può trasformarsi in un anti-neutrino
• Figura da: Basdevant, Rich, Spiro – Fundamentals in nuclear physics – Springer 2005
( ) 23 ( ) 34
13
2 2
1 2 3 4 2 5
, Z A Z
B A Z a A a A a a a A
A A
- -
= - + + + ±
ZAX → Z−2AX + e− + e− +νe +νe
ZAX → Z−1AX + e− +νe νe →νe νe + Z−1AX → Z−2AX + e−
Potenziale di Yukawa
• Possiamo anche cercare soluzioni stazionarie dell’equazione di Klein-Gordon:
• Queste possono essere non nulle solo in presenza di una carica sorgente:
• Se andiamo nello spazio delle trasformate di Fourier,
• l’equazione diventa un’equazione algebrica:
• dovremmo ora calcolare l’anti-trasformata
• è più facile notare the la funzione ottenuta è
Esattamente quello che facciamo per il campo elettromagnetico:
• campo libero:
• campo elettrostatico
• se
∂
∂tφ = 0
∂ν∂νφ = 0
−∇2φ = ρ / ε0 ρ = eδ(r)
φ = e 4πε0r
−∇2φ + m2φ = ηδ(r)
!φ(k) = dVe
∫
ik⋅rφ(r)k2 !φ + m2 !φ =η !φ = η k2 + m2
φ = η e−mr
Potenziale di Yukawa
• L’equazione di Klein-Gordon descrive una particella libera di massa m con un formalismo covariante
• Il potenziale di Yukawa corrisponde alla soluzione
dell’equazione di Klein-Gordon in corrispondenza di sorgenti
• Questo porta ad identificare concettualmente le interazione dovute ad un certo potenziale, con la propagazione di
particelle tra le sorgenti di quel potenziale:
– range delle interazioni: 1/m
– nel limite m=0 si ha la forma del potenziale elettromagnetico:
interazioni a lungo range
– predizione dell’esistenza di una particella mediatrice delle interazioni tra nucleoni: il pione
φ = η e
−mr
4 π r
Intensità delle interazioni
• Finora abbiamo detto che esiste una gerarchia nell’intensità delle interazioni:
1. interazioni forti
2. interazioni elettromagnetiche 3. interazioni deboli
4. interazioni gravitazionali
• Vogliamo ora quantificare meglio questa relazione
– Usiamo la regola d’oro per calcolare la sezione d’urto di una particella in un potenziale di Yukawa
– la sezione d’urto dipende:
• dalla costante η
• dalla massa m (o dal range 1/m della forza)
– m=0 per interazione elettromagnetiche e gravitazionali
• dal momento trasferito q=pi-pf nell’interazione
– I valori di η stabiliscono una gerarchia
• interazioni forti ≫ interazioni elettromagnetiche e deboli ≫ gravitazione
• la differenza tra interazioni elettromagnetiche e deboli dipende dal range delle interazioni e diminuisce all’aumentare di q2
V (r) = η e
−mr
4 π r
Scattering su potenziale fisso
• La probabilità di transizione da uno stato iniziale i, ad uno stato finale f, causata dall’interazione con un potenziale V, è descritta dalla regola d’oro di Fermi:
• Dove compaiono:
– l’elemento di matrice
– Le funzioni d’onda, sono quelle della particella libera, normalizzate
sul volume – con momenti
– la densità di stati finali:
(spazio delle fasi)
P = 2π
! f U i 2 ρ
(
Ef)
f U i =
∫
drψ*f( )
r U r( )
ψi( )
rρ
(
Ef)
= dEdNf
= Vp2fdΩ (2π!)3
dpf dEf
ψ
( )
r ∝ 1V e−ip⋅r
pi = p
(
0 0 1)
pf = p(
sinθ cosϕ sinθsinϕ cosθ)
Elemento di matrice su potenziale di Yukawa
• L’elemento di matrice:
• dove abbiamo introdotto il momento trasferito q=p
i-p
ff U i =
∫
drψ*f( )
r U r( )
ψi( )
r =∫
drV1 eipf⋅rηe4−mrπr e−ipi⋅r = 4πηV dre−mrr e−i
!(pi−pf )⋅r
∫
q2 = p22 1 − cos
(
θ)
= p24sin2θ 2q = p
(
−sinθ cosϕ −sinθsinϕ 1 − cosθ)
= η
4πV dr e−mr
r e−iq⋅r
∫
Elemento di matrice su potenziale di Yukawa
• Per calcolare l’integrale, usiamo le formule:
• L’elemento di matrice diventa:
– per svolgere l’integrale, possiamo scegliere liberamente l’asse z – usiamolo diretto lungo q:
dxe−αx
0
∫
+∞ = α1f U i = η
4πV dre−mr
r e−iq⋅r
∫
f U i = η V
1 m2 + q2 dxe−αx
x1 x2
∫
= α1#$e−αx1 − e−αx2 %&= η
4πV dϕ dcosθ drr2 e
−mr
r e−iqr cosθ
∫
= 42ππηV dr re−mr −1dcosθe−iqr cosθ∫
1 0∫
+∞= η
2V drre−mr 1 iqr
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ e⎡⎣ iqr − e−iqr ⎤⎦
0
∫
+∞= η 2V
1 iq
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ 1
m − iq − 1 m + iq
⎡
⎣⎢
⎤
⎦⎥
= η
2V dr 1
iq
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ e⎡⎣ −(m−iq)r − e−(m+iq)r ⎤⎦
0
∫
+∞= η 2V
1 iq
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟ 2iq m2 + q2
⎡
⎣⎢ ⎤
⎦⎥
f U i = η V
(!c)3
m2c4 + q2c2 in unità SI
Termine di spazio delle fasi
• Dalla relazione tra p
fed E
f:
(caso non relativistico)• Ed il termine di densità di stati finali diventa:
pf = pi = 2ME = 2MEf dpf
dEf = M 2E
ρ
(
Ef)
= dEdNf
= Vp2fdΩ (2π!)3
dpf
dEf = Vp2fdΩ (2π!)3
M
2E = V 2MEdΩ (2π!)3
M 2E
= VM 2ME (2π!)3 dΩ
M=massa particella incidente (o massa ridotta del sistema)
Sezione d’urto
• La probabilità di transizione per unità di tempo è quindi:
• confrontandola con la definizione di sezione d’urto:
• Troviamo la sezione d’urto differenziale:
P = 2π
! η2 V2
(!c)6
m2c4 + q2c2
( )
2VM 2ME (2π!)3 dΩ
P = !c 2π
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2 1 V
2E M
η2M2 m2c2 + q2
( )
2 dΩdn
dt = I
on
Tdσ
v della particella incidente
Il nostro stato ha una sola particella:
dn/dt = P
Una particella, che percorre lo spessore d con velocità vα: produce un’intensità:
I0=v/d
Un bersaglio nel volume V:
la densità è: nT=1/V
dσ = !c 2π
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2 η2M2 m2c2 + q2
( )
2 dΩSezione d’urto Coulombiana
• Possiamo confrontare questo risultato con la sezione d’urto classica di Rutherford:
– M=mα
– η=ZZαe2/ε0 – m=0
– q2=(mαvα)24sin2(θ/2)=mαEα8sin2(θ/2)
• Si ottiene esattamente lo stesso risultato:
• Per interazioni tra cariche unitarie:
dσ
dΩ = !c 2π
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2 η2M2 m2c2 + q2
( )
2 =ηM!c 2πq2
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2
= ZZαe2mα!c
2πε0mαEα8sin2(θ / 2)
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2
dσ
dΩ = ZZαα!c 4Eα
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2 1
sin4θ 2
= ZZαα!c Eα4sin2(θ / 2)
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2
η = e2
= 4πα ≈ 0.09
Sezione d’urto forte
• Nel caso limite in cui q≪mc
– corrisponde ai casi in cui il momento della particella incidente è molto minore di mc
• Studiando le interazioni nucleone-nucleone, avevamo visto che a basso momento:
– a=lunghezza di scattering:
• app = -17.1±0.2 fm
• ann = -16.6±0.5 fm
• Confrontanto le due relazioni abbiamo:
• Sapendo la massa m della particella mediatrice possiamo determinare η
– nelle prossime lezioni vedremo che questa particella esiste realmente – il pione, mπ~140 MeV
dσ
dΩ = η2 4π2
M!c m2c2
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2
= η2 4π2
M m2
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2
σ = 4πa2
σ =η2 π
M m2
⎛
⎝⎜ ⎞
⎠⎟
2
η = 2πam
2
M
η ≈ 10 Il valore esatto dipende dalla scelta del potenziale/
Sezione d’urto debole
• L’ipotesi di Fermi consisteva in pratica ad assumere un mediatore con range 1/m≪1 fm
– con le convenzioni utilizzate,
• Ovvero, nel limite di momenti ≪ m
• Sapendo la massa m della particella mediatrice possiamo determinare η
– questa particella effettivamente è stata scoperta nel 1982 – il bosone vettore W, mW=80.385 GeV
• L’intensità relativa delle interazioni debole ed elettromagnetica:
η ≈ 0.07 f U i = η
V
(
!c)
3m2c4 + q2c2
≈ 1
V G
F( !c )
3GF =
η
m2σW σe.m. =
f VW i 2
f V i 2 = ηW 4πα
q2 m2 + q2
ηW 4πα
q2
m2 << 1 per q2 << m η
⎧
⎨
⎪⎪
⎪
Interazioni gravitazionali
• Per le interazioni gravitazionali il risultato è immediato:
– m=0
– η=4πG
NM
2η = 4πGNM2 / (!c) = 12 6.67 ×10−11 (1.67 ×10−27)2 / (6.6 ×10−34 3 ×108)
= 11×10−11−54+34−8 = 1.1×10−38