INFORMATORE ZOOTECNICO
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n. 20-2020 30 novembreDOSSIER/
NUOVI SPUNTI DALLA RICERCA
Dal Crpa e dall’Università Cattolica
Per un minor impatto dei reflui zootecnici
Un progetto Psr Emilia-Romagna ha indagato come si può fare, nella gestione degli effluenti d’allevamento, per migliorare l’efficienza della loro distribuzione in campo. E
per ridurre l’impronta ambientale. Si chiama (E)mission, “per una zootecnia verde”
di Federico Capra(1), Andrea Fiorini(1), Vincenzo Tabaglio(1), Paolo Mantovi(2), Giuseppe Moscatelli(3)
1) Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. 2) Fondazione Crpa Studi Ricerche. 3) Crpa spa.
S
i è recentemente concluso il Progetto (E)mission “per una zootecnia verde”, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito della misura 16.1.01 del PSR 2014-2020. Il gruppo operativo, costituito da Università Cattolica di Pia- cenza (coordinatore), Fondazione Crpa Studi Ricerche e Crpa spa, ha lavorato alla calibrazione di strategie sostenibi- li di utilizzo dei liquami zootecnici, per ridurre le perdite di azoto in atmosfera (sotto forma di protossido di azoto [N2O]e ammoniaca [NH3]) e nelle acque (sotto forma di nitrato [NO3-]).
Obiettivo principale del progetto è stato incrementare la sostenibilità economi- ca e ambientale di due importanti filiere:
Parmigiano Reggiano e Grana Padano.
Per le distribuzioni sperimentali dei li- quami è stato impiegato un carrobotte
prototipo, dotato di un classico distribu- tore superficiale, oppure di un interra- tore a dischi, distanziati 30 cm, per una larghezza complessiva di 4 metri.
Il prato stabile del Parmigiano Reggiano: az. Grana d’Oro (Re) Nel 2017-2018 sono stati confrontati tre momenti di distribuzione dei liqua- mi bovini su un prato stabile dell’areale Parmigiano Reggiano, ossia: autunnale, invernale (in deroga alle limitazioni legi- slative) e primaverile. Inoltre, sono state valutate due modalità di spandimento (superficiale vs interrato). La fertilizza- zione ha previsto una distribuzione di liquame come frazione chiarificata a seguito di separazione solido-liquido, alla dose di 170 kg N/ha.
I risultati della prova hanno confermato come la maggiore volatilizzazione di NH3
avvenga con temperature elevate e con distribuzione superficiale dei liquami.
Nella distribuzione autunnale (tesi M1), infatti, il leggero interramento del liqua- me ha ridotto la volatilizzazione del 57%
rispetto all’apporto superficiale, volati- lizzando in atmosfera 24,3 kg N-NH3/ha contro i 57,5 kg N-NH3/ha dello spandi- mento superficiale a tutto campo.
A gennaio (M2), con temperature bas- se, le volatilizzazioni si sono ridotte drasticamente e indipendentemente dalla modalità di distribuzione. Stesso discorso vale per la distribuzione prima- verile (M3), che tuttavia ha dato luogo mediamente a una maggiore perdita di NH3 (circa 20% dell’azoto distribuito).
Invece le emissioni di N2O, gas ad ef- fetto serra, hanno mostrato le perdite più rilevanti, con l’interramento (valori cumulati annui per i tre momenti distri- butivi tra i 10 ed i 20 kg N/ha, mentre lo spandimento superficiale ha generato perdite mediamente sempre inferiori a 10 kg N/ha). I maggiori valori di emissio- ni di N2O sono stati registrati a seguito della distribuzione invernale.
La maggiore concentrazione di nitrati nella soluzione circolante del terreno, indice di un maggiore rischio di dilava- mento dell’azoto nitrico, è stata misurata a seguito della liquamazione autunnale,
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DOSSIER / NUOVI SPUNTI DALLA RICERCA
con valori compresi tra 100 e 200 mg NO3-/L. Viceversa, a seguito della distri- buzione primaverile i valori erano infe- riori ai 30 mg NO3-/L, grazie al risveglio vegetativo del cotico prativo.
Per quanto riguarda la produzione forag- gera al primo taglio, quello più influen- zato dalle liquamazioni effettuate, non sono state riscontrate differenze stati- sticamente significative tra le tempisti- che di distribuzione mentre le produzioni superiori si sono avute con la distribu- zione superficiale (Tabella 1).
La causa è stata individuata nel danneg-
giamento al cotico operato dall’interra- tore, indicando la necessità di modifiche meccaniche (es. maggior distanziamen- to dei dischi interratori).
La coltivazione di mais nell’areale del Grana Padano:
azienda Cerzoo (Pc)
Nel 2018-2019 la sperimentazione ha riguardato il sistema agricolo maidicolo del Grana Padano, nel quale sono state testate le stersse modalità di distribuzio- ne (superficiale o interrato) della prima prova. Un ulteriore fattore di indagine era
rappresentato dalla gestione del terre- no precedente la semina del mais, con il confronto di due cover crop (senape bianca e segale) a fianco del tradiziona- le suolo nudo. Il mais è stato seminato direttamente sul residuo colturale delle cover crop, senza lavorazione.
La concimazione con digestato, 170 kg N/ha, è stata effettuata a un mese di distanza dalla terminazione delle cover crop. Dopo un altro mese è stata ese- guita una fertilizzazione di copertura al mais con urea (N 46%) alla dose di 160 kg N/ha, seguita da una leggera irrigazio- Tabella 1 - Produzioni di foraggio (primo taglio) per
momenti di spandimento, e per modalità di spandimento dei liquami (t SS/ha)
Tesi a
onfronto No
liquame Liqiame
interrato Liquame
uperficiale Medie
M1 3,6 3,9 4,7 4,1
M2 3,2 3,9 4,5 3,9
M3 3,8 3,9 5,5 4.4
Medie 3,5 3,9 4,9
Tabella 2 - Rese di granella al 14% di umidità (t/ha) Tesi a
onfronto No
liquame Liqiame
interrato Liquame
uperficiale Medie
Suolo nudo 12,1 16,4 16,2 14,9
Senape 9,5 16,7 16,6 14,3
Segale 8,2 15,8 15,9 13,3
Medie 9,9 16,3 16,2
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ne (20 mm) per favorirne l’incorporazio- ne nel terreno non lavorato.
I risultati hanno evidenziato importanti perdite per volatilizzazione dell’NH3 an- che con l’interramento del liquame (33%
dell’azoto distribuito), che sono arrivate al 40% con l’applicazione in superficie.
Di contro, la volatilizzazione a seguito della distribuzione di urea è stato signi- ficativamente contenuta grazie all’irriga- zione eseguita subito dopo l’applicazio- ne dell’urea (solo il 3-4%).
Per l’N2O, le maggiori emissioni sono state osservate in seguito alle operazio- ni di fertilizzazione e di irrigazione, eventi che notoriamente favoriscono i processi microbiologici alla base delle emissioni.
Relativamente al tenore di nitrati, alla prima data di campionamento (16 mag- gio 2019), i valori più elevati sono stati rinvenuti nel suolo nudo e sotto cover di senape, che era risultata distrutta precocemente dalle gelate. La cover di segale, invece, grazie alla sua mag-
gior resistenza alle basse temperature, ha continuato ad intrappolare il nitrato lungo il profilo del terreno, riducendolo a valori inferiori a 50 mg NO3-/L per la tesi con concimazione superficiale.
Le rese di granella di mais sono risultate molto elevate nelle tesi concimate, sen- za differenze tra modalità di distribuzio- ne del digestato (Tabella 2). In relazione alla presenza/assenza di residuo da co- ver crop, invece, si è delineata una gra- duatoria che vede al primo posto il suolo nudo e la senape, seguite dalla segale, che ha verosimilmente immobilizzato una quota dell’azoto e il cui residuo ha agito da barriera alla rapida infiltrazione dei fertilizzanti lungo il profilo del terre- no, mettendo un po’ in crisi la nutrizione azotata del mais.
Conclusioni
Il Progetto (E)mission ha dimostrato come, nonostante le differenze struttu- rali degli agrosistemi presi in considera-
zione (un prato stabile e una coltivazione di mais), l’approccio-guida debba esse- re il medesimo, focalizzato sulla com- prensione delle dinamiche delle perdite azotate, che devono trovare risposte correttive efficaci ed opportunamente declinate nei diversi contesti.
La pratica dell’interramento dei liquami, ad esempio, se, da un lato, ha conferma- to la sua efficacia nella riduzione delle emissioni ammoniacali, d’altro canto ha mostrato di promuovere le perdite di protossido di azoto, contribuendo all’effetto serra.
La prova su prato stabile ha poi messo in luce la necessità di trovare un valido compromesso tra i benefici ambientali, derivanti dall’interramento dei liquami così come dal loro impiego primave- rile, e la necessaria sostenibilità eco- nomica dell’azienda, che passa anche attraverso una razionale gestione degli stoccaggi ed il mantenimento delle rese
produttive. •
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